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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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Non ero innamorato della mia concièrge, ma in quel periodo la notte mi sentivo<br />

solo, e la prima volta che lei era salita ed entrata dalla porta, che aveva la chiave<br />

dentro, e poi era venuta su per la scaletta di legno che portava al soppalco dove dal<br />

letto vicino alla finestra si godeva di una splendida vista del Cimitero di<br />

Montparnasse e si era tolta le scarpe dalla suola di feltro e si era sdraiata accanto a me<br />

e mi aveva chiesto se l’amavo, io avevo risposto, lealmente: «Naturale».<br />

«Lo sapevo» aveva detto. «Lo so da fin troppo tempo.»<br />

Si era spogliata in fretta e io avevo guardato il chiarore della luna sul cimitero.<br />

Contrariamente allo Shamba, la ragazza non aveva nessun odore ed era pulita e<br />

fragile per via del nutrimento pesante ma insufficiente. Avevamo reso onore al<br />

panorama che nessuno dei due aveva più guardato, ma che io avevo nella mente. E<br />

quando, mentre ce ne stavamo sdraiati, la ragazza aveva detto che era entrato l’ultimo<br />

inquilino e mi aveva spiegato che non avrebbe mai potuto amare veramente un<br />

membro della Garde Républicaine, io avevo risposto che secondo me Monsieur era<br />

un brav’uomo, dissi brave homme et très gentil, e che a cavallo doveva fare la sua<br />

figura. Ma la ragazza aveva commentato che lei non era un cavallo, e per giunta<br />

c’erano dei problemi.<br />

E così, pensavo questo di Parigi mentre loro parlavano di Londra e pensavo che<br />

eravamo stati cresciuti tutti in modo diverso e che eravamo fortunati ad andare tanto<br />

d’accordo e che avrei voluto che G.C. non passasse le notti da solo e che io ero<br />

maledettamente fortunato a essere sposato con una persona deliziosa come Miss<br />

Mary e che avrei sistemato le cose con lo Shamba e avrei tentato di essere un marito<br />

davvero bravo.<br />

«Sei terribilmente silenzioso, generale» disse G.C. «Ti annoiamo?»<br />

«I giovani non mi annoiano mai. Amo la vivacità delle loro chiacchiere. Mi<br />

impediscono di sentirmi vecchio e indesiderato.»<br />

«Che coglionata» disse G.C. «A che cosa pensavi, con quell’espressione<br />

semiprofonda? Non ti starai logorando o preoccupando per quello che può portare il<br />

domani, vero?»<br />

«Quando comincerò a preoccuparmi per quello che può portare il domani, vedrai<br />

la luce della mia tenda accesa fino a tarda notte.»<br />

«Questa è un’altra coglionata, generale.»<br />

«Non dire parolacce, G.C.» esclamò Mary. «Mio marito è un uomo sensibile e<br />

delicato, e le parolacce gli ripugnano.»<br />

«Sono contento che qualcosa gli ripugni. Mi piace vedere la parte buona del suo<br />

carattere.»<br />

«La nasconde accuratamente. A che cosa stavi pensando, caro?»<br />

«A un soldato della Garde Républicaine.»<br />

«Visto?» esclamò G.C. «L’ho sempre detto che ha un lato pieno di delicatezza.<br />

Salta fuori del tutto inaspettatamente. È il suo lato proustiano. Ma dimmi, era molto<br />

attraente? Mi sforzo di avere la mente aperta.»<br />

«Papa e Proust hanno vissuto nello stesso albergo» disse Miss Mary. «Ma Papa<br />

sostiene che ci hanno vissuto in periodi diversi.»<br />

«Sa Dio che cos’accadde» continuò G.C. Quella sera era molto allegro e per<br />

niente teso, e anche Mary, con quella sua meravigliosa memoria capace di

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