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Il giorno in cui Miss Mary sparò al suo leone fu un giorno molto bello. Ma il bello di<br />
quel giorno fu solo questo. Durante la notte erano spuntati molti fiori bianchi, tanto<br />
che alla prima luce, quando il sole non si era ancora alzato, parve che attraverso la<br />
foschia su tutte le radure brillasse la luna piena sulla neve nuova. Miss Mary aveva<br />
arrotolato la manica destra della giacca di tela e controllato la carica del Mannlicher<br />
.256. Disse che non si sentiva bene, e io le credetti. Rispose appena al saluto mio e di<br />
G.C., e noi stemmo attenti a non fare battute. Non so che cos’avesse contro G.C., a<br />
parte la sua tendenza a scherzare anche su questioni innegabilmente serie. Il fatto che<br />
fosse arrabbiata con me, pensai, era una reazione sana. Se era di malumore, poteva<br />
incattivirsi e sparare diritto come sapevo che era in grado di fare. Questo andava<br />
d’accordo con la mia ultima, grande teoria secondo la quale Mary aveva il cuore<br />
troppo tenero per uccidere. Alcuni sparano con facilità e disinvoltura; altri sparano a<br />
una velocità paurosa, che pure rimane tanto controllata da lasciare il tempo necessario<br />
per piazzare una pallottola con la stessa esattezza con cui un chirurgo pratica la prima<br />
incisione; altri ancora sparano meccanicamente e sono terribilmente micidiali, a meno<br />
che qualcosa non interferisca con la meccanica dello sparo. Quella mattina sembrava<br />
che Miss Mary fosse pronta a sparare con feroce determinazione, sprezzante nei<br />
confronti di tutti coloro che non prendevano le cose con la dovuta serietà, chiusa<br />
dentro la corazza delle sue cattive condizioni fisiche, che pure sarebbero state una<br />
buona scusa, se avesse sbagliato la mira, e piena di una rigida, concentrata risolutezza<br />
a uccidere o essere uccisa.<br />
Aspettammo vicino alla camionetta che ci fosse abbastanza luce per metterci in<br />
moto e avevamo tutti l’aria solenne e minacciosa. Di mattina presto Ngui era sempre<br />
di pessimo umore, e così era solenne, minaccioso e cupo. Charo era solenne,<br />
minaccioso ma leggermente allegro. Come uno che vada a un funerale senza aver mai<br />
provato molto affetto per il defunto. Nella sua sordità, Mthuka era felice come al<br />
solito e osservava tutto con i suoi splendidi occhi, in attesa che l’oscurità cominciasse<br />
a diradarsi.<br />
Eravamo tutti cacciatori, ed eravamo all’inizio di quella cosa meravigliosa, la<br />
caccia. Sulla caccia sono state scritte molte assurdità mistiche, mentre invece, con<br />
ogni probabilità, la caccia è nata prima delle religioni. Alcuni sono cacciatori e altri<br />
no. Miss Mary era una cacciatrice, una cacciatrice gradevole, coraggiosa, ma lo era<br />
diventata tardi, non da bambina, e molte delle cose che le erano successe durante la<br />
caccia le erano risultate inaspettate quanto inaspettato è per una gattina entrare per la<br />
prima volta in calore, quando diventa adulta. E aveva deciso che tutte queste<br />
esperienze e tutti i cambiamenti andavano considerati come una conoscenza che noi<br />
possedevamo e gli altri no.<br />
I quattro di noi che l’avevano vista passare attraverso questi cambiamenti e da<br />
mesi la osservavano mentre, seria e determinata, dava la caccia al leone sfidando<br />
qualunque probabilità di successo, erano come la cuadrilla di un matador molto