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Ernest Hemingway VERO ALL'ALBA

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saltando sulle pietre per tornare verso la foresta. Colpii il terzo e poi il secondo<br />

mentre cercava di scavalcarlo. Guardai il primo, e vidi che era a muso in giù<br />

nell’acqua. L’ultimo che avevo colpito urlava e io sparai per finirlo. Gli altri erano<br />

scomparsi. Ricaricai fra i cespugli e Debba chiese se poteva tenere il fucile. Glielo<br />

diedi e lei si mise sull’attenti, imitando Arap Meina. «Era così freddo» disse. «E ora è<br />

così caldo.»<br />

Nel sentire gli spari, molti erano venuti giù dallo Shamba. Con loro c’era<br />

l’Informatore, e Ngui arrivò con la lancia. Non era andato al campo, ma allo Shamba,<br />

e sapevo che odore aveva. Sapeva di pombe.<br />

«Tre morti» disse. «Tutti importanti generali. Generale Birmania. Generale<br />

Corea. Generale Malesia. Buona notte.»<br />

Aveva imparato il “buonanotte” in Abissinia, dov’era stato con l’esercito<br />

keniota. Prese il fucile da Debba, che ora lo stringeva con aria intimidita, mentre<br />

guardava l’acqua e i babbuini sulle pietre del fiume. Non erano una bella vista e<br />

chiesi all’Informatore di dire agli uomini e ai ragazzi di trascinarli via di lì e di<br />

sistemarli seduti contro il muretto di recinzione del campo di grano, con le mani<br />

incrociate in grembo. Dopo avrei mandato delle funi e li avremmo appesi sulla<br />

recinzione per spaventare gli altri o per usarli come esche.<br />

L’Informatore dette l’ordine e Debba, taciturna, formale e distaccata, osservò i<br />

grandi babbuini dalle lunghe braccia, dai ventri osceni e dai musi veramente cattivi<br />

che venivano tirati fuori dall’acqua e sulla riva per poi essere composti contro il<br />

muretto. Uno aveva la testa riversa all’indietro, come in contemplazione. Gli altri due<br />

erano riversi in avanti e davano la sensazione di essere assorti in profondi pensieri. Ci<br />

allontanammo dalla scena per avviarci verso lo Shamba, dov’era posteggiata la<br />

macchina. Io e Ngui camminavamo vicini, con il fucile di nuovo nelle mie mani.<br />

L’Informatore camminava di lato e Debba e la Vedova camminavano dietro.<br />

«Grandi generali. Generali importanti» disse Ngui. «Kwenda na campi?»<br />

«Come ti senti, Informatore, vecchio impunito?»<br />

«Fratello, non mi sento proprio. Ho il cuore in pezzi.»<br />

«Come mai?»<br />

«La Vedova.»<br />

«È una bravissima donna.»<br />

«Sì. Ma ora vuole che sei tu il suo protettore e non mi tratta con rispetto. Vuole<br />

venire con te nella Terra di Mayito insieme al bambino che ho cresciuto come un<br />

padre. Vuole occuparsi di Debba che vuole essere la vice moglie della Lady Miss<br />

Mary. Il pensiero di tutti va in questa direzione e lei me lo ripete tutte le sere.»<br />

«Questo è male.»<br />

«Debba non doveva portare il tuo fucile.» Vidi che Ngui lo guardava.<br />

«Non l’ha portato. L’ha solo tenuto in mano.»<br />

«Non doveva tenerlo.»<br />

«Lo dici tu?»<br />

«No. Certo che no, fratello. Lo dice il villaggio.»<br />

«Di’ al villaggio di chiudere il becco, se no ritiro la mia protezione.»<br />

Era un tipo di dichiarazione privo di qualunque valore. Ma anche l’Informatore<br />

era moderatamente privo di valore.

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