07.12.2012 Views

Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

«Dorme ancora. Che cosa leggi?»<br />

«Lindbergh. È maledettamente buono. E tu che cosa leggevi?»<br />

«L’anno del leone. Per dimenticare il nostro, di leone.»<br />

«È un mese che lo leggi.»<br />

«Sei settimane. E tu, come te la cavi con il misticismo dell’aria?»<br />

Quell’anno, sia pure con ritardo, eravamo tutti e due pieni di misticismo<br />

dell’aria. Per un periodo, nel 1945, avevo completamente perso il mio, mentre<br />

tornavo a casa a bordo di un decrepito B-17 non revisionato e stanco di volare.<br />

Quando fu l’ora feci alzare Mary, mentre i portatori d’armi tiravano fuori da<br />

sotto i letti il suo fucile e il mio e controllavano i proiettili e le cartucce.<br />

«È là, tesoro. È là e tu lo prenderai.»<br />

«È tardi.»<br />

«Non pensare a niente. Va’ alla macchina.»<br />

«Lo sai che devo mettermi gli stivali.»<br />

La stavo aiutando a calzarli. «Dov’è il mio maledetto cappello?»<br />

«Eccolo, il tuo maledetto cappello. Cammina, non correre, e vai alla Land Rover<br />

più vicina. Non pensare ad altro che a ucciderlo.»<br />

«Non parlare tanto. Lasciami in pace.»<br />

Mary e G.C. si misero sul sedile anteriore con Mthuka al volante. Ngui, Charo e<br />

io nella parte posteriore scoperta insieme allo Scout del Dipartimento della Caccia. Io<br />

controllai le cartucce in canna e nel caricatore del 30-60, e controllai quelle che avevo<br />

in tasca e controllai e pulii l’apertura dell’alzo, togliendo con uno stecchino tutti i<br />

granelli di polvere. Mary teneva il fucile diritto e io godevo dello spettacolo della<br />

canna scura appena lucidata e del nastro adesivo che assicurava il coperchietto<br />

dell’alzo e della nuca di Mary e dell’indecoroso cappello. Ormai il sole era sopra le<br />

colline e ci eravamo lasciati i fiori alle spalle e procedevamo a nord sulla vecchia<br />

pista che correva parallela alla foresta. Da qualche parte sulla destra c’era il leone. La<br />

macchina si fermò e scendemmo tutti tranne Mthuka, che rimase al volante. Le tracce<br />

del leone portavano a destra verso una macchia d’alberi e di cespugli, e dalla nostra<br />

parte c’era l’albero isolato sul quale l’esca era coperta da un mucchio di rami. Il leone<br />

non era vicino all’esca, e non c’erano neanche gli avvoltoi. Erano tutti sugli altri<br />

alberi. Mi voltai a guardare il sole. Non sarebbero passati più di dieci minuti prima<br />

che scendesse dietro le colline più lontane, a ovest. Ngui era salito sulle prime alture<br />

e scrutava attentamente verso la cima. Indicò, tenendo la mano vicino alla faccia, in<br />

modo che la si potesse appena vedere muoversi, e poi scese di corsa.<br />

«Hiko huko» disse. «È laggiù. Macchina Mzuri.»<br />

Io e G.C. guardammo di nuovo il sole e G.C. agitò la mano per fare avvicinare<br />

Mthuka. Salimmo in macchina e G.C. gli spiegò da che parte andare.<br />

«Ma dov’è?» chiese Mary a G.C.<br />

G.C. posò la mano sui braccio di Mthuka, che fermò la macchina.<br />

«Lasciamo la macchina qui» disse G.C. a Mary. «Dev’essere laggiù, in quel<br />

folto di alberi e di cespugli. Papa si metterà sul fianco sinistro e lo bloccherà, in caso<br />

tenti di tornare nella foresta. Tu e io avanzeremo diritti su di lui.»<br />

Quando ci muovemmo verso il punto in cui doveva trovarsi il leone, il sole era<br />

ancora sopra le colline. Ngui era dietro di me e sulla nostra destra Mary precedeva

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!