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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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doveva portare Miss Mary e poi da dietro le tende si riversò verso di noi il battere<br />

sordo delle danze wakamba, con tutti che cantavano la canzone del leone. Il grosso<br />

cameriere che serviva in tavola e l’autista del camion si avvicinarono con una sedia,<br />

la misero giù e Keiti, ballando e battendo le mani, guidò Miss Mary per farcela<br />

sedere, poi la sollevarono e cominciarono a ballare con lei attorno al fuoco e poi via<br />

verso i confini del campo e attorno al fuoco della cucina e al fuoco degli uomini e<br />

attorno alle macchine e al camion, dentro e fuori, muovendosi a serpente. Gli Scout<br />

del Dipartimento della Caccia erano a torso nudo, così come lo erano tutti gli altri,<br />

tranne i vecchi. Guardai la testa luminosa di Mary e i bei corpi forti e neri che la<br />

circondavano e si piegavano e battevano i piedi nella danza e poi alzavano le mani<br />

per toccarla. Era una bella danza selvaggia per il leone e alla fine misero giù la sedia<br />

con Mary, vicino alla poltroncina accanto al fuoco e tutti le strinsero la mano e fu<br />

finita. Mary era felice e consumammo una bella cena allegra e andammo a letto.<br />

Durante la notte mi svegliai e non riuscii a riprendere sonno. Mi svegliai di<br />

soprassalto e tutto era assolutamente silenzioso. Poi sentii il leggero respiro regolare<br />

di Mary e provai una sensazione di sollievo all’idea che non dovevamo più prepararla<br />

tutte le mattine allo scontro con il leone. Dopo un po’ cominciai a provare dispiacere<br />

perché la morte del leone non era stata come lei aveva sperato e come l’aveva<br />

progettata. Con le celebrazioni e la danza veramente selvaggia e l’affetto di tutti i<br />

suoi amici e la loro lealtà, la sua delusione era stata anestetizzata. Ma ero sicuro che<br />

dopo le cento mattine e più in cui era andata a cercare il grande leone, la delusione<br />

sarebbe tornata. Mary non sapeva in che pericolo si era trovata. O forse lei lo sapeva<br />

e io no. Né G.C. né io volevamo dirglielo perché ce l’eravamo vista brutta tutti e due<br />

e non era stato certo senza ragione, se ci eravamo inzuppati di sudore nel freddo della<br />

sera. Ricordai com’erano gli occhi del leone quando si era girato a guardarmi e poi li<br />

aveva abbassati e poi li aveva voltati verso Mary e G.C., senza più staccarli da loro.<br />

Rimasi nel letto a chiedermi come facevano i leoni, partendo da fermi, a coprire cento<br />

metri in poco più di tre secondi. Partono rasenti al terreno, più veloci dei levrieri, e<br />

non balzano finché non sono sulla preda. Il leone di Mary doveva pesare ben oltre i<br />

duecento chili ed era abbastanza forte da superare con un salto una capanna con sopra<br />

una mucca. Gli era stata data la caccia per diversi anni ed era molto intelligente. Ma<br />

noi l’avevamo rassicurato e spinto a commettere un errore. Ero contento che prima di<br />

morire si fosse sdraiato sull’alto terrapieno giallo e rotondo, con la coda abbandonata<br />

e le grosse zampe distese davanti a sé e lo sguardo che vagava sul suo paese, verso la<br />

foresta bluastra e le alte nevi bianche della grande Montagna. Io e G.C. avremmo<br />

voluto che venisse ucciso dal primo colpo di Mary o, se fosse rimasto ferito, che<br />

caricasse. Ma lui aveva giocato la partita a modo suo. Il primo sparo non doveva<br />

essergli sembrato più di una puntura improvvisa e acuta. Il secondo, che gli era<br />

passato attraverso il muscolo della zampa mentre balzava verso il rifugio d’alberi<br />

dove ci avrebbe costretti a combattere, al massimo doveva avergli dato la sensazione<br />

di un violento schiaffo. Non mi piaceva pensare che cosa doveva aver provato<br />

quando il mio colpo, sparato di corsa e da grande distanza con l’intenzione di<br />

centrarlo e farlo cadere, l’aveva casualmente preso alla spina dorsale. Si era trattato di<br />

un proiettile con duecentoventi grani di polvere, e non volevo pensare all’effetto che<br />

aveva avuto. Non mi avevano mai spezzato la schiena e non lo sapevo. Ero contento

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