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elle corna che scrutava indietro e attorno mentre entrava anche lui, chiudendo la fila,<br />
pensai che strana coppia dovevano sembrare agli animali Miss Mary e Charo.<br />
Nessuno di essi dava segno di aver paura dei due. Ci era capitato di verificarlo molte<br />
volte. Invece di temere la piccola bionda con la giacca verde foresta, e l’ancor più<br />
piccolo nero in giacca azzurra, gli animali sembravano solo interessati. Era come se<br />
gli fosse stato permesso di vedere un circo o quantomeno qualcosa di estremamente<br />
strano, e soprattutto le bestie feroci sembravano attratte da loro. Quella mattina<br />
eravamo tutti rilassati. Nella parte dell’Africa dov’eravamo, accadeva ogni giorno<br />
qualcosa, qualcosa di orribile o qualcosa di meraviglioso. All’alba, quando ci<br />
svegliavamo, eravamo sempre eccitati, come se ci aspettasse una gara di discesa sugli<br />
sci o dovessimo guidare un bob a tutta velocità. Lo sapevamo, qualcosa doveva<br />
accadere, e di solito accadeva prima delle undici. In Africa, non una sola mattina mi<br />
era capitato di svegliarmi senza essere felice. Almeno finché non ricordavo le<br />
questioni lasciate in sospeso. E quella mattina, nella momentanea assenza di<br />
comando, eravamo rilassati in modo particolare e io ero felice perché i bufali, che<br />
rappresentavano il nostro problema principale, dovevano evidentemente essere da<br />
qualche parte dove non potevamo raggiungerli. Per quello che speravamo di fare era<br />
necessario che fossero loro a venire da noi, e non noi da loro.<br />
«Come hai intenzione di procedere?»<br />
«Prendo la macchina e giro attorno al lago per controllare le tracce e poi entro<br />
nel tratto di foresta che costeggia la palude, controllo anche lì e torno fuori. Saremo<br />
controvento rispetto agli elefanti, e chissà che tu non li veda. Probabilmente no.»<br />
«Possiamo tornare attraverso il territorio dei gerenuk?»<br />
«Naturalmente. Mi dispiace che ci siamo mossi tardi. Ma con Pop che se ne<br />
andava e il resto...»<br />
«Mi piacerebbe andare là dentro, in quel brutto posto. Per vedere che cosa riesco<br />
a trovare come albero di Natale. Pensi che il mio leone sia là?»<br />
«Probabilmente. Ma non riusciremo a vederlo, in quel tipo di territorio.»<br />
«Che razza di bastardo di leone intelligente. Perché quella volta non mi hanno<br />
permesso di sparare allo splendido leone accucciato tranquillamente sotto l’albero? È<br />
così che le donne sparano ai leoni.»<br />
«È così che sparano, e il più bel leone dalla criniera nera mai abbattuto da una<br />
donna aveva in corpo una quarantina di colpi. Poi le signore scattano le loro belle<br />
fotografie, dopodiché devono continuare a convivere con il maledetto leone e mentire<br />
su di lui con i loro amici e con se stesse per il resto della vita.»<br />
«Mi dispiace di aver mancato quel magnifico leone, a Magadi.»<br />
«Non dispiacerti. Devi esserne orgogliosa.»<br />
«Non so che cosa mi ha resa così. Devo abbatterlo e dev’essere proprio quello.»<br />
«Gli abbiamo dato troppo la caccia, tesoro. È molto intelligente. Adesso<br />
dobbiamo fargli riacquistare la sicurezza e aspettare che commetta un errore.»<br />
«Lui non commette errori. È più intelligente di te e di Pop messi insieme.»<br />
«Tesoro, Pop voleva che tu lo abbattessi o lo perdessi subito. Per fortuna ti vuole<br />
bene, se no tu avresti sparato a qualunque tipo di leone.»<br />
«Non parliamo di lui» disse Miss Mary. «Voglio pensare all’albero di Natale.<br />
Avremo un Natale magnifico.»