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GIUSEPPE LANDOLFI<br />
GRAMMATICA COMPARATA<br />
DEL FRANCESE E DELL’ ITALIANIO<br />
http://francese<strong>italiano</strong>.altervista.org/
INTRODUZIONE<br />
Attualmente, grazie alle nuove acquisizioni sulla natura del<br />
linguaggio e sui processi di apprendimento da una parte,<br />
all’attenzione sulle componenti sociali e politiche dell’uso della<br />
lingua, dall’altra viene ridimensionato il ruolo dei mali didattici.<br />
Hanno acquisito maggiore importanza gli aspetti umani coinvolti nel<br />
processo di apprendimento<br />
e in questo ambito si caricano di<br />
significato la personalità dell’insegnante, l’uso sociale della lingua, il<br />
bisogno delle persone di comunicare. In un periodo in cui si parla<br />
sempre di più di una Europa Unita assume sempre più importanza lo<br />
studio delle lingue straniere. Gli errori che i soggetti in<br />
apprendimento fanno e il significato di questi errori, l’influenza del<br />
contesto culturale e sociale verso una lingua straniera e l’abilità<br />
dell’insegnante a sviluppare una metodologia adatta, sostanziano<br />
l’intera problematica didattica.<br />
Per quanto possano essere individualizzate le programmazioni, a tutti<br />
gli allievi vengono richiesti degli obiettivi minimi, traducibili in<br />
abilità e competenze che devono essere verificate e valutate. In classe<br />
gli insegnanti sono costretti ad adattare approccio, tecniche e<br />
materiali a seconda dei bisogni degli allievi e delle situazioni<br />
contingenti. Nel corso degli anni si è passati dal “metodo<br />
tradizionale” (letture<br />
di autori, traduzioni, temi e versioni), al
“metodo diretto” (analisi <strong>grammatica</strong>le, fonetica, forma orale), dal<br />
metodo “audio - orale” a quello “audio - visuale”, fino a giungere al<br />
più moderno “approccio nazionale funzionale”, che all’innovativo<br />
concetto di “funzione” della lingua, cioè alle caratteristiche psico -<br />
sociali - culturali dell’uso di un codice, affianca il concetto di<br />
“nozione” (di base), vale a dire la conoscenza delle regole<br />
<strong>grammatica</strong>li che rendono coerente tale uso. In questo ambito,<br />
l’obiettivo dell’insegnamento della lingua straniera è la “competenza<br />
comunicativa”, valutare le interferenze culturali e linguistiche che<br />
possono ritardare l’apprendimento, individuare gli elementi linguistici<br />
contrastanti in L2 e L1, focalizzare gli errori più frequenti fatti dagli<br />
allievi nel processo di acquisizione della L2 e mettere in pratica le<br />
osservazioni fatte nel modo più diretto possibile per selezionare e<br />
ordinare gli elementi linguistici da insegnare. E in anni ed anni di<br />
insegnamento mi sono reso conto che una delle fonti di errori era<br />
paradossalmente la scarsa conoscenza della lingua italiana. Il non<br />
conoscere la differenza tra un articolo determinativo ed un articolo<br />
indeterminativo crea problemi anche nell’uso della L2. Questo è uno<br />
dei motivi che mi ha spinto a scrivere questo manuale, pensando in un<br />
primo tempo ad un uso e consumo personale (mio e dei miei studenti).<br />
Inutile dire che non ho scoperto niente di nuovo. La <strong>grammatica</strong><br />
contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man
mano che scrivevo, i nomi di Fries e Lado ritornavano ciclicamente<br />
nella mia memoria e con essi i loro scritti: “La caratteristica<br />
fondamentale di questo nuovo approccio all’insegnamento delle<br />
lingue è una nuova base su cui costruire i materiali didattici. E questo<br />
nuovo approccio è basato su:<br />
a) un’analisi scientifica e descrittiva della lingua da imparare, nel<br />
nostro caso il francese;<br />
b) un’analisi scientifica e descrittiva simile alla precedente della<br />
lingua di colui che apprende, nel nostro caso l’<strong>italiano</strong>;<br />
c) un confronto sistematico di queste due analisi descrittive allo scopo<br />
di scoprire le differenze strutturali dei due sistemi di linguaggio”.<br />
(Fries)<br />
Da questo punto di partenza si sono poi sviluppate le ricerche di Lado<br />
e di Uriel Weinrich che per primo parla di “interferenze” e di<br />
“transfer”.<br />
“Indicheremo con il nome di fenomeni di interferenza quegli esempi<br />
di deviazione dalle norme dell’una e dell’altra lingua che compaiono<br />
nel discorso dei bilingui come risultato della loro familiarità con più<br />
di una lingua”.<br />
Quindi il termine di “interferenza” viene applicato per indicare il<br />
riflesso negativo della lingua materna o di un’altra lingua quando essa<br />
è fonte di errori. L’interferenza positiva, quella che aiuta ad
impadronirsi di una nuova competenza linguistica, viene invece<br />
chiamata “transfer”. Inutile dire che nessuno studio può elencare tutti<br />
i casi di possibili interferenze, e lungi da me l’idea di accostarmi a tali<br />
insigni studiosi, ma scopo del libro, che non sarà sicuramente esente<br />
da errori, e anzi invito tutti coloro che ne troveranno a segnalarmeli<br />
(indirizzo emait. ladogiu@vodafone.it), è cercare di occuparsi almeno<br />
delle opposizioni produttive, quelle cioè che consentono una migliore<br />
conoscenza delle due lingue. Una classica opposizione è quella tra<br />
“e” aperta ed “e” chiusa, che nel francese orale difficilmente si coglie,<br />
e il non coglierla comporta inevitabilmente problemi anche nella<br />
produzione del testo scritto:<br />
les spectateurs qui arrivent/le spectateur qui arrive<br />
les fils des voisins s’amusent/le fils des voisin s’amuse<br />
Gli allievi rivelano molto spesso delle difficoltà a produrre anche<br />
semplici testi, e non parlo solo di testi in lingua, ma anche in <strong>italiano</strong>.<br />
Alcuni riescono ad elaborare solo pochi concetti con una enorme<br />
fatica mentale. E’ necessario dunque motivare gli allievi a scrivere. E<br />
in questo la diffusione di un potente mezzo di comunicazione come<br />
INTERNET ci dà una mano, in quanto molti contatti avvengono<br />
tramite testi scritti. Solo un uso frequente della scrittura ne migliora le<br />
capacità. La produzione di un testo scritto serve a rivelare l’abilità<br />
operativa di saper organizzare un testo, saper scrivere con grafi
comprensibile, saper svolgere una elaborazione personale, saper<br />
sviluppare una comprensione più o meno profonda. Studi recenti<br />
hanno mostrato che la “coesione”, la rete di riferimento che rende un<br />
testo un “tutto unificato”, l’abilità a soddisfare i rapporti <strong>grammatica</strong>li<br />
e la connessione sintattica (punteggiatura, ortografia, morfosintassi) è<br />
l’elemento che crea le più grandi difficoltà a coloro che apprendono<br />
una L2. A volte bisogna comprendere a cosa fa riferimento un<br />
pronome, ma per farlo bisogna prima sapere che cos’è un pronome.<br />
Comprendere come le parti di un testo sono collegate tra loro è<br />
fondamentale. Come abbiamo visto precedentemente l’opposizione<br />
“e” aperta “e” chiusa è molto diffusa, ma in un caso è<br />
importantissima, vale a dire nell’opposizione “je - j’ai”, quando je è<br />
seguito da un verbo al passato remoto. Non è che la confusione tra i<br />
due fonemi provochi un controsenso, ma spesso è il contesto che lo<br />
rende inaccettabile. Un dettato tratto da René di Chateaubriand: “j’ai<br />
couté la vie à ma mère en venant au mond; j’ai été tiré de son sein<br />
avec le fer” ha generato negli studenti scritture tipo “je coutai”, per<br />
quanto tale forma sia esclusa dalla presenza di “j’ai été tiré”. Lo<br />
stesso sintagma è stato fonte anche di un altro errore, dovuto ad una<br />
omofonia totale: ”j’écoutai” al posto di “j’ai couté”, rendendo la frase<br />
del tutto assurda. Tali errori evidenziano un’altra opposizione “je<br />
coutai/j’écoutai”. Il compito come si vede è assai arduo, in quanto la
pronuncia dei parlanti francesi è fluttuante in questo campo. Ma tali<br />
errori si possono evitare invitando i discenti a riflettere sui problemi<br />
legati alla coesione. Molto utili si rivelano esercizi del tipo:<br />
j’ai couté à mes parents de gros sacrifices<br />
je coutai cher à mes parents lorsque j’étais en France<br />
j’écoutai ses conseils avec attention<br />
Ecco come la fonetica entra in correlazione con problemi<br />
morfosintattici o di lessico, ed ecco come il possedere le nozioni<br />
<strong>grammatica</strong>li rende più efficace ed il più possibile esente da errori<br />
l’uso della lingua straniera. Altre fonti perenni di errori restano le<br />
marche del numero, il passaggio al discorso indiretto e le interferenze<br />
lessicali - sintattiche (“perdere il treno = manquer le train”, ma<br />
“perdere la parola = perdre la parole”, “vado a dormire = je vais<br />
dormir” e non “je vais à dormir). Per concludere, avendo parlato di<br />
fonetica, non si può fare a meno di citare l’opera “Fondamenti di<br />
fonologia” in cui Trubeckoj sente l’esigenza di due diversi tipi di<br />
studio, non più una sola scienza dei suoni ma due: una dedicata alla<br />
“parola” e l’altra alla “lingua”. La scienza dei suoni della “parola” ha<br />
a che fare con fenomeni fisici concreti e deve usare metodi propri<br />
delle scienze naturali (fisica, acustica, medicina). La scienza dei suoni<br />
della “lingua” deve usare metodi di pura scienza linguistica<br />
(psicologia sociale). Chiamiamo la scienza dei suoni della “parola”
FONETICA e la scienza dei suoni della “lingua” FONOLOGIA. Vale<br />
a dire che la fonetica vera e propria deve occuparsi unicamente del<br />
lato materiale o acustico del linguaggio. La fonologia, invece, deve<br />
studiare quali differenze di suono in una data lingua sono collegate a<br />
differenze di significato. Finalmente abbiamo terminato con la<br />
terminologia scientifica e possiamo passare a parlare di:<br />
1.1 Vocali e consonanti<br />
Secondo il Petit Robert, la “Voyelle” è:<br />
“Son èmis par la voix sans bruit d’air, phonème caractérisé par<br />
une<br />
résonance de la cavitè buccale plus ou moins ouverte, parfois<br />
en communication avec la cavitè nasale”<br />
La “Consonne”:<br />
“Phonème produit par le passage de l’air à travers la gorge, la<br />
bouche,<br />
formant obstacles”<br />
Tra le due categorie dunque non esiste tanto una differenza<br />
qualitativa, bensì una quantitativa, nel senso che le vocali si<br />
differenziano dalle consonanti per un maggior grado di sonorità e di<br />
apertura.
La vocale “a” si realizza di solito con massima apertura orale e<br />
minima elevazione linguale; la “e” e la “i” sono vocali “plateali”, si<br />
realizzano all’altezza del palato e la seconda è più chiusa della prima;<br />
la “o” e la “u” sono vocali velari, si realizzano all’altezza del velo<br />
pendulo e la seconda è più chiusa della prima. In entrambe si realizza<br />
una spinta in avanti delle labbra (protrusione labiale o procheilìa) che<br />
non si ha invece per la “e” e per la “i”. Esiste una vocale “centrale”, di<br />
suono indistinto, chiamata con termine ebraico “scevà”, che<br />
corrisponde abbastanza bene alla cosiddetta “e muta” del francese, ed<br />
è presente in sillaba non accentata in molte parole dei dialetti italiani<br />
centro - meridionali. Nel caso delle consonanti distinguiamo<br />
innanzitutto tra “modo di articolazione” e “luogo di articolazione”.<br />
Secondo il modo le consonanti possono essere “sorde” (pronunciate<br />
senza vibrazione delle corde vocaliche: “p”, “t”, “k” in <strong>italiano</strong>) o<br />
“sonore” (pronunciate con vibrazione delle corde vocaliche: “b”, “d”,<br />
“g” di gatto in <strong>italiano</strong>). Secondo il grado di apertura del punto in cui<br />
avviene l’articolazione distinguiamo inoltre tra “occlusive o<br />
momentanee”, che sono pronunciate con una chiusura completa degli<br />
organi deputati alla fonazione (es. “t”), e “fricative o durature”, per la<br />
pronuncia delle quali gli organi di fonazione si accostano<br />
semplicemente, lasciando passare tra di loro l’aria proveniente dai<br />
polmoni (es. “s”).
In base al luogo di articolazione le principali consonanti sono “k”<br />
(occlusiva velare sorda: es. “casa”), “g” (occlusiva velare sonora: es.<br />
“gatto”), “h” (fricativa velare sorda: es. tedesco “Haus” = casa), “k”<br />
(occlusiva palatale sorda: es. it. “chiesa”; dove è espressa<br />
graficamente con la sequenza “chi”), “g” (occlusiva palatale sonora:<br />
es. it. “ghiaia”), “t” (occlusiva dentale sorda: es. terra), “d” (occlusiva<br />
dentale sonora: es. dono), “th” (fricativa interdentale sorda: es.<br />
inglese “thing” = cosa), mentre il corrispondente suono sonoro è in<br />
inglese “the” = il, lo; “p” (occlusiva labiale sorda: es. pane), “b”<br />
(occlusiva labiale sonora: es. bere), “f” (fricativa labiodentale sorda:<br />
es. fare), “v” (fricativa labiodentale sonora: es. vaso). Esistono anche<br />
le labiovelari, consonanti la cui articolazione avviene all’altezza del<br />
velo pendulo con simultanea protrusione delle labbra: le troviamo nei<br />
suoni iniziali di it. “quasi” (labiovelare sorda) e “guasto” (labiovelare<br />
sonora).<br />
“Nasali”, in quanto l’aria proveniente dai polmoni risuona nelle fosse<br />
nasali, sono “m” (con articolazione labiale) e “n” (con articolazione<br />
dentale).<br />
Si dicono “affricate” quelle consonanti che sono il risultato di una<br />
occlusione seguita immediatamente da una fricazione con lo stesso<br />
luogo di articolazione (es. “z” di zio, che è sorda ed è la somma di t +<br />
s). Infine la “r” si può definire “vibrante” e la “l” “laterale” in quanto
nel caso della prima l’organo di fonazione principale è l’apice della<br />
lingua che vibra e nel caso della seconda l’aria passa lateralmente alla<br />
lingua.<br />
L’insieme delle vocali e delle consonanti costituisce l’alfabeto. Nella<br />
lingua italiana abbiamo:<br />
A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z nella forma maiuscola<br />
a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z nella forma minuscola<br />
(a) (bi) (ci) (di) (e) (effe) (gi) (acca) (i) (elle) (emme) (enne) (o) (pi)<br />
(cu)<br />
(erre) (esse) (ti) (u) (“vu” o “vi”) (zeta)<br />
cui però bisogna aggiungere altre lettere (prestiti di lingue straniere)<br />
entrate nell’uso comune J K W X Y (i lunga) (cappa) (“vu” o “vi”<br />
doppia) (ics) (ipsilon).<br />
In <strong>italiano</strong>, le vocali “a”, “i”, “u” hanno ciascuna un proprio ed unico<br />
suono: “anima”, “voci”, “umida”.<br />
Le vocali “e”, “o” hanno ora suono aperto, ora suono chiuso. I due<br />
suoni vengono distinti dagli accenti fonici:<br />
accento grave (`) per il suono aperto<br />
accento acuto (´) per il suono chiuso.<br />
La “e” della parola “immènsa” ha suono aperto (accento grave).<br />
La “e” della parola “crésta” ha suono chiuso (accento acuto).<br />
La “o” della parola “talvòlta” ha suono aperto (accento grave).
La “o” della parola “sólchi” ha suono chiuso (accento acuto).<br />
Nella lingua parlata quindi le vocali diventano sette, in quanto sette<br />
sono i suoni che corrispondono ai cinque segni delle vocali.<br />
Non si possono formulare regole precise circa l’esatta pronuncia dei<br />
suoni aperti o chiusi delle vocali “e” ed “o”. Nei casi dubbi può essere<br />
d’aiuto un buon vocabolario.<br />
L’accento è molto importante in <strong>italiano</strong>: alcune parole, che le<br />
grammatiche chiamano “omografe”, perché scritte nella stessa<br />
maniera, generano confusione e impongono di rigore l’accento:<br />
àltero (verbo) altero (agg.)<br />
àncora (sost.) ancora (avv.)<br />
àmbito (sost.) ambito (part.)<br />
attàcchino (verbo) attacchino (sost.)<br />
bàcino (verbo) bacino (sost.)<br />
bràmino (verbo) bramino (sost.)<br />
càmpano (verbo)<br />
càpito (pres. ind.) capito (part.)<br />
circùito (sost.) circuito (part.)<br />
cómpito (sost.) compito (agg.)<br />
condòmini (propr. del condominio) condomini (pl. di condominio)<br />
dècade (sost.) decade (verbo)<br />
desìderi (verbo) desideri (sost.)
diménticati (imperativo) dimenticati (part.)<br />
esàmino (verbo) esamino (sost. diminutivo)<br />
ètere (aria) etere (cortigiana)<br />
férmati (imperativo) fermati (part.)<br />
ìmpari (agg.) impari (verbo)<br />
ìindice (sost.) indice (verbo)<br />
ìntimo (agg.) intimo (verbo)<br />
intùito (sost.) intuito (verbo)<br />
ìsolano (verbo) isolano (agg.)<br />
méndico (verbo) mendico (sost.)<br />
nèttare (sost.) nettare (verbo)<br />
òccupati (imp.) occupati (part.)<br />
pàgano (verbo) pagano (sost.)<br />
pèrdono (verbo) perdono (sost.)<br />
persèguito (verbo) perseguito (part.)<br />
pòrtale (imp.) portale (sost.)<br />
prèdica (sost.) predica (verbo)<br />
pròtesi (sost.) protesi (part.)<br />
pròvino (verbo) provino (sost.)<br />
rasségnati (imp.) rassegnati (part.)<br />
regìa (sost.) regia (agg.)<br />
rùbino (verbo) rubino (sost.)
scrìvano (verbo) scrivano (sost.)<br />
sùbito (avv.) subito (part.)<br />
tèndine (sost. sing.) tendine (sost. pl.)<br />
tùrbina (verbo) turbina (sost.)<br />
venèfici (agg.) venefici (sost.)<br />
vìola (verbo) viola (sost.)<br />
vìolino (verbo) violino (sost.)<br />
vòlano (verbo) volano (sost.)<br />
C’è addirittura una parola con tre possibilità di accentazione:<br />
Mancando il “capitano”, il tenente “capitanò” l’assalto: cose<br />
che<br />
“càpitano”.<br />
Come si è visto tra la parola piana (accento sulla penultima) e la<br />
sdrucciola (accento sulla terzultima) generalmente si opta per<br />
l’accento sulla sdrucciola:<br />
Non è “ancora” il momento di levar l’àncora.<br />
Alcuni vocaboli richiedono un’attenzione ancora maggiore perché il<br />
loro significato non dipende dalla collocazione dell’accento (prìncipi<br />
e princìpi), bensì dalla sua natura: grave o acuto.<br />
Accétta è una scure; accètta è la terza persona sing. Del verbo<br />
accettare.
Bótte (recipiente) ha la vocale tonica stretta, le bòtte (percosse<br />
l’hanno larga:<br />
Il garzone ruppe la bótte e il padrone lo riempì di bòtte.<br />
Lètto (sost. e verbo), invece, conserva la stessa pronuncia e lo stesso<br />
accento. Le parole che hanno la stessa pronuncia e lo stesso suono,<br />
ma significato diverso, sono dette omofone (uguale suono). Il<br />
significato di una parola omofona è suggerito dal senso della frase:<br />
I commensali hanno riso quando è stato servito il riso senza<br />
condimento.<br />
Per piacere non fàccia la faccia burbera quando mi incontra.<br />
Altri esempi di parole omografe:<br />
téma (timore) tèma (argomento)<br />
cólto (agg.) còlto (verbo)<br />
mózzo (marinaio) mòzzo (perno di una ruota di bicicletta)<br />
impòste (finestre) impóste (tasse)<br />
pésca (il pescare) pèsca (frutta)<br />
vènti (sost.) vénti (numero)<br />
collèga (nome) colléga (verbo)<br />
còppa (bicchiere) cóppa (insaccato)<br />
fòro (piazza) fóro (buco)<br />
lègge (verbo) légge (decreto)<br />
pèste (malattia) péste (orme)
pòrci (maiali) pórci (porre noi stessi)<br />
scòpo (fine) scópo (verbo)<br />
vòlgo (verbo) vólgo (popolo)<br />
Per lo stesso timore di ambiguità si accentano i monosillabi “sé”<br />
(pronome), “sì” (avverbio), “dà” (verbo), ecc. vedi pagina...<br />
Le consonanti italiane si distinguono secondo il luogo del suono in:<br />
Labiali: p - b - f - v - m<br />
Dentali: t - d - s - z<br />
Gutturali: c - g - q<br />
Palatali: c - g (seguite da e - i) - n<br />
Le consonanti si distinguono anche secondo l’intensità del suono<br />
(modo). Si chiamano allora “mute” se prive di suono: la consonante<br />
“h” di hai; “sibilanti” se suonano come un soffio: f - v - s - z; “liquide<br />
se hanno suono scorrevole: l - r; “nasali” se hanno un suono nasale: m<br />
- n.<br />
Consonante “C”<br />
Nelle parole: centri - cittadine<br />
cattedrale - particolare - cui - chiusi<br />
la consonante “c” ha suono:<br />
“palatale” davanti alle vocali “e” - “i”<br />
“gutturale” negli altri casi.<br />
Consonante “g”
Nelle parole: ingente - immagini<br />
legata - godere - glaciale - grida - luoghi<br />
la consonante “g” ha suono:<br />
“palatale” davanti alle vocali “e” - “i”<br />
“gutturale” negli altri casi.<br />
Consonante “s”<br />
Nelle parole: sbaglio - sdentato - sgonfio - sleale - svelto<br />
la consonante “s” ha suono dolce.<br />
Invece, nelle parole: sale - asso - arso - scatola<br />
la “s” ha suono aspro.<br />
Seguita da altre consonanti la “s” è chiamata “impura”.<br />
La lettera “s” non ha di per sé un suono dolce o aspro; tale diversità<br />
dipende dalle vocali che la precedono o la seguono.<br />
Consonante “z”<br />
Nelle parole: azalea - zaino - zelo - zoo<br />
la consonante “z” ha suono dolce perché è tra due vocali e perché è<br />
seguita da vocale in principio di parola.<br />
Invece nelle parole: bozzolo - pazzo - grazioso - paziente - oziare<br />
la “z” ha suono aspro perché doppia e perché seguita dalle vocali io -<br />
ie - ia.<br />
Consonante “q”
La consonante “q” ha suono gutturale ed è sempre seguita dalla<br />
vocale “u”: quando - tranquilla - conquistare.<br />
Consonanti “p” - “b”<br />
Le consonanti “p” e “b” sono sempre precedute dalla “m”.<br />
Ma si dice: benpensante - benportante.<br />
Consonante “h”<br />
La consonante “h” viene usata per rendere gutturale il suono di “c” e<br />
“g” davanti alle vocali “e” ed “i”.<br />
Ma viene anche usata nelle esclamazioni: ah! eh! uh! ohi! ecc.<br />
La consonante “h” serve anche a distinguere:<br />
“ho” verbo da “o” congiunzione<br />
“hai” verbo da “ai” preposizione articolata<br />
“hanno” verbo da “anno” nome.<br />
Oggi solo queste quattro voci del presente indicativo del verbo avere<br />
iniziano con la lettera “h”. Qualche tempo fa per esse si ricorreva<br />
all’accento: “ò” per “ho”, “ài” per “hai”, “à” per “ha”, “ànno” per<br />
“hanno”. Questa scrittura si può ritrovare solo in alcuni scrittori.<br />
Raddoppiamento delle consonanti.<br />
All’interno di una parola tutte le consonanti, con la sola eccezione<br />
dell’ “h”, possono raddoppiarsi. Ma si dice:<br />
acqua - nacque
in quanto la consonante “q” si raddoppia soltanto nella parola<br />
“soqquadro” e nei suoi derivati (negli altri casi diventa “cq”).<br />
La consonante “b” non si raddoppia nelle parole terminanti in “bile”:<br />
contabile - nobile - terribile.<br />
La consonante “g” non si raddoppia davanti a “ione”:<br />
ragione - prigione - stagione.<br />
Si raddoppia davanti a “gine”, ma solo se la parte che precede ha un<br />
proprio significato:<br />
stupidaggine - testardaggine<br />
(ma “immagine” - “indagine” perché “imma” e “inda” non hanno<br />
significato).<br />
La consonante “z” non si raddoppia davanti a “io”, “ia”, “ie”, “ione”:<br />
spazio - mestizia - azienda - abitazione<br />
Fanno eccezione:<br />
pazzia - razzia - carrozziere - corazziere ecc.<br />
Si scrive inoltre:<br />
controfigura - sottomarino<br />
in quanto le parole contro e sotto non raddoppiano la consonante che<br />
segue.<br />
Al contrario le parole “contra”, “sopra”, “fra”, “se”, “su” raddoppiano<br />
la consonante che segue.<br />
Digrammi
Diverse consonanti possono trovarsi unite in modo da esprimere un<br />
suono solo. E’ il caso del digramma (parola greca che significa lettera<br />
doppia)<br />
Digrammi “ch” - “gh”<br />
I digrammi “ch” - “gh” hanno suono gutturale:<br />
chiasso - chiave - ghisa - ghianda<br />
Digramma “gl”<br />
Nelle parole:<br />
battaglia - foglia - figlia - maglia<br />
il digramma “gl” si trova davanti alla vocale “i” e ha suono palatale.<br />
Però, nelle parole:<br />
glaciale - gleba - globo - glutine<br />
“gl” ha suono gutturale e non costituisce digramma in quanto forma<br />
due suoni distinti.<br />
Nelle parole:<br />
glicerina - glicine - anglicano - negligenza<br />
“gl” ha suono gutturale pur trovandosi davanti alla vocale “i”.<br />
Digramma “gn”<br />
Scrivo:<br />
guadagnare - ingegnere - cognizione - ognuno<br />
Il digramma “gn” ha suono nasale davanti a qualsiasi vocale.<br />
Digramma “sc”
Il digramma “sc” ha suono palatale davanti alle vocali “e” - “i”:<br />
mascella - scervellato - uscire - scintilla<br />
Però nelle parole:<br />
scultura - stordiscono - vasca<br />
“sc” ha suono gutturale e non costituisce digramma in quanto forma<br />
due suoni distinti.<br />
Divisione delle parole in sillabe.<br />
La sillaba è quella particella della parola che, riferiscono le<br />
grammatiche, viene pronunziata con una sola emissione di fiato. E’<br />
costituita da una o più lettere, ma non deve mancare la presenza di<br />
una vocale in quanto le consonanti da sole non si possono<br />
pronunziare. Per la divisione delle parole in sillabe occorre conoscere<br />
alcune regole che suggeriscono quando due o più vocali, due o più<br />
consonanti appartengono alla stessa sillaba o devono essere separate.<br />
Dittongo 1<br />
Le vocali del dittongo appartengono alla stessa sillaba:<br />
gua - da - gno, muo - re, Gui - do<br />
Trittongo<br />
Le vocali del trittongo (tre vocali) appartengono alla stessa sillaba:<br />
tuoi, a - iuo - la, ba - ciai.<br />
1 Incontro di due vocali pronunciate con una sola emissione di fiato. I dittonghi “io” - “ie”, che si possono trovare<br />
solo in sillaba accentata: scuola - cielo - muovo - viene sono detti “mobili” perché nelle parole derivate o nella
Iato<br />
Scompongo in sillabe:<br />
so - la - tì - o, co - stù - i, Do - ro - tè - a, te - à - tro.<br />
Le vocali dello iato (incontro di due vocali pronunziate<br />
separatamente9 non appartengono alla stessa sillaba.<br />
Consonanti doppie<br />
Le consonanti doppie si separano:<br />
cit - tà, ca - val - li, car - ret - ta.<br />
Consonanti “cq”<br />
Le consonanti “cq” si separano:<br />
ri - sciac - quarsi, ac - quo - so, ac - qua - ti - co<br />
Consonante “s”<br />
La consonante “s”, quando si trova davanti ad altra consonante, si<br />
unisce ad essa: fru - sta, ri - spo - se, di - scor - so.<br />
Consonanti consecutive<br />
Le consonanti consecutive (due o più di due) si uniscono alla vocale<br />
che segue qualora insieme formino un gruppo di lettere che possa<br />
stare in principio di parola:<br />
pa - dro - ne, en - tra - va, gua - da - gna - to<br />
coniugazione dei verbi perdono la prima vocale e su quella che rimane non cade più l’accento: SCUOLA -<br />
SCOLARO, CIELO - CELESTE, VENE - VENITE.
(con i gruppi di lettere “dro” - “tra” - “gna” iniziano parole come:<br />
dromedario - trave - gnaulare).<br />
Parole con prefisso<br />
Molte parole con prefisso (“cis” - “dis” - “in” - “tras” ecc.)si dividono<br />
come se fossero due parole distinte oppure seguendo le regole<br />
generali:<br />
cis - pa - da - na, dis - to - glie - re<br />
ci - spa - da - na, di - sto - glie - re<br />
Parole con apostrofo<br />
Quando c’è l’apostrofo la divisione avviene:<br />
del - l’a - si - no, l’a - mi - co<br />
E’ ammissibile l’apostrofo in fin di riga. Si può cioè scrivere:<br />
dell’/antico - tutt’/altro - un’/anima<br />
In questo caso, mi sembra che la questione di una divisione sillabica<br />
non sia neppure da considerare: qui si tratta della semplice<br />
spezzettatura di un nesso sintattico, imposta da un limite di spazio.<br />
Anzi l’apostrofo impedisce un autentico errore morfologico, a cui<br />
l’orecchio potrebbe pericolosamente assuefarsi:<br />
dello/antico, tutto/altro, allo/estremo.<br />
Accento<br />
Le sillabe colpite dall’accento si chiamano “toniche”, le altre si<br />
dicono “àtone”. L’accento a sua volta può essere di due specie:
acuto (´) e grave (`)<br />
L’accento “acuto” secondo le grammatiche italiane dovrebbe porsi<br />
sulle vocali “i” ed “u” quando vanno accentate (compì, più) e sulle<br />
vocali “e” ed “o” quando hanno suono chiuso (baléna, dignitóso);<br />
l’accento “grave” si pone sulla vocale “a” quando va accentata (papá)<br />
e sulle vocali “e” ed “o” quando hanno suono aperto (pèrdere,<br />
cappòtto). Esiste anche un terzo tipo di accento, il “circonflesso” (^)<br />
che un tempo era molto usato per indicare parole contratte, cioè<br />
ridotte (vôto per vuoto, fêro per fecero, principî per principii). Oggi<br />
però, tale accento è inutile. Noi tutti siamo abituati alla doppia i,<br />
laddove sussista possibilità di confusione:<br />
assassinii da assassinio; assassini da assassino<br />
Così come siamo pure abituati, quando scriviamo, a segnare<br />
indistintamente gli accenti da sinistra a destra, cioè nella forma<br />
dell’accento grave. Mentre i puristi non trovano niente da ridire per le<br />
vocali “i” ed “u”, dato che in questi casi, l’accentazione non porta<br />
alcun mutamento di suono, essi però, esortano a sforzarci di segnarci<br />
correttamente gli accenti almeno sulla “e” e sulla “o”. Regola non<br />
rispettata nemmeno dagli scrittori, dato che in romanzi famosi si<br />
trovano le “e” di perché, benché, accentate gravi, invece che acute<br />
come prescrive la regola. Le parole, secondo la posizione<br />
dell’accento, si dividono in “tronche”, quando l’accento cade
sull’ultima sillaba: virtù, bontà, papà, “piane”, quando l’accento cade<br />
sulla penultima: amore, fratelli, “sdrucciole”, quando l’accento cade<br />
sulla terzultima: tavola, libero possibile, “bisdrucciole”, quando<br />
l’accento cade sulla quartultima: meritano, scivolano, “trisdrucciole”,<br />
quando l’accento cade sulla quintultima: liberamelo.<br />
In genere l’accento tonico non viene segnato nel corpo della parola.<br />
E’ obbligatorio scrivere l’accento sulle tronche: città, varietà, bontà e<br />
su alcuni monosillabi per distinguerli dagli omografi:<br />
sì (avv. Affermativo) si (pronome)<br />
sé (pronome)<br />
né (cong. neg.)<br />
dì (nome)<br />
dà (verbo)<br />
lì (avv. Di luogo)<br />
là (avv. Di luogo)<br />
è (verbo)<br />
tè (nome)<br />
se (congiunzione)<br />
ne (pronome)<br />
di (preposizione semplice)<br />
da (preposizione semplice)<br />
li (pronome)<br />
la (articolo o pronome)<br />
e (congiunzione)<br />
te (pronome)<br />
Sono lieto se Mario fa tutto da sé; verrò da te a prendere un tè; Luigi<br />
mi dà il sapone da barba.<br />
Rifiutano l’accento:<br />
qui, qua, so, sto, sta, va, tre (però nei composti, si scrive<br />
ventitrè, trentatrè), re, fu, su, ecc.
Sull’accentazione di “se stesso” (e non “sé stesso”), dove il rischio di<br />
confusione con la congiunzione “se” è fugato dalla presenza<br />
dell’aggettivo “stesso”, i vocabolari, non è una novità, discordano:<br />
Il Palazzi consiglia: sé stesso<br />
Il Devoto - Oli: se stesso<br />
Lo Zingarelli: sé stesso<br />
Il Migliorini: sé stesso però ammette che taluni usano se stesso<br />
Il Garzanti: sé stesso e se stesso.<br />
Poiché siamo in tema di accenti, non sarà male ricordare che si dice:<br />
gòmena, gratùito, Friùli, acrocòro, adùlo, àlacre, alchìmia, anòdino,<br />
arterioscleròsi, callìgufo, cesàreo, congrèga, cosmpolìta, dàrsena,<br />
dissuadére, edìle, edùle, infingardìa, insalùbre, ippòdromo, leccornìa,<br />
madìceo, mollìca, protòtipo, salùbre, scandinàvo, scòrbuto, surrògo,<br />
svalùto, utensìle, valùto, zaffìro.<br />
La Rai, i mezzi di comunicazione di massa, il linguaggio della<br />
pubblicità portano non lievi responsabilità, riguardo a errori<br />
madornali come gratuìto (e non gratùito), leccòrnia (e non leccornìa),<br />
bàule (e non baùle). Gli isòtopi si son mutati in “isotòpi” (non<br />
mancano che gli “isogatti”), gli archètipi in “archetìpi”.<br />
Elisione e apostrofo
L’elisione è la soppressione della vocale finale (non accentata) di una<br />
parola che si trova davanti ad un’altra parola che inizia per vocale. In<br />
sostituzione della vocale soppressa si mette l’apostrofo:<br />
c’è - dell’umiltà - un’arma<br />
anziché:<br />
ci è - della umiltà - una arma<br />
L’elisione è obbligatoria con gli articoli “lo” - “la” - “una” e con le<br />
preposizioni articolate formate con gli articoli “lo”, “la”:<br />
lo amico = l’amico, la estasi = l’estasi, una epoca = un’epoca,<br />
dello<br />
orso = dell’orso, sullo incontro = sull’incontro.<br />
Per evitare confusione si scriverà:<br />
all’assistente (se è uomo), alla assistente (se è donna).<br />
L’elisione è facoltativa dopo l’articolo “gli” (solo davanti a parole che<br />
iniziano per “i”), dopo le particelle “ci” e “vi” (solo davanti a parole<br />
che iniziano per “i” ed “e”:<br />
gl’inni - gl’insetti<br />
c’introdusse - v’erano<br />
La preposizione “di” si elide:<br />
d’aprile - d’intesa - una prova d’intelligenza<br />
ma si dirà:<br />
tintura di iodio
perché la “i” seguita da vocale è considerata semiconsonantica; difatti<br />
si dice senza elisione, lo iodio, lo Ionio, lo iato.<br />
Per evitare confusione con “di”, la preposizione “da” non si elide:<br />
difetto da eliminare<br />
casa da affittare<br />
Eccezioni:<br />
d’ora in poi, d’altra parte, d’altronde, d’accordo sin d’allora.<br />
E’ preferibile non apostrofare mai l’articolo “le”:<br />
le amiche, le altezze, le epoche, le unità.<br />
L’elisione è facoltativa dopo gli aggettivi: bello e quello, bella e<br />
quella buona, nessuna e alcuna, grande, Santo e Santa:<br />
bell’anello - quell’intruso - bell’età - quell’uscita - buon’amica -<br />
nessun’assenza - alcun’alunna - grand’uomo - Sant’Antonio -<br />
Sant’Anna.<br />
Troncamento<br />
Il troncamento è invece la caduta della vocale o della sillaba finale,<br />
tanto se la parola seguente comincia con la vocale quanto se comincia<br />
con consonante, e non vuole l’apostrofo. (Ciò avviene con i vocaboli<br />
che, una volta caduta la vocale finale terminano con le consonanti “l”<br />
- “m” - “n” - “r”:<br />
signor giudice, mal di testa, suor Angelica, fra Michele, nessun<br />
interesse, nessun vantaggio, per quel che mi riguarda.
Se le consonanti L - N - R sono doppie, cade tutta la sillaba finale<br />
per quel che mi riguarda<br />
anziché<br />
per quel che mi riguarda.<br />
Altri esempi:<br />
siam giovani - buon amico<br />
san tutto - per tempo<br />
anziché:<br />
siamo giovani - buono amico<br />
sanno tutto - porre tempo.<br />
Si deve però scrivere:<br />
bella spada - uno gnocco - quello psicologo<br />
in quanto il troncamento non avviene davanti a parola che inizia per<br />
“s impura” - “z” - “gn” - “ps”.<br />
Ricapitolando, nell’elisione l’apostrofo ricorda la caduta di una<br />
vocale che faceva parte integrante della parola: “Quest’inverno” è<br />
un’elisione, dove la “o” è scomparsa, ma non dimenticata, e scriviamo<br />
al suo posto un apostrofo. Invece nel troncamento la vocale o la<br />
sillaba soppressa non è sostituibile da alcun segno ortografico, la<br />
nuova parola vive autonomamente.<br />
Da “buono” abbiamo i troncamenti:<br />
buon amico, buon diavolo
dove “buon” è parola autonoma, che si può premettere tanto ad<br />
“amico” (iniziale vocalica) quanto a “diavolo” (iniziale consonatica),<br />
senza bisogno di apostrofo. Si scriverà dunque:<br />
qual era (e non qual’era)<br />
perché “qual” è un troncamento. Difatti davanti a consonante noi<br />
diciamo:<br />
Qual buon vento ti porta?<br />
Pertanto scriveremo<br />
buon uomo (e non buon’uomo)<br />
perché diciamo anche buon giorno.<br />
Scriveremo<br />
nobil uomo<br />
perché davanti a consonante scriviamo “nobil donna2.<br />
Invece<br />
pover’uomo<br />
vuole l’apostrofo perché se fosse un troncamento la forma “pover”<br />
dovrebbe valere anche davanti a consonante e avremo “pover cane2, o<br />
pover diavolo” cose che nessuno si sogna di scrivere.<br />
“Grande” davanti a vocale subisce l’elisione:<br />
grand’uomo, grand’ammiraglio<br />
davanti a consonante subisce il troncamento:<br />
gran capo, gran modo, gran farabutto
Davanti a “s” impura e a “z”, le opinioni divergono. C’è chi scrive:<br />
gran zizzania<br />
concedendo il troncamento, chi invece lo rifiuta e preferisce:<br />
il grande zaino, il grande spavento.<br />
Comunque è buona norma evitare il troncamento davanti a “s<br />
impura”, “z”, “gn”, “ps”.<br />
“Bello” si elide davanti a vocale.<br />
dell’arnese, sei bell’e spacciato<br />
e si tronca davanti a consonante che non sia “s impura”, “z”:<br />
bel ragazzo, bel divertimento, bello specchio, bello zaino.<br />
Al riguardo diventa “begli” davanti a vocale, a “s impura” e “z”:<br />
begli ornamenti, begli specchi, begli zaini.<br />
Davanti alle altre consonanti, fa il plurale “bei”:<br />
bei libri, bei quadri<br />
però diventa “belli” se è posposto al nome:<br />
In quella casa ho visto quadri belli.<br />
“Santo” si tronca davanti a nome che comincia con consonante o con<br />
“i” semiconsonantica:<br />
San Giuseppe, San Jacopo<br />
Davanti a vocale si elide:<br />
Sant’Anna, Sant’Ignazio<br />
Resta intero davanti a “s impura”:
Santo Stefano, Santo Spirito<br />
però davanti a “z” si tronca:<br />
San Zeno<br />
Eccezionalmente alcuni troncamenti vogliono l’apostrofo. Si tratta<br />
degli imperativi<br />
va’ (vai), sta’ (stai), fa’ (fai), di’ (dici)<br />
che altrimenti si confonderebbero con il presente indicativo, terza<br />
persona singolare:<br />
egli va, egli sta, egli fa<br />
Troncamenti sono anche considerati<br />
mo’ (modo), po’ (poco) e il meno usato que’ (quei).<br />
Accanto ai troncamenti con apostrofo che vengono usati abbastanza<br />
frequentemente, ve ne sono altri che si incontrano raramente, e solo in<br />
poesia. Si tratta delle preposizioni:<br />
a’ (ai), da’ (dai), ne’ (nei), co’ (coi), su’ (sui)<br />
dei monosillabi:<br />
mi’ (mio), tu’ (tuo), su’ (suo), i’ (io), e’ (egli), vo’ (voglio)<br />
e degli imperativi:<br />
to’ (togli), gua’ (guarda), ve’ (vedi), mi’ (mira)<br />
L’apostrofo si usa anche davanti ai numeri che cominciano per<br />
vocale:<br />
l’8 settembre
e per abbreviare l’indicazione degli anni:<br />
la guerra del ’48<br />
però è consigliabile scrivere: la rivoluzione dell’Ottantanove, perché<br />
in questo caso le cifre richiederebbero due apostrofi (la rivoluzione<br />
dell’89). Regola generale: per operare un troncamento occorre che la<br />
sillaba finale contenga una delle seguenti consonanti: “m”, “n”, “l”,<br />
“r”. Non è pensabile, per esempio, un troncamento in “b”: “un<br />
superbo ingegno”.<br />
Segni d’interpunzione (o segni di punteggiatura)<br />
I segni d’interpunzione: (,) virgola - (;) punto e virgola - (: ) due punti<br />
- (.) punto fermo - (!) punto esclamativo - (?) punto interrogativo.<br />
La poesia moderna tende a sopprimere i segni d’interpunzione. Taluni<br />
sono scomparsi anche dalla prosa. Per esempio, il punto esclamativo.<br />
Resiste però il neutrale punto fermo. Dall’uso corrente sono stati<br />
eliminati i puntini di sospensione ( . . . ), accusati di provincialismo,<br />
di reticenze e di promesse non mantenute, come succede quando<br />
preannunciano una battuta umoristica, e per quasi dicano: adesso<br />
preparatevi a ridere, e arriva una battuta triste.<br />
Persino le virgolette (“) tendono a scomparire. Nella prosa moderna il<br />
“discorso diretto” viene incorporato nel contesto senza segni distintivi<br />
(il figlio disse al padre non m’importa di ciò che pensi e se ne andò).
Malgrado l’opinione del futurista Marinetti, che nel suo furore contro<br />
il passato vagheggiava un mondo senza punteggiatura, è bene non<br />
essere avari di segni. Spesse volte si incontrano cartelli del tipo:<br />
“Qui si vendono impermeabili per bambini di gomma”<br />
Per evitare dubbi sulla consistenza muscolare dei piccoli clienti,<br />
bastava inserire una virgola:<br />
“Qui si vendono impermeabili per bambini, di gomma”<br />
o meglio ancora:<br />
“Impermeabili di gomma per bambini”<br />
La virgola è indispensabile. Essa rappresenta la pausa più breve (i<br />
segni d’interpunzione indicano a chi legge l’obbligo di fermarsi). La<br />
pausa più lunga è affidata al punto fermo; al punto e virgola, una<br />
pausa intermedia.<br />
La virgola è d’obbligo nei vocativi:<br />
Mario, che cosa hai fatto?<br />
Al principio e alla fine di un inciso, di un’apposizione, di espressioni<br />
parentetiche, che si possono chiudere tra parentesi e togliere dal<br />
contesto, senza danneggiarne il senso compiuto:<br />
Marconi, genio italico, inventò il radiotelegrafo<br />
Cesare, varcato il Rubicone, marciò verso Roma<br />
La virgola si usa anche nelle elencazioni:<br />
Al mercato ho comprato mele, pere, arance e prugne.
I “due punti” (indicano una pausa quasi come quella del punto e<br />
virgola)si usa quando si vogliono riferire parole di altre persone e per<br />
chiarire o completare quanto detto in precedenza scrivo:<br />
Mamma ha comprato: carne, pesce, uova, frutta<br />
I due punti si usano prima di una enumerazione.<br />
Il punto interrogativo (?) si usa alla fine di una interrogazione.<br />
Segni ortografici (per indicazioni varie):<br />
(´`) accenti, (‘) apostrofo, ( . . . ) puntini di sospensione, ( ) parentesi,<br />
(“) virgolette, ( - ) lineetta, (= ) lineette, (-) tratto d’unione, ( * )<br />
asterisco, ecc.<br />
Alcuni di questi segni sono stati già trattati. Restano da considerare li<br />
parentesi tonde ( ) usate per racchiudere parole o frasi che vengono<br />
isolate dal resto del discorso in quanto non hanno con esso un preciso<br />
legame:<br />
La lettura (mi auguro che tu non l’abbia dimenticato) è<br />
utilissima<br />
per il buon uso della punteggiatura.<br />
Le parentesi quadre [ ] si usano per introdurre parole estranee al testo:<br />
Jolly [ pr. Jolly ]<br />
La lineetta ( _ ) sostituisce le virgolette nel discorso diretto:<br />
- Sei stato a prendere il fresco?<br />
- Sì
- E come si stava?<br />
Le lineette ( = ) vengono usate per spezzare la parola in fondo alla<br />
riga. Sono sostituite a volte da un semplice trattino ( - )<br />
Il trattino d’unione (- ) è usato per congiungere due termini:<br />
il confine italo - francese<br />
L’asterisco ( * ) era ed è usato al posto di un nome che non si conosce<br />
o si vuol tacere:<br />
Il signor * è indisponente<br />
Parte seconda<br />
L’alfabeto francese<br />
Il francese usa un alfabeto di 26 lettere per trascrivere 35 suoni<br />
diversi. Quindi non c’è esatta corrispondenza tra suoni e lettere,<br />
pertanto il francese non ha scrittura fonetica.<br />
L’<strong>italiano</strong> ha sempre scrittura fonetica per le vocali e quasi sempre per<br />
le consonanti (salvo “ch” e “sc”).<br />
Dato che le lettere dell’alfabeto sono insufficienti a rappresentare tutti<br />
i suoni di una lingua, per dare la trascrizione esatta della pronuncia di<br />
una parola bisogna far ricorso ad uno speciale alfabeto, che consenta<br />
di rappresentare ciascun suono con un segno diverso. Il sistema di<br />
trascrizione più largamente diffuso e generalmente accettato è quello
dell’alfabeto fonetico internazionale (v. vocabolario Petit Robert<br />
fotocopia).<br />
A gruppi di lettere diversi può corrispondere un identico suono:<br />
Per esempio:<br />
Ë = in, ain, aim (fin, impossible, bain, faim)<br />
= ch, sch (chaud, schéma)<br />
A una lettera possono corrispondere più suoni:<br />
s = s, z (pense, “s” sorda, poison, “s” sonora)<br />
A un suono possono corrispondere lettere diverse:<br />
i = i, y<br />
v = v, w<br />
Alcune lettere non si pronunciano<br />
e muta: un (e) petit (e) fill (e) (“e” non accentata in fine di parola) 2<br />
d, p, s, t: in fine di parola: trop, grand, petit, maisons<br />
h: “en haut” (“h” aspirata iniziale rifiuta la “liaison”)<br />
Sedici vocali
i: lit, ville y: rue, vu u: vous<br />
e: bébé, café Ø: peut, heureux o: auto, nos<br />
: sept, père œ: seul, beurre : port, note<br />
a: chat, pat : le a: passe, nation<br />
Ê: pain, fin œ: un, brun ô: bon, oncle<br />
ã: dans, chanter<br />
La “e” breve<br />
La “e” (breve) si pronuncia se si trova all’inizio di un gruppo:<br />
Que veux - tu?<br />
Reprends du fromage<br />
Demain tu iras la voir<br />
Le docteur va arriver<br />
Si può invece sopprimere la seconda e del gruppo:<br />
Ne m(e) prends pas d(e) billet<br />
Je l(e) connais biens<br />
Je r(e)garde la télévision le soir<br />
Non si pronuncia mai la e, es, ent (desinenza verbale) alla fine di un<br />
gruppo o di un vocabolo.<br />
2 La vocale tra parentesi non si pronuncia
Il va à la post(e) - Ell(es) dis(ent) qu’il est bêt(e)<br />
Si pronuncia la “e” breve del pron. Pers. “le” dopo un verbo<br />
all’imperativo:<br />
Donnez - le - Apportez - le<br />
All’interno di un gruppo:<br />
Si pronuncia la e preceduta da due o più consonanti pronunciate:<br />
Tous les vendredi - Apprenez bien vos leçon - exactement<br />
Non si pronuncia la e preceduta da una sola consonante pronunciata:<br />
Ell(e) n’a pas l(e) temps - La p(e)tite maison - d(e)vant la gare - Il<br />
pass(e)ra dans la s(e)main(e) - cett(e) photo - laiss(e) - moi r(e)garder.<br />
Le vocali intermedie<br />
chiuse: e ø o<br />
aperte: œ o<br />
sono pronunciate aperte o chiuse secondo che siano seguite o meno da<br />
una consonante pronunciata in sillaba accentata:<br />
chiuse: assez ase peu pø beau bo<br />
aperte: bête bt<br />
seul sœl porte port<br />
Se la sillaba finisce con (z) (s sonora) i suoni o e eu sono chiusi:
ose roz<br />
heureuse ørøz<br />
Semivocali<br />
w vois vwa loin lw<br />
i fille fij pied pje vaille vaj<br />
y lui lyi suis syi tuer tye<br />
Sedici consonanti<br />
In francese vi sono 16 consonanti, poiché jn, nasale palatale è<br />
sostituita da molti francofoni con n + j. Si pronuncia:<br />
Champagne ãpanj come panier panje<br />
Le sei occlusive e le sei fricative sono raggruppate in due serie<br />
parallele:<br />
una serie sorda (p, t, k, f, s, ) e una serie sonora (b, d, g, v, z, )<br />
Le altre quattro consonanti si pronunciano talvolta come sorde,<br />
talvolta come sonore, secondo gli elementi fonetici che le circondano:<br />
in “peuple”, l è sordo come “r” in “prend”.<br />
Di solito in francese nessun suono particolare segnala le consonanti<br />
doppie:<br />
grammaire gramr<br />
Il ritmo della frase<br />
Il ritmo è caratterizzato da:
- posto fisso dell’accento, sempre sull’ultima sillaba del gruppo<br />
ritmico o della parola, se pronunciata isolata.<br />
- accento di gruppo. Nell’enunciato la parola perde il suo accento a<br />
vantaggio dell’accento del gruppo. L’accento cade sull’ultima sillaba<br />
del gruppo.<br />
Notate come l’accento si sposta da una parola all’altra:<br />
la maison<br />
la grande maison la grande maison blanche la grande<br />
maison grande et rouge.<br />
L’accento di gruppo permette di spezzare l’enunciato in gruppi di<br />
significato che coincidono con le unità sintattiche:<br />
Elle est arrivée / hier / avec son père et sa mère<br />
In <strong>italiano</strong> ogni parola ha il suo accento tonico, salvo qualche<br />
preposizione o articolo:<br />
elena cánta giocándo nel práto<br />
Nadine chánte en jouant dans le pré<br />
L’accento di regola, cade sull’ultima sillaba del gruppo ritmico<br />
(accento ritmico):<br />
Si tu es fatigué / nous prendrons l’autobus / à la prochaine station.<br />
L’accento è sottolineato da una differenza di tono, di livello di voce e<br />
da una modificazione della curva melodica.<br />
Si tu es fatigué, nous prendrons l’autobus à la prochaine station.
Bonjour, madame Ledoux - C’est ici - Philippe est là - C’est son<br />
bureau<br />
Un altro accento può integrare il primo per sottolineare quello che<br />
sente o pensa chi parla. E’ l’accento di insistenza che poggia sulla<br />
prima o sulla seconda sillaba che si vuol mettere in risalto:<br />
C’est une règle absolue - Elle est adorable - C’est une spectacle ........<br />
La sillaba che esprime le reazioni personali del locutore è pronunciata<br />
con più forza delle altre.<br />
L’intonazione della frase semplice dichiarativa è ascendente nella<br />
prima parte e discendente nella seconda.<br />
Se chi parla attribuisce particolare valore a un gruppo di significato<br />
rispetto agli altri, può situare il tono più alto della voce alla fine del<br />
gruppo che intende sottolineare.<br />
L’intonazione sale:<br />
- alla fine della frase in sospeso (esitazione, pausa)<br />
- nelle domande (in genere)<br />
Vous étiez là. Vous étiez là?<br />
Nelle frasi imperative l’intonazione è discendente:<br />
Venez! Viens ici!<br />
Nelle frasi esclamative, l’intonazione si sposta in forma molto<br />
accentuata o verso l’alto (più frequentemente) e allora indica sorpresa,<br />
o verso il basso (rimprovero, delusione).
Vous étiez là.<br />
Gli accenti<br />
In francese esistono quattro accenti. Si possono usare solo sulle<br />
vocali. Di solito niente accento sulle maiuscole:<br />
A Paris<br />
accento acuto: (è) solo sulla “e” chiusa pronunciata in fine di parola o<br />
di sillaba (seguita da una sola consonante):<br />
bébé, répéter<br />
L’accento acuto non è mai seguito da una “d”, da una “f” o da una “z”<br />
finali:<br />
pied, clef, nez<br />
accento grave (à, è, ù): è frequente soprattutto sulla “e” (aperta): il<br />
achète, sempre in fin di sillaba o davanti a “s” finale: mocès.<br />
Permette di distinguere “à” preposizione da “a” (terza persona<br />
singolare del presente verbo “avoir”), “la” articolo da “là” avverbio di<br />
luogo, “ou” congiunzione da “où” interrogativo o relativo: çà - ça, dès<br />
- des.<br />
L’accento circonflesso (^): si può trovare su tutte le vocali, ma non è<br />
molto frequente. Sostituisce molto spesso una “s” caduta:<br />
pâte, bête, île, tôt, dû (part. pass. di “devoir” per non<br />
confonderlo con “du” prep. articolata), crû (part. Pass. Di croître) cru<br />
(part. Pass. Di croire), mûr (agg.) mur (nome).
Nelle corrispondenti parole italiane “l” e “s” spesso sopravvive: pasta,<br />
bestia, tosto...<br />
Dieresi (tréma) (¨): si può trovare su “e”, “i”, “u”. Scioglie i<br />
dittonghi, staccando una vocale dall’altra:<br />
haïr (però je hais), aiguë, saül<br />
Dieresi (tréma) (¨): si può trovare su “e”, “i”, “u”. Scioglie i dittonghi,<br />
staccando una vocale dall’altra:<br />
haïr (però Je hais), aiguë, saül<br />
Elisione<br />
L'elisione è la soppressione di una delle vocali finali “a”, “e”, “i”<br />
davanti ad una parola che comincia per vocale o "h" muta:<br />
S'il vient<br />
Le elisioni che si fanno nella pronuncia non sono sempre segnate<br />
nella scrittura:<br />
fidèle ami, faible escorte<br />
Quando l’elisione risulta nella scrittura, la vocale caduta è rimpiazzata<br />
da un apostrofo:<br />
l’or, d’abord, l’heure<br />
L'elisione è obbligatoria negli articoli “la” et “le”:<br />
l’église, l'homme<br />
- nel pronome atono “la” davanti ai pronomi “en”, “y”, o davanti ad<br />
un verbo:
Cette voix, je l'entends - Elle a bien agi: je l'en félicite.<br />
Elle refuse de partir: je 1’y contraindrai.<br />
(ma: Laisse-la entrer; envoie-la ouvrir: perchè “la” è accentato)<br />
- Nei pronomi “je”, “me”, “te”, “se”, “le” atono, seguiti dai pronomi<br />
“en”, “y” o davanti ad un verbo:<br />
J'ai, il m’entend, on l’aperçoit, il s’y perd<br />
(ma: Fais - le asseoir, perchè “le” è accentato)<br />
nel caso di “de”, “ne”, “que”, “jusque”, “lorsque” , “puisque”,<br />
“quoique”, e nelle locuzioni congiuntive composte con “que”:<br />
faible d’Esope, il n’a pas, ce qu’on a, je veux qu’il parte,<br />
jusqu’ici, lorsqu’il dit.<br />
Lorsqu’à des proposition...<br />
Lorsqu’en 1637...<br />
Puisqu’on veut - Quoiqu’un homme soit mortel - Avant qu’il<br />
vienne.<br />
- nel pronome “ce” seguito da “en” e davanti la “e” o la “a” inìziale di<br />
una forma semplice o composta del verbo “être”:<br />
C'est, ç’a été, c’eut été, c’en est fait<br />
- in presq’ile, quelqu’un (o quelqu’ une), ma non in “presque entier”,<br />
“presque achevé”, “quelque autre”<br />
- in “entre”, elemento dei cinque verbi “s'entr’aimer”,
“entr’apercevoir”, “s’entr’appeler”, “s’entr’ avertir”, “s’entr’<br />
égorger”.<br />
Senza apostrofo: “entre eux”, “entre amis”, “entre autres”<br />
- nella congiunzione “si” seguita da “il” (o “ils”):<br />
S’il vient, s'ils viennent, dis - moi s’il part<br />
Non si apostrofano mai: “une”, “ma”, “ta”, “sa”, “ce” (agg.<br />
dimostrativo); “qui” (pron. relativo soggetto).<br />
L'elisione non ha luogo davanti al nome “un” (cifra o numero),davanti<br />
a “huit”, “huitaine”, “huitième”, “uhlan”, “yacht”, “yak”, “yole”,<br />
“yucca” ecc.<br />
Nè davanti ad alcuni nomi propri come “Yemen”, “Yucatan” ecc.<br />
C’è discordanza di pareri riguardo “oui”, “onze”, “onzième”.<br />
Per alcuni nomi è possibile l’apostrofo:<br />
Il suffit de oui, la bonne soeur fit signe que oui<br />
Altri invece l'ammettono in determinati casi:<br />
Je crois qu’oui, je lui fit signe qu’oui, je pense qu'oui, il dit qu’oui,<br />
par un beau soleil d'onze heures, l’onzième volume.<br />
Anche per “ouate” (ovatta si esita: si dice più spesso “1a ouate”che<br />
“1’ouata”).<br />
Liaison (legamento)<br />
Si fa la “liaison” tra una consonante normalmente non pronunciata,ma<br />
scritta, e la vocale iniziale (o “h” + vocale) della parola che segue.
Le consonanti mute finali “s”, “t”, “d”, “x”, “z”, si pronunciano con<br />
suono (z):<br />
les idées jolies<br />
mes<br />
de bonne idées<br />
tes anniversaires belles<br />
ses<br />
attendent l’avion<br />
nos amis Ils habitent à Paris<br />
vos allumettes ouvrent le livre<br />
leurs étudiants arrivent<br />
ces<br />
Elles ont vingt ans<br />
des avions offrent un cadeau<br />
Vous avez des amis - Nous sommes en France - Vous êtes avec lui -<br />
Je suis à Paris.<br />
Beaux<br />
elle<br />
De jolis appareils chez eux<br />
grands<br />
petits<br />
dix hommes<br />
six oeufs (non si pronuncia la “f”)<br />
- suono (n)<br />
un autre cadeau<br />
un appartement<br />
son autre sac<br />
mon appartement
un anniversaire<br />
ton anniversaire<br />
- suono (t)<br />
C’est une femme<br />
C’est mon grand ami<br />
Quand il vient<br />
(d) - (t) quando la parola che segue inizia con vocale: grand effort<br />
La “liaison” è obbligatoria all’interno di un gruppo ritmico, ma non si<br />
effettua mai tra un gruppo e l'altro.<br />
Il les ont apportés / en autobus<br />
Mes parents / ont acheté / des oeufs<br />
Niente liaison con “et”:<br />
Il est grand /et / américain<br />
e tra “mais” e “oui”: mais /oui<br />
- con le parole che finiscono in “rt” si lega con “r” e non con “t”.<br />
un court entretien: kurãtrtj<br />
Enchaînement consonantico<br />
Tra l’ultima consonante di un vocabolo e la vocale iniziale della<br />
parola successiva non c’è interruzione di suono:<br />
Il a un (e) amie<br />
Avec un (e) amie<br />
Ell (e) attend<br />
Il est sept (h)eures<br />
C’est une bonn(e) idée<br />
Il est toujour (s) avec elle<br />
Cett(e) étudiant (e) est française<br />
Echaînement vocalico
Tra 1’ultima vocale di una parola e 1a vocale iniziale della parola<br />
successiva non c’è interruzione di suono:<br />
Il va au cinéma. Elle atten(d) un ami. Elle me(t) une robe.<br />
Il va achete( r ) une chemise. Il est chez Hélène.<br />
Il veut un chapeau. Il y a une carte postale.<br />
La “cedille” (,) si pone sotto la “c” per addolcire il suono davanti ad<br />
“a”, “o”, “u” e dunque per indicare che la consonante deve essere<br />
pronunciata come “s” sorda:<br />
Avança, leçon, reçu<br />
Il “trait d'union” (-).<br />
Serve a legare le parole:<br />
Arc - en - ciel, dit - il, toi- même.<br />
Il trait d’union è usato:<br />
- nei nomi composti<br />
- tra il verbo e il pronome personale (o “ce”, “on”) che lo segue:<br />
Dis - je, voit - on, est - ce vrai?<br />
- tra il verbo all’imperativo e i pronomi personali complemento, che<br />
formano con esso un solo gruppo fonetico, senza pausa:<br />
Crois - rnoi, prends - le, dites - le - moi , faites - le - moi savoir.<br />
Senza trait d’union:<br />
Veuille me suivre, viens me le raconter<br />
- prima e dopo la consonante eufonica:
Repliqua - t - il, chante - t - elle, convainc - t - on?<br />
- nei numeri composti, tra le parti che sono minori di cento:<br />
quatre - vingt - dix - huit, cinq cent vingt - cinq<br />
- davanti a “ci” e “là” congiunti dalle diverse forme del pronome<br />
“celui” o ai nomi preceduti da aggettivo dimostrativo:<br />
Celui .- ci, ceux - là, cette personne - ci, ces chose - là<br />
- nelle espressioni composte in cui siano usate “ci” e “là”:<br />
Ci - contre, ci - joint, là - haut, jusque - là par - ici, par - là ecc.<br />
- tra il pronome personale e l’aggettivo “même”:<br />
moi - même, nous - même ecc.<br />
Divisione in sillabe<br />
Francese e <strong>italiano</strong> rispettano sostanzialmente la stessa divisione in<br />
sillaba, eccetto con 1’ “s” impura (seguita da consonante):<br />
it. un a - spet - to<br />
fr. un as-pect<br />
- non si dividono mai le sillabe tra due vocali che formano dittongo:<br />
ca - mion (e non ca-mi-on)<br />
- si divide tra due consonanti, purchè la seconda non sia una “r” o<br />
“1”:<br />
ar - tic1e, per - mis - sion, as - su -rer<br />
invece: théâtre - théa-tre,<br />
tableau - ta - bleau
- si divide dopo la prima di tre consonanti consecutive, se la terza è<br />
“r” o “l”:<br />
en - tre - prise, ar-bre, exem - ple<br />
altrimenti si divide tra la seconda e la terza consonante:<br />
comp - ter<br />
Come in ita1iano, le lettere maiuscole si usano all'inizio della frase e<br />
all'inizio di un nome proprio (sia esso nome che cognome):<br />
Victor Hugo<br />
L’ALPHABET FRANCAIS<br />
A B C D E F G H I J K L M<br />
a b c d e f g h i j k l m<br />
[a] [be] [se] [de] [ f [e] [a] i i ka l m<br />
N O P Q R S T U V W X Y Z<br />
n o p q r s t u v w x y z<br />
n o pe ky r s te y ve dublve iks igrk zed<br />
Les signes ortographiques<br />
é: accent aigu; è: accent grave; ê: accent circonflexe; ë: le tréma<br />
(Noël);<br />
l’: l’apostrophe (f.); grand - père: le trait d’union.<br />
Les signes, de ponctuation
(.) le point - (,) la virgule 1 - (;) le point et virgule - (...) les points<br />
de suspension - ( ) les parenthèses (f.) - (?) le point d’ interrogation; -<br />
(!) le point d’exclamation - (“”) les guillemets (m.) - ( - ) le tiret.<br />
Tableau de la prononciation française<br />
Accent tonique [aksã t nik]<br />
a) sur la dernière syllabe: caméra, mercredi<br />
b) sur la pénultième, si la dernière syllabe est muette, c’est - à - dire si<br />
elle se termine par - e, - es, - ent (desinence verbale): idole, parole, ils<br />
parlent.<br />
Consonnes finales: pied, trop, 1it, assez, dix mots<br />
(en général les consonnes “de”, “p”, “t”, “s”,”x”, “z” ne se prononcent<br />
pas à la fin du mot)<br />
Division des syllabes: es - prit, a - pos - to - lat, pos - tal.<br />
(comme en italien, sauf pour le “s” devant consonne)<br />
Les sons et les mots<br />
l. Les voyelles<br />
1. Le son [i] s’ècrit: i, y ami, type<br />
2. Le son [e] s’écrit: è (en syllabe ouverte) clé, début<br />
e (en syllabe finale fermée) nez, parler, pied<br />
ai (dans les verbes et dans certains mots en<br />
1 La virgola non va mai posta:<br />
- tra soggetto e verbo, tra verbo e complemento oggetto<br />
- prima di “et” e “on”.
syllabe ouverte) j’ai, j’irai, gai.<br />
3. Le son [ (e ouvert) s’écrit: ai la laine, il avait<br />
ei<br />
è<br />
e<br />
ê<br />
pleine, reine<br />
père, mère, fière<br />
la pierre, le fer, la mer<br />
forêt, prêt, arrêt<br />
4. Le son [a] (a antérieur) s’écrit: a lac, bras, table<br />
5. Le son [a] (a postérieur) s’écrit: a vase<br />
â pâte<br />
6. Le son [o] (o fermé) a’écrit: eau beau, l’eau, le marteau<br />
au<br />
o<br />
le taureau<br />
Monaco, dodo<br />
7. Le son [ ] (o ouvert) s’écrit: o l’or, le trésor, le port<br />
8. Le son [u] s’écrit: ou le souper, vous, nous<br />
9. Le son [w] (sèmi - voyelle) s’écrit: ou (devant voyelle): oui<br />
10. Le son [wa] s’écrit: oi roi, Blois<br />
11. Le son [ (e atone) s’écrit: e le livre de lecture,<br />
je parle le premier<br />
(dans les monosyllabes et en<br />
syllabe ouverte non finale,<br />
précédé par deux consonnes)<br />
12. Le son ø s’écrit: eu bleu, le pneu, le feu, heureux,
il peut<br />
13. Le son [œ] s’écrit: œ, œ u, eu l’œil, l’œuf, le bœuf, l’heure<br />
14. Le son [y] (“u” pour les lèvres, “i” pour la langue)<br />
s’écrit: u mur, dur<br />
s’écrit: eu par exception:<br />
j’eus, j’ai eu<br />
15. Le son [ ] (semi - voyelle) est toujours suivi de i: huit, nuit<br />
Les nasales<br />
1.Le son [ nasal s’écrit: in, im 1<br />
yn, ym<br />
ain, ein<br />
vin grimper<br />
syncope, sympatique, thym<br />
saint, plein<br />
en (après i) bien, mien<br />
2. Le son ã nasal s’écrit:an, am (1) blanc, rampe<br />
en, em<br />
encre, empire<br />
3. Le son [] nasal s’écrit: on, om (1) ombre, son<br />
4. Le son [œ] nasal s’écrit: un un son importun.<br />
La mouillèe (i semi - voyelle)<br />
Le son [ j ] s’ècrit:<br />
(i suivi d’une voyelle): pied, lion<br />
y (entre voyelles): payer<br />
- ill -: piller [ pije ], sillage<br />
1 Se però “m”, “n”, fanno parte della sillaba che segue o sono seguiti da un’altra “n” o “m”, la vocale mantiene il<br />
suono primitivo.<br />
Es. homme, fine, ennemi
-il (à la fine du mot prècèdè de voyelle):<br />
vieil [ vijεj ]<br />
mais: tranquille, mille, ville, village, illogique 8le mot italien a aussi<br />
deux “1”<br />
Les consonnes<br />
1. Le son [ f ] s’ècrit: f, ph fable, photographie<br />
2. Le son [ ] s’ècrit: J jouet, Jean, je joue, jeter<br />
g (devant e i) manger, gigot<br />
3. Le son [ k ] s’ècrit: c cancan. Cocorico<br />
q, qu coq, qui, que, quoique<br />
k<br />
kilo, kèpi<br />
4.Le son [ s ] s’ècrit: s<br />
se, ses, s’est<br />
c, ç c’est, ça, ce, garçon- ci<br />
sc<br />
science, scène<br />
5. Le son [ z ] s’écrit: s, z rose, bise, zéro, zézayer<br />
6. Le son [ t ]s’écrit: t, th théÂtre, synthèse<br />
7. Le son [ ] s’écrit: ch, sch chat, chocolat, schéma<br />
8. Le son [ ] s’écrit: gn ignorant, peigne<br />
9. H ne se prononce pas, mais influe sur l’article qui le précède.<br />
Liaison<br />
Eccezione: femme [fam], evidemment
Les mots français ne se prononcent jamais seuls, mais par groupes<br />
phonétiques: Il avait invité des amis [ ilavεvite dezami ]<br />
Le signe [ : ] marque un allongement de la voyelle:<br />
la chaise de Pierre<br />
Parte terza<br />
L’articolo<br />
“Il” insieme con “lo” e “la” è articolo determinativo, perché determina<br />
con precisione una certa persona o cosa.<br />
“Il” deriva dal latino:<br />
ille pater (quel padre), illa mater (quella madre)<br />
col passare del tempo si sono trasformati in<br />
il (le) pater, (il) la mater<br />
cioè “il” padre, “la” madre.<br />
“Un” e “uno” sono articoli indeterminativi, perché non determinano la<br />
persona o la cosa. Restano nel vago.<br />
Dammi il libro (quel certo libro)<br />
Dammi un libro (uno qualsiasi)<br />
“Uno” non ha plurale. In senso contabile, il plurale di uno sarebbe<br />
“due”, “tre” ecc. Il plurale di uno è “alcuni”:<br />
Ho bevuto un bicchiere<br />
un topo
Ho bevuto alcuni bicchieri alcuni topi<br />
“Uni” si usa come pronome:<br />
Gli uni leggono, gli altri giocano<br />
A differenza di altre parti del discorso (verbo, aggettivo, avverbio,<br />
pronome, nome) che godono di una relativa mobilità, l’articolo sta<br />
incollato al nome e può muoversi solo con esso.<br />
Il plurale di “il”, “lo”, “la”, è “i”, “gli”, “le”.<br />
“Uno” , “lo”, “gli” si usano:<br />
- davanti a “s” impura<br />
uno stupido, lo studente, gli sconosciuti<br />
- davanti a “z”<br />
uno zoccolo, lo zoppo, gli zaini<br />
- davanti a “ps”, “gn”, “pn”, “x”<br />
uno psichiatra, lo xilofono, gli pneumatici<br />
Si evita così il suono contiguo di tre consonanti: il psichiatra darebbe<br />
un cacofonico gruppo “lps”.<br />
Il plurale di “Dio” è “gli dei” (e non “i dei”)<br />
“Gli” si apostrofa davanti a parola che comincia con “i”<br />
gl’inglesi (non scrivere mai gl’europei, ma volendo si può<br />
scrivere anche gli inglesi).<br />
“Lo” davanti a vocale si elide:<br />
l’insetto l’amore, l’urto
“Lo” e “gli” davanti a “i” semiconsonante (cioè seguita da vocale)<br />
non si elidono:<br />
lo iato, lo Ionio, gli iati<br />
“La” si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale<br />
l’aurora, l’ombra<br />
“Le” non si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale<br />
le ansietà, le estremità<br />
“Un” non si elide<br />
un arco (e non un’arco)<br />
perché “un” è troncamento di “uno”.<br />
“Una” si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale “a”:<br />
un’afa, un’antenna, un’adunanza<br />
mentre davanti a nomi che iniziano con altre vocali l’uso oscilla tra<br />
l’elisione e la non elisione:<br />
un’età e una età, un’ombra e una ombra<br />
Presenza e assenza dell'articolo<br />
I nomi maschili di persona rifiutano l’articolo (è dialettale dire il<br />
Mario, il Giovanni) che è invece accettato, specie nell’uso familiare,<br />
da quelli femminili (la Graziella, l’Antonietta9.<br />
I cognomi degli illustri sono usati, anche senza articolo:<br />
Manzoni, il Manzoni<br />
Carducci, il Carducci
Per le donne è ai rigore l'articolo, tanto se illustri:<br />
la Garbo, la Jotti<br />
quanto se oscure.<br />
La bianchi, la Rossi<br />
Quando il nome proprio è preceduto da un titolo, purchè non sia “ser”,<br />
“messer”, “maestro”, “fra”, “san”, “don”, “donna” si premette<br />
l’articolo:<br />
il cavalier Anselmo, il dottor Zivago<br />
però non si dice: il fra Cristoforo, il messer Ludovico, la donna Rachele<br />
Articolo con nomi geografici<br />
Mari, monti, fiumi, continenti e regioni vogliono l’articolo:<br />
il Tirreno, il Cervino, il Po (ho pescato nel Po, ma: ho<br />
pescato “in” Arno), la Lombardia, l’Europa.<br />
Davanti ai nomi di città l'articolo si omette,<br />
Torino, Milano, Recanati, Barletta<br />
tranne: il Cairo, La Spezia, L’Aquila, La Mecca, L’Avana, L’Aia<br />
Però si dirà:<br />
La Torino Risorgimentale<br />
La Milano industriale<br />
La Firenze dei Medici<br />
in quanto l’articolo viene usato davanti ai nomi di città accompagnati<br />
da un aggettivo o da un complemento di specificazione.
Le nazioni vogliono l’articolo:<br />
La Spagna, il Belgio, la Germania<br />
tranne:<br />
Israele, Haiti, Cuba, San Marino, Monaco, Andorra<br />
Le grandi isole vogliono l'articolo:<br />
la Sicilia, la Sardegna, il Madagascar<br />
però lo respingono:<br />
Cipro, Creta, Cuba, Ischia, Capri, Caprera, Ponza, Rodi,<br />
Malta, la Capraia, la Maddalena, la Gorgona<br />
Articolo con nomi di parentela accompagnati da aggettivi possessivi.<br />
Con padre, madre, sorella, cugino ed altri termini di parentela<br />
preceduti dal possessivo non va l’articolo, pertanto si dirà:<br />
mio padre, tua sorella, tua madre, suo zio, nostro nipote, suo<br />
cugino, nostro cognato, vostro genero, vostra suocera.<br />
Tali nomi, usati al singolare e preceduti da un aggettivo possessivo<br />
(escluso “loro”), rifiutano l’articolo.<br />
Eccezioni: il mio babbo, la tua mamma, il suo papà<br />
perché i nomi di parente1a, quando sono alterati o di tono affettuoso<br />
vogliono l’artico1o davanti al possessivo:<br />
il mio nonnino<br />
Tali nomi quando sono usati al p1urale o accompagnati da un
aggettivo vogliono l’articolo:<br />
i miei fratelli, il mio adorato padre, il suo ricco zio i suoi<br />
suoceri, i loro figli, i vostri simpatici cugini.<br />
E così quando il possessivo segue il nome:<br />
il figlio suo, la madre tua<br />
“Il” riacquista l’originario valore etimologico di “ille” (quello)<br />
quando assume funzioni di dimostrativo:<br />
Alessandro “il Grande”, Plinio “il Giovane”<br />
Si usa omettere l'articolo:<br />
- davanti ai nomi dei giorni quando sono sottintesi gli aggettivi<br />
“prossimo” e “scorso”:<br />
Giovedì (prossimo) non andrò a scuola<br />
Domenica (scorsa) ho visitato gli scavi di Pompei<br />
mentre:<br />
Odio il lunedì (tutti i lunedì)<br />
- davanti ai nomi dei mesi quando non sono accompagnati da<br />
aggettivi:<br />
Febbraio è il mese più corto<br />
- davanti ai nomi usati nelle elencazioni:<br />
Nella vecchia abitazione c’erano quadri, poltrone, vasi,<br />
specchi<br />
- davanti ai nomi nelle frasi interrogative:
Hai libri e quaderni da prestarmi?<br />
- davanti ai nomi usati nelle frasi negative:<br />
Non ho tempo e denaro da sprecare<br />
- davanti ai nomi che compaiono in brevi frasi:<br />
Ho sonno. Avverto fame e sete. Vai a destra. Mi chiama<br />
per nome.<br />
Preposizioni articolate<br />
La preposizione articolata è l’unione di una preposizione semplice<br />
(“di” - “a” - “da” - “in” - “con” - “su” - “per”) con un articolo<br />
determinativo (“il” - “lo” - “la” - “i” - “gli” - “le”).<br />
Ecco lo specchietto di tutte le preposizioni articolate:<br />
il lo 1a i gli le<br />
di del dello della dei degli delle<br />
a al allo alla ai agli alle<br />
in nel nello nella nei negli nelle<br />
con col coi<br />
su sul sullo sulla sui sugli sulla<br />
per<br />
Nello specchietto sono rimasti vuoti gli spazi corrispondenti a quelle<br />
forme che non vengono. più usate ( si possono trovare solo nelle
opere poetiche ) Si dice:<br />
con lo zio, per il viale, per la strada<br />
D’altra parte anche a “col” e a “coi” si preferiscono le forme “con il”<br />
e “con i”.<br />
Articolo partitivo<br />
La preposizione “di” composta con gli articoli può acquistare valore<br />
partitivo.<br />
Attenzione a:<br />
L’auto di mio padre ha la leva “del” cambio rotta<br />
La scuola dove studio ha intorno “del” verde<br />
“Del” ha valore diverso nelle due frasi: nella prima è preposizione<br />
articolata, nella seconda è articolo partitivo:<br />
del, dello, dei, degli, della, delle<br />
hanno valore partitivo quando significano “un po’”, “una certa<br />
quantità”, “alcuni”:<br />
Ho bevuto del vino. Ho trovato degli amici comprensivi.<br />
Le grammatiche consigliano di non abusare del partitivo, costrutto<br />
derivato proprio dalla lingua francese.<br />
Si eviti ad esempio di dire:<br />
Il pianista aveva delle mani bellissime<br />
Essendo soltanto due, non v’è pericolo di sbagliare affermando che “il<br />
pianista aveva mani bellissime”.
Si obbedisce così ad un’altra regola, stilistica non <strong>grammatica</strong>le, che<br />
suggerisce di eliminare il superfluo. Nella comunicazione linguistica,<br />
tutto ciò che è inutile è dannoso.<br />
La pubblicità a volte esorta:<br />
“Pulitevi i vostri denti col dentifricio...”<br />
“Lubrificate la vostra auto con l’olio...”<br />
Anche questo è un uso ricalcato sul modello francese. Basterà dire:<br />
“Pulitevi i denti...”<br />
“Lubrificate la vostra auto...”<br />
SCHEMA RIASSUNTIVO<br />
Articolo determinativo<br />
Maschile<br />
singolare: il - lo<br />
Articolo indeterminativo<br />
Maschile: un - uno<br />
Femminile: una<br />
plurale:<br />
i - gli<br />
singolare: la<br />
Femminile<br />
Parte quarta<br />
plurale: le<br />
Il nome è la parte del discorso che serve a nominare le cose, le<br />
persone animali, le cose, gli eventi. Si chiama<br />
anche sostantivo<br />
perchè indica una sostanza, contrapposto in ciò all’aggettivo, che<br />
indica una qualità o un’altra connotazione aggiuntiva (da
“adjectivum”, che si aggiunge).<br />
Il nome può essere “concreto” quando indica cose che cadono sotto i<br />
sensi, “astratto” quando indica sentimenti, qualità, idee percepibili<br />
con la mente:<br />
“cane, pietra, sedia” sono concreti<br />
“bontà, virtù, bellezza” sono astratti<br />
Tuttavia è meglio non insistere su questo punto, perché a voler essere<br />
precisi, troveremo il confine tra i due gruppi assai evanescente ed<br />
opinabile.<br />
Astratti sono quei nomi, insegnano le grammatiche tradizionali, che<br />
indicano cose che non si possono vedere né toccare né sentire. Se<br />
“bontà” è astratto, “angoscia” e “affanno” sono astratti o concreti?<br />
Astratti, rispondono le grammatiche tradizionali, eppure in un certo<br />
qual modo vengono percepite dai nostri sensi. Alcuni nomi sono poi<br />
in alcuni casi astratti e in altri concreti.<br />
Il nome può essere “comune” quando indica uno o più individui,<br />
senza distinguerli da altri appartenenti alla stessa specie:<br />
ragazzo, monte, fiume, signora, viso<br />
e “proprio” quando si riferisce ad un determinato individuo,<br />
isolandolo dal resto della specie:<br />
Antonio, Cervino, Adige, Itali<br />
Il nome proprio non ha plurale, tranne quando ha valore traslato:
i Cesari = gli imperatori di Roma<br />
oppure indica una famiglia:<br />
gli Scipioni, i Fabii<br />
Al nome proprio vanno assimilati i cognomi:<br />
Peertini, Quasimodo, Ungaretti, Guttuso<br />
- gli pseudonimi:<br />
Alberto Moravia (all’anagrafe Alberto Pincherla)<br />
Ignazio Silone (Secondino Tranquilli)<br />
Collodi (Carlo Lorenzini)<br />
Giosuè Carducci (Enotrio Romano)<br />
Trilussa (Carlo Alberto Salustri)<br />
- i soprannomi:<br />
Carlo Magno, Giuliano l’Apostata, Scipione l’Africano<br />
- i nomi patronimici:<br />
il Pelide Achille (figlio di Peleo)<br />
il Laerziade (Ulisse, figlio di Laerte)<br />
i Merovingi (discendenti di Meroveo)<br />
i Napoleonidi (discendenti di Napoleone)<br />
- i nomi patronimici, indicanti la patria d’origine :<br />
l’Aretino (nato ad Arezzo)<br />
il Perugino (nato a Perugia)
il Veronese (Paolo Caliari, nato<br />
a Verona)<br />
l’Urbinate (Raffaello Sanzio, nato ad Urbino)<br />
- i titoli di libri e di opere d'arte:<br />
Decamerone, Giudizio Universale<br />
Il cognome va sempre posposto al nome, ma la burocrazia, la<br />
consuetudine dell’appello per ordine alfabetico, a scuola, in caserma,<br />
agli sportelli degli uffici, ha soffocato l’individualità presente nel<br />
nome. I ben parlanti, però, diranno sempre Dante Alighieri, non<br />
Alighieri Dante. Illustri o meschini, noi esistiamo prima come persone<br />
e poi come famiglia. Così nella busta di una lettera scriveremo “al<br />
dott. Mario Rossi”, non a “Rossi dott. Mario”.<br />
Riguardo alla struttura, il nome può essere:<br />
- primitivo, quando non deriva da nessun altro (casa, mano, suono)<br />
In questo caso gli elementi costitutivi delle parole sono la “radice” e<br />
la “desinenza”(giardin - o, sol - e, mar - e)<br />
- derivato, quando deriva da un altro (casalinga, manovale, suonatore)<br />
In quest’ultimo caso, il significato della parola primitiva rnuta<br />
profondamente . Nel caso di:<br />
giardiniere, sole, mareggiata, casalinga<br />
tra radice e desinenza s’inserisce un. “suffisso”<br />
mentre in
de - merito, re - azione<br />
s’inserisce un “prefisso” (la radice rimane)<br />
La radice unita a prefisso o suffisso determina il “tema” della parola.<br />
Nelle parole primitive radice e tema si identificano.<br />
Quando invece si verifica un mutamento parziale superficiale, e il<br />
senso nella sostanza rimane intatto, abbiamo il nome alterato:<br />
donna, donnone, donnina, donnetta, donnaccia<br />
Donnone è accrescitivo (da notare il passaggio al maschile, quasi a<br />
potenziare la forza muscolare), donnina vezzeggiativo, donnetta<br />
diminutivo, donnaccia dispregiativo. In pratica, il nome alterato<br />
equivale a un sostantivo più un aggettivo:<br />
donnone = donna grossa, donnina = donna<br />
graziosa<br />
donnetta = donna piccola, donnaccia = donna<br />
scostumata<br />
Attenzione: signorina non è una signora piccola, è una donna non<br />
sposata.<br />
Esistono dei nomi che a prima vista sembrano dei nomi alterati:<br />
Esempi: il “bottone” non è una grossa botte<br />
il “rubinetto” non è un piccolo rubino<br />
il “burrone” non è un grosso pezzo di burro<br />
il “brigantino” non è un piccolo brigante
il “limone non è una grossa lima<br />
il “mulino” non è un piccolo mulo<br />
la “focaccia” non è una spregevole foca<br />
Altri invece che in origine erano alterati, ma che hanno assunto<br />
nell’uso un significato non alterato:<br />
cavalletto (da “piccolo cavallo” a strumento in legno,<br />
metallo<br />
o plastica che serve per diversi usi)<br />
cannone (in orgine “grossa canna”)<br />
cartella e cartuccia (ambedue in origine “ piccola<br />
carta)<br />
Il nome alterato ha scarsa presenza nell’uso corrente, ed è peccato<br />
perché offre una varietà di sfumature, di mezze tinte e mezzi toni, che<br />
arricchiscono il pensiero. Qualche altra desinenza:<br />
- ello: vinello<br />
- uzzo: labbruzzo<br />
- otto: ragazzotto<br />
- astro: poetastro<br />
- onzolo: pretonzolo<br />
- iccio: sudaticcio<br />
- acchione: matttacchione<br />
- icciolo: porticciolo
- uncolo: ladruncolo<br />
- uccio: tesoruccio<br />
- erelIo: vechierello<br />
-.iciattolo: mostriciatto<br />
- ucolo: avvocatucolo<br />
- occio: grassoccio<br />
- olo: figliolo<br />
- ognolo: amarognolo<br />
Non manca il diminutivo dell'accrescitivo, come “palla” che si gonfia<br />
in “pallone” e poi si ridimensiona in “palloncino”. Così pure abbiamo<br />
il dispregiativo del diminutivo. Di un cane diciamo “cagnetto”, e se<br />
vogliamo aggiungere che è anche cattivo diciamo “cagnettaccio”.<br />
Attenzione, quando scrivo:<br />
Dopo pochi minuti la “nuvola” si è risolta in fitta<br />
pioggia<br />
Ben presto il “nuvolone” ha offuscato il sole<br />
Il nome femminile “nuvola” con 1’aggiunta del suffisso “ one” si<br />
muta nel maschile “nuvolone”.<br />
Anche altri suffissi (“ottolo”, “etta”, “ino”) cambiano il genere del<br />
nome.<br />
Qualche esempio:<br />
La via (f)<br />
il viottolo(m)
il sapone (m) la saponetta (f)<br />
la villa (f)<br />
il villino (rn)<br />
Generi dei nomi<br />
E’ opinione molto diffusa e altrettanto errata che tutte le parole<br />
uscenti in “a” siano femminili, perciò non di rado 1’anagrafe registra<br />
neonate chiamate Vania (sebbene zio Vania di Cechov, fosse uomo),<br />
Leonida (considerato femminuccia nonostante il virile coraggio<br />
dimostrato alle Termopoli) e persino Enea.<br />
E’ pur vero che la maggioranza dei nomi in “a” sono femminili ma<br />
non tutti. Sono maschili:<br />
il pirata, il boia, il problema,<br />
l’elettrocardiogramma, il teorema, il telegramma<br />
e molti altri<br />
Ma nel popolo, osserva il Panzini, l’equivalenza tra la desinenza in<br />
“a” e il genere femminile è talmente sentita che spesso si sente dire<br />
“una inglesa”, “una francesa”.<br />
Al genere femminile appartengono inoltre:<br />
- i nomi dei frutti: la noce, la pera, la pesca<br />
Fanno eccezione : il fico, il cedro, il limone, il dattero<br />
- i nomi di città e di isole: Messina, Sardegna<br />
Fanno eccezione: il Pireo, Il Cairo, Il Madagascar ecc.<br />
Genere maschile
Inversamente, tutti i nomi in “o” sono maschili, con alcune eccezioni:<br />
la radio, la mano, la dinamo, l’eco (che però al<br />
plurale è maschile: gli echi).<br />
Appartengono a tale genere:<br />
- molti nomi di fiumi, laghi e monti: Volturno, Cervino, Trasimeno<br />
Fanno eccezione: la Dora, la Senna, le Alpi, le Ande ecc.<br />
- i nomi dei giorni della settimana e dei mesi<br />
Fa eccezione: la domenica<br />
- molti nomi di piante e di alberi da frutto<br />
Fanno eccezione: la vite, la palma, la quercia, la felce ecc.<br />
- i nomi dei metalli<br />
Genere comune<br />
Esistono molti nomi che hanno una sola forma e per il maschile (il<br />
genere si distingue dall’articolo o dall’aggettivo che li accompagna):<br />
il nipote (m)<br />
il giornalista (m)<br />
un parente (m)<br />
un farmacista (m)<br />
famoso cantante (m)<br />
bravo insegnante (m)<br />
un barista (m)<br />
la nipote (f)<br />
la giornalista (f)<br />
una parente (f)<br />
una farmacista (f)<br />
famosa cantante (f)<br />
brava insegnante (f)<br />
una barista (f)<br />
Particolarità del genere
Contralto - soprano<br />
sono nomi di genere femminile, ma indicano persone di sesso<br />
femminile.<br />
Esistono poi nomi di genere femminile che possono riferirsi ad<br />
entrambi i sessi:<br />
la spia, la guida, la persona, la sentinella, la<br />
vedetta, la guardia (non hanno il maschile)<br />
Tra i nomi di animali, alcuni presentano due nomi per indicare i due<br />
sessi:<br />
lupo (m) - lupa (f), gallo (m) - gallina (f), pecora<br />
(f) - montone (m), cane (m) - cagna (f), maiale<br />
(m) - scrofa (f), leone (m) - leonessa (f), gatto<br />
(m) - gatta (f)<br />
Per altri specificheremo:<br />
la pantera maschio<br />
il cigno maschio<br />
la pantera femmina<br />
il cigno femmina<br />
il leopardo maschio il leopardo femmina<br />
o la femmina del<br />
leopardo)<br />
Formazione del femminile<br />
I nomi con desinenza in “o” hanno il femminile in “a”<br />
amico (m) - amica (f), cuoco (m) - cuoca (f),
pettegolo (m) - pettegola (f)<br />
ma: avvocato (m) - avvocatessa (f)<br />
- I nomi con desinenza in “e” hanno il femminile in “a” o in “essa”:<br />
infermiere (m) - infermiera (f), signore (m) -<br />
signora (f), leone (m) - leonessa (f),<br />
professore (m) - professoressa (f)<br />
- I nomi in “a” hanno il femminile in “essa”:<br />
duca - duchessa, poeta - poetessa<br />
- I nomi che terminano in “tore” hanno il femminile in “trice”<br />
lavoratore - lavoratrice, attore - attrice<br />
ma: dottore - dottoressa, impostore - impostora<br />
Il nome femminile “mucca” è diverso dal maschile “bue”. In <strong>italiano</strong><br />
esistono nomi che hanno il femminile completamente diverso dal<br />
maschile:<br />
Babbo - mamma, padre - madre, uomo - donna, maschio - femmina,<br />
cavaliere - dama, marito - moglie, fratello - sorella, genero - nuora,<br />
celibe - nubile, montone - pecora<br />
Attenzione: il femminile di re è regina, di doge dogaressa, di pastore<br />
pastora, di frate suora, di cavaliere amazzone (a cavallo) e dama (in<br />
salotto)<br />
Altri esempi:<br />
re - regina, dio - dea, stregone - strega, compare -
comare, camoscio - camozza<br />
Alcuni nomi, cambiando genere, mutano completamente il significato.<br />
I più frequenti sono: il testo (opera scritta) - la testa (parte del corpo),<br />
il boa (serpente) - la boa (segnale galleggiante), il fronte<br />
(schieramento di un esercito) - la fronte (parte del corpo umano), il<br />
mento (parte del volto umano) - la menta (pianta erbacea), il modo<br />
(maniera) - la moda (usanza di breve durata), il buco (cavità che passa<br />
da parte a parte) - la buca (cavità di terreno), il capitale (somma di<br />
danaro) - la capitale (città principale di uno stato), il pianeta (astro che<br />
non ha luce propria) - la pianeta (parametro sacerdotale), il fine<br />
(scopo) - la fine (termine di un’azione), il lama (animale) - la lama<br />
(parte tagliente del coltello), il collo (parte del corpo oppure cassa) -<br />
la colla (adesivo), il figlio (pezzo di carta) - la foglia (appendice della<br />
pianta), l’arco (arma) - l’arca (sarcofago), il carico (peso) - la carica<br />
(energia), il lancio (effetto del lanciare) - la lancia (arma), il maglio<br />
(grosso martello) - la maglia (intrecciatura del filo), il pieno (carico<br />
completo) - la piena (aumento della portata di un corso d’acqua), il<br />
palo (legno lungo e dritto) - la pala (attrezzo), il manico (impugnatura<br />
di un oggetto) - la manica (parte del vestito), il galero (cappello<br />
cardinalizio) - la galera (carcere).<br />
L’emancipazione femminile ha creato problemi linguistici ignoti nel<br />
passato anche recente. Un tempo le professioni e le cariche erano tutte
in salda mano maschile. La società patriarcale riconosceva alla donna<br />
il diritto di scegliere uno di questi tre mestieri: casalinga, serva,<br />
cortigiana. Poi un po’ alla volta la donna è uscita dalle mura<br />
domestiche ed è andata a scuola ad insegnare: nasce il femminile di<br />
maestro, maestra. Ad un livello superiore fece la professoressa. Poi la<br />
donna si laureò in medicina, curò i malati e fece la dottoressa, che non<br />
è la moglie del dottore, come principessa lo è del principe, e fattoressa<br />
del fattore, bensì indica una condizione professionale. Ma qual è il<br />
femminile di sindaco? Fino ad ieri sindachessa era la moglie del<br />
sindaco, nulla vieta di usare questo termine per indicare questa<br />
funzione, svolta da una donna.<br />
Più volte si legge sui giornali: “in tribunale l’avvocato Maria Rossi ha<br />
pronunciato una brillante, applauditissima arringa”. Ma<br />
<strong>grammatica</strong>lmente si potrebbe scrivere “avvocata”, trattandosi del<br />
participio passato del verbo latino “ad - vocare” (chiamare uno come<br />
consigliere). D’altronde il femminile di convocato è convocata. Per la<br />
stessa ragione, meglio deputata che deputatessa. Per il ministro -<br />
donna il discorso si fa più difficile, signora ministra non è usato, ed ha<br />
preso piede “ministro”, riferito ad una donna. Lo stesso avviene per<br />
la signora capotreno, per il direttore responsabile di un rotocalco e per<br />
la pilota.<br />
Numero del nome.
I nomi col singolare in “a” cambiano al plurale la “a” in “e” se<br />
femminili<br />
sera - sere, paura - paure, signorina - signorine<br />
Eccezioni: ala - ali, arma - armi;<br />
i nomi maschili cambiano al plurale la “a” in “i”<br />
dramma - drammi, poeta - poeti, pilota - piloti.<br />
I nomi col singolare in “o” cambiano al plurale la “o” in “i”<br />
tempo - tempi, argomento - argomenti,<br />
gruzzolo - gruzzoli.<br />
I nomi col singolare in “e” cambiano al plurale la “e” in “i”<br />
classe - classi, dimostrazione - dimostrazioni,<br />
lezione - lezioni.<br />
Particolarità sul numero de1 nome<br />
Nomi col singolare in “co”.<br />
Per questi nomi è consigliabile consultare il vocabolario e scegliere.<br />
In parecchi casi, infatti i vocabolari sono discordanti. Per esempio il<br />
Palazzi assegna a “manico” il plurale manichi, lo Zingarelli manichi e<br />
manici. Per stomaco, lo Zingarelli registra stomachi e stomaci,<br />
contraddetto dal Palazzi, che prescrive testualmente “stomachi” e non<br />
stomaci, che è errore. Una regola proposta da alcuni assegna il plurale<br />
“ci” ai nomi sdruccioli, vale a dire con l’accento sulla terzultima<br />
sillaba:
(sdruccioli): canonico - canonici<br />
medico - medici<br />
sindaco - sindaci<br />
- il plurale in “chi” ai nomi piani, con accento sulla penultima sillaba:<br />
(piani):<br />
cieco - ciechi<br />
palco - palchi<br />
fico - fichi<br />
Eccezioni: (nomi piani) amico - amici<br />
nemico - nemici<br />
porco - porci<br />
greco - greci (ecc.)<br />
(nomi sdruccioli)<br />
valico - valichi<br />
carico - carichi<br />
Nomi col singolare in “go”.<br />
Stesso discorso per i nomi in “go”:<br />
plurale in “gi” per i nomi sdruccioli (accento sulla terzultima sillaba);<br />
(sdruccioli): teologo - teologi, asparago - asparagi<br />
plurale in “ghi” per i nomi piani (accento sull’ultima sillaba):<br />
(piani):<br />
castigo - castighi, albergo - alberghi, lago - laghi<br />
mago - maghi (ma attenzione ai “Re Magi”)<br />
Eccezioni:<br />
(sdruccioli): dialogo - dialoghi, obbligo - obblighi,
catalogo - cataloghi, astrologo - astrologi o astrologhi.<br />
Nomi col singolare in “ga” e “ca”<br />
Le sillabe “ga” e “ca” cambiano al plurale in “ghi” e “chi” se i nomi<br />
sono maschili:<br />
collega - colleghi, stratega - strateghi<br />
duca - duchi, monarca - monarchi.<br />
Le sillabe “ga” e “ca” cambiano al plurale in “ghe” e “che” se i nomi<br />
sono femminili:<br />
paga - paghe, vanga - vanghe<br />
amica - amiche, barca - barche<br />
Eccezione: Belga al plurale maschile fa Belgi<br />
Nomi col singolare in “cia” e “gia”<br />
1) Le sillabe “cia” e “gia” cambiano al plurale in “cie”e “gie”<br />
(conservano la “i”) se precedute da vocale e se la vocale “i” è atona<br />
(senza accento)<br />
ciliegia - ciliegie, valigia - valigie<br />
socia - socie, audacia - audacie<br />
2) Le sillabe “cia” e “gia” cambiano al plurale in “ce” e “ge” (perdono<br />
la “i”) se sono precedute da consonante e se la vocale “i” è atona<br />
(senza accento).<br />
Lancia - lance, provincia - province,<br />
pioggia - piogge, spiaggia - spiagge
3) Se la “i” è tonica, la “i” si conserva, “cia” e “gia” cambiano al<br />
plurale in “cie” e “gie”<br />
farmacia - farmacie, bugia - bugie<br />
Lingua viva<br />
La regola sui plurali dei nomi che terminano in “cia” e “gia” (con “i”<br />
atona) è tra le più contrastate dall’uno comune. Oggi 1 si tende a far<br />
sparire la “i” quando “cia” e “gia” sono precedute da vocale, in<br />
contrasto con la regola, per cui si vede spesso scritto “valige”,<br />
“ciliege”; al contrario si troverà “mancie”, “guance”, “striscie”,<br />
“provincie”, “faccie”, “pioggie”, “scheggie”, “traccie”.<br />
Nomi col singolare in “io”<br />
I nomi in “io” conservano la “i” se è tonica (le vocali “io” cambiano<br />
al plurale in “ii”):<br />
zio - zii, mormorio - mormorii, vocio - vocii.<br />
Altrimenti la perdono (se la “i” è atona le vocali “io” cambiano al<br />
plurale in “i”:<br />
bacio - baci, figlio - figli, premio - premi, specchio -<br />
specchi, studio - studi.<br />
Attenzione:<br />
principio al plurale va scritto “principii”, oppure<br />
accentato “princìpi”, per non confonderlo con<br />
“prìncipi” plurale di “principe”.
Stesso discorso per “conservatorio”: al plurale va<br />
scritto conservatorii (più raro conservatori) per<br />
distinguerlo dai conservatori (partito politico).<br />
Alcuni nomi col singolare in “o” formano il plurale in “a”, ma<br />
diventano femminili:<br />
centinaio - centinaia<br />
il migliaio - la migliaia<br />
il paio - le paia<br />
l’uovo - le uova.<br />
Attenzione: “mille” fa “mila”:<br />
Ha percorso “mille” chilometri in bicicletta<br />
Ha percorso due “mila” chilometri in bicicletta.<br />
I nomi col singolare in “ie” restano di solito invariati al plurale:<br />
la barbarie - le barbarie, la serie - le serie, la specie - le<br />
specie ecc.<br />
Ma: l’effigie - le effigi, la mogli - le mogli, la superficie - le superfici.<br />
Alcuni nomi formano l plurale irregolarmente:<br />
uomo - uomini, dio - dei, bue - buoi, tempio - templi.<br />
Attenzione alle seguenti frasi:<br />
La parola “abete” si scrive con una bi (e non “con un bi”)<br />
Gradirei una spremuta d’arancia (e non “una spremuta d’arancio”)<br />
1 Ad eccezione dei casi in cui si possa far confusione: si scrive sempre “camicie” perché c’è il “camice”;
Gli aerei hanno ali enormi (e non “ale enormi”)<br />
I tuoi vizi sono molti (e non “i tuoi vizii”)<br />
Mi hanno regalato due belle camicie (e non “due belle camice”)<br />
Ti piace la recitazione dei monologhi? (e non “dei monologi”)<br />
Nomi difettivi<br />
Vi sono nomi che al plurale mantengono invariata la desinenza del<br />
singolare<br />
Es.<br />
la città - le città<br />
Altri nomi indeclinabili:<br />
boa, boia, gorilla, nonnulla, sosia, vaglia (nomi in “a”)<br />
auto, dinamo (nomi in “o”)<br />
analisi, brindisi, dieresi, estasi, oasi, stasi (nomi in “i”)<br />
caffè, falò, nudità, tribù, virtù (nomi terminanti con vocale<br />
accentata)<br />
re, gru, dì, tè (nomi monosillabi)<br />
bi, effe, acca, elle, erre, zeta, (nomi delle lettere<br />
dell’alfabeto)<br />
bazar, caos, gas (nomi terminanti in consonante)<br />
contachilometri, contagocce, portalettere, tagliacarte,<br />
stuzzicadenti (nomi composti da verbo e nome<br />
Enea, Luca, Bandiera (nomi propri maschili in “a” e<br />
“ferocie” perché c’è l’aggettivo “feroce”.
cognomi).<br />
Nomi difettivi<br />
Vi sono nomi che mancano del singolare o del plurale.<br />
Nomi difettivi del singolare: forbici, annali, brache, calzoni, esequie,<br />
frattaglie, redini, sponsali, spezie, viscere.<br />
Nomi difettivi del plurale:<br />
sangue, fame, sete, aria, fiele, miele, pepe, sale, senape,<br />
avena, grano, orzo, riso, argento, bronzo, oro, ottone.<br />
Alcuni nomi possono trovarsi al plurale, ma assumono un diverso<br />
significato:<br />
Gli argenti (oggetti d’argento), gli ori (oggetti d’oro), gli ottoni<br />
(strumenti musicali d’ottone), i bronzi (opere di bronzo), i ferri (gli<br />
strumenti), le uve (vari tipi di uva).<br />
Nomi sovrabbondanti<br />
Vi sono nomi con cui due forme di plurale:<br />
Braccio: i bracci (della bilancia ecc.) le braccia (del corpo .umano)<br />
Frutto: i frutti (della terra ecc.) la frutta (da tavola)<br />
Fondamento. I fondamenti (d’una scienza) le fondamenta (d’una casa)<br />
Muro: i muri (d’un edificio) le mura (che cingono una città)<br />
Grido: i gridi (degli animali.) le grida (degli uomini)<br />
Riso: i risi (qualità di piante) le risa (atto del ridete)<br />
Dito: i diti (singolarmente considerati diti mignoli) le dita (nel loro
complesso)<br />
Anello: gli anelli (delle dita, di una catena) le anella (dei capelli)<br />
Budello: i budelli (passaggi lunghi e stretti) le budella (dell’intestino)<br />
0sso: gli ossi (degli animali) le ossa (dell'uomo)<br />
Membro: i membri (d’una società) le membra (del corpo umano)<br />
Labbro: i labbri (del vaso, d’una ferita) le labbra (dell’uomo)<br />
Gesto: i gesti (movimenti del corpo) le gesta imprese gloriose)<br />
Filo: i fili (dell'erba, del telegrafo ecc.) le fila (di una congiura,<br />
dell’ordito)<br />
Ciglio: i cigli (del burrone, della strada) le ciglia (degli occhi)<br />
Corno: i corni (del dilemma, strumenti musicali, arnesi da caccia) le<br />
Corna (degli animali)<br />
Cervello: i cervelli (delle ersone) le cervella (degli animali e nella<br />
frase: farsi saltare le cervella)<br />
Fuso: i fusi (rocchetti per la filatura ecc. ) le fusa (del gatto)<br />
Nomi composti<br />
Se sono formati da due sostantivi mutano, generalmente al plurale<br />
solo il secondo: arcobaleno, arcobaleni, ferrovia - ferrovie<br />
cassapanca - cassapanche, pescecane - pescecani<br />
ma: pescespada - pescispada, pomodoro fa pomodori, pomidoro e<br />
pomidori.<br />
Se sono formati da un sostantivo e da un aggettivo, mutano al plurale la
desinenza finale o la desinenza di entrambe<br />
8In genere se formati da sostantivo più aggettivo, entrambi vanno al<br />
plurale: terracotta - terrecotte, cassaforte - casseforti, pellerossa -<br />
pellirosse<br />
Eccezioni: palcoscenico - palcoscenici, camposanto - camposanti<br />
Se formati da aggettivo più sostantivo, muta al plurale solo il<br />
sostantivo:<br />
francobolli - francobolli, bassorilievo - bassorilievi,<br />
biancospino - biancospini, granduca - granduchi<br />
ma: mezzaluna - mezzelune.<br />
I nomi formati dall’unione di due verbi restano invariati:<br />
verbo<br />
il dormiveglia - i dormiveglia, il lasciapassare - i<br />
lasciapassare, il saliscendi - i saliscendi, il parapiglia - i<br />
parapiglia.<br />
I nomi formati dall’unione di un verbo e di un sostantivo maschile in<br />
genere mutano al plurale solo il sostantivo:<br />
paragrafo - paragrafi, asciugamano - asciugamani,<br />
grattacielo - grattacieli<br />
ma alcuni restano invariati:<br />
il copriletto - i copriletto, il cavatappi - i cavatappi,<br />
l’attaccapanni - gli attaccapanni
In genere i nomi formati dal nome di un verbo più sostantivo<br />
femminile: restano l plurale invariato:<br />
il fendinebbia - i fendinebbia, il portacenere - i<br />
portacenere<br />
ma il battimano diventa i battimani.<br />
In genere i nomi formati dall’unione di un verbo e di un avverbio<br />
restano invariati:<br />
il posapiano - i posapiano, il benestare - i benestare,<br />
il rompitutto - i rompitutto, il tuttofare i tuttofare<br />
ma: il benestante - i benestanti, il maleducato - i maleducati, il<br />
sottotenente i sottotenenti<br />
I nomi formati dall’unione di una preposizione o avverbio e di un<br />
sostantivo talvolta restano invariati, talvolta mutano al plurale la<br />
desinenza finale:<br />
contrattempo - contrattempi. dopopranzo - dopopranzi,<br />
sottopassaggio - sottopassaggi<br />
ma:<br />
il sottoscala - i sottoscala, il doposcuola - i doposcuola<br />
il senzatetto - i senzatetto<br />
Nomi formati col sostantivo “capo”
I nomi formati col sostantivo “capo” possono mutare al plurale<br />
talvolta il primo elemento, talvolta il secondo, talvolta entrambe le<br />
parole:<br />
capoclasse - capiclasse, capostazione - capostazione<br />
capobandito - capibanditi, capocronista - capicronisti<br />
capomacchinista - capomacchinisti, capostipite<br />
capostipiti<br />
“Capoclasse”, “capofila”, “caposquadra” usati al femminile restano<br />
invariati:<br />
la capoclasse - le capoclasse, la capofila - le capofila<br />
la caposquadra - le caposquadra<br />
Molti nomi composti ammettono due plurali:<br />
capocomico: capocomici e capicomici<br />
capocuoco: capocuochi e capicuochi<br />
capoluogo: capoluoghi e capiluoghi<br />
altopiano: altopiani e altipiani<br />
bassopiano: bassopiani e bassipiani<br />
Una regola fissa non esiste: Non la danno nemmeno i vocabolari:<br />
Garzan<br />
Palazzi<br />
Zingar<br />
Miglio<br />
Devot<br />
ti<br />
elli<br />
rini<br />
o - Oli<br />
i capilista<br />
i<br />
le<br />
capilista
capolista<br />
capoliste<br />
le<br />
capolista<br />
capileste<br />
capilista<br />
capilist<br />
a<br />
capoluog<br />
capoluog<br />
capoluog<br />
capoluog<br />
capoluog<br />
o<br />
hi<br />
capiluogh<br />
i<br />
hi<br />
capiluogh<br />
i<br />
hi<br />
capiluogh<br />
i<br />
hi<br />
capiluogh<br />
i<br />
capoluog<br />
hi<br />
capocuoc<br />
capocuoc<br />
capocuoc<br />
capocuoc<br />
capocuoc<br />
hi<br />
capicuoch<br />
hi<br />
hi<br />
hi<br />
o<br />
capicuoch<br />
i<br />
capicuoch<br />
capiluogh<br />
capicuoch<br />
i<br />
i<br />
i<br />
i<br />
i capilifa<br />
capoflila<br />
le<br />
capofile<br />
capifila capifila capifila capifila<br />
capotreno<br />
capitreno<br />
capitreno<br />
capitreno<br />
capitreno<br />
capotreni<br />
capitreno<br />
capitreni<br />
(preferibil<br />
capotreni<br />
e<br />
a<br />
capitreni)<br />
Parte quinta<br />
L’aggettivo qualificativo<br />
L’aggettivo qualificativo muta la vocale finale col variare del genere e<br />
del numero.<br />
Gli aggettivi maschili singolari in “o” hanno il plurale in “i”<br />
maestoso - maestosi<br />
quelli femminili singolari in “a” hanno il plurale in 2e”
vicina - vicine<br />
Gli aggettivi maschili singolari in “go” e “co” hanno il plurale in<br />
“ghi”, “ci”, “chi”:<br />
largo - larghi, pratico - pratici, stanco - stanchi<br />
quelli femminili singolari in “ga” e “ca” hanno il plurale in “ghe” e<br />
“che”<br />
lunga - lunghe, stanche - stanchi<br />
Gli aggettivi maschili e femminili in “e” hanno il plurale in “i”:<br />
luccicante - luccicanti, ambulante - ambulanti<br />
Plurale dell’aggettivo “bello”<br />
Al plurale l’aggettivo “bello”, davanti ai nomi che cominciano per<br />
vocale, s impura, z, gn, ps, x muta in “begli”<br />
begli alberi, begli scarponi<br />
Davanti ai nomi che cominciano per consonante (tranne naturalmente<br />
s impura, z, gn, ps, x) l’aggettivo si tronca in “bei”<br />
bei motoscafi, bei tuffi<br />
Attenzione: l’aggettivo “bello”, posto dopo il nome, al plurale fa belli:<br />
paesaggi beli - tramonti belli<br />
Come “bello” si comporta l’aggettivo determinativo “quello”.<br />
Quei piroscafi - quei rumori - quegli psicologi<br />
Del singolare di “bello”, “buono”, “grande”, “quello”, “Santo” si è già<br />
parlato a proposito di elisine e troncamento.
Aggettivi invariabili<br />
l’aggettivo “pari” e i suoi composti “dispari” sono invariabili<br />
pari condizione - pari condizioni<br />
numero dispari - numeri dispari<br />
Aggettivi alterati<br />
Anche gli aggettivi qualificativi hanno l’alterazione, che avviene,<br />
come per i nomi, mediante l’aggiunta di un suffisso:<br />
riccone - pallidino - cattivello - verdastro<br />
Aggettivi primitivi e derivati<br />
Gli aggettivi qualificativi possono essere come i nomi “primitivi” e<br />
“derivati”:<br />
alto - basso - amaro - dolce - bello - brutto<br />
sono “primitivi” n quanto non derivano da altre parole.<br />
Invece<br />
affettuoso - benevolo - caritatevolo - ozioso<br />
sono derivati in quanto hanno origine rispettivamente da: “affetto”,<br />
“bene”, “carità”, “ozio”.<br />
Aggettivi composti<br />
Gli aggettivi qualificativi formati da due aggettivi mutano solo da<br />
desinenza del secondo termine:<br />
rossovivo - rossovivi, sacrosanta - sacrosante,<br />
variopinto - variopinti
La stessa regola vale anche quando i due aggettivi sono uniti da un<br />
trattino .<br />
aereo-navale, aereo-navali<br />
italo-francese, italo-francesi<br />
Aggettivi avverbiali<br />
Molti aggettivi qualificativi, in determinate espressioni, assumono il<br />
significato di avverbio. Alcuni (“svelto” e “serio”) mutano genere e<br />
numero, altri (“piano” e “forte”) rimangono invariati:<br />
cammina svelto - camminate svelti<br />
parla piano - parlate piano<br />
Aggettivi con due significati<br />
Esistono alcuni aggettivi che assumono significati differenti:<br />
Quel muratore si serve prevalentemente del braccio<br />
sinistro<br />
Fui avvisato della sinistra notizia<br />
Nella prima frase “sinistro” significa “contrario di destro”, mentre<br />
nella seconda ha il significato di “funestra, luttuosa”<br />
Altri esempi:<br />
Sono giunti allo zoo diversi (parecchhi) animali.<br />
Sono giunti allo zoo animali diversi (differenti)<br />
Rare (poche) persone hanno partecipato alla<br />
riunione
Persone rare (illustri) fanno parte del consiglio<br />
Per domani ci è stato assegnato un semplice<br />
(solo) riassunto<br />
Il professore oggi ha spiegato una poesia semplice<br />
(facile)<br />
Concordanza dell’aggettivo<br />
L’aggettivo concorda in genere e in numero con il sostantivo al quale<br />
si riferisce:<br />
cielo limpido - viaggi meravigliosi<br />
gita costosa - buone feste<br />
Se si riferisce a più nomi di cosa di genere diverso è preferibile usare<br />
l’aggettivo al maschile plurale o concordarlo col nome più vicino:<br />
Il mio libro, il mio quaderno e la mia penna sono<br />
nuovi<br />
I portici e le verande ampie caratterizzano i palazzi<br />
di oggi<br />
Se si riferisce, invece, a nomi di persona di genere diversi è regola<br />
usare l’aggettivo al maschile plurale:<br />
Quel vecchietto e quella vecchietta sono veramente<br />
simpatici<br />
I fanciulli e le fanciulle studiosi frequentano con<br />
assiduità la scuola.
Gradi dell’aggettivo<br />
Lingua viva<br />
Molte volte nei testi delle canzoni.(ma non solo in quelli) compaiono<br />
frasi del tipo: “azzurro più intenso”, “cielo più immenso” ecc. Questi<br />
tipi di frasi calpestano la <strong>grammatica</strong>, non potendosi mettere al<br />
comparativo aggettivi che, per loro natura, non sopportano confronti,<br />
come immenso, infinito, smisurato, sterminato, onnisciente,<br />
onnipresente ecc. Sono valori che trascendono ogni possibilità di<br />
misurazione e quindi di paragone. Esiste il pericolo che la capillare<br />
penetrazione del mezzo audiovisivo diffonda tra le masse, anche negli<br />
strati più sensibili alla corretta italianità, una codificazione dell’errore<br />
spacciandola per espressione ortodossa (l’ha detto la tv!). Nelle<br />
condizioni di immenso si trovano molti altri aggettivi, come enorme,<br />
gigantesco, colossale, sublime. Di essi, come degli altri già citati, non<br />
si può costruire il comparativo (più enorme) né il superlativo (il più<br />
enorme di tutti, enormissimo) poiché indicano già di per sé una<br />
qualità espressa al grado massimo. Quando un negoziante insiste: “Le<br />
consiglio questo impermeabile grigio, è più impermeabile di quello<br />
verde” rispetta forse la verità, ma non la <strong>grammatica</strong>. Se sono<br />
veramente impermeabili, l’acqua non deve passare in nessuno dei due.<br />
Pertanto se vorrà essere in regola con la <strong>grammatica</strong> (e con la verità)<br />
il negoziante dirà: “Questo grigio è meno impermeabile di quello
verde”, correndo però il rischio di poter far nascere il dubbio che<br />
l’acqua penetri in entrambi.<br />
Esistono dunque aggettivi che rifiutano ogni possibilità di gradazione,<br />
esprimendo una qualità che non permette alcun aumento o<br />
diminuzione.<br />
Mancano di gradi:<br />
- gli aggettivi che appartengono al linguaggio geometrico: triangolare,<br />
circolare, esagonale, cubico, quadrato, quadrangolare ecc.<br />
- gli aggettivi che indicano periodi di tempo: mensile, giornaliero,<br />
estivo, settimanale, trimestrale, settembrino.<br />
- gli aggettivi che indicano appartenenza ad una fede, ad una<br />
ideologia: buddista, ateo, monarchico, socialdemocratico.<br />
- gli aggettivi che indicano nazionalità o cittadinanza: greco, svedese,<br />
sardo.<br />
- gli aggettivi che indicano materia: ferreo, legneo, marmoreo,<br />
argenteo.<br />
- gli aggettivi: colossale, enorme, eterno, finale, immenso, mondiale,<br />
sterminato, gigantesco, ecc, che hanno già in sé la qualità superlativa.<br />
Il comparativo di maggioranza si forma premettendo all’aggettivo<br />
“più”: “Mario è più diligente di Luigi”. Il superlativo relativo<br />
premette “il più”: “Mario è il più diligente di tutti”. Il superlativo<br />
assoluto, vale a dire non limitato, non condizionato da confronti
diretti, si ottiene aggiungendo “issimo”: Mario è diligentissimo”.<br />
Grado comparativo<br />
Scrivo:<br />
Il missile è più veloce dell’aereo<br />
L’aereo è meno veloce del missile<br />
L’auto è tanto veloce quanto il treno.<br />
Nel primo caso si ha il comparativo di maggioranza:<br />
più... di...; più... che...<br />
Nel secondo il comparativo di minoranza:<br />
meno... di...; meno... che...<br />
Nel terzo il comparativo di uguaglianza:<br />
tanto... quanto... ; così... come...<br />
Le due persone, animali cose fra cui avviene il paragone sono<br />
rispettivamente chiamate “primo e secondo termine di paragone”.<br />
Scrivo: Deplorevole è la disattenzione, ma più (della disattenzione)<br />
l’indisciplina.<br />
Il ferro è più utile che prezioso<br />
Sono più infreddolito che affamato<br />
E’ nella natura umana perdonare più che condannare.<br />
Dagli esempi si deduce che:<br />
- uno dei due termini di paragone può essere sottinteso (prima fase);<br />
- il paragone può avere luogo tra due aggettivi: in tal senso il secondo<br />
aggettivo è sempre preceduto da “che” (seconda frase)
- “che” e non “di” si usa quando il paragone avviene tra due participi<br />
o due infiniti (terza e quarta frase).<br />
Grado superlativo<br />
Il superlativo assoluto si forma:<br />
- aggiungendo al tema del positivo le terminazioni - issimo per il<br />
maschile e - issima per il femminile:<br />
brav - o bravissimo bravissima<br />
- premettendo all’aggettivo positivo un avverbio (molto, assai, troppo<br />
ecc.)<br />
largo - molto largo<br />
pratico - assai pratico<br />
- premettendo all’aggettivo prefissi come “arci”, “extra”, “sopra”,<br />
“stra”, “onni” ecc.<br />
milionario - arcimilionario<br />
fine - extrafine - sopraffine<br />
carico - stracarico<br />
potente - onnipotente<br />
- unendo al positivo un altro aggettivo con funzione rafforzativa:<br />
pieno - pieno zeppo, ubriaco - ubriaco fradicio,<br />
stanco - stanco morto, vecchio - vecchio decrepito<br />
- ripetendo l’aggettivo:<br />
lento lento, vicino vicino
Superlativo relativo<br />
Qui il superlativo esprime sempre una qualità di grado massimo (o<br />
minimo), ma posta in relazione ad un determinato gruppo di persone:<br />
Antonio è “il più alto “di tutti<br />
Da questi esempi:<br />
più energico - il più energico<br />
meno comprensiva - la meno comprensiva<br />
si deduce che il superlativo relativo si forma premettendo l’articolo<br />
determinativo al comparativo di maggioranza o minoranza.<br />
Comparativi e superlativi irregolari<br />
Alcuni aggettivi hanno doppio comparativo e doppio superlativo<br />
Positivo comparativo superlativo assoluto superlativo<br />
relativo<br />
buono più buono buonissimo il migliore<br />
migliore ottimo il più buono<br />
cattivo più cattivo cattivissimo il peggiore<br />
peggiore pessimo il più cattivo<br />
grande più grande grandissimo il maggiore<br />
maggiore massimo il più grande<br />
piccolo più piccolo piccolissimo il minore<br />
minore minimo il più piccolo<br />
alto più alto altissimo
superiore sommo o<br />
supremo<br />
basso più basso bassissimo <br />
inferiore<br />
infimo<br />
interno più interno intimo<br />
interiore<br />
esterno più esterno estremo<br />
esteriore<br />
vicino più vicino vicinissimo<br />
viciniore (raro)<br />
prossimo<br />
molto più moltissimo<br />
plurimo<br />
Taluni aggettivi vogliono il superlativo in “errimo” e in “entissimo”:<br />
acre<br />
aspro<br />
celebre<br />
integro<br />
misero<br />
salubre<br />
acerrimo<br />
asperrimo<br />
celeberrimo<br />
integerrimo<br />
miserrimo<br />
saluberrimo<br />
maledico maledicentissimo<br />
benefico<br />
malefico<br />
beneficentissimo<br />
maleficentissimo
munifico<br />
magnifico<br />
benevolo<br />
malevolo<br />
munificentissimo<br />
magnificentissimo<br />
benevolentissimo<br />
malevolentissimo<br />
Tranne “acerrimo”, “integerrimo”, “celeberrimo” e<br />
“munificentissimo” tutti gli altri superlativi in “errimo” e in<br />
“entissimo” si usano raramente.<br />
Al loro posto è prevalsa la forma dei superlativi avverbiali:<br />
molto aspro - molto celebre - assai misero<br />
veramente salubre - molto benefico - veramente<br />
magnifico<br />
assai benevolo - assai malevolo<br />
Però si può trovare:<br />
asprissimo - uva asprissima<br />
miserissimo - condizione miserissima<br />
Tra i comparativi e i superlativi irregolari troviamo anche:<br />
ulteriore (comparativo)<br />
ultimo (superlativo assoluto)<br />
Chi scrive:<br />
Mario è il ragazzo il più diligente di tutti<br />
cade in un francesismo deplorato dalle grammatiche. Tuttavia nello<br />
“Zibaldone” di Leopardi si legge:
La donna la più bella<br />
e similmente il Manzoni:<br />
L’uomo il più felice di questo mondo<br />
Con gli aggettivi uscenti in due vocali (estraneo, idoneo) è<br />
consigliabile ricorrere ad un avverbio:<br />
assai estraneo (invece di estraneissimo)<br />
molto idoneo (invece di idoneissimo)<br />
L’aggettivo ampio ha due forme di superlativi:<br />
ampissimo, amplissimo<br />
Lingua viva<br />
Stando allo schema degli aggettivi che hanno doppio comparativo e<br />
doppio superlativo (buono - più buono - migliore, buonissimo -<br />
ottimo) è errato dire “viveva in condizioni della più infima miseria”,<br />
“era il suo più intimo amico”, “si rivolse alla farmacia più prossima”.<br />
Trattandosi di superlativi non è lecito superlativizzarli. Equivarrebbe<br />
a dire: il più buonissimo. Ma fino a quando? Nella lingua moderna<br />
non è difficile trovare parole che, pur avendo già in sé l’idea del<br />
superlativo, aggiungono il suffisso “issimo” alla loro radice: esse<br />
tendono a perdere col tempo il valore di superlativo. Una volta si<br />
inorridiva al solo pensiero che qualcuno osasse fare il superlativo di<br />
un sostantivo. Adesso abbiamo: il campionissimo, la finalissima,<br />
l’ultimissima edizione del giornale, la partitissima, la canzonissima, e
persino la poltronissima e un’auto chiamata “kilometrissima”. Non ci<br />
si deve quindi scandalizzare quando si trova scritto primissimo,<br />
intimissimo e il più intimo, il più prossimo: espressioni ormai entrate<br />
nell’uso comune e non bastano gli anatemi dei puristi a scacciarle.<br />
La norma vieta anche di costruire il comparativo del comparativo. E’<br />
errato dire “Prima cala l’inflazione e più migliorerà l’esportazione”.<br />
Sono stati commessi due errori. Primo: la costruzione regolare vuole:<br />
Quanto prima... tanto più...<br />
Secondo: più migliorerà equivale a “diventerà più migliore” e dire<br />
“più migliore” non è lecito. Basta dire:<br />
Quanto prima calerà l’inflazione, tanto migliore sarà<br />
l’esportazione.<br />
Un altro avverbio molto usato (al posto di “molto” e “assai”) è<br />
“estremamente:<br />
Il romanzo è estremamente affascinante<br />
Mio figlio è estremamente preparato in matematica<br />
E così “ulteriore” ha preso il posto di “nuovo”, “altro”, “successivo”<br />
Si avrà un ulteriore abbassamento della temperatura<br />
Ulteriori particolari saranno dati col telegiornale della<br />
notte<br />
L’uso di “cioè” è quasi del tutto scomparso; gli umoristi ne hanno<br />
fatto un simbolo di balbuzie mentale e di idee insistenti. In compenso
esiste il participio passato di esigere, con funzioni di aggettivo:<br />
“esatto”. Il fatto dipende forse dalla fortuna dei programmi a base di<br />
“quiz”: “La risposta è esatta”. L’approvazione può esprimersi con<br />
“esatto”:<br />
“Sei andato a sciare?”<br />
“Esatto”<br />
Coloro che usano il “si” spesso lo sbagliano, scrivendolo senza<br />
accento. Nelle campagne elettorali di referendum fanno bella mostra<br />
di sé, cartelloni con: “VOTA NO - VOTA SI”.<br />
Altri aggettivi molto usati sono: grosso, valido, stimolante,<br />
carismatico, rozzo.<br />
Aggettivi determinativi<br />
Aggettivo possessivo<br />
Maschile<br />
singolare plurale<br />
Femminile<br />
singolare plurale<br />
mio miei mia mie<br />
tuo tuoi tua tue<br />
suo suoi sua sue<br />
nostro nostri nostra nostre<br />
vostro vostri vostra vostre<br />
loro loro loro loro<br />
proprio propri propria proprie
altrui altrui altrui altrui<br />
I nomi di parentela usti al singolare e preceduti da un aggettivo<br />
possessivo (escluso “loro”), rifiutano l’articolo (v. pag... ):<br />
mio padre, tua sorella, sua cugina, vostro genero<br />
Al contrario: la madre tua, il figlio suo, in quanto il possessivo segue<br />
il nome.<br />
I nomi di parentela usati al plurale e preceduti da un aggettivo<br />
possessivo (compreso “loro”) vogliono l’articolo: i miei fratelli, i<br />
nostri cugini ecc.<br />
Aggettivo dimostrativo<br />
Maschile<br />
Femminile<br />
singolare plurale singolare plurale<br />
questo questi questa queste<br />
codesto (cotesto) codesti (cotesti)<br />
codesta (cotesta) codeste<br />
(coteste)<br />
quello quelli quella quelle<br />
stesso stessi stessa stesse<br />
medesimo medesimi medesima medesime<br />
tale tali tale tali
altro altri altra altre<br />
“Questo” indica la vicinanza rispetto a chi parla.<br />
“Codesto” indica la vicinanza rispetto a chi ascolta (ma non tutti<br />
condividono questa rappresentazione).<br />
“Quello” indica la lontananza da chi parla e da chi ascolta.<br />
“Questa” si abbrevia in “sta” nelle parole “stamattina”, “stasera”,<br />
“stanotte”.<br />
“Codesto” si usa per rivolgere istanza a enti, istituti, uffici ecc.<br />
Il sottoscritto chiede a codesta Direzione...<br />
“Stesso” e “medesimo” si usano per indicare identità:<br />
E’ sempre lo stesso (medesimo) mendicante che bussa<br />
“Stesso”, posto dopo un nome ha il significato di: in persona, proprio<br />
lui; viene usato quindi per richiamare l’attenzione sul nome cui si<br />
riferisce:<br />
Il preside stesso ha consegnato la pagella agli alunni<br />
“Tale” è usato nel significato di: come quello, di quella specie:<br />
Tale spettacolo è di una bellezza incomparabile<br />
“Altro” è usato nel significato di: “diverso”<br />
Mi è stato detto di compilare un altro modulo<br />
Aggettivo numerale<br />
Numeri cardinali<br />
Numeri ordinari<br />
1 uno I primo
2 due II secondo<br />
3 tre III terzo<br />
4 quattro IV quarto<br />
5 cinque V quinto<br />
6 sei VI sesto<br />
7 sette VII settimo<br />
8 otto VIII ottavo<br />
9 nove IX nono<br />
10 dieci X decimo<br />
11 undici XI undicesimo<br />
12 dodici XII dodicesimo<br />
13 tredici XIII tredicesimo<br />
14 quattordici XIV quattordicesimo<br />
15 quindici XV quindicesimo<br />
20 venti XX ventesimo<br />
30 trenta XXX trentesimo<br />
40 quaranta XL quarantesimo<br />
quadragesimo<br />
50 cinquanta L cinquantesimo<br />
quinquagesimo<br />
100 cento C centesimo<br />
500 cinquecento D cinquecentesimo
1000 mille M millesimo<br />
2000 duemila MM duemillesimo<br />
Scrivo:<br />
Uno scienziato - mille abitanti<br />
una scienziata - diecimila abitanti<br />
trentun banchi - cinquantun aule<br />
venti e uno zaino - ottanta e uno scolaro<br />
un milione di dollari - sei milioni di dollari<br />
un miliardo d lire - sei miliardi di lire<br />
“Uno” (“una”) e “mille” (“mila”) sono declinabili (sono gli unici<br />
numerali cardinali che si declinano). I composti di “uno” quando<br />
precedono il sostantivo, possono usarsi nella forma tronca al maschile<br />
e al femminile. Con “venti e uno”, “ottanta e uno” ecc. il sostantivo<br />
richiede il singolare, tuttavia si trova scritto anche: ottantuno zaini.<br />
“Milione” e “miliardo” sono usati come sostantivi e formano il plurale<br />
regolarmente.<br />
Lingua viva<br />
Il sistema di numerazione in uso presso di noi procede sempre di<br />
mille in mille, per cui un milione è uguale a mille migliaia, un bilione<br />
o miliardo a mille milioni, un trilione a mille bilioni o miliardi ecc.<br />
Presso i tedeschi, gli inglesi ed altri popoli nordici, invece, dal<br />
milione in poi si procede di milione in milione. In quei paesi, quindi,<br />
il bilione è un milione di milioni (quello che noi chiamiamo trilione),
mentre il trilione è quello che noi chiamiamo quintilione ( un milione<br />
di miliardi).<br />
Negli Stati Uniti un bilione è uguale ad un miliardo, come in Italia.<br />
Numeri ordinali<br />
Il primo uomo nello spazio fu Yuri Gagarin<br />
Il colore della terza automobile mi piace molto<br />
Il primo gennaio (ma il sedici settembre)<br />
Il secolo XX (o ventesimo) - Papa Paolo VI (o sesto)<br />
La regina Elisabetta II (o seconda)<br />
I numerali ordinali sono declinabili.<br />
Con l’ordinale viene indicato il primo giorno del mese.<br />
Gli ordinali sono usati per indicare i secoli e per distinguere papi,<br />
sovrani, principi. In tali casi si preferiscono le cifre romane.<br />
I segni fondamentali della numerazione romana sono:<br />
I (1) V (5) X (10) L (50) C (100) D (500) M (1000)<br />
L’accostamento di tali segni determina gli altri numeri:<br />
IX (9) XC (90) LV (55) MD (1500)<br />
I numeri a sinistra del numero maggiore devono intendersi sottratti,<br />
quelli a destra aggiunti.<br />
Numeri distributivi<br />
Scrivo:<br />
Le scimmiette entrarono in gabbia tre alla volta<br />
Ogni sette giorni vado in campagna
“Tre alla volta”, “ogni sette” sono aggettivi numerali moltiplicativi<br />
(determinano quante volte viene moltiplicata una certa quantità).<br />
Eccone altri:<br />
Triplo - quadruplo - decuplo - centuplo - multiplo<br />
duplice - quadruplice ecc.<br />
Numeri frazionari<br />
“Un terzo”, “tre quinti”, “un millesimo” sono aggettivi numerali<br />
frazionari.<br />
Eccone altri:<br />
due terzi - quattro sesti - nove decimi ecc.<br />
Numerali collettivi<br />
Scrivo:<br />
Mi sono ferito ad ambo le mani<br />
Ambedue sono state punite<br />
Entrambi sono stati premiati<br />
“Ambo”, “ambedue”, “entrambi” sono aggettivi numerali collettivi e<br />
indicano l’insieme di un determinato numero di cose o esseri.<br />
“Ambo” ed “ambedue” sono indeclinabili; “entrambi” al femminile fa<br />
“entrambe”.<br />
Scrivo:<br />
Mio fratello ha superato il biennio di ingegneria<br />
In poesia la quartina è l’insieme di quattro versi.
“Biennio” e “quartina” sono aggettivi collettivi con valore di<br />
sostantivi, così come:<br />
trio, terno, quartetto, decina, quindicina,<br />
centinaio, migliaio.<br />
“Decina”, “quindicina”, “ventina” ecc. indicano un insieme di cose o<br />
esseri in modo approssimativo.<br />
Aggettivo indefinito<br />
“Molti” indica una quantità in modo indeterminato:<br />
...molti forestieri corsero ad ammirarlo.<br />
E’ aggettivo indefinito.<br />
Questi aggettivi possono dividersi in quattro gruppi:<br />
1) ogni, qualche, qualsiasi, qualsivoglia, qualunque, appartengono al<br />
primo gruppo e sono usati solo al singolare maschile e femminile;<br />
2) certo, altro, poco, molto, parecchio, tanto, troppo, tutto, alquanto,<br />
altrettanto sono usati in entrambi i generi e i numeri;<br />
3) ciascuno, nessuno sono usati solo al singolare e variano nel genere;<br />
4) alcuno, taluno, sono usati quasi sempre al plurale e variano nel<br />
genere.<br />
Esempi: Ogni sera vado a letto tardi - Nessun alunno era presente in<br />
classe.<br />
Alcuni animali trascorrono l’inverno in letargo.<br />
Aggettivo interrogativo<br />
Scrivo:<br />
Che libri leggi nelle ore libere?
In quali pianure italiane si coltiva il riso?<br />
Quanta benzina consuma la “Fiat Uno” ogni cento<br />
chilometri?<br />
Desidero sapere che libri leggi nelle ore libere<br />
Dimmi in quali pianure italiane si coltiva il riso<br />
Sono curioso di sapere quanta benzina consuma la “Fiat<br />
Uno”<br />
ogni cento chilometri.<br />
Che... ? è invariabile in genere e in numero<br />
quale... ? è invariabile soltanto nel genere<br />
quanto... ? è invariabile in genere e in numero<br />
Aggettivo esclamativo<br />
Gli aggettivi “che”, “quale”, “quanto” sono usati anche nelle frasi<br />
esclamative:<br />
Che bel film abbiamo visto!<br />
Quanta nebbia nel tratto Milano - Torino!<br />
Aggettivo sostantivato<br />
Quando l’aggettivo non è unito al nome ed è preceduto da un articolo<br />
assume la funzione di sostantivo:<br />
Il saggio va ascoltato e rispettato<br />
Non dargli retta: è un ambizioso e un falso<br />
A quanto pare i vostri intendono agire da soli
Il suffisso di un aggettivo spesso aiuta a capirne il significato:<br />
- ibile, - abile, indicano possibilità, potenzialità<br />
leggibile, vendibile, transitabile<br />
- oso, abbondanza disponibilità d’una cosa:<br />
famoso, spiritoso, glorioso, misericordioso<br />
- ano, - ino, - ese, appartenenza<br />
toscano, musulmano, argentino, trentino, inglese<br />
- ando, - endo, necessità, azione che deve o sta per compiersi:<br />
esaminando, corrigendo, venerando<br />
- esco, appartenenza<br />
trecentesco, libresco, militaresco<br />
- ardo, apprezzamento negativo<br />
codardo, infingardo, testardo, bugiardo, patriottardo, bastardo,<br />
beffardo.<br />
Il prefisso (particella che si premette alla parola):<br />
In, dis, s, indicano negazione:<br />
felice - infelice, certo - incerto, attento - disattento, ordinato -<br />
disordinato, fortunato - sfortunato, conosciuto - sconosciuto;<br />
anti ha valore avversativo, di opposizione:<br />
antidemocratico, antinevralgico, antisportivo, antifascista;<br />
a (corrispondente all’alfa privativo dei greci) denota privazione,<br />
mancanza estraneità:
apolitico, apatico, agnostico.<br />
Nota che per indicare un avversario del comunismo si dice<br />
anticomunista, invece con acomunista si indica chi non è comunista,<br />
ma non è nemmeno contrario al comunismo. Gli è semplicemente<br />
indifferente.<br />
Altri prefissi:<br />
arci: arcinoto, arcimiliardario<br />
auto: autobiografico, autocritico<br />
contro: controproducente, contraddittorio, controverso<br />
extra: extravergine, extraterritoriale, extraparlamentare<br />
foto: fotoelettrico, fotosensibile<br />
inter: internazionale, interurbano, intercomunicante<br />
para: parastatale, paramedico, paramilitare<br />
pre: prenatale, preordinato, prepotente<br />
radio: radioattivo, radioterapeutico, radiofonico<br />
sopra: soprannaturale, sovrabbondante<br />
sotto: sottomultiplo, sottosviluppato, sottoposto<br />
stra: straricco, straordinario, stragrande<br />
sub: subalterno, subacqueo, suburbano<br />
super: supersonico, superalcolico, superfluido<br />
tele: televisivo, telericevente, telesettivo<br />
ultra: ultravioletto, ultramoderno, ultrasensibile
Lingua viva<br />
L’aggettivo, come l’articolo, è sempre accompagnato da un<br />
sostantivo. Però l’articolo lo precede sempre; l’aggettivo invece può<br />
precederlo oppure seguirlo. Con qualche sfumatura nel significato.<br />
Premesso al sostantivo, l’aggettivo perde rilevo:<br />
E’ caduta la bianca neve<br />
Ma se per uno strano fenomeno meteorologico cadesse neve colorata<br />
di rosso, diremmo:<br />
E’ caduta neve rossa<br />
Mettendo in risalto, con l’aggettivo in posizione finale, la<br />
eccezionalità dell’evento, che invece passerebbe in secondo piano<br />
qualora dicessimo:<br />
E’ caduta la neve rossa<br />
In altri casi non si tratta più di sfumature, ma di un totale mutamento<br />
di senso, come nelle copie che seguono:<br />
“un certo giorno” è diverso da “un giorno certo”<br />
Con il “povero nonno” alludiamo al nonno scomparso, mentre il<br />
“nonno povero” è il vivo e vegeto, ma da lui non ci aspettiamo alcuna<br />
eredità.<br />
Chi si ciba di “puro latte” non è detto che si cibi di “latte puro”.
I “libero docente” non va confuso col “docente libero”, il<br />
“gentiluomo” con l’uomo gentile, e la “buona società” non sempre è<br />
una “società buona”.<br />
L’aggettivo “mezzo”<br />
“Mezzo” è un aggettivo che si concorda col sostantivo quando lo<br />
precede:<br />
E’ stato un mezzo disastro<br />
Ho bevuto mezza bottiglia<br />
Non amo i mezzi termini<br />
ma quando lo segue, prende forma avverbiale, invariabile:<br />
Ho dormito due ore e mezzo<br />
Ho mangiato una mela e mezzo<br />
E’ avverbio anche quando si accompagna ad un aggettivo o participio<br />
per attenuarne il significato:<br />
Erano mezzo ubriachi<br />
Maria era mezzo vestita<br />
Mezzi ubriachi... mezza vestita sono forme popolari.<br />
Parte sesta<br />
Il pronome<br />
Il pronome è quella parte del discorso che sostituisce il nome (dal<br />
latino “pro” al posto di, in luogo di “nomen” nome).<br />
I pronomi si distinguono in:
pronomi personali<br />
io - tu - egli - ella - esso - essa - noi - voi - essi - esse hanno, nel<br />
discorso, funzione di soggetto.<br />
Me - te - lui - lei - noi - voi - loro - sé hanno funzione di complemento<br />
Mi - ti - ci - vi- lo - la - li - le - gli - si - ne costituiscono le particelle<br />
pronominali e hanno, nel discorso, funzione di complemento.<br />
Dei pronomi personali, “tu” è il più vilipeso dal corrente linguaggio<br />
cinematografico, televisivo e salottiero, molti addirittura lo<br />
considerano dialettale, e pensano di ingentilire il loro modo di<br />
esprimersi esclamando:<br />
l’hai detto te; te non devi pensare a queste cose<br />
io e te ci ameremo sempre<br />
“Te” non è soggetto, e la sua sostituzione strisciante al “tu” nella<br />
funzione di soggetto suona ancora come errore.<br />
Invece è accettata, sempre nella funzione di soggetto, la sostituzione<br />
di “lui” ad “egli”:<br />
Ho visto tuo padre, egli mi ha detto (ma anche: lui mi ha<br />
detto)<br />
“Egli” e “lui” si usano riferiti a persone; “esso” si riferisce agli<br />
animali e alle cose:<br />
Non scherzare col cane, esso può morderti<br />
Ingenti furono i danni dell’incendio: esso fu domato solo<br />
dopo
tre ore.<br />
“Essa” invece può essere riferita anche a persona:<br />
Sono venuto senza moglie: essa è a letto ammalata<br />
“A lui” si può sostituire con “gli”:<br />
Non ho telefonato a Luigi, però gli ho scritto una lettera<br />
E’ errore grave scrivere:<br />
Non ho telefonato a Luigi, però “ci” ho scritto una lettera<br />
“Ci” non sta mai per “gli”. “Ci” pronome è complemento oggetto di<br />
“noi”:<br />
Tu ci punisci<br />
oppure funge da complemento di termine, al plurale:<br />
Tu ci (a noi) hai dato una delusione<br />
“Ci” davanti a “i” si apostrofa:<br />
Egli c’invito a cena<br />
Qualcuno lo apostrofa anche davanti ad altra vocale:<br />
C’era una volta ( la <strong>grammatica</strong> lo consente)<br />
I puristi preferiscono però:<br />
Ci eravamo tanto amati<br />
Invece è errore grave apostrofare:<br />
perché c’hai lasciati?, gli amici c’hanno rovinato.<br />
“Gli” si usa da solo oppure composto con “lo”, “la”, “le”, “ne”, “li”:<br />
glielo dissi, gliela consegnai, gliene parlerò
glieli invierò per posta<br />
Tali pronomi accoppiati possono agganciarsi ad una voce verbale<br />
(imperativo, infinito, gerundio) formando con essa una sola parola:<br />
diteglielo che no accetto raccomandazioni<br />
voleva fargliela di nascosto, ma non c’è riuscito.<br />
Adesso “gli” si usa anche per “loro”, “a loro”<br />
Entrati gli amici, gli offrì da bere<br />
ma è ancora sentito come errore grave il “gli” nel senso di “a lei”:<br />
Quando la zia mi telefonò gli dissi... (le dissi)<br />
Mario, incontrata la fidanzata, gli diede un bacio (le<br />
diede)<br />
Quadro completo dei pronomi personali<br />
singolare: io - me - mi<br />
Prima persona<br />
plurale: noi - ce - ci<br />
singolare: tu - te - ti<br />
Seconda persona<br />
plurale: voi - ve - vi<br />
singolare: egli, ella, essa, esso, lui, lei<br />
Terza persona<br />
gli, lo, le, la, sé, si, ne<br />
plurale essi, esse, loro, li, le, sé, si, ne<br />
Pronome “ne”
Scrivo:<br />
E’ svogliata, ma ne apprezzo la cordialità (di lei)<br />
Sono distratti, ma ne (di loro) apprezzo la bontà<br />
E’ influente e ne (da lui) spero validi aiuti<br />
Sono saggi e ne avrò utili consigli (da loro)<br />
Il pronome “ne” funge da complemento diverso dal complemento<br />
oggetto e di termine: di lui, da loro ecc.<br />
Attenzione: con le voci dell’imperativo “da’”, “di’”, “fa’”, “sta’”,<br />
“va’”, ecc. le particelle pronominali mi, me, ti, te, ci, ce, lo, la, li, le,<br />
ne raddoppiano la consonante:<br />
Dacci oggi il nostro pane quotidiano<br />
Fallo per me, stanne lontano<br />
Dinne quello che vuoi, ma mi piace<br />
Pronomi me, te, se, ce, ve<br />
Le particelle pronominali “mi, ti, ci, si, vi” quando si accompagnano<br />
ai pronomi “lo, la, li, le, ne” si mutano in “me, te, se, ve, ce”.<br />
Ecco il quadro completo<br />
me lo me la me li me le me ne<br />
te lo te la te li te le te ne<br />
se lo se la se li se le se ne<br />
ce lo ce la ce li ce le ce ne<br />
ve lo ve la ve li ve le ve ne
Attenzione: I pronomi “ me lo”, “te lo”, “se lo” ecc. possono<br />
agganciarsi ad una voce verbale (imperativo, infinito, gerundio)<br />
formando con essa un’unica parola:<br />
E’ mio interesse parlartene oggi stesso<br />
Conducetemela qui al più presto.<br />
Lingua viva<br />
L’uso capriccioso della lingua, che oggi consacra come regola quello<br />
che fino a ieri era considerato un errore, non è esente da stranezze.<br />
Talvolta mette il pronome là dove non sarebbe necessario; talaltra<br />
sopprime l’aggettivo interrogativo, ritenendo sufficiente il tono.<br />
Il popolaresco “a me mi piace” ad esempio, è adoperato da molti<br />
scrittori, che non intendono rinunciare alla carica affettiva e polemica<br />
racchiusa nella ripetizione. Alcuni distinguono addirittura tre gradi di<br />
intensità:<br />
mi piace Teresa, a me piace Teresa, a me mi piace Teresa. E per<br />
scoraggiare i possibili rivali, ne aggiunge un quarto: Teresa piace a<br />
me.<br />
Si cade in una ripetizione anche quando si urla:<br />
La camicia la voglio stirata<br />
frase più energica di:<br />
Voglio stirata la camicia
Tuttavia si consiglia di usare parcamente queste ripetizioni, che se<br />
troppo frequenti diventano fastidiose ed ambigue. Se leggiamo:<br />
Il figlio il padre lo prese a schiaffi<br />
non si capisce bene chi dia e chi prenda lo schiaffo. Scriveremo<br />
perciò:<br />
Il padre prese a schiaffi il figlio<br />
oppure:<br />
Il figlio prese a schiaffi il padre<br />
Anche il “ne” è usato più del necessario. La frase essenziale:<br />
Che dici di questo romanzo?<br />
diventa:<br />
Che ne dici di questo romanzo?<br />
Dove il ne è pleonastico (sovrabbondante) ma considerato più<br />
indispensabile del necessario.<br />
Al contrario si sottrae all’interrogativo “che cosa” l’aggettivo “che”.<br />
La frase:<br />
Che cosa hai fatto?<br />
diventa<br />
Cosa hai fatto.<br />
Pronomi e verbi servili<br />
Con i verbi servili (potere, dovere, volere) il pronome si può<br />
accoppiare indifferentemente al servile o all’infinito:<br />
io non devo amarlo - io non lo devo amare
tu non puoi lasciarla - tu non la puoi lasciare<br />
Se c’è il verbo fare, il pronome si congiunge a questo verbo e non<br />
all’infinito:<br />
gli faccio vedere io (non: faccio vedergli)<br />
le feci parlare (non: feci parlarle)<br />
Attenzione: nelle esclamazioni il pronome personale prende la forma<br />
del complemento, non del soggetto:<br />
te beato! - povero me! (non: tu beato! povero io!)<br />
Lo stesso accade quando il pronome personale è predicato dei verbi<br />
essere, sembrare, parere:<br />
io non sono te (non: io non sono tu)<br />
tu non sei me (non: tu non sei io)<br />
Eccezione:<br />
io non sono io<br />
Nota la frase: Morto io (oppure morto me) gli altri si arrangeranno<br />
Le due forme sono indifferenti, purché il pronome sia soggetto.<br />
Se invece è complemento oggetto, vuole la forma del complemento:<br />
Interrogato me, l’insegnante spiegò la lezione<br />
Pronome relativo<br />
Il pronome relativo “che”, “il quale” ecc. istituisce una relazione, un<br />
collegamento tra due proposizioni, facendo, nella seconda, le veci di<br />
un nome contenuto nella prima:<br />
La città, che abbiamo visitata, è molto bella
“che” è invariabile (equivale a “il quale, i quali, le quali, la quale) e<br />
funge da soggetto e da complemento oggetto. “Che” preceduto<br />
dall’articolo determinativo o dalla proposizione articolata, significa<br />
“ciò”, “la qual cosa”:<br />
Quel ragazzo si impegna molto a scuola, il che<br />
dimostra la<br />
sua buona volontà<br />
Sei venuto a trovarmi dopo l’incidente, del che (della<br />
qual<br />
cosa) ti ringrazio<br />
Altri pronomi relativi:<br />
“Cui” - invariabile e di solito preceduto da una preposizione:<br />
Ho visto finalmente quel film di cui tutti parlano<br />
Quando “cui” è preceduto dall’articolo o dalla preposizione articolata<br />
equivale a “di cui”<br />
Nell’isola di Pasqua ci sono statue enormi la cui origine<br />
(l’origine<br />
delle quali) è incerta<br />
Al posto di “a cui” si può scrivere semplicemente “cui”<br />
Perché vuoi sapere chi era la persona cui (a cui) ho telefonato<br />
oggi?
“Chi” - si usa soltanto al singolare e riferito a persona. Corrisponde a<br />
“colui che”, “colei che”:<br />
Chi (colui) che non vuol venire torni a casa<br />
dove (ove) e “donde” - corrispondono rispettivamente a “nel quale”,<br />
“nella quale” ecc.:<br />
Questa è la piazza dove (nella quale) ti ho conosciuto<br />
e a “del quale”, “dalla quale” ecc.<br />
Il luogo donde (dal quale) venne rimase sconosciuto<br />
“quanto” - che nel discorso assume anche altre funzioni, è pronome<br />
relativo quando significa “quello che”, “quelli che”:<br />
Ho ascoltato quanto (quello che) hai detto<br />
“chiunque” - è pronome relativo quando significa: qualunque persona<br />
che:<br />
Chiunque bussi, non rispondere<br />
“checché” (poco usato) - ha i significati: qualunque cosa che,<br />
qualunque sia la cosa che:<br />
Checché tu faccia, non mi importa nulla<br />
Attenzione: nella frase “Sono malato, per cui resto a letto”<br />
cui non fa le veci di alcun nome, è un pronome abusivo che non<br />
sostituisce nulla, perciò si dovrà cambiare la frase in:<br />
Sono malato, ragione per cui resto a letto<br />
Attenzione: “che” può essere anche
- pronome relativo: il pane che hai mangiato<br />
- pronome interrogativo: che fai ?<br />
- aggettivo interrogativo: che ora è ?<br />
- aggettivo esclamativo: che uomo! Che bella giornata!<br />
- congiunzione comparativa: è più intelligente che studioso<br />
- congiunzione imperativa: che nessuno si muova<br />
- congiunzione finale: guardava che non fuggissero<br />
- congiunzione causale: godo che tu sia guarito<br />
- congiunzione consecutiva: era così forte che vinse<br />
- congiunzione dichiarativa: penso che pioverà<br />
“che” pronome è preceduto raramente da preposizioni, tuttavia si<br />
notino le frasi:<br />
“non ha di che vivere”; “grazie, non c’è di che”<br />
Le grammatiche consigliano di evitare, come inutile francesismo, la<br />
frase:<br />
E’ per questo che ti voglio bene<br />
e l’altro stilema:<br />
Non è che io sia esperto di queste faccende<br />
sostituendole con:<br />
Per questo ti voglio bene<br />
Non sono esperto di queste cose<br />
La costruzione “è...che...” è accettabile solo in funzione personale:
E’ lui che ti ha salvato.<br />
Si consiglia, inoltre, di usare il meno possibile “il quale, la quale, i<br />
quali, le quali”. Siccome appesantiscono il discorso è meglio<br />
sostituirli con il “che”. A volte però accade che siano indispensabili<br />
per motivi di chiarezza:<br />
Ecco le pesche del podere che non abbiamo venduto.<br />
E’ poco chiaro se sono invendute le pesche o il podere. Se sono le<br />
pesche a non essere state vendute, cacceremo ogni ambiguità<br />
scrivendo:<br />
Ecco le pesche del podere, le quali non abbiamo venduto<br />
Pronomi possessivi<br />
Dai sei pronomi possessivi derivano sei aggettivi e pronomi<br />
possessivi:<br />
mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro.<br />
A questi va aggiunto un settimo aggettivo, “proprio”, necessario in<br />
qualche caso per evitare confusione, e “altrui” che è un po’ meno<br />
usato.<br />
Se dico:<br />
Carlo presta a Mario la sua auto<br />
si capisce che l’auto è di Carlo. Ma se dico:<br />
Carlo saluta Mario e sale sulla sua auto<br />
nasce il dubbio: l’auto è di Carlo o di Mario. Per far capire che l’auto<br />
è di Carlo, dirò:
Carlo saluta Mario e sale sulla propria auto<br />
Tranne “loro” e “altrui” (indeclinabili) gli altri pronomi possessivi<br />
variano nel genere e nel numero e richiedono sempre l’articolo<br />
determinativo:<br />
I miei libri ed i suoi<br />
I tuoi quaderni e i loro<br />
Il tuo quaderno ed il loro<br />
Pronome dimostrativo<br />
Questo, quello (e anche “stesso”, “medesimo”, “codesto”, “tale” sono<br />
simili alle forme corrispondenti degli aggettivi dimostrativi:<br />
I suoi gusti sono sempre gli stessi<br />
“Codesti”, “costoro” (e anche colui, colei, coloro, costui) non hanno<br />
riscontro con gli aggettivi, sono riferiti a persona e usati con un certo<br />
senso di spregio:<br />
Chi è costui?<br />
“Ciò” è invariabile e sta per: questo, questa cosa, quello, quella cosa.<br />
“Questo” e “quello” quando fungono da soggetto e sono riferiti a<br />
persona singolare maschile nominata precedentemente possono<br />
trovarsi sostituiti da:<br />
“questi” (per la persona più vicina) “quegli” (per la persona più<br />
lontana):<br />
Cavour e Mazzini furono due grandi artefici del<br />
Risorgimento
<strong>italiano</strong>: questi era repubblicano, quegli monarchico.<br />
Anche “lo”, “la”, “le”, “li”, “ne”, “ci”, possono essere pronomi<br />
dimostrativi:<br />
Come sta tua cugina? Non la vedo da molto tempo.<br />
Molti i concorrenti iscritti al torneo, ma al momento<br />
dell’inizio delle gare, se ne sono presentati solo dieci.<br />
Posseggo molti libri, ma ne ho letti ben pochi.<br />
Appena giungemmo tutti ci (pron. Personale)<br />
salutarono.<br />
Mi hai offeso, ma ti prego di non pensarci (pron.<br />
Dimostrativo) più.<br />
Pronome indefinito<br />
“Chiunque” è pronome relativo indefinito, che introduce una<br />
preposizione subordinata, col verbo al congiuntivo. Si eviti pertanto<br />
di dire:<br />
Parlava con chiunque<br />
e si preferisca:<br />
Parlava con chiunque incontrasse<br />
oppure:<br />
Parlava con tutti, con chicchessia<br />
Lo stesso discorso vale per “dovunque”:<br />
Dovunque tu vada, ti seguirò
Si eviti di usarlo al posto di “dappertutto”:<br />
Questa medicina si trova dappertutto (non: dovunque)<br />
Analogamente reggono il congiuntivo “comunque” e “qualunque”:<br />
Qualunque cosa tu faccia, sbagli<br />
Comunque sia, non ci credo<br />
Si eviti la frase sospesa:<br />
Gli scriverò comunque<br />
e si preferisca:<br />
Gli scriverò in ogni caso (in ogni modo)<br />
Posposto ad un sostantivo l’aggettivo qualunque acquista un<br />
significato spregiativo:<br />
Un medico qualunque<br />
Qualunque non tollera di essere seguito da “che”:<br />
Qualunque cosa che Mario dica, non gli credo<br />
ha un “che” di troppo.<br />
“Niente”, “nulla”, “nessuno” vogliono il “non”, se seguono il verbo:<br />
Non feci niente di male<br />
Non mi disse nulla<br />
Non entrò nessuno<br />
Se lo precedono, rifiutano il “non”:<br />
Niente di male feci, nulla mi disse, nessuno entrò<br />
I pronomi indefiniti sono:
alcuno - alquanto - altrettanto - altro - certo - ciascuno<br />
molto - nessuno - parecchio - poco - quanto - taluno -<br />
tanto<br />
troppo - tutto - uno - tale - ognuno - qualcuno -<br />
chiunque<br />
chicchessia - qualcosa - niente - nulla - chi<br />
“Uno” varia solo nel genere (uno - una), ma assume la forma plurale e<br />
varia quindi anche nel numero in correlazione con “altri” (gli uni e gli<br />
altri).<br />
“Ognuno”, “qualcuno” sono usati solo al singolare maschile e<br />
femminile:<br />
Ognuno (ognuna) rispetti il regolamento<br />
“Chiunque”, “chicchessia” sono usati solo al singolare per entrambi i<br />
generi.<br />
Significano: qualunque persona:<br />
Chiunque è libero di esprimere le proprie idee<br />
“Chi” è usato nel significato di “qualcuno”, “alcuni”:<br />
Chi gira a destra, chi a sinistra<br />
C’è chi dorme e chi veglia<br />
Pronome interrogativo ed esclamativo<br />
“Chi” può incontrarsi anche nelle interrogazioni dirette e indirette:<br />
Chi credi di essere?
I pronomi interrogativi sono:<br />
Chi... ? che... ? quale... ? quanto... ? quanti... ?<br />
Qualche esempio di interrogazione indiretta:<br />
Dimmi con chi vai alla festa<br />
Fammi sapere quali sono le tue intenzioni<br />
Ti ho chiesto quanto vale quell’auto usata.<br />
Gli stessi pronomi possono essere usati per introdurre<br />
un’esclamazione:<br />
Quanto ho sofferto oggi!<br />
Che sento!<br />
Che bello!<br />
La nota regola che impone all’aggettivo di appoggiarsi ad un<br />
sostantivo, non viene violata allorquando diciamo “che bello!”,<br />
intendendosi non “bello2 aggettivo, ma sostantivato, vale a dire “il<br />
bello, la bellezza”.<br />
Parte settima<br />
La phrase<br />
Noi pensiamo e parliamo, non attraverso parole<br />
separate, ma<br />
attraverso unioni di parole. Ognuna di queste unioni, logicamente e<br />
<strong>grammatica</strong>lmente organizzata, è una frase.<br />
La frase semplice (phrase simple)
La frase semplice è l’insieme di due elementi fondamentali: un<br />
soggetto che indica la persona o l’oggetto che compie l’azione o si<br />
trova in una certa situazione;<br />
un predicato che dice qualcosa a proposito del soggetto.<br />
L’intonazione normale di una frase è ascendente nella prima parte<br />
(soggetto) e discendente nella parte del predicato, se si tratta di una<br />
frase dichiarativa. Soggetto e predicato sono funzioni <strong>grammatica</strong>li e<br />
indicano i rapporti esistenti tra le due parti della frase semplice.<br />
Queste funzioni sono espresse da un gruppo che ha come elemento<br />
principale un nome, chiamato “gruppo nominale”, e da un gruppo il<br />
cui elemento principale è un verbo e che viene chiamato “gruppo<br />
verbale”.<br />
Talvolta alcuni elementi della frase possono essere soppressi, come<br />
per esempio:<br />
- all’imperativo, il soggetto: Travaillez<br />
- in una risposta, la parte che si conosce già e si sottintende:<br />
Qu’est - ce que tu regardes?<br />
La neige (Je regarde la neige)<br />
“Travaillez” e “la neige” restano comunque delle frasi.<br />
Talvolta si possono aggiungere altri elementi come:<br />
- i complementi del verbo:<br />
Partez / le plus vite possible
Ils sont partis / enfin<br />
FRASE SEMPLICE<br />
TIPO DEL Gruppo nominale Gruppo verbale<br />
GRUPPO<br />
Les frères jouent<br />
enfin.<br />
Quand<br />
petits<br />
Partez<br />
je vous<br />
le<br />
dirrai.<br />
Les<br />
Determi<br />
nanti e<br />
aggettiv<br />
i<br />
Il<br />
garçon<br />
nucleo<br />
nominal<br />
e<br />
observe<br />
sortent<br />
nucleo<br />
verbale<br />
verbo<br />
les<br />
petits<br />
frères.<br />
(l)<br />
du<br />
cinéma.<br />
(2)<br />
gruppo<br />
nominal<br />
e<br />
compl.<br />
del<br />
verbo<br />
(l)<br />
compl.<br />
Oggetto<br />
(2)com<br />
pl.indir<br />
etto<br />
FUNZIONE SOGGETTO PREDICATO<br />
COMPLEMENTO<br />
DI FRASE<br />
avverbi<br />
o o<br />
gruppo<br />
nominal<br />
e<br />
proposi<br />
zionale<br />
TIPO DEL<br />
GRUPPO<br />
GRUPPO NOMINALE<br />
7. 2 I diversi tipi di frase
La frase dichiarativa affermativa semplice del tipo<br />
Mes parents sont arrivés à cinq heures<br />
La chance a tourné<br />
può essere considerata come la struttura di base della frase francese.<br />
L’intonazione di questa frase è del tipo ascendente discendente.<br />
L’intonazione discendente caratterizza il predicato.<br />
Un secondo tipo di frase semplice è:<br />
Cet enfant est malade<br />
Le ciel est bleu<br />
con la sequenza: SOGGETTO VERBO ATTRIBUTO<br />
Questo tipo di frase presenta pure un attributo.<br />
Il soggetto è collegato ad un aggettivo o ad un secondo gruppo<br />
nominale tramite un verbo come ÊTRE, SEMBLER, PARAÎTRE,<br />
AVOIR L’AIR (Cette femme a l’air heureuse) o come DEVENIR,<br />
RESTER, VIVRE, MOURIR (Elle restera jeune très longtemps).<br />
Gli altri tipi di frase sono il risultato di trasformazioni.<br />
7. 3 Le frasi interrogative<br />
Le frasi interrogative appartengono a due tipi:<br />
PRIMO TIPO: L’interrogazione riguarda l’intera frase (interrogazione<br />
totale). La risposta è OUI, SI, NON.<br />
La si può ottenere in vari modi:<br />
1) Trasformando l’intonazione discendente in intonazione ascendente:
Elles sont arrivées Elles sont arrivées?<br />
In <strong>italiano</strong> la curva di intonazione è diversa nelle frasi interrogative:<br />
Sono arrivate?<br />
2) Facendo precedere la frase affermativa da EST- CE - QUE (est - ce<br />
- qu’ davanti a vocale):<br />
Est - ce qu’elles sont arrivées?<br />
L’intonazione può anche restare discendente.<br />
3) Spostando il soggetto (se è un pronome) dopo la forma verbale<br />
coniugata (inversione del soggetto):<br />
Elles sont arrivées<br />
Sont - elles arrivés?<br />
Di regola in <strong>italiano</strong> niente inversione<br />
4) Aggiungendo un pronome (dello stesso genere e numero del<br />
soggetto sostantivo) dopo la forma verbale coniugata:<br />
Tes soeurs sont arrivées<br />
Tes soeurs sont - elles<br />
arrivées?<br />
5) Facendo seguire la frase dichiarativa da n’est - ce pas?<br />
Elles sont arrivées, n’est - ce pas?<br />
Analoga struttura italiana: frase affermativa + non è vero?<br />
RIASSUNTO<br />
1 2<br />
Elles sont arrivées?<br />
Est - ce qu’elles sont<br />
arrivées?
Elles viendront?<br />
Est - ce que tes soeurs<br />
viendront?<br />
3 4<br />
Sont - elles arrivées?<br />
Tes soeurs sont - elles<br />
arrivées?<br />
Viendront - elles?<br />
Tes soeurs viendront - elles?<br />
5 Elles sont arrivées, n’est - ce pas<br />
Le forme 1, 2 e 5 sono le più frequenti nel francese parlato.<br />
Le forme 3 e 4 si trovano quasi esclusivamente nel francese scritto<br />
oppure in frasi contenenti brevi forme verbali di uso molto frequente<br />
come:<br />
Où vas - tu?<br />
Comment allez - vous?<br />
Attenzione: Inversione del soggetto<br />
- Se alla terza persona singolare, il verbo finisce in - t (il vient) o - d<br />
(il prend) non bisogna dimenticare di inserire il trattino d’unione (-):<br />
Connaît - il l’anglais?<br />
Prend - elle l’avion?<br />
- Se alla terza persona singolare il verbo non finisce con - t o - d,<br />
aggiungete - t (i trattini d’unione saranno due):<br />
Aime - t - il français?<br />
Neigera - t- il en janvier?<br />
7. 4 Interro - negativa<br />
Ira - t - il à la montagne? Prendra - t - il le train?
L’interrogazione può essere espressa anche in forma negativa. Si avrà<br />
allora una frase interrogativa - negativa, che unisce i caratteri di<br />
entrambe le forme:<br />
Tu ne pars pas?<br />
Est - ce que vous n’irez pas?<br />
Ne vas - tu pas?<br />
In questo caso, la risposta affermativa viene data con SI e non più<br />
con OUI:<br />
Tu ne pars pas? Si, je pars<br />
Est - ce qu’elles ne sont pas arrivèes? Si, elles sont là<br />
Vos soeurs ne viendront - elles pas? Si<br />
La risposta affermativa in <strong>italiano</strong> è sempre SI .<br />
NON, OUI, SI, possono bastare come risposta. La risposta può, però,<br />
anche riprendere il gruppo verbale contenuto nella domanda:<br />
Si, elles viendront.<br />
7. 5 Interrogazione parziale<br />
SECONDO TIPO: L’interrogazione riguarda solo un gruppo nella<br />
frase:<br />
Les garçons sortent de l’école.<br />
D’où sortent les garçon?<br />
La trasformazione interrogativa si effettua in tre tempi:<br />
1° TEMPO: Sostituzione
Il gruppo a cui si riferisce la domanda viene sostituito da un elemento<br />
o da un gruppo di elementi interrogativi:<br />
Les garçons sortent de l’ècole<br />
d’où?<br />
Queste frasi si possono sentire spesso nella conversazione corrente:<br />
Les garçons sortent d’où?<br />
Tes soeurs arrivent quand?<br />
2° TEMPO: Spostamento dell’elemento interrogativo all’inizio della<br />
frase:<br />
D’où…<br />
(D’où les garçons sortent? È inaccettabile)<br />
3° TEMPO: Aggiunta di un segnale interrogativo.<br />
Secondo i casi si può scegliere tra<br />
- D’où est - ce que les garçon sortent?<br />
(est -ce que è forma più regolare ed essa è quasi sempre accettabile)<br />
- D’où les garçons sortent - ils?<br />
Si aggiunge un pronome personale dopo il verbo solo se il soggetto è<br />
un nome.<br />
Se il soggetto è un pronome, si sposta quest’ultimo dopo il verbo<br />
(inversione):<br />
Où vas - tu?<br />
D’où sortent les garçon? (L’inversione è possibile solo<br />
raramente se il soggetto è un nome).
L’intonazione è discendente.<br />
Attenzione: Il soggetto espresso con un nome può essere spostato<br />
dopo il verbo solo:<br />
- se la frase inizia con QUAND, COMBIEN, COMMENT, OÙ,<br />
D’OÙ, QUEL (Variabile), DE QUI, À QUI...<br />
Comment s’appelle votre amie?<br />
Combien de livres lira ta soeur, pendant les vacances?<br />
- se è soggetto di una frase relativa introdotta da “que” compl. Ogg.:<br />
Voilà le livre que lit mon frère.<br />
7. 6 L’interrogazione riguarda solo il soggetto, nome di persona.<br />
Esempio:<br />
André est venu - Qui est venu?<br />
Si usa solo il 1° tempo (sostituzione), dato che il 2° tempo è già<br />
automaticamente realizzato ed il terzo tempo è impossibile in quanto<br />
QUI (soggetto) deve restare all’inizio della frase.<br />
Si può dire anche QUI EST - CE QUI EST VENU?<br />
Il pronome interrogativo QUI si usa per le persone.<br />
QUI soggetto è sempre seguito da un verbo al singolare:<br />
Qui as - tu vu?<br />
Per le cose si usa QUE o QUOI.<br />
All’inizio della frase interrogativa, per le cose si usa sempre QUE.<br />
Eccezione: QUOI DE NEUF? (Quoi + de + aggettivo).
QUOI si usa in inizio di frase (interrogativa diretta o indiretta) quando<br />
è preceduto da preposizione:<br />
De quoi parlent - ils?<br />
Persone<br />
Cose<br />
A quoi est - ce que ça sert?<br />
Soggetto QUI ...........<br />
Compl. Ogg. QUI QUE<br />
de<br />
sur<br />
à qui<br />
pour<br />
ecc.<br />
de<br />
sur<br />
à quoi<br />
pour<br />
ecc.<br />
ATTENZIONE:<br />
Persone<br />
Cose<br />
Soggetto Qui est - ce qui Qu’est - ce qui...<br />
compl. Ogg. Qui est - ce que Qu’est - ce que...<br />
I pronomi di questo schema sono usati più spesso delle forme brevi<br />
QUI e QUE.<br />
ATTENZIONE:<br />
Qu’est - ce qui tombe? È l’unica forma possibile per il soggetto<br />
riferito a cosa. (Que tombe non è accettabile in francese)
QUE, QU’EST - CE QUI e QU’EST - CE QUE nelle frasi<br />
interrogative indirette si trasformano in “CE QUI” (soggetto) e “CE<br />
QUE” (complemento ogg.)<br />
Qu’est - ce qu’il veut?<br />
Je ne sais pas ce qu’il veut.<br />
CHE COSA è invece l’unica forma italiana sia per le interrogative<br />
dirette sia per le interrogative indirette:<br />
Che cosa vuole?<br />
Non so che cosa voglia.<br />
7.7. L’interrogazione riguarda il soggetto, nome di cosa.<br />
La niege tombe<br />
Ci si serve unicamente della forma: Qu’est - ce qui tombe?<br />
Attenzione<br />
- Dopo QUI o QUOI soggetto, il verbo è sempre al singolare<br />
- Qui est - ce qui (per le persone), Qu’est - ce qui (per le cose)<br />
servono a porre domande relative al soggetto.<br />
7.8. L’interrogazione riguarda il verbo:<br />
La niege tombe<br />
1 Tempo: fait quoi?<br />
Il verbo TOMBE è sostituito da FAIRE, verbo con significato<br />
generico e dall’elemento interrogativo QUOI<br />
2 Tempo: QUOI si sposta all’inizio della frase e si trasforma in QUE.<br />
ATTENZIONE:
QUOI è sempre sostituito da QUE quando si viene a trovare all’inizio<br />
di una frase interrogativa.<br />
3 Tempo: Inserimento di EST - CE QUE o inversione<br />
Qu’est - ce que la niege fait? Oppure Que fait la niege?<br />
7.9. L’interrogazione riguarda l’attributo<br />
Ces enfants son grands (qualità)<br />
sont ces enfants?<br />
Comment Comment ces enfants sont - ils?<br />
est - ce que ces enfants sont?<br />
Ces enfants sont nombreux (quantità)<br />
Combien Combien sont ces enfants?<br />
Cette voiture est rouge (colore)<br />
De quelle couleur De quelle couleur est cette<br />
voiture?<br />
QUEL (quelle, quels, quelles) è un aggettivo interrogativo che si<br />
accorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce.<br />
I pronomi LEQUEL / LESQUELS, LAQUELLE / LESQUELLES, e<br />
le loro forme composte DUQUEL / DESQUELS, DE LAQUELLE /<br />
DESQUELLES, AUQUEL / AUXQUELS, À LAQUELLE /<br />
AUXQUELLES ecc. implicano un’idea di scelta e richiedono nella
frase una precisazione (possono riferirsi a un nome già espresso o<br />
essere seguiti da un complem. di specificazione):<br />
De ces deux chapeaux, lequel prèfères - tu?<br />
Auquel de ces hommes parlait - il?<br />
ATTENZIONE:<br />
Quel est ton nom? (quel + v. essere + nome determinato)<br />
In <strong>italiano</strong> vi è un unico corrispondente, QUALE (i) preceduto o<br />
meno da preposizione: Di questi due cappelli, quale preferisci?<br />
A quale di questi uomini parli?<br />
Qual è il tuo nome?<br />
Il est cinq heures<br />
Quelle heure Quelle heure est - il?<br />
Il est médecin (professione)<br />
Quoi Qu’est - ce qu’il est?<br />
7.10. L’interrogazione riguarda il complemento oggetto<br />
1 Tempo: Ils terminent leur repas<br />
Quoi?<br />
2 Tempo: QUOI si trasforma in QUE passando all’inizio della frase<br />
3 Tempo: Qu’est - ce qu’ils terminent?<br />
Que terminent - ils?<br />
Vous avez vu Jean
Qui Qui avez - vous vu?<br />
Qui - est - ce que vous avez vu?<br />
Qu’est - ce que (per le cose)<br />
Qui est - ce que (per le persone)<br />
servono a fare domande relative al complemento oggetto.<br />
7.11. L’interrogazione riguarda il complemento di termine.<br />
Cette voiture appartient à mon frère<br />
à qui<br />
est - ce que cette voiture appartient?<br />
A qui appartient cette voiture?<br />
cette voiture appartient - elle?<br />
Ils jouent au football<br />
à quoi? A quoi est - ce qu’ils jouent?<br />
jouent - ils?<br />
Attenzione:<br />
Se il verbo è all’infinito o al participio presente si usa:<br />
Pour faire quoi? oppure Pour quoi faire?<br />
En faisant quoi? oppure En quoi faisant<br />
7.12. L’interrogazione riguarda un complemento di tempo, di luogo,<br />
di<br />
modo, di causa.
TEMPO : Les parents sont partis en 1975<br />
Ils sont partis quand?<br />
est - ce qu’ils sont partis?<br />
Quand sont - ils partis?<br />
vos parents sont - ils partis?<br />
LUOGO: Ils vivaient en France.<br />
est - ce qu’ils vivaient?<br />
Ils vivaient où? Où vivaient - ils?<br />
vos parents vivaient - ils?<br />
MODO: Ils sont venus en voiture<br />
est - ce qu’ils sont venus?<br />
Ils sont venus comment? Comment sont - ils venus?<br />
vos parents sont - ils venus?<br />
CAUSA: Ils sont venus parce qu’ils voulaient travailler.<br />
est - ce qu’ils sont venus?<br />
Ils sont venus pourquoi? Pourquoi sont - ils venus?<br />
vos parents sont - ils venus?<br />
7.13. Risposta all’interrogazione totale (riferita all’intera frase)<br />
Può essere sufficiente rispondere con OUI, SI (in risposta ad una<br />
domanda espressa in forma interrogativa - negativa) e NON:<br />
Tu ne pars pas? Si, je pars<br />
Oui
Aime - t - il le français?<br />
Non<br />
7.14. Risposte negative brevi o ellittiche.<br />
C’est ennuyeux? - non, pas du tout.<br />
Je vous ai fait mal? - non, ce n’est rien<br />
Il y a encore du lait? - non, plus du tout.<br />
Voulez - vous une cigarette? - non, merci.<br />
Tu veux du dessert? - non, merci, pas du dessert.<br />
Je ne fume pas, et vous? - Moi, non plus.<br />
7.15. Risposta all’interrogazione parziale.<br />
E’ limitata alla parola o al grippo a cui si riferisce l’interrogazione:<br />
A quelle vitesse roulait - il? - A 100 kilomètres à l’heure.<br />
De quelle couleur était sa veste? - Rouge.<br />
Combien coûte la viande? - Cher<br />
8.1 Le frasi imperative<br />
Si ottengono sopprimendo il soggetto della frase dichiarativa alla<br />
seconda persona singolare e plurale e alla prima persona plurale del<br />
presente indicativo:<br />
Tu passes de bonnes vacances Passe de bonnes vacances<br />
Nous partons vite Partons vite<br />
L’intonazione è discendente.
L’imperativo esprime un ordine, un consiglio, un invito, un desiderio,<br />
un incoraggiamento secondo l’intonazione e il contesto:<br />
Asseyez - vous<br />
Passez de bonnes vacances<br />
Parle!<br />
Dors!<br />
Ne dors pas tout le temps!<br />
La forma negativa si costruisce regolarmente:<br />
Ne + verbo coniugato + pas Ne parle pas<br />
ATTENZIONE: I verbi in er (1 gruppo + aller) alla seconda persona<br />
singolare non prendono la “s”:<br />
Tu ne me donnes pas le journal Ne me donne pas le journal<br />
In <strong>italiano</strong> invece la seconda persona singolare dell’imperativo<br />
negativo è irregolare e si forma con l’infinito:<br />
Dormi Non dormire!<br />
Parla Non parlare!<br />
L’imperativo può esprimere un’ipotesi:<br />
Faites - lui confiance, il vous volera (Si vous lui faites<br />
confiance)<br />
Se il verbo è all’imperativo affermativo, i pronomi personali<br />
complementi lo seguono: Se vi sono contemporaneamente due
pronomi personali, compl. ogg. e complemento indiretto si mettono<br />
nell’ordine indicato nei seguenti schemi:<br />
- le<br />
- moi<br />
- m’<br />
- toi<br />
- t’<br />
- la<br />
- nous<br />
- nous<br />
- en - y<br />
- vous<br />
- vous<br />
(usato<br />
- lui<br />
- lui<br />
solo)<br />
- les<br />
- leur<br />
- leur<br />
Attenzione:<br />
- tra il verbo e i pronomi personali che lo seguono ci deve essere il<br />
trattino d’unione.<br />
- i pronomi “me” e “te”, spostandosi dopo il verbo, si trasformano in<br />
“moi” e “toi”:<br />
Tu me parles Parle moi<br />
- non si dirà mai Rendez - vous - y, ma piuttosto: Rendez - vous là -<br />
bas.<br />
- eccezionalmente, per ragioni eufoniche, la desinenza della seconda<br />
pers. sing. dei verbi del 1 gruppo finisce con “s” all’imperativo,<br />
quando questo è seguito da “y” o “en” :<br />
Parles - en à ton ami: portes - y Nadine, le film est très beau.
ATTENZIONE: Con être e avoir si usano, per l’imperativo, le<br />
corrispondenti persone del congiuntivo presente, senza soggetto.<br />
que tu aies de la chance Aie de la chance<br />
Je veux que<br />
nous soyons heureux Soyons heureux<br />
- L’imperativo non ha né la terza persona singolare né la terza persona<br />
plurale. In caso di necessità si usano le corrispondenti persone del<br />
congiuntivo esortativo:<br />
Qu’il aille à la mer!<br />
Qu’ils viennent me voir!<br />
Je veux, je désire que...<br />
9. Le frasi esclamative<br />
Tutte le frasi dichiarative o interrogative possono trasformarsi in frasi<br />
esclamative, se pronunciate con intonazione ascendente o discendente<br />
o molto accentuata.<br />
La sorpresa, l’ammirazione, lo stupore, l’indignazione ecc. possono<br />
riferirsi ad uno solo degli elementi della frase o alla frase intera.<br />
Spesso la frase inizierà con un elemento esclamativo:<br />
Il gruppo nominale: QUEL..., QUE DE..., COMBIEN DE...:<br />
Quel (excellent) film nous avons vu!<br />
Quel tableau!<br />
Que de monde!
L’aggettivo attributivo: COMME..., QUE..., CE QUE...<br />
Comme il est mignon!<br />
Que c’est beau!<br />
Ce qu’il est beau!<br />
Il verbo: COMBIEN, CE QUE<br />
Combien je regrette!<br />
Ce que je regrette!<br />
La frase: COMMENT, QUE, POURVU QUE, QUAND<br />
Comment, vous partez!<br />
Que j’ai eu peur!<br />
Pourvu qu’il ne la trouve pas!<br />
Quand je vous le disais!<br />
L’esclamazione si riduce spesso ad una frase ellittica o ad una sola<br />
parola.<br />
Idiot! (Tu es / vous êtes un idiot)<br />
Félicitations! (Je vous fais mes félicitations)<br />
Quoi! Comment! Non!<br />
10. Le frasi enfatiche.<br />
E’ possibile mettere in risalto un elemento o un gruppo della frase:<br />
- mettendo all’inizio della frase un elemento che di solito si trova in<br />
posizione successiva:<br />
Nous partirons après - demain Après - demain nous partirons
Les vacances sont finies Finies, les vacances<br />
- mettendo un gruppo nominale soggetto o compl. oggetto all’inizio<br />
della frase e riprendendolo poi con il pronome personale<br />
corrispondente:<br />
Mon frère est venu hier Mon frère, il est venu hier<br />
J’ai envoyé sa lettre Sa lettre, je l’ai envoyée<br />
- usando c’est... qui... (se si tratta di un soggetto)<br />
c’est... que... (se si tratta di un compl. ogg. o di un compl.<br />
indiretto):<br />
Mon frère est venu hier C’est mon frère qui est venu hier<br />
J’ai envoyé sa lettre C’est sa lettre que j’ai envoyée<br />
J’ai téléphoné à ma mère C’est à ma mère que j’ai téléphoné<br />
Una analoga struttura esiste anche in <strong>italiano</strong>, solo che il verbo<br />
“essere” non è preceduto dal soggetto e non si fa distinzione tra “che”<br />
soggetto e “che” complemento oggetto: E’ mio fratello che è venuto<br />
E’ la sua lettera che ho spedito<br />
ATTENZIONE:<br />
I pronomi personali complementi subiscono variazioni se usati<br />
all’interno della struttura “c’est... que” e “c’est... qui”<br />
Tu me l’as dit C’est toi qui me l’as dit<br />
C’est à moi que tu l’as dit
Tu leur as donné ce livre C’est à eux (elles) que tu l’as donné<br />
11. Le frasi passive<br />
12. Perché una frase attiva (che contiene un verbo con un tempo<br />
semplice o composto) possa essere trasformata in passiva, bisogna<br />
che il verbo sia transitivo, cioè che regga un complemento oggetto:<br />
Tous ses amis ont félicité Jean Jean a été félicité par tous ses<br />
amis.<br />
“Tout ses amis” soggetto compl. d’agente preceduto da par.<br />
“Jean”, compl. oggetto soggetto<br />
“ont félicité” verbo attivo “a été félicité” verbo passivo coniugato<br />
con être.<br />
Una analoga trasformazione avviene in <strong>italiano</strong> dove il compl.<br />
d’agente è introdotto con “da”.<br />
L’ausiliare être, oltre che per il passivo, serve per formare i tempi<br />
composti dei verbi pronominali (je me suis levé) e una serie di<br />
quattordici verbi e loro composti: ALLER / VENIR; MONTER /<br />
DESCENDRE; ENTRER / SORTIR; ARRIVER / PARTIR; NAITRE<br />
/ MOURIR; TOMBER /RESTER; PASSER /DEVENIR.<br />
Per gli altri verbi, di solito, i tempi composti sono formati col verbo<br />
avoir.<br />
ATTENZIONE:
Avoir fa funzione di ausiliare per il verbo être:<br />
Nous avons été appelés<br />
Questo è un grave rischio di errore: l’<strong>italiano</strong> usa essere come<br />
ausiliare di se stesso: Siamo stati chiamati.<br />
Être non è mai l’ausiliare di se stesso.<br />
Il senso della frase non muta, ma la prima parola, soggetto della frase<br />
passiva, viene messa in risalto.<br />
ATTENZIONE:<br />
Il verbo avere non ha la forma passiva:<br />
Jean a un frère non può esser trasformata in frase passiva<br />
Dopo certi verbi il compl. d’agente è preceduto da de : être aimé<br />
(suivi, précédé, composé, fait) de…<br />
11.1 Il soggetto della frase attiva è indefinito<br />
Se il soggetto della frase attiva è indefinito: ON, QUEL’UN, DES<br />
GENS… alla forma passiva si sopprime il compl. d’agente.<br />
Quelqu’un a perdu son sac Un sac a été perdu<br />
Il compl. d’agente par quelqu’un cade perché non aggiunge nessuna<br />
informazione utile<br />
ATTENZIONE:<br />
Se il soggetto della frase attiva è un pronome personale, la forma<br />
passiva non è accettabile:<br />
Tu manges une pomme Une pomme est mangée par toi
(errore)<br />
Fanno eccezione i casi in cui si voglia mettere in risalto un contrasto<br />
tra due complementi d’agente:<br />
La maison n’a pas été construite par lui, mais par moi<br />
11.2 Altre costruzioni possono ugualmente dare un senso passivo alla<br />
frase:<br />
- Quando si tratta di una situazione abituale o di un fatto generale:<br />
Les journaux d’information se vendent bien<br />
Ce vin se boit très frais.<br />
Quando l’azione è in corso:<br />
Le repas se prépare (est en train d’être préparé). La course se<br />
termine<br />
- La costruzione con ON:<br />
Ici, on parle français<br />
On ouvre la porte avec une clé<br />
ON è un pronome soggetto indefinito che si usa sempre seguito da un<br />
verbo alla terza persona singolare:<br />
On dit souvent des mensonges (= Les gens disent…)<br />
On a faim (nous avons faim)<br />
On dit qu’il fera froid cet hiver (= Quelqu’un dit…)<br />
ATTENZIONE:<br />
Nella frase passiva, il part. Passato deve essere preceduto<br />
dall’ausiliare être: Le vin est vendu
In <strong>italiano</strong> il participio passato può essere preceduto sia da ESSERE<br />
che da VENIRE: Il vino è<br />
venduto<br />
viene<br />
12. Le frasi negative<br />
A qualunque tipo appartenga, una frase può essere positiva o<br />
negativa.<br />
La negazione può riferirsi all’intera frase:<br />
ne…pas, ne…plus, ne…jamais…<br />
stanno a cavallo del verbo coniugato.<br />
Ils n’aiment pas le pain<br />
Ils n’ont pas aimé le pain<br />
La negazione si compone sempre di due elementi: di solito ne…pas; il<br />
pas può però essere sostituito da PERSONNE, RIEN, AUCUN (E),<br />
NUL, JAMAIS, PLUS, NI.<br />
In <strong>italiano</strong> non esiste il corrispettivo di pas . È perciò spesso<br />
sufficiente un solo elemento negativo.<br />
I pronomi complementi precedono il verbo:<br />
Elles n’y vont jamais<br />
Ne lui en donnez pas<br />
ATTENZIONE:<br />
Entrambi gli elementi della negazione riuniti (ne pas...) precedono il<br />
verbo all’infinito:<br />
Je préfère ne pas y aller
ATTENZIONE:<br />
Dopo sans non appare nessuno dei due elementi della negazione:<br />
Elle est partie sans le voir<br />
12. 1 La negazione può riferirsi al gruppo nominale<br />
Tu veux la (balle) rouge?<br />
J’ai vu quelqu’un<br />
Elle a entendu quelque chose<br />
Il y en avait un(e)<br />
Quelqu’un est venu<br />
Non pas la rouge, la bleu<br />
Je n’ai vu personne<br />
Elle n’a rien entendu<br />
Il n’y en avait aucun(e)<br />
(Plus) personne n’est venu<br />
Attenzione:<br />
Dopo sans, attenzione alla diversa posizione di rien e personne<br />
voir personne<br />
Ils sont partis sans<br />
rien voir<br />
avoir vu personne<br />
Ils sont partis sans<br />
avoir rien vu<br />
12. 2 La negazione doppia (si negano due elementi della frase)<br />
Ils ont des frères Ils n’ont ni frères ni soeurs<br />
et des soeurs.<br />
Je bois de la bière Je ne bois ni bière ni vin<br />
et du vin<br />
Je ne bois ni de la bière ni du vin, mais de l’eau
Elles aiment les gâteaux Elles n’aiment ni les gâteaux ni le<br />
et le champagne<br />
champagne<br />
Elle a dansé et chanté Elle n’a ni dansé ni chanté<br />
Il veut travailler et Il ne veut ni travailler ni continuer ses études<br />
continuer ses études<br />
Attenzione:<br />
Ni lui ni ses frères ne sont venus<br />
Ils n’ont écrit ni l’un ni l’autre = Aucun des deux n’a écrit<br />
Elles n’ont écrit ni l’une ni l’autre = Aucune des deux n’a écrit<br />
Ils n’ont répondu ni les uns ni les autres = Aucun d’eux n’a<br />
repondu<br />
Il ne dit ni oui ni non<br />
12. 3 La negazione può riferirsi ad un avverbio<br />
toujours<br />
ne plus<br />
encore<br />
déjà<br />
ne... pas encore<br />
Il l’aime encore Il ne l’aime plus<br />
Il a déjà lu le journal Il n’a pas encore lu le journal<br />
ATTENZIONE:<br />
ne... que...
= seulement<br />
ne... plus que...<br />
Il n’a lu que le titre ( = Il a lu seulement le titre)<br />
Elle n’a regardé que la première page<br />
Je n’ai plus qu’une paire de chaussures<br />
In <strong>italiano</strong> la forma restrittiva con “non... che” è poco frequente; si<br />
preferisce usare soltanto o solo. In francese accade il contrario.<br />
Ha guardato solo la prima pagina<br />
Il n’a regardé que la première page<br />
ATTENZIONE:<br />
Ne<br />
deve sempre precedere il verbo quando nella frase appare pas,<br />
ni... ni, personne, rien, nul, jaimais, plus (che sostituiscono pas) o que<br />
(frasi restrittive).<br />
ATTENZIONE:<br />
Personne<br />
+ de + aggettivo<br />
Rien<br />
Personne d’autre<br />
Rien de nouveau<br />
13. Il gruppo nominale<br />
1. Les enfants<br />
2. Mes deux meilleurs amis<br />
sortent<br />
ont<br />
de l’école (b)<br />
des goûts très differents (a)
3. Jean<br />
4. Elles<br />
Gruppo nominale: soggetto<br />
ouvre<br />
tournent<br />
Gruppo<br />
verbale:<br />
predicato<br />
nucleo<br />
verbale<br />
cette porte<br />
Gruppo nominale compl.<br />
(a) e ( c ) compl. ogg. (b)<br />
compl. di luogo<br />
Nei gruppi nominali delle quattro frasi si trovano:<br />
dei nomi comuni: amis, enfants, goûts, école, porte;<br />
un nome proprio: Jean;<br />
un pronome: elles<br />
Sono i nuclei di questi gruppi nominali<br />
Questi nuclei sono preceduti:<br />
da determinanti: les, des, mes, cette, deux (articoli, aggettivi<br />
possessivi, aggettivi dimostrativi, aggettivi numerali... )<br />
Preceduti o seguiti da<br />
- aggettivi qualificativi: meilleurs, différents che possono essere<br />
seguiti a loro volta da un complemento del nome:<br />
de l’école où j’allais<br />
Si tratta di un gruppo posizionale: de l’école où j’allais.
L’ordine dei costituenti del gruppo nominale non è libero, ma segue<br />
regole precise.<br />
Questo specchietto indica l’ordine nel quale si possono disporre i<br />
determinanti del nome (p. es. Tous ses premiers grands films) ed i casi<br />
di incompatibilità (p. es. mai insieme successivamente articolo e<br />
possessivo, né possessivo e dimostrativo)<br />
Quel (le) (s)<br />
le, la, les<br />
Tout / toute<br />
Tous /toutes<br />
mon, ton, son<br />
mes, tes, ses<br />
ma ta sa<br />
notre, votre, leur,<br />
nos, vos, leurs<br />
ce, cet, cette, ces<br />
un (e)<br />
du, de la, des, de l’<br />
Numerali<br />
aucun (e), chaque, quelque (s), plusieurs<br />
nul (le), pas un (e)<br />
certains, beaucoup de, peu de...<br />
13.1 Il nome
E’ il costituente centrale, o nucleo, del gruppo nominale. Le<br />
classificazioni possibili dei nomi sono varie. Per esempio, si possono<br />
suddividere in:<br />
animati, nomi che indicano esseri animati, persone o animali;<br />
inanimati, tutti gli altri.<br />
Agli animati ed agli inanimati corrispondono pronomi interrogativi e<br />
pronomi negativi di diversa forma<br />
ANIMATI<br />
Qui appelle?<br />
A qui parles - tu?<br />
Personne n’est - venu<br />
INANIMATI<br />
Que se passe - t - il?<br />
De quoi parles - tu?<br />
Rien ne s’est passé<br />
Nelle interrogative, per gli animali si usa di solito il pronome che<br />
serve per gli inanimati: Qu’est - ce qui aboie?<br />
13. 2 Nomi propri e nomi comuni<br />
Questa è la classificazione tradizionale più frequente<br />
I nomi propri indicano:<br />
- una persona: Jean, Monsieur Durand<br />
- un animale: Trompette (chienne), Minet (chat)<br />
- dei titoli: Président, Docteur, Monsieur, Durand
- qualche inanimato (luoghi in genere): Paris, la France, le Mont<br />
Blanc<br />
Si tratta di un animato o di un inanimato ben definito.<br />
Iniziano tutti con la lettera maiuscola.<br />
I nomi comuni possono riferirsi a classi di animati o inanimati:<br />
tigre, chaise, courage<br />
13. 3 Altre classificazioni<br />
Nomi concreti: homme, maison, chien<br />
Nomi astratti: liberté, égalité, fraternité<br />
Nomi numerabili (che possono essere contati e diventare plurali):<br />
livre, femme, jardin<br />
Nomi no numerabili (che indicano una qualità, una materia, un<br />
gruppo indivisibile): eau, beurre, liberté.<br />
ATTENZIONE:<br />
Lo stesso vocabolo può appartenere sia ai numerabili che ai non<br />
numerabili, ma il suo significato cambia:<br />
Le vin est cher (non numerabile)<br />
Les vins de Bordeaux sont chers (numerabili)<br />
La forma del vocabolo può suggerire anche un’altra classificazione:<br />
Nomi semplici: chien, plage, clef<br />
Nomi composti: porte - clefs, aérotrain, vhemin de fer, pomme de<br />
terre
Nomi derivati. Dépannage (da dépanner, panne), pollution (da<br />
polluer)<br />
13.4 Il genere dei nomi<br />
In francese i nomi comuni possono essere maschili o femminili:<br />
Per gli animati il genere <strong>grammatica</strong>le è determinato dal sesso: ciò<br />
vale per gli esseri umani: mâle/femelle, le garçons/la fille, le<br />
boucher/la bouchère, e per gli animali domestici: le chien/la chienne,<br />
le coq/la poule<br />
ATTENZIONE:<br />
Per gli inanimati si possono delineare alcune categorie. In genere<br />
sono maschili:<br />
- i nomi che finiscono in - age, - ment, - isme:<br />
le bricolage, le moment, le tourisme<br />
- i nomi di giorni, mesi e stagiono:<br />
le dimanche, le printemps, cet été est plutôt frais.<br />
In <strong>italiano</strong> alcuni di essi sono femminili: la domenica, la primavera,<br />
quest’estate è fresca.<br />
- i nomi di molte piante (non i frutti che sono femminili: la poire):<br />
le poirier, le chêne, le palmier.<br />
Spesso i nomi di piante sono maschili anche in <strong>italiano</strong>. Però: la<br />
palma, la quercia.<br />
Sono femminili:
- i nomi che finiscono in - tion, - tè, - ie, - eur:<br />
la solution, la gravité, la compagnie<br />
la couleur, la douleur, la belle fleur<br />
In <strong>italiano</strong> i corrispondenti nomi in - ore sono tutti maschili.<br />
ATTENZIONE:<br />
sono maschili: le bonheur, le malheur, l’honneur, le coeur e i nomi<br />
tecnici (le moteur ecc.).<br />
ATTENZIONE<br />
Spesso esiste una sola forma per il maschile e per il femminile:<br />
l’architecte, le professeur, la vedette, la souris (il sorcio), la mouche,<br />
l’éléphant, la sentinelle (quando indica un soldato).<br />
Quando i nomi diventano femminili:<br />
nell’orale<br />
- se il nome termina con vocale non si percepisce alcun cambiamento.<br />
- se il nome termina con consonante, questa, muta al maschile, verrà<br />
pronunciata al femminile:<br />
ORALE<br />
Maschile variazione del determinante + forma maschile<br />
un ami n ami<br />
Maschile<br />
une amie yn ami<br />
variazione del determinante + consonante<br />
sonora<br />
un parent parâ<br />
une parente yn parãt
un Français [ frâs une Française [yn frasz]<br />
un berger <br />
une bergère yn br r<br />
un sot une sotte yn s t<br />
(vocale nasale)<br />
variaz. Del determinante + vocale orale<br />
davanti<br />
a n (denasalizzazione)<br />
un cousin une cousine yn kuzin<br />
un paysan pizã<br />
un lion [ ljõ]<br />
une paysanne yn pizan<br />
une lionne yn lj n<br />
Nello scritto:<br />
per formare il femminile, quando questo esiste, si aggiunge di solito<br />
una - e alla forma maschile.<br />
13. 2 Variazioni ortografiche<br />
Nomi che<br />
finiscono in...<br />
Variazione<br />
ortografica al<br />
femminile<br />
Maschile<br />
- er, - ier - (i) ère un ouvrier<br />
- en, - ien<br />
- on, - an<br />
2 nn un lycéen<br />
un lion<br />
une lycéenne<br />
une lionne<br />
- vocale + t - vocale + tte un chat une chatte
- el<br />
- eau<br />
un sot<br />
- elle un colonel<br />
un jumeau<br />
une sotte<br />
une colonnelle<br />
une jumelle<br />
- x - se un époux une épouse<br />
- f - ve un veuf une veuve<br />
- eur - euse un vendeur une vendeuse<br />
invece: - teur<br />
- trice<br />
un directeur<br />
un directrice<br />
- teuse<br />
un chanteur<br />
une chanteuse<br />
- e - esse une prince<br />
une tigre<br />
une princesse<br />
une tigresse<br />
13. 3 Forme particolari per il femminile<br />
- nomi di animati umani:<br />
compagnon compagne roi reine<br />
copain copine serviteur servante<br />
favori favorite speaker speakerine<br />
neveu nièce héros héroïne<br />
- nomi di animati non umani:<br />
canard cane mulet mule<br />
dindon dinde loup louve<br />
13. 4 Nome unico con un solo genere:
Un agent, amateur, architecte, auteur, assassin, chef, défenseur,<br />
déserteur, écrivain, guide, imposteur, ingénieur, juge, magistrat,<br />
médecin, possesseur, professeur, sauveur, sculpteur, successeur,<br />
témoin:<br />
Cette femme est le seul témoin encore en vie<br />
Attenzione: Il determinante resta maschile.<br />
13. 5 Nome unico con due generi:<br />
artiste<br />
bibliothécaire<br />
e tutti i nomi in - iste<br />
e tutti i nomi in - aire<br />
ed anche: aide, camarade, collègue, complice, concierge, élève,<br />
enfant, esclave, garde, malade, patriote.<br />
Russe, Belge, Slave, Tzigane<br />
La camarade de ce Belge est une enfant<br />
Il determinante diventa femminile<br />
ATTENZIONE: I nomi di nazionalità sempre maiuscoli<br />
13. 6 Nomi diversi per il maschile e per il femminile<br />
un homme<br />
un garçon<br />
un oncle<br />
un père<br />
une femme<br />
une fille<br />
une tante<br />
une mère<br />
un taureau<br />
une vache
un boeuf<br />
un cheval<br />
une jument<br />
13. 7 Nomi che cambiano significato cambiando genere (omonimi)<br />
ATTENZIONE:<br />
le livre (lecture)<br />
le mousse (jeune marin)<br />
le page (enfant au service des nobles)<br />
le poêle (pour se chauffer)<br />
la livre (½ kilo)<br />
la mousse (herbe)<br />
la page (dans un livre)<br />
la poêle (pour faire la<br />
cuisine)<br />
le vase (pour mettre des fleurs)<br />
l’aide (celui, celle qui aide)<br />
le critique (personne qui critique)<br />
la vase (terre + eau)<br />
l’aide (action d’aider)<br />
la critique (action de<br />
critiquer)<br />
le garde (personne qui garde)<br />
le manche (pour tenir un outil)<br />
la garde (action de garder)<br />
la manche (partie du<br />
vêtement)<br />
le mémoire (étude)<br />
le mode (<strong>grammatica</strong>l)<br />
le voile (vêtement)<br />
le poste (emploi)<br />
le tour (promenade)<br />
la mémoire (faculté)<br />
la mode (vestimentaire)<br />
la voile (pour les bateaux)<br />
la poste (bureau de poste)<br />
la tour (èdifice)<br />
13. 8 Genere dei nomi geografici
- Nomi di nazione: se terminano in - e, sono di solito femminili:<br />
La France, l’Italie, la Grèce<br />
Eccezioni: Le Mexique, le Bengale, le Cambodge.<br />
Se terminano con altra vocale o in consonante sono in genere<br />
maschili:<br />
Le Brésil, le Japon, le Pérou<br />
- Nomi di città: valgono le stesse regole dei nomi di nazioni; si<br />
riscontrano però molte eccezioni.<br />
- Nomi di montagne: sono in genere maschili salvo: les Alpes, les<br />
Andes, les Cévennes, les Pyrénées, les Vosges<br />
ATTENZIONE: per riconoscere il genere bisogna basarsi sul<br />
determinante.<br />
Al singolare, quasi sempre è il determinante che fornisce<br />
l’informazione relativa al genere.<br />
13. 9 Il numero dei nomi<br />
PLURALE DEI NOMI NUMERABILI:<br />
Nella lingua parlata il singolare ed il plurale si distinguono<br />
unicamente in base alla forma del determinante. Per i nomi che<br />
iniziano per vocale o h muta la marca del plurale è sottoliveata anche<br />
dal suono z della “liaison”.<br />
l’école [lek l] les écoles [lsek l]<br />
cette école [stek l<br />
ces écoles szek l
mon auto m noto<br />
mes auto mzoto<br />
Nella lingua scritta, di regola, il plurale si forma aggiungendo una s<br />
alla forma del singolare:<br />
une maison<br />
des maisons<br />
CASI PARTICOLARI<br />
- I nomi che terminano con s, x o z non cambiano al plurale:<br />
le fils l fis<br />
la voix la vwa<br />
le nez l ne<br />
les fils l fis<br />
les voix l vwa<br />
les nes l ne<br />
- I nomi che terminano in - au, - eau, - eu prendono una x al plurale:<br />
le bateau l bato<br />
les bateaux l bato<br />
le jeu l ø] les jeux [l ø]<br />
ATTENZIONE:<br />
un pneu<br />
des pneus<br />
- Prendono una x anche i seguenti 7 nomi:<br />
bijou, caillou, chou, genou, hibou, joujou et pou<br />
- In alcuni nomi la silla ba finale - al o - ail si trasforma al plurale in -<br />
aux:<br />
l’animal<br />
le cheval<br />
le journal<br />
les animaux<br />
les chevaux<br />
les journaux
un travail<br />
un vitrail<br />
des travaux<br />
des vitraux<br />
13. 10 La pronuncia varia tra il singolare ed il plurale di alcuni nomi:<br />
un boeuf [ bœf]<br />
des bœfs [d bø]<br />
un œuf [ n œf] des œufs [d zø] cade la consonante<br />
un os [ n os]<br />
un œil [ œj]<br />
des os [d zo<br />
des yeux [d zjø]<br />
13. 11 Plurale dei nomi non numerabili<br />
Di solito questi non hanno plurale. Se esso esiste, il nome assume un<br />
altro significato:<br />
la peinture (art du matière)<br />
le cuivre (le métal)<br />
les peintures (les oeuvres)<br />
les cuivres (instruments de musique<br />
en cuivre)<br />
13. 12 Plurale dei nomi composti<br />
- I nomi composti scritti in una sola parola seguono la regola<br />
generale.<br />
Le passeport<br />
les passeports<br />
ATTENZIONE<br />
Monsieur<br />
Madamr<br />
Mademoiselle<br />
messieurs<br />
mesdames<br />
mesdemoiselles
Bonhomme<br />
bonshommes<br />
Però: une dame , cette dame. Cade il possessivo (ma, mes) e il nome<br />
ritorna semplice (dame, demoiselle) quando è preceduto da un<br />
articolo (une, la, des), un agg. dimostrativo (cette, ces), un numero<br />
(deux…), un agg. indefinito (quelques, certaines…):<br />
La dame qui parle.Voilà deux demoiselles. J’ai connu quelques<br />
dames.<br />
- Se gli elementi del nome composto sono scritti separati o sono uniti<br />
da un trattino d’unione, il plurale delle varie parti dipende dalla loro<br />
natura <strong>grammatica</strong>le o dal senso. Se il 2° nome fa da complemento al<br />
1° resta di solito invariato:<br />
des timbres postes (des timbres pour la poste)<br />
des arcs - en - ciel (il n’y a qu’un ciel)<br />
REGOLA GENERALE: solo i nomi e gli aggettivo possono prendere<br />
la marca del plurale:<br />
des choux - fleurs, des sourds - muets<br />
I verbi, gli avverbi e le preposizioni restano invece invariati:<br />
des porte - avions, des contre - attaques<br />
Il plurale dei nomi composti è molto irregolare anche in <strong>italiano</strong>, ma<br />
con particolarità diverse.<br />
13.13 Plurale dei nomi propri<br />
I nomi propri prendono la marca del plurale quando indicano:
- i popoli: les Tunisiens, les Italiens<br />
- le famiglie illustri: les Bourbons<br />
- un insieme di paesi: les Indes, les Amériques<br />
I nomi propri non prendono la marca del plurale quando.<br />
- indicano intere famiglie: les Thibault<br />
- sostituiscono dei nomi comuni: On ne rencontre pas des Einstein (de<br />
génies) tous les jours.<br />
- si indicano le opere con il nome del loro autore: elle possédait deux<br />
Picasso.<br />
13.14 L’ accordo in genere e in numero<br />
Questi due accordi si fanno contemporaneamente.<br />
Si fa l’accordo tra:<br />
- nome e determinante: une table, des tables<br />
- nome e aggettivo qualificativo: une table ronde, des tables rondes<br />
- gruppo nominale (soggetto) e verbo (coniugato e participio passato):<br />
Ton amie est venue/Tes amies sont venues<br />
Il part. passato può restare invariato, o accordarsi col soggetto o col<br />
complemento oggetto secondo i seguenti casi:<br />
- se è coniugato con l’ausiliare être il part. passato deve essere<br />
accordato con il soggetto:<br />
Ma soeur est venu<br />
Elles sont descendues de la montagne
con i verbi riflessivi, si fa l’accordo solo se le particelle pronominali<br />
rappresentano un compl. oggetto:<br />
Ils se sont habillés<br />
Ils se sont saluées (uno saluta l’altro)<br />
invece: Ils se sont parlé (uno ha parlato all’altro)<br />
- Se è coniugato con l’ausiliare avoir, il participio passato:<br />
1) non si accorda se il complemento oggetto non c’è o se segue il part.<br />
passato:<br />
Ils ont reussi<br />
Nous avons conduit cette voiture<br />
I verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare avoir (salvo pochi<br />
casi).<br />
Non avendo essi per definizione il compl. oggetto, il loro participio<br />
passato è sempre invariabile.<br />
2) si deve accordare con il compl. oggetto se questo precede il part.<br />
passato.<br />
Il compl. oggetto è di solito un pronome personale:<br />
J’ai mangé les fruits Je les ai mangés<br />
Il a vu Brigeitte Il l’a vue<br />
o il pronome relativo que<br />
C’est l’histoire qu’il nous a racontée. Voilà les films que nous avons<br />
vus.<br />
ATTENZIONE:
En non è mai complemento oggetto, quindi il part. passato non si<br />
accorda:<br />
Voilà des fraises; j’en ai déjà mangé.<br />
In <strong>italiano</strong> l’accordo del participio passato si fa anche nei seguenti<br />
casi: Ecco delle fragole; io ne ho già mangiate.<br />
ATTENZIONE:<br />
Il participio passato si accorda con il complemento oggetto che<br />
dipende da esso e non da altri verbi della preposizione. Pertanto,<br />
spesso non vi è accordo del participio passato seguito da infinito.<br />
Fait seguito da infinito non si accorda mai:<br />
Il les a fait construire exprès<br />
(in <strong>italiano</strong> invece: le ha fatte costruire apposta)<br />
Attenzione alle interferenze: con i verbi di reciprocità, in <strong>italiano</strong>, si<br />
fa sempre l’accordo col participio passato, senza distinzioni:<br />
Si sono salutati<br />
Si sono parlati<br />
In <strong>italiano</strong>, quando i verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare<br />
essere il participio passato si accorda:<br />
Essi sono riusciti<br />
Nell’orale è il determinante che prende la marca:<br />
sa maison sa mzõ]<br />
mes filles [m fij<br />
ed anche l’aggettivo femminile, in certi casi:
une grande maison yn grad mzõ]<br />
Nello scritto la marca del numero (plurale) segue la marca del genere:<br />
les petites écolières<br />
13. 14 Nomi alterati<br />
Solo raramente in francese il diminutivo, il vezzeggiativo,<br />
l’accrescitivo, e il peggiorativo vengono espressi con un unico nome:<br />
un garçonnet (un ragazzetto)<br />
une maisonnette (una casetta)<br />
un aiglon (un aquilotto)<br />
Voilà Louison! (ecco Lugino)<br />
Il suffisso - on in francese è diminutivo, mentre - one in <strong>italiano</strong> è<br />
accrescitivo: E’ un librone!<br />
Di solito si fa precedere il nome da un aggettivo appropriato:<br />
- accrescitivi: grand, gros C’est un gros livre<br />
- diminutivi: petit, jeune Voilà un petit cadeau pour toi<br />
(se esseri viventi)<br />
C’est un jeune cheval<br />
- vezzeggiativi: joli Il m’a donné de jolies petites fleurs<br />
- peggiorativi: vilain Quel vilain temps!<br />
13. 15 I determinanti del nome<br />
Generalmente il nome è preceduto da un determinante: articolo,<br />
aggettivo possessivo, aggettivo dimostrativo.<br />
Il determinante è una forma dipendente che non può esistere in una<br />
frase che non contenga un nome.<br />
QUE(LE) (s)
Tout:mon,ton,son<br />
ma,ta,sa mes tes,<br />
ses<br />
Toute: notre, votre,<br />
leur, nos, vos, leur<br />
Tous<br />
Toutes: ce, cet,<br />
cette, ces<br />
Numerali<br />
Alcuni<br />
aggettivi<br />
qualificativi<br />
Nome<br />
Aggettivi<br />
compl.<br />
nome o<br />
relativa<br />
du, de la, des, de l’<br />
aucun(e),chaque<br />
quelque(s),<br />
plusieurs<br />
nul(le),pas un(e)<br />
certains,beauco<br />
up de,peu de<br />
Questo specchietto indica l’ordine nel quale si possono disporre i<br />
determinanti del nome (p. es. Tous mes premiers grands films) ed i<br />
casi di incompatibilità (p. es. mai insieme successivamente articolo e<br />
possessivo, né possessivo e dimostrativo).<br />
In <strong>italiano</strong> è invece normale trovare: il mio amico (art. det. + agg.<br />
poss.), un mio amico (art, indet. + agg. poss.), questo tuo amico (agg.<br />
dim. + agg. poss.).<br />
Attenzione a trasformare queste costruzioni secondo le seguenti forme<br />
corrette francesi:<br />
C’est mon ami (J’ai un seul ami, je ne parle que de celui - ci)<br />
C’est un de mes amis (j’ai plusieurs amis; je parle d’un entre eux)<br />
Je parlerai à chacun de mes amis<br />
Ton ami va partir (j’accentue le lien d’amitié)<br />
Cet ami va partir (j’indique un ami parmi beaucoup d’autres)<br />
Cet ami à toi va partir (Je veux souligner le lien d’amitié et indiquer
la personne à la fois)<br />
ATTENZIONE: L’aggettivo possessivo è sempre usato davanti ai<br />
nomi che indicano:<br />
- oggetti personali: Donne - moi mon manteau<br />
- rapporti affettivi di parentela o amicizia: Ton oncle t’appelle<br />
- malattie ricorrenti: elle a sa migraine.<br />
Negli stessi casi, in <strong>italiano</strong> non c’è possessivo: Dammi il cappotto, lo<br />
zio ti chiama, ha il solito mal di testa.<br />
Attenzione ad inserirlo quando ci esprimiamo in francese<br />
ATTENZIONE: Mai dei due aggettivi possessivi davanti allo stesso<br />
nome.<br />
Il secondo possessivo in francese si presenta sotto forma di pronome e<br />
segue il verbo:<br />
Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas.<br />
L’<strong>italiano</strong>, invece, ammette entrambe le strutture:<br />
La mia e la sua auto...<br />
La mia auto e la sua…<br />
13. 16 Uso dell’apostrofo<br />
L’articolo determinativo le, la si apostrofa davanti ai nomi che<br />
iniziano con vocale o h muta: l’arbre, l’homme, l’école<br />
Si possono apostrofare anche me, te, se, que, si (solo davanti a il o<br />
ils), ce sogg. del verbo essere (c’est lui)
ATTENZIONE:<br />
Non si apostrofano mai une, ma, ta, sa, ce (agg. dimostrativo), qui<br />
(pronome relativo soggetto).<br />
13. 17. Il nome si trova raramente solo, non preceduto da<br />
determinanti.<br />
Fanno eccezione i seguenti casi:<br />
- Nomi propri: Henri t’a téléphoné<br />
Attenzione: se si tratta di tutta la famiglia: Les Durand<br />
- I nomi contenuti nei proverbi, nei titoli di opere e nei manifesti:<br />
Patience et longueur de temps font plus que force ni que rage<br />
“Memoires de guerre”. Coiffeur pour dames: Défense d’afficher.<br />
Chapitre V<br />
- Il nome attributo: Il est ingénieur, catholique, Espagnol.<br />
- I nomi preceduti da ni...ni...: Il n’avait ni foi ni loi.<br />
Dopo ni...ni... non si mette né preposizione semplice, né preposizione<br />
articolata: Il n’a ni livres ni cahiers.<br />
- o da soit...soit...: Soit économie, soit misère il ne mangeait rien.<br />
- i nomi contenuti in alcune locuzioni verbali: avoir peur, avoir faim,<br />
avoir mal, faire justice, prendre femme<br />
- i nomi che hanno funzione di complemento in un nome composto:<br />
une pomme de terre.<br />
- i nomi facenti parte di gruppi preposizionali non definiti:
par paresse, sans raison, avec autorité, de droit, à pied, puor mémoire.<br />
13. 18 L’articolo determinativo<br />
Può essere preceduto da preposizione.<br />
le, la, l’ - les<br />
Attenzione:<br />
à + le = au<br />
de + le = du<br />
à + les = aux<br />
de + les = des<br />
Però de l’arbre, à l’ombre, à l’heure quando il nome inizia con vocale<br />
o h muta.<br />
In <strong>italiano</strong> vi sono forme composte contratte anche con altre<br />
preposizioni: nel, col... che in francese si risolvono con il normale<br />
accostamento dei due elementi distinti:<br />
E’ nel giardino = il est dans le jardin<br />
Le due principali funzioni dell’articolo determinativo sono:<br />
la determinazione specifica e la generalizzazione.<br />
13. 19 La determinazione può derivare:<br />
- dalla situazione: si possono considerare le cose di cui si parla,<br />
oppure si può fare riferimento ad una realtà ben conosciuta dalla<br />
persona cui si parla: La table, le professeur<br />
Va chez le boucher<br />
- dal fatto che si tratta di persone o cose uniche:
Le roi, le soleil, la gauche (in opposizione a la droite), la terre,<br />
la<br />
feu, la Noël, la Seine.<br />
- dal contesto linguistico:<br />
con referente anteriore:<br />
Voilà le livre que je voulais acheter<br />
J’aime me promener dans les rues de Paris.<br />
13. 20 La generalizzazione:<br />
L’articolo determinativo indica che la cosa di cui si parla appartiene<br />
ad una specie: Le beurre est cher<br />
J’aime les enfants<br />
Altri usi:<br />
13. 21 Davanti ai nomi geografici:<br />
Niente articolo davanti alla maggior parte dei nomi di città (ed ai<br />
nomi, in genere maschili, di alcune isole):<br />
Je vais à Paris<br />
Elle vient de Madagascar<br />
Si usa l’articolo determinativo davanti a:<br />
- nomi di fiumi: la Seine, le Rhône, le Nil<br />
- nomi di territori (nazioni, regioni): la France<br />
Ils sont allés au Portugal<br />
Nous rentrons des Etats - Unis<br />
Attenzione:<br />
Cuba Ils sont allés à Cuba
ATTENZIONE: En e de (preposizioni di luogo) non prendono<br />
l’articolo davanti ai nomi di regioni, nazioni, isole e continenti<br />
femminili<br />
Il vient de France<br />
Il va en Corse<br />
ATTENZIONE: Davanti ai nomi maschili: au<br />
Au Portugal. Au Brésil.<br />
Se però questi iniziano con vocale: en<br />
En Iran.<br />
Se i nomi di nazione sono plurali: aux<br />
Aux Etats - Unis. Aux Indes.<br />
Se de non è preposizione di luogo, ma complemento di specificazione<br />
si usa l’articolo:<br />
Les guerres de la France<br />
Les beautés de l’Italie<br />
Se il luogo è determinato è preceduto da dans + articolo<br />
Il vit en Allemagne / Il a vécu dans l’Allemagne de l’Après<br />
guerre.<br />
I dipartimenti, le regioni, le montagne, gli oceani sono pure preceduti<br />
da dans + articolo:<br />
Dans la Gironde, dans les Alpes, dans l’Atlantique, dans la<br />
Manche.
ATTENZIONE:<br />
En Bretagne, en Normandie, en Savoie (nomi di antiche regioni)<br />
En Méditerranée, en Mer du Nord (nomi di mari)<br />
13. 21 Dvanti ai nomi propri<br />
Generalmente niente articolo determinativo, eccetto:<br />
Les Durand (articolo plurale davanti ai nomi indicanti tutta la<br />
famiglia, invariabili).<br />
Le grand Racine, le petit Paul (nome proprio preceduto da un<br />
aggettivo).<br />
Ce n’était plus le Jean que nous avions connu (nome determinato:<br />
quel Giovanni e non un altro).<br />
Davanti ai nomi propri l’<strong>italiano</strong> usa spesso l’articolo: il Manzoni<br />
scrisse... . Il francese lo rifiuta a meno che non si tratti di autori<br />
italiani celebri del Rinascimento: il Tasso scrisse Le Tasse écrivit...<br />
13. 22 Davanti ai giorni della settimana<br />
Niente articolo determinativo se si tratta di un giorno singolo, di fatto<br />
occasionale: Venez me voir mardi (prochain)<br />
Il est venu dimanche (soir)<br />
Si mette l’articolo determinativo se si tratta di giorno ricorrente:<br />
Le samedi soir, ils regardent la télévision ( = chaque<br />
samedi)<br />
13. 23 Davanti ai nomi di mesi e stagioni (preceduti da en):
Niente articolo:<br />
En janvier, en avril dernier. En hiver, en été, en automne<br />
però: Au printemps (vedi unità: Il genere dei nomi)<br />
13. 24 L’articolo indeterminativo<br />
maschile: un + consonante un garçon <br />
Singolare + vocale un enfant nãfã]<br />
femminile: une<br />
une fille<br />
une amie<br />
d + consonante des chats d a<br />
Plurale<br />
forma unica: des<br />
dz + vocale<br />
des amis dz ami<br />
negazione della quantità<br />
Elle n’a pas de chat (s)<br />
negazione della qualità<br />
Ce n’est pas un Apollon<br />
Ce ne sont pas des amis<br />
L’articolo indeterminativo indica:<br />
- una quantità: un o des (parecchi)<br />
J’ai acheté un livre (Je n’est pas acheté de livre) (vedi unità Art.<br />
partitivo)<br />
J’ai acheté des livres (negativo: Je n’est pas acheté de livres)<br />
- una qualità:<br />
C’est un ami (negativo: Ce n’est pas un ami, c’est un ennemi)
Ce ne sont des amis (negativo: Ce ne sont pas des amis) 1 .<br />
- un nome che non è ancora stato definito : Un ami c’est utile<br />
- un + nome proprio (con valore di nome comune):<br />
Le musée vient d’acheter un Picasso ( un tableau peint par Picasso)<br />
(negativo: Le musée n’a pas acheté de Picasso)<br />
C’est un Apoll (trés bel homme) Ce n’est pas un Apollon.<br />
ATTENZIONE:<br />
un e une possono essere aggettivi numerali: in questo caso, nella<br />
forma negativa, non sono sostituiti da “de”:<br />
J’ai un chat<br />
(un seul)<br />
Je n’ai pas un chat<br />
( = je n’ai pas un seul chat, j’ai plus d’un<br />
chat).<br />
13. 24 L’articolo partitivo<br />
singolare plurale negazione della quantità<br />
maschile<br />
femminile<br />
de, de l’ de la, de l’ des Je n’ai plus de pain<br />
du pain de la viande des pains Il n’y a pas d’eau<br />
de l’air de l’eau des oeufs<br />
negazione della qualità<br />
Ce n’est pas du lait,<br />
c’est de l’eau<br />
1 In <strong>italiano</strong> si usa un - una sia alla forma affermativa che alla forma negativa: Ho comprato un libro; Non ho
N’achète pas de la<br />
viande, mais du<br />
poisson<br />
L’articolo partitivo è un uso particolare dell’articolo indeterminativo<br />
davanti ai nomi non numerabili.<br />
Indica una parte di un tutto (sostanza, qualità) non divisibile in<br />
elementi numerabili. E’ obbligatorio in francese, salvo pochi casi.<br />
Si distingue:<br />
du lait (una certa quantità)<br />
le lait (sostanza in genere)<br />
un lait (una certa qualità di latte)<br />
Donne - moi du lait<br />
J’aime le lait<br />
Le lait Nestlé est bon.<br />
In <strong>italiano</strong> la preposizione articolata che dovrebbe precedere il nome<br />
partitivo molto spesso si omette:<br />
Ho buoni amici a Parigi<br />
Ha messo del pane in tavola<br />
Non vuole latte<br />
Davanti al nome preso in senso partitivo:<br />
- si usano le preposizioni articolate (vedi le prime 3 colonne dello<br />
schema)<br />
1) nelle frasi affermative: Elle a mis du pain sur la table<br />
comprato un libro. C’è interferenza col francese un de.
2) nelle frasi restrittive (indicano una affermazione, ma limitata da<br />
ne... que): (vedi): Elle n’a que du pain sur la table<br />
- si usa la preposizione de (invariabile)<br />
nelle frasi negative: elle ne veut pas de lait<br />
Je ne lis jamais de journaux<br />
ATTENZIONE: se quello che si nega non è la quantità, ma la qualità<br />
(e questo si verifica spesso quando nella frase c’è il verbo être ), si<br />
usano le preposizioni articolate variabili:<br />
Ce n’est pas du lait, c’est de l’eau<br />
- dopo gli avverbi di quantità (plus de, moins de, beaucoup de, trop<br />
de, autant de, qu de, ecc.):<br />
Elle boit beaucoup de lait<br />
Vous mangez peu de fruits<br />
- quando il nome plurale è preceduto da un aggettivo:<br />
J’ai de bons ami à Paris<br />
La norma non vale se l’aggettivo forma, con il nome che lo segue, un<br />
nome composto: Je mange souvent des petits pois (piselli)<br />
Ce sont fdes jeunes gens que je connais (giovanotti)<br />
ATTENZIONE: non si mette né preposizione semplice, né<br />
preposizione articolata:<br />
- dopo sans: Il va à l’école sans livres<br />
Il travaille sans enthousiasme
- dopo avec + nome astratto: Il a agi avec fermeté<br />
- dopo ni... ni... : Il n’a ni livres ni cahiers<br />
- in alcune locuzioni verbali (avoir + nome):<br />
avoir faim (soif, sommeil, chaud, froid...)<br />
avoir tort (raison, besoin, envie...)<br />
Attenzione: si usa il partitivo per:<br />
Jouer du Mozart, di Chopin (un pezzo di musica di...)<br />
Faire du cent à l’heure.<br />
Non confondere il paetitivo con il compl. di specificazione che, anche<br />
in francese, si esprime sempre con preposizione articolata:<br />
Ho (dei) buoni amici a Parigi ( = partitivo)<br />
I consigli dei buoni amici sono utili ( = compl. di specific.)<br />
Les conseils des bons amis sont utiles.<br />
13. 25 L’aggettivo dimostrativo<br />
Singolare<br />
Plurale<br />
Maschile<br />
Femminile<br />
ce (+ consonante) cette ces<br />
cet (+ vocale o h muta)<br />
(forma unica)<br />
ATTENZIONE:<br />
Mai due aggettivi dimostrativi davanti allo stesso nome. Si accetta<br />
invece un aggettivo e un pronome:<br />
Ce livre - ci et celui - là parlent de la France
L’<strong>italiano</strong> ammette le due strutture: Questo e quel libro... (ossia due<br />
aggettivi dimostrativi davanti al nome) e Questo libro e quello...<br />
Gli aggettivi dimostrativi servono ad indicare la posizione di persone<br />
o cose: Cet homme, cet avion, ce chien, cette maison, ces enfants.<br />
Si possono rafforzare aggiungendo, dopo il sostantivo, le particelle -<br />
ci (vicinanza) e - là (lontananza).<br />
Vite! Déplace cette valise - là et ce paquet - ci.<br />
Cette femme - là, je ne veux plus la voir.<br />
L’<strong>italiano</strong> distingue la cosa vicina dalla cosa lontana usando due<br />
aggettivi diversi (questo / quello; questa / quella). Attenzione<br />
all’interferenza.<br />
L’<strong>italiano</strong> distingue il vicino dal lontano con la diversa consonante (t<br />
o l) all’interno del pronome e dell’aggettivo dimostrativo. Il francese<br />
ottiene invece la distinzione con l’aggiunta di - ci e - là.<br />
Attenzione a non confondere: celle = pronome (questa - quella)<br />
con cette = aggettivo (questa - quella)<br />
Là talvolta indica anche una presenza vicina: Je suis là.<br />
ATTENZIONE: Per distinguere tra due cose nominate si usano<br />
sempre - ci e - là: Ce livre - ci coûte plus cher que cette revue - là.<br />
Di solito non si mette l’aggettivo dimostrativo davanti a nome seguito<br />
da una frase relativa (che ha di per sé valore determinante):<br />
Le livre que tu as acheté est très beau
però si può dire: Ce livre que tu as acheté... (celui - là seul, et pas un<br />
autre) = Quel certo libro, proprio quel libro...<br />
Quel libro che hai comprato è bello<br />
è una struttura comune in <strong>italiano</strong>.<br />
13. 26 Gli aggettivi possessivi<br />
Singolare<br />
(si possiede una sola cosa)<br />
Plurale<br />
(si possiedono più cose)<br />
Persona Maschile Femminile<br />
un<br />
1ª<br />
[ ] mon [ ]<br />
[ma] ma, mon [ ] (1)<br />
mes [m (z) (1)<br />
possessore<br />
2ª<br />
[ ] ton [ ]<br />
[ta] ta, ton [ ] (1)<br />
tes t (z) (1)<br />
3ª<br />
[ ] son [ ]<br />
[sa] sa, son [ ] (1)<br />
ses s (z) (1)<br />
due o più<br />
1ª<br />
notre n tr<br />
nos [no (z) ] (1)<br />
possessori<br />
2ª<br />
votre v tr<br />
vos [vo (z) ] (1)<br />
3ª<br />
leur lœr]<br />
leurs [lœr]<br />
(1) Da usare davanti a nomi inizianti con vocale o h muta: Mon école<br />
est là, Mon heure va commencer.<br />
La n finale non sarà più nasale: mon ami.<br />
La s finale sarà pronunciata (liaison): tes amis sont là<br />
ATTENZIONE:<br />
Articolo determinativo, articolo indeterminativo, aggettivi possessivi,<br />
aggettivi dimostrativi e aggettivi indefiniti sono incompatibili tra loro.<br />
Pertanto le forme corrette francesi sono le seguenti:<br />
C’est mon ami (j’ai un seul ami, je ne parle que de celui - ci)<br />
C’est un de mes amis (j’ai plusieurs amis; je parle d’un entre
eux)<br />
Je parlerai à chacun de mes amis (vedi pronomi indefiniti)<br />
Ton ami va partir (j’accentue le lien d’amitié)<br />
Cet ami va partir (j’indique un ami parmi beaucoup<br />
d’autres)<br />
Cet ami à toi va partir (je veux souligner le lien d’amitié et<br />
indiquer la personne à la fois)<br />
In <strong>italiano</strong> invece è normele trovare: il mio amico (art. determinativo<br />
+ agg. possessivo);<br />
un mio amico (art. indet. + agg. poss.), questo tuo amico (agg. dim. +<br />
agg. poss.).<br />
Attenzione nel trasformare queste costruzioni secondo le strutture<br />
suddette.<br />
ATTENZIONE:L’aggettivo possessivo è sempre usato davanti ai<br />
nomi che indicano:<br />
- oggetti personali: Donne - moi mon manteau<br />
- rapporti affettivi di parentela o amicizia: Ton oncle t’appelle<br />
- malattie ricorrenti: Elle a sa migraine.<br />
Negli stessi casi in <strong>italiano</strong>, non c’è possessivo: Dammi il cappotto.<br />
Lo zio ti chiama. Ha il solito mal di testa. Attenzione a inserirlo<br />
quando ci si esprime in francese.
Attenzione: Due aggettivi possessivi non possono precedere lo stesso<br />
nome. Il secondo aggettivo possessivo in francese si presenta sotto<br />
forma di pronome e segue il verbo:<br />
Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas<br />
L’<strong>italiano</strong> invece ammette entrambe le strutture: La mia auto e la<br />
sua... La mia e la sua auto...<br />
13. 27 Determinanti che indicano la quantità<br />
Ci sono dei determinanti che indicano la quantità senza fissarne il<br />
numero esatto:<br />
AUCUN (E), (NE) PAS DE / PLUS DE, NUL (LE), PEU DE, UN<br />
PEU DE, QUELQUE (S), CERTAINS / DIVERS / DIFFÉRENTS,<br />
MOINS DE, AUTANT DE, ASSEZ DE, PLUS DE (DAVANTAGE),<br />
BEAUCOUP DE, UN KILO / LITRE DE, TOUT LE, TOUT LES,<br />
TANT DE, TELLEMENT DE, TROP DE.<br />
ATTENZIONE: PEU DE, BEAUCOUP DE, PLUS DE, AUTANT<br />
DE, ASSEZ DE, TANT DE, TROP DE, COMBIEN DE,<br />
TELLEMENT DE, PAS DE, precedono sempre il nome, sono<br />
invariabili e sono sempre seguiti da DE (e mai dall’articolo):<br />
Tu bois beaucoup d’eau, trop d’eau<br />
Il a peu de ressources<br />
- moins de, autant de, plus de, que de si usano anche per formare il<br />
comparativo.
In <strong>italiano</strong> invece poco, molto, troppo sono variabili e mai seguiti da<br />
di:<br />
Ho molti amici, ma pochi libri<br />
I determinanti possono essere seguiti da:<br />
- nomi numerabili:<br />
J’ai peu de livres<br />
J’ai autant de livres que lui<br />
- nomi non numerabili:<br />
J’ai peu d’argent sur moi J’ai autant d’argent que toi.<br />
Ai determinanti suddetti si possono aggiungere i distributivi.<br />
13. 28 Tout (e) - Chaque<br />
Singolare<br />
(non hanno plurale)<br />
Maschile<br />
tout<br />
Femminile<br />
toute<br />
chaque<br />
Tout homme doit respecter la loi (dovere comune a tutti)<br />
Chaque homme a ses défauts (ciascuno ha i suoi).<br />
In <strong>italiano</strong> ogni è forma unica, che indica sia la categoria presa in<br />
senso generale, sia un elemento della specie preso nella sua<br />
particolarità<br />
(valore distributivo): Ogni uomo deve rispettare la legge<br />
Ogni uomo ha i suoi difetti.
13. 29 Quelques = qualche, alcuni...<br />
E’ usato quasi sempre al plurale perché si riferisce a più di una<br />
persona o cosa: Elle a quelque amis.<br />
Qualche non ha plurale in <strong>italiano</strong>, pur sottintendendo quasi sempre<br />
un’idea di pluralità: Ha qualche amico (più d’uno). Attenzione<br />
all’interferenza.<br />
ATTENZIONE: Les quelques = i pochi, le poche, tutti i, tutte le:<br />
Il a vu les quelques personne qui connaissaient son père<br />
Certains = non tutti, alcuni:<br />
Certains élèves trouvent que le français est facile a apprendre<br />
ATTENZIONE: Un (e) certain (e) si usa al singolare quando si ignora<br />
la precisa identità della persona o della cosa di cui si parla:<br />
Un certain M. Blot<br />
13. 30 PLUS DE, UN PEU PLUS DE, BEAUCOUP PLUS DE: hanno<br />
valore comparativo:<br />
Il y a plus de femmes que d’hommes<br />
Attenzione: da non confondere con ne... plus de negazione della<br />
quantità:<br />
Je n’ai plus d’argent<br />
PLUSIEURS, DIVERS, DIFFÉRENTS: stesso significato di plus<br />
d’un (deux, trois, quatre...):<br />
plusieurs
J’ai diverses choses à vous dire<br />
différents<br />
Divers e différents si usano però preceduti da les... se significano tous<br />
les...:<br />
toutes les<br />
diverses<br />
Je vous di les différentes choses que j’ai à vous dire<br />
quelques<br />
AUTRES = altri (vedi pronomi indefiniti)<br />
QUELCONQUE = qualunque (in senso dispregiativo)<br />
N’IMPORTE QUEL = qualunque (di qualsiasi specie)<br />
On m’a donné des produits quelconques<br />
J’assiste volontiers à n’importe quel film (policier, d’aventures...)<br />
13. 31 TOUT<br />
Senza articolo = chaque (vedi)<br />
Tout travail mérite salaire<br />
Con l’articolo: Tout le (la), tous les... indica la totalità:<br />
Tous les hommes sont mortels<br />
Tout può precedere anche altri determinanti (vedi anche determinanti<br />
del nome): tout ce..., tout cette..., tous / toutes ces..., tout mon..., toute<br />
ma..., tous / toutes mes..., tout un...<br />
ATTENZIONE: tout non può precedere du, de la, des.
13. 32 Numeri cardinali<br />
0 zéro<br />
1 un 11 onze 21 vingt et un<br />
2 deux 12 douze 22 vingt - deux<br />
3 trois 13 treize 23 vingt - trois<br />
4 quatre 14 quatorze 24 vingt -<br />
quatre<br />
5 cinq 15 quinze 25 vingt - cinq<br />
6 six 16 seize 26 vingt - six<br />
7 sept 17 dix - sept 27 vingt - sept<br />
8 huit 18 dix - huit 28 vingt - huit<br />
9 neuf 19 dix - neuf 29 vingt - neuf<br />
10 dix 20 vingt 30 trente<br />
40 quarante 100 cent 200 deux cent<br />
50 cinquante 101 cent un 201 deux cent un<br />
60 soixante 102 cent deux 202 deux cent deux<br />
70 soixante et onze 103 cent trois 600 six - cents<br />
72 soixante - deux 104 cent quatre 601 six cent un<br />
80 quatre - vingts 105 cent cinq 1000 mille<br />
81 quatre - vingt - un 106 cent six 1001 mille un
82 quatre - vingt - deux 107 cent sept 1101 mille cent un<br />
90 quatre - vingt - dix 108 cent huit 1000000 un million<br />
91 quatre - vingt - onze 109 cent neuf<br />
110 cent dix<br />
ATTENZIONE: Dal 70 al 99 si procede per somma di numeri<br />
(soixante - dix = 60 + 10 = 70, soixante - quinze = 60 + 15 =75) o per<br />
moltiplicazione (quatre - vingts = 4 × 20 = 80) o per moltiplicazione e<br />
somma (quatre - vingt - neuf = 4 × 20 = 80 + 9 = 89, quatre - vingt -<br />
qutorze = 4 × 20 = 80 + 14 = 94).<br />
Al di sotto di cento bisogna mettere un trattino d’unione tra le varie<br />
parti di un numero composto:<br />
cinquante - sept, quatre - vingt - quinze<br />
Mai il trattino d’unione:<br />
- quando c’è la congiunzione et: soixante et un.<br />
- quando il numero supera il 100: huit cent trois.<br />
I cardinali sono invariabili ad eccezione di:<br />
- un che prende la marca del genere come per esempio in: Les mille et<br />
une nuits;<br />
- quatre - vingts, che perde però la marca del plurale se è seguito da<br />
altri numeri: quatre - vingt - trois;<br />
- cent, che prende la marca del plurale: deux cents, trois cents...
ma non quando è seguito da altri numeri: trois cent trente - deux.<br />
ATTENZIONE: si pronuncia la consonante finale<br />
7 Sept [st, 5 cinq , 6 six sis, 8 huit it, 10 dix dis<br />
Se il numero si trova isolato<br />
Se precede una parola che inizia con consonante si pronuncerà:<br />
5 , 6 si, 8 i, 10 di<br />
mentre se precede una parola che inizia con vocale o h muta la<br />
consonante finale si pronuncerà con la liaison:<br />
6 siz six homme siz m 9 in neuf heures si pronuncia nœv œr]<br />
10 [diz] dix heures [dizœr], 20 in 22 - 23 - 24... 29 si pronuncia [v t]<br />
13. 33 I numeri cardinali<br />
- possono essere usati come nomi nei sguenti casi:<br />
Deux et deux font quatre<br />
J’ai eu un zéro en mathématiques<br />
- possono essere preceduti da altri determinanti (articoli, aggettivi<br />
possessivi, aggettivi dimostrativi):<br />
Je vous présente mes deux enfants. Ces trois garçon sont<br />
insupportables. Les trois hommes sont partis.<br />
ATTENZIONE:<br />
Le deux mai Le premier mai Les années trente (de 1930 à<br />
1939).<br />
Luis XIV (quatorze), Henry II (deux), invece François premier (solo<br />
con premier).
Dopo i nomi di re, in <strong>italiano</strong> si usa invece l’ordinale: Luigi XIV<br />
(quattordicesimo), Enrico II (secondo).<br />
ATTENZIONE:<br />
Paragraphe trois, acte deux, scène un<br />
- Nelle date che indicano solo l’anno niente articolo:<br />
Il a travaillé de 1950 à 1969 (dal... al)<br />
Invece: Il a travaillé du premier janvier 1950 au 31 décembre 1969<br />
In <strong>italiano</strong> invece si usa sempre la preposizione articolata.<br />
- per indicare i secoli<br />
Au XIXe siècle<br />
Au XIXe et XXe siècle (se sono più di uno)<br />
“Nell’800”, “Nel XIX secolo” sono equivalenti in <strong>italiano</strong>. La prima<br />
forma però non è accettabile in francese.<br />
Anche la preposizione iniziale è diversa: nel = su.<br />
13. 34 Numeri ordinali<br />
1er premier / première 11 onzième 100 centième<br />
2e deuxième 12 duzième 101 cent unième<br />
3 troisième 13 troisième 1000 millième<br />
4 quatrième 14 quatorzième<br />
5 cinquième 15 quinzième<br />
6 sixième 16 seizième
7 septième 17 dix - septième<br />
8 huitième 18 dix - huitième<br />
9 neuvième 19 dix - neuvième<br />
10 dixième 20 vingtième<br />
Pour la troisième fois<br />
Ce deuxième voyage<br />
I numeri frazionari:<br />
1/2 un demi o la moitié 1/5 le cinquième, un cinquième<br />
1/3 le tiers, un tiers 1/6 le sixième, un sixième ecc.<br />
1/4 le quart, un quart<br />
un kilo et demi (1,5 kg)<br />
un demi - kilo (1/2 kg)<br />
une heure et demie<br />
une demi heure<br />
Attenzione: se demi precede il nome resta invariato<br />
13. 35 I moltiplicativi<br />
Le double o deux fois<br />
Le triple<br />
o trois fois<br />
per i successivi si preferirà: quatre fois, cinq fois, six fois, sept fois...<br />
ecc., salvo che per:<br />
cent: le centuple.<br />
Quatre fois cinq vingt (4 5 = 20)<br />
13. 36 Nomi che indicano un numero approssimativo<br />
Solo nei seguenti casi:<br />
8 une huitaine de jours 15 une quinzaine de jours
10 une dizaine de jours 20 une vingtaine de jours<br />
12 une douzaine de jours 30 une trentaine de jours<br />
1000 une millier de jours<br />
Con gli altri numeri si usano le seguenti forme:<br />
environ, à peu près:<br />
Dans six jours environ<br />
Il y avait environ cinq cents<br />
personnes<br />
Dans à peu près huit jours<br />
13. 37 I determinanti interrogativi e/o esclamativi<br />
Singolare<br />
Plurale<br />
Maschile quel quels<br />
Femminil<br />
e<br />
quelle<br />
quelles<br />
Quel precede il nome a cui si riferisce la domanda o l’esclamazione.<br />
Di regola, si accorda in genere e numero con il nome:<br />
Dans quelle rue habitez - vous? Quel avion! Quelle belle journée!<br />
L’esclamazione può anche essere espressa con:<br />
La belle journée! (articolo + aggettivo + nome)<br />
L’<strong>italiano</strong> dirà preferibilmente soprattutto nelle esclamative: In che<br />
via abitate? Che aeroplano! Che bella giornata!<br />
13. 38 Gli aggettivi qualificativi
L’aggettivo qualificativo “qualifica” il nome ed indica una qualità<br />
inerente alla cosa o alla persona di cui si parla.<br />
Une fleur rouge, tra tutti i fiori possibili (si può trattare solo di un<br />
fiore che ha la particolarità di essere rosso).<br />
Le petit enfant (il bimbo si distingue dagli altri perché è piccolo).<br />
Rouge e petit sono chiamati aggettivi attributivi e fanno parte del<br />
gruppo nominale.<br />
Ma nelle frasi: La fleur est rouge, l’enfant est petit, rouge et petit sono<br />
aggettivi predicativi. Non fanno parte del gruppo nominale, ma vi<br />
sono collegati tramite il verbo être.<br />
ATTENZIONE: La qualità può essere espressa in altri modi:<br />
- per mezzo di un complemento del nome: une fleur du jardin<br />
- per mezzo di una proposizione relativa: l’enfant qui mange du<br />
chocolat.<br />
13. 39 Accordo dell’aggettivo qualificativo<br />
L’aggettivo qualificativo si accorda in genere e numero con il nome a<br />
cui si riferisce.<br />
Les petites filles<br />
agg. qualif. Attributivo femm. Plur.<br />
Ces valise sont lourdes agg. predicat. femm. plur.<br />
Attenzione: l’aggettivo riferito a due o più nomi sarà plurale:<br />
La mère et la fille étaient absentes (2 nomi femm. agg. femm.<br />
plur.)
Le père et la fille étaient absents (1 masch. + 1 femm. agg. masch.<br />
Plur.)<br />
Attenzione: gli aggettivi di colore si accordano (des feuilles vertes).<br />
Restano invariati se il colore è indicato con un sostantivo (marron,<br />
orange) o forma un aggettivo composto con un altro aggettivo o<br />
nome:<br />
Des chassures marron<br />
Une chemise bleu ciel<br />
Une voiture vert foncé<br />
13. 40 Le marche del genere (maschile / femminile)<br />
Nella lingua scritta il femminile degli aggettivi si forma aggiungendo<br />
una e alla fine dell’aggettivo maschile.<br />
Se l’aggettivo maschile finisce in e, al femminile resta invariato:<br />
utile / utile Un livre utile Une chose utile<br />
Se l’aggettivo maschile finisce in è aggiunge regolarmente la marca<br />
del femminile:<br />
tourné / tournée<br />
Il a la tête tournée<br />
Il segno grafico e non fa variare la pronuncia del vocabolo quando<br />
questo termina con una vocale:<br />
joli / jolie<br />
bleu / bleue<br />
Se l’aggettivo termina in consonante muta al maschile, la e del<br />
femminile fa pronunciare questa consonante:
vert / verte grand / grande petit / petite<br />
[vr vrt grã] [grãd] [pti ptit<br />
13. 41 Cambiamento d’ortografia<br />
Senza variazioni di pronuncia:<br />
- el: naturel / naturelle - bel / belle<br />
cruel / cruelle - nul / nulle<br />
- eil: pareil / pareille<br />
con variazioni di pronuncia:<br />
- et: muet / muette<br />
ATTENZIONE: complet / complète - inquiet / inquiète, secret /<br />
secrète - concret / concrète, discret / discrète<br />
- en: européen / européenne<br />
- ien: ancien / ancienne<br />
- on: bon / bonne<br />
- an: paysan / paysanne<br />
- s: gros / grosse - gras / grasse - bas / basse - épais / épaisse<br />
- il: gentil / gentille<br />
- er: léger / légère<br />
- f: neuf / neuve - actif /active - bref /brève<br />
- eux: hereux / hereuse - joyeux / joyeuse<br />
- x: jaloux / jalouse<br />
- eur: flatteur / flatteuse - trompeur /trompeuse - moquer / moqueuse
ATTENZIONE: blanc / blanche, roux / rousse, favori / favorite, franc<br />
/ franche, doux / douce, frais / fraîche, sec / sèche, long / longue.<br />
13. 42 Casi particolari<br />
Alcuni aggettivi hanno due forme per il maschile e una sola forma per<br />
il femminile:<br />
M: bel davanti a nome iniziante con un bel avion<br />
beau vocale o h muta un bel homme<br />
F: belle<br />
M: nouvel davanti a nome iniziante con<br />
nouveau vocale o h muta le Nouvel An<br />
F: nouvelle<br />
M: vieil davanti a nome iniziante con<br />
vieux vocale o h muta un vieil ami<br />
F: vieille<br />
M: fol davanti a nome iniziante con<br />
fou vocale o h muta un fol amour<br />
F: folle<br />
13. 43 Le marche del numero (singolare / plurale)<br />
Nella lingua scritta si aggiunge una s alla fine dell’aggettivo<br />
singolare:<br />
un petit garçon / de petits garçons<br />
une femme rousse / des femmes rousses
Questa s non produce alcuna modificazione della pronuncia.<br />
Gli aggettivi che, al singolare, terminano con s o x non variano al<br />
plurale:<br />
un homme hereux / des hommes hereux<br />
un ciel bas / des ciels bas<br />
Gli aggettivi che, al singolare, terminano in eau prendono una x al<br />
plurale:<br />
un jour nouveau / des jours nouveaux<br />
La maggior parte degli aggettivi che, al singolare, terminano in al,<br />
trasformano al in aux al plurale:<br />
un sourir amical / des sourires amicaux<br />
ATTENZIONE: banal, fatal, glacial, naval prendono una s al plurale:<br />
des combats navals<br />
13. 43 Posizione dell’aggettivo qualificativo<br />
Secondo i casi, alcuni aggettivi qualificativi possono trovarsi:<br />
- in genere davanti al nome (anteposti)<br />
- sempre dopo il nome (postposti)<br />
- ora prima ora dopo il nome.<br />
Aggettivi qualificativi che precedono il nome:<br />
Solo pochi aggettivi vengono messi prima del nome in funzione<br />
attributiva. La maggior parte di essi è contenuta nello schema<br />
seguente.
Quando se ne usa più di uno nella stessa frase, si deve rispettare<br />
l’ordine suggerito in tale schema.<br />
Pertanto si dirà: Un bon petit garçon<br />
mentre non si sentirà mai dire: un petit bon garçon.<br />
1 2 3 4 5<br />
Determi<br />
autre<br />
nouveau<br />
mauvais<br />
grand<br />
Altri<br />
nanti<br />
numerali<br />
jeune<br />
faux<br />
petit<br />
aggettivi<br />
cardinali<br />
vieux<br />
bon<br />
o compl.<br />
e<br />
vrai<br />
beau<br />
del<br />
ordinali<br />
joli<br />
NOME<br />
nome<br />
premier<br />
o<br />
deuxièm<br />
proposiz<br />
e<br />
ione<br />
.............<br />
relativa<br />
dernier<br />
nombreu<br />
x<br />
D’autres jolies petites filles<br />
Les premiers vrais beaux jours de l’année<br />
13. 44 Aggettivi qualificativi posti sempre dopo il nome:<br />
Sono:<br />
- gli aggettivi attributivi (indicano una qualità specifica che permette<br />
d’identificare ciò di cui si parla):<br />
une idée originale
des chaussures rouges (tutti gli aggettivi di colore seguono sempre il<br />
nome)<br />
- i participi e gli aggettivi verbali:<br />
un verre cassé<br />
un journal intéressant<br />
nos salutations distinguées<br />
In <strong>italiano</strong> l’aggettivo verbale e quello derivato dal participio passato<br />
possono precedere il nome: ... i nostri distinti saluti.<br />
13. 45 Aggettivi qualificativi posti ora prima ora dopo il nome<br />
Molti aggettivi qualificativi che di solito seguono il nome possono<br />
talvalta precederlo. In questo caso il loro significato tende a fondersi<br />
con quello del nome ed aggiunge di solito a quest’ultimo un valore<br />
più morale che fisico:<br />
un bonhomme affreux (molto brutto) un affreux bonhomme (terrible,<br />
inquietante).<br />
L’aggettivo precede il nome in alcune frasi fatte:<br />
à plat ventre<br />
faire la sourde oreille.<br />
13. 46 Alcuni aggettivi cambiano significato secondo che precedono<br />
o seguono il nome:<br />
un brave homme (bon, honnête)<br />
un homme brave (courageux)<br />
un certain livre (un livre particulier) une nouvelle certaine (sûre)<br />
mon cher livre (aimé)<br />
le dernier mois de l’année (le 12e)<br />
un livre cher (coûteux)<br />
le mois dernier (celui d’avant)
un dur métier (fatigant)<br />
un grand homme (important)<br />
ma propre chemise (bien à moi)<br />
un metal dur ( mou)<br />
un homme grand (par la taille)<br />
ma chemise propre ( sale)<br />
une simple question (une question seulement) une question simple<br />
(sans problème)<br />
un petit homme (sans idéaux) un homme petit (par la taille)<br />
13. 47 Il comparativo<br />
Si parla di comparativo quando la qualità espressa dall’aggettivo<br />
mette a confronto due o più cose o persone.<br />
Se l’aggettivo esprime il valore massimo di una persona o cosa<br />
rispetto a tutto il gruppo di cui fa parte si ha il superlativo relativo.<br />
COMPARATIVO<br />
SUPERLATIVO<br />
Maggioranza plus grand que... le plus grand (de, du, de la, des)<br />
la plus grande (de, du, de la, des)<br />
les plus grand (e) s (de, du, de la, des)<br />
Minoranza moins grand que... le moins grand (de, du, de la, des)<br />
la moins grande (de, du, de la, des)<br />
les moins grand (e) s (de, du, de la, des)<br />
Uguaglianza<br />
aussi grand que...<br />
Nel comparativo di qualità il paragone fa perno sull’aggettivo:<br />
Pierre est aussi grand que son frère<br />
Pierre est aussi grand que gros
Comparativo di qualità<br />
(aggettivo)<br />
plus (aggettivo)... que...<br />
aussi (aggettivo)... que...<br />
moins (aggettivo)... que...<br />
Il paragone può imperniarsi però anche su un nome o su un verbo:<br />
plus de (nome)... que...<br />
Comparativo di qualità<br />
autant de (nome)... que...<br />
moins de (nome)... que...<br />
Pierre a autant d’argent que son frère<br />
ATTENZIONE: plus de (nome)... que de (nome)...<br />
autant de (nome)... que de (nome)...<br />
moins de (nome)... que de (nome)...<br />
Pierre a autant d’argent que de bonne volonté<br />
Comparativo d’azione<br />
(verbo)<br />
plus que...<br />
autant que...<br />
moins que...<br />
Pierre travaille autant que son frère<br />
Anche in <strong>italiano</strong>, nel comparativo d’azione i due elementi<br />
comparativi si riuniscono (più di = plus de).<br />
Autant si usa solo con i nomi ed i verbi, mentre con gli aggettivi si<br />
deve usare aussi.<br />
Attenzione: Tanto (i), in <strong>italiano</strong> può essere<br />
usato sia con gli<br />
aggettivi che con i nomi ed i verbi.
Il secondo termine di paragone è sempre introdotto da que (o da que<br />
de).<br />
ATTENZIONE: Si useranno plus de, moins de se questi sono seguiti<br />
da un numero (in questo caso infatti hanno perduto il valore<br />
comparativo e si usano come avverbi di quantità).<br />
Il a gagné plus de dix mille francs<br />
In <strong>italiano</strong>, il secondo termine di paragone può essere introdotto<br />
variamente (più...di, tanto...quanto, così...come) o può limitarsi ad un<br />
solo elemento: come: E’ ricco come te. Queste differenze tra le due<br />
lingue sono fonte di frequenti errori.<br />
Superlativo relativo:<br />
Di solito l’aggettivo è posto dopo il nome, ma deve sempre essere<br />
preceduto dall’articolo (le, la, les) che si accorda in genere e numero<br />
con il nome a cui il superlativo si riferisce.<br />
C’est le journal le plus intéressant<br />
Ce sont les journaux les plus lus<br />
In <strong>italiano</strong> il superlativo relativo si può presentare in due forme:<br />
E’ il giornale più interessante (senza articolo)<br />
E’ il più interessante giornale<br />
Attenzione: Comparativi e superlativi irregolari:<br />
bon meilleur (e) le (la) meilleur (e)<br />
mauvais pire le (la) pire
(o plus mauvais(e) que) (le (la) plus mauvais(e))<br />
petit moidre le (la) moindre<br />
(o plus petit(e) que) (le (la) plus petit(e))<br />
13. 48 Usi particolari del comparativo e del superlativo<br />
Se più comparativi o superlativi si susseguono si deve ripetere: plus,<br />
moins, aussi, le plus, le moins davanti ad ogni aggettivo:<br />
Rien n’est plus simple, plus facile, plus agréable à la fois<br />
ATTENZIONE: alcuni avverbi possono rafforzare il comparativo:<br />
bien, beaucoup, de beaucoup:<br />
Sa femme est plus âgée que lui<br />
Sa femme est bien plus âgée que<br />
lui<br />
Elle est la plus âgée<br />
Elle est de beaucoup la plus âgée<br />
13. 49 Forme irregolari<br />
supérieur = plus haut<br />
Il habite à l’étage supérieur<br />
inférieur = plus bas<br />
Cet article est de qualité trés inférieure<br />
Attenzione:<br />
majeur = plus grand<br />
La majeure partie des gens présents<br />
Il est majeur = il a plus de 18 ans (è maggiorenne)<br />
mineur = plus petit
Des oevres mineures<br />
Il est mineur = il n’a pas encore 18 ans (è minorenne)<br />
Le Lac Majeur, l’Asie Mineure (nomi geografici)<br />
Maggiore non corrisponde a majeure: E’ il maggiore (il primogenito)<br />
= Il est l’ainé.<br />
E’ maggiore di lui (età) = Il est plus âgé que lui<br />
E’ maggiore di lui (statura) = Il est plus grand que lui<br />
Ha maggiori possibilità = Il a plus de chances<br />
Lo stesso accade per minore.<br />
E’ il minore (ultimogenito) = Il est le cadet<br />
E’ minore di lui (età) = Il est moins âgé que lui<br />
E’ minore di lui (statura) = Il est moins grand que lui<br />
Ha minori possibilità = Il a moins de chances<br />
13. 50 Il superlativo assoluto<br />
Per esprimere il grado assoluto dell’aggettivo è sufficiente farlo<br />
precedere da avverbi di intensità come:<br />
très, fort, bien, tout à fait, extrêmement...ecc.<br />
très<br />
fort<br />
Il est bien beau<br />
tout à fait<br />
extrêmement
In <strong>italiano</strong>, il superlativo assoluto, oltre alle forme comuni in - issimo<br />
o con l’avverbio molto + aggettivo, si ottiene anche, ma più<br />
raramente, con assai + agg. : E’ assai bello. Attenzione a non tradurlo<br />
con assez, che in francese ha altro significato:<br />
C’est assez difficile = E’ abbastanza difficile<br />
Il superlativo assoluto si può anche esprimere usando:<br />
- alcuni prefissi: extra, sur, super, archi, ultra:<br />
C’est surfait!<br />
C’est archifaux!<br />
C’est super - extra! (linguaggio familiare)<br />
- il suffisso - issime (ma molto raramente):<br />
Un objet rarissime<br />
Un prince richissime<br />
- le espressioni: comme tout, comme pas un:<br />
C’est simple comme tout<br />
Il est menteur comme pas un<br />
- le forme: on ne peut plus, tout ce qu’il y a de plus<br />
C’est on ne peut plus vrai<br />
C’est tout ce qu’il y a de plus vrai<br />
13. 51 I pronomi<br />
Un pronome è una parola che può sostituire un gruppo nominale. Di<br />
solito sostituisce un nome determinato:<br />
Donnez - moi aussi des oeufs - Bien, je les mets dans votre sac<br />
Achète donc du jus d’orange - Je ne bois que ça<br />
Ma chambre est grande - La sienne est grande aussi
Aucun ami n’est venu? - Non, personne n’est venu<br />
Si tu trouves des pommess, achètes - en un kilo<br />
Le parole in grassetto sostituiscono rispettivamente les oeufs, du jus<br />
d’orange, sa chambre, aucun ami, des pommes, ossia dei gruppi<br />
nominali contenenti un nome determinato. I pronomi possono<br />
esprimere tutte le funzioni <strong>grammatica</strong>li del nome (soggetto, compl.<br />
oggetto, compl. indiretto).<br />
Alcuni pronomi possono anche sostituire: un aggettivo<br />
Il est vraiment gran? Mais oui, il l’est<br />
- un altro pronome:<br />
Les siens sont beaux. Je les ai vus<br />
- un gruppo di parole:<br />
Danser toute la nuit, ça ne se fait pas<br />
13. 52 I pronomi personali<br />
pronomi uniti al verbo forme deboli (atone)<br />
persona soggetto compl. oggetto e di termine<br />
prima del dopo il<br />
verbo<br />
verbo<br />
sing. 1ª<br />
sing. 2ª<br />
je<br />
tu<br />
me, m’<br />
te, t’<br />
- moi<br />
- toi<br />
plur. 1ª<br />
nous<br />
plur. 2ª<br />
vous<br />
sing. 3ª<br />
complemento<br />
(sia prima sia dopo il verbo)<br />
compl. compl. di<br />
oggetto termine<br />
maschile<br />
pronomi<br />
separati dal<br />
verbo<br />
forme forti<br />
(toniche)<br />
moi<br />
toi
femminile<br />
I pronomi personali prendono le marche del genere e del numero dei<br />
gruppi nominali che sostituiscono.<br />
Attenzione: lui e leur valgono sia per il maschile che per il femminile:<br />
J’appelle Hélène et je lui parle au téléphone<br />
Je connais ce garçon; je lui parle souvent<br />
leur è invariabile anche se riferito a nome plurale.<br />
J’ai rencontré Hélène et Monique et je leur ai parlé<br />
Il pronome personale complemento di termine ha in <strong>italiano</strong> due<br />
forme distnte: una per il maschile ed una per il femminile:<br />
Chiamo Elena e le parlo al telefono<br />
Conosco quel ragazzo e gli parlo spesso<br />
ATTENZIONE: Vous (2ª pers. plur.) è usato, nella forma di cortesia,<br />
per indicare una sola persona.<br />
Que faites vous aujourd’hui? - Je travaille<br />
Est - ce que vous êtes prête? (in questo caso anche l’attributo è al<br />
singolare).<br />
In <strong>italiano</strong> per la forma di cortesia si usa “lei” + verbo alla terza<br />
persona singolare: Che fa lei oggi? - Lavoro<br />
E’ pronta?
13. 53 La forma del pronome può variare secondo che questo è unito<br />
direttamente al verbo o ne è separato.<br />
- pronomi uniti al verbo (forme deboli) (vedi schema precedente)<br />
Tu ne me parles pas?<br />
(posto subito prima del verbo)<br />
Parle - moi! (posti subito<br />
Dis - le - leur dopo il verbo)<br />
- pronomi separati dal verbo:<br />
Sono le forme forti (toniche) dei pronomi che si usano:<br />
- se il pronome è preceduto da preposizione (compl. indiretto), se una<br />
pausa lo separa dal resto della frase (soggetto) o se è seguito da un<br />
infinito:<br />
Je les ai entendus venir derrière<br />
Eux, ils ne nous ont rien dit<br />
Moi, faire cela?<br />
- nella forma di insistenza: c’est...qui, c’est...que<br />
C’est toi qui l’as dit.<br />
- per attirare l’attenzione su due atteggiamenti contrastanti:<br />
Moi, je parle et toi, tu n’écoutes pas<br />
- quando ci sono più soggetti pronomi<br />
Toi et lui, vous ne comprenez rien<br />
- in una risposta (senza verbo coniugato) che riprende (frase eco) il<br />
concetto della frase precedente.<br />
J’aime les gâteaux - Moi aussi<br />
Je ne veux pas partir - Moi non plus
Qui vient avec nous? - Moi<br />
In <strong>italiano</strong>:<br />
a) il tono della voce è sufficiente per sottolineare il contrasto:<br />
Io, parlo e tu, non mi ascolti<br />
b) non si introduce un terzo pronome riassuntivo dei primi due:<br />
Tu e lui non capite nulla.<br />
13. 54 I pronomi personali soggetti<br />
Il pronome personale soggetto è un mezzo per indicare la persona,<br />
soggetto del verbo. E’ obbligatorio esprimere il pronome soggetto.<br />
Infatti, siccome un verbo come chanter al presente indicativo ha solo<br />
cinque forme scritte diverse (chante, chantes, chantons, chantez,<br />
chantent) e addirittura solo tre forme distinguibili tra loro all’orale, è<br />
unicamente attraverso il pronome soggetto espresso che è possibile<br />
conoscere la persona che agisce (ed il genere del soggetto alla 3ª<br />
persona).<br />
Il chante<br />
Elles chantent<br />
In <strong>italiano</strong> è spesso superfluo esprimere il soggetto, dato che le varie<br />
persone hanno desinenze diverse: Canto, canta, cantano.<br />
ATTENZIONE: il pronome soggetto precede immediatamente il<br />
verbo<br />
Tra il pronome soggetto ed il verbo coniugato possono inserirsi solo:
ne negativo e/o i pronomi personali complementi atoni (forme<br />
deboli), y e en compresi.<br />
Je ne sais pas. Je ne le sais pas. J’en veux, J’y vais<br />
- On è un pronome soggetto indefinito che si usa sempre seguito da<br />
un verbo alla 3ª persona singolare.<br />
On a vu de beaux tableaux au Louvre<br />
On può indicare qualsiasi persona, secondo la situazione.<br />
On dit souvent des mensonges (= Les gens disent...)<br />
On a faim (= Ces personnes ont faim / Nous avons faim)<br />
Alors, on se promène aujourd’hui? (= Tu te promènes / Vous vous<br />
promenez)<br />
Si richiede una strurrura completamente diversa, in <strong>italiano</strong>.<br />
Si sono visti dei bei quadri<br />
Se però sostituiamo il si con l’uomo, la gente, si ottiene una struttura<br />
uguale a quella francese: La gente ha visto molti...<br />
e cioè: variazione dell’ausiliare (essere avere) verbo alla 3ª persona<br />
singolare.<br />
On dit qu’il fera froid cet hiver (0 Quelqu’un dit.../ Des gens disent...)<br />
Attenzione: On a fermè la porte (e non Ils ont fermé la porte, se non si<br />
sa esattamente chi compie l’azione).<br />
In <strong>italiano</strong> è molto frequente la 3ª persona plurale: hanno chiuso la<br />
porta.
Se e soi sono i pronomi complementi da usare riferiti a on<br />
On se souvient de vous<br />
On a toujours besoin d’un plus petit que soi<br />
- Il è il soggetto impersonale per i verbi mancanti di soggetto esplicito<br />
(tale soggetto non rimanda né ad una persona né ad una cosa precisa).<br />
Il est arrivé des touristes. Il est cinq heures. Il reste du gâteau. Il faut,<br />
il pleut, il fait froid, il est tard...<br />
La frase italiana, nei casi paralleli, inizia col verbo senza soggetto e<br />
alla terza persona singolare o plurale, secondo il numero del nome a<br />
cui si riferisce: Sono arrivati dei turisti. Sono le cinque. Resta un po’<br />
di torta.<br />
13. 55 La costruzione base del francese è:<br />
soggetto + verbo + compl. oggetto + altri compl.<br />
La costruzione: verbo + pronome personale soggetto viene chiamata<br />
inversione.<br />
Si fa l’inversione:<br />
- nelle interrogative dirette: Que dites - vous? Où va - t - elle?<br />
- in talune forme esclamative: Est - elle bête!<br />
- con i verbi incidentali in un discorso diretto: Oui, dit - il, je suis là.<br />
Se il verbo è alla forma composta, l’inversione si fa all’ausiliare, ossia<br />
sulla forma coniugata del nucleo verbale:<br />
Qu’avez - vous dit?<br />
Où est - elle allée?
Attenzione: se la desinenza del verbo alla 3ª pers. sing., non finisce<br />
con - t o - d, tra il verbo ed il soggetto si deve inserire una -t eufonica:<br />
Parle - t - il?<br />
- Altra forma d’inversione è quella del doppio soggetto (o pronom de<br />
reprise).<br />
Si presenta così:<br />
soggetto sostantivo + verbo + soggetto di richiamo.<br />
Si ricorre a questa forma quando il soggetto è un nome proprio o<br />
comune:<br />
Tes amis sont - ils partis?<br />
Pourquoi ta soeur ne va - t - elle pas lui parler?<br />
Attenzione: Se la frase però inizia con un aggettivo o avverbio<br />
interrogativo (salvo pourquoi) anche il soggetto sostantivo si sposta<br />
dopo il verbo. (vedi interrogative di secondo tipo): Où sont allés tes<br />
amis?<br />
13. 56 Pronomi personali riflessivi<br />
- Questo pronome si riferisce sempre alla persona che è soggetto del<br />
verbo:<br />
Tu te lèves? Ils se promènent Vous vous en servez.<br />
Il pronome riflessivo ha forme sue proprie solo alla 3ª persona:<br />
- forma debole (atona) se per il complemento oggetto e per il compl.<br />
di termine
- forma forte (tonica) soi per i complementi separati dal verbo e<br />
preceduti da preposizione.<br />
Attenzione: per le altre persone si usano i pronomi personali<br />
complementi della 2ª e 3ª colonna dello specchietto precedente:<br />
Nous nous levons tôt.<br />
Tu te lèves tard<br />
Il pronome riflessivo non tollera complementi indiretti davanti al<br />
verbo. Questi dovranno essere posti dopo il verbo, preceduti da<br />
appropriata preposizione:<br />
Il s’est approché de lui<br />
Quand il se présente devant moi...<br />
L’<strong>italiano</strong> accetta sia il doppio pronome davanti al verbo, sia la<br />
struttura parallela a quella francese:<br />
Si è avvicinato a lui / Gli si è avvicinato<br />
13. 57 Uso di soi, lui, eux / elle, elles<br />
pronome<br />
riflessivo<br />
soi<br />
Lui, eux, elle,<br />
elles, se.<br />
pronome soggetto<br />
indefiniti singolari:<br />
on, personne, chacun,<br />
ceci, cela, ça,<br />
quiconque, tout<br />
Il, ils, elle, elles<br />
+ indefiniti plurali:<br />
plusieurs, la plupart<br />
esempi<br />
Chacun pour soi<br />
On a souvent besoin d’un plus<br />
petit que soi. Cela va de soi.<br />
La plupart ne pensent qu’à eux.<br />
Elles se regardent dans la glace.
In <strong>italiano</strong> si usa sempre sé: Ognuno per sé.<br />
La maggior parte pensa a sé<br />
13. 58 I pronomi personali complementi<br />
- complemento oggetto:<br />
me / m’, te / t’, lui, nous, vous, le, la / l’, les<br />
- complemento di termine:<br />
me / m’, te / t’, lui, nous, vous, leur<br />
lui e leur valgono sia per il maschile che per il femminile<br />
J’appelle Hélène et je lui parle au téléphone<br />
Je connais ce garçon; je lui parle souvent<br />
leur è invariabile anche se riferito a nome plurale:<br />
J’ai rencontré Hélène et Monique et je leur ai parlé<br />
Questi pronomi si possono usare anche davanti a voicì e voilà.<br />
Tu viens? - Oui, me voilà.<br />
Le fa pure funzione di pronome neutro, equivale a cela e può<br />
sostituire un intero gruppo o una frase:<br />
Tu n’es pas contente, je le vois (= Je vois que tu n’es pas contente)<br />
Il se déplacera s’il le faut (= s’il faut qu’il se déplace)<br />
Lo in funzione di pronome neutro è più raro in <strong>italiano</strong>: Si sposterà, se<br />
occorre.<br />
13. 59 Y e i complementi che si costruiscono con la prep. à
- Quando il complemento introdotto da à è un nome di persona (e<br />
talvolta di animale) si può usare sia il pronome lui, leur, sia à lui, à<br />
elle, à eux, à elles, secondo il verbo.<br />
- Se il complemento introdotto da à è un nome di animale o di cosa, lo<br />
si sostituisce col pronome y:<br />
Je pense à mes amis<br />
Vous ressemblez à votre frère<br />
Elle s’adapte à sa nouvelle vie<br />
Je pense à eux<br />
Vous lui ressemblez<br />
Elle s’y adapte<br />
Verbi che reggono la preposizione à:<br />
Compl. indiretto s’attaquer à, faire attention à, s’habituer à,<br />
animato o<br />
s’opposer à, penser à, s’interesser à<br />
inanimato<br />
Compl. indiretto<br />
assister à, croire à, se décider à, jouer à, se mettre<br />
à<br />
solo inanimato<br />
prendre part à, se préparer à, réfléchir à, travailler<br />
à<br />
faire face à...<br />
Ils font face à ce nouveau problème<br />
Ils y font face<br />
Attenzione: con alcuni verbi che normalmente reggono la<br />
preposizione à si usa però lui, leur (senza à) quando reggono:<br />
Compl. indiretto<br />
animato o<br />
échapper à, resister à
inanimato<br />
Compl. indiretto<br />
faire mal à, faire peure à, rendre service à, rendre<br />
solo animato visite à.<br />
Vous faites peur à ces enfants<br />
Vous leur faites peur<br />
13. 60 En e i complementi introdotti da de<br />
- Quando il complemento introdotto da de è un nome di persona si<br />
usa: de lui, d’elle, d’eux, d’elles<br />
- se il complemento è un nome d’animale o un inanimato si usa en:<br />
Elle se moque de son ami<br />
Il se plaint du froid<br />
Elle se moque de lui<br />
Il s’en plaint<br />
Verbi che reggono:<br />
Compl. indiretto<br />
avoir assez de, se charger de, se contenter de,<br />
se<br />
animato o<br />
inanimato<br />
débarrassez de, discuter de, (se) douter de, se<br />
moquer de, se passer de, avoir peur de, profiter<br />
de, servir de, se souvenir de.<br />
Compl. indiretto<br />
s’apercevoir de, avoir envie de, avoir<br />
l’habitude<br />
inanimato<br />
de, jouer de, se rendre compte de<br />
Attenzione: Se il complemento è rappresentato da un infinito, il suo<br />
pronome complemento è le o l’:<br />
Il a décidé de partir<br />
Il l’a décidé
Altri verbi che accettano la stessa costruzione:<br />
accepter de, défendre de, demander de, éviter de, mériter de, ordonner<br />
de, oublier de permettre de, promettre de, proposer de.<br />
Attenzione: certi verbi non tollerano il pronome complemento:<br />
s’arrêter de, commencer de, finir de, choisir de, se dépêcher de, avoir<br />
raison / tort de.<br />
Tu continues de jouer? - Oui, je continue.<br />
13. 61 Se un complemento oggetto è preceduto da una indicazione<br />
della quantità (partitivo), si sostituisce con:...en + verbo + indicazione<br />
della quantità:<br />
Tu as acheté des oeufs? - Oui, j’en ai acheté six.<br />
La stessa regola vale anche per i nomi non numerabili:<br />
Tu as portè du beurre? - Oui, j’en ai porté (une livre).<br />
E’ errato sostituire “des oeufs” e “du beurre” con les, le.<br />
Attenzione se la frse è negativa, non deve mai apparire l’indicazione<br />
della quantità (si tratta infatti di quantità 0).<br />
Jean a une voiture. Moi, je n’en ai pas<br />
Tu veux du lait? - Non, je n’en veux pas<br />
Attenzione: Si usa en in espressioni come:<br />
s’en aller, en vouloir a quelqu’un, s’en faire (= se faire du souci).<br />
Il s’en va. Ne t’en fais pas.<br />
13. 62 Posizione dei pronomi personali complementi
Il pronome personale complemento (compl. oggetto e compl. di<br />
termine - vedi specchietto) in genere precede il verbo.<br />
Y e en seguono la stessa costruzione:<br />
Je ne le leur ai jamais dit.<br />
N’en prenez pas<br />
Nous y allons<br />
In <strong>italiano</strong>, il pron. Pers. compl. di termine può sia precedere il verbo<br />
coniugato, sia seguirlo (ed il pronome sarà preceduto da a). Loro<br />
segue sempre il verbo: Quando mi parla... / Quando parla a me... /<br />
Egli parla a loro.<br />
In francese deve sempre precederlo: Quand il me parle... / Il leur<br />
parle.<br />
Ordine di precedenza in cui devono essere posti i pronomi personali<br />
complementi, se nella stessa frase davanti al verbo ce ne sono due:<br />
Gli accoppiamenti 1 - 3 e 3 - 4 sono inaccettabili.<br />
Je les leur ai vite données<br />
4 e 5 si trovano uniti solo nell’espressione il y en a Vous m’en enverrez<br />
me (m’)<br />
te (t’)<br />
le<br />
se (s’)<br />
nous<br />
la l’<br />
lui<br />
leur<br />
y<br />
en<br />
vous<br />
les<br />
se (s’)<br />
1 2 3 4 5<br />
Non vi possono essere più di due pronomi consecutivi
Nous porterons ces lettres à mes parents pour M.Ledoux<br />
Vous les leur porterons pour M.Ledoux<br />
Vous avez porté ces paquets à la maison<br />
Vous les y avez portés<br />
ATTENZIONE: Tu le lui envoies tout de suite<br />
- Se i pronomi pers. compl. sono preceduti da preposizione (pour, sur,<br />
avec...) la loro posizione può variare. Possono trovarsi all’inizio della<br />
frase (prima del gruppo nominale) o dopo il verbo + compl. oggetto.<br />
Avec lui, il n’y a pas de danger<br />
Je l’ai fait pour toi (J’ai fait ce travail pour toi).<br />
La diversa costruzione tra le due lingue genere ha frequenti errori.<br />
Glielo le lui: Glielo mandi subito Tu le lui envoies tout de suite.<br />
Se il verbo è all’infinito, il pronome personale complemento lo<br />
precede:<br />
Il a dit de le donner à ce monsieur.<br />
Se il verbo è composto (ausiliare + part. passato), il pronome<br />
personale complemento precede l’ausiliare:<br />
Il leur a recommandé de rentrer à l’heure<br />
- Se il verbo è coniugato con devoir, pouvoir, vouloir... il pronome<br />
personale precede l’ausiliare:<br />
Je dois lui parler
- Se vi sono più verbi, in frasi coordinate, il pronome personale<br />
complemento deve essere ripetuto davanti ad ogni verbo:<br />
Il me parle et me dit que...<br />
- Se nella stessa frase ci sono 2 pron. Pers. complemento oggetto (o 2<br />
compl. di termine), essendo impossibile metterli entrambi davanti al<br />
verbo, si riassumono con nous o vous, e i due pron. Pers. seguiranno<br />
poi il verbo:<br />
Il nous a vus, toi et moi<br />
Je vous écrirai, à toi et moi<br />
In <strong>italiano</strong>:<br />
- il pronome personale segue l’infinito:<br />
Ha detto di darlo a...<br />
Il a dit de le donner à...<br />
- il pron. Pers. può sia precedere il verbo servile, sia seguire l’infinito:<br />
Gli devo parlare<br />
Je dois lui parler<br />
Devo parlargli<br />
- niente pronome riassuntivo:<br />
Ha visto te e me<br />
Il nous a vus, toi et moi<br />
13. 63 Se il verbo è all’imperativo affermativo, i pronomi personali<br />
complementi lo seguono. Se vi sono contemporaneamente due<br />
pronomi personali (compl. oggetto e di termine) si metteranno<br />
nell’ordine indicato nei seguenti schemi:<br />
- le - moi - m’
- toi - t’<br />
- la - nous - nous<br />
- vous - vous - en - y<br />
- lui - lui usato solo<br />
- les - leur - leur<br />
Donnez - les - nous Portez - leur - en Vas - y<br />
Attenzione:<br />
- tra il verbo e i pronomi personali che lo seguono ci deve essere il<br />
trattino d’unione.<br />
- i pronomi me e te, spostandosi dopo il verbo, si trasformano in moi e<br />
toi:<br />
Tu me parle Parle - moi<br />
- non si dirà mai Rendez - vous - y, ma piuttosto: Rendez - vous là -<br />
bas.<br />
- Eccezionalmente, per ragioni eufoniche, la desinenza della 2ª pers.<br />
sing. dei verbi del 1° gruppo finisce con s all’imperativo, quando<br />
questo è seguito da y o en:<br />
Parles - en à ton ami<br />
Portes - y Nadine<br />
In <strong>italiano</strong> i pron. pers. compl. seguono il verbo non solo alla forma<br />
imperativa affermativa, ma anche alla forma imperativa negativa:<br />
Parlami. Non parlarmi.<br />
In francese all’imperativo neg. Segue la regola generale:
Ne me parle pas<br />
I pronomi indefiniti<br />
13. 64 Pronomi indefiniti che indicano la quantità<br />
pronome indefinito<br />
aucun (e)<br />
soggetto<br />
Aucune d’elles ne<br />
pas un (e)<br />
personne (per le persone)<br />
rien (per le cose)<br />
Quantità 0: Aucun (e), pas un (e), personne (per le persone), rien (per<br />
le cose). Possono essere usati come:<br />
- soggetto: Aucune d’elles ne parle<br />
Personne ne viendra<br />
Rien n’a changé<br />
- compl. oggetto: Je n’en ai pris aucun<br />
Je n’ai vu personne<br />
Je ne sais rien<br />
- compl. di termine: Ca n’appartient à aucun d’entre nous<br />
Je n’ai rien à dire à personne<br />
Ca ne change rien à rien<br />
Attenzione: Aucun (e), personne, rien, pas un soggetti di una frase<br />
esigono sempre ne prima del verbo coniugato (vedi ne... que...)<br />
Personne ne viendra<br />
Rien n’est plus intéressant que cela
Personne<br />
+ de + aggettivo<br />
Rien<br />
Personne d’autre<br />
Rien de nouveau.<br />
In <strong>italiano</strong> invece una negazione è sufficiente:<br />
Nessuno verrà<br />
- Personne = negazione totale riferita a persone<br />
- Aucun (e) = negazione totale riferita a cose<br />
negazione ristretta ad un gruppo di persone<br />
Il n’y a personne dans la rue (= la rue est vide)<br />
Il n’y a aucun de mes amis dans la rue (= la rue n’est pas vide; il y a<br />
d’autres gens).<br />
J’ai des livres, mais je n’en lis aucun<br />
Quantità uno: (l’) un (e), quelqu’un, quelque chose<br />
Esempi: Ce sac est à l’un de vous<br />
Quelqu’un me l’a dit<br />
A quelque chose malheur est bon<br />
Quantità due o più: certains, plusieurs, autres<br />
Esempi: Certains pensent aux conséquences de leurs actes (= Il y en a<br />
qui pensent...)
Combien de livres avez - vous achetés? J’en acheté plusieurs. J’en ai<br />
d’autres.<br />
Quantità totalità: tout / toute<br />
tous / toutes<br />
tout le monde<br />
Esempi: Prenez tout si vous voulez<br />
Jouer le tout pour le tout<br />
Elles sont toutes venues<br />
Tout le monde peut entrer<br />
Quantità parti di un insieme considerate singolarmente: chacun (e)<br />
Esempi: A chacun sa vérité<br />
Il y a un cadeau pour chacune<br />
- la totalità può essere espressa da tous (se ci si riferisce ad un nome<br />
già citato) o da tout le monde (se non si indicano persone ben<br />
individuabili):<br />
Tout le monde en parle (= on ne sait pas exactement qui<br />
parle)<br />
J’ai invité des ami; ils arriveront tous à cinq heures (tous mes<br />
amis)<br />
Anche in questo caso l’<strong>italiano</strong> ha una forma unica: tutti + verbo alla<br />
3ª pers. plurale: Tutti ne parlano<br />
Attenzione: Tout le monde + verbo alla 3ª persona singolare
Tous + verbo alla 3ª pers. plurale (Non si trova mai<br />
all’inizio di un discorso. La “s” finale è sonora).<br />
- Quelqu’un è variabile: Quelqu’un quelques - uns<br />
Quelqu’une quelques - unes<br />
- Autres, sia aggettivo che pronome indefinito:<br />
- se è usato in senso partitivo sarà preceduto da d’ :<br />
J’ai d’autres problèmes<br />
J’en ai d’autres<br />
- se è complemento di specificazione, sarà preceduto da des:<br />
Pense aussi aux difficultés des autres!<br />
Pense aussi aux difficultés des autres élèves!<br />
In <strong>italiano</strong>, altri, aggettivo o pronome, partitivo o compl. di<br />
specificazione è sempre preceduto da degli (sottinteso spesso se il<br />
senso è partitivo).<br />
Ho degli altri problemi.<br />
Ne ho degli altri.<br />
Pensa alle difficoltà degli altri!<br />
13. 65 I pronomi indefiniti che permettono l’identificazione.<br />
Possono indicare:<br />
- identità: le (s) même con valore di pronome<br />
Leurs problèmes sont toujours les mêmes<br />
Quel programme as - tu regardé? Le même qu’hier
pronome personale + même (s):<br />
Il te le dira lui - même<br />
Faites - le vous - même<br />
- diversità: l’un<br />
l’une<br />
l’autre<br />
les uns<br />
les unes<br />
les autres<br />
Vous n’aimez pas ce livre, alors lisez l’autre<br />
L’un parle de sport, l’autre de politique<br />
Aimez - vous les uns les autres<br />
- determinazione imprecisa: quoi que ce soit<br />
quoi que ce soit<br />
quiconque<br />
qui<br />
n’importe quoi<br />
le quel<br />
Quoi que ce soit que vous fassiez, ce sera bien.<br />
Il ne faut pas le dire à qui que ce soit.<br />
Quiconque le demandera pourra l’obtenir<br />
N’importe qui peut faire çà (= tout le monde)<br />
J’achèterai n’importe lequel
Quiconque (= chiunque) si usa se in relazione con 2 verbi, come nei<br />
due casi seguenti: Quiconque le demandera pourra l’obtenir<br />
(quiconque = sogg. di due verbi).<br />
Attenzione: I due verbi retti da quiconque saranno sempre allo stesso<br />
modo e allo stesso tempo. E’ il tempo della frase secondaria che si<br />
adegua al tempo della principale: Quiconque le saurait, devrait le dire.<br />
- Ce livre sera envoyé à quiconque le demandera (quiconque = compl.<br />
di un verbo e soggetto dell’altro).<br />
Spesso, in <strong>italiano</strong>, i due verbi retti da “chiunque” appartengono a<br />
modi e tempi diversi: Chiunque lo domandi, lo potrà ottenere<br />
Chiunque lo sapesse, dovrebbe dirlo.<br />
Le frasi negative non rispettano la regola generale:<br />
Ne parlez pas de cette histoire à quiconque.<br />
Comunque quiconque si usa di rado; i concetti delle frasi precedenti<br />
sarebbero più comunemente espressi come segue:<br />
Tous ceux qui le demanderont pourront l’obtenir<br />
Ce livre sera enviyez à tous ceux qui le demanderont<br />
Attenzione: Non si confonda: quoi que ce soit = qualunque cosa (per<br />
le cose) con qui que ce soit = chiunque (per le persone).<br />
13. 66 I pronomi dimostrativi<br />
Si dividono in:<br />
semplici: maschile singolare: celui
maschile plurale: ceux<br />
femminile singolare: celle<br />
femminile plurale: celles<br />
composti: maschile singolare: celui - ci / celui - là<br />
maschile plurale: ceux - ci / ceux - là<br />
femminile singolare: celle - ci / celle - là<br />
femminile plurale: celles - ci / celles - là<br />
- forme invariabili:<br />
singolare: ce<br />
plurale: ceci<br />
cela, ça<br />
I pronomi dimostrativi semplici si usano solo se seguiti da:<br />
- de + gruppo nominale:<br />
Jean a porté la table. - Celle de la cuisine? - Non celle de la salle à<br />
manger<br />
- pronome relativo (qui, que, à qui, où...) + preposizione (vedi<br />
pronomi relativi):<br />
Donne - moi le livre. Lequel? Celui qui est sur la<br />
table.<br />
Attenzione: Non mettete mai un aggettivo dopo un pronome<br />
dimostrativo.<br />
Sostituite il pronome dimostrativo con l’articolo:<br />
Quel livre veux - tu? Le rouge?
con un giro di parole:<br />
Celui qui est tombé .....= quello caduto<br />
In <strong>italiano</strong>, il pronome dimostrativo si usa normalmente davanti agli<br />
aggettivi: quello rosso?<br />
Attenzione: Non si confonda: celle = pronome (questa, quella)<br />
con<br />
cette o aggettivo (questa, quella)<br />
L’<strong>italiano</strong> distingue il vicino dal lontano con la diversa consonante (t o l)<br />
all’interno del pronome e dell’aggettivo dimostrativo. Il francese ottiene<br />
invece la distinzione con l’aggiunta di - ci e - là.<br />
- I pronomi dimostrativi composti si usano per:<br />
- indicare persone o oggetti:<br />
vicini: - si usa il pronome seguito da - ci (=ici)<br />
lontani: - si usa il pronome seguito da - là (=là - bas)<br />
Serve anche per rifiutare qualcosa o allontanarla dalle proprie<br />
preoccupazioni: Qu’est - ce qu’il veut encore, celui - là?<br />
- per mettere in opposizione due persone o cose che si stanno indicando:<br />
Quel gâteaux est - ce que tu préfères?<br />
Celui - ci ou celui - là?<br />
Attenzione: Mai due aggettivi dimostrativi davanti a un nome (vedi<br />
determinanti del nome) Si accetta invece un aggettivo e un pronome:<br />
Ce livre - ci et celui - là parlet de la France<br />
L’<strong>italiano</strong> ammette le due strutture: Questo libro e quello
Questo e quel libro (ossia due aggettivi<br />
dimostrativi davanti al nome)<br />
13.67 Uso di ceci - cela - ça<br />
- Ceci, cela = questo, quello (neutri, sostituibili da “ciò”)<br />
Ceci est vrai, cela est faux<br />
- Ça sostituisce abitualmente cela nel francese parlato:<br />
Comment ça va?<br />
A part ça, quoi de neuf?<br />
Ça m’est égal.<br />
Ça ne se dit pas<br />
Allons à la campagne. - Ça, c’est une excellent idée<br />
Tu penses qu’on a un examen à passer? - Je ne pense qu’a ça<br />
13.68 Uso di ce:<br />
- se seguito da un pronome relativo (qui, que, dont.....):<br />
Ce que j’aime le plus en elle, c’est sa gentilesse<br />
Ce qui m’ennui, c’est de ne pas savoir la vérité<br />
Ce que je veux c’est qu’elle arrive tout de suit<br />
Ce qui<br />
Ce que<br />
nome<br />
+ verbo + c’est + de + infinito<br />
que + verbo coniugato<br />
Attenzione:<br />
invece<br />
Ce qui<br />
Ce que<br />
+ verbo + est + aggetivo
Ce que tu dis est incompréhensible<br />
- se seguito dal verbo être (est, sera, serait....):<br />
per mettere in risalto un nome o un gruppo nominale o preposizionale:<br />
C’est mon ami<br />
In <strong>italiano</strong> invece, la frase inizia direttamente col verbo: è, ora, sarà...<br />
Non c’è alcun prenome soggetto iniziale<br />
C’est<br />
la jeune femme<br />
(soggetto)<br />
vous<br />
la piéce (c.<br />
oggetto)<br />
aujourd’hui<br />
à lui<br />
pour elle<br />
avec plaisir<br />
en France<br />
qui<br />
que<br />
que<br />
est sortie<br />
le dites<br />
vous avez vue<br />
Je arrive<br />
tu l’as donnè<br />
vous l’avait fait<br />
j’irai vous voir<br />
je passerai mes<br />
vacances<br />
In alcuni casi, il verbo être deve essere preceduto da il anziché da ce:<br />
nomi di:<br />
- professioni<br />
- nazionalità<br />
- religioni<br />
Il est<br />
+aggettivo<br />
o<br />
+nome<br />
invece<br />
c’est<br />
+determinante<br />
+nome<br />
Il est anglais<br />
elle est anglaise<br />
il est protestant<br />
Il est médecin<br />
Il est cuisinier<br />
C’est un<br />
Anglais (c’est<br />
une...)<br />
que j’ai connu<br />
(e) à Londres<br />
C’est le frère de<br />
Sylvie<br />
C’est notre<br />
médecin<br />
C’est ce<br />
cuisinier qui a<br />
inventè ce gâteu<br />
nomi propri il est<br />
pronomi C’est C’est Jean (Qui<br />
est-ce?)
C’est Madame<br />
Meunier<br />
C’est<br />
elle(Lequel estce)<br />
C’est celui que<br />
j’ai vendu<br />
ce qui<br />
il est<br />
ce que c’est C’est ce qui<br />
l’inquiète<br />
C’est ce que<br />
vous m’aviez<br />
montré.<br />
Avverbi<br />
quantità<br />
Avverbi<br />
tempo<br />
di<br />
di<br />
il est<br />
il est<br />
c’est c’est assez.<br />
C’est trop. C’est<br />
beaucoup.<br />
Il est tard. Il est<br />
tôt. Il était une<br />
fois...<br />
c’est C’était hier.<br />
C’est<br />
aujourd’hui.<br />
C’est lundi.<br />
Ore il est Il est cinq<br />
heures<br />
c’est Tiens! C’est<br />
midi!<br />
Aggettivi il est + de +<br />
infinito<br />
+ que + verbo<br />
coniugato<br />
C’est<br />
Il est grand, le<br />
château.<br />
Elle est haute, la<br />
tour Eiffel.<br />
Il est inutile de<br />
protester.<br />
Il est inutile que<br />
tu pleures.<br />
Versailles, c’est<br />
grand.<br />
La tour Eiffel,<br />
c’est haut.<br />
Protester, c’est<br />
inutile.<br />
Si usa la stessa costruzione se, anziché être, il verbo è devoir être o<br />
pouvoir être: C’est Pierre - Ce doit être Pierre<br />
13. 69 I pronomi possessivi
masch<br />
1ª pers.<br />
femm.<br />
masch<br />
2ª pers.<br />
femm.<br />
masch<br />
3ª pers.<br />
femm.<br />
Un solo possessore più possessori<br />
un solo<br />
oggetto<br />
più oggetti un solo<br />
oggetto<br />
più oggetti<br />
le mien les miens<br />
le (la) nôtre les nôtres<br />
la mienne les miennes<br />
le tien<br />
les tiens<br />
le (la) vôtre les vôtres<br />
la tienne les tiennes<br />
le sien<br />
les siens<br />
le (la) leur les leurs<br />
la sienne les siennes<br />
Il pronome possessivo è sempre preceduto dall’articolo.<br />
Ma voiture est là. Où est la tienne?<br />
Nous avons plusieurs vélos. En fait nous avons chacun le nôtre.<br />
A qui sont ces cartes? - Ce sont les miennes (= elles sont à moi)<br />
Attenzione: Due aggettivi possessivi non possono precedere lo stesso<br />
nome (vedi incompatibilità dei determinanti). Il secondo possessivo in<br />
francese si presenta sotto forma di pronome e segue il verbo:<br />
Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas.<br />
L’<strong>italiano</strong>, invece, ammette entrambe le strutture: La mia e la sua<br />
auto... La mia auto e la sua....<br />
13. 70 I pronomi interrogativi<br />
Quando si vuole interrogare, si usa il pronome qui per le persone e<br />
que o quoi per le cose.<br />
persone<br />
cose<br />
soggetto qui ...................<br />
compl. oggetto qui que<br />
complementi<br />
de<br />
sur<br />
de<br />
sur
indiretti à qui<br />
pour<br />
ecc.<br />
à<br />
pour<br />
ecc.<br />
quoi<br />
- Qui est venu? Qui as - tu vu?<br />
Qui soggetto è sempre seguito da un verbo al singolare.<br />
- Que se passe - t - il?<br />
All’inizio della frase interrogativa, per le cose, si usa sempre que.<br />
Fa eccezione:<br />
Quoi de neuf? (Quoi + de + aggettivo)<br />
(vedi frasi interrogative)<br />
- Quoi si usa in inizio di frase (interrogativa diretta o indiretta)<br />
quando è preceduto da preposizione:<br />
De quoi parlent - ils? A quoi est - ce que ça sert?<br />
persone<br />
cose<br />
soggetto Qui est - ce qui... Qui est - ce qui...<br />
compl. oggetto Qui est - ce que... Qu’est - ce que...<br />
I pronomi di questo schema sono usati più spesso delle forme brevi<br />
qui e que.<br />
Attenzione: Qu’est - ce qui tombe? È l’unica forma possibile per il<br />
soggetto riferito a cosa.<br />
Que tombe? Non è accettabile in francese.<br />
- Que, qu’est - ce qui e qu’est - ce que nelle frasi interrogative<br />
indirette si trasformano in ce qui (soggetto) e ce que (compl. oggetto):<br />
Qu’est - ce qu’on voit là bas? - Il ne sait pas ce qu’on voit là - bas
Qu’est - ce qui t’ennui? - Je veux savoir ce qui t’ennui.<br />
In <strong>italiano</strong>, “che cosa”, è forma unica sia per interrogativa diretta sia<br />
per l’interrogativa indiretta:<br />
Che cosa si vede...?<br />
Non so che cosa si vede...<br />
Qu’est - ce qu’il veut? Je ne sais pas ce qu’il veut<br />
Che cosa vuole? Non so che che cosa voglia.<br />
Per le persone si usa sempre qui:<br />
Qui (est - ce qui) parle? Il ne veut pas me dire qui parle.<br />
- I pronomi lequel / lesquels, laquelle / lesquelles, e le loro forme<br />
composte duquel / desquels, de laquelle / desquelles, auquel /<br />
auxquels, à laquelle / auxquelles, avec lequel /avec lesquels ecc...<br />
implicano un’idea di scelta e richiedono nella frase una precisazione<br />
(possono riferirsi a un nome già espresso o essere seguiti da un<br />
compl. di specificazione).<br />
De ces deux chapeaux, lequel préfères - tu?<br />
Auquel de ces hommes parlait - il?<br />
Attenzione: Quel est ton nom? (quel + v. essere + nome determinato).<br />
In <strong>italiano</strong>, l’unico pronome interrogativo corrispondente è quale (i)<br />
(preceduto o meno da preposizione):<br />
Di questi due cappelli, quale preferisci?<br />
A quale di questi uomini parli?
Qual è il tuo nome?<br />
14. IL GRUPPO VERBALE (ins. parte italiana corrispondente)<br />
Consideriamo le sei frasi seguenti:<br />
1. Sylvie mange<br />
2. Sylvie va au cinéma<br />
3. Sylvie voudrait aller au cinéma avec ses amis<br />
4. Sylvie n’ira pas au cinéma<br />
5. Sylvie est prête<br />
6. Sylvie est venu souvent<br />
Il gruppo verbale di queste frasi è stato sottolineato.<br />
Si nota subito che il gruppo verbale può essere formato da uno o più<br />
vocaboli.<br />
14. 1<br />
Il gruppo verbale si compone di due parti di cui una sola è<br />
rappresentata da un verbo e contiene una forma variabile (mange, va,<br />
voudrait, ira, est...): si tratta del nucleo verbale.<br />
- L’altra parte può essere un gruppo nominale o un aggettivo o un<br />
avverbio.<br />
Si tratta dei complementi del verbo.<br />
Il nucleo verbale presenta almeno un elemento la cui forma varia in<br />
funzione della persona, del tempo, del modo cui esso appartiene.<br />
14. 2 Le marche della persona
Sono rappresentate:<br />
- dai pronomi personali che possono sostituire un gruppo nominale<br />
alla 3ª persona e che sono sempre presenti quando si tratta della 1ª e<br />
2ª persona, salvo all’imperativo (vedi frasi imperative)<br />
- dalle desinenze che si aggiungono alla radice del verbo, ossia<br />
all’elemento che è comune a tutte le forme, tempi e persone del verbo<br />
(chant).<br />
Le desinenze da sole non permettono però di distinguere sempre<br />
chiaramente la persona a cui ci si riferisce (je chante, il chante).<br />
In <strong>italiano</strong> invece le desinenze sempre diverse permettono di<br />
individuare senza equivoci le varie persone e dispensano quindi<br />
dall’uso costante del soggetto: Canto, canti...<br />
Attenzione: nell’orale, tutti i verbi francesi, salvo tre (gli ausiliari être<br />
e avoir e il verbo aller), hanno una forma unica per le tre persone<br />
singolari del presente indicativo: per certi verbi questa stessa forma<br />
orale vale anche per la 3ª persona plurale:<br />
chanter: je / tu / il / ils [ãt]<br />
courir: je / tu / il / ils<br />
voir: je / tu / il / ils<br />
[kur]<br />
[vwa]<br />
- All’imperfetto, sempre nell’orale, le tre persone singolari e la 3ª<br />
plurale sono identiche per tutti i verbi:<br />
je / tu / il / ils [ãt kur vwaj
- Nello scritto, la desinenza precisa meglio la persona a cui l’azione<br />
del verbo si riferisce; in vari casi però le desinenze possono essere<br />
identiche.<br />
Questo avviene con:<br />
- la 1ª e la 3ª pers. sing. del presente indicativo dei verbi del 1°<br />
gruppo:<br />
(je / il chante)<br />
- la 1ª e la 2ª pers. sing. del presente indicativo dei verbi appartenenti<br />
agli altri gruppi: (je / tu mangerais)<br />
Attenzione: La desinenza mette in evidenza l’opposizione singolare /<br />
plurale (numero):<br />
Je chante<br />
Pierre boit<br />
nous chantons<br />
Pierre et Jean boivent<br />
14. 3 Le marche del tempo e le marche del modo<br />
Le varie forme verbali sono raggruppate in serie che vengono<br />
chiamate modi del verbo. In ogni modo si distinguono vari tempi<br />
(vedi schemi successivi). “Tempi” e “modi” sono parole utili solo per<br />
classificare. Non si deve però attribuire loro un valore assoluto. Un<br />
tempo <strong>grammatica</strong>le può avere valori diversi nel tempo reale:<br />
Il vient (maintenant)<br />
Il vient demain.<br />
Questi valori sono chiariti sia dal contesto, sia da un complemento di<br />
tempo che accompagna il verbo:
Il vient tous les jours...<br />
Un passato prossimo può acquistare così valore di futuro:<br />
J’ai fini dans cinq minutes<br />
Analogamente, ai vari modi possono corrispondere valori diversi nel<br />
tempo reale.<br />
Chi parla usa:<br />
- l’infinito quando indica stati o azioni, prese in senso generale. Il<br />
valore di questo modo è quello che più si avvicina a quello di un<br />
nome:<br />
Marcher est agréable<br />
La marche est agréable<br />
- l’indicativo quando considera l’azione come un fatto che si realizza<br />
in un dato momento:<br />
Elle ouvre la porte (en ce moment) (adesso)<br />
- l’imperativo quando vuole esprimere la sua volontà di vedere<br />
l’azione realizzata:<br />
Ouvre la porte!<br />
- il congiuntivo quando prospetta la possibilità di realizzare l’azione,<br />
ma senza situarla nel tempo. E’ per questo che indica di solito quello<br />
che si vuole o si desidera...<br />
Il désire que tu vienne
14. 3 Le marche del tempo e del modo sono contenute nella desinenza<br />
che viene aggiunta alla radice; talvolta però esse sono presenti nella<br />
radice stessa che può variare secondo il modo e il tempo:<br />
p. es. aller (andare): va (indicativo - imperativo)<br />
aille (congiuntivo) oppure v - ais<br />
allons (presente)<br />
allais (imperfetto)<br />
ira (futuro)<br />
- Le desinenze dell’indicativo presente, dell’imperativo e del<br />
participio passato possono variare secondo il gruppo a cui appartiene<br />
il verbo. (vedi schemi seguenti).<br />
Je chante Je finis Je prends<br />
Il mange Il finit Il prend<br />
14. 4 Nei tempi composti le marche del tempo, del modo e della<br />
persona appaiono nell’ausiliare être o avoir (per la coniugazione vedi<br />
paragrafi seguenti).<br />
Être e avoir sono seguiti dal participio passato del verbo che indica<br />
l’azione. Tutti questi tempi presentano un aspetto compiuto,<br />
conclusivo (azione conclusa nel passato).<br />
Attenzione: Di solito è l’ausiliare avoir che serve per formare i tempi<br />
composti.
Restano esclusi i verbi pronominali (tipo je me suis levé, verbi che<br />
sono sempre accompagnati da una particella pronominale riferita al<br />
soggetto, vedi paragrafo) e una serie di quattordici verbi: ALLER /<br />
VENIR, MONTER / DESCENDRE, ENTRER / SORTIR, ARRIVER<br />
/ PARTIR, NAITRE / MOURIR, TOMBER / RESTER, PASSER /<br />
DEVENIR e loro composti, che prendono l’ausiliare être.<br />
In quest’ultimo caso il participio passato si accorda in genere e<br />
numero con il soggetto:<br />
Elles sont venues<br />
Ma soeur est venu<br />
Attenzione: con i verbi riflessivi, si fa l’accordo del participio passato<br />
solo se le particelle pronominali rappresentano un complemento<br />
oggetto (vedi verbi riflessivi):<br />
Ils se sont habillés<br />
Ils se sont salués (uno saluta l’altro)<br />
invece: Ils se sont parlé (uno ha parlato all’altro)<br />
- Se è coniugato con l’ausiliare avoir, il participio passato:<br />
- non si accorda se il compl. oggetto non c’è o se segue il part. passato<br />
Ils ont réussi<br />
Nous avons conduit cette voiture
Attenzione: I verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare avoir<br />
(salvo i quattordici verbi suddetti). Non avendo essi per definizione il<br />
compl. oggetto, il loro participio passato è sempre invariabile.<br />
- Il part. passato si deve accordare con il compl. oggetto se questo lo<br />
precede. Il compl. oggetto di solito è un pronome personale:<br />
J’ai mangé les fruits Je les ai mangés<br />
Il a vu Brigitte Il l’a vu<br />
- o il pronome relativo que:<br />
C’est histoire qu’il nous a racontée<br />
Voilà les films que nous avons vus<br />
Attenzione: en non è mai compl. oggetto, quindi il part. passato non si<br />
accorda: Voilà des fraises; j’en ai déjà mangé.<br />
Attenzione: il part. pass. Si accorda con il compl. oggetto che dipende<br />
da esso e non da altri verbi della proposizione. Pertanto, spesso, non<br />
vi è accordo del part. pass. Seguito da infinito.<br />
Fait seguito da infinito non si accorda mai:<br />
Il les a fait construire exprès<br />
- L’ausiliare être serve pure per il passivo, che non ha in francese altra<br />
forma: Les chats mangent les oiseaux<br />
Les oiseaux sont mangés par les chats.<br />
(Attenzione a non confondere il passato prossimo coniugato con<br />
l’ausiliare être con la forma passiva, vedi frasi passive).
L’<strong>italiano</strong> può invece servirsi anche di venire:<br />
Gli uccelli vengono mangiati....<br />
- AVOIR fa funzione di ausiliare per il verbo être:<br />
Nous avons été appelés.<br />
Attenzione: être non può mai essere l’ausiliare di sé stesso. Grave<br />
rischio di errore. L’<strong>italiano</strong> usa essere come ausiliare di sé stesso.<br />
Siamo stati chiamati<br />
Passando da una lingua all’altra può cambiare l’ausiliare.<br />
14. 5 Semi ausiliari<br />
Sono dei verbi che servono per indicare l’aspetto o la modalità del<br />
verbo che precedono:<br />
aller, devoir, être sur le piont de, être en train de,être pour,<br />
faillir, manquer de, faire, ne faire que de, laisser, paraître,<br />
sembler, pouvoir, venir de, vouloir.<br />
14. 6 Oltre che semi - ausiliari aller e venir sono anche verbi di moto:<br />
semi - ausiliare<br />
Il va faire son travail<br />
Il vient de faire son travail<br />
verbi di moto<br />
Il va à la Sorbonne<br />
Il vient de la Sorbonne.<br />
Con valore di semi - ausiliare si coniugano solo al presente e<br />
all’imperfetto:<br />
Il va pleuvoir (futuro imminente)<br />
Il allait pleuvoir
Il vient de pleuvoir (passato recente)<br />
Il venait de pleuvoir<br />
Negli altri tempi i verbi aller e venir sono solo verbi di moto.<br />
In <strong>italiano</strong> si usa: stare per + infinito (per il futuro imminente)<br />
ausiliare + appena + part. pass. (per il pass. recente)<br />
Sta per piovere<br />
E’ appena piovuto<br />
Attenzione:<br />
Il est en train de lire (ha già cominciato, non ha ancora finito =<br />
sta leggendo).<br />
Non confondere: Sta per leggere (azione futura) e sta leggendo<br />
(azione in corso).<br />
14. 6 Il semi - ausiliare faire<br />
- Faire è usato al posto di un altro verbo o gruppo verbale e assume<br />
allora un significato indefinito:<br />
Il lit<br />
Que fait - il?<br />
- Faire + infinito (faire è la causa di un’azione)<br />
Pierre fait tomber Hélène (Hélène tombe).<br />
Il soggetto Pierre è la causa di quello che succede a Hélène<br />
Jean fait apprendre sa leçon à Jacques (Jacques apprend sa leçon)<br />
- Se faire + infinito: Il se fait comprendre en français<br />
Un bruit se fasait entendre
14. 7 L’aspetto<br />
Il nucleo verbale può anche indicare l’aspetto, cioè rivelare il modo in<br />
cui si svolge l’azione espressa dal verbo.<br />
Il se lève tôt (tous le matins): aspetto di ripetizione (interattivo).<br />
Il s’est levé tôt (ce matin): aspetto conclusivo (l’azione si è conclusa<br />
recentemente.<br />
Il se leva: aspetto puntuale; l’azione si è conclusa da tempo. Conta<br />
solo il fatto che l’azione sia avvenuta.<br />
Il vient de se lever: l’azione ha avuto luogo in un passato recente.<br />
Il va se lever: l’azione sta per avvenire in un futuro prossimo.<br />
In tal modo si può far risaltare il fatto che l’azione è presentata per se<br />
stessa, che ha una certa durata, che viene ripetuta, che è conclusa, che<br />
inizia, che è appena avvenuta, che sta per avvenire.<br />
L’aspetto viene spesso sottolineato da altre parole (p. es. da<br />
complementi di tempo: tous les matins, ce matin), dall’insieme del<br />
contesto, da altre forme verbali come venir de, aller, ecc...Il nucleo<br />
verbale ha analoghe funzioni anche in <strong>italiano</strong>.<br />
14. 8 La modalità<br />
Il nucleo verbale può esprimere una modalità, cioè il punto di vista<br />
del parlante e la colorazione intellettuale, morale, affettiva, che egli<br />
dà a ciò che dice.
Qu’il vienne! Augurio, desiderio di colui che parla (locutore); il verbo<br />
è al congiuntivo.<br />
Il vient: fatto reale presentato senza nessun giudizio da parte del<br />
locutore. Il verbo è all’indicativo.<br />
Viens: ordine dato dal locutore; il verbo è all’imperativo.<br />
L’atteggiamento del locutore è spesso espresso o con l’aiuto di altri<br />
verbi:<br />
Je désire qu’il vienne (desiderio)<br />
Je veux qu’il vienne (volontà)<br />
Je crois qu’il viendra (probabilità)<br />
Je suis certain qu’il viendra (certezza)<br />
Je crois pouvoir venir (probabilità + possibilità)<br />
o da frasi la cui interpretazione dipende dall’intonazione con cui si<br />
pronunciano.<br />
S’il pouvait venir (desiderio)<br />
Il viendra! (volontà)<br />
14. 9 La coniugazione<br />
Un verbo può avere più di settanta forme diverse nei suoi vari modi e<br />
tempi. L’insieme di queste forme costituisce la coniugazione. I verbi<br />
più semplici, quelli appartenenti al 1° gruppo, che si coniugano come<br />
chanter, ne hanno più di trenta nello scritto e solo sedici nell’orale.<br />
(In <strong>italiano</strong> le forme verbali sono molto più numerose, anche nei verbi<br />
regolari). Ognuna di queste forme si compone di radice e desinenza:
finiss - ons<br />
radice + desinenza<br />
Attenzione: La radice non coincide sempre con la forma base<br />
dell’infinito (ossia l’infinito senza la desinenza - er, - ir, - oir, - re<br />
ils chant - aient<br />
ils chanter - ont<br />
tu fini - s ils finiss - ent ils finir - ont<br />
je bois nous buv - ons ils boir - ont<br />
Presentiamo qui di seguito la classificazione tradizionale dei verbi<br />
suddivisi in tre gruppi, classificazione basata sulla desinenza<br />
dell’infinito:<br />
1° gruppo: verbi con l’infinito in - er (esclusi aller e envoyer).<br />
2° gruppo: verbi con l’infinito in - ir e con il participio presente in -<br />
issant.<br />
3° gruppo: gli altri verbi, detti irregolari.<br />
14. 10 Verbi del primo gruppo in - er<br />
Costituiscono la coniugazione più numerosa (comprendente i 9/10<br />
dei verbi francesi), la più regolare e quella che ha meno forme diverse<br />
(16 nell’orale e 30 nello scritto). I nuovi verbi che entrano a far parte<br />
della lingua francese appartengono tutti a questa coniugazione.<br />
Verbo modello: chanter<br />
Questa coniugazione, comprendente parecchie migliaia di verbi e<br />
aperta a tutti i verbi di nuova formazione (filmer, téléviser...), è quindi
una coniugazione viva. Parecchi verbi appartenenti a questo gruppo<br />
presentano delle particolarità ortografiche rispetto alla coniugazione<br />
regolare. Li studieremo secondo questi tipi:<br />
acheter (se lever), appeller (jeter), espérer, essayer, placer, manger<br />
CHANTER<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato prossimo<br />
Je chant - e Je chant - ais J’ai chanté<br />
tu chant - es tu chant - ais tu as chanté<br />
il chant - e il chant - ait il a chanté<br />
nous chant - ons nous chant - ions nous avons chanté<br />
vous chant - ez vous chant - iez vous avez chanté<br />
ils chant - ent ils chant - aient ils ont chanté<br />
Trapassato prossimo Passato remoto Futuro<br />
J’avais chanté Je chant - ai Je chanterai<br />
tu avais chanté tu chant - as tu chanteras<br />
il avait chanté il chant - a il chantera<br />
nous avions chanté nous chant - âmes nous chanterons<br />
vous avez chanté vous chant - âtes vous chanterez<br />
ils avaient chanté ils chant - èrent ils chanteront<br />
Futuro anteriore<br />
J’aurai chanté<br />
tu auras chanté<br />
il aura chanté<br />
nous aurons chanté<br />
vous aurez chanté<br />
ils auront chanté<br />
Condizionale<br />
Presente Passato Imperativo<br />
Je chanter - ais J’aurais chanté chant - e<br />
tu chanter - ais tu aurais chanté chant - ons<br />
il chanter - ait il aurait chanté chant - ez<br />
nous chanter - ions nous aurions chanté
vous chanter - iez<br />
ils chanter - aient<br />
vous auriez chanté<br />
ils auraient chanté<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
Imperfetto<br />
Que je chant - e que je chant - asse<br />
que tu chant - es que tu chant - asses<br />
qu’ il chant - e qu’il chant - ât<br />
que nous chant - ions que nous chant - assions<br />
que vous chant - iez que vous chant - assiez<br />
qu’ils chant - ent qu’ils chant - assaent<br />
Infinito<br />
Presente<br />
chanter<br />
Passato<br />
avoir chant - è<br />
Participio<br />
Presente Passato Passato composto<br />
chant - ant chant è (e) ayant chant - è<br />
Il condizionale è considerato in francese come un tempo (futuro nel<br />
passato vedi futuro e condizionale).<br />
Il participio presente e passato composto in francese copre un’area più<br />
ampia che in <strong>italiano</strong> e talvolta corrisponde al gerundio <strong>italiano</strong>.<br />
Il participio presente, infatti, può essere usato come aggettivo (si<br />
accorda in genere e numero con il nome che qualifica):<br />
Une réponse satisfaisante<br />
Des choses plus intéressantes<br />
encoore<br />
e come verbo: (è invariabile e può avere un soggetto e reggere dei<br />
complementi):
Une secrétaire sachant l’anglais<br />
Les renseignements concernant l’affaire.<br />
Questa struttura è molto frequente in francese, perché snellisce il<br />
periodo, sostituendo una frase relativa introdotta da qui o da que.<br />
In questi casi, invece, l’<strong>italiano</strong>, anziché il participio presente,<br />
preferisce la frase relativa: “Una segretaria che conosce l’inglese”.<br />
Il participio presente inoltre, può formare con il suo soggetto una vera<br />
proposizione indipendente e, soprattutto nel francese scritto, può<br />
sostituire una più lunga frase causale:<br />
La crise économique devenent plus intense, il perdit beaucoup<br />
d’argent. (comme la crise économique devenait...)<br />
Ses amis l’y encourageant, il décide de monter une affaire. (puisque<br />
ses amis l’encourageaient à faire cela...).<br />
Si deve rispettare la struttura base della lingua:<br />
soggetto + verbo + compl.<br />
In <strong>italiano</strong>, invece, il soggetto segue il verbo:<br />
Diventando grave la crisi economica, egli decise...<br />
Incoraggiandolo i suoi amici, egli decise...<br />
In questi casi il participio presente francese corrisponde al gerundio<br />
<strong>italiano</strong>.<br />
Attenzione: Analogamente al verbo chanter, nella forma attiva, quasi<br />
tutti i verbi si coniugano con l’ausiliare avoir nei tempi composti.
14. 11 Variazioni fonetiche e ortografiche della radice<br />
Verbi che hanno una e nella penultima sillaba dell’infinito.<br />
Radice con alternanza [ : prendono un accento grave sulla e o<br />
raddoppiano la consonante quando la desinenza inizia con e muta:<br />
et / ett<br />
t] [t] Verbi come appeler: Indicativo presente<br />
el / ell [l] [l] j’appelle<br />
tu appelles<br />
il appelle<br />
nous appellons<br />
vous appelez<br />
Altri verbi: ils appellent<br />
se rappeler<br />
jeter...<br />
futuro<br />
j’appellerai<br />
condizionale<br />
j’appellerais<br />
et / èt<br />
t] [t] Verbi come acheter: Indicativo presente<br />
j’achète<br />
tu achètes<br />
il achète<br />
nous achetons<br />
vous achetez<br />
ils achètent<br />
Altri verbi:<br />
se lever, emmener futuro<br />
se promener, geler... j’achèterai<br />
condizionale<br />
j’achèterais<br />
Attenzione: Raddoppiano la consonante soltanto i verbi in - ter o in -<br />
ler (salvo acheter, geler e pochi altri di uso raro).
Tutti gli altri verbi con e muta nella penultima sillaba dell’infinito si<br />
coniugano come acheter.<br />
14. 12 Verbi che hanno una è nella penultima sillaba dell’infinito:<br />
espérer, préférer, accélér, considérér<br />
s’inquiéter, suggérer, protéger<br />
Trasformano è in è alla 1ª, 2ª, 3ª pers. sing. e alla 3ª pers. plur. Del<br />
presente indicativo.<br />
Indicativo<br />
presente<br />
futuro<br />
condizionale<br />
espérer<br />
j’espére<br />
tu espéres<br />
il espére<br />
nous espérons<br />
vous espérez<br />
ils espérent<br />
j’espérerai<br />
j’espérerais<br />
14. 13 Verbi con infinito che termina in - yer:<br />
tutoyer, appuyer, essayer, payer,<br />
s’ennuyer, nettoyer<br />
envoyer (al futuro: j’enverrai)<br />
y i quando è seguita da e muta<br />
Indicativo davanti a e muta davanti a vocale pronunciata<br />
presente<br />
j’essaie<br />
tu essaies<br />
il essaie<br />
nous essayons
vous essayez<br />
ils essaient<br />
futuro je paierai<br />
condizionale je m’ennuierais<br />
14. 14 Verbi con l’infinito che termina in:<br />
- cer: commencer, avancer, annoncer, placer, forcer, prononcer<br />
- ger: manger, changer, nager, neiger, ranger, arranger, déranger,<br />
protéger<br />
solo davanti a a e o: c c e g ge<br />
davanti a e e i<br />
je place<br />
nous avancions<br />
tu changes<br />
nous nagion<br />
c ç<br />
davanti a e e o<br />
g ge<br />
je plaçais<br />
nous avançons<br />
tu changeais<br />
nous nageons<br />
14 . 15 Verbi del secondo gruppo in - ir<br />
Sono poco più di trecento i verbi che si coniugano come finir e che<br />
hanno tre radici: la forma base dell’infinito, fini - , una seconda<br />
radice, finiss - , usata per le terze persone plurali del presente, per<br />
tutto l’imperfetto indicativo, per tutto il congiuntivo e per il participio<br />
presente, e la radice finir - , che coincide con l’infinito, per il futuro e<br />
per il condizionale. I verbi come courir o couvrir, il cui participio<br />
presente è courant e couvrant, non fanno parte del secondo gruppo.
Anche questa coniugazione è considerata “viva”, ma per un unico<br />
caso:<br />
atterrir, amerrir, alunir (toccare la superficie di un<br />
pianeta).<br />
FINIR<br />
Indicativo<br />
Presente<br />
Je fini - s<br />
tu fini - s<br />
il fini - t<br />
nous finiss - ons<br />
vous finiss - ez<br />
ils finiss - ent<br />
Trapassato prossimo<br />
j’avais fini<br />
tu avais fini<br />
il avait fini<br />
nous avions fini<br />
vous aviez fini<br />
ils avaient fini<br />
Futuro anteriore<br />
j’aurai fini<br />
tu auras fini<br />
il aura fini<br />
nous aurons fini<br />
vous aurez fini<br />
ils auront fini<br />
Condizionale<br />
Presente<br />
Je finir - ais<br />
tu finir - ais<br />
il finir - ait<br />
nous finir - ions<br />
vous finir - iez<br />
ils finir - aient<br />
Imperfetto<br />
je finiss - ais<br />
tu finiss - ais<br />
il finiss - ait<br />
nous finiss - ions<br />
vous finiss - iez<br />
ils finiss - aient<br />
Passato remoto<br />
je fin - s<br />
tu fini - s<br />
il fini - t<br />
nous finî - mes<br />
vous finî - tes<br />
ils fini - rent<br />
Passato<br />
j’aurais fini<br />
tu aurais fini<br />
il aurait fini<br />
nous aurions fini<br />
vous auriez fini<br />
ils auraient fini<br />
Passato prossimo<br />
j’ai fini<br />
tu as fini<br />
il a fini<br />
nous avons fini<br />
vous avez fini<br />
ils ont fini<br />
Futuro<br />
je finir - ai<br />
tu finir - as<br />
il finir - a<br />
nous finir - ons<br />
vous finir - ez<br />
ils finir - ont<br />
Imperativo<br />
fini - s<br />
finiss - ons<br />
finiss - ez
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je finiss - e<br />
que tu finiss - es<br />
qu’il finiss - e<br />
que nous finiss- ions<br />
que vous finiss - iez<br />
qu’il finiss - ent<br />
Imperfetto<br />
que je fin - isse<br />
que tu fin - isses<br />
qu’il fin - ît<br />
que nous fin- issions<br />
que vous fin - issiez<br />
qu’ils fin - issent<br />
Infinito<br />
Presente Passato<br />
fin - ir avoir fini<br />
Participio<br />
Presente<br />
finiss- ant<br />
finie<br />
Passato<br />
fini,<br />
Passato composto<br />
ayant fni<br />
14. 16 Verbi del terzo gruppo, detti “verbi irregolari”<br />
A questo gruppo appartengono tutti gli altri verbi e cioè: aller, i<br />
verbi in - ir diversi dalla coniugazione regolare di finir (con<br />
participio presente in - issant), i verbi in oir, i verbi in - re.<br />
Questa coniugazione viene chiamata morta perché non trova posto<br />
in essa nessun nuovo verbo; anzi molti dei suoi verbi tendono a<br />
sparire, sostituiti da sinonimi appartenenti al primo gruppo. Fanno<br />
però parte di questo gruppo parecchi verbi importanti, molto usati e<br />
di cui non esistono sinonimi nel primo gruppo; è pertanto<br />
necessario conoscere bene tutte le loro complesse coniugazioni.<br />
ALLER
Nei tempi composti, si coniuga con l’ausiliare être. E’ intransitivo.<br />
Non si può usare alla forma passiva.<br />
Indicativo<br />
Presente<br />
Je vais<br />
tu vas<br />
il va<br />
nous allons<br />
vous allez<br />
ils vont<br />
Trapassato prossimo<br />
j’étais allé<br />
tu étais allé<br />
il était allé<br />
nous étions allé<br />
vous étiez allés<br />
ils étaient allés<br />
Futuro anteriore<br />
je serai allé<br />
tu seras allé<br />
il sera allé<br />
nous serons allé<br />
vous serez allé<br />
ils seront allé<br />
Condizionale<br />
Presente<br />
j’irais<br />
tu irais<br />
il irait<br />
nous irions<br />
vous iriez<br />
ils iraient<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que j’aille<br />
que tu ailles<br />
qu’il aille<br />
Imperfetto<br />
j’allais<br />
tu allais<br />
il allait<br />
nous allions<br />
vous alliez<br />
ils allaient<br />
Passato remoto<br />
j’allai<br />
tu allas<br />
il alla<br />
nous allâmes<br />
vous allâtes<br />
ils allèrent<br />
Passato<br />
je serais allé<br />
tu serais allé<br />
il serait allé<br />
nous serions allés<br />
vous seriez allés<br />
ils seraient allés<br />
Imperfetto<br />
que j’allasse<br />
que tu allasses<br />
qu’il allât<br />
Passato prossimo<br />
je suis allé<br />
tu es allé<br />
il est allé<br />
nous sommes allés<br />
vous êtes allés<br />
ils sont allés<br />
Futuro<br />
j’irai<br />
tu iras<br />
il ira<br />
nous irons<br />
vous irez<br />
ils iront<br />
Imperativo<br />
va<br />
allons<br />
allez
que nous allions<br />
que vous alliez<br />
qu’ils aillent<br />
que nous allassions<br />
que vous allassiez<br />
qu’ils allassent<br />
Infinito<br />
Presente<br />
aller<br />
Passato<br />
être allé<br />
Participio<br />
Presente<br />
allant<br />
Passato<br />
allé, allée<br />
Passato composto<br />
étant allé<br />
Nella forma interrogativa, si intercala la lettera - t tra il verbo (alla<br />
3ª persona singolare del presente indicativo) e il pronome soggetto:<br />
va - t - il?<br />
- Nell’imperativo, la 2ª persona singolare prende una s se seguita da<br />
y e en: vas - y!<br />
- S’en aller si coniuga come aller (p. es. je m’en vais, ecc...)<br />
Attenzione all’imperativo! Va - t - en, allons - nous - en, allez -<br />
vous - en ( v. posizione dei pronomi personali complementi)<br />
AVOIR<br />
Indicativo<br />
Presente<br />
j’ai<br />
tu as<br />
il a<br />
nous avons<br />
vous avez<br />
ils ont<br />
Trapassato prossimo<br />
j’avais eu<br />
tu avais eu<br />
il avait eu<br />
nous avions eu<br />
vous aviez eu<br />
Imperfetto<br />
j’avais<br />
tu avais<br />
il avait<br />
nous avions<br />
vous aviez<br />
ils avaient<br />
Passato remoto<br />
j’eus<br />
tu eus<br />
il eut<br />
nous eûmes<br />
vous eûtes<br />
Passato prossimo<br />
j’ai eu<br />
tu as eu<br />
il a eu<br />
nous avont eu<br />
vous avez eu<br />
ils ont eu<br />
Futuro<br />
j’aurai<br />
tu auras<br />
il aura<br />
nous aurons<br />
vous aurez
ils avaient eu<br />
Futuro anteriore<br />
j’aurai eu<br />
tu auras eu<br />
il aura eu<br />
nous aurons eu<br />
vous aurez eu<br />
ils auront eu<br />
Condizionale<br />
Presente<br />
j’aurais<br />
tu aurais<br />
il aurait<br />
nous aurions<br />
vous auriez<br />
ils auraient<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que j’aie<br />
que tu aies<br />
qu’il ait<br />
que nous ayons<br />
que vous ayez<br />
qu’ils aient<br />
ils eurent<br />
Passato<br />
j’aurais eu<br />
tu aurais eu<br />
il aurait eu<br />
nous aurions eu<br />
vous auriez eu<br />
ils auraient eu<br />
Imperfetto<br />
que j’eusse<br />
que tu eusses<br />
qu’il eût<br />
que nous eussions<br />
que vous eussiez<br />
qu’ils eussent<br />
ils auront<br />
Imperativo<br />
aie<br />
ayons<br />
ayez<br />
Infinito<br />
Presente Passato<br />
avoir avoir eu<br />
Participio<br />
Presente<br />
ayant<br />
Passato<br />
eu, eue<br />
Passato composto<br />
ayant eu<br />
Il verbo avoir, usato da solo, indica possesso: i’ai une poupée<br />
Il verbo avoir usato come ausiliare permette di formare:<br />
a) i suoi stessi tempi composti: Ils ont eu tort<br />
b) i tempi composti di quasi tutti i verbi transitivi attivi e<br />
intransitivi:
Vous auriez réussi, si vous aviez travaillé<br />
In <strong>italiano</strong>, invece, alcuni verbi intransitivi si coniugano con avere,<br />
altri con essere:<br />
Voi sareste riusciti....<br />
Attenzione: La 1ªe la 2ª persona plurale del presente congiuntivo e<br />
dell’imperativo si scrivono: ayons, ayez<br />
ÊTRE<br />
Indicativo<br />
Presente<br />
je suis<br />
tu es<br />
il est<br />
nous sommes<br />
vous êtes<br />
ils sont<br />
Trapassato prossimo<br />
j’avais été<br />
tu avais été<br />
il avait été<br />
nous avions été<br />
vous aviez été<br />
ils avaient été<br />
Futuro anteriore<br />
j’aurais été<br />
tu auras été<br />
il aura été<br />
nous aurons été<br />
vous aurez été<br />
ils auront été<br />
Condizionale<br />
Presente<br />
je serais<br />
tu serais<br />
Imperfetto<br />
j’étais<br />
tu étais<br />
il était<br />
nous étions<br />
vous étiez<br />
ils étaient<br />
Passato remoto<br />
je fus<br />
tu fus<br />
il fut<br />
nous fûmes<br />
vous fûtes<br />
ils furent<br />
Passato<br />
j’aurais été<br />
tu aurais été<br />
Passato prossimo<br />
j’ai été<br />
tu as été<br />
il a été<br />
nous avons été<br />
vous avez été<br />
ils ont été<br />
Futuro<br />
je serai<br />
tu seras<br />
il sera<br />
nous serons<br />
vous serez<br />
ils seront<br />
Imperativo<br />
sois<br />
soyons
il serait<br />
nous serions<br />
vous seriez<br />
ils seraient<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je sois<br />
que tu sois<br />
qu’il soit<br />
que nous soyons<br />
que vous soyez<br />
qu’ils soient<br />
il aurait été<br />
nous aurions été<br />
vous auriez été<br />
ils auraient été<br />
Imperfetto<br />
que je fusse<br />
que tu fusses<br />
qu’il fût<br />
que nous fussions<br />
que vous fussiez<br />
qu’ils fussent<br />
soyez<br />
Infinito<br />
Presente<br />
être<br />
Passato<br />
avoir être<br />
Participio<br />
Presente<br />
étant<br />
Passato<br />
été<br />
Passato composto<br />
ayant été<br />
Il verbo être usato da solo significa “esistere”: Je pense donc je suis.<br />
Il verbo être usato con un attributo funge da copula: Il est<br />
sympatique.<br />
Il verbo être usato come ausiliare permette di formare:<br />
a) tutti i tempi dei verbi passivi: Elle sera aimée<br />
i tempi composti dei verbi pronominali, che si possono coniugare<br />
sia con due pronomi (soggetto + particella pronominale) sia con un<br />
nome<br />
a) + particella pronominale relativa al nome:<br />
Je me suis levé. Les enfants se sont levé aussi
) i tempi composti di alcuni verbi intransitivi (aller, venir, monter,<br />
descendre, entrer, sortir, arriver, partir, naître, mourir, tomber,<br />
rester, passer, devenir: Le train était arrivé à l’heure.<br />
Attenzione: Être, nei tempi composti, si coniuga con avoir. Non è<br />
mai ausiliare di se stesso: Vous avez été applaudi.<br />
Invece in <strong>italiano</strong> si coniuga sempre con essere: Voi siete stati<br />
applauditi.<br />
Attenzione: Été, participio passato del verbo être, è invariabile.<br />
L 1ª e la 2ª persona plurale del presente<br />
congiuntivo e<br />
dell’imperativo si scrivono: soyons, soyez<br />
14 . 17 Quadro generale dei verbi del 3° gruppo:<br />
(esclusi avoir, être, aller, vedi pagine precedenti).<br />
Indicativo<br />
Infinito Persone Presente Imperfetto Pass. rem. Futuro<br />
acquérir<br />
(conquer<br />
ir,<br />
quérir,<br />
requérir)<br />
j’<br />
tu<br />
il / elle<br />
nous<br />
vous<br />
ils / elles<br />
acquiers<br />
acquiers<br />
acquiert<br />
acquérons<br />
acquérez<br />
acquièrent<br />
acquérais<br />
acquérais<br />
acquérait<br />
acquérions<br />
acquériez<br />
acquéraient<br />
acquis<br />
acquis<br />
acquit<br />
acquîmes<br />
acquîtes<br />
acquirent<br />
acquerrai<br />
acquerras<br />
acquerra<br />
acquerrons<br />
acquerrez<br />
acquerront<br />
Congiuntivo<br />
Presente Imperfetto Imperativo Participio<br />
Presente<br />
que j’<br />
que j’<br />
acquiers acquérant<br />
acquières acquisse acquérons<br />
acquières acquisses acquérez<br />
acquière acquît<br />
acquérions acquissions<br />
acquériez acquissiez<br />
Participio<br />
Passato<br />
acquis
acquièrent<br />
acquissent<br />
Infinito<br />
s’asseoir<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato remoto Futuro<br />
je m’assieds<br />
je m’asseyais je m’assis<br />
je<br />
tu t’assieds<br />
m’assiérai<br />
il s’assied<br />
nous asseyons<br />
vous asseyez<br />
ils s’asseyent<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je m’asseye<br />
Imperfetto<br />
que je m’assisse<br />
Imperativo<br />
assieds<br />
asseyons - nous<br />
asseyez - vous<br />
Participio<br />
Presente<br />
s’asseyant<br />
Passato<br />
assis<br />
Infinito<br />
battre<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Paasato remoto Futuro<br />
je bats<br />
battais<br />
battis<br />
battrai<br />
tu bats<br />
il bat<br />
nous battons<br />
vous battez<br />
ils battent<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je batte<br />
Imperfetto<br />
que je batisse<br />
Imperativo<br />
bats<br />
battons<br />
battez<br />
Participio<br />
Presente<br />
battant<br />
Passato<br />
battu<br />
Infinito<br />
boire<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto passato remoto futuro<br />
je bois<br />
je buvais je bus<br />
je boirai<br />
tu bois<br />
il boit<br />
nous buvons<br />
vous buvez<br />
ils boivent<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je boive<br />
tu boives<br />
il boive<br />
nous buvions<br />
Imperfetto<br />
que je busse<br />
tu busses<br />
il bût<br />
nous bussions<br />
Imperativo<br />
bois<br />
buvons<br />
buvez<br />
Participio<br />
Presente<br />
buvant<br />
Passato<br />
bu
vous buviez<br />
ils boivent<br />
vous bussiez<br />
ils bussent<br />
Infinito<br />
conclure<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto passato remoto futuro<br />
je conclus<br />
je concluais je conclus<br />
je<br />
tu conclus<br />
tu conclus<br />
conclura<br />
il conclut<br />
il conclut<br />
i<br />
nous concluons<br />
nous conclûmes<br />
vous concluez<br />
vous conclûtes<br />
ils concluent<br />
ils conclurent<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je conclue<br />
conclues<br />
conclue<br />
concluions<br />
concluiez<br />
concluent<br />
Imperfetto<br />
que je conclusse<br />
Imperativo<br />
conclus<br />
concluons<br />
concluez<br />
Participio<br />
Presente<br />
concluant<br />
Passato<br />
conclu<br />
Infinito<br />
courir<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je connaisse<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto passato remoto futuro<br />
je cours<br />
je courais je courus<br />
je<br />
courrai<br />
Imperfetto<br />
que je connusse<br />
Imperativo<br />
connais<br />
connaissons<br />
connaissez<br />
Participio<br />
Presente<br />
connaissant<br />
Passato<br />
connu<br />
Così si coniugano paraître, connaître e tutti i loro composti. I verbi<br />
in - aître prendono un accento circonflesso sulla “i” che precede la<br />
“t”, come accade per tutti i verbi in - oître.<br />
Infinito<br />
courir<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto passato<br />
remoto<br />
je cours<br />
je courais je courus<br />
Imperfetto<br />
Imperativo<br />
Participio<br />
Presente<br />
futuro<br />
je<br />
courrai<br />
Passato
que je coure que je courusse cours<br />
courons<br />
courez<br />
courant<br />
couru<br />
Infinito<br />
craindre<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto passato<br />
remoto<br />
je crains<br />
tu crains<br />
il craint<br />
nous craignons<br />
vous craignez<br />
ils craignent<br />
je cragnais<br />
tu cragnais<br />
il cragnait<br />
nous craignions<br />
vous craigniez<br />
ils craignaient<br />
je craignis<br />
futuro<br />
je<br />
craindrai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je craigne<br />
Imperfetto<br />
que je craignisse<br />
Imperativo<br />
crains<br />
craignons<br />
craignez<br />
Participio<br />
Presente<br />
craignant<br />
Passato<br />
craint<br />
Infinito<br />
croire<br />
Allo stesso modo si coniugano tutti i verbi in - aindre, - eindre, -<br />
oindre.<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto passato<br />
remoto<br />
je crois<br />
tu crois<br />
il croit<br />
nous croyons<br />
vous croyez<br />
ils croient<br />
je croyais<br />
tu croyais<br />
il croyait<br />
nous croyons<br />
vous croyez<br />
ils croyaient<br />
je crus<br />
futuro<br />
je croirai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je croie<br />
Imperfetto<br />
que je crusse<br />
Imperativo<br />
crois<br />
croyons<br />
croyez<br />
Participio<br />
Presente<br />
croyant<br />
Passato<br />
cru<br />
Infinito<br />
cueillir<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto passato<br />
remoto<br />
futuro<br />
je cueille<br />
je cueillais je cueillis je cueillerai<br />
tu cueilles
il cueille<br />
nous cueillons<br />
vous cueillez<br />
ils cueillent<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je cueille<br />
Imperfetto<br />
que je cueillisse<br />
Imperativo<br />
cueille<br />
cueillons<br />
cueillez<br />
Participio<br />
Presente<br />
cueillant<br />
Passato<br />
cueilli<br />
Infinito<br />
devoir<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je dois<br />
je devais je dus<br />
tu dois<br />
il doit<br />
nous devons<br />
vous devez<br />
ils doivent<br />
Futuro<br />
je devrai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je deive<br />
Imperfetto<br />
que je dusse<br />
Imperativo<br />
dois<br />
devons<br />
devez<br />
Participio<br />
Presente<br />
devant<br />
Passato<br />
dû<br />
Il participio passato femminile e plurale si scrivono senza accento<br />
circonflesso (^): due, rendue, dus ecc...<br />
Infinito<br />
dire<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je dis<br />
tu dis<br />
il dit<br />
nous disons<br />
vous dites<br />
ils disent<br />
je disais<br />
je dis<br />
tu dis<br />
il dit<br />
nous dîmes<br />
vous dîtes<br />
ils dirent<br />
Futuro<br />
je dirai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
Imperfetto<br />
Imperativo<br />
Participio<br />
Presente<br />
Passato
que je dise que je disse dis<br />
disons<br />
dites<br />
disant<br />
dit<br />
Infinito<br />
écrire<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
j’écris<br />
j’écrivais j’écrivis<br />
tu écris<br />
il écrit<br />
nous écrivons<br />
vous écrivez<br />
ils écrivent<br />
Futuro<br />
j’écrirai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que j’écrive<br />
Imperfetto<br />
que j’écrivisse<br />
Imperativo<br />
écris<br />
écrivons<br />
écrivez<br />
Participio<br />
Presente<br />
écrivant<br />
Passato<br />
écrit<br />
Infinito<br />
envoyer<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
j’envoie<br />
j’envoyais j’envoyai<br />
tu envoies<br />
il envoie<br />
nous envoyons<br />
vous envoyez<br />
ils envoient<br />
Futuro<br />
j’enverr<br />
ai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que j’envoie<br />
Imperfetto<br />
que j’envoyasse<br />
Imperativo<br />
envoie<br />
envoyons<br />
envoyez<br />
Participio<br />
Presente<br />
envoyant<br />
Passato<br />
envoyé<br />
Infinito<br />
faire<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je fais<br />
tu fais<br />
il fait<br />
nous faisons<br />
vous faites<br />
ils font<br />
je faisais<br />
je fis<br />
tu fis<br />
il fit<br />
nous fîmes<br />
vous fîtes<br />
ils firent<br />
Futuro<br />
je ferai
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je fasse<br />
Imperfetto<br />
que je fisse<br />
tu fisses<br />
il fit<br />
nous fissions<br />
vous fissiez<br />
ils fissent<br />
Imperativo<br />
fais<br />
faisons<br />
faites<br />
Condizionale<br />
je ferais<br />
Participio<br />
Pres. faisant<br />
pass. fait<br />
Infinito<br />
falloir<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
il faut<br />
il fallait<br />
il fallut<br />
Futuro<br />
il faudra<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
qu’il faille<br />
Imperfetto<br />
qu’il fallût<br />
Imperativo<br />
manca<br />
Participio<br />
passato<br />
fallu<br />
Infinito<br />
fuir<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je fuis<br />
tu fuis<br />
il fuit<br />
nous<br />
fuyons<br />
vous fuyez<br />
ils fuient<br />
je fuyais<br />
tu fuyais<br />
il fuyait<br />
nous<br />
fuyions<br />
vous fuyiez<br />
ils fuyaient<br />
je fuis<br />
tu fuis<br />
il fuit<br />
nous<br />
fuîmes<br />
vous fuîtes<br />
ils fuirent<br />
Futuro<br />
je fuirai<br />
tu fuiras<br />
il fuira<br />
nous<br />
fuirons<br />
vous fuirez<br />
ils fuiront<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je fuie<br />
tu fuies<br />
il fuie<br />
nous<br />
fuyions<br />
vous fuyiez<br />
ils fuient<br />
Imperfetto<br />
que je<br />
fuisse<br />
Imperativo<br />
fuis<br />
fuyons<br />
fuyez<br />
Participio<br />
Presente<br />
fuyant<br />
Passato<br />
fui
Infinito<br />
lire<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je lis<br />
je lisais je lus<br />
tu lis<br />
il lit<br />
nous lisons<br />
vous lisez<br />
ils lisent<br />
Futuro<br />
je lirai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je lise<br />
Imperfetto<br />
que je<br />
lusse<br />
Imperativo<br />
lis<br />
lisons<br />
lisez<br />
Participio<br />
Presente<br />
lisant<br />
Passato<br />
lu<br />
Infinito<br />
mettre<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je mets<br />
je mettais je mis<br />
tu mets<br />
il met<br />
nous mettons<br />
vous mettez<br />
ils mettent<br />
Futuro<br />
je mettrai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je mette<br />
Imperfetto<br />
que je misse<br />
Imperativo<br />
mets<br />
mettons<br />
mettez<br />
Participio<br />
Presente<br />
mettant<br />
Passato<br />
mis<br />
Infinito<br />
mourir<br />
Congiuntivo<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je meurs<br />
je meurais je mourus<br />
tu meurs<br />
il meurt<br />
nous mourons<br />
vous mourez<br />
ils meurent<br />
Participio<br />
Futuro<br />
je<br />
mourrai
Presente<br />
que<br />
meure<br />
je<br />
Imperfetto<br />
que<br />
mourusse<br />
je<br />
Imperativo<br />
meurs<br />
mourons<br />
mourez<br />
Presente<br />
mourant<br />
Passato<br />
mort<br />
Infinito<br />
mouvoir<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je meus<br />
je mouvais je mus<br />
tu meus<br />
il meut<br />
nous mouvons<br />
vous mouvez<br />
ils meuvent<br />
Futuro<br />
je<br />
mouvrai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je<br />
meuve<br />
Imperfetto<br />
que je musse<br />
Imperativo<br />
meus<br />
mouvons<br />
mouvez<br />
Participio<br />
Presente<br />
mouvant<br />
Passato<br />
mû<br />
Emouvoir si coniuga come mouvoir, ma il suo part. pass. “ému” non<br />
prende l’accento circonflesso.<br />
Infinito<br />
naître<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je naisse<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je nais<br />
tu nais<br />
il naît<br />
nous<br />
naissons<br />
vous naissez<br />
ils naissent<br />
Imperfetto<br />
que je<br />
naquisse<br />
je naissais<br />
Imperativo<br />
nais<br />
naissons<br />
naissez<br />
je naquis<br />
Participio<br />
Presente<br />
naissant<br />
Futuro<br />
je naîtrai<br />
Passato<br />
né
Infinito<br />
ouvrir<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
j’ouvre j’ouvrais j’ouvris<br />
Futuro<br />
j’ouvrirai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que j’ouvre<br />
Imperfetto<br />
que<br />
j’ouvrisse<br />
Imperativo<br />
ouvre<br />
ouvrons<br />
ouvrez<br />
Participio<br />
Presente<br />
ouvrant<br />
Passato<br />
ouvert<br />
Infinito<br />
partir<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
Je pars je partais je partis<br />
tu pars<br />
il part<br />
nous<br />
partons<br />
vous partez<br />
ils partent<br />
Futuro<br />
je partirai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je parte<br />
Imperfetto<br />
que je<br />
partisse<br />
Imperativo<br />
pars<br />
partons<br />
partez<br />
Participio<br />
Presente<br />
partant<br />
Passato<br />
parti<br />
I verbi sentir, servir, sortir, dormir e partir, nella 1ª, 2ª, 3ª persona<br />
singolare del pres. ind. perdono la t, m, v finale della radice.<br />
Infinito<br />
plaire<br />
Indicativo<br />
Presente Imperfetto Passato<br />
remoto<br />
je plais<br />
je plaisais je plus<br />
tu plais<br />
il plait<br />
nous plaisons<br />
vous plaisez<br />
ils plaisent<br />
Futuro<br />
je plairai<br />
Congiuntivo<br />
Presente<br />
que je plaise<br />
Imperfetto<br />
que je plusse<br />
Imperativo<br />
plais<br />
plaisons<br />
plaisez<br />
Participio<br />
Presente<br />
plaisant<br />
Passato<br />
plu