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almeno, sarebbe dovuto tornare. Altrimenti, qualunque cosa accadesse, la mattina<br />
dopo G.C. doveva partire, lasciando me e Mary da soli. Ma il leone aveva rotto il suo<br />
schema di comportamento, commettendo un errore molto grave, e io non mi<br />
preoccupavo più della possibilità di non prenderlo. Forse sarei stato più felice di<br />
dargli la caccia da solo con Mary, ma mi piaceva cacciare con G.C. e non ero tanto<br />
stupido da desiderare che accadesse qualcosa di brutto mentre ero solo con Mary.<br />
G.C. aveva specificato molto bene come sarebbe andata. Io coltivavo sempre la<br />
grande illusione che Mary colpisse il leone esattamente dove andava colpito e che il<br />
leone crollasse a terra come tutti gli animali che avevo visto cadere tante volte e che<br />
fosse morto come solo i leoni possono esserlo. Se poi fosse caduto ancora vivo, gli<br />
avrei piazzato io due colpi, e questo era tutto. Miss Mary avrebbe ucciso il suo leone<br />
e ne sarebbe stata per sempre felice, io gli avrei inferto solo la puntilla, e lei l’avrebbe<br />
capito e mi avrebbe amato moltissimo fino alla fine dei nostri giorni, amen. Ormai<br />
erano sei mesi che aspettavamo quel momento. A questo punto, attraverso la<br />
splendida distesa di fiori bianchi che un mese prima era polvere e una settimana<br />
prima fango, entrò nel campo una Land Rover, uno dei nuovi modelli più grandi e più<br />
veloci che non avevamo mai visto prima. La macchina era guidata da un uomo dalla<br />
faccia arrossata, di mezza età, che indossava una sbiadita divisa kaki da agente della<br />
polizia del Kenia. Era coperto della polvere della strada e, agli angoli degli occhi,<br />
piccole rughe bianche provocate dal sorriso incrinavano la polvere.<br />
«C’è nessuno in casa?» chiese, entrando nella tenda pranzo e togliendosi il<br />
berretto. Avevo visto arrivare la macchina attraverso la tenda di mussola dell’apertura<br />
che dava sulla Montagna.<br />
«Siamo tutti in casa» risposi. «Come sta, signor Harry?»<br />
«Benone.»<br />
«Si sieda e lasci che le prepari da bere. Può fermarsi, stasera, vero?»<br />
Si sedette e stese le gambe e mosse le spalle, con la grazia di un gatto.<br />
«Non dovrei bere niente. La gente perbene non beve, a quest’ora.»<br />
«Che cosa desidera, allora?»<br />
«Potremmo dividerci una birra?»<br />
Aprii la birra e la versai, e mentre alzavamo i bicchieri, l’osservai rilassarsi e<br />
sorridere con gli occhi morti per la stanchezza.<br />
«Farò mettere la sua roba nella tenda del giovane Pat. È quella verde, ed è<br />
vuota.»<br />
Harry Dunn era timido, travolto dal lavoro, gentile e spietato. Amava gli africani<br />
e li capiva, ed era pagato per fare applicare le leggi e per eseguire gli ordini. Sapeva<br />
essere cortese quanto rozzo, e non era vendicativo, né sapeva odiare, né era mai<br />
stupido o sentimentale. Non nutriva risentimenti in un paese pieno di risentimenti e<br />
non l’avevo mai visto comportarsi con meschinità. Amministrava la legge in un<br />
periodo di corruzione, odio, sadismo e considerevole isterismo e lavorava, ogni<br />
giorno, oltre i limiti che un uomo può sopportare; comunque non lavorava per<br />
ottenere una promozione o un avanzamento, ma solo perché era consapevole del<br />
proprio valore e di ciò che faceva. Una volta Miss Mary l’aveva definito una fortezza<br />
d’uomo portatile.<br />
«Vi divertite, qui?»