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grammatica comparata fracesese italiano

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GIUSEPPE LANDOLFI<br />

GRAMMATICA COMPARATA<br />

DEL FRANCESE E DELL’ ITALIANIO<br />

http://francese<strong>italiano</strong>.altervista.org/


INTRODUZIONE<br />

Attualmente, grazie alle nuove acquisizioni sulla natura del<br />

linguaggio e sui processi di apprendimento da una parte,<br />

all’attenzione sulle componenti sociali e politiche dell’uso della<br />

lingua, dall’altra viene ridimensionato il ruolo dei mali didattici.<br />

Hanno acquisito maggiore importanza gli aspetti umani coinvolti nel<br />

processo di apprendimento<br />

e in questo ambito si caricano di<br />

significato la personalità dell’insegnante, l’uso sociale della lingua, il<br />

bisogno delle persone di comunicare. In un periodo in cui si parla<br />

sempre di più di una Europa Unita assume sempre più importanza lo<br />

studio delle lingue straniere. Gli errori che i soggetti in<br />

apprendimento fanno e il significato di questi errori, l’influenza del<br />

contesto culturale e sociale verso una lingua straniera e l’abilità<br />

dell’insegnante a sviluppare una metodologia adatta, sostanziano<br />

l’intera problematica didattica.<br />

Per quanto possano essere individualizzate le programmazioni, a tutti<br />

gli allievi vengono richiesti degli obiettivi minimi, traducibili in<br />

abilità e competenze che devono essere verificate e valutate. In classe<br />

gli insegnanti sono costretti ad adattare approccio, tecniche e<br />

materiali a seconda dei bisogni degli allievi e delle situazioni<br />

contingenti. Nel corso degli anni si è passati dal “metodo<br />

tradizionale” (letture<br />

di autori, traduzioni, temi e versioni), al


“metodo diretto” (analisi <strong>grammatica</strong>le, fonetica, forma orale), dal<br />

metodo “audio - orale” a quello “audio - visuale”, fino a giungere al<br />

più moderno “approccio nazionale funzionale”, che all’innovativo<br />

concetto di “funzione” della lingua, cioè alle caratteristiche psico -<br />

sociali - culturali dell’uso di un codice, affianca il concetto di<br />

“nozione” (di base), vale a dire la conoscenza delle regole<br />

<strong>grammatica</strong>li che rendono coerente tale uso. In questo ambito,<br />

l’obiettivo dell’insegnamento della lingua straniera è la “competenza<br />

comunicativa”, valutare le interferenze culturali e linguistiche che<br />

possono ritardare l’apprendimento, individuare gli elementi linguistici<br />

contrastanti in L2 e L1, focalizzare gli errori più frequenti fatti dagli<br />

allievi nel processo di acquisizione della L2 e mettere in pratica le<br />

osservazioni fatte nel modo più diretto possibile per selezionare e<br />

ordinare gli elementi linguistici da insegnare. E in anni ed anni di<br />

insegnamento mi sono reso conto che una delle fonti di errori era<br />

paradossalmente la scarsa conoscenza della lingua italiana. Il non<br />

conoscere la differenza tra un articolo determinativo ed un articolo<br />

indeterminativo crea problemi anche nell’uso della L2. Questo è uno<br />

dei motivi che mi ha spinto a scrivere questo manuale, pensando in un<br />

primo tempo ad un uso e consumo personale (mio e dei miei studenti).<br />

Inutile dire che non ho scoperto niente di nuovo. La <strong>grammatica</strong><br />

contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man


mano che scrivevo, i nomi di Fries e Lado ritornavano ciclicamente<br />

nella mia memoria e con essi i loro scritti: “La caratteristica<br />

fondamentale di questo nuovo approccio all’insegnamento delle<br />

lingue è una nuova base su cui costruire i materiali didattici. E questo<br />

nuovo approccio è basato su:<br />

a) un’analisi scientifica e descrittiva della lingua da imparare, nel<br />

nostro caso il francese;<br />

b) un’analisi scientifica e descrittiva simile alla precedente della<br />

lingua di colui che apprende, nel nostro caso l’<strong>italiano</strong>;<br />

c) un confronto sistematico di queste due analisi descrittive allo scopo<br />

di scoprire le differenze strutturali dei due sistemi di linguaggio”.<br />

(Fries)<br />

Da questo punto di partenza si sono poi sviluppate le ricerche di Lado<br />

e di Uriel Weinrich che per primo parla di “interferenze” e di<br />

“transfer”.<br />

“Indicheremo con il nome di fenomeni di interferenza quegli esempi<br />

di deviazione dalle norme dell’una e dell’altra lingua che compaiono<br />

nel discorso dei bilingui come risultato della loro familiarità con più<br />

di una lingua”.<br />

Quindi il termine di “interferenza” viene applicato per indicare il<br />

riflesso negativo della lingua materna o di un’altra lingua quando essa<br />

è fonte di errori. L’interferenza positiva, quella che aiuta ad


impadronirsi di una nuova competenza linguistica, viene invece<br />

chiamata “transfer”. Inutile dire che nessuno studio può elencare tutti<br />

i casi di possibili interferenze, e lungi da me l’idea di accostarmi a tali<br />

insigni studiosi, ma scopo del libro, che non sarà sicuramente esente<br />

da errori, e anzi invito tutti coloro che ne troveranno a segnalarmeli<br />

(indirizzo emait. ladogiu@vodafone.it), è cercare di occuparsi almeno<br />

delle opposizioni produttive, quelle cioè che consentono una migliore<br />

conoscenza delle due lingue. Una classica opposizione è quella tra<br />

“e” aperta ed “e” chiusa, che nel francese orale difficilmente si coglie,<br />

e il non coglierla comporta inevitabilmente problemi anche nella<br />

produzione del testo scritto:<br />

les spectateurs qui arrivent/le spectateur qui arrive<br />

les fils des voisins s’amusent/le fils des voisin s’amuse<br />

Gli allievi rivelano molto spesso delle difficoltà a produrre anche<br />

semplici testi, e non parlo solo di testi in lingua, ma anche in <strong>italiano</strong>.<br />

Alcuni riescono ad elaborare solo pochi concetti con una enorme<br />

fatica mentale. E’ necessario dunque motivare gli allievi a scrivere. E<br />

in questo la diffusione di un potente mezzo di comunicazione come<br />

INTERNET ci dà una mano, in quanto molti contatti avvengono<br />

tramite testi scritti. Solo un uso frequente della scrittura ne migliora le<br />

capacità. La produzione di un testo scritto serve a rivelare l’abilità<br />

operativa di saper organizzare un testo, saper scrivere con grafi


comprensibile, saper svolgere una elaborazione personale, saper<br />

sviluppare una comprensione più o meno profonda. Studi recenti<br />

hanno mostrato che la “coesione”, la rete di riferimento che rende un<br />

testo un “tutto unificato”, l’abilità a soddisfare i rapporti <strong>grammatica</strong>li<br />

e la connessione sintattica (punteggiatura, ortografia, morfosintassi) è<br />

l’elemento che crea le più grandi difficoltà a coloro che apprendono<br />

una L2. A volte bisogna comprendere a cosa fa riferimento un<br />

pronome, ma per farlo bisogna prima sapere che cos’è un pronome.<br />

Comprendere come le parti di un testo sono collegate tra loro è<br />

fondamentale. Come abbiamo visto precedentemente l’opposizione<br />

“e” aperta “e” chiusa è molto diffusa, ma in un caso è<br />

importantissima, vale a dire nell’opposizione “je - j’ai”, quando je è<br />

seguito da un verbo al passato remoto. Non è che la confusione tra i<br />

due fonemi provochi un controsenso, ma spesso è il contesto che lo<br />

rende inaccettabile. Un dettato tratto da René di Chateaubriand: “j’ai<br />

couté la vie à ma mère en venant au mond; j’ai été tiré de son sein<br />

avec le fer” ha generato negli studenti scritture tipo “je coutai”, per<br />

quanto tale forma sia esclusa dalla presenza di “j’ai été tiré”. Lo<br />

stesso sintagma è stato fonte anche di un altro errore, dovuto ad una<br />

omofonia totale: ”j’écoutai” al posto di “j’ai couté”, rendendo la frase<br />

del tutto assurda. Tali errori evidenziano un’altra opposizione “je<br />

coutai/j’écoutai”. Il compito come si vede è assai arduo, in quanto la


pronuncia dei parlanti francesi è fluttuante in questo campo. Ma tali<br />

errori si possono evitare invitando i discenti a riflettere sui problemi<br />

legati alla coesione. Molto utili si rivelano esercizi del tipo:<br />

j’ai couté à mes parents de gros sacrifices<br />

je coutai cher à mes parents lorsque j’étais en France<br />

j’écoutai ses conseils avec attention<br />

Ecco come la fonetica entra in correlazione con problemi<br />

morfosintattici o di lessico, ed ecco come il possedere le nozioni<br />

<strong>grammatica</strong>li rende più efficace ed il più possibile esente da errori<br />

l’uso della lingua straniera. Altre fonti perenni di errori restano le<br />

marche del numero, il passaggio al discorso indiretto e le interferenze<br />

lessicali - sintattiche (“perdere il treno = manquer le train”, ma<br />

“perdere la parola = perdre la parole”, “vado a dormire = je vais<br />

dormir” e non “je vais à dormir). Per concludere, avendo parlato di<br />

fonetica, non si può fare a meno di citare l’opera “Fondamenti di<br />

fonologia” in cui Trubeckoj sente l’esigenza di due diversi tipi di<br />

studio, non più una sola scienza dei suoni ma due: una dedicata alla<br />

“parola” e l’altra alla “lingua”. La scienza dei suoni della “parola” ha<br />

a che fare con fenomeni fisici concreti e deve usare metodi propri<br />

delle scienze naturali (fisica, acustica, medicina). La scienza dei suoni<br />

della “lingua” deve usare metodi di pura scienza linguistica<br />

(psicologia sociale). Chiamiamo la scienza dei suoni della “parola”


FONETICA e la scienza dei suoni della “lingua” FONOLOGIA. Vale<br />

a dire che la fonetica vera e propria deve occuparsi unicamente del<br />

lato materiale o acustico del linguaggio. La fonologia, invece, deve<br />

studiare quali differenze di suono in una data lingua sono collegate a<br />

differenze di significato. Finalmente abbiamo terminato con la<br />

terminologia scientifica e possiamo passare a parlare di:<br />

1.1 Vocali e consonanti<br />

Secondo il Petit Robert, la “Voyelle” è:<br />

“Son èmis par la voix sans bruit d’air, phonème caractérisé par<br />

une<br />

résonance de la cavitè buccale plus ou moins ouverte, parfois<br />

en communication avec la cavitè nasale”<br />

La “Consonne”:<br />

“Phonème produit par le passage de l’air à travers la gorge, la<br />

bouche,<br />

formant obstacles”<br />

Tra le due categorie dunque non esiste tanto una differenza<br />

qualitativa, bensì una quantitativa, nel senso che le vocali si<br />

differenziano dalle consonanti per un maggior grado di sonorità e di<br />

apertura.


La vocale “a” si realizza di solito con massima apertura orale e<br />

minima elevazione linguale; la “e” e la “i” sono vocali “plateali”, si<br />

realizzano all’altezza del palato e la seconda è più chiusa della prima;<br />

la “o” e la “u” sono vocali velari, si realizzano all’altezza del velo<br />

pendulo e la seconda è più chiusa della prima. In entrambe si realizza<br />

una spinta in avanti delle labbra (protrusione labiale o procheilìa) che<br />

non si ha invece per la “e” e per la “i”. Esiste una vocale “centrale”, di<br />

suono indistinto, chiamata con termine ebraico “scevà”, che<br />

corrisponde abbastanza bene alla cosiddetta “e muta” del francese, ed<br />

è presente in sillaba non accentata in molte parole dei dialetti italiani<br />

centro - meridionali. Nel caso delle consonanti distinguiamo<br />

innanzitutto tra “modo di articolazione” e “luogo di articolazione”.<br />

Secondo il modo le consonanti possono essere “sorde” (pronunciate<br />

senza vibrazione delle corde vocaliche: “p”, “t”, “k” in <strong>italiano</strong>) o<br />

“sonore” (pronunciate con vibrazione delle corde vocaliche: “b”, “d”,<br />

“g” di gatto in <strong>italiano</strong>). Secondo il grado di apertura del punto in cui<br />

avviene l’articolazione distinguiamo inoltre tra “occlusive o<br />

momentanee”, che sono pronunciate con una chiusura completa degli<br />

organi deputati alla fonazione (es. “t”), e “fricative o durature”, per la<br />

pronuncia delle quali gli organi di fonazione si accostano<br />

semplicemente, lasciando passare tra di loro l’aria proveniente dai<br />

polmoni (es. “s”).


In base al luogo di articolazione le principali consonanti sono “k”<br />

(occlusiva velare sorda: es. “casa”), “g” (occlusiva velare sonora: es.<br />

“gatto”), “h” (fricativa velare sorda: es. tedesco “Haus” = casa), “k”<br />

(occlusiva palatale sorda: es. it. “chiesa”; dove è espressa<br />

graficamente con la sequenza “chi”), “g” (occlusiva palatale sonora:<br />

es. it. “ghiaia”), “t” (occlusiva dentale sorda: es. terra), “d” (occlusiva<br />

dentale sonora: es. dono), “th” (fricativa interdentale sorda: es.<br />

inglese “thing” = cosa), mentre il corrispondente suono sonoro è in<br />

inglese “the” = il, lo; “p” (occlusiva labiale sorda: es. pane), “b”<br />

(occlusiva labiale sonora: es. bere), “f” (fricativa labiodentale sorda:<br />

es. fare), “v” (fricativa labiodentale sonora: es. vaso). Esistono anche<br />

le labiovelari, consonanti la cui articolazione avviene all’altezza del<br />

velo pendulo con simultanea protrusione delle labbra: le troviamo nei<br />

suoni iniziali di it. “quasi” (labiovelare sorda) e “guasto” (labiovelare<br />

sonora).<br />

“Nasali”, in quanto l’aria proveniente dai polmoni risuona nelle fosse<br />

nasali, sono “m” (con articolazione labiale) e “n” (con articolazione<br />

dentale).<br />

Si dicono “affricate” quelle consonanti che sono il risultato di una<br />

occlusione seguita immediatamente da una fricazione con lo stesso<br />

luogo di articolazione (es. “z” di zio, che è sorda ed è la somma di t +<br />

s). Infine la “r” si può definire “vibrante” e la “l” “laterale” in quanto


nel caso della prima l’organo di fonazione principale è l’apice della<br />

lingua che vibra e nel caso della seconda l’aria passa lateralmente alla<br />

lingua.<br />

L’insieme delle vocali e delle consonanti costituisce l’alfabeto. Nella<br />

lingua italiana abbiamo:<br />

A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z nella forma maiuscola<br />

a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z nella forma minuscola<br />

(a) (bi) (ci) (di) (e) (effe) (gi) (acca) (i) (elle) (emme) (enne) (o) (pi)<br />

(cu)<br />

(erre) (esse) (ti) (u) (“vu” o “vi”) (zeta)<br />

cui però bisogna aggiungere altre lettere (prestiti di lingue straniere)<br />

entrate nell’uso comune J K W X Y (i lunga) (cappa) (“vu” o “vi”<br />

doppia) (ics) (ipsilon).<br />

In <strong>italiano</strong>, le vocali “a”, “i”, “u” hanno ciascuna un proprio ed unico<br />

suono: “anima”, “voci”, “umida”.<br />

Le vocali “e”, “o” hanno ora suono aperto, ora suono chiuso. I due<br />

suoni vengono distinti dagli accenti fonici:<br />

accento grave (`) per il suono aperto<br />

accento acuto (´) per il suono chiuso.<br />

La “e” della parola “immènsa” ha suono aperto (accento grave).<br />

La “e” della parola “crésta” ha suono chiuso (accento acuto).<br />

La “o” della parola “talvòlta” ha suono aperto (accento grave).


La “o” della parola “sólchi” ha suono chiuso (accento acuto).<br />

Nella lingua parlata quindi le vocali diventano sette, in quanto sette<br />

sono i suoni che corrispondono ai cinque segni delle vocali.<br />

Non si possono formulare regole precise circa l’esatta pronuncia dei<br />

suoni aperti o chiusi delle vocali “e” ed “o”. Nei casi dubbi può essere<br />

d’aiuto un buon vocabolario.<br />

L’accento è molto importante in <strong>italiano</strong>: alcune parole, che le<br />

grammatiche chiamano “omografe”, perché scritte nella stessa<br />

maniera, generano confusione e impongono di rigore l’accento:<br />

àltero (verbo) altero (agg.)<br />

àncora (sost.) ancora (avv.)<br />

àmbito (sost.) ambito (part.)<br />

attàcchino (verbo) attacchino (sost.)<br />

bàcino (verbo) bacino (sost.)<br />

bràmino (verbo) bramino (sost.)<br />

càmpano (verbo)<br />

càpito (pres. ind.) capito (part.)<br />

circùito (sost.) circuito (part.)<br />

cómpito (sost.) compito (agg.)<br />

condòmini (propr. del condominio) condomini (pl. di condominio)<br />

dècade (sost.) decade (verbo)<br />

desìderi (verbo) desideri (sost.)


diménticati (imperativo) dimenticati (part.)<br />

esàmino (verbo) esamino (sost. diminutivo)<br />

ètere (aria) etere (cortigiana)<br />

férmati (imperativo) fermati (part.)<br />

ìmpari (agg.) impari (verbo)<br />

ìindice (sost.) indice (verbo)<br />

ìntimo (agg.) intimo (verbo)<br />

intùito (sost.) intuito (verbo)<br />

ìsolano (verbo) isolano (agg.)<br />

méndico (verbo) mendico (sost.)<br />

nèttare (sost.) nettare (verbo)<br />

òccupati (imp.) occupati (part.)<br />

pàgano (verbo) pagano (sost.)<br />

pèrdono (verbo) perdono (sost.)<br />

persèguito (verbo) perseguito (part.)<br />

pòrtale (imp.) portale (sost.)<br />

prèdica (sost.) predica (verbo)<br />

pròtesi (sost.) protesi (part.)<br />

pròvino (verbo) provino (sost.)<br />

rasségnati (imp.) rassegnati (part.)<br />

regìa (sost.) regia (agg.)<br />

rùbino (verbo) rubino (sost.)


scrìvano (verbo) scrivano (sost.)<br />

sùbito (avv.) subito (part.)<br />

tèndine (sost. sing.) tendine (sost. pl.)<br />

tùrbina (verbo) turbina (sost.)<br />

venèfici (agg.) venefici (sost.)<br />

vìola (verbo) viola (sost.)<br />

vìolino (verbo) violino (sost.)<br />

vòlano (verbo) volano (sost.)<br />

C’è addirittura una parola con tre possibilità di accentazione:<br />

Mancando il “capitano”, il tenente “capitanò” l’assalto: cose<br />

che<br />

“càpitano”.<br />

Come si è visto tra la parola piana (accento sulla penultima) e la<br />

sdrucciola (accento sulla terzultima) generalmente si opta per<br />

l’accento sulla sdrucciola:<br />

Non è “ancora” il momento di levar l’àncora.<br />

Alcuni vocaboli richiedono un’attenzione ancora maggiore perché il<br />

loro significato non dipende dalla collocazione dell’accento (prìncipi<br />

e princìpi), bensì dalla sua natura: grave o acuto.<br />

Accétta è una scure; accètta è la terza persona sing. Del verbo<br />

accettare.


Bótte (recipiente) ha la vocale tonica stretta, le bòtte (percosse<br />

l’hanno larga:<br />

Il garzone ruppe la bótte e il padrone lo riempì di bòtte.<br />

Lètto (sost. e verbo), invece, conserva la stessa pronuncia e lo stesso<br />

accento. Le parole che hanno la stessa pronuncia e lo stesso suono,<br />

ma significato diverso, sono dette omofone (uguale suono). Il<br />

significato di una parola omofona è suggerito dal senso della frase:<br />

I commensali hanno riso quando è stato servito il riso senza<br />

condimento.<br />

Per piacere non fàccia la faccia burbera quando mi incontra.<br />

Altri esempi di parole omografe:<br />

téma (timore) tèma (argomento)<br />

cólto (agg.) còlto (verbo)<br />

mózzo (marinaio) mòzzo (perno di una ruota di bicicletta)<br />

impòste (finestre) impóste (tasse)<br />

pésca (il pescare) pèsca (frutta)<br />

vènti (sost.) vénti (numero)<br />

collèga (nome) colléga (verbo)<br />

còppa (bicchiere) cóppa (insaccato)<br />

fòro (piazza) fóro (buco)<br />

lègge (verbo) légge (decreto)<br />

pèste (malattia) péste (orme)


pòrci (maiali) pórci (porre noi stessi)<br />

scòpo (fine) scópo (verbo)<br />

vòlgo (verbo) vólgo (popolo)<br />

Per lo stesso timore di ambiguità si accentano i monosillabi “sé”<br />

(pronome), “sì” (avverbio), “dà” (verbo), ecc. vedi pagina...<br />

Le consonanti italiane si distinguono secondo il luogo del suono in:<br />

Labiali: p - b - f - v - m<br />

Dentali: t - d - s - z<br />

Gutturali: c - g - q<br />

Palatali: c - g (seguite da e - i) - n<br />

Le consonanti si distinguono anche secondo l’intensità del suono<br />

(modo). Si chiamano allora “mute” se prive di suono: la consonante<br />

“h” di hai; “sibilanti” se suonano come un soffio: f - v - s - z; “liquide<br />

se hanno suono scorrevole: l - r; “nasali” se hanno un suono nasale: m<br />

- n.<br />

Consonante “C”<br />

Nelle parole: centri - cittadine<br />

cattedrale - particolare - cui - chiusi<br />

la consonante “c” ha suono:<br />

“palatale” davanti alle vocali “e” - “i”<br />

“gutturale” negli altri casi.<br />

Consonante “g”


Nelle parole: ingente - immagini<br />

legata - godere - glaciale - grida - luoghi<br />

la consonante “g” ha suono:<br />

“palatale” davanti alle vocali “e” - “i”<br />

“gutturale” negli altri casi.<br />

Consonante “s”<br />

Nelle parole: sbaglio - sdentato - sgonfio - sleale - svelto<br />

la consonante “s” ha suono dolce.<br />

Invece, nelle parole: sale - asso - arso - scatola<br />

la “s” ha suono aspro.<br />

Seguita da altre consonanti la “s” è chiamata “impura”.<br />

La lettera “s” non ha di per sé un suono dolce o aspro; tale diversità<br />

dipende dalle vocali che la precedono o la seguono.<br />

Consonante “z”<br />

Nelle parole: azalea - zaino - zelo - zoo<br />

la consonante “z” ha suono dolce perché è tra due vocali e perché è<br />

seguita da vocale in principio di parola.<br />

Invece nelle parole: bozzolo - pazzo - grazioso - paziente - oziare<br />

la “z” ha suono aspro perché doppia e perché seguita dalle vocali io -<br />

ie - ia.<br />

Consonante “q”


La consonante “q” ha suono gutturale ed è sempre seguita dalla<br />

vocale “u”: quando - tranquilla - conquistare.<br />

Consonanti “p” - “b”<br />

Le consonanti “p” e “b” sono sempre precedute dalla “m”.<br />

Ma si dice: benpensante - benportante.<br />

Consonante “h”<br />

La consonante “h” viene usata per rendere gutturale il suono di “c” e<br />

“g” davanti alle vocali “e” ed “i”.<br />

Ma viene anche usata nelle esclamazioni: ah! eh! uh! ohi! ecc.<br />

La consonante “h” serve anche a distinguere:<br />

“ho” verbo da “o” congiunzione<br />

“hai” verbo da “ai” preposizione articolata<br />

“hanno” verbo da “anno” nome.<br />

Oggi solo queste quattro voci del presente indicativo del verbo avere<br />

iniziano con la lettera “h”. Qualche tempo fa per esse si ricorreva<br />

all’accento: “ò” per “ho”, “ài” per “hai”, “à” per “ha”, “ànno” per<br />

“hanno”. Questa scrittura si può ritrovare solo in alcuni scrittori.<br />

Raddoppiamento delle consonanti.<br />

All’interno di una parola tutte le consonanti, con la sola eccezione<br />

dell’ “h”, possono raddoppiarsi. Ma si dice:<br />

acqua - nacque


in quanto la consonante “q” si raddoppia soltanto nella parola<br />

“soqquadro” e nei suoi derivati (negli altri casi diventa “cq”).<br />

La consonante “b” non si raddoppia nelle parole terminanti in “bile”:<br />

contabile - nobile - terribile.<br />

La consonante “g” non si raddoppia davanti a “ione”:<br />

ragione - prigione - stagione.<br />

Si raddoppia davanti a “gine”, ma solo se la parte che precede ha un<br />

proprio significato:<br />

stupidaggine - testardaggine<br />

(ma “immagine” - “indagine” perché “imma” e “inda” non hanno<br />

significato).<br />

La consonante “z” non si raddoppia davanti a “io”, “ia”, “ie”, “ione”:<br />

spazio - mestizia - azienda - abitazione<br />

Fanno eccezione:<br />

pazzia - razzia - carrozziere - corazziere ecc.<br />

Si scrive inoltre:<br />

controfigura - sottomarino<br />

in quanto le parole contro e sotto non raddoppiano la consonante che<br />

segue.<br />

Al contrario le parole “contra”, “sopra”, “fra”, “se”, “su” raddoppiano<br />

la consonante che segue.<br />

Digrammi


Diverse consonanti possono trovarsi unite in modo da esprimere un<br />

suono solo. E’ il caso del digramma (parola greca che significa lettera<br />

doppia)<br />

Digrammi “ch” - “gh”<br />

I digrammi “ch” - “gh” hanno suono gutturale:<br />

chiasso - chiave - ghisa - ghianda<br />

Digramma “gl”<br />

Nelle parole:<br />

battaglia - foglia - figlia - maglia<br />

il digramma “gl” si trova davanti alla vocale “i” e ha suono palatale.<br />

Però, nelle parole:<br />

glaciale - gleba - globo - glutine<br />

“gl” ha suono gutturale e non costituisce digramma in quanto forma<br />

due suoni distinti.<br />

Nelle parole:<br />

glicerina - glicine - anglicano - negligenza<br />

“gl” ha suono gutturale pur trovandosi davanti alla vocale “i”.<br />

Digramma “gn”<br />

Scrivo:<br />

guadagnare - ingegnere - cognizione - ognuno<br />

Il digramma “gn” ha suono nasale davanti a qualsiasi vocale.<br />

Digramma “sc”


Il digramma “sc” ha suono palatale davanti alle vocali “e” - “i”:<br />

mascella - scervellato - uscire - scintilla<br />

Però nelle parole:<br />

scultura - stordiscono - vasca<br />

“sc” ha suono gutturale e non costituisce digramma in quanto forma<br />

due suoni distinti.<br />

Divisione delle parole in sillabe.<br />

La sillaba è quella particella della parola che, riferiscono le<br />

grammatiche, viene pronunziata con una sola emissione di fiato. E’<br />

costituita da una o più lettere, ma non deve mancare la presenza di<br />

una vocale in quanto le consonanti da sole non si possono<br />

pronunziare. Per la divisione delle parole in sillabe occorre conoscere<br />

alcune regole che suggeriscono quando due o più vocali, due o più<br />

consonanti appartengono alla stessa sillaba o devono essere separate.<br />

Dittongo 1<br />

Le vocali del dittongo appartengono alla stessa sillaba:<br />

gua - da - gno, muo - re, Gui - do<br />

Trittongo<br />

Le vocali del trittongo (tre vocali) appartengono alla stessa sillaba:<br />

tuoi, a - iuo - la, ba - ciai.<br />

1 Incontro di due vocali pronunciate con una sola emissione di fiato. I dittonghi “io” - “ie”, che si possono trovare<br />

solo in sillaba accentata: scuola - cielo - muovo - viene sono detti “mobili” perché nelle parole derivate o nella


Iato<br />

Scompongo in sillabe:<br />

so - la - tì - o, co - stù - i, Do - ro - tè - a, te - à - tro.<br />

Le vocali dello iato (incontro di due vocali pronunziate<br />

separatamente9 non appartengono alla stessa sillaba.<br />

Consonanti doppie<br />

Le consonanti doppie si separano:<br />

cit - tà, ca - val - li, car - ret - ta.<br />

Consonanti “cq”<br />

Le consonanti “cq” si separano:<br />

ri - sciac - quarsi, ac - quo - so, ac - qua - ti - co<br />

Consonante “s”<br />

La consonante “s”, quando si trova davanti ad altra consonante, si<br />

unisce ad essa: fru - sta, ri - spo - se, di - scor - so.<br />

Consonanti consecutive<br />

Le consonanti consecutive (due o più di due) si uniscono alla vocale<br />

che segue qualora insieme formino un gruppo di lettere che possa<br />

stare in principio di parola:<br />

pa - dro - ne, en - tra - va, gua - da - gna - to<br />

coniugazione dei verbi perdono la prima vocale e su quella che rimane non cade più l’accento: SCUOLA -<br />

SCOLARO, CIELO - CELESTE, VENE - VENITE.


(con i gruppi di lettere “dro” - “tra” - “gna” iniziano parole come:<br />

dromedario - trave - gnaulare).<br />

Parole con prefisso<br />

Molte parole con prefisso (“cis” - “dis” - “in” - “tras” ecc.)si dividono<br />

come se fossero due parole distinte oppure seguendo le regole<br />

generali:<br />

cis - pa - da - na, dis - to - glie - re<br />

ci - spa - da - na, di - sto - glie - re<br />

Parole con apostrofo<br />

Quando c’è l’apostrofo la divisione avviene:<br />

del - l’a - si - no, l’a - mi - co<br />

E’ ammissibile l’apostrofo in fin di riga. Si può cioè scrivere:<br />

dell’/antico - tutt’/altro - un’/anima<br />

In questo caso, mi sembra che la questione di una divisione sillabica<br />

non sia neppure da considerare: qui si tratta della semplice<br />

spezzettatura di un nesso sintattico, imposta da un limite di spazio.<br />

Anzi l’apostrofo impedisce un autentico errore morfologico, a cui<br />

l’orecchio potrebbe pericolosamente assuefarsi:<br />

dello/antico, tutto/altro, allo/estremo.<br />

Accento<br />

Le sillabe colpite dall’accento si chiamano “toniche”, le altre si<br />

dicono “àtone”. L’accento a sua volta può essere di due specie:


acuto (´) e grave (`)<br />

L’accento “acuto” secondo le grammatiche italiane dovrebbe porsi<br />

sulle vocali “i” ed “u” quando vanno accentate (compì, più) e sulle<br />

vocali “e” ed “o” quando hanno suono chiuso (baléna, dignitóso);<br />

l’accento “grave” si pone sulla vocale “a” quando va accentata (papá)<br />

e sulle vocali “e” ed “o” quando hanno suono aperto (pèrdere,<br />

cappòtto). Esiste anche un terzo tipo di accento, il “circonflesso” (^)<br />

che un tempo era molto usato per indicare parole contratte, cioè<br />

ridotte (vôto per vuoto, fêro per fecero, principî per principii). Oggi<br />

però, tale accento è inutile. Noi tutti siamo abituati alla doppia i,<br />

laddove sussista possibilità di confusione:<br />

assassinii da assassinio; assassini da assassino<br />

Così come siamo pure abituati, quando scriviamo, a segnare<br />

indistintamente gli accenti da sinistra a destra, cioè nella forma<br />

dell’accento grave. Mentre i puristi non trovano niente da ridire per le<br />

vocali “i” ed “u”, dato che in questi casi, l’accentazione non porta<br />

alcun mutamento di suono, essi però, esortano a sforzarci di segnarci<br />

correttamente gli accenti almeno sulla “e” e sulla “o”. Regola non<br />

rispettata nemmeno dagli scrittori, dato che in romanzi famosi si<br />

trovano le “e” di perché, benché, accentate gravi, invece che acute<br />

come prescrive la regola. Le parole, secondo la posizione<br />

dell’accento, si dividono in “tronche”, quando l’accento cade


sull’ultima sillaba: virtù, bontà, papà, “piane”, quando l’accento cade<br />

sulla penultima: amore, fratelli, “sdrucciole”, quando l’accento cade<br />

sulla terzultima: tavola, libero possibile, “bisdrucciole”, quando<br />

l’accento cade sulla quartultima: meritano, scivolano, “trisdrucciole”,<br />

quando l’accento cade sulla quintultima: liberamelo.<br />

In genere l’accento tonico non viene segnato nel corpo della parola.<br />

E’ obbligatorio scrivere l’accento sulle tronche: città, varietà, bontà e<br />

su alcuni monosillabi per distinguerli dagli omografi:<br />

sì (avv. Affermativo) si (pronome)<br />

sé (pronome)<br />

né (cong. neg.)<br />

dì (nome)<br />

dà (verbo)<br />

lì (avv. Di luogo)<br />

là (avv. Di luogo)<br />

è (verbo)<br />

tè (nome)<br />

se (congiunzione)<br />

ne (pronome)<br />

di (preposizione semplice)<br />

da (preposizione semplice)<br />

li (pronome)<br />

la (articolo o pronome)<br />

e (congiunzione)<br />

te (pronome)<br />

Sono lieto se Mario fa tutto da sé; verrò da te a prendere un tè; Luigi<br />

mi dà il sapone da barba.<br />

Rifiutano l’accento:<br />

qui, qua, so, sto, sta, va, tre (però nei composti, si scrive<br />

ventitrè, trentatrè), re, fu, su, ecc.


Sull’accentazione di “se stesso” (e non “sé stesso”), dove il rischio di<br />

confusione con la congiunzione “se” è fugato dalla presenza<br />

dell’aggettivo “stesso”, i vocabolari, non è una novità, discordano:<br />

Il Palazzi consiglia: sé stesso<br />

Il Devoto - Oli: se stesso<br />

Lo Zingarelli: sé stesso<br />

Il Migliorini: sé stesso però ammette che taluni usano se stesso<br />

Il Garzanti: sé stesso e se stesso.<br />

Poiché siamo in tema di accenti, non sarà male ricordare che si dice:<br />

gòmena, gratùito, Friùli, acrocòro, adùlo, àlacre, alchìmia, anòdino,<br />

arterioscleròsi, callìgufo, cesàreo, congrèga, cosmpolìta, dàrsena,<br />

dissuadére, edìle, edùle, infingardìa, insalùbre, ippòdromo, leccornìa,<br />

madìceo, mollìca, protòtipo, salùbre, scandinàvo, scòrbuto, surrògo,<br />

svalùto, utensìle, valùto, zaffìro.<br />

La Rai, i mezzi di comunicazione di massa, il linguaggio della<br />

pubblicità portano non lievi responsabilità, riguardo a errori<br />

madornali come gratuìto (e non gratùito), leccòrnia (e non leccornìa),<br />

bàule (e non baùle). Gli isòtopi si son mutati in “isotòpi” (non<br />

mancano che gli “isogatti”), gli archètipi in “archetìpi”.<br />

Elisione e apostrofo


L’elisione è la soppressione della vocale finale (non accentata) di una<br />

parola che si trova davanti ad un’altra parola che inizia per vocale. In<br />

sostituzione della vocale soppressa si mette l’apostrofo:<br />

c’è - dell’umiltà - un’arma<br />

anziché:<br />

ci è - della umiltà - una arma<br />

L’elisione è obbligatoria con gli articoli “lo” - “la” - “una” e con le<br />

preposizioni articolate formate con gli articoli “lo”, “la”:<br />

lo amico = l’amico, la estasi = l’estasi, una epoca = un’epoca,<br />

dello<br />

orso = dell’orso, sullo incontro = sull’incontro.<br />

Per evitare confusione si scriverà:<br />

all’assistente (se è uomo), alla assistente (se è donna).<br />

L’elisione è facoltativa dopo l’articolo “gli” (solo davanti a parole che<br />

iniziano per “i”), dopo le particelle “ci” e “vi” (solo davanti a parole<br />

che iniziano per “i” ed “e”:<br />

gl’inni - gl’insetti<br />

c’introdusse - v’erano<br />

La preposizione “di” si elide:<br />

d’aprile - d’intesa - una prova d’intelligenza<br />

ma si dirà:<br />

tintura di iodio


perché la “i” seguita da vocale è considerata semiconsonantica; difatti<br />

si dice senza elisione, lo iodio, lo Ionio, lo iato.<br />

Per evitare confusione con “di”, la preposizione “da” non si elide:<br />

difetto da eliminare<br />

casa da affittare<br />

Eccezioni:<br />

d’ora in poi, d’altra parte, d’altronde, d’accordo sin d’allora.<br />

E’ preferibile non apostrofare mai l’articolo “le”:<br />

le amiche, le altezze, le epoche, le unità.<br />

L’elisione è facoltativa dopo gli aggettivi: bello e quello, bella e<br />

quella buona, nessuna e alcuna, grande, Santo e Santa:<br />

bell’anello - quell’intruso - bell’età - quell’uscita - buon’amica -<br />

nessun’assenza - alcun’alunna - grand’uomo - Sant’Antonio -<br />

Sant’Anna.<br />

Troncamento<br />

Il troncamento è invece la caduta della vocale o della sillaba finale,<br />

tanto se la parola seguente comincia con la vocale quanto se comincia<br />

con consonante, e non vuole l’apostrofo. (Ciò avviene con i vocaboli<br />

che, una volta caduta la vocale finale terminano con le consonanti “l”<br />

- “m” - “n” - “r”:<br />

signor giudice, mal di testa, suor Angelica, fra Michele, nessun<br />

interesse, nessun vantaggio, per quel che mi riguarda.


Se le consonanti L - N - R sono doppie, cade tutta la sillaba finale<br />

per quel che mi riguarda<br />

anziché<br />

per quel che mi riguarda.<br />

Altri esempi:<br />

siam giovani - buon amico<br />

san tutto - per tempo<br />

anziché:<br />

siamo giovani - buono amico<br />

sanno tutto - porre tempo.<br />

Si deve però scrivere:<br />

bella spada - uno gnocco - quello psicologo<br />

in quanto il troncamento non avviene davanti a parola che inizia per<br />

“s impura” - “z” - “gn” - “ps”.<br />

Ricapitolando, nell’elisione l’apostrofo ricorda la caduta di una<br />

vocale che faceva parte integrante della parola: “Quest’inverno” è<br />

un’elisione, dove la “o” è scomparsa, ma non dimenticata, e scriviamo<br />

al suo posto un apostrofo. Invece nel troncamento la vocale o la<br />

sillaba soppressa non è sostituibile da alcun segno ortografico, la<br />

nuova parola vive autonomamente.<br />

Da “buono” abbiamo i troncamenti:<br />

buon amico, buon diavolo


dove “buon” è parola autonoma, che si può premettere tanto ad<br />

“amico” (iniziale vocalica) quanto a “diavolo” (iniziale consonatica),<br />

senza bisogno di apostrofo. Si scriverà dunque:<br />

qual era (e non qual’era)<br />

perché “qual” è un troncamento. Difatti davanti a consonante noi<br />

diciamo:<br />

Qual buon vento ti porta?<br />

Pertanto scriveremo<br />

buon uomo (e non buon’uomo)<br />

perché diciamo anche buon giorno.<br />

Scriveremo<br />

nobil uomo<br />

perché davanti a consonante scriviamo “nobil donna2.<br />

Invece<br />

pover’uomo<br />

vuole l’apostrofo perché se fosse un troncamento la forma “pover”<br />

dovrebbe valere anche davanti a consonante e avremo “pover cane2, o<br />

pover diavolo” cose che nessuno si sogna di scrivere.<br />

“Grande” davanti a vocale subisce l’elisione:<br />

grand’uomo, grand’ammiraglio<br />

davanti a consonante subisce il troncamento:<br />

gran capo, gran modo, gran farabutto


Davanti a “s” impura e a “z”, le opinioni divergono. C’è chi scrive:<br />

gran zizzania<br />

concedendo il troncamento, chi invece lo rifiuta e preferisce:<br />

il grande zaino, il grande spavento.<br />

Comunque è buona norma evitare il troncamento davanti a “s<br />

impura”, “z”, “gn”, “ps”.<br />

“Bello” si elide davanti a vocale.<br />

dell’arnese, sei bell’e spacciato<br />

e si tronca davanti a consonante che non sia “s impura”, “z”:<br />

bel ragazzo, bel divertimento, bello specchio, bello zaino.<br />

Al riguardo diventa “begli” davanti a vocale, a “s impura” e “z”:<br />

begli ornamenti, begli specchi, begli zaini.<br />

Davanti alle altre consonanti, fa il plurale “bei”:<br />

bei libri, bei quadri<br />

però diventa “belli” se è posposto al nome:<br />

In quella casa ho visto quadri belli.<br />

“Santo” si tronca davanti a nome che comincia con consonante o con<br />

“i” semiconsonantica:<br />

San Giuseppe, San Jacopo<br />

Davanti a vocale si elide:<br />

Sant’Anna, Sant’Ignazio<br />

Resta intero davanti a “s impura”:


Santo Stefano, Santo Spirito<br />

però davanti a “z” si tronca:<br />

San Zeno<br />

Eccezionalmente alcuni troncamenti vogliono l’apostrofo. Si tratta<br />

degli imperativi<br />

va’ (vai), sta’ (stai), fa’ (fai), di’ (dici)<br />

che altrimenti si confonderebbero con il presente indicativo, terza<br />

persona singolare:<br />

egli va, egli sta, egli fa<br />

Troncamenti sono anche considerati<br />

mo’ (modo), po’ (poco) e il meno usato que’ (quei).<br />

Accanto ai troncamenti con apostrofo che vengono usati abbastanza<br />

frequentemente, ve ne sono altri che si incontrano raramente, e solo in<br />

poesia. Si tratta delle preposizioni:<br />

a’ (ai), da’ (dai), ne’ (nei), co’ (coi), su’ (sui)<br />

dei monosillabi:<br />

mi’ (mio), tu’ (tuo), su’ (suo), i’ (io), e’ (egli), vo’ (voglio)<br />

e degli imperativi:<br />

to’ (togli), gua’ (guarda), ve’ (vedi), mi’ (mira)<br />

L’apostrofo si usa anche davanti ai numeri che cominciano per<br />

vocale:<br />

l’8 settembre


e per abbreviare l’indicazione degli anni:<br />

la guerra del ’48<br />

però è consigliabile scrivere: la rivoluzione dell’Ottantanove, perché<br />

in questo caso le cifre richiederebbero due apostrofi (la rivoluzione<br />

dell’89). Regola generale: per operare un troncamento occorre che la<br />

sillaba finale contenga una delle seguenti consonanti: “m”, “n”, “l”,<br />

“r”. Non è pensabile, per esempio, un troncamento in “b”: “un<br />

superbo ingegno”.<br />

Segni d’interpunzione (o segni di punteggiatura)<br />

I segni d’interpunzione: (,) virgola - (;) punto e virgola - (: ) due punti<br />

- (.) punto fermo - (!) punto esclamativo - (?) punto interrogativo.<br />

La poesia moderna tende a sopprimere i segni d’interpunzione. Taluni<br />

sono scomparsi anche dalla prosa. Per esempio, il punto esclamativo.<br />

Resiste però il neutrale punto fermo. Dall’uso corrente sono stati<br />

eliminati i puntini di sospensione ( . . . ), accusati di provincialismo,<br />

di reticenze e di promesse non mantenute, come succede quando<br />

preannunciano una battuta umoristica, e per quasi dicano: adesso<br />

preparatevi a ridere, e arriva una battuta triste.<br />

Persino le virgolette (“) tendono a scomparire. Nella prosa moderna il<br />

“discorso diretto” viene incorporato nel contesto senza segni distintivi<br />

(il figlio disse al padre non m’importa di ciò che pensi e se ne andò).


Malgrado l’opinione del futurista Marinetti, che nel suo furore contro<br />

il passato vagheggiava un mondo senza punteggiatura, è bene non<br />

essere avari di segni. Spesse volte si incontrano cartelli del tipo:<br />

“Qui si vendono impermeabili per bambini di gomma”<br />

Per evitare dubbi sulla consistenza muscolare dei piccoli clienti,<br />

bastava inserire una virgola:<br />

“Qui si vendono impermeabili per bambini, di gomma”<br />

o meglio ancora:<br />

“Impermeabili di gomma per bambini”<br />

La virgola è indispensabile. Essa rappresenta la pausa più breve (i<br />

segni d’interpunzione indicano a chi legge l’obbligo di fermarsi). La<br />

pausa più lunga è affidata al punto fermo; al punto e virgola, una<br />

pausa intermedia.<br />

La virgola è d’obbligo nei vocativi:<br />

Mario, che cosa hai fatto?<br />

Al principio e alla fine di un inciso, di un’apposizione, di espressioni<br />

parentetiche, che si possono chiudere tra parentesi e togliere dal<br />

contesto, senza danneggiarne il senso compiuto:<br />

Marconi, genio italico, inventò il radiotelegrafo<br />

Cesare, varcato il Rubicone, marciò verso Roma<br />

La virgola si usa anche nelle elencazioni:<br />

Al mercato ho comprato mele, pere, arance e prugne.


I “due punti” (indicano una pausa quasi come quella del punto e<br />

virgola)si usa quando si vogliono riferire parole di altre persone e per<br />

chiarire o completare quanto detto in precedenza scrivo:<br />

Mamma ha comprato: carne, pesce, uova, frutta<br />

I due punti si usano prima di una enumerazione.<br />

Il punto interrogativo (?) si usa alla fine di una interrogazione.<br />

Segni ortografici (per indicazioni varie):<br />

(´`) accenti, (‘) apostrofo, ( . . . ) puntini di sospensione, ( ) parentesi,<br />

(“) virgolette, ( - ) lineetta, (= ) lineette, (-) tratto d’unione, ( * )<br />

asterisco, ecc.<br />

Alcuni di questi segni sono stati già trattati. Restano da considerare li<br />

parentesi tonde ( ) usate per racchiudere parole o frasi che vengono<br />

isolate dal resto del discorso in quanto non hanno con esso un preciso<br />

legame:<br />

La lettura (mi auguro che tu non l’abbia dimenticato) è<br />

utilissima<br />

per il buon uso della punteggiatura.<br />

Le parentesi quadre [ ] si usano per introdurre parole estranee al testo:<br />

Jolly [ pr. Jolly ]<br />

La lineetta ( _ ) sostituisce le virgolette nel discorso diretto:<br />

- Sei stato a prendere il fresco?<br />

- Sì


- E come si stava?<br />

Le lineette ( = ) vengono usate per spezzare la parola in fondo alla<br />

riga. Sono sostituite a volte da un semplice trattino ( - )<br />

Il trattino d’unione (- ) è usato per congiungere due termini:<br />

il confine italo - francese<br />

L’asterisco ( * ) era ed è usato al posto di un nome che non si conosce<br />

o si vuol tacere:<br />

Il signor * è indisponente<br />

Parte seconda<br />

L’alfabeto francese<br />

Il francese usa un alfabeto di 26 lettere per trascrivere 35 suoni<br />

diversi. Quindi non c’è esatta corrispondenza tra suoni e lettere,<br />

pertanto il francese non ha scrittura fonetica.<br />

L’<strong>italiano</strong> ha sempre scrittura fonetica per le vocali e quasi sempre per<br />

le consonanti (salvo “ch” e “sc”).<br />

Dato che le lettere dell’alfabeto sono insufficienti a rappresentare tutti<br />

i suoni di una lingua, per dare la trascrizione esatta della pronuncia di<br />

una parola bisogna far ricorso ad uno speciale alfabeto, che consenta<br />

di rappresentare ciascun suono con un segno diverso. Il sistema di<br />

trascrizione più largamente diffuso e generalmente accettato è quello


dell’alfabeto fonetico internazionale (v. vocabolario Petit Robert<br />

fotocopia).<br />

A gruppi di lettere diversi può corrispondere un identico suono:<br />

Per esempio:<br />

Ë = in, ain, aim (fin, impossible, bain, faim)<br />

= ch, sch (chaud, schéma)<br />

A una lettera possono corrispondere più suoni:<br />

s = s, z (pense, “s” sorda, poison, “s” sonora)<br />

A un suono possono corrispondere lettere diverse:<br />

i = i, y<br />

v = v, w<br />

Alcune lettere non si pronunciano<br />

e muta: un (e) petit (e) fill (e) (“e” non accentata in fine di parola) 2<br />

d, p, s, t: in fine di parola: trop, grand, petit, maisons<br />

h: “en haut” (“h” aspirata iniziale rifiuta la “liaison”)<br />

Sedici vocali


i: lit, ville y: rue, vu u: vous<br />

e: bébé, café Ø: peut, heureux o: auto, nos<br />

: sept, père œ: seul, beurre : port, note<br />

a: chat, pat : le a: passe, nation<br />

Ê: pain, fin œ: un, brun ô: bon, oncle<br />

ã: dans, chanter<br />

La “e” breve<br />

La “e” (breve) si pronuncia se si trova all’inizio di un gruppo:<br />

Que veux - tu?<br />

Reprends du fromage<br />

Demain tu iras la voir<br />

Le docteur va arriver<br />

Si può invece sopprimere la seconda e del gruppo:<br />

Ne m(e) prends pas d(e) billet<br />

Je l(e) connais biens<br />

Je r(e)garde la télévision le soir<br />

Non si pronuncia mai la e, es, ent (desinenza verbale) alla fine di un<br />

gruppo o di un vocabolo.<br />

2 La vocale tra parentesi non si pronuncia


Il va à la post(e) - Ell(es) dis(ent) qu’il est bêt(e)<br />

Si pronuncia la “e” breve del pron. Pers. “le” dopo un verbo<br />

all’imperativo:<br />

Donnez - le - Apportez - le<br />

All’interno di un gruppo:<br />

Si pronuncia la e preceduta da due o più consonanti pronunciate:<br />

Tous les vendredi - Apprenez bien vos leçon - exactement<br />

Non si pronuncia la e preceduta da una sola consonante pronunciata:<br />

Ell(e) n’a pas l(e) temps - La p(e)tite maison - d(e)vant la gare - Il<br />

pass(e)ra dans la s(e)main(e) - cett(e) photo - laiss(e) - moi r(e)garder.<br />

Le vocali intermedie<br />

chiuse: e ø o<br />

aperte: œ o<br />

sono pronunciate aperte o chiuse secondo che siano seguite o meno da<br />

una consonante pronunciata in sillaba accentata:<br />

chiuse: assez ase peu pø beau bo<br />

aperte: bête bt<br />

seul sœl porte port<br />

Se la sillaba finisce con (z) (s sonora) i suoni o e eu sono chiusi:


ose roz<br />

heureuse ørøz<br />

Semivocali<br />

w vois vwa loin lw<br />

i fille fij pied pje vaille vaj<br />

y lui lyi suis syi tuer tye<br />

Sedici consonanti<br />

In francese vi sono 16 consonanti, poiché jn, nasale palatale è<br />

sostituita da molti francofoni con n + j. Si pronuncia:<br />

Champagne ãpanj come panier panje<br />

Le sei occlusive e le sei fricative sono raggruppate in due serie<br />

parallele:<br />

una serie sorda (p, t, k, f, s, ) e una serie sonora (b, d, g, v, z, )<br />

Le altre quattro consonanti si pronunciano talvolta come sorde,<br />

talvolta come sonore, secondo gli elementi fonetici che le circondano:<br />

in “peuple”, l è sordo come “r” in “prend”.<br />

Di solito in francese nessun suono particolare segnala le consonanti<br />

doppie:<br />

grammaire gramr<br />

Il ritmo della frase<br />

Il ritmo è caratterizzato da:


- posto fisso dell’accento, sempre sull’ultima sillaba del gruppo<br />

ritmico o della parola, se pronunciata isolata.<br />

- accento di gruppo. Nell’enunciato la parola perde il suo accento a<br />

vantaggio dell’accento del gruppo. L’accento cade sull’ultima sillaba<br />

del gruppo.<br />

Notate come l’accento si sposta da una parola all’altra:<br />

la maison<br />

la grande maison la grande maison blanche la grande<br />

maison grande et rouge.<br />

L’accento di gruppo permette di spezzare l’enunciato in gruppi di<br />

significato che coincidono con le unità sintattiche:<br />

Elle est arrivée / hier / avec son père et sa mère<br />

In <strong>italiano</strong> ogni parola ha il suo accento tonico, salvo qualche<br />

preposizione o articolo:<br />

elena cánta giocándo nel práto<br />

Nadine chánte en jouant dans le pré<br />

L’accento di regola, cade sull’ultima sillaba del gruppo ritmico<br />

(accento ritmico):<br />

Si tu es fatigué / nous prendrons l’autobus / à la prochaine station.<br />

L’accento è sottolineato da una differenza di tono, di livello di voce e<br />

da una modificazione della curva melodica.<br />

Si tu es fatigué, nous prendrons l’autobus à la prochaine station.


Bonjour, madame Ledoux - C’est ici - Philippe est là - C’est son<br />

bureau<br />

Un altro accento può integrare il primo per sottolineare quello che<br />

sente o pensa chi parla. E’ l’accento di insistenza che poggia sulla<br />

prima o sulla seconda sillaba che si vuol mettere in risalto:<br />

C’est une règle absolue - Elle est adorable - C’est une spectacle ........<br />

La sillaba che esprime le reazioni personali del locutore è pronunciata<br />

con più forza delle altre.<br />

L’intonazione della frase semplice dichiarativa è ascendente nella<br />

prima parte e discendente nella seconda.<br />

Se chi parla attribuisce particolare valore a un gruppo di significato<br />

rispetto agli altri, può situare il tono più alto della voce alla fine del<br />

gruppo che intende sottolineare.<br />

L’intonazione sale:<br />

- alla fine della frase in sospeso (esitazione, pausa)<br />

- nelle domande (in genere)<br />

Vous étiez là. Vous étiez là?<br />

Nelle frasi imperative l’intonazione è discendente:<br />

Venez! Viens ici!<br />

Nelle frasi esclamative, l’intonazione si sposta in forma molto<br />

accentuata o verso l’alto (più frequentemente) e allora indica sorpresa,<br />

o verso il basso (rimprovero, delusione).


Vous étiez là.<br />

Gli accenti<br />

In francese esistono quattro accenti. Si possono usare solo sulle<br />

vocali. Di solito niente accento sulle maiuscole:<br />

A Paris<br />

accento acuto: (è) solo sulla “e” chiusa pronunciata in fine di parola o<br />

di sillaba (seguita da una sola consonante):<br />

bébé, répéter<br />

L’accento acuto non è mai seguito da una “d”, da una “f” o da una “z”<br />

finali:<br />

pied, clef, nez<br />

accento grave (à, è, ù): è frequente soprattutto sulla “e” (aperta): il<br />

achète, sempre in fin di sillaba o davanti a “s” finale: mocès.<br />

Permette di distinguere “à” preposizione da “a” (terza persona<br />

singolare del presente verbo “avoir”), “la” articolo da “là” avverbio di<br />

luogo, “ou” congiunzione da “où” interrogativo o relativo: çà - ça, dès<br />

- des.<br />

L’accento circonflesso (^): si può trovare su tutte le vocali, ma non è<br />

molto frequente. Sostituisce molto spesso una “s” caduta:<br />

pâte, bête, île, tôt, dû (part. pass. di “devoir” per non<br />

confonderlo con “du” prep. articolata), crû (part. Pass. Di croître) cru<br />

(part. Pass. Di croire), mûr (agg.) mur (nome).


Nelle corrispondenti parole italiane “l” e “s” spesso sopravvive: pasta,<br />

bestia, tosto...<br />

Dieresi (tréma) (¨): si può trovare su “e”, “i”, “u”. Scioglie i<br />

dittonghi, staccando una vocale dall’altra:<br />

haïr (però je hais), aiguë, saül<br />

Dieresi (tréma) (¨): si può trovare su “e”, “i”, “u”. Scioglie i dittonghi,<br />

staccando una vocale dall’altra:<br />

haïr (però Je hais), aiguë, saül<br />

Elisione<br />

L'elisione è la soppressione di una delle vocali finali “a”, “e”, “i”<br />

davanti ad una parola che comincia per vocale o "h" muta:<br />

S'il vient<br />

Le elisioni che si fanno nella pronuncia non sono sempre segnate<br />

nella scrittura:<br />

fidèle ami, faible escorte<br />

Quando l’elisione risulta nella scrittura, la vocale caduta è rimpiazzata<br />

da un apostrofo:<br />

l’or, d’abord, l’heure<br />

L'elisione è obbligatoria negli articoli “la” et “le”:<br />

l’église, l'homme<br />

- nel pronome atono “la” davanti ai pronomi “en”, “y”, o davanti ad<br />

un verbo:


Cette voix, je l'entends - Elle a bien agi: je l'en félicite.<br />

Elle refuse de partir: je 1’y contraindrai.<br />

(ma: Laisse-la entrer; envoie-la ouvrir: perchè “la” è accentato)<br />

- Nei pronomi “je”, “me”, “te”, “se”, “le” atono, seguiti dai pronomi<br />

“en”, “y” o davanti ad un verbo:<br />

J'ai, il m’entend, on l’aperçoit, il s’y perd<br />

(ma: Fais - le asseoir, perchè “le” è accentato)<br />

nel caso di “de”, “ne”, “que”, “jusque”, “lorsque” , “puisque”,<br />

“quoique”, e nelle locuzioni congiuntive composte con “que”:<br />

faible d’Esope, il n’a pas, ce qu’on a, je veux qu’il parte,<br />

jusqu’ici, lorsqu’il dit.<br />

Lorsqu’à des proposition...<br />

Lorsqu’en 1637...<br />

Puisqu’on veut - Quoiqu’un homme soit mortel - Avant qu’il<br />

vienne.<br />

- nel pronome “ce” seguito da “en” e davanti la “e” o la “a” inìziale di<br />

una forma semplice o composta del verbo “être”:<br />

C'est, ç’a été, c’eut été, c’en est fait<br />

- in presq’ile, quelqu’un (o quelqu’ une), ma non in “presque entier”,<br />

“presque achevé”, “quelque autre”<br />

- in “entre”, elemento dei cinque verbi “s'entr’aimer”,


“entr’apercevoir”, “s’entr’appeler”, “s’entr’ avertir”, “s’entr’<br />

égorger”.<br />

Senza apostrofo: “entre eux”, “entre amis”, “entre autres”<br />

- nella congiunzione “si” seguita da “il” (o “ils”):<br />

S’il vient, s'ils viennent, dis - moi s’il part<br />

Non si apostrofano mai: “une”, “ma”, “ta”, “sa”, “ce” (agg.<br />

dimostrativo); “qui” (pron. relativo soggetto).<br />

L'elisione non ha luogo davanti al nome “un” (cifra o numero),davanti<br />

a “huit”, “huitaine”, “huitième”, “uhlan”, “yacht”, “yak”, “yole”,<br />

“yucca” ecc.<br />

Nè davanti ad alcuni nomi propri come “Yemen”, “Yucatan” ecc.<br />

C’è discordanza di pareri riguardo “oui”, “onze”, “onzième”.<br />

Per alcuni nomi è possibile l’apostrofo:<br />

Il suffit de oui, la bonne soeur fit signe que oui<br />

Altri invece l'ammettono in determinati casi:<br />

Je crois qu’oui, je lui fit signe qu’oui, je pense qu'oui, il dit qu’oui,<br />

par un beau soleil d'onze heures, l’onzième volume.<br />

Anche per “ouate” (ovatta si esita: si dice più spesso “1a ouate”che<br />

“1’ouata”).<br />

Liaison (legamento)<br />

Si fa la “liaison” tra una consonante normalmente non pronunciata,ma<br />

scritta, e la vocale iniziale (o “h” + vocale) della parola che segue.


Le consonanti mute finali “s”, “t”, “d”, “x”, “z”, si pronunciano con<br />

suono (z):<br />

les idées jolies<br />

mes<br />

de bonne idées<br />

tes anniversaires belles<br />

ses<br />

attendent l’avion<br />

nos amis Ils habitent à Paris<br />

vos allumettes ouvrent le livre<br />

leurs étudiants arrivent<br />

ces<br />

Elles ont vingt ans<br />

des avions offrent un cadeau<br />

Vous avez des amis - Nous sommes en France - Vous êtes avec lui -<br />

Je suis à Paris.<br />

Beaux<br />

elle<br />

De jolis appareils chez eux<br />

grands<br />

petits<br />

dix hommes<br />

six oeufs (non si pronuncia la “f”)<br />

- suono (n)<br />

un autre cadeau<br />

un appartement<br />

son autre sac<br />

mon appartement


un anniversaire<br />

ton anniversaire<br />

- suono (t)<br />

C’est une femme<br />

C’est mon grand ami<br />

Quand il vient<br />

(d) - (t) quando la parola che segue inizia con vocale: grand effort<br />

La “liaison” è obbligatoria all’interno di un gruppo ritmico, ma non si<br />

effettua mai tra un gruppo e l'altro.<br />

Il les ont apportés / en autobus<br />

Mes parents / ont acheté / des oeufs<br />

Niente liaison con “et”:<br />

Il est grand /et / américain<br />

e tra “mais” e “oui”: mais /oui<br />

- con le parole che finiscono in “rt” si lega con “r” e non con “t”.<br />

un court entretien: kurãtrtj<br />

Enchaînement consonantico<br />

Tra l’ultima consonante di un vocabolo e la vocale iniziale della<br />

parola successiva non c’è interruzione di suono:<br />

Il a un (e) amie<br />

Avec un (e) amie<br />

Ell (e) attend<br />

Il est sept (h)eures<br />

C’est une bonn(e) idée<br />

Il est toujour (s) avec elle<br />

Cett(e) étudiant (e) est française<br />

Echaînement vocalico


Tra 1’ultima vocale di una parola e 1a vocale iniziale della parola<br />

successiva non c’è interruzione di suono:<br />

Il va au cinéma. Elle atten(d) un ami. Elle me(t) une robe.<br />

Il va achete( r ) une chemise. Il est chez Hélène.<br />

Il veut un chapeau. Il y a une carte postale.<br />

La “cedille” (,) si pone sotto la “c” per addolcire il suono davanti ad<br />

“a”, “o”, “u” e dunque per indicare che la consonante deve essere<br />

pronunciata come “s” sorda:<br />

Avança, leçon, reçu<br />

Il “trait d'union” (-).<br />

Serve a legare le parole:<br />

Arc - en - ciel, dit - il, toi- même.<br />

Il trait d’union è usato:<br />

- nei nomi composti<br />

- tra il verbo e il pronome personale (o “ce”, “on”) che lo segue:<br />

Dis - je, voit - on, est - ce vrai?<br />

- tra il verbo all’imperativo e i pronomi personali complemento, che<br />

formano con esso un solo gruppo fonetico, senza pausa:<br />

Crois - rnoi, prends - le, dites - le - moi , faites - le - moi savoir.<br />

Senza trait d’union:<br />

Veuille me suivre, viens me le raconter<br />

- prima e dopo la consonante eufonica:


Repliqua - t - il, chante - t - elle, convainc - t - on?<br />

- nei numeri composti, tra le parti che sono minori di cento:<br />

quatre - vingt - dix - huit, cinq cent vingt - cinq<br />

- davanti a “ci” e “là” congiunti dalle diverse forme del pronome<br />

“celui” o ai nomi preceduti da aggettivo dimostrativo:<br />

Celui .- ci, ceux - là, cette personne - ci, ces chose - là<br />

- nelle espressioni composte in cui siano usate “ci” e “là”:<br />

Ci - contre, ci - joint, là - haut, jusque - là par - ici, par - là ecc.<br />

- tra il pronome personale e l’aggettivo “même”:<br />

moi - même, nous - même ecc.<br />

Divisione in sillabe<br />

Francese e <strong>italiano</strong> rispettano sostanzialmente la stessa divisione in<br />

sillaba, eccetto con 1’ “s” impura (seguita da consonante):<br />

it. un a - spet - to<br />

fr. un as-pect<br />

- non si dividono mai le sillabe tra due vocali che formano dittongo:<br />

ca - mion (e non ca-mi-on)<br />

- si divide tra due consonanti, purchè la seconda non sia una “r” o<br />

“1”:<br />

ar - tic1e, per - mis - sion, as - su -rer<br />

invece: théâtre - théa-tre,<br />

tableau - ta - bleau


- si divide dopo la prima di tre consonanti consecutive, se la terza è<br />

“r” o “l”:<br />

en - tre - prise, ar-bre, exem - ple<br />

altrimenti si divide tra la seconda e la terza consonante:<br />

comp - ter<br />

Come in ita1iano, le lettere maiuscole si usano all'inizio della frase e<br />

all'inizio di un nome proprio (sia esso nome che cognome):<br />

Victor Hugo<br />

L’ALPHABET FRANCAIS<br />

A B C D E F G H I J K L M<br />

a b c d e f g h i j k l m<br />

[a] [be] [se] [de] [ f [e] [a] i i ka l m<br />

N O P Q R S T U V W X Y Z<br />

n o p q r s t u v w x y z<br />

n o pe ky r s te y ve dublve iks igrk zed<br />

Les signes ortographiques<br />

é: accent aigu; è: accent grave; ê: accent circonflexe; ë: le tréma<br />

(Noël);<br />

l’: l’apostrophe (f.); grand - père: le trait d’union.<br />

Les signes, de ponctuation


(.) le point - (,) la virgule 1 - (;) le point et virgule - (...) les points<br />

de suspension - ( ) les parenthèses (f.) - (?) le point d’ interrogation; -<br />

(!) le point d’exclamation - (“”) les guillemets (m.) - ( - ) le tiret.<br />

Tableau de la prononciation française<br />

Accent tonique [aksã t nik]<br />

a) sur la dernière syllabe: caméra, mercredi<br />

b) sur la pénultième, si la dernière syllabe est muette, c’est - à - dire si<br />

elle se termine par - e, - es, - ent (desinence verbale): idole, parole, ils<br />

parlent.<br />

Consonnes finales: pied, trop, 1it, assez, dix mots<br />

(en général les consonnes “de”, “p”, “t”, “s”,”x”, “z” ne se prononcent<br />

pas à la fin du mot)<br />

Division des syllabes: es - prit, a - pos - to - lat, pos - tal.<br />

(comme en italien, sauf pour le “s” devant consonne)<br />

Les sons et les mots<br />

l. Les voyelles<br />

1. Le son [i] s’ècrit: i, y ami, type<br />

2. Le son [e] s’écrit: è (en syllabe ouverte) clé, début<br />

e (en syllabe finale fermée) nez, parler, pied<br />

ai (dans les verbes et dans certains mots en<br />

1 La virgola non va mai posta:<br />

- tra soggetto e verbo, tra verbo e complemento oggetto<br />

- prima di “et” e “on”.


syllabe ouverte) j’ai, j’irai, gai.<br />

3. Le son [ (e ouvert) s’écrit: ai la laine, il avait<br />

ei<br />

è<br />

e<br />

ê<br />

pleine, reine<br />

père, mère, fière<br />

la pierre, le fer, la mer<br />

forêt, prêt, arrêt<br />

4. Le son [a] (a antérieur) s’écrit: a lac, bras, table<br />

5. Le son [a] (a postérieur) s’écrit: a vase<br />

â pâte<br />

6. Le son [o] (o fermé) a’écrit: eau beau, l’eau, le marteau<br />

au<br />

o<br />

le taureau<br />

Monaco, dodo<br />

7. Le son [ ] (o ouvert) s’écrit: o l’or, le trésor, le port<br />

8. Le son [u] s’écrit: ou le souper, vous, nous<br />

9. Le son [w] (sèmi - voyelle) s’écrit: ou (devant voyelle): oui<br />

10. Le son [wa] s’écrit: oi roi, Blois<br />

11. Le son [ (e atone) s’écrit: e le livre de lecture,<br />

je parle le premier<br />

(dans les monosyllabes et en<br />

syllabe ouverte non finale,<br />

précédé par deux consonnes)<br />

12. Le son ø s’écrit: eu bleu, le pneu, le feu, heureux,


il peut<br />

13. Le son [œ] s’écrit: œ, œ u, eu l’œil, l’œuf, le bœuf, l’heure<br />

14. Le son [y] (“u” pour les lèvres, “i” pour la langue)<br />

s’écrit: u mur, dur<br />

s’écrit: eu par exception:<br />

j’eus, j’ai eu<br />

15. Le son [ ] (semi - voyelle) est toujours suivi de i: huit, nuit<br />

Les nasales<br />

1.Le son [ nasal s’écrit: in, im 1<br />

yn, ym<br />

ain, ein<br />

vin grimper<br />

syncope, sympatique, thym<br />

saint, plein<br />

en (après i) bien, mien<br />

2. Le son ã nasal s’écrit:an, am (1) blanc, rampe<br />

en, em<br />

encre, empire<br />

3. Le son [] nasal s’écrit: on, om (1) ombre, son<br />

4. Le son [œ] nasal s’écrit: un un son importun.<br />

La mouillèe (i semi - voyelle)<br />

Le son [ j ] s’ècrit:<br />

(i suivi d’une voyelle): pied, lion<br />

y (entre voyelles): payer<br />

- ill -: piller [ pije ], sillage<br />

1 Se però “m”, “n”, fanno parte della sillaba che segue o sono seguiti da un’altra “n” o “m”, la vocale mantiene il<br />

suono primitivo.<br />

Es. homme, fine, ennemi


-il (à la fine du mot prècèdè de voyelle):<br />

vieil [ vijεj ]<br />

mais: tranquille, mille, ville, village, illogique 8le mot italien a aussi<br />

deux “1”<br />

Les consonnes<br />

1. Le son [ f ] s’ècrit: f, ph fable, photographie<br />

2. Le son [ ] s’ècrit: J jouet, Jean, je joue, jeter<br />

g (devant e i) manger, gigot<br />

3. Le son [ k ] s’ècrit: c cancan. Cocorico<br />

q, qu coq, qui, que, quoique<br />

k<br />

kilo, kèpi<br />

4.Le son [ s ] s’ècrit: s<br />

se, ses, s’est<br />

c, ç c’est, ça, ce, garçon- ci<br />

sc<br />

science, scène<br />

5. Le son [ z ] s’écrit: s, z rose, bise, zéro, zézayer<br />

6. Le son [ t ]s’écrit: t, th théÂtre, synthèse<br />

7. Le son [ ] s’écrit: ch, sch chat, chocolat, schéma<br />

8. Le son [ ] s’écrit: gn ignorant, peigne<br />

9. H ne se prononce pas, mais influe sur l’article qui le précède.<br />

Liaison<br />

Eccezione: femme [fam], evidemment


Les mots français ne se prononcent jamais seuls, mais par groupes<br />

phonétiques: Il avait invité des amis [ ilavεvite dezami ]<br />

Le signe [ : ] marque un allongement de la voyelle:<br />

la chaise de Pierre<br />

Parte terza<br />

L’articolo<br />

“Il” insieme con “lo” e “la” è articolo determinativo, perché determina<br />

con precisione una certa persona o cosa.<br />

“Il” deriva dal latino:<br />

ille pater (quel padre), illa mater (quella madre)<br />

col passare del tempo si sono trasformati in<br />

il (le) pater, (il) la mater<br />

cioè “il” padre, “la” madre.<br />

“Un” e “uno” sono articoli indeterminativi, perché non determinano la<br />

persona o la cosa. Restano nel vago.<br />

Dammi il libro (quel certo libro)<br />

Dammi un libro (uno qualsiasi)<br />

“Uno” non ha plurale. In senso contabile, il plurale di uno sarebbe<br />

“due”, “tre” ecc. Il plurale di uno è “alcuni”:<br />

Ho bevuto un bicchiere<br />

un topo


Ho bevuto alcuni bicchieri alcuni topi<br />

“Uni” si usa come pronome:<br />

Gli uni leggono, gli altri giocano<br />

A differenza di altre parti del discorso (verbo, aggettivo, avverbio,<br />

pronome, nome) che godono di una relativa mobilità, l’articolo sta<br />

incollato al nome e può muoversi solo con esso.<br />

Il plurale di “il”, “lo”, “la”, è “i”, “gli”, “le”.<br />

“Uno” , “lo”, “gli” si usano:<br />

- davanti a “s” impura<br />

uno stupido, lo studente, gli sconosciuti<br />

- davanti a “z”<br />

uno zoccolo, lo zoppo, gli zaini<br />

- davanti a “ps”, “gn”, “pn”, “x”<br />

uno psichiatra, lo xilofono, gli pneumatici<br />

Si evita così il suono contiguo di tre consonanti: il psichiatra darebbe<br />

un cacofonico gruppo “lps”.<br />

Il plurale di “Dio” è “gli dei” (e non “i dei”)<br />

“Gli” si apostrofa davanti a parola che comincia con “i”<br />

gl’inglesi (non scrivere mai gl’europei, ma volendo si può<br />

scrivere anche gli inglesi).<br />

“Lo” davanti a vocale si elide:<br />

l’insetto l’amore, l’urto


“Lo” e “gli” davanti a “i” semiconsonante (cioè seguita da vocale)<br />

non si elidono:<br />

lo iato, lo Ionio, gli iati<br />

“La” si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale<br />

l’aurora, l’ombra<br />

“Le” non si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale<br />

le ansietà, le estremità<br />

“Un” non si elide<br />

un arco (e non un’arco)<br />

perché “un” è troncamento di “uno”.<br />

“Una” si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale “a”:<br />

un’afa, un’antenna, un’adunanza<br />

mentre davanti a nomi che iniziano con altre vocali l’uso oscilla tra<br />

l’elisione e la non elisione:<br />

un’età e una età, un’ombra e una ombra<br />

Presenza e assenza dell'articolo<br />

I nomi maschili di persona rifiutano l’articolo (è dialettale dire il<br />

Mario, il Giovanni) che è invece accettato, specie nell’uso familiare,<br />

da quelli femminili (la Graziella, l’Antonietta9.<br />

I cognomi degli illustri sono usati, anche senza articolo:<br />

Manzoni, il Manzoni<br />

Carducci, il Carducci


Per le donne è ai rigore l'articolo, tanto se illustri:<br />

la Garbo, la Jotti<br />

quanto se oscure.<br />

La bianchi, la Rossi<br />

Quando il nome proprio è preceduto da un titolo, purchè non sia “ser”,<br />

“messer”, “maestro”, “fra”, “san”, “don”, “donna” si premette<br />

l’articolo:<br />

il cavalier Anselmo, il dottor Zivago<br />

però non si dice: il fra Cristoforo, il messer Ludovico, la donna Rachele<br />

Articolo con nomi geografici<br />

Mari, monti, fiumi, continenti e regioni vogliono l’articolo:<br />

il Tirreno, il Cervino, il Po (ho pescato nel Po, ma: ho<br />

pescato “in” Arno), la Lombardia, l’Europa.<br />

Davanti ai nomi di città l'articolo si omette,<br />

Torino, Milano, Recanati, Barletta<br />

tranne: il Cairo, La Spezia, L’Aquila, La Mecca, L’Avana, L’Aia<br />

Però si dirà:<br />

La Torino Risorgimentale<br />

La Milano industriale<br />

La Firenze dei Medici<br />

in quanto l’articolo viene usato davanti ai nomi di città accompagnati<br />

da un aggettivo o da un complemento di specificazione.


Le nazioni vogliono l’articolo:<br />

La Spagna, il Belgio, la Germania<br />

tranne:<br />

Israele, Haiti, Cuba, San Marino, Monaco, Andorra<br />

Le grandi isole vogliono l'articolo:<br />

la Sicilia, la Sardegna, il Madagascar<br />

però lo respingono:<br />

Cipro, Creta, Cuba, Ischia, Capri, Caprera, Ponza, Rodi,<br />

Malta, la Capraia, la Maddalena, la Gorgona<br />

Articolo con nomi di parentela accompagnati da aggettivi possessivi.<br />

Con padre, madre, sorella, cugino ed altri termini di parentela<br />

preceduti dal possessivo non va l’articolo, pertanto si dirà:<br />

mio padre, tua sorella, tua madre, suo zio, nostro nipote, suo<br />

cugino, nostro cognato, vostro genero, vostra suocera.<br />

Tali nomi, usati al singolare e preceduti da un aggettivo possessivo<br />

(escluso “loro”), rifiutano l’articolo.<br />

Eccezioni: il mio babbo, la tua mamma, il suo papà<br />

perché i nomi di parente1a, quando sono alterati o di tono affettuoso<br />

vogliono l’artico1o davanti al possessivo:<br />

il mio nonnino<br />

Tali nomi quando sono usati al p1urale o accompagnati da un


aggettivo vogliono l’articolo:<br />

i miei fratelli, il mio adorato padre, il suo ricco zio i suoi<br />

suoceri, i loro figli, i vostri simpatici cugini.<br />

E così quando il possessivo segue il nome:<br />

il figlio suo, la madre tua<br />

“Il” riacquista l’originario valore etimologico di “ille” (quello)<br />

quando assume funzioni di dimostrativo:<br />

Alessandro “il Grande”, Plinio “il Giovane”<br />

Si usa omettere l'articolo:<br />

- davanti ai nomi dei giorni quando sono sottintesi gli aggettivi<br />

“prossimo” e “scorso”:<br />

Giovedì (prossimo) non andrò a scuola<br />

Domenica (scorsa) ho visitato gli scavi di Pompei<br />

mentre:<br />

Odio il lunedì (tutti i lunedì)<br />

- davanti ai nomi dei mesi quando non sono accompagnati da<br />

aggettivi:<br />

Febbraio è il mese più corto<br />

- davanti ai nomi usati nelle elencazioni:<br />

Nella vecchia abitazione c’erano quadri, poltrone, vasi,<br />

specchi<br />

- davanti ai nomi nelle frasi interrogative:


Hai libri e quaderni da prestarmi?<br />

- davanti ai nomi usati nelle frasi negative:<br />

Non ho tempo e denaro da sprecare<br />

- davanti ai nomi che compaiono in brevi frasi:<br />

Ho sonno. Avverto fame e sete. Vai a destra. Mi chiama<br />

per nome.<br />

Preposizioni articolate<br />

La preposizione articolata è l’unione di una preposizione semplice<br />

(“di” - “a” - “da” - “in” - “con” - “su” - “per”) con un articolo<br />

determinativo (“il” - “lo” - “la” - “i” - “gli” - “le”).<br />

Ecco lo specchietto di tutte le preposizioni articolate:<br />

il lo 1a i gli le<br />

di del dello della dei degli delle<br />

a al allo alla ai agli alle<br />

in nel nello nella nei negli nelle<br />

con col coi<br />

su sul sullo sulla sui sugli sulla<br />

per<br />

Nello specchietto sono rimasti vuoti gli spazi corrispondenti a quelle<br />

forme che non vengono. più usate ( si possono trovare solo nelle


opere poetiche ) Si dice:<br />

con lo zio, per il viale, per la strada<br />

D’altra parte anche a “col” e a “coi” si preferiscono le forme “con il”<br />

e “con i”.<br />

Articolo partitivo<br />

La preposizione “di” composta con gli articoli può acquistare valore<br />

partitivo.<br />

Attenzione a:<br />

L’auto di mio padre ha la leva “del” cambio rotta<br />

La scuola dove studio ha intorno “del” verde<br />

“Del” ha valore diverso nelle due frasi: nella prima è preposizione<br />

articolata, nella seconda è articolo partitivo:<br />

del, dello, dei, degli, della, delle<br />

hanno valore partitivo quando significano “un po’”, “una certa<br />

quantità”, “alcuni”:<br />

Ho bevuto del vino. Ho trovato degli amici comprensivi.<br />

Le grammatiche consigliano di non abusare del partitivo, costrutto<br />

derivato proprio dalla lingua francese.<br />

Si eviti ad esempio di dire:<br />

Il pianista aveva delle mani bellissime<br />

Essendo soltanto due, non v’è pericolo di sbagliare affermando che “il<br />

pianista aveva mani bellissime”.


Si obbedisce così ad un’altra regola, stilistica non <strong>grammatica</strong>le, che<br />

suggerisce di eliminare il superfluo. Nella comunicazione linguistica,<br />

tutto ciò che è inutile è dannoso.<br />

La pubblicità a volte esorta:<br />

“Pulitevi i vostri denti col dentifricio...”<br />

“Lubrificate la vostra auto con l’olio...”<br />

Anche questo è un uso ricalcato sul modello francese. Basterà dire:<br />

“Pulitevi i denti...”<br />

“Lubrificate la vostra auto...”<br />

SCHEMA RIASSUNTIVO<br />

Articolo determinativo<br />

Maschile<br />

singolare: il - lo<br />

Articolo indeterminativo<br />

Maschile: un - uno<br />

Femminile: una<br />

plurale:<br />

i - gli<br />

singolare: la<br />

Femminile<br />

Parte quarta<br />

plurale: le<br />

Il nome è la parte del discorso che serve a nominare le cose, le<br />

persone animali, le cose, gli eventi. Si chiama<br />

anche sostantivo<br />

perchè indica una sostanza, contrapposto in ciò all’aggettivo, che<br />

indica una qualità o un’altra connotazione aggiuntiva (da


“adjectivum”, che si aggiunge).<br />

Il nome può essere “concreto” quando indica cose che cadono sotto i<br />

sensi, “astratto” quando indica sentimenti, qualità, idee percepibili<br />

con la mente:<br />

“cane, pietra, sedia” sono concreti<br />

“bontà, virtù, bellezza” sono astratti<br />

Tuttavia è meglio non insistere su questo punto, perché a voler essere<br />

precisi, troveremo il confine tra i due gruppi assai evanescente ed<br />

opinabile.<br />

Astratti sono quei nomi, insegnano le grammatiche tradizionali, che<br />

indicano cose che non si possono vedere né toccare né sentire. Se<br />

“bontà” è astratto, “angoscia” e “affanno” sono astratti o concreti?<br />

Astratti, rispondono le grammatiche tradizionali, eppure in un certo<br />

qual modo vengono percepite dai nostri sensi. Alcuni nomi sono poi<br />

in alcuni casi astratti e in altri concreti.<br />

Il nome può essere “comune” quando indica uno o più individui,<br />

senza distinguerli da altri appartenenti alla stessa specie:<br />

ragazzo, monte, fiume, signora, viso<br />

e “proprio” quando si riferisce ad un determinato individuo,<br />

isolandolo dal resto della specie:<br />

Antonio, Cervino, Adige, Itali<br />

Il nome proprio non ha plurale, tranne quando ha valore traslato:


i Cesari = gli imperatori di Roma<br />

oppure indica una famiglia:<br />

gli Scipioni, i Fabii<br />

Al nome proprio vanno assimilati i cognomi:<br />

Peertini, Quasimodo, Ungaretti, Guttuso<br />

- gli pseudonimi:<br />

Alberto Moravia (all’anagrafe Alberto Pincherla)<br />

Ignazio Silone (Secondino Tranquilli)<br />

Collodi (Carlo Lorenzini)<br />

Giosuè Carducci (Enotrio Romano)<br />

Trilussa (Carlo Alberto Salustri)<br />

- i soprannomi:<br />

Carlo Magno, Giuliano l’Apostata, Scipione l’Africano<br />

- i nomi patronimici:<br />

il Pelide Achille (figlio di Peleo)<br />

il Laerziade (Ulisse, figlio di Laerte)<br />

i Merovingi (discendenti di Meroveo)<br />

i Napoleonidi (discendenti di Napoleone)<br />

- i nomi patronimici, indicanti la patria d’origine :<br />

l’Aretino (nato ad Arezzo)<br />

il Perugino (nato a Perugia)


il Veronese (Paolo Caliari, nato<br />

a Verona)<br />

l’Urbinate (Raffaello Sanzio, nato ad Urbino)<br />

- i titoli di libri e di opere d'arte:<br />

Decamerone, Giudizio Universale<br />

Il cognome va sempre posposto al nome, ma la burocrazia, la<br />

consuetudine dell’appello per ordine alfabetico, a scuola, in caserma,<br />

agli sportelli degli uffici, ha soffocato l’individualità presente nel<br />

nome. I ben parlanti, però, diranno sempre Dante Alighieri, non<br />

Alighieri Dante. Illustri o meschini, noi esistiamo prima come persone<br />

e poi come famiglia. Così nella busta di una lettera scriveremo “al<br />

dott. Mario Rossi”, non a “Rossi dott. Mario”.<br />

Riguardo alla struttura, il nome può essere:<br />

- primitivo, quando non deriva da nessun altro (casa, mano, suono)<br />

In questo caso gli elementi costitutivi delle parole sono la “radice” e<br />

la “desinenza”(giardin - o, sol - e, mar - e)<br />

- derivato, quando deriva da un altro (casalinga, manovale, suonatore)<br />

In quest’ultimo caso, il significato della parola primitiva rnuta<br />

profondamente . Nel caso di:<br />

giardiniere, sole, mareggiata, casalinga<br />

tra radice e desinenza s’inserisce un. “suffisso”<br />

mentre in


de - merito, re - azione<br />

s’inserisce un “prefisso” (la radice rimane)<br />

La radice unita a prefisso o suffisso determina il “tema” della parola.<br />

Nelle parole primitive radice e tema si identificano.<br />

Quando invece si verifica un mutamento parziale superficiale, e il<br />

senso nella sostanza rimane intatto, abbiamo il nome alterato:<br />

donna, donnone, donnina, donnetta, donnaccia<br />

Donnone è accrescitivo (da notare il passaggio al maschile, quasi a<br />

potenziare la forza muscolare), donnina vezzeggiativo, donnetta<br />

diminutivo, donnaccia dispregiativo. In pratica, il nome alterato<br />

equivale a un sostantivo più un aggettivo:<br />

donnone = donna grossa, donnina = donna<br />

graziosa<br />

donnetta = donna piccola, donnaccia = donna<br />

scostumata<br />

Attenzione: signorina non è una signora piccola, è una donna non<br />

sposata.<br />

Esistono dei nomi che a prima vista sembrano dei nomi alterati:<br />

Esempi: il “bottone” non è una grossa botte<br />

il “rubinetto” non è un piccolo rubino<br />

il “burrone” non è un grosso pezzo di burro<br />

il “brigantino” non è un piccolo brigante


il “limone non è una grossa lima<br />

il “mulino” non è un piccolo mulo<br />

la “focaccia” non è una spregevole foca<br />

Altri invece che in origine erano alterati, ma che hanno assunto<br />

nell’uso un significato non alterato:<br />

cavalletto (da “piccolo cavallo” a strumento in legno,<br />

metallo<br />

o plastica che serve per diversi usi)<br />

cannone (in orgine “grossa canna”)<br />

cartella e cartuccia (ambedue in origine “ piccola<br />

carta)<br />

Il nome alterato ha scarsa presenza nell’uso corrente, ed è peccato<br />

perché offre una varietà di sfumature, di mezze tinte e mezzi toni, che<br />

arricchiscono il pensiero. Qualche altra desinenza:<br />

- ello: vinello<br />

- uzzo: labbruzzo<br />

- otto: ragazzotto<br />

- astro: poetastro<br />

- onzolo: pretonzolo<br />

- iccio: sudaticcio<br />

- acchione: matttacchione<br />

- icciolo: porticciolo


- uncolo: ladruncolo<br />

- uccio: tesoruccio<br />

- erelIo: vechierello<br />

-.iciattolo: mostriciatto<br />

- ucolo: avvocatucolo<br />

- occio: grassoccio<br />

- olo: figliolo<br />

- ognolo: amarognolo<br />

Non manca il diminutivo dell'accrescitivo, come “palla” che si gonfia<br />

in “pallone” e poi si ridimensiona in “palloncino”. Così pure abbiamo<br />

il dispregiativo del diminutivo. Di un cane diciamo “cagnetto”, e se<br />

vogliamo aggiungere che è anche cattivo diciamo “cagnettaccio”.<br />

Attenzione, quando scrivo:<br />

Dopo pochi minuti la “nuvola” si è risolta in fitta<br />

pioggia<br />

Ben presto il “nuvolone” ha offuscato il sole<br />

Il nome femminile “nuvola” con 1’aggiunta del suffisso “ one” si<br />

muta nel maschile “nuvolone”.<br />

Anche altri suffissi (“ottolo”, “etta”, “ino”) cambiano il genere del<br />

nome.<br />

Qualche esempio:<br />

La via (f)<br />

il viottolo(m)


il sapone (m) la saponetta (f)<br />

la villa (f)<br />

il villino (rn)<br />

Generi dei nomi<br />

E’ opinione molto diffusa e altrettanto errata che tutte le parole<br />

uscenti in “a” siano femminili, perciò non di rado 1’anagrafe registra<br />

neonate chiamate Vania (sebbene zio Vania di Cechov, fosse uomo),<br />

Leonida (considerato femminuccia nonostante il virile coraggio<br />

dimostrato alle Termopoli) e persino Enea.<br />

E’ pur vero che la maggioranza dei nomi in “a” sono femminili ma<br />

non tutti. Sono maschili:<br />

il pirata, il boia, il problema,<br />

l’elettrocardiogramma, il teorema, il telegramma<br />

e molti altri<br />

Ma nel popolo, osserva il Panzini, l’equivalenza tra la desinenza in<br />

“a” e il genere femminile è talmente sentita che spesso si sente dire<br />

“una inglesa”, “una francesa”.<br />

Al genere femminile appartengono inoltre:<br />

- i nomi dei frutti: la noce, la pera, la pesca<br />

Fanno eccezione : il fico, il cedro, il limone, il dattero<br />

- i nomi di città e di isole: Messina, Sardegna<br />

Fanno eccezione: il Pireo, Il Cairo, Il Madagascar ecc.<br />

Genere maschile


Inversamente, tutti i nomi in “o” sono maschili, con alcune eccezioni:<br />

la radio, la mano, la dinamo, l’eco (che però al<br />

plurale è maschile: gli echi).<br />

Appartengono a tale genere:<br />

- molti nomi di fiumi, laghi e monti: Volturno, Cervino, Trasimeno<br />

Fanno eccezione: la Dora, la Senna, le Alpi, le Ande ecc.<br />

- i nomi dei giorni della settimana e dei mesi<br />

Fa eccezione: la domenica<br />

- molti nomi di piante e di alberi da frutto<br />

Fanno eccezione: la vite, la palma, la quercia, la felce ecc.<br />

- i nomi dei metalli<br />

Genere comune<br />

Esistono molti nomi che hanno una sola forma e per il maschile (il<br />

genere si distingue dall’articolo o dall’aggettivo che li accompagna):<br />

il nipote (m)<br />

il giornalista (m)<br />

un parente (m)<br />

un farmacista (m)<br />

famoso cantante (m)<br />

bravo insegnante (m)<br />

un barista (m)<br />

la nipote (f)<br />

la giornalista (f)<br />

una parente (f)<br />

una farmacista (f)<br />

famosa cantante (f)<br />

brava insegnante (f)<br />

una barista (f)<br />

Particolarità del genere


Contralto - soprano<br />

sono nomi di genere femminile, ma indicano persone di sesso<br />

femminile.<br />

Esistono poi nomi di genere femminile che possono riferirsi ad<br />

entrambi i sessi:<br />

la spia, la guida, la persona, la sentinella, la<br />

vedetta, la guardia (non hanno il maschile)<br />

Tra i nomi di animali, alcuni presentano due nomi per indicare i due<br />

sessi:<br />

lupo (m) - lupa (f), gallo (m) - gallina (f), pecora<br />

(f) - montone (m), cane (m) - cagna (f), maiale<br />

(m) - scrofa (f), leone (m) - leonessa (f), gatto<br />

(m) - gatta (f)<br />

Per altri specificheremo:<br />

la pantera maschio<br />

il cigno maschio<br />

la pantera femmina<br />

il cigno femmina<br />

il leopardo maschio il leopardo femmina<br />

o la femmina del<br />

leopardo)<br />

Formazione del femminile<br />

I nomi con desinenza in “o” hanno il femminile in “a”<br />

amico (m) - amica (f), cuoco (m) - cuoca (f),


pettegolo (m) - pettegola (f)<br />

ma: avvocato (m) - avvocatessa (f)<br />

- I nomi con desinenza in “e” hanno il femminile in “a” o in “essa”:<br />

infermiere (m) - infermiera (f), signore (m) -<br />

signora (f), leone (m) - leonessa (f),<br />

professore (m) - professoressa (f)<br />

- I nomi in “a” hanno il femminile in “essa”:<br />

duca - duchessa, poeta - poetessa<br />

- I nomi che terminano in “tore” hanno il femminile in “trice”<br />

lavoratore - lavoratrice, attore - attrice<br />

ma: dottore - dottoressa, impostore - impostora<br />

Il nome femminile “mucca” è diverso dal maschile “bue”. In <strong>italiano</strong><br />

esistono nomi che hanno il femminile completamente diverso dal<br />

maschile:<br />

Babbo - mamma, padre - madre, uomo - donna, maschio - femmina,<br />

cavaliere - dama, marito - moglie, fratello - sorella, genero - nuora,<br />

celibe - nubile, montone - pecora<br />

Attenzione: il femminile di re è regina, di doge dogaressa, di pastore<br />

pastora, di frate suora, di cavaliere amazzone (a cavallo) e dama (in<br />

salotto)<br />

Altri esempi:<br />

re - regina, dio - dea, stregone - strega, compare -


comare, camoscio - camozza<br />

Alcuni nomi, cambiando genere, mutano completamente il significato.<br />

I più frequenti sono: il testo (opera scritta) - la testa (parte del corpo),<br />

il boa (serpente) - la boa (segnale galleggiante), il fronte<br />

(schieramento di un esercito) - la fronte (parte del corpo umano), il<br />

mento (parte del volto umano) - la menta (pianta erbacea), il modo<br />

(maniera) - la moda (usanza di breve durata), il buco (cavità che passa<br />

da parte a parte) - la buca (cavità di terreno), il capitale (somma di<br />

danaro) - la capitale (città principale di uno stato), il pianeta (astro che<br />

non ha luce propria) - la pianeta (parametro sacerdotale), il fine<br />

(scopo) - la fine (termine di un’azione), il lama (animale) - la lama<br />

(parte tagliente del coltello), il collo (parte del corpo oppure cassa) -<br />

la colla (adesivo), il figlio (pezzo di carta) - la foglia (appendice della<br />

pianta), l’arco (arma) - l’arca (sarcofago), il carico (peso) - la carica<br />

(energia), il lancio (effetto del lanciare) - la lancia (arma), il maglio<br />

(grosso martello) - la maglia (intrecciatura del filo), il pieno (carico<br />

completo) - la piena (aumento della portata di un corso d’acqua), il<br />

palo (legno lungo e dritto) - la pala (attrezzo), il manico (impugnatura<br />

di un oggetto) - la manica (parte del vestito), il galero (cappello<br />

cardinalizio) - la galera (carcere).<br />

L’emancipazione femminile ha creato problemi linguistici ignoti nel<br />

passato anche recente. Un tempo le professioni e le cariche erano tutte


in salda mano maschile. La società patriarcale riconosceva alla donna<br />

il diritto di scegliere uno di questi tre mestieri: casalinga, serva,<br />

cortigiana. Poi un po’ alla volta la donna è uscita dalle mura<br />

domestiche ed è andata a scuola ad insegnare: nasce il femminile di<br />

maestro, maestra. Ad un livello superiore fece la professoressa. Poi la<br />

donna si laureò in medicina, curò i malati e fece la dottoressa, che non<br />

è la moglie del dottore, come principessa lo è del principe, e fattoressa<br />

del fattore, bensì indica una condizione professionale. Ma qual è il<br />

femminile di sindaco? Fino ad ieri sindachessa era la moglie del<br />

sindaco, nulla vieta di usare questo termine per indicare questa<br />

funzione, svolta da una donna.<br />

Più volte si legge sui giornali: “in tribunale l’avvocato Maria Rossi ha<br />

pronunciato una brillante, applauditissima arringa”. Ma<br />

<strong>grammatica</strong>lmente si potrebbe scrivere “avvocata”, trattandosi del<br />

participio passato del verbo latino “ad - vocare” (chiamare uno come<br />

consigliere). D’altronde il femminile di convocato è convocata. Per la<br />

stessa ragione, meglio deputata che deputatessa. Per il ministro -<br />

donna il discorso si fa più difficile, signora ministra non è usato, ed ha<br />

preso piede “ministro”, riferito ad una donna. Lo stesso avviene per<br />

la signora capotreno, per il direttore responsabile di un rotocalco e per<br />

la pilota.<br />

Numero del nome.


I nomi col singolare in “a” cambiano al plurale la “a” in “e” se<br />

femminili<br />

sera - sere, paura - paure, signorina - signorine<br />

Eccezioni: ala - ali, arma - armi;<br />

i nomi maschili cambiano al plurale la “a” in “i”<br />

dramma - drammi, poeta - poeti, pilota - piloti.<br />

I nomi col singolare in “o” cambiano al plurale la “o” in “i”<br />

tempo - tempi, argomento - argomenti,<br />

gruzzolo - gruzzoli.<br />

I nomi col singolare in “e” cambiano al plurale la “e” in “i”<br />

classe - classi, dimostrazione - dimostrazioni,<br />

lezione - lezioni.<br />

Particolarità sul numero de1 nome<br />

Nomi col singolare in “co”.<br />

Per questi nomi è consigliabile consultare il vocabolario e scegliere.<br />

In parecchi casi, infatti i vocabolari sono discordanti. Per esempio il<br />

Palazzi assegna a “manico” il plurale manichi, lo Zingarelli manichi e<br />

manici. Per stomaco, lo Zingarelli registra stomachi e stomaci,<br />

contraddetto dal Palazzi, che prescrive testualmente “stomachi” e non<br />

stomaci, che è errore. Una regola proposta da alcuni assegna il plurale<br />

“ci” ai nomi sdruccioli, vale a dire con l’accento sulla terzultima<br />

sillaba:


(sdruccioli): canonico - canonici<br />

medico - medici<br />

sindaco - sindaci<br />

- il plurale in “chi” ai nomi piani, con accento sulla penultima sillaba:<br />

(piani):<br />

cieco - ciechi<br />

palco - palchi<br />

fico - fichi<br />

Eccezioni: (nomi piani) amico - amici<br />

nemico - nemici<br />

porco - porci<br />

greco - greci (ecc.)<br />

(nomi sdruccioli)<br />

valico - valichi<br />

carico - carichi<br />

Nomi col singolare in “go”.<br />

Stesso discorso per i nomi in “go”:<br />

plurale in “gi” per i nomi sdruccioli (accento sulla terzultima sillaba);<br />

(sdruccioli): teologo - teologi, asparago - asparagi<br />

plurale in “ghi” per i nomi piani (accento sull’ultima sillaba):<br />

(piani):<br />

castigo - castighi, albergo - alberghi, lago - laghi<br />

mago - maghi (ma attenzione ai “Re Magi”)<br />

Eccezioni:<br />

(sdruccioli): dialogo - dialoghi, obbligo - obblighi,


catalogo - cataloghi, astrologo - astrologi o astrologhi.<br />

Nomi col singolare in “ga” e “ca”<br />

Le sillabe “ga” e “ca” cambiano al plurale in “ghi” e “chi” se i nomi<br />

sono maschili:<br />

collega - colleghi, stratega - strateghi<br />

duca - duchi, monarca - monarchi.<br />

Le sillabe “ga” e “ca” cambiano al plurale in “ghe” e “che” se i nomi<br />

sono femminili:<br />

paga - paghe, vanga - vanghe<br />

amica - amiche, barca - barche<br />

Eccezione: Belga al plurale maschile fa Belgi<br />

Nomi col singolare in “cia” e “gia”<br />

1) Le sillabe “cia” e “gia” cambiano al plurale in “cie”e “gie”<br />

(conservano la “i”) se precedute da vocale e se la vocale “i” è atona<br />

(senza accento)<br />

ciliegia - ciliegie, valigia - valigie<br />

socia - socie, audacia - audacie<br />

2) Le sillabe “cia” e “gia” cambiano al plurale in “ce” e “ge” (perdono<br />

la “i”) se sono precedute da consonante e se la vocale “i” è atona<br />

(senza accento).<br />

Lancia - lance, provincia - province,<br />

pioggia - piogge, spiaggia - spiagge


3) Se la “i” è tonica, la “i” si conserva, “cia” e “gia” cambiano al<br />

plurale in “cie” e “gie”<br />

farmacia - farmacie, bugia - bugie<br />

Lingua viva<br />

La regola sui plurali dei nomi che terminano in “cia” e “gia” (con “i”<br />

atona) è tra le più contrastate dall’uno comune. Oggi 1 si tende a far<br />

sparire la “i” quando “cia” e “gia” sono precedute da vocale, in<br />

contrasto con la regola, per cui si vede spesso scritto “valige”,<br />

“ciliege”; al contrario si troverà “mancie”, “guance”, “striscie”,<br />

“provincie”, “faccie”, “pioggie”, “scheggie”, “traccie”.<br />

Nomi col singolare in “io”<br />

I nomi in “io” conservano la “i” se è tonica (le vocali “io” cambiano<br />

al plurale in “ii”):<br />

zio - zii, mormorio - mormorii, vocio - vocii.<br />

Altrimenti la perdono (se la “i” è atona le vocali “io” cambiano al<br />

plurale in “i”:<br />

bacio - baci, figlio - figli, premio - premi, specchio -<br />

specchi, studio - studi.<br />

Attenzione:<br />

principio al plurale va scritto “principii”, oppure<br />

accentato “princìpi”, per non confonderlo con<br />

“prìncipi” plurale di “principe”.


Stesso discorso per “conservatorio”: al plurale va<br />

scritto conservatorii (più raro conservatori) per<br />

distinguerlo dai conservatori (partito politico).<br />

Alcuni nomi col singolare in “o” formano il plurale in “a”, ma<br />

diventano femminili:<br />

centinaio - centinaia<br />

il migliaio - la migliaia<br />

il paio - le paia<br />

l’uovo - le uova.<br />

Attenzione: “mille” fa “mila”:<br />

Ha percorso “mille” chilometri in bicicletta<br />

Ha percorso due “mila” chilometri in bicicletta.<br />

I nomi col singolare in “ie” restano di solito invariati al plurale:<br />

la barbarie - le barbarie, la serie - le serie, la specie - le<br />

specie ecc.<br />

Ma: l’effigie - le effigi, la mogli - le mogli, la superficie - le superfici.<br />

Alcuni nomi formano l plurale irregolarmente:<br />

uomo - uomini, dio - dei, bue - buoi, tempio - templi.<br />

Attenzione alle seguenti frasi:<br />

La parola “abete” si scrive con una bi (e non “con un bi”)<br />

Gradirei una spremuta d’arancia (e non “una spremuta d’arancio”)<br />

1 Ad eccezione dei casi in cui si possa far confusione: si scrive sempre “camicie” perché c’è il “camice”;


Gli aerei hanno ali enormi (e non “ale enormi”)<br />

I tuoi vizi sono molti (e non “i tuoi vizii”)<br />

Mi hanno regalato due belle camicie (e non “due belle camice”)<br />

Ti piace la recitazione dei monologhi? (e non “dei monologi”)<br />

Nomi difettivi<br />

Vi sono nomi che al plurale mantengono invariata la desinenza del<br />

singolare<br />

Es.<br />

la città - le città<br />

Altri nomi indeclinabili:<br />

boa, boia, gorilla, nonnulla, sosia, vaglia (nomi in “a”)<br />

auto, dinamo (nomi in “o”)<br />

analisi, brindisi, dieresi, estasi, oasi, stasi (nomi in “i”)<br />

caffè, falò, nudità, tribù, virtù (nomi terminanti con vocale<br />

accentata)<br />

re, gru, dì, tè (nomi monosillabi)<br />

bi, effe, acca, elle, erre, zeta, (nomi delle lettere<br />

dell’alfabeto)<br />

bazar, caos, gas (nomi terminanti in consonante)<br />

contachilometri, contagocce, portalettere, tagliacarte,<br />

stuzzicadenti (nomi composti da verbo e nome<br />

Enea, Luca, Bandiera (nomi propri maschili in “a” e<br />

“ferocie” perché c’è l’aggettivo “feroce”.


cognomi).<br />

Nomi difettivi<br />

Vi sono nomi che mancano del singolare o del plurale.<br />

Nomi difettivi del singolare: forbici, annali, brache, calzoni, esequie,<br />

frattaglie, redini, sponsali, spezie, viscere.<br />

Nomi difettivi del plurale:<br />

sangue, fame, sete, aria, fiele, miele, pepe, sale, senape,<br />

avena, grano, orzo, riso, argento, bronzo, oro, ottone.<br />

Alcuni nomi possono trovarsi al plurale, ma assumono un diverso<br />

significato:<br />

Gli argenti (oggetti d’argento), gli ori (oggetti d’oro), gli ottoni<br />

(strumenti musicali d’ottone), i bronzi (opere di bronzo), i ferri (gli<br />

strumenti), le uve (vari tipi di uva).<br />

Nomi sovrabbondanti<br />

Vi sono nomi con cui due forme di plurale:<br />

Braccio: i bracci (della bilancia ecc.) le braccia (del corpo .umano)<br />

Frutto: i frutti (della terra ecc.) la frutta (da tavola)<br />

Fondamento. I fondamenti (d’una scienza) le fondamenta (d’una casa)<br />

Muro: i muri (d’un edificio) le mura (che cingono una città)<br />

Grido: i gridi (degli animali.) le grida (degli uomini)<br />

Riso: i risi (qualità di piante) le risa (atto del ridete)<br />

Dito: i diti (singolarmente considerati diti mignoli) le dita (nel loro


complesso)<br />

Anello: gli anelli (delle dita, di una catena) le anella (dei capelli)<br />

Budello: i budelli (passaggi lunghi e stretti) le budella (dell’intestino)<br />

0sso: gli ossi (degli animali) le ossa (dell'uomo)<br />

Membro: i membri (d’una società) le membra (del corpo umano)<br />

Labbro: i labbri (del vaso, d’una ferita) le labbra (dell’uomo)<br />

Gesto: i gesti (movimenti del corpo) le gesta imprese gloriose)<br />

Filo: i fili (dell'erba, del telegrafo ecc.) le fila (di una congiura,<br />

dell’ordito)<br />

Ciglio: i cigli (del burrone, della strada) le ciglia (degli occhi)<br />

Corno: i corni (del dilemma, strumenti musicali, arnesi da caccia) le<br />

Corna (degli animali)<br />

Cervello: i cervelli (delle ersone) le cervella (degli animali e nella<br />

frase: farsi saltare le cervella)<br />

Fuso: i fusi (rocchetti per la filatura ecc. ) le fusa (del gatto)<br />

Nomi composti<br />

Se sono formati da due sostantivi mutano, generalmente al plurale<br />

solo il secondo: arcobaleno, arcobaleni, ferrovia - ferrovie<br />

cassapanca - cassapanche, pescecane - pescecani<br />

ma: pescespada - pescispada, pomodoro fa pomodori, pomidoro e<br />

pomidori.<br />

Se sono formati da un sostantivo e da un aggettivo, mutano al plurale la


desinenza finale o la desinenza di entrambe<br />

8In genere se formati da sostantivo più aggettivo, entrambi vanno al<br />

plurale: terracotta - terrecotte, cassaforte - casseforti, pellerossa -<br />

pellirosse<br />

Eccezioni: palcoscenico - palcoscenici, camposanto - camposanti<br />

Se formati da aggettivo più sostantivo, muta al plurale solo il<br />

sostantivo:<br />

francobolli - francobolli, bassorilievo - bassorilievi,<br />

biancospino - biancospini, granduca - granduchi<br />

ma: mezzaluna - mezzelune.<br />

I nomi formati dall’unione di due verbi restano invariati:<br />

verbo<br />

il dormiveglia - i dormiveglia, il lasciapassare - i<br />

lasciapassare, il saliscendi - i saliscendi, il parapiglia - i<br />

parapiglia.<br />

I nomi formati dall’unione di un verbo e di un sostantivo maschile in<br />

genere mutano al plurale solo il sostantivo:<br />

paragrafo - paragrafi, asciugamano - asciugamani,<br />

grattacielo - grattacieli<br />

ma alcuni restano invariati:<br />

il copriletto - i copriletto, il cavatappi - i cavatappi,<br />

l’attaccapanni - gli attaccapanni


In genere i nomi formati dal nome di un verbo più sostantivo<br />

femminile: restano l plurale invariato:<br />

il fendinebbia - i fendinebbia, il portacenere - i<br />

portacenere<br />

ma il battimano diventa i battimani.<br />

In genere i nomi formati dall’unione di un verbo e di un avverbio<br />

restano invariati:<br />

il posapiano - i posapiano, il benestare - i benestare,<br />

il rompitutto - i rompitutto, il tuttofare i tuttofare<br />

ma: il benestante - i benestanti, il maleducato - i maleducati, il<br />

sottotenente i sottotenenti<br />

I nomi formati dall’unione di una preposizione o avverbio e di un<br />

sostantivo talvolta restano invariati, talvolta mutano al plurale la<br />

desinenza finale:<br />

contrattempo - contrattempi. dopopranzo - dopopranzi,<br />

sottopassaggio - sottopassaggi<br />

ma:<br />

il sottoscala - i sottoscala, il doposcuola - i doposcuola<br />

il senzatetto - i senzatetto<br />

Nomi formati col sostantivo “capo”


I nomi formati col sostantivo “capo” possono mutare al plurale<br />

talvolta il primo elemento, talvolta il secondo, talvolta entrambe le<br />

parole:<br />

capoclasse - capiclasse, capostazione - capostazione<br />

capobandito - capibanditi, capocronista - capicronisti<br />

capomacchinista - capomacchinisti, capostipite<br />

capostipiti<br />

“Capoclasse”, “capofila”, “caposquadra” usati al femminile restano<br />

invariati:<br />

la capoclasse - le capoclasse, la capofila - le capofila<br />

la caposquadra - le caposquadra<br />

Molti nomi composti ammettono due plurali:<br />

capocomico: capocomici e capicomici<br />

capocuoco: capocuochi e capicuochi<br />

capoluogo: capoluoghi e capiluoghi<br />

altopiano: altopiani e altipiani<br />

bassopiano: bassopiani e bassipiani<br />

Una regola fissa non esiste: Non la danno nemmeno i vocabolari:<br />

Garzan<br />

Palazzi<br />

Zingar<br />

Miglio<br />

Devot<br />

ti<br />

elli<br />

rini<br />

o - Oli<br />

i capilista<br />

i<br />

le<br />

capilista


capolista<br />

capoliste<br />

le<br />

capolista<br />

capileste<br />

capilista<br />

capilist<br />

a<br />

capoluog<br />

capoluog<br />

capoluog<br />

capoluog<br />

capoluog<br />

o<br />

hi<br />

capiluogh<br />

i<br />

hi<br />

capiluogh<br />

i<br />

hi<br />

capiluogh<br />

i<br />

hi<br />

capiluogh<br />

i<br />

capoluog<br />

hi<br />

capocuoc<br />

capocuoc<br />

capocuoc<br />

capocuoc<br />

capocuoc<br />

hi<br />

capicuoch<br />

hi<br />

hi<br />

hi<br />

o<br />

capicuoch<br />

i<br />

capicuoch<br />

capiluogh<br />

capicuoch<br />

i<br />

i<br />

i<br />

i<br />

i capilifa<br />

capoflila<br />

le<br />

capofile<br />

capifila capifila capifila capifila<br />

capotreno<br />

capitreno<br />

capitreno<br />

capitreno<br />

capitreno<br />

capotreni<br />

capitreno<br />

capitreni<br />

(preferibil<br />

capotreni<br />

e<br />

a<br />

capitreni)<br />

Parte quinta<br />

L’aggettivo qualificativo<br />

L’aggettivo qualificativo muta la vocale finale col variare del genere e<br />

del numero.<br />

Gli aggettivi maschili singolari in “o” hanno il plurale in “i”<br />

maestoso - maestosi<br />

quelli femminili singolari in “a” hanno il plurale in 2e”


vicina - vicine<br />

Gli aggettivi maschili singolari in “go” e “co” hanno il plurale in<br />

“ghi”, “ci”, “chi”:<br />

largo - larghi, pratico - pratici, stanco - stanchi<br />

quelli femminili singolari in “ga” e “ca” hanno il plurale in “ghe” e<br />

“che”<br />

lunga - lunghe, stanche - stanchi<br />

Gli aggettivi maschili e femminili in “e” hanno il plurale in “i”:<br />

luccicante - luccicanti, ambulante - ambulanti<br />

Plurale dell’aggettivo “bello”<br />

Al plurale l’aggettivo “bello”, davanti ai nomi che cominciano per<br />

vocale, s impura, z, gn, ps, x muta in “begli”<br />

begli alberi, begli scarponi<br />

Davanti ai nomi che cominciano per consonante (tranne naturalmente<br />

s impura, z, gn, ps, x) l’aggettivo si tronca in “bei”<br />

bei motoscafi, bei tuffi<br />

Attenzione: l’aggettivo “bello”, posto dopo il nome, al plurale fa belli:<br />

paesaggi beli - tramonti belli<br />

Come “bello” si comporta l’aggettivo determinativo “quello”.<br />

Quei piroscafi - quei rumori - quegli psicologi<br />

Del singolare di “bello”, “buono”, “grande”, “quello”, “Santo” si è già<br />

parlato a proposito di elisine e troncamento.


Aggettivi invariabili<br />

l’aggettivo “pari” e i suoi composti “dispari” sono invariabili<br />

pari condizione - pari condizioni<br />

numero dispari - numeri dispari<br />

Aggettivi alterati<br />

Anche gli aggettivi qualificativi hanno l’alterazione, che avviene,<br />

come per i nomi, mediante l’aggiunta di un suffisso:<br />

riccone - pallidino - cattivello - verdastro<br />

Aggettivi primitivi e derivati<br />

Gli aggettivi qualificativi possono essere come i nomi “primitivi” e<br />

“derivati”:<br />

alto - basso - amaro - dolce - bello - brutto<br />

sono “primitivi” n quanto non derivano da altre parole.<br />

Invece<br />

affettuoso - benevolo - caritatevolo - ozioso<br />

sono derivati in quanto hanno origine rispettivamente da: “affetto”,<br />

“bene”, “carità”, “ozio”.<br />

Aggettivi composti<br />

Gli aggettivi qualificativi formati da due aggettivi mutano solo da<br />

desinenza del secondo termine:<br />

rossovivo - rossovivi, sacrosanta - sacrosante,<br />

variopinto - variopinti


La stessa regola vale anche quando i due aggettivi sono uniti da un<br />

trattino .<br />

aereo-navale, aereo-navali<br />

italo-francese, italo-francesi<br />

Aggettivi avverbiali<br />

Molti aggettivi qualificativi, in determinate espressioni, assumono il<br />

significato di avverbio. Alcuni (“svelto” e “serio”) mutano genere e<br />

numero, altri (“piano” e “forte”) rimangono invariati:<br />

cammina svelto - camminate svelti<br />

parla piano - parlate piano<br />

Aggettivi con due significati<br />

Esistono alcuni aggettivi che assumono significati differenti:<br />

Quel muratore si serve prevalentemente del braccio<br />

sinistro<br />

Fui avvisato della sinistra notizia<br />

Nella prima frase “sinistro” significa “contrario di destro”, mentre<br />

nella seconda ha il significato di “funestra, luttuosa”<br />

Altri esempi:<br />

Sono giunti allo zoo diversi (parecchhi) animali.<br />

Sono giunti allo zoo animali diversi (differenti)<br />

Rare (poche) persone hanno partecipato alla<br />

riunione


Persone rare (illustri) fanno parte del consiglio<br />

Per domani ci è stato assegnato un semplice<br />

(solo) riassunto<br />

Il professore oggi ha spiegato una poesia semplice<br />

(facile)<br />

Concordanza dell’aggettivo<br />

L’aggettivo concorda in genere e in numero con il sostantivo al quale<br />

si riferisce:<br />

cielo limpido - viaggi meravigliosi<br />

gita costosa - buone feste<br />

Se si riferisce a più nomi di cosa di genere diverso è preferibile usare<br />

l’aggettivo al maschile plurale o concordarlo col nome più vicino:<br />

Il mio libro, il mio quaderno e la mia penna sono<br />

nuovi<br />

I portici e le verande ampie caratterizzano i palazzi<br />

di oggi<br />

Se si riferisce, invece, a nomi di persona di genere diversi è regola<br />

usare l’aggettivo al maschile plurale:<br />

Quel vecchietto e quella vecchietta sono veramente<br />

simpatici<br />

I fanciulli e le fanciulle studiosi frequentano con<br />

assiduità la scuola.


Gradi dell’aggettivo<br />

Lingua viva<br />

Molte volte nei testi delle canzoni.(ma non solo in quelli) compaiono<br />

frasi del tipo: “azzurro più intenso”, “cielo più immenso” ecc. Questi<br />

tipi di frasi calpestano la <strong>grammatica</strong>, non potendosi mettere al<br />

comparativo aggettivi che, per loro natura, non sopportano confronti,<br />

come immenso, infinito, smisurato, sterminato, onnisciente,<br />

onnipresente ecc. Sono valori che trascendono ogni possibilità di<br />

misurazione e quindi di paragone. Esiste il pericolo che la capillare<br />

penetrazione del mezzo audiovisivo diffonda tra le masse, anche negli<br />

strati più sensibili alla corretta italianità, una codificazione dell’errore<br />

spacciandola per espressione ortodossa (l’ha detto la tv!). Nelle<br />

condizioni di immenso si trovano molti altri aggettivi, come enorme,<br />

gigantesco, colossale, sublime. Di essi, come degli altri già citati, non<br />

si può costruire il comparativo (più enorme) né il superlativo (il più<br />

enorme di tutti, enormissimo) poiché indicano già di per sé una<br />

qualità espressa al grado massimo. Quando un negoziante insiste: “Le<br />

consiglio questo impermeabile grigio, è più impermeabile di quello<br />

verde” rispetta forse la verità, ma non la <strong>grammatica</strong>. Se sono<br />

veramente impermeabili, l’acqua non deve passare in nessuno dei due.<br />

Pertanto se vorrà essere in regola con la <strong>grammatica</strong> (e con la verità)<br />

il negoziante dirà: “Questo grigio è meno impermeabile di quello


verde”, correndo però il rischio di poter far nascere il dubbio che<br />

l’acqua penetri in entrambi.<br />

Esistono dunque aggettivi che rifiutano ogni possibilità di gradazione,<br />

esprimendo una qualità che non permette alcun aumento o<br />

diminuzione.<br />

Mancano di gradi:<br />

- gli aggettivi che appartengono al linguaggio geometrico: triangolare,<br />

circolare, esagonale, cubico, quadrato, quadrangolare ecc.<br />

- gli aggettivi che indicano periodi di tempo: mensile, giornaliero,<br />

estivo, settimanale, trimestrale, settembrino.<br />

- gli aggettivi che indicano appartenenza ad una fede, ad una<br />

ideologia: buddista, ateo, monarchico, socialdemocratico.<br />

- gli aggettivi che indicano nazionalità o cittadinanza: greco, svedese,<br />

sardo.<br />

- gli aggettivi che indicano materia: ferreo, legneo, marmoreo,<br />

argenteo.<br />

- gli aggettivi: colossale, enorme, eterno, finale, immenso, mondiale,<br />

sterminato, gigantesco, ecc, che hanno già in sé la qualità superlativa.<br />

Il comparativo di maggioranza si forma premettendo all’aggettivo<br />

“più”: “Mario è più diligente di Luigi”. Il superlativo relativo<br />

premette “il più”: “Mario è il più diligente di tutti”. Il superlativo<br />

assoluto, vale a dire non limitato, non condizionato da confronti


diretti, si ottiene aggiungendo “issimo”: Mario è diligentissimo”.<br />

Grado comparativo<br />

Scrivo:<br />

Il missile è più veloce dell’aereo<br />

L’aereo è meno veloce del missile<br />

L’auto è tanto veloce quanto il treno.<br />

Nel primo caso si ha il comparativo di maggioranza:<br />

più... di...; più... che...<br />

Nel secondo il comparativo di minoranza:<br />

meno... di...; meno... che...<br />

Nel terzo il comparativo di uguaglianza:<br />

tanto... quanto... ; così... come...<br />

Le due persone, animali cose fra cui avviene il paragone sono<br />

rispettivamente chiamate “primo e secondo termine di paragone”.<br />

Scrivo: Deplorevole è la disattenzione, ma più (della disattenzione)<br />

l’indisciplina.<br />

Il ferro è più utile che prezioso<br />

Sono più infreddolito che affamato<br />

E’ nella natura umana perdonare più che condannare.<br />

Dagli esempi si deduce che:<br />

- uno dei due termini di paragone può essere sottinteso (prima fase);<br />

- il paragone può avere luogo tra due aggettivi: in tal senso il secondo<br />

aggettivo è sempre preceduto da “che” (seconda frase)


- “che” e non “di” si usa quando il paragone avviene tra due participi<br />

o due infiniti (terza e quarta frase).<br />

Grado superlativo<br />

Il superlativo assoluto si forma:<br />

- aggiungendo al tema del positivo le terminazioni - issimo per il<br />

maschile e - issima per il femminile:<br />

brav - o bravissimo bravissima<br />

- premettendo all’aggettivo positivo un avverbio (molto, assai, troppo<br />

ecc.)<br />

largo - molto largo<br />

pratico - assai pratico<br />

- premettendo all’aggettivo prefissi come “arci”, “extra”, “sopra”,<br />

“stra”, “onni” ecc.<br />

milionario - arcimilionario<br />

fine - extrafine - sopraffine<br />

carico - stracarico<br />

potente - onnipotente<br />

- unendo al positivo un altro aggettivo con funzione rafforzativa:<br />

pieno - pieno zeppo, ubriaco - ubriaco fradicio,<br />

stanco - stanco morto, vecchio - vecchio decrepito<br />

- ripetendo l’aggettivo:<br />

lento lento, vicino vicino


Superlativo relativo<br />

Qui il superlativo esprime sempre una qualità di grado massimo (o<br />

minimo), ma posta in relazione ad un determinato gruppo di persone:<br />

Antonio è “il più alto “di tutti<br />

Da questi esempi:<br />

più energico - il più energico<br />

meno comprensiva - la meno comprensiva<br />

si deduce che il superlativo relativo si forma premettendo l’articolo<br />

determinativo al comparativo di maggioranza o minoranza.<br />

Comparativi e superlativi irregolari<br />

Alcuni aggettivi hanno doppio comparativo e doppio superlativo<br />

Positivo comparativo superlativo assoluto superlativo<br />

relativo<br />

buono più buono buonissimo il migliore<br />

migliore ottimo il più buono<br />

cattivo più cattivo cattivissimo il peggiore<br />

peggiore pessimo il più cattivo<br />

grande più grande grandissimo il maggiore<br />

maggiore massimo il più grande<br />

piccolo più piccolo piccolissimo il minore<br />

minore minimo il più piccolo<br />

alto più alto altissimo


superiore sommo o<br />

supremo<br />

basso più basso bassissimo <br />

inferiore<br />

infimo<br />

interno più interno intimo<br />

interiore<br />

esterno più esterno estremo<br />

esteriore<br />

vicino più vicino vicinissimo<br />

viciniore (raro)<br />

prossimo<br />

molto più moltissimo<br />

plurimo<br />

Taluni aggettivi vogliono il superlativo in “errimo” e in “entissimo”:<br />

acre<br />

aspro<br />

celebre<br />

integro<br />

misero<br />

salubre<br />

acerrimo<br />

asperrimo<br />

celeberrimo<br />

integerrimo<br />

miserrimo<br />

saluberrimo<br />

maledico maledicentissimo<br />

benefico<br />

malefico<br />

beneficentissimo<br />

maleficentissimo


munifico<br />

magnifico<br />

benevolo<br />

malevolo<br />

munificentissimo<br />

magnificentissimo<br />

benevolentissimo<br />

malevolentissimo<br />

Tranne “acerrimo”, “integerrimo”, “celeberrimo” e<br />

“munificentissimo” tutti gli altri superlativi in “errimo” e in<br />

“entissimo” si usano raramente.<br />

Al loro posto è prevalsa la forma dei superlativi avverbiali:<br />

molto aspro - molto celebre - assai misero<br />

veramente salubre - molto benefico - veramente<br />

magnifico<br />

assai benevolo - assai malevolo<br />

Però si può trovare:<br />

asprissimo - uva asprissima<br />

miserissimo - condizione miserissima<br />

Tra i comparativi e i superlativi irregolari troviamo anche:<br />

ulteriore (comparativo)<br />

ultimo (superlativo assoluto)<br />

Chi scrive:<br />

Mario è il ragazzo il più diligente di tutti<br />

cade in un francesismo deplorato dalle grammatiche. Tuttavia nello<br />

“Zibaldone” di Leopardi si legge:


La donna la più bella<br />

e similmente il Manzoni:<br />

L’uomo il più felice di questo mondo<br />

Con gli aggettivi uscenti in due vocali (estraneo, idoneo) è<br />

consigliabile ricorrere ad un avverbio:<br />

assai estraneo (invece di estraneissimo)<br />

molto idoneo (invece di idoneissimo)<br />

L’aggettivo ampio ha due forme di superlativi:<br />

ampissimo, amplissimo<br />

Lingua viva<br />

Stando allo schema degli aggettivi che hanno doppio comparativo e<br />

doppio superlativo (buono - più buono - migliore, buonissimo -<br />

ottimo) è errato dire “viveva in condizioni della più infima miseria”,<br />

“era il suo più intimo amico”, “si rivolse alla farmacia più prossima”.<br />

Trattandosi di superlativi non è lecito superlativizzarli. Equivarrebbe<br />

a dire: il più buonissimo. Ma fino a quando? Nella lingua moderna<br />

non è difficile trovare parole che, pur avendo già in sé l’idea del<br />

superlativo, aggiungono il suffisso “issimo” alla loro radice: esse<br />

tendono a perdere col tempo il valore di superlativo. Una volta si<br />

inorridiva al solo pensiero che qualcuno osasse fare il superlativo di<br />

un sostantivo. Adesso abbiamo: il campionissimo, la finalissima,<br />

l’ultimissima edizione del giornale, la partitissima, la canzonissima, e


persino la poltronissima e un’auto chiamata “kilometrissima”. Non ci<br />

si deve quindi scandalizzare quando si trova scritto primissimo,<br />

intimissimo e il più intimo, il più prossimo: espressioni ormai entrate<br />

nell’uso comune e non bastano gli anatemi dei puristi a scacciarle.<br />

La norma vieta anche di costruire il comparativo del comparativo. E’<br />

errato dire “Prima cala l’inflazione e più migliorerà l’esportazione”.<br />

Sono stati commessi due errori. Primo: la costruzione regolare vuole:<br />

Quanto prima... tanto più...<br />

Secondo: più migliorerà equivale a “diventerà più migliore” e dire<br />

“più migliore” non è lecito. Basta dire:<br />

Quanto prima calerà l’inflazione, tanto migliore sarà<br />

l’esportazione.<br />

Un altro avverbio molto usato (al posto di “molto” e “assai”) è<br />

“estremamente:<br />

Il romanzo è estremamente affascinante<br />

Mio figlio è estremamente preparato in matematica<br />

E così “ulteriore” ha preso il posto di “nuovo”, “altro”, “successivo”<br />

Si avrà un ulteriore abbassamento della temperatura<br />

Ulteriori particolari saranno dati col telegiornale della<br />

notte<br />

L’uso di “cioè” è quasi del tutto scomparso; gli umoristi ne hanno<br />

fatto un simbolo di balbuzie mentale e di idee insistenti. In compenso


esiste il participio passato di esigere, con funzioni di aggettivo:<br />

“esatto”. Il fatto dipende forse dalla fortuna dei programmi a base di<br />

“quiz”: “La risposta è esatta”. L’approvazione può esprimersi con<br />

“esatto”:<br />

“Sei andato a sciare?”<br />

“Esatto”<br />

Coloro che usano il “si” spesso lo sbagliano, scrivendolo senza<br />

accento. Nelle campagne elettorali di referendum fanno bella mostra<br />

di sé, cartelloni con: “VOTA NO - VOTA SI”.<br />

Altri aggettivi molto usati sono: grosso, valido, stimolante,<br />

carismatico, rozzo.<br />

Aggettivi determinativi<br />

Aggettivo possessivo<br />

Maschile<br />

singolare plurale<br />

Femminile<br />

singolare plurale<br />

mio miei mia mie<br />

tuo tuoi tua tue<br />

suo suoi sua sue<br />

nostro nostri nostra nostre<br />

vostro vostri vostra vostre<br />

loro loro loro loro<br />

proprio propri propria proprie


altrui altrui altrui altrui<br />

I nomi di parentela usti al singolare e preceduti da un aggettivo<br />

possessivo (escluso “loro”), rifiutano l’articolo (v. pag... ):<br />

mio padre, tua sorella, sua cugina, vostro genero<br />

Al contrario: la madre tua, il figlio suo, in quanto il possessivo segue<br />

il nome.<br />

I nomi di parentela usati al plurale e preceduti da un aggettivo<br />

possessivo (compreso “loro”) vogliono l’articolo: i miei fratelli, i<br />

nostri cugini ecc.<br />

Aggettivo dimostrativo<br />

Maschile<br />

Femminile<br />

singolare plurale singolare plurale<br />

questo questi questa queste<br />

codesto (cotesto) codesti (cotesti)<br />

codesta (cotesta) codeste<br />

(coteste)<br />

quello quelli quella quelle<br />

stesso stessi stessa stesse<br />

medesimo medesimi medesima medesime<br />

tale tali tale tali


altro altri altra altre<br />

“Questo” indica la vicinanza rispetto a chi parla.<br />

“Codesto” indica la vicinanza rispetto a chi ascolta (ma non tutti<br />

condividono questa rappresentazione).<br />

“Quello” indica la lontananza da chi parla e da chi ascolta.<br />

“Questa” si abbrevia in “sta” nelle parole “stamattina”, “stasera”,<br />

“stanotte”.<br />

“Codesto” si usa per rivolgere istanza a enti, istituti, uffici ecc.<br />

Il sottoscritto chiede a codesta Direzione...<br />

“Stesso” e “medesimo” si usano per indicare identità:<br />

E’ sempre lo stesso (medesimo) mendicante che bussa<br />

“Stesso”, posto dopo un nome ha il significato di: in persona, proprio<br />

lui; viene usato quindi per richiamare l’attenzione sul nome cui si<br />

riferisce:<br />

Il preside stesso ha consegnato la pagella agli alunni<br />

“Tale” è usato nel significato di: come quello, di quella specie:<br />

Tale spettacolo è di una bellezza incomparabile<br />

“Altro” è usato nel significato di: “diverso”<br />

Mi è stato detto di compilare un altro modulo<br />

Aggettivo numerale<br />

Numeri cardinali<br />

Numeri ordinari<br />

1 uno I primo


2 due II secondo<br />

3 tre III terzo<br />

4 quattro IV quarto<br />

5 cinque V quinto<br />

6 sei VI sesto<br />

7 sette VII settimo<br />

8 otto VIII ottavo<br />

9 nove IX nono<br />

10 dieci X decimo<br />

11 undici XI undicesimo<br />

12 dodici XII dodicesimo<br />

13 tredici XIII tredicesimo<br />

14 quattordici XIV quattordicesimo<br />

15 quindici XV quindicesimo<br />

20 venti XX ventesimo<br />

30 trenta XXX trentesimo<br />

40 quaranta XL quarantesimo<br />

quadragesimo<br />

50 cinquanta L cinquantesimo<br />

quinquagesimo<br />

100 cento C centesimo<br />

500 cinquecento D cinquecentesimo


1000 mille M millesimo<br />

2000 duemila MM duemillesimo<br />

Scrivo:<br />

Uno scienziato - mille abitanti<br />

una scienziata - diecimila abitanti<br />

trentun banchi - cinquantun aule<br />

venti e uno zaino - ottanta e uno scolaro<br />

un milione di dollari - sei milioni di dollari<br />

un miliardo d lire - sei miliardi di lire<br />

“Uno” (“una”) e “mille” (“mila”) sono declinabili (sono gli unici<br />

numerali cardinali che si declinano). I composti di “uno” quando<br />

precedono il sostantivo, possono usarsi nella forma tronca al maschile<br />

e al femminile. Con “venti e uno”, “ottanta e uno” ecc. il sostantivo<br />

richiede il singolare, tuttavia si trova scritto anche: ottantuno zaini.<br />

“Milione” e “miliardo” sono usati come sostantivi e formano il plurale<br />

regolarmente.<br />

Lingua viva<br />

Il sistema di numerazione in uso presso di noi procede sempre di<br />

mille in mille, per cui un milione è uguale a mille migliaia, un bilione<br />

o miliardo a mille milioni, un trilione a mille bilioni o miliardi ecc.<br />

Presso i tedeschi, gli inglesi ed altri popoli nordici, invece, dal<br />

milione in poi si procede di milione in milione. In quei paesi, quindi,<br />

il bilione è un milione di milioni (quello che noi chiamiamo trilione),


mentre il trilione è quello che noi chiamiamo quintilione ( un milione<br />

di miliardi).<br />

Negli Stati Uniti un bilione è uguale ad un miliardo, come in Italia.<br />

Numeri ordinali<br />

Il primo uomo nello spazio fu Yuri Gagarin<br />

Il colore della terza automobile mi piace molto<br />

Il primo gennaio (ma il sedici settembre)<br />

Il secolo XX (o ventesimo) - Papa Paolo VI (o sesto)<br />

La regina Elisabetta II (o seconda)<br />

I numerali ordinali sono declinabili.<br />

Con l’ordinale viene indicato il primo giorno del mese.<br />

Gli ordinali sono usati per indicare i secoli e per distinguere papi,<br />

sovrani, principi. In tali casi si preferiscono le cifre romane.<br />

I segni fondamentali della numerazione romana sono:<br />

I (1) V (5) X (10) L (50) C (100) D (500) M (1000)<br />

L’accostamento di tali segni determina gli altri numeri:<br />

IX (9) XC (90) LV (55) MD (1500)<br />

I numeri a sinistra del numero maggiore devono intendersi sottratti,<br />

quelli a destra aggiunti.<br />

Numeri distributivi<br />

Scrivo:<br />

Le scimmiette entrarono in gabbia tre alla volta<br />

Ogni sette giorni vado in campagna


“Tre alla volta”, “ogni sette” sono aggettivi numerali moltiplicativi<br />

(determinano quante volte viene moltiplicata una certa quantità).<br />

Eccone altri:<br />

Triplo - quadruplo - decuplo - centuplo - multiplo<br />

duplice - quadruplice ecc.<br />

Numeri frazionari<br />

“Un terzo”, “tre quinti”, “un millesimo” sono aggettivi numerali<br />

frazionari.<br />

Eccone altri:<br />

due terzi - quattro sesti - nove decimi ecc.<br />

Numerali collettivi<br />

Scrivo:<br />

Mi sono ferito ad ambo le mani<br />

Ambedue sono state punite<br />

Entrambi sono stati premiati<br />

“Ambo”, “ambedue”, “entrambi” sono aggettivi numerali collettivi e<br />

indicano l’insieme di un determinato numero di cose o esseri.<br />

“Ambo” ed “ambedue” sono indeclinabili; “entrambi” al femminile fa<br />

“entrambe”.<br />

Scrivo:<br />

Mio fratello ha superato il biennio di ingegneria<br />

In poesia la quartina è l’insieme di quattro versi.


“Biennio” e “quartina” sono aggettivi collettivi con valore di<br />

sostantivi, così come:<br />

trio, terno, quartetto, decina, quindicina,<br />

centinaio, migliaio.<br />

“Decina”, “quindicina”, “ventina” ecc. indicano un insieme di cose o<br />

esseri in modo approssimativo.<br />

Aggettivo indefinito<br />

“Molti” indica una quantità in modo indeterminato:<br />

...molti forestieri corsero ad ammirarlo.<br />

E’ aggettivo indefinito.<br />

Questi aggettivi possono dividersi in quattro gruppi:<br />

1) ogni, qualche, qualsiasi, qualsivoglia, qualunque, appartengono al<br />

primo gruppo e sono usati solo al singolare maschile e femminile;<br />

2) certo, altro, poco, molto, parecchio, tanto, troppo, tutto, alquanto,<br />

altrettanto sono usati in entrambi i generi e i numeri;<br />

3) ciascuno, nessuno sono usati solo al singolare e variano nel genere;<br />

4) alcuno, taluno, sono usati quasi sempre al plurale e variano nel<br />

genere.<br />

Esempi: Ogni sera vado a letto tardi - Nessun alunno era presente in<br />

classe.<br />

Alcuni animali trascorrono l’inverno in letargo.<br />

Aggettivo interrogativo<br />

Scrivo:<br />

Che libri leggi nelle ore libere?


In quali pianure italiane si coltiva il riso?<br />

Quanta benzina consuma la “Fiat Uno” ogni cento<br />

chilometri?<br />

Desidero sapere che libri leggi nelle ore libere<br />

Dimmi in quali pianure italiane si coltiva il riso<br />

Sono curioso di sapere quanta benzina consuma la “Fiat<br />

Uno”<br />

ogni cento chilometri.<br />

Che... ? è invariabile in genere e in numero<br />

quale... ? è invariabile soltanto nel genere<br />

quanto... ? è invariabile in genere e in numero<br />

Aggettivo esclamativo<br />

Gli aggettivi “che”, “quale”, “quanto” sono usati anche nelle frasi<br />

esclamative:<br />

Che bel film abbiamo visto!<br />

Quanta nebbia nel tratto Milano - Torino!<br />

Aggettivo sostantivato<br />

Quando l’aggettivo non è unito al nome ed è preceduto da un articolo<br />

assume la funzione di sostantivo:<br />

Il saggio va ascoltato e rispettato<br />

Non dargli retta: è un ambizioso e un falso<br />

A quanto pare i vostri intendono agire da soli


Il suffisso di un aggettivo spesso aiuta a capirne il significato:<br />

- ibile, - abile, indicano possibilità, potenzialità<br />

leggibile, vendibile, transitabile<br />

- oso, abbondanza disponibilità d’una cosa:<br />

famoso, spiritoso, glorioso, misericordioso<br />

- ano, - ino, - ese, appartenenza<br />

toscano, musulmano, argentino, trentino, inglese<br />

- ando, - endo, necessità, azione che deve o sta per compiersi:<br />

esaminando, corrigendo, venerando<br />

- esco, appartenenza<br />

trecentesco, libresco, militaresco<br />

- ardo, apprezzamento negativo<br />

codardo, infingardo, testardo, bugiardo, patriottardo, bastardo,<br />

beffardo.<br />

Il prefisso (particella che si premette alla parola):<br />

In, dis, s, indicano negazione:<br />

felice - infelice, certo - incerto, attento - disattento, ordinato -<br />

disordinato, fortunato - sfortunato, conosciuto - sconosciuto;<br />

anti ha valore avversativo, di opposizione:<br />

antidemocratico, antinevralgico, antisportivo, antifascista;<br />

a (corrispondente all’alfa privativo dei greci) denota privazione,<br />

mancanza estraneità:


apolitico, apatico, agnostico.<br />

Nota che per indicare un avversario del comunismo si dice<br />

anticomunista, invece con acomunista si indica chi non è comunista,<br />

ma non è nemmeno contrario al comunismo. Gli è semplicemente<br />

indifferente.<br />

Altri prefissi:<br />

arci: arcinoto, arcimiliardario<br />

auto: autobiografico, autocritico<br />

contro: controproducente, contraddittorio, controverso<br />

extra: extravergine, extraterritoriale, extraparlamentare<br />

foto: fotoelettrico, fotosensibile<br />

inter: internazionale, interurbano, intercomunicante<br />

para: parastatale, paramedico, paramilitare<br />

pre: prenatale, preordinato, prepotente<br />

radio: radioattivo, radioterapeutico, radiofonico<br />

sopra: soprannaturale, sovrabbondante<br />

sotto: sottomultiplo, sottosviluppato, sottoposto<br />

stra: straricco, straordinario, stragrande<br />

sub: subalterno, subacqueo, suburbano<br />

super: supersonico, superalcolico, superfluido<br />

tele: televisivo, telericevente, telesettivo<br />

ultra: ultravioletto, ultramoderno, ultrasensibile


Lingua viva<br />

L’aggettivo, come l’articolo, è sempre accompagnato da un<br />

sostantivo. Però l’articolo lo precede sempre; l’aggettivo invece può<br />

precederlo oppure seguirlo. Con qualche sfumatura nel significato.<br />

Premesso al sostantivo, l’aggettivo perde rilevo:<br />

E’ caduta la bianca neve<br />

Ma se per uno strano fenomeno meteorologico cadesse neve colorata<br />

di rosso, diremmo:<br />

E’ caduta neve rossa<br />

Mettendo in risalto, con l’aggettivo in posizione finale, la<br />

eccezionalità dell’evento, che invece passerebbe in secondo piano<br />

qualora dicessimo:<br />

E’ caduta la neve rossa<br />

In altri casi non si tratta più di sfumature, ma di un totale mutamento<br />

di senso, come nelle copie che seguono:<br />

“un certo giorno” è diverso da “un giorno certo”<br />

Con il “povero nonno” alludiamo al nonno scomparso, mentre il<br />

“nonno povero” è il vivo e vegeto, ma da lui non ci aspettiamo alcuna<br />

eredità.<br />

Chi si ciba di “puro latte” non è detto che si cibi di “latte puro”.


I “libero docente” non va confuso col “docente libero”, il<br />

“gentiluomo” con l’uomo gentile, e la “buona società” non sempre è<br />

una “società buona”.<br />

L’aggettivo “mezzo”<br />

“Mezzo” è un aggettivo che si concorda col sostantivo quando lo<br />

precede:<br />

E’ stato un mezzo disastro<br />

Ho bevuto mezza bottiglia<br />

Non amo i mezzi termini<br />

ma quando lo segue, prende forma avverbiale, invariabile:<br />

Ho dormito due ore e mezzo<br />

Ho mangiato una mela e mezzo<br />

E’ avverbio anche quando si accompagna ad un aggettivo o participio<br />

per attenuarne il significato:<br />

Erano mezzo ubriachi<br />

Maria era mezzo vestita<br />

Mezzi ubriachi... mezza vestita sono forme popolari.<br />

Parte sesta<br />

Il pronome<br />

Il pronome è quella parte del discorso che sostituisce il nome (dal<br />

latino “pro” al posto di, in luogo di “nomen” nome).<br />

I pronomi si distinguono in:


pronomi personali<br />

io - tu - egli - ella - esso - essa - noi - voi - essi - esse hanno, nel<br />

discorso, funzione di soggetto.<br />

Me - te - lui - lei - noi - voi - loro - sé hanno funzione di complemento<br />

Mi - ti - ci - vi- lo - la - li - le - gli - si - ne costituiscono le particelle<br />

pronominali e hanno, nel discorso, funzione di complemento.<br />

Dei pronomi personali, “tu” è il più vilipeso dal corrente linguaggio<br />

cinematografico, televisivo e salottiero, molti addirittura lo<br />

considerano dialettale, e pensano di ingentilire il loro modo di<br />

esprimersi esclamando:<br />

l’hai detto te; te non devi pensare a queste cose<br />

io e te ci ameremo sempre<br />

“Te” non è soggetto, e la sua sostituzione strisciante al “tu” nella<br />

funzione di soggetto suona ancora come errore.<br />

Invece è accettata, sempre nella funzione di soggetto, la sostituzione<br />

di “lui” ad “egli”:<br />

Ho visto tuo padre, egli mi ha detto (ma anche: lui mi ha<br />

detto)<br />

“Egli” e “lui” si usano riferiti a persone; “esso” si riferisce agli<br />

animali e alle cose:<br />

Non scherzare col cane, esso può morderti<br />

Ingenti furono i danni dell’incendio: esso fu domato solo<br />

dopo


tre ore.<br />

“Essa” invece può essere riferita anche a persona:<br />

Sono venuto senza moglie: essa è a letto ammalata<br />

“A lui” si può sostituire con “gli”:<br />

Non ho telefonato a Luigi, però gli ho scritto una lettera<br />

E’ errore grave scrivere:<br />

Non ho telefonato a Luigi, però “ci” ho scritto una lettera<br />

“Ci” non sta mai per “gli”. “Ci” pronome è complemento oggetto di<br />

“noi”:<br />

Tu ci punisci<br />

oppure funge da complemento di termine, al plurale:<br />

Tu ci (a noi) hai dato una delusione<br />

“Ci” davanti a “i” si apostrofa:<br />

Egli c’invito a cena<br />

Qualcuno lo apostrofa anche davanti ad altra vocale:<br />

C’era una volta ( la <strong>grammatica</strong> lo consente)<br />

I puristi preferiscono però:<br />

Ci eravamo tanto amati<br />

Invece è errore grave apostrofare:<br />

perché c’hai lasciati?, gli amici c’hanno rovinato.<br />

“Gli” si usa da solo oppure composto con “lo”, “la”, “le”, “ne”, “li”:<br />

glielo dissi, gliela consegnai, gliene parlerò


glieli invierò per posta<br />

Tali pronomi accoppiati possono agganciarsi ad una voce verbale<br />

(imperativo, infinito, gerundio) formando con essa una sola parola:<br />

diteglielo che no accetto raccomandazioni<br />

voleva fargliela di nascosto, ma non c’è riuscito.<br />

Adesso “gli” si usa anche per “loro”, “a loro”<br />

Entrati gli amici, gli offrì da bere<br />

ma è ancora sentito come errore grave il “gli” nel senso di “a lei”:<br />

Quando la zia mi telefonò gli dissi... (le dissi)<br />

Mario, incontrata la fidanzata, gli diede un bacio (le<br />

diede)<br />

Quadro completo dei pronomi personali<br />

singolare: io - me - mi<br />

Prima persona<br />

plurale: noi - ce - ci<br />

singolare: tu - te - ti<br />

Seconda persona<br />

plurale: voi - ve - vi<br />

singolare: egli, ella, essa, esso, lui, lei<br />

Terza persona<br />

gli, lo, le, la, sé, si, ne<br />

plurale essi, esse, loro, li, le, sé, si, ne<br />

Pronome “ne”


Scrivo:<br />

E’ svogliata, ma ne apprezzo la cordialità (di lei)<br />

Sono distratti, ma ne (di loro) apprezzo la bontà<br />

E’ influente e ne (da lui) spero validi aiuti<br />

Sono saggi e ne avrò utili consigli (da loro)<br />

Il pronome “ne” funge da complemento diverso dal complemento<br />

oggetto e di termine: di lui, da loro ecc.<br />

Attenzione: con le voci dell’imperativo “da’”, “di’”, “fa’”, “sta’”,<br />

“va’”, ecc. le particelle pronominali mi, me, ti, te, ci, ce, lo, la, li, le,<br />

ne raddoppiano la consonante:<br />

Dacci oggi il nostro pane quotidiano<br />

Fallo per me, stanne lontano<br />

Dinne quello che vuoi, ma mi piace<br />

Pronomi me, te, se, ce, ve<br />

Le particelle pronominali “mi, ti, ci, si, vi” quando si accompagnano<br />

ai pronomi “lo, la, li, le, ne” si mutano in “me, te, se, ve, ce”.<br />

Ecco il quadro completo<br />

me lo me la me li me le me ne<br />

te lo te la te li te le te ne<br />

se lo se la se li se le se ne<br />

ce lo ce la ce li ce le ce ne<br />

ve lo ve la ve li ve le ve ne


Attenzione: I pronomi “ me lo”, “te lo”, “se lo” ecc. possono<br />

agganciarsi ad una voce verbale (imperativo, infinito, gerundio)<br />

formando con essa un’unica parola:<br />

E’ mio interesse parlartene oggi stesso<br />

Conducetemela qui al più presto.<br />

Lingua viva<br />

L’uso capriccioso della lingua, che oggi consacra come regola quello<br />

che fino a ieri era considerato un errore, non è esente da stranezze.<br />

Talvolta mette il pronome là dove non sarebbe necessario; talaltra<br />

sopprime l’aggettivo interrogativo, ritenendo sufficiente il tono.<br />

Il popolaresco “a me mi piace” ad esempio, è adoperato da molti<br />

scrittori, che non intendono rinunciare alla carica affettiva e polemica<br />

racchiusa nella ripetizione. Alcuni distinguono addirittura tre gradi di<br />

intensità:<br />

mi piace Teresa, a me piace Teresa, a me mi piace Teresa. E per<br />

scoraggiare i possibili rivali, ne aggiunge un quarto: Teresa piace a<br />

me.<br />

Si cade in una ripetizione anche quando si urla:<br />

La camicia la voglio stirata<br />

frase più energica di:<br />

Voglio stirata la camicia


Tuttavia si consiglia di usare parcamente queste ripetizioni, che se<br />

troppo frequenti diventano fastidiose ed ambigue. Se leggiamo:<br />

Il figlio il padre lo prese a schiaffi<br />

non si capisce bene chi dia e chi prenda lo schiaffo. Scriveremo<br />

perciò:<br />

Il padre prese a schiaffi il figlio<br />

oppure:<br />

Il figlio prese a schiaffi il padre<br />

Anche il “ne” è usato più del necessario. La frase essenziale:<br />

Che dici di questo romanzo?<br />

diventa:<br />

Che ne dici di questo romanzo?<br />

Dove il ne è pleonastico (sovrabbondante) ma considerato più<br />

indispensabile del necessario.<br />

Al contrario si sottrae all’interrogativo “che cosa” l’aggettivo “che”.<br />

La frase:<br />

Che cosa hai fatto?<br />

diventa<br />

Cosa hai fatto.<br />

Pronomi e verbi servili<br />

Con i verbi servili (potere, dovere, volere) il pronome si può<br />

accoppiare indifferentemente al servile o all’infinito:<br />

io non devo amarlo - io non lo devo amare


tu non puoi lasciarla - tu non la puoi lasciare<br />

Se c’è il verbo fare, il pronome si congiunge a questo verbo e non<br />

all’infinito:<br />

gli faccio vedere io (non: faccio vedergli)<br />

le feci parlare (non: feci parlarle)<br />

Attenzione: nelle esclamazioni il pronome personale prende la forma<br />

del complemento, non del soggetto:<br />

te beato! - povero me! (non: tu beato! povero io!)<br />

Lo stesso accade quando il pronome personale è predicato dei verbi<br />

essere, sembrare, parere:<br />

io non sono te (non: io non sono tu)<br />

tu non sei me (non: tu non sei io)<br />

Eccezione:<br />

io non sono io<br />

Nota la frase: Morto io (oppure morto me) gli altri si arrangeranno<br />

Le due forme sono indifferenti, purché il pronome sia soggetto.<br />

Se invece è complemento oggetto, vuole la forma del complemento:<br />

Interrogato me, l’insegnante spiegò la lezione<br />

Pronome relativo<br />

Il pronome relativo “che”, “il quale” ecc. istituisce una relazione, un<br />

collegamento tra due proposizioni, facendo, nella seconda, le veci di<br />

un nome contenuto nella prima:<br />

La città, che abbiamo visitata, è molto bella


“che” è invariabile (equivale a “il quale, i quali, le quali, la quale) e<br />

funge da soggetto e da complemento oggetto. “Che” preceduto<br />

dall’articolo determinativo o dalla proposizione articolata, significa<br />

“ciò”, “la qual cosa”:<br />

Quel ragazzo si impegna molto a scuola, il che<br />

dimostra la<br />

sua buona volontà<br />

Sei venuto a trovarmi dopo l’incidente, del che (della<br />

qual<br />

cosa) ti ringrazio<br />

Altri pronomi relativi:<br />

“Cui” - invariabile e di solito preceduto da una preposizione:<br />

Ho visto finalmente quel film di cui tutti parlano<br />

Quando “cui” è preceduto dall’articolo o dalla preposizione articolata<br />

equivale a “di cui”<br />

Nell’isola di Pasqua ci sono statue enormi la cui origine<br />

(l’origine<br />

delle quali) è incerta<br />

Al posto di “a cui” si può scrivere semplicemente “cui”<br />

Perché vuoi sapere chi era la persona cui (a cui) ho telefonato<br />

oggi?


“Chi” - si usa soltanto al singolare e riferito a persona. Corrisponde a<br />

“colui che”, “colei che”:<br />

Chi (colui) che non vuol venire torni a casa<br />

dove (ove) e “donde” - corrispondono rispettivamente a “nel quale”,<br />

“nella quale” ecc.:<br />

Questa è la piazza dove (nella quale) ti ho conosciuto<br />

e a “del quale”, “dalla quale” ecc.<br />

Il luogo donde (dal quale) venne rimase sconosciuto<br />

“quanto” - che nel discorso assume anche altre funzioni, è pronome<br />

relativo quando significa “quello che”, “quelli che”:<br />

Ho ascoltato quanto (quello che) hai detto<br />

“chiunque” - è pronome relativo quando significa: qualunque persona<br />

che:<br />

Chiunque bussi, non rispondere<br />

“checché” (poco usato) - ha i significati: qualunque cosa che,<br />

qualunque sia la cosa che:<br />

Checché tu faccia, non mi importa nulla<br />

Attenzione: nella frase “Sono malato, per cui resto a letto”<br />

cui non fa le veci di alcun nome, è un pronome abusivo che non<br />

sostituisce nulla, perciò si dovrà cambiare la frase in:<br />

Sono malato, ragione per cui resto a letto<br />

Attenzione: “che” può essere anche


- pronome relativo: il pane che hai mangiato<br />

- pronome interrogativo: che fai ?<br />

- aggettivo interrogativo: che ora è ?<br />

- aggettivo esclamativo: che uomo! Che bella giornata!<br />

- congiunzione comparativa: è più intelligente che studioso<br />

- congiunzione imperativa: che nessuno si muova<br />

- congiunzione finale: guardava che non fuggissero<br />

- congiunzione causale: godo che tu sia guarito<br />

- congiunzione consecutiva: era così forte che vinse<br />

- congiunzione dichiarativa: penso che pioverà<br />

“che” pronome è preceduto raramente da preposizioni, tuttavia si<br />

notino le frasi:<br />

“non ha di che vivere”; “grazie, non c’è di che”<br />

Le grammatiche consigliano di evitare, come inutile francesismo, la<br />

frase:<br />

E’ per questo che ti voglio bene<br />

e l’altro stilema:<br />

Non è che io sia esperto di queste faccende<br />

sostituendole con:<br />

Per questo ti voglio bene<br />

Non sono esperto di queste cose<br />

La costruzione “è...che...” è accettabile solo in funzione personale:


E’ lui che ti ha salvato.<br />

Si consiglia, inoltre, di usare il meno possibile “il quale, la quale, i<br />

quali, le quali”. Siccome appesantiscono il discorso è meglio<br />

sostituirli con il “che”. A volte però accade che siano indispensabili<br />

per motivi di chiarezza:<br />

Ecco le pesche del podere che non abbiamo venduto.<br />

E’ poco chiaro se sono invendute le pesche o il podere. Se sono le<br />

pesche a non essere state vendute, cacceremo ogni ambiguità<br />

scrivendo:<br />

Ecco le pesche del podere, le quali non abbiamo venduto<br />

Pronomi possessivi<br />

Dai sei pronomi possessivi derivano sei aggettivi e pronomi<br />

possessivi:<br />

mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro.<br />

A questi va aggiunto un settimo aggettivo, “proprio”, necessario in<br />

qualche caso per evitare confusione, e “altrui” che è un po’ meno<br />

usato.<br />

Se dico:<br />

Carlo presta a Mario la sua auto<br />

si capisce che l’auto è di Carlo. Ma se dico:<br />

Carlo saluta Mario e sale sulla sua auto<br />

nasce il dubbio: l’auto è di Carlo o di Mario. Per far capire che l’auto<br />

è di Carlo, dirò:


Carlo saluta Mario e sale sulla propria auto<br />

Tranne “loro” e “altrui” (indeclinabili) gli altri pronomi possessivi<br />

variano nel genere e nel numero e richiedono sempre l’articolo<br />

determinativo:<br />

I miei libri ed i suoi<br />

I tuoi quaderni e i loro<br />

Il tuo quaderno ed il loro<br />

Pronome dimostrativo<br />

Questo, quello (e anche “stesso”, “medesimo”, “codesto”, “tale” sono<br />

simili alle forme corrispondenti degli aggettivi dimostrativi:<br />

I suoi gusti sono sempre gli stessi<br />

“Codesti”, “costoro” (e anche colui, colei, coloro, costui) non hanno<br />

riscontro con gli aggettivi, sono riferiti a persona e usati con un certo<br />

senso di spregio:<br />

Chi è costui?<br />

“Ciò” è invariabile e sta per: questo, questa cosa, quello, quella cosa.<br />

“Questo” e “quello” quando fungono da soggetto e sono riferiti a<br />

persona singolare maschile nominata precedentemente possono<br />

trovarsi sostituiti da:<br />

“questi” (per la persona più vicina) “quegli” (per la persona più<br />

lontana):<br />

Cavour e Mazzini furono due grandi artefici del<br />

Risorgimento


<strong>italiano</strong>: questi era repubblicano, quegli monarchico.<br />

Anche “lo”, “la”, “le”, “li”, “ne”, “ci”, possono essere pronomi<br />

dimostrativi:<br />

Come sta tua cugina? Non la vedo da molto tempo.<br />

Molti i concorrenti iscritti al torneo, ma al momento<br />

dell’inizio delle gare, se ne sono presentati solo dieci.<br />

Posseggo molti libri, ma ne ho letti ben pochi.<br />

Appena giungemmo tutti ci (pron. Personale)<br />

salutarono.<br />

Mi hai offeso, ma ti prego di non pensarci (pron.<br />

Dimostrativo) più.<br />

Pronome indefinito<br />

“Chiunque” è pronome relativo indefinito, che introduce una<br />

preposizione subordinata, col verbo al congiuntivo. Si eviti pertanto<br />

di dire:<br />

Parlava con chiunque<br />

e si preferisca:<br />

Parlava con chiunque incontrasse<br />

oppure:<br />

Parlava con tutti, con chicchessia<br />

Lo stesso discorso vale per “dovunque”:<br />

Dovunque tu vada, ti seguirò


Si eviti di usarlo al posto di “dappertutto”:<br />

Questa medicina si trova dappertutto (non: dovunque)<br />

Analogamente reggono il congiuntivo “comunque” e “qualunque”:<br />

Qualunque cosa tu faccia, sbagli<br />

Comunque sia, non ci credo<br />

Si eviti la frase sospesa:<br />

Gli scriverò comunque<br />

e si preferisca:<br />

Gli scriverò in ogni caso (in ogni modo)<br />

Posposto ad un sostantivo l’aggettivo qualunque acquista un<br />

significato spregiativo:<br />

Un medico qualunque<br />

Qualunque non tollera di essere seguito da “che”:<br />

Qualunque cosa che Mario dica, non gli credo<br />

ha un “che” di troppo.<br />

“Niente”, “nulla”, “nessuno” vogliono il “non”, se seguono il verbo:<br />

Non feci niente di male<br />

Non mi disse nulla<br />

Non entrò nessuno<br />

Se lo precedono, rifiutano il “non”:<br />

Niente di male feci, nulla mi disse, nessuno entrò<br />

I pronomi indefiniti sono:


alcuno - alquanto - altrettanto - altro - certo - ciascuno<br />

molto - nessuno - parecchio - poco - quanto - taluno -<br />

tanto<br />

troppo - tutto - uno - tale - ognuno - qualcuno -<br />

chiunque<br />

chicchessia - qualcosa - niente - nulla - chi<br />

“Uno” varia solo nel genere (uno - una), ma assume la forma plurale e<br />

varia quindi anche nel numero in correlazione con “altri” (gli uni e gli<br />

altri).<br />

“Ognuno”, “qualcuno” sono usati solo al singolare maschile e<br />

femminile:<br />

Ognuno (ognuna) rispetti il regolamento<br />

“Chiunque”, “chicchessia” sono usati solo al singolare per entrambi i<br />

generi.<br />

Significano: qualunque persona:<br />

Chiunque è libero di esprimere le proprie idee<br />

“Chi” è usato nel significato di “qualcuno”, “alcuni”:<br />

Chi gira a destra, chi a sinistra<br />

C’è chi dorme e chi veglia<br />

Pronome interrogativo ed esclamativo<br />

“Chi” può incontrarsi anche nelle interrogazioni dirette e indirette:<br />

Chi credi di essere?


I pronomi interrogativi sono:<br />

Chi... ? che... ? quale... ? quanto... ? quanti... ?<br />

Qualche esempio di interrogazione indiretta:<br />

Dimmi con chi vai alla festa<br />

Fammi sapere quali sono le tue intenzioni<br />

Ti ho chiesto quanto vale quell’auto usata.<br />

Gli stessi pronomi possono essere usati per introdurre<br />

un’esclamazione:<br />

Quanto ho sofferto oggi!<br />

Che sento!<br />

Che bello!<br />

La nota regola che impone all’aggettivo di appoggiarsi ad un<br />

sostantivo, non viene violata allorquando diciamo “che bello!”,<br />

intendendosi non “bello2 aggettivo, ma sostantivato, vale a dire “il<br />

bello, la bellezza”.<br />

Parte settima<br />

La phrase<br />

Noi pensiamo e parliamo, non attraverso parole<br />

separate, ma<br />

attraverso unioni di parole. Ognuna di queste unioni, logicamente e<br />

<strong>grammatica</strong>lmente organizzata, è una frase.<br />

La frase semplice (phrase simple)


La frase semplice è l’insieme di due elementi fondamentali: un<br />

soggetto che indica la persona o l’oggetto che compie l’azione o si<br />

trova in una certa situazione;<br />

un predicato che dice qualcosa a proposito del soggetto.<br />

L’intonazione normale di una frase è ascendente nella prima parte<br />

(soggetto) e discendente nella parte del predicato, se si tratta di una<br />

frase dichiarativa. Soggetto e predicato sono funzioni <strong>grammatica</strong>li e<br />

indicano i rapporti esistenti tra le due parti della frase semplice.<br />

Queste funzioni sono espresse da un gruppo che ha come elemento<br />

principale un nome, chiamato “gruppo nominale”, e da un gruppo il<br />

cui elemento principale è un verbo e che viene chiamato “gruppo<br />

verbale”.<br />

Talvolta alcuni elementi della frase possono essere soppressi, come<br />

per esempio:<br />

- all’imperativo, il soggetto: Travaillez<br />

- in una risposta, la parte che si conosce già e si sottintende:<br />

Qu’est - ce que tu regardes?<br />

La neige (Je regarde la neige)<br />

“Travaillez” e “la neige” restano comunque delle frasi.<br />

Talvolta si possono aggiungere altri elementi come:<br />

- i complementi del verbo:<br />

Partez / le plus vite possible


Ils sont partis / enfin<br />

FRASE SEMPLICE<br />

TIPO DEL Gruppo nominale Gruppo verbale<br />

GRUPPO<br />

Les frères jouent<br />

enfin.<br />

Quand<br />

petits<br />

Partez<br />

je vous<br />

le<br />

dirrai.<br />

Les<br />

Determi<br />

nanti e<br />

aggettiv<br />

i<br />

Il<br />

garçon<br />

nucleo<br />

nominal<br />

e<br />

observe<br />

sortent<br />

nucleo<br />

verbale<br />

verbo<br />

les<br />

petits<br />

frères.<br />

(l)<br />

du<br />

cinéma.<br />

(2)<br />

gruppo<br />

nominal<br />

e<br />

compl.<br />

del<br />

verbo<br />

(l)<br />

compl.<br />

Oggetto<br />

(2)com<br />

pl.indir<br />

etto<br />

FUNZIONE SOGGETTO PREDICATO<br />

COMPLEMENTO<br />

DI FRASE<br />

avverbi<br />

o o<br />

gruppo<br />

nominal<br />

e<br />

proposi<br />

zionale<br />

TIPO DEL<br />

GRUPPO<br />

GRUPPO NOMINALE<br />

7. 2 I diversi tipi di frase


La frase dichiarativa affermativa semplice del tipo<br />

Mes parents sont arrivés à cinq heures<br />

La chance a tourné<br />

può essere considerata come la struttura di base della frase francese.<br />

L’intonazione di questa frase è del tipo ascendente discendente.<br />

L’intonazione discendente caratterizza il predicato.<br />

Un secondo tipo di frase semplice è:<br />

Cet enfant est malade<br />

Le ciel est bleu<br />

con la sequenza: SOGGETTO VERBO ATTRIBUTO<br />

Questo tipo di frase presenta pure un attributo.<br />

Il soggetto è collegato ad un aggettivo o ad un secondo gruppo<br />

nominale tramite un verbo come ÊTRE, SEMBLER, PARAÎTRE,<br />

AVOIR L’AIR (Cette femme a l’air heureuse) o come DEVENIR,<br />

RESTER, VIVRE, MOURIR (Elle restera jeune très longtemps).<br />

Gli altri tipi di frase sono il risultato di trasformazioni.<br />

7. 3 Le frasi interrogative<br />

Le frasi interrogative appartengono a due tipi:<br />

PRIMO TIPO: L’interrogazione riguarda l’intera frase (interrogazione<br />

totale). La risposta è OUI, SI, NON.<br />

La si può ottenere in vari modi:<br />

1) Trasformando l’intonazione discendente in intonazione ascendente:


Elles sont arrivées Elles sont arrivées?<br />

In <strong>italiano</strong> la curva di intonazione è diversa nelle frasi interrogative:<br />

Sono arrivate?<br />

2) Facendo precedere la frase affermativa da EST- CE - QUE (est - ce<br />

- qu’ davanti a vocale):<br />

Est - ce qu’elles sont arrivées?<br />

L’intonazione può anche restare discendente.<br />

3) Spostando il soggetto (se è un pronome) dopo la forma verbale<br />

coniugata (inversione del soggetto):<br />

Elles sont arrivées<br />

Sont - elles arrivés?<br />

Di regola in <strong>italiano</strong> niente inversione<br />

4) Aggiungendo un pronome (dello stesso genere e numero del<br />

soggetto sostantivo) dopo la forma verbale coniugata:<br />

Tes soeurs sont arrivées<br />

Tes soeurs sont - elles<br />

arrivées?<br />

5) Facendo seguire la frase dichiarativa da n’est - ce pas?<br />

Elles sont arrivées, n’est - ce pas?<br />

Analoga struttura italiana: frase affermativa + non è vero?<br />

RIASSUNTO<br />

1 2<br />

Elles sont arrivées?<br />

Est - ce qu’elles sont<br />

arrivées?


Elles viendront?<br />

Est - ce que tes soeurs<br />

viendront?<br />

3 4<br />

Sont - elles arrivées?<br />

Tes soeurs sont - elles<br />

arrivées?<br />

Viendront - elles?<br />

Tes soeurs viendront - elles?<br />

5 Elles sont arrivées, n’est - ce pas<br />

Le forme 1, 2 e 5 sono le più frequenti nel francese parlato.<br />

Le forme 3 e 4 si trovano quasi esclusivamente nel francese scritto<br />

oppure in frasi contenenti brevi forme verbali di uso molto frequente<br />

come:<br />

Où vas - tu?<br />

Comment allez - vous?<br />

Attenzione: Inversione del soggetto<br />

- Se alla terza persona singolare, il verbo finisce in - t (il vient) o - d<br />

(il prend) non bisogna dimenticare di inserire il trattino d’unione (-):<br />

Connaît - il l’anglais?<br />

Prend - elle l’avion?<br />

- Se alla terza persona singolare il verbo non finisce con - t o - d,<br />

aggiungete - t (i trattini d’unione saranno due):<br />

Aime - t - il français?<br />

Neigera - t- il en janvier?<br />

7. 4 Interro - negativa<br />

Ira - t - il à la montagne? Prendra - t - il le train?


L’interrogazione può essere espressa anche in forma negativa. Si avrà<br />

allora una frase interrogativa - negativa, che unisce i caratteri di<br />

entrambe le forme:<br />

Tu ne pars pas?<br />

Est - ce que vous n’irez pas?<br />

Ne vas - tu pas?<br />

In questo caso, la risposta affermativa viene data con SI e non più<br />

con OUI:<br />

Tu ne pars pas? Si, je pars<br />

Est - ce qu’elles ne sont pas arrivèes? Si, elles sont là<br />

Vos soeurs ne viendront - elles pas? Si<br />

La risposta affermativa in <strong>italiano</strong> è sempre SI .<br />

NON, OUI, SI, possono bastare come risposta. La risposta può, però,<br />

anche riprendere il gruppo verbale contenuto nella domanda:<br />

Si, elles viendront.<br />

7. 5 Interrogazione parziale<br />

SECONDO TIPO: L’interrogazione riguarda solo un gruppo nella<br />

frase:<br />

Les garçons sortent de l’école.<br />

D’où sortent les garçon?<br />

La trasformazione interrogativa si effettua in tre tempi:<br />

1° TEMPO: Sostituzione


Il gruppo a cui si riferisce la domanda viene sostituito da un elemento<br />

o da un gruppo di elementi interrogativi:<br />

Les garçons sortent de l’ècole<br />

d’où?<br />

Queste frasi si possono sentire spesso nella conversazione corrente:<br />

Les garçons sortent d’où?<br />

Tes soeurs arrivent quand?<br />

2° TEMPO: Spostamento dell’elemento interrogativo all’inizio della<br />

frase:<br />

D’où…<br />

(D’où les garçons sortent? È inaccettabile)<br />

3° TEMPO: Aggiunta di un segnale interrogativo.<br />

Secondo i casi si può scegliere tra<br />

- D’où est - ce que les garçon sortent?<br />

(est -ce que è forma più regolare ed essa è quasi sempre accettabile)<br />

- D’où les garçons sortent - ils?<br />

Si aggiunge un pronome personale dopo il verbo solo se il soggetto è<br />

un nome.<br />

Se il soggetto è un pronome, si sposta quest’ultimo dopo il verbo<br />

(inversione):<br />

Où vas - tu?<br />

D’où sortent les garçon? (L’inversione è possibile solo<br />

raramente se il soggetto è un nome).


L’intonazione è discendente.<br />

Attenzione: Il soggetto espresso con un nome può essere spostato<br />

dopo il verbo solo:<br />

- se la frase inizia con QUAND, COMBIEN, COMMENT, OÙ,<br />

D’OÙ, QUEL (Variabile), DE QUI, À QUI...<br />

Comment s’appelle votre amie?<br />

Combien de livres lira ta soeur, pendant les vacances?<br />

- se è soggetto di una frase relativa introdotta da “que” compl. Ogg.:<br />

Voilà le livre que lit mon frère.<br />

7. 6 L’interrogazione riguarda solo il soggetto, nome di persona.<br />

Esempio:<br />

André est venu - Qui est venu?<br />

Si usa solo il 1° tempo (sostituzione), dato che il 2° tempo è già<br />

automaticamente realizzato ed il terzo tempo è impossibile in quanto<br />

QUI (soggetto) deve restare all’inizio della frase.<br />

Si può dire anche QUI EST - CE QUI EST VENU?<br />

Il pronome interrogativo QUI si usa per le persone.<br />

QUI soggetto è sempre seguito da un verbo al singolare:<br />

Qui as - tu vu?<br />

Per le cose si usa QUE o QUOI.<br />

All’inizio della frase interrogativa, per le cose si usa sempre QUE.<br />

Eccezione: QUOI DE NEUF? (Quoi + de + aggettivo).


QUOI si usa in inizio di frase (interrogativa diretta o indiretta) quando<br />

è preceduto da preposizione:<br />

De quoi parlent - ils?<br />

Persone<br />

Cose<br />

A quoi est - ce que ça sert?<br />

Soggetto QUI ...........<br />

Compl. Ogg. QUI QUE<br />

de<br />

sur<br />

à qui<br />

pour<br />

ecc.<br />

de<br />

sur<br />

à quoi<br />

pour<br />

ecc.<br />

ATTENZIONE:<br />

Persone<br />

Cose<br />

Soggetto Qui est - ce qui Qu’est - ce qui...<br />

compl. Ogg. Qui est - ce que Qu’est - ce que...<br />

I pronomi di questo schema sono usati più spesso delle forme brevi<br />

QUI e QUE.<br />

ATTENZIONE:<br />

Qu’est - ce qui tombe? È l’unica forma possibile per il soggetto<br />

riferito a cosa. (Que tombe non è accettabile in francese)


QUE, QU’EST - CE QUI e QU’EST - CE QUE nelle frasi<br />

interrogative indirette si trasformano in “CE QUI” (soggetto) e “CE<br />

QUE” (complemento ogg.)<br />

Qu’est - ce qu’il veut?<br />

Je ne sais pas ce qu’il veut.<br />

CHE COSA è invece l’unica forma italiana sia per le interrogative<br />

dirette sia per le interrogative indirette:<br />

Che cosa vuole?<br />

Non so che cosa voglia.<br />

7.7. L’interrogazione riguarda il soggetto, nome di cosa.<br />

La niege tombe<br />

Ci si serve unicamente della forma: Qu’est - ce qui tombe?<br />

Attenzione<br />

- Dopo QUI o QUOI soggetto, il verbo è sempre al singolare<br />

- Qui est - ce qui (per le persone), Qu’est - ce qui (per le cose)<br />

servono a porre domande relative al soggetto.<br />

7.8. L’interrogazione riguarda il verbo:<br />

La niege tombe<br />

1 Tempo: fait quoi?<br />

Il verbo TOMBE è sostituito da FAIRE, verbo con significato<br />

generico e dall’elemento interrogativo QUOI<br />

2 Tempo: QUOI si sposta all’inizio della frase e si trasforma in QUE.<br />

ATTENZIONE:


QUOI è sempre sostituito da QUE quando si viene a trovare all’inizio<br />

di una frase interrogativa.<br />

3 Tempo: Inserimento di EST - CE QUE o inversione<br />

Qu’est - ce que la niege fait? Oppure Que fait la niege?<br />

7.9. L’interrogazione riguarda l’attributo<br />

Ces enfants son grands (qualità)<br />

sont ces enfants?<br />

Comment Comment ces enfants sont - ils?<br />

est - ce que ces enfants sont?<br />

Ces enfants sont nombreux (quantità)<br />

Combien Combien sont ces enfants?<br />

Cette voiture est rouge (colore)<br />

De quelle couleur De quelle couleur est cette<br />

voiture?<br />

QUEL (quelle, quels, quelles) è un aggettivo interrogativo che si<br />

accorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce.<br />

I pronomi LEQUEL / LESQUELS, LAQUELLE / LESQUELLES, e<br />

le loro forme composte DUQUEL / DESQUELS, DE LAQUELLE /<br />

DESQUELLES, AUQUEL / AUXQUELS, À LAQUELLE /<br />

AUXQUELLES ecc. implicano un’idea di scelta e richiedono nella


frase una precisazione (possono riferirsi a un nome già espresso o<br />

essere seguiti da un complem. di specificazione):<br />

De ces deux chapeaux, lequel prèfères - tu?<br />

Auquel de ces hommes parlait - il?<br />

ATTENZIONE:<br />

Quel est ton nom? (quel + v. essere + nome determinato)<br />

In <strong>italiano</strong> vi è un unico corrispondente, QUALE (i) preceduto o<br />

meno da preposizione: Di questi due cappelli, quale preferisci?<br />

A quale di questi uomini parli?<br />

Qual è il tuo nome?<br />

Il est cinq heures<br />

Quelle heure Quelle heure est - il?<br />

Il est médecin (professione)<br />

Quoi Qu’est - ce qu’il est?<br />

7.10. L’interrogazione riguarda il complemento oggetto<br />

1 Tempo: Ils terminent leur repas<br />

Quoi?<br />

2 Tempo: QUOI si trasforma in QUE passando all’inizio della frase<br />

3 Tempo: Qu’est - ce qu’ils terminent?<br />

Que terminent - ils?<br />

Vous avez vu Jean


Qui Qui avez - vous vu?<br />

Qui - est - ce que vous avez vu?<br />

Qu’est - ce que (per le cose)<br />

Qui est - ce que (per le persone)<br />

servono a fare domande relative al complemento oggetto.<br />

7.11. L’interrogazione riguarda il complemento di termine.<br />

Cette voiture appartient à mon frère<br />

à qui<br />

est - ce que cette voiture appartient?<br />

A qui appartient cette voiture?<br />

cette voiture appartient - elle?<br />

Ils jouent au football<br />

à quoi? A quoi est - ce qu’ils jouent?<br />

jouent - ils?<br />

Attenzione:<br />

Se il verbo è all’infinito o al participio presente si usa:<br />

Pour faire quoi? oppure Pour quoi faire?<br />

En faisant quoi? oppure En quoi faisant<br />

7.12. L’interrogazione riguarda un complemento di tempo, di luogo,<br />

di<br />

modo, di causa.


TEMPO : Les parents sont partis en 1975<br />

Ils sont partis quand?<br />

est - ce qu’ils sont partis?<br />

Quand sont - ils partis?<br />

vos parents sont - ils partis?<br />

LUOGO: Ils vivaient en France.<br />

est - ce qu’ils vivaient?<br />

Ils vivaient où? Où vivaient - ils?<br />

vos parents vivaient - ils?<br />

MODO: Ils sont venus en voiture<br />

est - ce qu’ils sont venus?<br />

Ils sont venus comment? Comment sont - ils venus?<br />

vos parents sont - ils venus?<br />

CAUSA: Ils sont venus parce qu’ils voulaient travailler.<br />

est - ce qu’ils sont venus?<br />

Ils sont venus pourquoi? Pourquoi sont - ils venus?<br />

vos parents sont - ils venus?<br />

7.13. Risposta all’interrogazione totale (riferita all’intera frase)<br />

Può essere sufficiente rispondere con OUI, SI (in risposta ad una<br />

domanda espressa in forma interrogativa - negativa) e NON:<br />

Tu ne pars pas? Si, je pars<br />

Oui


Aime - t - il le français?<br />

Non<br />

7.14. Risposte negative brevi o ellittiche.<br />

C’est ennuyeux? - non, pas du tout.<br />

Je vous ai fait mal? - non, ce n’est rien<br />

Il y a encore du lait? - non, plus du tout.<br />

Voulez - vous une cigarette? - non, merci.<br />

Tu veux du dessert? - non, merci, pas du dessert.<br />

Je ne fume pas, et vous? - Moi, non plus.<br />

7.15. Risposta all’interrogazione parziale.<br />

E’ limitata alla parola o al grippo a cui si riferisce l’interrogazione:<br />

A quelle vitesse roulait - il? - A 100 kilomètres à l’heure.<br />

De quelle couleur était sa veste? - Rouge.<br />

Combien coûte la viande? - Cher<br />

8.1 Le frasi imperative<br />

Si ottengono sopprimendo il soggetto della frase dichiarativa alla<br />

seconda persona singolare e plurale e alla prima persona plurale del<br />

presente indicativo:<br />

Tu passes de bonnes vacances Passe de bonnes vacances<br />

Nous partons vite Partons vite<br />

L’intonazione è discendente.


L’imperativo esprime un ordine, un consiglio, un invito, un desiderio,<br />

un incoraggiamento secondo l’intonazione e il contesto:<br />

Asseyez - vous<br />

Passez de bonnes vacances<br />

Parle!<br />

Dors!<br />

Ne dors pas tout le temps!<br />

La forma negativa si costruisce regolarmente:<br />

Ne + verbo coniugato + pas Ne parle pas<br />

ATTENZIONE: I verbi in er (1 gruppo + aller) alla seconda persona<br />

singolare non prendono la “s”:<br />

Tu ne me donnes pas le journal Ne me donne pas le journal<br />

In <strong>italiano</strong> invece la seconda persona singolare dell’imperativo<br />

negativo è irregolare e si forma con l’infinito:<br />

Dormi Non dormire!<br />

Parla Non parlare!<br />

L’imperativo può esprimere un’ipotesi:<br />

Faites - lui confiance, il vous volera (Si vous lui faites<br />

confiance)<br />

Se il verbo è all’imperativo affermativo, i pronomi personali<br />

complementi lo seguono: Se vi sono contemporaneamente due


pronomi personali, compl. ogg. e complemento indiretto si mettono<br />

nell’ordine indicato nei seguenti schemi:<br />

- le<br />

- moi<br />

- m’<br />

- toi<br />

- t’<br />

- la<br />

- nous<br />

- nous<br />

- en - y<br />

- vous<br />

- vous<br />

(usato<br />

- lui<br />

- lui<br />

solo)<br />

- les<br />

- leur<br />

- leur<br />

Attenzione:<br />

- tra il verbo e i pronomi personali che lo seguono ci deve essere il<br />

trattino d’unione.<br />

- i pronomi “me” e “te”, spostandosi dopo il verbo, si trasformano in<br />

“moi” e “toi”:<br />

Tu me parles Parle moi<br />

- non si dirà mai Rendez - vous - y, ma piuttosto: Rendez - vous là -<br />

bas.<br />

- eccezionalmente, per ragioni eufoniche, la desinenza della seconda<br />

pers. sing. dei verbi del 1 gruppo finisce con “s” all’imperativo,<br />

quando questo è seguito da “y” o “en” :<br />

Parles - en à ton ami: portes - y Nadine, le film est très beau.


ATTENZIONE: Con être e avoir si usano, per l’imperativo, le<br />

corrispondenti persone del congiuntivo presente, senza soggetto.<br />

que tu aies de la chance Aie de la chance<br />

Je veux que<br />

nous soyons heureux Soyons heureux<br />

- L’imperativo non ha né la terza persona singolare né la terza persona<br />

plurale. In caso di necessità si usano le corrispondenti persone del<br />

congiuntivo esortativo:<br />

Qu’il aille à la mer!<br />

Qu’ils viennent me voir!<br />

Je veux, je désire que...<br />

9. Le frasi esclamative<br />

Tutte le frasi dichiarative o interrogative possono trasformarsi in frasi<br />

esclamative, se pronunciate con intonazione ascendente o discendente<br />

o molto accentuata.<br />

La sorpresa, l’ammirazione, lo stupore, l’indignazione ecc. possono<br />

riferirsi ad uno solo degli elementi della frase o alla frase intera.<br />

Spesso la frase inizierà con un elemento esclamativo:<br />

Il gruppo nominale: QUEL..., QUE DE..., COMBIEN DE...:<br />

Quel (excellent) film nous avons vu!<br />

Quel tableau!<br />

Que de monde!


L’aggettivo attributivo: COMME..., QUE..., CE QUE...<br />

Comme il est mignon!<br />

Que c’est beau!<br />

Ce qu’il est beau!<br />

Il verbo: COMBIEN, CE QUE<br />

Combien je regrette!<br />

Ce que je regrette!<br />

La frase: COMMENT, QUE, POURVU QUE, QUAND<br />

Comment, vous partez!<br />

Que j’ai eu peur!<br />

Pourvu qu’il ne la trouve pas!<br />

Quand je vous le disais!<br />

L’esclamazione si riduce spesso ad una frase ellittica o ad una sola<br />

parola.<br />

Idiot! (Tu es / vous êtes un idiot)<br />

Félicitations! (Je vous fais mes félicitations)<br />

Quoi! Comment! Non!<br />

10. Le frasi enfatiche.<br />

E’ possibile mettere in risalto un elemento o un gruppo della frase:<br />

- mettendo all’inizio della frase un elemento che di solito si trova in<br />

posizione successiva:<br />

Nous partirons après - demain Après - demain nous partirons


Les vacances sont finies Finies, les vacances<br />

- mettendo un gruppo nominale soggetto o compl. oggetto all’inizio<br />

della frase e riprendendolo poi con il pronome personale<br />

corrispondente:<br />

Mon frère est venu hier Mon frère, il est venu hier<br />

J’ai envoyé sa lettre Sa lettre, je l’ai envoyée<br />

- usando c’est... qui... (se si tratta di un soggetto)<br />

c’est... que... (se si tratta di un compl. ogg. o di un compl.<br />

indiretto):<br />

Mon frère est venu hier C’est mon frère qui est venu hier<br />

J’ai envoyé sa lettre C’est sa lettre que j’ai envoyée<br />

J’ai téléphoné à ma mère C’est à ma mère que j’ai téléphoné<br />

Una analoga struttura esiste anche in <strong>italiano</strong>, solo che il verbo<br />

“essere” non è preceduto dal soggetto e non si fa distinzione tra “che”<br />

soggetto e “che” complemento oggetto: E’ mio fratello che è venuto<br />

E’ la sua lettera che ho spedito<br />

ATTENZIONE:<br />

I pronomi personali complementi subiscono variazioni se usati<br />

all’interno della struttura “c’est... que” e “c’est... qui”<br />

Tu me l’as dit C’est toi qui me l’as dit<br />

C’est à moi que tu l’as dit


Tu leur as donné ce livre C’est à eux (elles) que tu l’as donné<br />

11. Le frasi passive<br />

12. Perché una frase attiva (che contiene un verbo con un tempo<br />

semplice o composto) possa essere trasformata in passiva, bisogna<br />

che il verbo sia transitivo, cioè che regga un complemento oggetto:<br />

Tous ses amis ont félicité Jean Jean a été félicité par tous ses<br />

amis.<br />

“Tout ses amis” soggetto compl. d’agente preceduto da par.<br />

“Jean”, compl. oggetto soggetto<br />

“ont félicité” verbo attivo “a été félicité” verbo passivo coniugato<br />

con être.<br />

Una analoga trasformazione avviene in <strong>italiano</strong> dove il compl.<br />

d’agente è introdotto con “da”.<br />

L’ausiliare être, oltre che per il passivo, serve per formare i tempi<br />

composti dei verbi pronominali (je me suis levé) e una serie di<br />

quattordici verbi e loro composti: ALLER / VENIR; MONTER /<br />

DESCENDRE; ENTRER / SORTIR; ARRIVER / PARTIR; NAITRE<br />

/ MOURIR; TOMBER /RESTER; PASSER /DEVENIR.<br />

Per gli altri verbi, di solito, i tempi composti sono formati col verbo<br />

avoir.<br />

ATTENZIONE:


Avoir fa funzione di ausiliare per il verbo être:<br />

Nous avons été appelés<br />

Questo è un grave rischio di errore: l’<strong>italiano</strong> usa essere come<br />

ausiliare di se stesso: Siamo stati chiamati.<br />

Être non è mai l’ausiliare di se stesso.<br />

Il senso della frase non muta, ma la prima parola, soggetto della frase<br />

passiva, viene messa in risalto.<br />

ATTENZIONE:<br />

Il verbo avere non ha la forma passiva:<br />

Jean a un frère non può esser trasformata in frase passiva<br />

Dopo certi verbi il compl. d’agente è preceduto da de : être aimé<br />

(suivi, précédé, composé, fait) de…<br />

11.1 Il soggetto della frase attiva è indefinito<br />

Se il soggetto della frase attiva è indefinito: ON, QUEL’UN, DES<br />

GENS… alla forma passiva si sopprime il compl. d’agente.<br />

Quelqu’un a perdu son sac Un sac a été perdu<br />

Il compl. d’agente par quelqu’un cade perché non aggiunge nessuna<br />

informazione utile<br />

ATTENZIONE:<br />

Se il soggetto della frase attiva è un pronome personale, la forma<br />

passiva non è accettabile:<br />

Tu manges une pomme Une pomme est mangée par toi


(errore)<br />

Fanno eccezione i casi in cui si voglia mettere in risalto un contrasto<br />

tra due complementi d’agente:<br />

La maison n’a pas été construite par lui, mais par moi<br />

11.2 Altre costruzioni possono ugualmente dare un senso passivo alla<br />

frase:<br />

- Quando si tratta di una situazione abituale o di un fatto generale:<br />

Les journaux d’information se vendent bien<br />

Ce vin se boit très frais.<br />

Quando l’azione è in corso:<br />

Le repas se prépare (est en train d’être préparé). La course se<br />

termine<br />

- La costruzione con ON:<br />

Ici, on parle français<br />

On ouvre la porte avec une clé<br />

ON è un pronome soggetto indefinito che si usa sempre seguito da un<br />

verbo alla terza persona singolare:<br />

On dit souvent des mensonges (= Les gens disent…)<br />

On a faim (nous avons faim)<br />

On dit qu’il fera froid cet hiver (= Quelqu’un dit…)<br />

ATTENZIONE:<br />

Nella frase passiva, il part. Passato deve essere preceduto<br />

dall’ausiliare être: Le vin est vendu


In <strong>italiano</strong> il participio passato può essere preceduto sia da ESSERE<br />

che da VENIRE: Il vino è<br />

venduto<br />

viene<br />

12. Le frasi negative<br />

A qualunque tipo appartenga, una frase può essere positiva o<br />

negativa.<br />

La negazione può riferirsi all’intera frase:<br />

ne…pas, ne…plus, ne…jamais…<br />

stanno a cavallo del verbo coniugato.<br />

Ils n’aiment pas le pain<br />

Ils n’ont pas aimé le pain<br />

La negazione si compone sempre di due elementi: di solito ne…pas; il<br />

pas può però essere sostituito da PERSONNE, RIEN, AUCUN (E),<br />

NUL, JAMAIS, PLUS, NI.<br />

In <strong>italiano</strong> non esiste il corrispettivo di pas . È perciò spesso<br />

sufficiente un solo elemento negativo.<br />

I pronomi complementi precedono il verbo:<br />

Elles n’y vont jamais<br />

Ne lui en donnez pas<br />

ATTENZIONE:<br />

Entrambi gli elementi della negazione riuniti (ne pas...) precedono il<br />

verbo all’infinito:<br />

Je préfère ne pas y aller


ATTENZIONE:<br />

Dopo sans non appare nessuno dei due elementi della negazione:<br />

Elle est partie sans le voir<br />

12. 1 La negazione può riferirsi al gruppo nominale<br />

Tu veux la (balle) rouge?<br />

J’ai vu quelqu’un<br />

Elle a entendu quelque chose<br />

Il y en avait un(e)<br />

Quelqu’un est venu<br />

Non pas la rouge, la bleu<br />

Je n’ai vu personne<br />

Elle n’a rien entendu<br />

Il n’y en avait aucun(e)<br />

(Plus) personne n’est venu<br />

Attenzione:<br />

Dopo sans, attenzione alla diversa posizione di rien e personne<br />

voir personne<br />

Ils sont partis sans<br />

rien voir<br />

avoir vu personne<br />

Ils sont partis sans<br />

avoir rien vu<br />

12. 2 La negazione doppia (si negano due elementi della frase)<br />

Ils ont des frères Ils n’ont ni frères ni soeurs<br />

et des soeurs.<br />

Je bois de la bière Je ne bois ni bière ni vin<br />

et du vin<br />

Je ne bois ni de la bière ni du vin, mais de l’eau


Elles aiment les gâteaux Elles n’aiment ni les gâteaux ni le<br />

et le champagne<br />

champagne<br />

Elle a dansé et chanté Elle n’a ni dansé ni chanté<br />

Il veut travailler et Il ne veut ni travailler ni continuer ses études<br />

continuer ses études<br />

Attenzione:<br />

Ni lui ni ses frères ne sont venus<br />

Ils n’ont écrit ni l’un ni l’autre = Aucun des deux n’a écrit<br />

Elles n’ont écrit ni l’une ni l’autre = Aucune des deux n’a écrit<br />

Ils n’ont répondu ni les uns ni les autres = Aucun d’eux n’a<br />

repondu<br />

Il ne dit ni oui ni non<br />

12. 3 La negazione può riferirsi ad un avverbio<br />

toujours<br />

ne plus<br />

encore<br />

déjà<br />

ne... pas encore<br />

Il l’aime encore Il ne l’aime plus<br />

Il a déjà lu le journal Il n’a pas encore lu le journal<br />

ATTENZIONE:<br />

ne... que...


= seulement<br />

ne... plus que...<br />

Il n’a lu que le titre ( = Il a lu seulement le titre)<br />

Elle n’a regardé que la première page<br />

Je n’ai plus qu’une paire de chaussures<br />

In <strong>italiano</strong> la forma restrittiva con “non... che” è poco frequente; si<br />

preferisce usare soltanto o solo. In francese accade il contrario.<br />

Ha guardato solo la prima pagina<br />

Il n’a regardé que la première page<br />

ATTENZIONE:<br />

Ne<br />

deve sempre precedere il verbo quando nella frase appare pas,<br />

ni... ni, personne, rien, nul, jaimais, plus (che sostituiscono pas) o que<br />

(frasi restrittive).<br />

ATTENZIONE:<br />

Personne<br />

+ de + aggettivo<br />

Rien<br />

Personne d’autre<br />

Rien de nouveau<br />

13. Il gruppo nominale<br />

1. Les enfants<br />

2. Mes deux meilleurs amis<br />

sortent<br />

ont<br />

de l’école (b)<br />

des goûts très differents (a)


3. Jean<br />

4. Elles<br />

Gruppo nominale: soggetto<br />

ouvre<br />

tournent<br />

Gruppo<br />

verbale:<br />

predicato<br />

nucleo<br />

verbale<br />

cette porte<br />

Gruppo nominale compl.<br />

(a) e ( c ) compl. ogg. (b)<br />

compl. di luogo<br />

Nei gruppi nominali delle quattro frasi si trovano:<br />

dei nomi comuni: amis, enfants, goûts, école, porte;<br />

un nome proprio: Jean;<br />

un pronome: elles<br />

Sono i nuclei di questi gruppi nominali<br />

Questi nuclei sono preceduti:<br />

da determinanti: les, des, mes, cette, deux (articoli, aggettivi<br />

possessivi, aggettivi dimostrativi, aggettivi numerali... )<br />

Preceduti o seguiti da<br />

- aggettivi qualificativi: meilleurs, différents che possono essere<br />

seguiti a loro volta da un complemento del nome:<br />

de l’école où j’allais<br />

Si tratta di un gruppo posizionale: de l’école où j’allais.


L’ordine dei costituenti del gruppo nominale non è libero, ma segue<br />

regole precise.<br />

Questo specchietto indica l’ordine nel quale si possono disporre i<br />

determinanti del nome (p. es. Tous ses premiers grands films) ed i casi<br />

di incompatibilità (p. es. mai insieme successivamente articolo e<br />

possessivo, né possessivo e dimostrativo)<br />

Quel (le) (s)<br />

le, la, les<br />

Tout / toute<br />

Tous /toutes<br />

mon, ton, son<br />

mes, tes, ses<br />

ma ta sa<br />

notre, votre, leur,<br />

nos, vos, leurs<br />

ce, cet, cette, ces<br />

un (e)<br />

du, de la, des, de l’<br />

Numerali<br />

aucun (e), chaque, quelque (s), plusieurs<br />

nul (le), pas un (e)<br />

certains, beaucoup de, peu de...<br />

13.1 Il nome


E’ il costituente centrale, o nucleo, del gruppo nominale. Le<br />

classificazioni possibili dei nomi sono varie. Per esempio, si possono<br />

suddividere in:<br />

animati, nomi che indicano esseri animati, persone o animali;<br />

inanimati, tutti gli altri.<br />

Agli animati ed agli inanimati corrispondono pronomi interrogativi e<br />

pronomi negativi di diversa forma<br />

ANIMATI<br />

Qui appelle?<br />

A qui parles - tu?<br />

Personne n’est - venu<br />

INANIMATI<br />

Que se passe - t - il?<br />

De quoi parles - tu?<br />

Rien ne s’est passé<br />

Nelle interrogative, per gli animali si usa di solito il pronome che<br />

serve per gli inanimati: Qu’est - ce qui aboie?<br />

13. 2 Nomi propri e nomi comuni<br />

Questa è la classificazione tradizionale più frequente<br />

I nomi propri indicano:<br />

- una persona: Jean, Monsieur Durand<br />

- un animale: Trompette (chienne), Minet (chat)<br />

- dei titoli: Président, Docteur, Monsieur, Durand


- qualche inanimato (luoghi in genere): Paris, la France, le Mont<br />

Blanc<br />

Si tratta di un animato o di un inanimato ben definito.<br />

Iniziano tutti con la lettera maiuscola.<br />

I nomi comuni possono riferirsi a classi di animati o inanimati:<br />

tigre, chaise, courage<br />

13. 3 Altre classificazioni<br />

Nomi concreti: homme, maison, chien<br />

Nomi astratti: liberté, égalité, fraternité<br />

Nomi numerabili (che possono essere contati e diventare plurali):<br />

livre, femme, jardin<br />

Nomi no numerabili (che indicano una qualità, una materia, un<br />

gruppo indivisibile): eau, beurre, liberté.<br />

ATTENZIONE:<br />

Lo stesso vocabolo può appartenere sia ai numerabili che ai non<br />

numerabili, ma il suo significato cambia:<br />

Le vin est cher (non numerabile)<br />

Les vins de Bordeaux sont chers (numerabili)<br />

La forma del vocabolo può suggerire anche un’altra classificazione:<br />

Nomi semplici: chien, plage, clef<br />

Nomi composti: porte - clefs, aérotrain, vhemin de fer, pomme de<br />

terre


Nomi derivati. Dépannage (da dépanner, panne), pollution (da<br />

polluer)<br />

13.4 Il genere dei nomi<br />

In francese i nomi comuni possono essere maschili o femminili:<br />

Per gli animati il genere <strong>grammatica</strong>le è determinato dal sesso: ciò<br />

vale per gli esseri umani: mâle/femelle, le garçons/la fille, le<br />

boucher/la bouchère, e per gli animali domestici: le chien/la chienne,<br />

le coq/la poule<br />

ATTENZIONE:<br />

Per gli inanimati si possono delineare alcune categorie. In genere<br />

sono maschili:<br />

- i nomi che finiscono in - age, - ment, - isme:<br />

le bricolage, le moment, le tourisme<br />

- i nomi di giorni, mesi e stagiono:<br />

le dimanche, le printemps, cet été est plutôt frais.<br />

In <strong>italiano</strong> alcuni di essi sono femminili: la domenica, la primavera,<br />

quest’estate è fresca.<br />

- i nomi di molte piante (non i frutti che sono femminili: la poire):<br />

le poirier, le chêne, le palmier.<br />

Spesso i nomi di piante sono maschili anche in <strong>italiano</strong>. Però: la<br />

palma, la quercia.<br />

Sono femminili:


- i nomi che finiscono in - tion, - tè, - ie, - eur:<br />

la solution, la gravité, la compagnie<br />

la couleur, la douleur, la belle fleur<br />

In <strong>italiano</strong> i corrispondenti nomi in - ore sono tutti maschili.<br />

ATTENZIONE:<br />

sono maschili: le bonheur, le malheur, l’honneur, le coeur e i nomi<br />

tecnici (le moteur ecc.).<br />

ATTENZIONE<br />

Spesso esiste una sola forma per il maschile e per il femminile:<br />

l’architecte, le professeur, la vedette, la souris (il sorcio), la mouche,<br />

l’éléphant, la sentinelle (quando indica un soldato).<br />

Quando i nomi diventano femminili:<br />

nell’orale<br />

- se il nome termina con vocale non si percepisce alcun cambiamento.<br />

- se il nome termina con consonante, questa, muta al maschile, verrà<br />

pronunciata al femminile:<br />

ORALE<br />

Maschile variazione del determinante + forma maschile<br />

un ami n ami<br />

Maschile<br />

une amie yn ami<br />

variazione del determinante + consonante<br />

sonora<br />

un parent parâ<br />

une parente yn parãt


un Français [ frâs une Française [yn frasz]<br />

un berger <br />

une bergère yn br r<br />

un sot une sotte yn s t<br />

(vocale nasale)<br />

variaz. Del determinante + vocale orale<br />

davanti<br />

a n (denasalizzazione)<br />

un cousin une cousine yn kuzin<br />

un paysan pizã<br />

un lion [ ljõ]<br />

une paysanne yn pizan<br />

une lionne yn lj n<br />

Nello scritto:<br />

per formare il femminile, quando questo esiste, si aggiunge di solito<br />

una - e alla forma maschile.<br />

13. 2 Variazioni ortografiche<br />

Nomi che<br />

finiscono in...<br />

Variazione<br />

ortografica al<br />

femminile<br />

Maschile<br />

- er, - ier - (i) ère un ouvrier<br />

- en, - ien<br />

- on, - an<br />

2 nn un lycéen<br />

un lion<br />

une lycéenne<br />

une lionne<br />

- vocale + t - vocale + tte un chat une chatte


- el<br />

- eau<br />

un sot<br />

- elle un colonel<br />

un jumeau<br />

une sotte<br />

une colonnelle<br />

une jumelle<br />

- x - se un époux une épouse<br />

- f - ve un veuf une veuve<br />

- eur - euse un vendeur une vendeuse<br />

invece: - teur<br />

- trice<br />

un directeur<br />

un directrice<br />

- teuse<br />

un chanteur<br />

une chanteuse<br />

- e - esse une prince<br />

une tigre<br />

une princesse<br />

une tigresse<br />

13. 3 Forme particolari per il femminile<br />

- nomi di animati umani:<br />

compagnon compagne roi reine<br />

copain copine serviteur servante<br />

favori favorite speaker speakerine<br />

neveu nièce héros héroïne<br />

- nomi di animati non umani:<br />

canard cane mulet mule<br />

dindon dinde loup louve<br />

13. 4 Nome unico con un solo genere:


Un agent, amateur, architecte, auteur, assassin, chef, défenseur,<br />

déserteur, écrivain, guide, imposteur, ingénieur, juge, magistrat,<br />

médecin, possesseur, professeur, sauveur, sculpteur, successeur,<br />

témoin:<br />

Cette femme est le seul témoin encore en vie<br />

Attenzione: Il determinante resta maschile.<br />

13. 5 Nome unico con due generi:<br />

artiste<br />

bibliothécaire<br />

e tutti i nomi in - iste<br />

e tutti i nomi in - aire<br />

ed anche: aide, camarade, collègue, complice, concierge, élève,<br />

enfant, esclave, garde, malade, patriote.<br />

Russe, Belge, Slave, Tzigane<br />

La camarade de ce Belge est une enfant<br />

Il determinante diventa femminile<br />

ATTENZIONE: I nomi di nazionalità sempre maiuscoli<br />

13. 6 Nomi diversi per il maschile e per il femminile<br />

un homme<br />

un garçon<br />

un oncle<br />

un père<br />

une femme<br />

une fille<br />

une tante<br />

une mère<br />

un taureau<br />

une vache


un boeuf<br />

un cheval<br />

une jument<br />

13. 7 Nomi che cambiano significato cambiando genere (omonimi)<br />

ATTENZIONE:<br />

le livre (lecture)<br />

le mousse (jeune marin)<br />

le page (enfant au service des nobles)<br />

le poêle (pour se chauffer)<br />

la livre (½ kilo)<br />

la mousse (herbe)<br />

la page (dans un livre)<br />

la poêle (pour faire la<br />

cuisine)<br />

le vase (pour mettre des fleurs)<br />

l’aide (celui, celle qui aide)<br />

le critique (personne qui critique)<br />

la vase (terre + eau)<br />

l’aide (action d’aider)<br />

la critique (action de<br />

critiquer)<br />

le garde (personne qui garde)<br />

le manche (pour tenir un outil)<br />

la garde (action de garder)<br />

la manche (partie du<br />

vêtement)<br />

le mémoire (étude)<br />

le mode (<strong>grammatica</strong>l)<br />

le voile (vêtement)<br />

le poste (emploi)<br />

le tour (promenade)<br />

la mémoire (faculté)<br />

la mode (vestimentaire)<br />

la voile (pour les bateaux)<br />

la poste (bureau de poste)<br />

la tour (èdifice)<br />

13. 8 Genere dei nomi geografici


- Nomi di nazione: se terminano in - e, sono di solito femminili:<br />

La France, l’Italie, la Grèce<br />

Eccezioni: Le Mexique, le Bengale, le Cambodge.<br />

Se terminano con altra vocale o in consonante sono in genere<br />

maschili:<br />

Le Brésil, le Japon, le Pérou<br />

- Nomi di città: valgono le stesse regole dei nomi di nazioni; si<br />

riscontrano però molte eccezioni.<br />

- Nomi di montagne: sono in genere maschili salvo: les Alpes, les<br />

Andes, les Cévennes, les Pyrénées, les Vosges<br />

ATTENZIONE: per riconoscere il genere bisogna basarsi sul<br />

determinante.<br />

Al singolare, quasi sempre è il determinante che fornisce<br />

l’informazione relativa al genere.<br />

13. 9 Il numero dei nomi<br />

PLURALE DEI NOMI NUMERABILI:<br />

Nella lingua parlata il singolare ed il plurale si distinguono<br />

unicamente in base alla forma del determinante. Per i nomi che<br />

iniziano per vocale o h muta la marca del plurale è sottoliveata anche<br />

dal suono z della “liaison”.<br />

l’école [lek l] les écoles [lsek l]<br />

cette école [stek l<br />

ces écoles szek l


mon auto m noto<br />

mes auto mzoto<br />

Nella lingua scritta, di regola, il plurale si forma aggiungendo una s<br />

alla forma del singolare:<br />

une maison<br />

des maisons<br />

CASI PARTICOLARI<br />

- I nomi che terminano con s, x o z non cambiano al plurale:<br />

le fils l fis<br />

la voix la vwa<br />

le nez l ne<br />

les fils l fis<br />

les voix l vwa<br />

les nes l ne<br />

- I nomi che terminano in - au, - eau, - eu prendono una x al plurale:<br />

le bateau l bato<br />

les bateaux l bato<br />

le jeu l ø] les jeux [l ø]<br />

ATTENZIONE:<br />

un pneu<br />

des pneus<br />

- Prendono una x anche i seguenti 7 nomi:<br />

bijou, caillou, chou, genou, hibou, joujou et pou<br />

- In alcuni nomi la silla ba finale - al o - ail si trasforma al plurale in -<br />

aux:<br />

l’animal<br />

le cheval<br />

le journal<br />

les animaux<br />

les chevaux<br />

les journaux


un travail<br />

un vitrail<br />

des travaux<br />

des vitraux<br />

13. 10 La pronuncia varia tra il singolare ed il plurale di alcuni nomi:<br />

un boeuf [ bœf]<br />

des bœfs [d bø]<br />

un œuf [ n œf] des œufs [d zø] cade la consonante<br />

un os [ n os]<br />

un œil [ œj]<br />

des os [d zo<br />

des yeux [d zjø]<br />

13. 11 Plurale dei nomi non numerabili<br />

Di solito questi non hanno plurale. Se esso esiste, il nome assume un<br />

altro significato:<br />

la peinture (art du matière)<br />

le cuivre (le métal)<br />

les peintures (les oeuvres)<br />

les cuivres (instruments de musique<br />

en cuivre)<br />

13. 12 Plurale dei nomi composti<br />

- I nomi composti scritti in una sola parola seguono la regola<br />

generale.<br />

Le passeport<br />

les passeports<br />

ATTENZIONE<br />

Monsieur<br />

Madamr<br />

Mademoiselle<br />

messieurs<br />

mesdames<br />

mesdemoiselles


Bonhomme<br />

bonshommes<br />

Però: une dame , cette dame. Cade il possessivo (ma, mes) e il nome<br />

ritorna semplice (dame, demoiselle) quando è preceduto da un<br />

articolo (une, la, des), un agg. dimostrativo (cette, ces), un numero<br />

(deux…), un agg. indefinito (quelques, certaines…):<br />

La dame qui parle.Voilà deux demoiselles. J’ai connu quelques<br />

dames.<br />

- Se gli elementi del nome composto sono scritti separati o sono uniti<br />

da un trattino d’unione, il plurale delle varie parti dipende dalla loro<br />

natura <strong>grammatica</strong>le o dal senso. Se il 2° nome fa da complemento al<br />

1° resta di solito invariato:<br />

des timbres postes (des timbres pour la poste)<br />

des arcs - en - ciel (il n’y a qu’un ciel)<br />

REGOLA GENERALE: solo i nomi e gli aggettivo possono prendere<br />

la marca del plurale:<br />

des choux - fleurs, des sourds - muets<br />

I verbi, gli avverbi e le preposizioni restano invece invariati:<br />

des porte - avions, des contre - attaques<br />

Il plurale dei nomi composti è molto irregolare anche in <strong>italiano</strong>, ma<br />

con particolarità diverse.<br />

13.13 Plurale dei nomi propri<br />

I nomi propri prendono la marca del plurale quando indicano:


- i popoli: les Tunisiens, les Italiens<br />

- le famiglie illustri: les Bourbons<br />

- un insieme di paesi: les Indes, les Amériques<br />

I nomi propri non prendono la marca del plurale quando.<br />

- indicano intere famiglie: les Thibault<br />

- sostituiscono dei nomi comuni: On ne rencontre pas des Einstein (de<br />

génies) tous les jours.<br />

- si indicano le opere con il nome del loro autore: elle possédait deux<br />

Picasso.<br />

13.14 L’ accordo in genere e in numero<br />

Questi due accordi si fanno contemporaneamente.<br />

Si fa l’accordo tra:<br />

- nome e determinante: une table, des tables<br />

- nome e aggettivo qualificativo: une table ronde, des tables rondes<br />

- gruppo nominale (soggetto) e verbo (coniugato e participio passato):<br />

Ton amie est venue/Tes amies sont venues<br />

Il part. passato può restare invariato, o accordarsi col soggetto o col<br />

complemento oggetto secondo i seguenti casi:<br />

- se è coniugato con l’ausiliare être il part. passato deve essere<br />

accordato con il soggetto:<br />

Ma soeur est venu<br />

Elles sont descendues de la montagne


con i verbi riflessivi, si fa l’accordo solo se le particelle pronominali<br />

rappresentano un compl. oggetto:<br />

Ils se sont habillés<br />

Ils se sont saluées (uno saluta l’altro)<br />

invece: Ils se sont parlé (uno ha parlato all’altro)<br />

- Se è coniugato con l’ausiliare avoir, il participio passato:<br />

1) non si accorda se il complemento oggetto non c’è o se segue il part.<br />

passato:<br />

Ils ont reussi<br />

Nous avons conduit cette voiture<br />

I verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare avoir (salvo pochi<br />

casi).<br />

Non avendo essi per definizione il compl. oggetto, il loro participio<br />

passato è sempre invariabile.<br />

2) si deve accordare con il compl. oggetto se questo precede il part.<br />

passato.<br />

Il compl. oggetto è di solito un pronome personale:<br />

J’ai mangé les fruits Je les ai mangés<br />

Il a vu Brigeitte Il l’a vue<br />

o il pronome relativo que<br />

C’est l’histoire qu’il nous a racontée. Voilà les films que nous avons<br />

vus.<br />

ATTENZIONE:


En non è mai complemento oggetto, quindi il part. passato non si<br />

accorda:<br />

Voilà des fraises; j’en ai déjà mangé.<br />

In <strong>italiano</strong> l’accordo del participio passato si fa anche nei seguenti<br />

casi: Ecco delle fragole; io ne ho già mangiate.<br />

ATTENZIONE:<br />

Il participio passato si accorda con il complemento oggetto che<br />

dipende da esso e non da altri verbi della preposizione. Pertanto,<br />

spesso non vi è accordo del participio passato seguito da infinito.<br />

Fait seguito da infinito non si accorda mai:<br />

Il les a fait construire exprès<br />

(in <strong>italiano</strong> invece: le ha fatte costruire apposta)<br />

Attenzione alle interferenze: con i verbi di reciprocità, in <strong>italiano</strong>, si<br />

fa sempre l’accordo col participio passato, senza distinzioni:<br />

Si sono salutati<br />

Si sono parlati<br />

In <strong>italiano</strong>, quando i verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare<br />

essere il participio passato si accorda:<br />

Essi sono riusciti<br />

Nell’orale è il determinante che prende la marca:<br />

sa maison sa mzõ]<br />

mes filles [m fij<br />

ed anche l’aggettivo femminile, in certi casi:


une grande maison yn grad mzõ]<br />

Nello scritto la marca del numero (plurale) segue la marca del genere:<br />

les petites écolières<br />

13. 14 Nomi alterati<br />

Solo raramente in francese il diminutivo, il vezzeggiativo,<br />

l’accrescitivo, e il peggiorativo vengono espressi con un unico nome:<br />

un garçonnet (un ragazzetto)<br />

une maisonnette (una casetta)<br />

un aiglon (un aquilotto)<br />

Voilà Louison! (ecco Lugino)<br />

Il suffisso - on in francese è diminutivo, mentre - one in <strong>italiano</strong> è<br />

accrescitivo: E’ un librone!<br />

Di solito si fa precedere il nome da un aggettivo appropriato:<br />

- accrescitivi: grand, gros C’est un gros livre<br />

- diminutivi: petit, jeune Voilà un petit cadeau pour toi<br />

(se esseri viventi)<br />

C’est un jeune cheval<br />

- vezzeggiativi: joli Il m’a donné de jolies petites fleurs<br />

- peggiorativi: vilain Quel vilain temps!<br />

13. 15 I determinanti del nome<br />

Generalmente il nome è preceduto da un determinante: articolo,<br />

aggettivo possessivo, aggettivo dimostrativo.<br />

Il determinante è una forma dipendente che non può esistere in una<br />

frase che non contenga un nome.<br />

QUE(LE) (s)


Tout:mon,ton,son<br />

ma,ta,sa mes tes,<br />

ses<br />

Toute: notre, votre,<br />

leur, nos, vos, leur<br />

Tous<br />

Toutes: ce, cet,<br />

cette, ces<br />

Numerali<br />

Alcuni<br />

aggettivi<br />

qualificativi<br />

Nome<br />

Aggettivi<br />

compl.<br />

nome o<br />

relativa<br />

du, de la, des, de l’<br />

aucun(e),chaque<br />

quelque(s),<br />

plusieurs<br />

nul(le),pas un(e)<br />

certains,beauco<br />

up de,peu de<br />

Questo specchietto indica l’ordine nel quale si possono disporre i<br />

determinanti del nome (p. es. Tous mes premiers grands films) ed i<br />

casi di incompatibilità (p. es. mai insieme successivamente articolo e<br />

possessivo, né possessivo e dimostrativo).<br />

In <strong>italiano</strong> è invece normale trovare: il mio amico (art. det. + agg.<br />

poss.), un mio amico (art, indet. + agg. poss.), questo tuo amico (agg.<br />

dim. + agg. poss.).<br />

Attenzione a trasformare queste costruzioni secondo le seguenti forme<br />

corrette francesi:<br />

C’est mon ami (J’ai un seul ami, je ne parle que de celui - ci)<br />

C’est un de mes amis (j’ai plusieurs amis; je parle d’un entre eux)<br />

Je parlerai à chacun de mes amis<br />

Ton ami va partir (j’accentue le lien d’amitié)<br />

Cet ami va partir (j’indique un ami parmi beaucoup d’autres)<br />

Cet ami à toi va partir (Je veux souligner le lien d’amitié et indiquer


la personne à la fois)<br />

ATTENZIONE: L’aggettivo possessivo è sempre usato davanti ai<br />

nomi che indicano:<br />

- oggetti personali: Donne - moi mon manteau<br />

- rapporti affettivi di parentela o amicizia: Ton oncle t’appelle<br />

- malattie ricorrenti: elle a sa migraine.<br />

Negli stessi casi, in <strong>italiano</strong> non c’è possessivo: Dammi il cappotto, lo<br />

zio ti chiama, ha il solito mal di testa.<br />

Attenzione ad inserirlo quando ci esprimiamo in francese<br />

ATTENZIONE: Mai dei due aggettivi possessivi davanti allo stesso<br />

nome.<br />

Il secondo possessivo in francese si presenta sotto forma di pronome e<br />

segue il verbo:<br />

Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas.<br />

L’<strong>italiano</strong>, invece, ammette entrambe le strutture:<br />

La mia e la sua auto...<br />

La mia auto e la sua…<br />

13. 16 Uso dell’apostrofo<br />

L’articolo determinativo le, la si apostrofa davanti ai nomi che<br />

iniziano con vocale o h muta: l’arbre, l’homme, l’école<br />

Si possono apostrofare anche me, te, se, que, si (solo davanti a il o<br />

ils), ce sogg. del verbo essere (c’est lui)


ATTENZIONE:<br />

Non si apostrofano mai une, ma, ta, sa, ce (agg. dimostrativo), qui<br />

(pronome relativo soggetto).<br />

13. 17. Il nome si trova raramente solo, non preceduto da<br />

determinanti.<br />

Fanno eccezione i seguenti casi:<br />

- Nomi propri: Henri t’a téléphoné<br />

Attenzione: se si tratta di tutta la famiglia: Les Durand<br />

- I nomi contenuti nei proverbi, nei titoli di opere e nei manifesti:<br />

Patience et longueur de temps font plus que force ni que rage<br />

“Memoires de guerre”. Coiffeur pour dames: Défense d’afficher.<br />

Chapitre V<br />

- Il nome attributo: Il est ingénieur, catholique, Espagnol.<br />

- I nomi preceduti da ni...ni...: Il n’avait ni foi ni loi.<br />

Dopo ni...ni... non si mette né preposizione semplice, né preposizione<br />

articolata: Il n’a ni livres ni cahiers.<br />

- o da soit...soit...: Soit économie, soit misère il ne mangeait rien.<br />

- i nomi contenuti in alcune locuzioni verbali: avoir peur, avoir faim,<br />

avoir mal, faire justice, prendre femme<br />

- i nomi che hanno funzione di complemento in un nome composto:<br />

une pomme de terre.<br />

- i nomi facenti parte di gruppi preposizionali non definiti:


par paresse, sans raison, avec autorité, de droit, à pied, puor mémoire.<br />

13. 18 L’articolo determinativo<br />

Può essere preceduto da preposizione.<br />

le, la, l’ - les<br />

Attenzione:<br />

à + le = au<br />

de + le = du<br />

à + les = aux<br />

de + les = des<br />

Però de l’arbre, à l’ombre, à l’heure quando il nome inizia con vocale<br />

o h muta.<br />

In <strong>italiano</strong> vi sono forme composte contratte anche con altre<br />

preposizioni: nel, col... che in francese si risolvono con il normale<br />

accostamento dei due elementi distinti:<br />

E’ nel giardino = il est dans le jardin<br />

Le due principali funzioni dell’articolo determinativo sono:<br />

la determinazione specifica e la generalizzazione.<br />

13. 19 La determinazione può derivare:<br />

- dalla situazione: si possono considerare le cose di cui si parla,<br />

oppure si può fare riferimento ad una realtà ben conosciuta dalla<br />

persona cui si parla: La table, le professeur<br />

Va chez le boucher<br />

- dal fatto che si tratta di persone o cose uniche:


Le roi, le soleil, la gauche (in opposizione a la droite), la terre,<br />

la<br />

feu, la Noël, la Seine.<br />

- dal contesto linguistico:<br />

con referente anteriore:<br />

Voilà le livre que je voulais acheter<br />

J’aime me promener dans les rues de Paris.<br />

13. 20 La generalizzazione:<br />

L’articolo determinativo indica che la cosa di cui si parla appartiene<br />

ad una specie: Le beurre est cher<br />

J’aime les enfants<br />

Altri usi:<br />

13. 21 Davanti ai nomi geografici:<br />

Niente articolo davanti alla maggior parte dei nomi di città (ed ai<br />

nomi, in genere maschili, di alcune isole):<br />

Je vais à Paris<br />

Elle vient de Madagascar<br />

Si usa l’articolo determinativo davanti a:<br />

- nomi di fiumi: la Seine, le Rhône, le Nil<br />

- nomi di territori (nazioni, regioni): la France<br />

Ils sont allés au Portugal<br />

Nous rentrons des Etats - Unis<br />

Attenzione:<br />

Cuba Ils sont allés à Cuba


ATTENZIONE: En e de (preposizioni di luogo) non prendono<br />

l’articolo davanti ai nomi di regioni, nazioni, isole e continenti<br />

femminili<br />

Il vient de France<br />

Il va en Corse<br />

ATTENZIONE: Davanti ai nomi maschili: au<br />

Au Portugal. Au Brésil.<br />

Se però questi iniziano con vocale: en<br />

En Iran.<br />

Se i nomi di nazione sono plurali: aux<br />

Aux Etats - Unis. Aux Indes.<br />

Se de non è preposizione di luogo, ma complemento di specificazione<br />

si usa l’articolo:<br />

Les guerres de la France<br />

Les beautés de l’Italie<br />

Se il luogo è determinato è preceduto da dans + articolo<br />

Il vit en Allemagne / Il a vécu dans l’Allemagne de l’Après<br />

guerre.<br />

I dipartimenti, le regioni, le montagne, gli oceani sono pure preceduti<br />

da dans + articolo:<br />

Dans la Gironde, dans les Alpes, dans l’Atlantique, dans la<br />

Manche.


ATTENZIONE:<br />

En Bretagne, en Normandie, en Savoie (nomi di antiche regioni)<br />

En Méditerranée, en Mer du Nord (nomi di mari)<br />

13. 21 Dvanti ai nomi propri<br />

Generalmente niente articolo determinativo, eccetto:<br />

Les Durand (articolo plurale davanti ai nomi indicanti tutta la<br />

famiglia, invariabili).<br />

Le grand Racine, le petit Paul (nome proprio preceduto da un<br />

aggettivo).<br />

Ce n’était plus le Jean que nous avions connu (nome determinato:<br />

quel Giovanni e non un altro).<br />

Davanti ai nomi propri l’<strong>italiano</strong> usa spesso l’articolo: il Manzoni<br />

scrisse... . Il francese lo rifiuta a meno che non si tratti di autori<br />

italiani celebri del Rinascimento: il Tasso scrisse Le Tasse écrivit...<br />

13. 22 Davanti ai giorni della settimana<br />

Niente articolo determinativo se si tratta di un giorno singolo, di fatto<br />

occasionale: Venez me voir mardi (prochain)<br />

Il est venu dimanche (soir)<br />

Si mette l’articolo determinativo se si tratta di giorno ricorrente:<br />

Le samedi soir, ils regardent la télévision ( = chaque<br />

samedi)<br />

13. 23 Davanti ai nomi di mesi e stagioni (preceduti da en):


Niente articolo:<br />

En janvier, en avril dernier. En hiver, en été, en automne<br />

però: Au printemps (vedi unità: Il genere dei nomi)<br />

13. 24 L’articolo indeterminativo<br />

maschile: un + consonante un garçon <br />

Singolare + vocale un enfant nãfã]<br />

femminile: une<br />

une fille<br />

une amie<br />

d + consonante des chats d a<br />

Plurale<br />

forma unica: des<br />

dz + vocale<br />

des amis dz ami<br />

negazione della quantità<br />

Elle n’a pas de chat (s)<br />

negazione della qualità<br />

Ce n’est pas un Apollon<br />

Ce ne sont pas des amis<br />

L’articolo indeterminativo indica:<br />

- una quantità: un o des (parecchi)<br />

J’ai acheté un livre (Je n’est pas acheté de livre) (vedi unità Art.<br />

partitivo)<br />

J’ai acheté des livres (negativo: Je n’est pas acheté de livres)<br />

- una qualità:<br />

C’est un ami (negativo: Ce n’est pas un ami, c’est un ennemi)


Ce ne sont des amis (negativo: Ce ne sont pas des amis) 1 .<br />

- un nome che non è ancora stato definito : Un ami c’est utile<br />

- un + nome proprio (con valore di nome comune):<br />

Le musée vient d’acheter un Picasso ( un tableau peint par Picasso)<br />

(negativo: Le musée n’a pas acheté de Picasso)<br />

C’est un Apoll (trés bel homme) Ce n’est pas un Apollon.<br />

ATTENZIONE:<br />

un e une possono essere aggettivi numerali: in questo caso, nella<br />

forma negativa, non sono sostituiti da “de”:<br />

J’ai un chat<br />

(un seul)<br />

Je n’ai pas un chat<br />

( = je n’ai pas un seul chat, j’ai plus d’un<br />

chat).<br />

13. 24 L’articolo partitivo<br />

singolare plurale negazione della quantità<br />

maschile<br />

femminile<br />

de, de l’ de la, de l’ des Je n’ai plus de pain<br />

du pain de la viande des pains Il n’y a pas d’eau<br />

de l’air de l’eau des oeufs<br />

negazione della qualità<br />

Ce n’est pas du lait,<br />

c’est de l’eau<br />

1 In <strong>italiano</strong> si usa un - una sia alla forma affermativa che alla forma negativa: Ho comprato un libro; Non ho


N’achète pas de la<br />

viande, mais du<br />

poisson<br />

L’articolo partitivo è un uso particolare dell’articolo indeterminativo<br />

davanti ai nomi non numerabili.<br />

Indica una parte di un tutto (sostanza, qualità) non divisibile in<br />

elementi numerabili. E’ obbligatorio in francese, salvo pochi casi.<br />

Si distingue:<br />

du lait (una certa quantità)<br />

le lait (sostanza in genere)<br />

un lait (una certa qualità di latte)<br />

Donne - moi du lait<br />

J’aime le lait<br />

Le lait Nestlé est bon.<br />

In <strong>italiano</strong> la preposizione articolata che dovrebbe precedere il nome<br />

partitivo molto spesso si omette:<br />

Ho buoni amici a Parigi<br />

Ha messo del pane in tavola<br />

Non vuole latte<br />

Davanti al nome preso in senso partitivo:<br />

- si usano le preposizioni articolate (vedi le prime 3 colonne dello<br />

schema)<br />

1) nelle frasi affermative: Elle a mis du pain sur la table<br />

comprato un libro. C’è interferenza col francese un de.


2) nelle frasi restrittive (indicano una affermazione, ma limitata da<br />

ne... que): (vedi): Elle n’a que du pain sur la table<br />

- si usa la preposizione de (invariabile)<br />

nelle frasi negative: elle ne veut pas de lait<br />

Je ne lis jamais de journaux<br />

ATTENZIONE: se quello che si nega non è la quantità, ma la qualità<br />

(e questo si verifica spesso quando nella frase c’è il verbo être ), si<br />

usano le preposizioni articolate variabili:<br />

Ce n’est pas du lait, c’est de l’eau<br />

- dopo gli avverbi di quantità (plus de, moins de, beaucoup de, trop<br />

de, autant de, qu de, ecc.):<br />

Elle boit beaucoup de lait<br />

Vous mangez peu de fruits<br />

- quando il nome plurale è preceduto da un aggettivo:<br />

J’ai de bons ami à Paris<br />

La norma non vale se l’aggettivo forma, con il nome che lo segue, un<br />

nome composto: Je mange souvent des petits pois (piselli)<br />

Ce sont fdes jeunes gens que je connais (giovanotti)<br />

ATTENZIONE: non si mette né preposizione semplice, né<br />

preposizione articolata:<br />

- dopo sans: Il va à l’école sans livres<br />

Il travaille sans enthousiasme


- dopo avec + nome astratto: Il a agi avec fermeté<br />

- dopo ni... ni... : Il n’a ni livres ni cahiers<br />

- in alcune locuzioni verbali (avoir + nome):<br />

avoir faim (soif, sommeil, chaud, froid...)<br />

avoir tort (raison, besoin, envie...)<br />

Attenzione: si usa il partitivo per:<br />

Jouer du Mozart, di Chopin (un pezzo di musica di...)<br />

Faire du cent à l’heure.<br />

Non confondere il paetitivo con il compl. di specificazione che, anche<br />

in francese, si esprime sempre con preposizione articolata:<br />

Ho (dei) buoni amici a Parigi ( = partitivo)<br />

I consigli dei buoni amici sono utili ( = compl. di specific.)<br />

Les conseils des bons amis sont utiles.<br />

13. 25 L’aggettivo dimostrativo<br />

Singolare<br />

Plurale<br />

Maschile<br />

Femminile<br />

ce (+ consonante) cette ces<br />

cet (+ vocale o h muta)<br />

(forma unica)<br />

ATTENZIONE:<br />

Mai due aggettivi dimostrativi davanti allo stesso nome. Si accetta<br />

invece un aggettivo e un pronome:<br />

Ce livre - ci et celui - là parlent de la France


L’<strong>italiano</strong> ammette le due strutture: Questo e quel libro... (ossia due<br />

aggettivi dimostrativi davanti al nome) e Questo libro e quello...<br />

Gli aggettivi dimostrativi servono ad indicare la posizione di persone<br />

o cose: Cet homme, cet avion, ce chien, cette maison, ces enfants.<br />

Si possono rafforzare aggiungendo, dopo il sostantivo, le particelle -<br />

ci (vicinanza) e - là (lontananza).<br />

Vite! Déplace cette valise - là et ce paquet - ci.<br />

Cette femme - là, je ne veux plus la voir.<br />

L’<strong>italiano</strong> distingue la cosa vicina dalla cosa lontana usando due<br />

aggettivi diversi (questo / quello; questa / quella). Attenzione<br />

all’interferenza.<br />

L’<strong>italiano</strong> distingue il vicino dal lontano con la diversa consonante (t<br />

o l) all’interno del pronome e dell’aggettivo dimostrativo. Il francese<br />

ottiene invece la distinzione con l’aggiunta di - ci e - là.<br />

Attenzione a non confondere: celle = pronome (questa - quella)<br />

con cette = aggettivo (questa - quella)<br />

Là talvolta indica anche una presenza vicina: Je suis là.<br />

ATTENZIONE: Per distinguere tra due cose nominate si usano<br />

sempre - ci e - là: Ce livre - ci coûte plus cher que cette revue - là.<br />

Di solito non si mette l’aggettivo dimostrativo davanti a nome seguito<br />

da una frase relativa (che ha di per sé valore determinante):<br />

Le livre que tu as acheté est très beau


però si può dire: Ce livre que tu as acheté... (celui - là seul, et pas un<br />

autre) = Quel certo libro, proprio quel libro...<br />

Quel libro che hai comprato è bello<br />

è una struttura comune in <strong>italiano</strong>.<br />

13. 26 Gli aggettivi possessivi<br />

Singolare<br />

(si possiede una sola cosa)<br />

Plurale<br />

(si possiedono più cose)<br />

Persona Maschile Femminile<br />

un<br />

1ª<br />

[ ] mon [ ]<br />

[ma] ma, mon [ ] (1)<br />

mes [m (z) (1)<br />

possessore<br />

2ª<br />

[ ] ton [ ]<br />

[ta] ta, ton [ ] (1)<br />

tes t (z) (1)<br />

3ª<br />

[ ] son [ ]<br />

[sa] sa, son [ ] (1)<br />

ses s (z) (1)<br />

due o più<br />

1ª<br />

notre n tr<br />

nos [no (z) ] (1)<br />

possessori<br />

2ª<br />

votre v tr<br />

vos [vo (z) ] (1)<br />

3ª<br />

leur lœr]<br />

leurs [lœr]<br />

(1) Da usare davanti a nomi inizianti con vocale o h muta: Mon école<br />

est là, Mon heure va commencer.<br />

La n finale non sarà più nasale: mon ami.<br />

La s finale sarà pronunciata (liaison): tes amis sont là<br />

ATTENZIONE:<br />

Articolo determinativo, articolo indeterminativo, aggettivi possessivi,<br />

aggettivi dimostrativi e aggettivi indefiniti sono incompatibili tra loro.<br />

Pertanto le forme corrette francesi sono le seguenti:<br />

C’est mon ami (j’ai un seul ami, je ne parle que de celui - ci)<br />

C’est un de mes amis (j’ai plusieurs amis; je parle d’un entre


eux)<br />

Je parlerai à chacun de mes amis (vedi pronomi indefiniti)<br />

Ton ami va partir (j’accentue le lien d’amitié)<br />

Cet ami va partir (j’indique un ami parmi beaucoup<br />

d’autres)<br />

Cet ami à toi va partir (je veux souligner le lien d’amitié et<br />

indiquer la personne à la fois)<br />

In <strong>italiano</strong> invece è normele trovare: il mio amico (art. determinativo<br />

+ agg. possessivo);<br />

un mio amico (art. indet. + agg. poss.), questo tuo amico (agg. dim. +<br />

agg. poss.).<br />

Attenzione nel trasformare queste costruzioni secondo le strutture<br />

suddette.<br />

ATTENZIONE:L’aggettivo possessivo è sempre usato davanti ai<br />

nomi che indicano:<br />

- oggetti personali: Donne - moi mon manteau<br />

- rapporti affettivi di parentela o amicizia: Ton oncle t’appelle<br />

- malattie ricorrenti: Elle a sa migraine.<br />

Negli stessi casi in <strong>italiano</strong>, non c’è possessivo: Dammi il cappotto.<br />

Lo zio ti chiama. Ha il solito mal di testa. Attenzione a inserirlo<br />

quando ci si esprime in francese.


Attenzione: Due aggettivi possessivi non possono precedere lo stesso<br />

nome. Il secondo aggettivo possessivo in francese si presenta sotto<br />

forma di pronome e segue il verbo:<br />

Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas<br />

L’<strong>italiano</strong> invece ammette entrambe le strutture: La mia auto e la<br />

sua... La mia e la sua auto...<br />

13. 27 Determinanti che indicano la quantità<br />

Ci sono dei determinanti che indicano la quantità senza fissarne il<br />

numero esatto:<br />

AUCUN (E), (NE) PAS DE / PLUS DE, NUL (LE), PEU DE, UN<br />

PEU DE, QUELQUE (S), CERTAINS / DIVERS / DIFFÉRENTS,<br />

MOINS DE, AUTANT DE, ASSEZ DE, PLUS DE (DAVANTAGE),<br />

BEAUCOUP DE, UN KILO / LITRE DE, TOUT LE, TOUT LES,<br />

TANT DE, TELLEMENT DE, TROP DE.<br />

ATTENZIONE: PEU DE, BEAUCOUP DE, PLUS DE, AUTANT<br />

DE, ASSEZ DE, TANT DE, TROP DE, COMBIEN DE,<br />

TELLEMENT DE, PAS DE, precedono sempre il nome, sono<br />

invariabili e sono sempre seguiti da DE (e mai dall’articolo):<br />

Tu bois beaucoup d’eau, trop d’eau<br />

Il a peu de ressources<br />

- moins de, autant de, plus de, que de si usano anche per formare il<br />

comparativo.


In <strong>italiano</strong> invece poco, molto, troppo sono variabili e mai seguiti da<br />

di:<br />

Ho molti amici, ma pochi libri<br />

I determinanti possono essere seguiti da:<br />

- nomi numerabili:<br />

J’ai peu de livres<br />

J’ai autant de livres que lui<br />

- nomi non numerabili:<br />

J’ai peu d’argent sur moi J’ai autant d’argent que toi.<br />

Ai determinanti suddetti si possono aggiungere i distributivi.<br />

13. 28 Tout (e) - Chaque<br />

Singolare<br />

(non hanno plurale)<br />

Maschile<br />

tout<br />

Femminile<br />

toute<br />

chaque<br />

Tout homme doit respecter la loi (dovere comune a tutti)<br />

Chaque homme a ses défauts (ciascuno ha i suoi).<br />

In <strong>italiano</strong> ogni è forma unica, che indica sia la categoria presa in<br />

senso generale, sia un elemento della specie preso nella sua<br />

particolarità<br />

(valore distributivo): Ogni uomo deve rispettare la legge<br />

Ogni uomo ha i suoi difetti.


13. 29 Quelques = qualche, alcuni...<br />

E’ usato quasi sempre al plurale perché si riferisce a più di una<br />

persona o cosa: Elle a quelque amis.<br />

Qualche non ha plurale in <strong>italiano</strong>, pur sottintendendo quasi sempre<br />

un’idea di pluralità: Ha qualche amico (più d’uno). Attenzione<br />

all’interferenza.<br />

ATTENZIONE: Les quelques = i pochi, le poche, tutti i, tutte le:<br />

Il a vu les quelques personne qui connaissaient son père<br />

Certains = non tutti, alcuni:<br />

Certains élèves trouvent que le français est facile a apprendre<br />

ATTENZIONE: Un (e) certain (e) si usa al singolare quando si ignora<br />

la precisa identità della persona o della cosa di cui si parla:<br />

Un certain M. Blot<br />

13. 30 PLUS DE, UN PEU PLUS DE, BEAUCOUP PLUS DE: hanno<br />

valore comparativo:<br />

Il y a plus de femmes que d’hommes<br />

Attenzione: da non confondere con ne... plus de negazione della<br />

quantità:<br />

Je n’ai plus d’argent<br />

PLUSIEURS, DIVERS, DIFFÉRENTS: stesso significato di plus<br />

d’un (deux, trois, quatre...):<br />

plusieurs


J’ai diverses choses à vous dire<br />

différents<br />

Divers e différents si usano però preceduti da les... se significano tous<br />

les...:<br />

toutes les<br />

diverses<br />

Je vous di les différentes choses que j’ai à vous dire<br />

quelques<br />

AUTRES = altri (vedi pronomi indefiniti)<br />

QUELCONQUE = qualunque (in senso dispregiativo)<br />

N’IMPORTE QUEL = qualunque (di qualsiasi specie)<br />

On m’a donné des produits quelconques<br />

J’assiste volontiers à n’importe quel film (policier, d’aventures...)<br />

13. 31 TOUT<br />

Senza articolo = chaque (vedi)<br />

Tout travail mérite salaire<br />

Con l’articolo: Tout le (la), tous les... indica la totalità:<br />

Tous les hommes sont mortels<br />

Tout può precedere anche altri determinanti (vedi anche determinanti<br />

del nome): tout ce..., tout cette..., tous / toutes ces..., tout mon..., toute<br />

ma..., tous / toutes mes..., tout un...<br />

ATTENZIONE: tout non può precedere du, de la, des.


13. 32 Numeri cardinali<br />

0 zéro<br />

1 un 11 onze 21 vingt et un<br />

2 deux 12 douze 22 vingt - deux<br />

3 trois 13 treize 23 vingt - trois<br />

4 quatre 14 quatorze 24 vingt -<br />

quatre<br />

5 cinq 15 quinze 25 vingt - cinq<br />

6 six 16 seize 26 vingt - six<br />

7 sept 17 dix - sept 27 vingt - sept<br />

8 huit 18 dix - huit 28 vingt - huit<br />

9 neuf 19 dix - neuf 29 vingt - neuf<br />

10 dix 20 vingt 30 trente<br />

40 quarante 100 cent 200 deux cent<br />

50 cinquante 101 cent un 201 deux cent un<br />

60 soixante 102 cent deux 202 deux cent deux<br />

70 soixante et onze 103 cent trois 600 six - cents<br />

72 soixante - deux 104 cent quatre 601 six cent un<br />

80 quatre - vingts 105 cent cinq 1000 mille<br />

81 quatre - vingt - un 106 cent six 1001 mille un


82 quatre - vingt - deux 107 cent sept 1101 mille cent un<br />

90 quatre - vingt - dix 108 cent huit 1000000 un million<br />

91 quatre - vingt - onze 109 cent neuf<br />

110 cent dix<br />

ATTENZIONE: Dal 70 al 99 si procede per somma di numeri<br />

(soixante - dix = 60 + 10 = 70, soixante - quinze = 60 + 15 =75) o per<br />

moltiplicazione (quatre - vingts = 4 × 20 = 80) o per moltiplicazione e<br />

somma (quatre - vingt - neuf = 4 × 20 = 80 + 9 = 89, quatre - vingt -<br />

qutorze = 4 × 20 = 80 + 14 = 94).<br />

Al di sotto di cento bisogna mettere un trattino d’unione tra le varie<br />

parti di un numero composto:<br />

cinquante - sept, quatre - vingt - quinze<br />

Mai il trattino d’unione:<br />

- quando c’è la congiunzione et: soixante et un.<br />

- quando il numero supera il 100: huit cent trois.<br />

I cardinali sono invariabili ad eccezione di:<br />

- un che prende la marca del genere come per esempio in: Les mille et<br />

une nuits;<br />

- quatre - vingts, che perde però la marca del plurale se è seguito da<br />

altri numeri: quatre - vingt - trois;<br />

- cent, che prende la marca del plurale: deux cents, trois cents...


ma non quando è seguito da altri numeri: trois cent trente - deux.<br />

ATTENZIONE: si pronuncia la consonante finale<br />

7 Sept [st, 5 cinq , 6 six sis, 8 huit it, 10 dix dis<br />

Se il numero si trova isolato<br />

Se precede una parola che inizia con consonante si pronuncerà:<br />

5 , 6 si, 8 i, 10 di<br />

mentre se precede una parola che inizia con vocale o h muta la<br />

consonante finale si pronuncerà con la liaison:<br />

6 siz six homme siz m 9 in neuf heures si pronuncia nœv œr]<br />

10 [diz] dix heures [dizœr], 20 in 22 - 23 - 24... 29 si pronuncia [v t]<br />

13. 33 I numeri cardinali<br />

- possono essere usati come nomi nei sguenti casi:<br />

Deux et deux font quatre<br />

J’ai eu un zéro en mathématiques<br />

- possono essere preceduti da altri determinanti (articoli, aggettivi<br />

possessivi, aggettivi dimostrativi):<br />

Je vous présente mes deux enfants. Ces trois garçon sont<br />

insupportables. Les trois hommes sont partis.<br />

ATTENZIONE:<br />

Le deux mai Le premier mai Les années trente (de 1930 à<br />

1939).<br />

Luis XIV (quatorze), Henry II (deux), invece François premier (solo<br />

con premier).


Dopo i nomi di re, in <strong>italiano</strong> si usa invece l’ordinale: Luigi XIV<br />

(quattordicesimo), Enrico II (secondo).<br />

ATTENZIONE:<br />

Paragraphe trois, acte deux, scène un<br />

- Nelle date che indicano solo l’anno niente articolo:<br />

Il a travaillé de 1950 à 1969 (dal... al)<br />

Invece: Il a travaillé du premier janvier 1950 au 31 décembre 1969<br />

In <strong>italiano</strong> invece si usa sempre la preposizione articolata.<br />

- per indicare i secoli<br />

Au XIXe siècle<br />

Au XIXe et XXe siècle (se sono più di uno)<br />

“Nell’800”, “Nel XIX secolo” sono equivalenti in <strong>italiano</strong>. La prima<br />

forma però non è accettabile in francese.<br />

Anche la preposizione iniziale è diversa: nel = su.<br />

13. 34 Numeri ordinali<br />

1er premier / première 11 onzième 100 centième<br />

2e deuxième 12 duzième 101 cent unième<br />

3 troisième 13 troisième 1000 millième<br />

4 quatrième 14 quatorzième<br />

5 cinquième 15 quinzième<br />

6 sixième 16 seizième


7 septième 17 dix - septième<br />

8 huitième 18 dix - huitième<br />

9 neuvième 19 dix - neuvième<br />

10 dixième 20 vingtième<br />

Pour la troisième fois<br />

Ce deuxième voyage<br />

I numeri frazionari:<br />

1/2 un demi o la moitié 1/5 le cinquième, un cinquième<br />

1/3 le tiers, un tiers 1/6 le sixième, un sixième ecc.<br />

1/4 le quart, un quart<br />

un kilo et demi (1,5 kg)<br />

un demi - kilo (1/2 kg)<br />

une heure et demie<br />

une demi heure<br />

Attenzione: se demi precede il nome resta invariato<br />

13. 35 I moltiplicativi<br />

Le double o deux fois<br />

Le triple<br />

o trois fois<br />

per i successivi si preferirà: quatre fois, cinq fois, six fois, sept fois...<br />

ecc., salvo che per:<br />

cent: le centuple.<br />

Quatre fois cinq vingt (4 5 = 20)<br />

13. 36 Nomi che indicano un numero approssimativo<br />

Solo nei seguenti casi:<br />

8 une huitaine de jours 15 une quinzaine de jours


10 une dizaine de jours 20 une vingtaine de jours<br />

12 une douzaine de jours 30 une trentaine de jours<br />

1000 une millier de jours<br />

Con gli altri numeri si usano le seguenti forme:<br />

environ, à peu près:<br />

Dans six jours environ<br />

Il y avait environ cinq cents<br />

personnes<br />

Dans à peu près huit jours<br />

13. 37 I determinanti interrogativi e/o esclamativi<br />

Singolare<br />

Plurale<br />

Maschile quel quels<br />

Femminil<br />

e<br />

quelle<br />

quelles<br />

Quel precede il nome a cui si riferisce la domanda o l’esclamazione.<br />

Di regola, si accorda in genere e numero con il nome:<br />

Dans quelle rue habitez - vous? Quel avion! Quelle belle journée!<br />

L’esclamazione può anche essere espressa con:<br />

La belle journée! (articolo + aggettivo + nome)<br />

L’<strong>italiano</strong> dirà preferibilmente soprattutto nelle esclamative: In che<br />

via abitate? Che aeroplano! Che bella giornata!<br />

13. 38 Gli aggettivi qualificativi


L’aggettivo qualificativo “qualifica” il nome ed indica una qualità<br />

inerente alla cosa o alla persona di cui si parla.<br />

Une fleur rouge, tra tutti i fiori possibili (si può trattare solo di un<br />

fiore che ha la particolarità di essere rosso).<br />

Le petit enfant (il bimbo si distingue dagli altri perché è piccolo).<br />

Rouge e petit sono chiamati aggettivi attributivi e fanno parte del<br />

gruppo nominale.<br />

Ma nelle frasi: La fleur est rouge, l’enfant est petit, rouge et petit sono<br />

aggettivi predicativi. Non fanno parte del gruppo nominale, ma vi<br />

sono collegati tramite il verbo être.<br />

ATTENZIONE: La qualità può essere espressa in altri modi:<br />

- per mezzo di un complemento del nome: une fleur du jardin<br />

- per mezzo di una proposizione relativa: l’enfant qui mange du<br />

chocolat.<br />

13. 39 Accordo dell’aggettivo qualificativo<br />

L’aggettivo qualificativo si accorda in genere e numero con il nome a<br />

cui si riferisce.<br />

Les petites filles<br />

agg. qualif. Attributivo femm. Plur.<br />

Ces valise sont lourdes agg. predicat. femm. plur.<br />

Attenzione: l’aggettivo riferito a due o più nomi sarà plurale:<br />

La mère et la fille étaient absentes (2 nomi femm. agg. femm.<br />

plur.)


Le père et la fille étaient absents (1 masch. + 1 femm. agg. masch.<br />

Plur.)<br />

Attenzione: gli aggettivi di colore si accordano (des feuilles vertes).<br />

Restano invariati se il colore è indicato con un sostantivo (marron,<br />

orange) o forma un aggettivo composto con un altro aggettivo o<br />

nome:<br />

Des chassures marron<br />

Une chemise bleu ciel<br />

Une voiture vert foncé<br />

13. 40 Le marche del genere (maschile / femminile)<br />

Nella lingua scritta il femminile degli aggettivi si forma aggiungendo<br />

una e alla fine dell’aggettivo maschile.<br />

Se l’aggettivo maschile finisce in e, al femminile resta invariato:<br />

utile / utile Un livre utile Une chose utile<br />

Se l’aggettivo maschile finisce in è aggiunge regolarmente la marca<br />

del femminile:<br />

tourné / tournée<br />

Il a la tête tournée<br />

Il segno grafico e non fa variare la pronuncia del vocabolo quando<br />

questo termina con una vocale:<br />

joli / jolie<br />

bleu / bleue<br />

Se l’aggettivo termina in consonante muta al maschile, la e del<br />

femminile fa pronunciare questa consonante:


vert / verte grand / grande petit / petite<br />

[vr vrt grã] [grãd] [pti ptit<br />

13. 41 Cambiamento d’ortografia<br />

Senza variazioni di pronuncia:<br />

- el: naturel / naturelle - bel / belle<br />

cruel / cruelle - nul / nulle<br />

- eil: pareil / pareille<br />

con variazioni di pronuncia:<br />

- et: muet / muette<br />

ATTENZIONE: complet / complète - inquiet / inquiète, secret /<br />

secrète - concret / concrète, discret / discrète<br />

- en: européen / européenne<br />

- ien: ancien / ancienne<br />

- on: bon / bonne<br />

- an: paysan / paysanne<br />

- s: gros / grosse - gras / grasse - bas / basse - épais / épaisse<br />

- il: gentil / gentille<br />

- er: léger / légère<br />

- f: neuf / neuve - actif /active - bref /brève<br />

- eux: hereux / hereuse - joyeux / joyeuse<br />

- x: jaloux / jalouse<br />

- eur: flatteur / flatteuse - trompeur /trompeuse - moquer / moqueuse


ATTENZIONE: blanc / blanche, roux / rousse, favori / favorite, franc<br />

/ franche, doux / douce, frais / fraîche, sec / sèche, long / longue.<br />

13. 42 Casi particolari<br />

Alcuni aggettivi hanno due forme per il maschile e una sola forma per<br />

il femminile:<br />

M: bel davanti a nome iniziante con un bel avion<br />

beau vocale o h muta un bel homme<br />

F: belle<br />

M: nouvel davanti a nome iniziante con<br />

nouveau vocale o h muta le Nouvel An<br />

F: nouvelle<br />

M: vieil davanti a nome iniziante con<br />

vieux vocale o h muta un vieil ami<br />

F: vieille<br />

M: fol davanti a nome iniziante con<br />

fou vocale o h muta un fol amour<br />

F: folle<br />

13. 43 Le marche del numero (singolare / plurale)<br />

Nella lingua scritta si aggiunge una s alla fine dell’aggettivo<br />

singolare:<br />

un petit garçon / de petits garçons<br />

une femme rousse / des femmes rousses


Questa s non produce alcuna modificazione della pronuncia.<br />

Gli aggettivi che, al singolare, terminano con s o x non variano al<br />

plurale:<br />

un homme hereux / des hommes hereux<br />

un ciel bas / des ciels bas<br />

Gli aggettivi che, al singolare, terminano in eau prendono una x al<br />

plurale:<br />

un jour nouveau / des jours nouveaux<br />

La maggior parte degli aggettivi che, al singolare, terminano in al,<br />

trasformano al in aux al plurale:<br />

un sourir amical / des sourires amicaux<br />

ATTENZIONE: banal, fatal, glacial, naval prendono una s al plurale:<br />

des combats navals<br />

13. 43 Posizione dell’aggettivo qualificativo<br />

Secondo i casi, alcuni aggettivi qualificativi possono trovarsi:<br />

- in genere davanti al nome (anteposti)<br />

- sempre dopo il nome (postposti)<br />

- ora prima ora dopo il nome.<br />

Aggettivi qualificativi che precedono il nome:<br />

Solo pochi aggettivi vengono messi prima del nome in funzione<br />

attributiva. La maggior parte di essi è contenuta nello schema<br />

seguente.


Quando se ne usa più di uno nella stessa frase, si deve rispettare<br />

l’ordine suggerito in tale schema.<br />

Pertanto si dirà: Un bon petit garçon<br />

mentre non si sentirà mai dire: un petit bon garçon.<br />

1 2 3 4 5<br />

Determi<br />

autre<br />

nouveau<br />

mauvais<br />

grand<br />

Altri<br />

nanti<br />

numerali<br />

jeune<br />

faux<br />

petit<br />

aggettivi<br />

cardinali<br />

vieux<br />

bon<br />

o compl.<br />

e<br />

vrai<br />

beau<br />

del<br />

ordinali<br />

joli<br />

NOME<br />

nome<br />

premier<br />

o<br />

deuxièm<br />

proposiz<br />

e<br />

ione<br />

.............<br />

relativa<br />

dernier<br />

nombreu<br />

x<br />

D’autres jolies petites filles<br />

Les premiers vrais beaux jours de l’année<br />

13. 44 Aggettivi qualificativi posti sempre dopo il nome:<br />

Sono:<br />

- gli aggettivi attributivi (indicano una qualità specifica che permette<br />

d’identificare ciò di cui si parla):<br />

une idée originale


des chaussures rouges (tutti gli aggettivi di colore seguono sempre il<br />

nome)<br />

- i participi e gli aggettivi verbali:<br />

un verre cassé<br />

un journal intéressant<br />

nos salutations distinguées<br />

In <strong>italiano</strong> l’aggettivo verbale e quello derivato dal participio passato<br />

possono precedere il nome: ... i nostri distinti saluti.<br />

13. 45 Aggettivi qualificativi posti ora prima ora dopo il nome<br />

Molti aggettivi qualificativi che di solito seguono il nome possono<br />

talvalta precederlo. In questo caso il loro significato tende a fondersi<br />

con quello del nome ed aggiunge di solito a quest’ultimo un valore<br />

più morale che fisico:<br />

un bonhomme affreux (molto brutto) un affreux bonhomme (terrible,<br />

inquietante).<br />

L’aggettivo precede il nome in alcune frasi fatte:<br />

à plat ventre<br />

faire la sourde oreille.<br />

13. 46 Alcuni aggettivi cambiano significato secondo che precedono<br />

o seguono il nome:<br />

un brave homme (bon, honnête)<br />

un homme brave (courageux)<br />

un certain livre (un livre particulier) une nouvelle certaine (sûre)<br />

mon cher livre (aimé)<br />

le dernier mois de l’année (le 12e)<br />

un livre cher (coûteux)<br />

le mois dernier (celui d’avant)


un dur métier (fatigant)<br />

un grand homme (important)<br />

ma propre chemise (bien à moi)<br />

un metal dur ( mou)<br />

un homme grand (par la taille)<br />

ma chemise propre ( sale)<br />

une simple question (une question seulement) une question simple<br />

(sans problème)<br />

un petit homme (sans idéaux) un homme petit (par la taille)<br />

13. 47 Il comparativo<br />

Si parla di comparativo quando la qualità espressa dall’aggettivo<br />

mette a confronto due o più cose o persone.<br />

Se l’aggettivo esprime il valore massimo di una persona o cosa<br />

rispetto a tutto il gruppo di cui fa parte si ha il superlativo relativo.<br />

COMPARATIVO<br />

SUPERLATIVO<br />

Maggioranza plus grand que... le plus grand (de, du, de la, des)<br />

la plus grande (de, du, de la, des)<br />

les plus grand (e) s (de, du, de la, des)<br />

Minoranza moins grand que... le moins grand (de, du, de la, des)<br />

la moins grande (de, du, de la, des)<br />

les moins grand (e) s (de, du, de la, des)<br />

Uguaglianza<br />

aussi grand que...<br />

Nel comparativo di qualità il paragone fa perno sull’aggettivo:<br />

Pierre est aussi grand que son frère<br />

Pierre est aussi grand que gros


Comparativo di qualità<br />

(aggettivo)<br />

plus (aggettivo)... que...<br />

aussi (aggettivo)... que...<br />

moins (aggettivo)... que...<br />

Il paragone può imperniarsi però anche su un nome o su un verbo:<br />

plus de (nome)... que...<br />

Comparativo di qualità<br />

autant de (nome)... que...<br />

moins de (nome)... que...<br />

Pierre a autant d’argent que son frère<br />

ATTENZIONE: plus de (nome)... que de (nome)...<br />

autant de (nome)... que de (nome)...<br />

moins de (nome)... que de (nome)...<br />

Pierre a autant d’argent que de bonne volonté<br />

Comparativo d’azione<br />

(verbo)<br />

plus que...<br />

autant que...<br />

moins que...<br />

Pierre travaille autant que son frère<br />

Anche in <strong>italiano</strong>, nel comparativo d’azione i due elementi<br />

comparativi si riuniscono (più di = plus de).<br />

Autant si usa solo con i nomi ed i verbi, mentre con gli aggettivi si<br />

deve usare aussi.<br />

Attenzione: Tanto (i), in <strong>italiano</strong> può essere<br />

usato sia con gli<br />

aggettivi che con i nomi ed i verbi.


Il secondo termine di paragone è sempre introdotto da que (o da que<br />

de).<br />

ATTENZIONE: Si useranno plus de, moins de se questi sono seguiti<br />

da un numero (in questo caso infatti hanno perduto il valore<br />

comparativo e si usano come avverbi di quantità).<br />

Il a gagné plus de dix mille francs<br />

In <strong>italiano</strong>, il secondo termine di paragone può essere introdotto<br />

variamente (più...di, tanto...quanto, così...come) o può limitarsi ad un<br />

solo elemento: come: E’ ricco come te. Queste differenze tra le due<br />

lingue sono fonte di frequenti errori.<br />

Superlativo relativo:<br />

Di solito l’aggettivo è posto dopo il nome, ma deve sempre essere<br />

preceduto dall’articolo (le, la, les) che si accorda in genere e numero<br />

con il nome a cui il superlativo si riferisce.<br />

C’est le journal le plus intéressant<br />

Ce sont les journaux les plus lus<br />

In <strong>italiano</strong> il superlativo relativo si può presentare in due forme:<br />

E’ il giornale più interessante (senza articolo)<br />

E’ il più interessante giornale<br />

Attenzione: Comparativi e superlativi irregolari:<br />

bon meilleur (e) le (la) meilleur (e)<br />

mauvais pire le (la) pire


(o plus mauvais(e) que) (le (la) plus mauvais(e))<br />

petit moidre le (la) moindre<br />

(o plus petit(e) que) (le (la) plus petit(e))<br />

13. 48 Usi particolari del comparativo e del superlativo<br />

Se più comparativi o superlativi si susseguono si deve ripetere: plus,<br />

moins, aussi, le plus, le moins davanti ad ogni aggettivo:<br />

Rien n’est plus simple, plus facile, plus agréable à la fois<br />

ATTENZIONE: alcuni avverbi possono rafforzare il comparativo:<br />

bien, beaucoup, de beaucoup:<br />

Sa femme est plus âgée que lui<br />

Sa femme est bien plus âgée que<br />

lui<br />

Elle est la plus âgée<br />

Elle est de beaucoup la plus âgée<br />

13. 49 Forme irregolari<br />

supérieur = plus haut<br />

Il habite à l’étage supérieur<br />

inférieur = plus bas<br />

Cet article est de qualité trés inférieure<br />

Attenzione:<br />

majeur = plus grand<br />

La majeure partie des gens présents<br />

Il est majeur = il a plus de 18 ans (è maggiorenne)<br />

mineur = plus petit


Des oevres mineures<br />

Il est mineur = il n’a pas encore 18 ans (è minorenne)<br />

Le Lac Majeur, l’Asie Mineure (nomi geografici)<br />

Maggiore non corrisponde a majeure: E’ il maggiore (il primogenito)<br />

= Il est l’ainé.<br />

E’ maggiore di lui (età) = Il est plus âgé que lui<br />

E’ maggiore di lui (statura) = Il est plus grand que lui<br />

Ha maggiori possibilità = Il a plus de chances<br />

Lo stesso accade per minore.<br />

E’ il minore (ultimogenito) = Il est le cadet<br />

E’ minore di lui (età) = Il est moins âgé que lui<br />

E’ minore di lui (statura) = Il est moins grand que lui<br />

Ha minori possibilità = Il a moins de chances<br />

13. 50 Il superlativo assoluto<br />

Per esprimere il grado assoluto dell’aggettivo è sufficiente farlo<br />

precedere da avverbi di intensità come:<br />

très, fort, bien, tout à fait, extrêmement...ecc.<br />

très<br />

fort<br />

Il est bien beau<br />

tout à fait<br />

extrêmement


In <strong>italiano</strong>, il superlativo assoluto, oltre alle forme comuni in - issimo<br />

o con l’avverbio molto + aggettivo, si ottiene anche, ma più<br />

raramente, con assai + agg. : E’ assai bello. Attenzione a non tradurlo<br />

con assez, che in francese ha altro significato:<br />

C’est assez difficile = E’ abbastanza difficile<br />

Il superlativo assoluto si può anche esprimere usando:<br />

- alcuni prefissi: extra, sur, super, archi, ultra:<br />

C’est surfait!<br />

C’est archifaux!<br />

C’est super - extra! (linguaggio familiare)<br />

- il suffisso - issime (ma molto raramente):<br />

Un objet rarissime<br />

Un prince richissime<br />

- le espressioni: comme tout, comme pas un:<br />

C’est simple comme tout<br />

Il est menteur comme pas un<br />

- le forme: on ne peut plus, tout ce qu’il y a de plus<br />

C’est on ne peut plus vrai<br />

C’est tout ce qu’il y a de plus vrai<br />

13. 51 I pronomi<br />

Un pronome è una parola che può sostituire un gruppo nominale. Di<br />

solito sostituisce un nome determinato:<br />

Donnez - moi aussi des oeufs - Bien, je les mets dans votre sac<br />

Achète donc du jus d’orange - Je ne bois que ça<br />

Ma chambre est grande - La sienne est grande aussi


Aucun ami n’est venu? - Non, personne n’est venu<br />

Si tu trouves des pommess, achètes - en un kilo<br />

Le parole in grassetto sostituiscono rispettivamente les oeufs, du jus<br />

d’orange, sa chambre, aucun ami, des pommes, ossia dei gruppi<br />

nominali contenenti un nome determinato. I pronomi possono<br />

esprimere tutte le funzioni <strong>grammatica</strong>li del nome (soggetto, compl.<br />

oggetto, compl. indiretto).<br />

Alcuni pronomi possono anche sostituire: un aggettivo<br />

Il est vraiment gran? Mais oui, il l’est<br />

- un altro pronome:<br />

Les siens sont beaux. Je les ai vus<br />

- un gruppo di parole:<br />

Danser toute la nuit, ça ne se fait pas<br />

13. 52 I pronomi personali<br />

pronomi uniti al verbo forme deboli (atone)<br />

persona soggetto compl. oggetto e di termine<br />

prima del dopo il<br />

verbo<br />

verbo<br />

sing. 1ª<br />

sing. 2ª<br />

je<br />

tu<br />

me, m’<br />

te, t’<br />

- moi<br />

- toi<br />

plur. 1ª<br />

nous<br />

plur. 2ª<br />

vous<br />

sing. 3ª<br />

complemento<br />

(sia prima sia dopo il verbo)<br />

compl. compl. di<br />

oggetto termine<br />

maschile<br />

pronomi<br />

separati dal<br />

verbo<br />

forme forti<br />

(toniche)<br />

moi<br />

toi


femminile<br />

I pronomi personali prendono le marche del genere e del numero dei<br />

gruppi nominali che sostituiscono.<br />

Attenzione: lui e leur valgono sia per il maschile che per il femminile:<br />

J’appelle Hélène et je lui parle au téléphone<br />

Je connais ce garçon; je lui parle souvent<br />

leur è invariabile anche se riferito a nome plurale.<br />

J’ai rencontré Hélène et Monique et je leur ai parlé<br />

Il pronome personale complemento di termine ha in <strong>italiano</strong> due<br />

forme distnte: una per il maschile ed una per il femminile:<br />

Chiamo Elena e le parlo al telefono<br />

Conosco quel ragazzo e gli parlo spesso<br />

ATTENZIONE: Vous (2ª pers. plur.) è usato, nella forma di cortesia,<br />

per indicare una sola persona.<br />

Que faites vous aujourd’hui? - Je travaille<br />

Est - ce que vous êtes prête? (in questo caso anche l’attributo è al<br />

singolare).<br />

In <strong>italiano</strong> per la forma di cortesia si usa “lei” + verbo alla terza<br />

persona singolare: Che fa lei oggi? - Lavoro<br />

E’ pronta?


13. 53 La forma del pronome può variare secondo che questo è unito<br />

direttamente al verbo o ne è separato.<br />

- pronomi uniti al verbo (forme deboli) (vedi schema precedente)<br />

Tu ne me parles pas?<br />

(posto subito prima del verbo)<br />

Parle - moi! (posti subito<br />

Dis - le - leur dopo il verbo)<br />

- pronomi separati dal verbo:<br />

Sono le forme forti (toniche) dei pronomi che si usano:<br />

- se il pronome è preceduto da preposizione (compl. indiretto), se una<br />

pausa lo separa dal resto della frase (soggetto) o se è seguito da un<br />

infinito:<br />

Je les ai entendus venir derrière<br />

Eux, ils ne nous ont rien dit<br />

Moi, faire cela?<br />

- nella forma di insistenza: c’est...qui, c’est...que<br />

C’est toi qui l’as dit.<br />

- per attirare l’attenzione su due atteggiamenti contrastanti:<br />

Moi, je parle et toi, tu n’écoutes pas<br />

- quando ci sono più soggetti pronomi<br />

Toi et lui, vous ne comprenez rien<br />

- in una risposta (senza verbo coniugato) che riprende (frase eco) il<br />

concetto della frase precedente.<br />

J’aime les gâteaux - Moi aussi<br />

Je ne veux pas partir - Moi non plus


Qui vient avec nous? - Moi<br />

In <strong>italiano</strong>:<br />

a) il tono della voce è sufficiente per sottolineare il contrasto:<br />

Io, parlo e tu, non mi ascolti<br />

b) non si introduce un terzo pronome riassuntivo dei primi due:<br />

Tu e lui non capite nulla.<br />

13. 54 I pronomi personali soggetti<br />

Il pronome personale soggetto è un mezzo per indicare la persona,<br />

soggetto del verbo. E’ obbligatorio esprimere il pronome soggetto.<br />

Infatti, siccome un verbo come chanter al presente indicativo ha solo<br />

cinque forme scritte diverse (chante, chantes, chantons, chantez,<br />

chantent) e addirittura solo tre forme distinguibili tra loro all’orale, è<br />

unicamente attraverso il pronome soggetto espresso che è possibile<br />

conoscere la persona che agisce (ed il genere del soggetto alla 3ª<br />

persona).<br />

Il chante<br />

Elles chantent<br />

In <strong>italiano</strong> è spesso superfluo esprimere il soggetto, dato che le varie<br />

persone hanno desinenze diverse: Canto, canta, cantano.<br />

ATTENZIONE: il pronome soggetto precede immediatamente il<br />

verbo<br />

Tra il pronome soggetto ed il verbo coniugato possono inserirsi solo:


ne negativo e/o i pronomi personali complementi atoni (forme<br />

deboli), y e en compresi.<br />

Je ne sais pas. Je ne le sais pas. J’en veux, J’y vais<br />

- On è un pronome soggetto indefinito che si usa sempre seguito da<br />

un verbo alla 3ª persona singolare.<br />

On a vu de beaux tableaux au Louvre<br />

On può indicare qualsiasi persona, secondo la situazione.<br />

On dit souvent des mensonges (= Les gens disent...)<br />

On a faim (= Ces personnes ont faim / Nous avons faim)<br />

Alors, on se promène aujourd’hui? (= Tu te promènes / Vous vous<br />

promenez)<br />

Si richiede una strurrura completamente diversa, in <strong>italiano</strong>.<br />

Si sono visti dei bei quadri<br />

Se però sostituiamo il si con l’uomo, la gente, si ottiene una struttura<br />

uguale a quella francese: La gente ha visto molti...<br />

e cioè: variazione dell’ausiliare (essere avere) verbo alla 3ª persona<br />

singolare.<br />

On dit qu’il fera froid cet hiver (0 Quelqu’un dit.../ Des gens disent...)<br />

Attenzione: On a fermè la porte (e non Ils ont fermé la porte, se non si<br />

sa esattamente chi compie l’azione).<br />

In <strong>italiano</strong> è molto frequente la 3ª persona plurale: hanno chiuso la<br />

porta.


Se e soi sono i pronomi complementi da usare riferiti a on<br />

On se souvient de vous<br />

On a toujours besoin d’un plus petit que soi<br />

- Il è il soggetto impersonale per i verbi mancanti di soggetto esplicito<br />

(tale soggetto non rimanda né ad una persona né ad una cosa precisa).<br />

Il est arrivé des touristes. Il est cinq heures. Il reste du gâteau. Il faut,<br />

il pleut, il fait froid, il est tard...<br />

La frase italiana, nei casi paralleli, inizia col verbo senza soggetto e<br />

alla terza persona singolare o plurale, secondo il numero del nome a<br />

cui si riferisce: Sono arrivati dei turisti. Sono le cinque. Resta un po’<br />

di torta.<br />

13. 55 La costruzione base del francese è:<br />

soggetto + verbo + compl. oggetto + altri compl.<br />

La costruzione: verbo + pronome personale soggetto viene chiamata<br />

inversione.<br />

Si fa l’inversione:<br />

- nelle interrogative dirette: Que dites - vous? Où va - t - elle?<br />

- in talune forme esclamative: Est - elle bête!<br />

- con i verbi incidentali in un discorso diretto: Oui, dit - il, je suis là.<br />

Se il verbo è alla forma composta, l’inversione si fa all’ausiliare, ossia<br />

sulla forma coniugata del nucleo verbale:<br />

Qu’avez - vous dit?<br />

Où est - elle allée?


Attenzione: se la desinenza del verbo alla 3ª pers. sing., non finisce<br />

con - t o - d, tra il verbo ed il soggetto si deve inserire una -t eufonica:<br />

Parle - t - il?<br />

- Altra forma d’inversione è quella del doppio soggetto (o pronom de<br />

reprise).<br />

Si presenta così:<br />

soggetto sostantivo + verbo + soggetto di richiamo.<br />

Si ricorre a questa forma quando il soggetto è un nome proprio o<br />

comune:<br />

Tes amis sont - ils partis?<br />

Pourquoi ta soeur ne va - t - elle pas lui parler?<br />

Attenzione: Se la frase però inizia con un aggettivo o avverbio<br />

interrogativo (salvo pourquoi) anche il soggetto sostantivo si sposta<br />

dopo il verbo. (vedi interrogative di secondo tipo): Où sont allés tes<br />

amis?<br />

13. 56 Pronomi personali riflessivi<br />

- Questo pronome si riferisce sempre alla persona che è soggetto del<br />

verbo:<br />

Tu te lèves? Ils se promènent Vous vous en servez.<br />

Il pronome riflessivo ha forme sue proprie solo alla 3ª persona:<br />

- forma debole (atona) se per il complemento oggetto e per il compl.<br />

di termine


- forma forte (tonica) soi per i complementi separati dal verbo e<br />

preceduti da preposizione.<br />

Attenzione: per le altre persone si usano i pronomi personali<br />

complementi della 2ª e 3ª colonna dello specchietto precedente:<br />

Nous nous levons tôt.<br />

Tu te lèves tard<br />

Il pronome riflessivo non tollera complementi indiretti davanti al<br />

verbo. Questi dovranno essere posti dopo il verbo, preceduti da<br />

appropriata preposizione:<br />

Il s’est approché de lui<br />

Quand il se présente devant moi...<br />

L’<strong>italiano</strong> accetta sia il doppio pronome davanti al verbo, sia la<br />

struttura parallela a quella francese:<br />

Si è avvicinato a lui / Gli si è avvicinato<br />

13. 57 Uso di soi, lui, eux / elle, elles<br />

pronome<br />

riflessivo<br />

soi<br />

Lui, eux, elle,<br />

elles, se.<br />

pronome soggetto<br />

indefiniti singolari:<br />

on, personne, chacun,<br />

ceci, cela, ça,<br />

quiconque, tout<br />

Il, ils, elle, elles<br />

+ indefiniti plurali:<br />

plusieurs, la plupart<br />

esempi<br />

Chacun pour soi<br />

On a souvent besoin d’un plus<br />

petit que soi. Cela va de soi.<br />

La plupart ne pensent qu’à eux.<br />

Elles se regardent dans la glace.


In <strong>italiano</strong> si usa sempre sé: Ognuno per sé.<br />

La maggior parte pensa a sé<br />

13. 58 I pronomi personali complementi<br />

- complemento oggetto:<br />

me / m’, te / t’, lui, nous, vous, le, la / l’, les<br />

- complemento di termine:<br />

me / m’, te / t’, lui, nous, vous, leur<br />

lui e leur valgono sia per il maschile che per il femminile<br />

J’appelle Hélène et je lui parle au téléphone<br />

Je connais ce garçon; je lui parle souvent<br />

leur è invariabile anche se riferito a nome plurale:<br />

J’ai rencontré Hélène et Monique et je leur ai parlé<br />

Questi pronomi si possono usare anche davanti a voicì e voilà.<br />

Tu viens? - Oui, me voilà.<br />

Le fa pure funzione di pronome neutro, equivale a cela e può<br />

sostituire un intero gruppo o una frase:<br />

Tu n’es pas contente, je le vois (= Je vois que tu n’es pas contente)<br />

Il se déplacera s’il le faut (= s’il faut qu’il se déplace)<br />

Lo in funzione di pronome neutro è più raro in <strong>italiano</strong>: Si sposterà, se<br />

occorre.<br />

13. 59 Y e i complementi che si costruiscono con la prep. à


- Quando il complemento introdotto da à è un nome di persona (e<br />

talvolta di animale) si può usare sia il pronome lui, leur, sia à lui, à<br />

elle, à eux, à elles, secondo il verbo.<br />

- Se il complemento introdotto da à è un nome di animale o di cosa, lo<br />

si sostituisce col pronome y:<br />

Je pense à mes amis<br />

Vous ressemblez à votre frère<br />

Elle s’adapte à sa nouvelle vie<br />

Je pense à eux<br />

Vous lui ressemblez<br />

Elle s’y adapte<br />

Verbi che reggono la preposizione à:<br />

Compl. indiretto s’attaquer à, faire attention à, s’habituer à,<br />

animato o<br />

s’opposer à, penser à, s’interesser à<br />

inanimato<br />

Compl. indiretto<br />

assister à, croire à, se décider à, jouer à, se mettre<br />

à<br />

solo inanimato<br />

prendre part à, se préparer à, réfléchir à, travailler<br />

à<br />

faire face à...<br />

Ils font face à ce nouveau problème<br />

Ils y font face<br />

Attenzione: con alcuni verbi che normalmente reggono la<br />

preposizione à si usa però lui, leur (senza à) quando reggono:<br />

Compl. indiretto<br />

animato o<br />

échapper à, resister à


inanimato<br />

Compl. indiretto<br />

faire mal à, faire peure à, rendre service à, rendre<br />

solo animato visite à.<br />

Vous faites peur à ces enfants<br />

Vous leur faites peur<br />

13. 60 En e i complementi introdotti da de<br />

- Quando il complemento introdotto da de è un nome di persona si<br />

usa: de lui, d’elle, d’eux, d’elles<br />

- se il complemento è un nome d’animale o un inanimato si usa en:<br />

Elle se moque de son ami<br />

Il se plaint du froid<br />

Elle se moque de lui<br />

Il s’en plaint<br />

Verbi che reggono:<br />

Compl. indiretto<br />

avoir assez de, se charger de, se contenter de,<br />

se<br />

animato o<br />

inanimato<br />

débarrassez de, discuter de, (se) douter de, se<br />

moquer de, se passer de, avoir peur de, profiter<br />

de, servir de, se souvenir de.<br />

Compl. indiretto<br />

s’apercevoir de, avoir envie de, avoir<br />

l’habitude<br />

inanimato<br />

de, jouer de, se rendre compte de<br />

Attenzione: Se il complemento è rappresentato da un infinito, il suo<br />

pronome complemento è le o l’:<br />

Il a décidé de partir<br />

Il l’a décidé


Altri verbi che accettano la stessa costruzione:<br />

accepter de, défendre de, demander de, éviter de, mériter de, ordonner<br />

de, oublier de permettre de, promettre de, proposer de.<br />

Attenzione: certi verbi non tollerano il pronome complemento:<br />

s’arrêter de, commencer de, finir de, choisir de, se dépêcher de, avoir<br />

raison / tort de.<br />

Tu continues de jouer? - Oui, je continue.<br />

13. 61 Se un complemento oggetto è preceduto da una indicazione<br />

della quantità (partitivo), si sostituisce con:...en + verbo + indicazione<br />

della quantità:<br />

Tu as acheté des oeufs? - Oui, j’en ai acheté six.<br />

La stessa regola vale anche per i nomi non numerabili:<br />

Tu as portè du beurre? - Oui, j’en ai porté (une livre).<br />

E’ errato sostituire “des oeufs” e “du beurre” con les, le.<br />

Attenzione se la frse è negativa, non deve mai apparire l’indicazione<br />

della quantità (si tratta infatti di quantità 0).<br />

Jean a une voiture. Moi, je n’en ai pas<br />

Tu veux du lait? - Non, je n’en veux pas<br />

Attenzione: Si usa en in espressioni come:<br />

s’en aller, en vouloir a quelqu’un, s’en faire (= se faire du souci).<br />

Il s’en va. Ne t’en fais pas.<br />

13. 62 Posizione dei pronomi personali complementi


Il pronome personale complemento (compl. oggetto e compl. di<br />

termine - vedi specchietto) in genere precede il verbo.<br />

Y e en seguono la stessa costruzione:<br />

Je ne le leur ai jamais dit.<br />

N’en prenez pas<br />

Nous y allons<br />

In <strong>italiano</strong>, il pron. Pers. compl. di termine può sia precedere il verbo<br />

coniugato, sia seguirlo (ed il pronome sarà preceduto da a). Loro<br />

segue sempre il verbo: Quando mi parla... / Quando parla a me... /<br />

Egli parla a loro.<br />

In francese deve sempre precederlo: Quand il me parle... / Il leur<br />

parle.<br />

Ordine di precedenza in cui devono essere posti i pronomi personali<br />

complementi, se nella stessa frase davanti al verbo ce ne sono due:<br />

Gli accoppiamenti 1 - 3 e 3 - 4 sono inaccettabili.<br />

Je les leur ai vite données<br />

4 e 5 si trovano uniti solo nell’espressione il y en a Vous m’en enverrez<br />

me (m’)<br />

te (t’)<br />

le<br />

se (s’)<br />

nous<br />

la l’<br />

lui<br />

leur<br />

y<br />

en<br />

vous<br />

les<br />

se (s’)<br />

1 2 3 4 5<br />

Non vi possono essere più di due pronomi consecutivi


Nous porterons ces lettres à mes parents pour M.Ledoux<br />

Vous les leur porterons pour M.Ledoux<br />

Vous avez porté ces paquets à la maison<br />

Vous les y avez portés<br />

ATTENZIONE: Tu le lui envoies tout de suite<br />

- Se i pronomi pers. compl. sono preceduti da preposizione (pour, sur,<br />

avec...) la loro posizione può variare. Possono trovarsi all’inizio della<br />

frase (prima del gruppo nominale) o dopo il verbo + compl. oggetto.<br />

Avec lui, il n’y a pas de danger<br />

Je l’ai fait pour toi (J’ai fait ce travail pour toi).<br />

La diversa costruzione tra le due lingue genere ha frequenti errori.<br />

Glielo le lui: Glielo mandi subito Tu le lui envoies tout de suite.<br />

Se il verbo è all’infinito, il pronome personale complemento lo<br />

precede:<br />

Il a dit de le donner à ce monsieur.<br />

Se il verbo è composto (ausiliare + part. passato), il pronome<br />

personale complemento precede l’ausiliare:<br />

Il leur a recommandé de rentrer à l’heure<br />

- Se il verbo è coniugato con devoir, pouvoir, vouloir... il pronome<br />

personale precede l’ausiliare:<br />

Je dois lui parler


- Se vi sono più verbi, in frasi coordinate, il pronome personale<br />

complemento deve essere ripetuto davanti ad ogni verbo:<br />

Il me parle et me dit que...<br />

- Se nella stessa frase ci sono 2 pron. Pers. complemento oggetto (o 2<br />

compl. di termine), essendo impossibile metterli entrambi davanti al<br />

verbo, si riassumono con nous o vous, e i due pron. Pers. seguiranno<br />

poi il verbo:<br />

Il nous a vus, toi et moi<br />

Je vous écrirai, à toi et moi<br />

In <strong>italiano</strong>:<br />

- il pronome personale segue l’infinito:<br />

Ha detto di darlo a...<br />

Il a dit de le donner à...<br />

- il pron. Pers. può sia precedere il verbo servile, sia seguire l’infinito:<br />

Gli devo parlare<br />

Je dois lui parler<br />

Devo parlargli<br />

- niente pronome riassuntivo:<br />

Ha visto te e me<br />

Il nous a vus, toi et moi<br />

13. 63 Se il verbo è all’imperativo affermativo, i pronomi personali<br />

complementi lo seguono. Se vi sono contemporaneamente due<br />

pronomi personali (compl. oggetto e di termine) si metteranno<br />

nell’ordine indicato nei seguenti schemi:<br />

- le - moi - m’


- toi - t’<br />

- la - nous - nous<br />

- vous - vous - en - y<br />

- lui - lui usato solo<br />

- les - leur - leur<br />

Donnez - les - nous Portez - leur - en Vas - y<br />

Attenzione:<br />

- tra il verbo e i pronomi personali che lo seguono ci deve essere il<br />

trattino d’unione.<br />

- i pronomi me e te, spostandosi dopo il verbo, si trasformano in moi e<br />

toi:<br />

Tu me parle Parle - moi<br />

- non si dirà mai Rendez - vous - y, ma piuttosto: Rendez - vous là -<br />

bas.<br />

- Eccezionalmente, per ragioni eufoniche, la desinenza della 2ª pers.<br />

sing. dei verbi del 1° gruppo finisce con s all’imperativo, quando<br />

questo è seguito da y o en:<br />

Parles - en à ton ami<br />

Portes - y Nadine<br />

In <strong>italiano</strong> i pron. pers. compl. seguono il verbo non solo alla forma<br />

imperativa affermativa, ma anche alla forma imperativa negativa:<br />

Parlami. Non parlarmi.<br />

In francese all’imperativo neg. Segue la regola generale:


Ne me parle pas<br />

I pronomi indefiniti<br />

13. 64 Pronomi indefiniti che indicano la quantità<br />

pronome indefinito<br />

aucun (e)<br />

soggetto<br />

Aucune d’elles ne<br />

pas un (e)<br />

personne (per le persone)<br />

rien (per le cose)<br />

Quantità 0: Aucun (e), pas un (e), personne (per le persone), rien (per<br />

le cose). Possono essere usati come:<br />

- soggetto: Aucune d’elles ne parle<br />

Personne ne viendra<br />

Rien n’a changé<br />

- compl. oggetto: Je n’en ai pris aucun<br />

Je n’ai vu personne<br />

Je ne sais rien<br />

- compl. di termine: Ca n’appartient à aucun d’entre nous<br />

Je n’ai rien à dire à personne<br />

Ca ne change rien à rien<br />

Attenzione: Aucun (e), personne, rien, pas un soggetti di una frase<br />

esigono sempre ne prima del verbo coniugato (vedi ne... que...)<br />

Personne ne viendra<br />

Rien n’est plus intéressant que cela


Personne<br />

+ de + aggettivo<br />

Rien<br />

Personne d’autre<br />

Rien de nouveau.<br />

In <strong>italiano</strong> invece una negazione è sufficiente:<br />

Nessuno verrà<br />

- Personne = negazione totale riferita a persone<br />

- Aucun (e) = negazione totale riferita a cose<br />

negazione ristretta ad un gruppo di persone<br />

Il n’y a personne dans la rue (= la rue est vide)<br />

Il n’y a aucun de mes amis dans la rue (= la rue n’est pas vide; il y a<br />

d’autres gens).<br />

J’ai des livres, mais je n’en lis aucun<br />

Quantità uno: (l’) un (e), quelqu’un, quelque chose<br />

Esempi: Ce sac est à l’un de vous<br />

Quelqu’un me l’a dit<br />

A quelque chose malheur est bon<br />

Quantità due o più: certains, plusieurs, autres<br />

Esempi: Certains pensent aux conséquences de leurs actes (= Il y en a<br />

qui pensent...)


Combien de livres avez - vous achetés? J’en acheté plusieurs. J’en ai<br />

d’autres.<br />

Quantità totalità: tout / toute<br />

tous / toutes<br />

tout le monde<br />

Esempi: Prenez tout si vous voulez<br />

Jouer le tout pour le tout<br />

Elles sont toutes venues<br />

Tout le monde peut entrer<br />

Quantità parti di un insieme considerate singolarmente: chacun (e)<br />

Esempi: A chacun sa vérité<br />

Il y a un cadeau pour chacune<br />

- la totalità può essere espressa da tous (se ci si riferisce ad un nome<br />

già citato) o da tout le monde (se non si indicano persone ben<br />

individuabili):<br />

Tout le monde en parle (= on ne sait pas exactement qui<br />

parle)<br />

J’ai invité des ami; ils arriveront tous à cinq heures (tous mes<br />

amis)<br />

Anche in questo caso l’<strong>italiano</strong> ha una forma unica: tutti + verbo alla<br />

3ª pers. plurale: Tutti ne parlano<br />

Attenzione: Tout le monde + verbo alla 3ª persona singolare


Tous + verbo alla 3ª pers. plurale (Non si trova mai<br />

all’inizio di un discorso. La “s” finale è sonora).<br />

- Quelqu’un è variabile: Quelqu’un quelques - uns<br />

Quelqu’une quelques - unes<br />

- Autres, sia aggettivo che pronome indefinito:<br />

- se è usato in senso partitivo sarà preceduto da d’ :<br />

J’ai d’autres problèmes<br />

J’en ai d’autres<br />

- se è complemento di specificazione, sarà preceduto da des:<br />

Pense aussi aux difficultés des autres!<br />

Pense aussi aux difficultés des autres élèves!<br />

In <strong>italiano</strong>, altri, aggettivo o pronome, partitivo o compl. di<br />

specificazione è sempre preceduto da degli (sottinteso spesso se il<br />

senso è partitivo).<br />

Ho degli altri problemi.<br />

Ne ho degli altri.<br />

Pensa alle difficoltà degli altri!<br />

13. 65 I pronomi indefiniti che permettono l’identificazione.<br />

Possono indicare:<br />

- identità: le (s) même con valore di pronome<br />

Leurs problèmes sont toujours les mêmes<br />

Quel programme as - tu regardé? Le même qu’hier


pronome personale + même (s):<br />

Il te le dira lui - même<br />

Faites - le vous - même<br />

- diversità: l’un<br />

l’une<br />

l’autre<br />

les uns<br />

les unes<br />

les autres<br />

Vous n’aimez pas ce livre, alors lisez l’autre<br />

L’un parle de sport, l’autre de politique<br />

Aimez - vous les uns les autres<br />

- determinazione imprecisa: quoi que ce soit<br />

quoi que ce soit<br />

quiconque<br />

qui<br />

n’importe quoi<br />

le quel<br />

Quoi que ce soit que vous fassiez, ce sera bien.<br />

Il ne faut pas le dire à qui que ce soit.<br />

Quiconque le demandera pourra l’obtenir<br />

N’importe qui peut faire çà (= tout le monde)<br />

J’achèterai n’importe lequel


Quiconque (= chiunque) si usa se in relazione con 2 verbi, come nei<br />

due casi seguenti: Quiconque le demandera pourra l’obtenir<br />

(quiconque = sogg. di due verbi).<br />

Attenzione: I due verbi retti da quiconque saranno sempre allo stesso<br />

modo e allo stesso tempo. E’ il tempo della frase secondaria che si<br />

adegua al tempo della principale: Quiconque le saurait, devrait le dire.<br />

- Ce livre sera envoyé à quiconque le demandera (quiconque = compl.<br />

di un verbo e soggetto dell’altro).<br />

Spesso, in <strong>italiano</strong>, i due verbi retti da “chiunque” appartengono a<br />

modi e tempi diversi: Chiunque lo domandi, lo potrà ottenere<br />

Chiunque lo sapesse, dovrebbe dirlo.<br />

Le frasi negative non rispettano la regola generale:<br />

Ne parlez pas de cette histoire à quiconque.<br />

Comunque quiconque si usa di rado; i concetti delle frasi precedenti<br />

sarebbero più comunemente espressi come segue:<br />

Tous ceux qui le demanderont pourront l’obtenir<br />

Ce livre sera enviyez à tous ceux qui le demanderont<br />

Attenzione: Non si confonda: quoi que ce soit = qualunque cosa (per<br />

le cose) con qui que ce soit = chiunque (per le persone).<br />

13. 66 I pronomi dimostrativi<br />

Si dividono in:<br />

semplici: maschile singolare: celui


maschile plurale: ceux<br />

femminile singolare: celle<br />

femminile plurale: celles<br />

composti: maschile singolare: celui - ci / celui - là<br />

maschile plurale: ceux - ci / ceux - là<br />

femminile singolare: celle - ci / celle - là<br />

femminile plurale: celles - ci / celles - là<br />

- forme invariabili:<br />

singolare: ce<br />

plurale: ceci<br />

cela, ça<br />

I pronomi dimostrativi semplici si usano solo se seguiti da:<br />

- de + gruppo nominale:<br />

Jean a porté la table. - Celle de la cuisine? - Non celle de la salle à<br />

manger<br />

- pronome relativo (qui, que, à qui, où...) + preposizione (vedi<br />

pronomi relativi):<br />

Donne - moi le livre. Lequel? Celui qui est sur la<br />

table.<br />

Attenzione: Non mettete mai un aggettivo dopo un pronome<br />

dimostrativo.<br />

Sostituite il pronome dimostrativo con l’articolo:<br />

Quel livre veux - tu? Le rouge?


con un giro di parole:<br />

Celui qui est tombé .....= quello caduto<br />

In <strong>italiano</strong>, il pronome dimostrativo si usa normalmente davanti agli<br />

aggettivi: quello rosso?<br />

Attenzione: Non si confonda: celle = pronome (questa, quella)<br />

con<br />

cette o aggettivo (questa, quella)<br />

L’<strong>italiano</strong> distingue il vicino dal lontano con la diversa consonante (t o l)<br />

all’interno del pronome e dell’aggettivo dimostrativo. Il francese ottiene<br />

invece la distinzione con l’aggiunta di - ci e - là.<br />

- I pronomi dimostrativi composti si usano per:<br />

- indicare persone o oggetti:<br />

vicini: - si usa il pronome seguito da - ci (=ici)<br />

lontani: - si usa il pronome seguito da - là (=là - bas)<br />

Serve anche per rifiutare qualcosa o allontanarla dalle proprie<br />

preoccupazioni: Qu’est - ce qu’il veut encore, celui - là?<br />

- per mettere in opposizione due persone o cose che si stanno indicando:<br />

Quel gâteaux est - ce que tu préfères?<br />

Celui - ci ou celui - là?<br />

Attenzione: Mai due aggettivi dimostrativi davanti a un nome (vedi<br />

determinanti del nome) Si accetta invece un aggettivo e un pronome:<br />

Ce livre - ci et celui - là parlet de la France<br />

L’<strong>italiano</strong> ammette le due strutture: Questo libro e quello


Questo e quel libro (ossia due aggettivi<br />

dimostrativi davanti al nome)<br />

13.67 Uso di ceci - cela - ça<br />

- Ceci, cela = questo, quello (neutri, sostituibili da “ciò”)<br />

Ceci est vrai, cela est faux<br />

- Ça sostituisce abitualmente cela nel francese parlato:<br />

Comment ça va?<br />

A part ça, quoi de neuf?<br />

Ça m’est égal.<br />

Ça ne se dit pas<br />

Allons à la campagne. - Ça, c’est une excellent idée<br />

Tu penses qu’on a un examen à passer? - Je ne pense qu’a ça<br />

13.68 Uso di ce:<br />

- se seguito da un pronome relativo (qui, que, dont.....):<br />

Ce que j’aime le plus en elle, c’est sa gentilesse<br />

Ce qui m’ennui, c’est de ne pas savoir la vérité<br />

Ce que je veux c’est qu’elle arrive tout de suit<br />

Ce qui<br />

Ce que<br />

nome<br />

+ verbo + c’est + de + infinito<br />

que + verbo coniugato<br />

Attenzione:<br />

invece<br />

Ce qui<br />

Ce que<br />

+ verbo + est + aggetivo


Ce que tu dis est incompréhensible<br />

- se seguito dal verbo être (est, sera, serait....):<br />

per mettere in risalto un nome o un gruppo nominale o preposizionale:<br />

C’est mon ami<br />

In <strong>italiano</strong> invece, la frase inizia direttamente col verbo: è, ora, sarà...<br />

Non c’è alcun prenome soggetto iniziale<br />

C’est<br />

la jeune femme<br />

(soggetto)<br />

vous<br />

la piéce (c.<br />

oggetto)<br />

aujourd’hui<br />

à lui<br />

pour elle<br />

avec plaisir<br />

en France<br />

qui<br />

que<br />

que<br />

est sortie<br />

le dites<br />

vous avez vue<br />

Je arrive<br />

tu l’as donnè<br />

vous l’avait fait<br />

j’irai vous voir<br />

je passerai mes<br />

vacances<br />

In alcuni casi, il verbo être deve essere preceduto da il anziché da ce:<br />

nomi di:<br />

- professioni<br />

- nazionalità<br />

- religioni<br />

Il est<br />

+aggettivo<br />

o<br />

+nome<br />

invece<br />

c’est<br />

+determinante<br />

+nome<br />

Il est anglais<br />

elle est anglaise<br />

il est protestant<br />

Il est médecin<br />

Il est cuisinier<br />

C’est un<br />

Anglais (c’est<br />

une...)<br />

que j’ai connu<br />

(e) à Londres<br />

C’est le frère de<br />

Sylvie<br />

C’est notre<br />

médecin<br />

C’est ce<br />

cuisinier qui a<br />

inventè ce gâteu<br />

nomi propri il est<br />

pronomi C’est C’est Jean (Qui<br />

est-ce?)


C’est Madame<br />

Meunier<br />

C’est<br />

elle(Lequel estce)<br />

C’est celui que<br />

j’ai vendu<br />

ce qui<br />

il est<br />

ce que c’est C’est ce qui<br />

l’inquiète<br />

C’est ce que<br />

vous m’aviez<br />

montré.<br />

Avverbi<br />

quantità<br />

Avverbi<br />

tempo<br />

di<br />

di<br />

il est<br />

il est<br />

c’est c’est assez.<br />

C’est trop. C’est<br />

beaucoup.<br />

Il est tard. Il est<br />

tôt. Il était une<br />

fois...<br />

c’est C’était hier.<br />

C’est<br />

aujourd’hui.<br />

C’est lundi.<br />

Ore il est Il est cinq<br />

heures<br />

c’est Tiens! C’est<br />

midi!<br />

Aggettivi il est + de +<br />

infinito<br />

+ que + verbo<br />

coniugato<br />

C’est<br />

Il est grand, le<br />

château.<br />

Elle est haute, la<br />

tour Eiffel.<br />

Il est inutile de<br />

protester.<br />

Il est inutile que<br />

tu pleures.<br />

Versailles, c’est<br />

grand.<br />

La tour Eiffel,<br />

c’est haut.<br />

Protester, c’est<br />

inutile.<br />

Si usa la stessa costruzione se, anziché être, il verbo è devoir être o<br />

pouvoir être: C’est Pierre - Ce doit être Pierre<br />

13. 69 I pronomi possessivi


masch<br />

1ª pers.<br />

femm.<br />

masch<br />

2ª pers.<br />

femm.<br />

masch<br />

3ª pers.<br />

femm.<br />

Un solo possessore più possessori<br />

un solo<br />

oggetto<br />

più oggetti un solo<br />

oggetto<br />

più oggetti<br />

le mien les miens<br />

le (la) nôtre les nôtres<br />

la mienne les miennes<br />

le tien<br />

les tiens<br />

le (la) vôtre les vôtres<br />

la tienne les tiennes<br />

le sien<br />

les siens<br />

le (la) leur les leurs<br />

la sienne les siennes<br />

Il pronome possessivo è sempre preceduto dall’articolo.<br />

Ma voiture est là. Où est la tienne?<br />

Nous avons plusieurs vélos. En fait nous avons chacun le nôtre.<br />

A qui sont ces cartes? - Ce sont les miennes (= elles sont à moi)<br />

Attenzione: Due aggettivi possessivi non possono precedere lo stesso<br />

nome (vedi incompatibilità dei determinanti). Il secondo possessivo in<br />

francese si presenta sotto forma di pronome e segue il verbo:<br />

Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas.<br />

L’<strong>italiano</strong>, invece, ammette entrambe le strutture: La mia e la sua<br />

auto... La mia auto e la sua....<br />

13. 70 I pronomi interrogativi<br />

Quando si vuole interrogare, si usa il pronome qui per le persone e<br />

que o quoi per le cose.<br />

persone<br />

cose<br />

soggetto qui ...................<br />

compl. oggetto qui que<br />

complementi<br />

de<br />

sur<br />

de<br />

sur


indiretti à qui<br />

pour<br />

ecc.<br />

à<br />

pour<br />

ecc.<br />

quoi<br />

- Qui est venu? Qui as - tu vu?<br />

Qui soggetto è sempre seguito da un verbo al singolare.<br />

- Que se passe - t - il?<br />

All’inizio della frase interrogativa, per le cose, si usa sempre que.<br />

Fa eccezione:<br />

Quoi de neuf? (Quoi + de + aggettivo)<br />

(vedi frasi interrogative)<br />

- Quoi si usa in inizio di frase (interrogativa diretta o indiretta)<br />

quando è preceduto da preposizione:<br />

De quoi parlent - ils? A quoi est - ce que ça sert?<br />

persone<br />

cose<br />

soggetto Qui est - ce qui... Qui est - ce qui...<br />

compl. oggetto Qui est - ce que... Qu’est - ce que...<br />

I pronomi di questo schema sono usati più spesso delle forme brevi<br />

qui e que.<br />

Attenzione: Qu’est - ce qui tombe? È l’unica forma possibile per il<br />

soggetto riferito a cosa.<br />

Que tombe? Non è accettabile in francese.<br />

- Que, qu’est - ce qui e qu’est - ce que nelle frasi interrogative<br />

indirette si trasformano in ce qui (soggetto) e ce que (compl. oggetto):<br />

Qu’est - ce qu’on voit là bas? - Il ne sait pas ce qu’on voit là - bas


Qu’est - ce qui t’ennui? - Je veux savoir ce qui t’ennui.<br />

In <strong>italiano</strong>, “che cosa”, è forma unica sia per interrogativa diretta sia<br />

per l’interrogativa indiretta:<br />

Che cosa si vede...?<br />

Non so che cosa si vede...<br />

Qu’est - ce qu’il veut? Je ne sais pas ce qu’il veut<br />

Che cosa vuole? Non so che che cosa voglia.<br />

Per le persone si usa sempre qui:<br />

Qui (est - ce qui) parle? Il ne veut pas me dire qui parle.<br />

- I pronomi lequel / lesquels, laquelle / lesquelles, e le loro forme<br />

composte duquel / desquels, de laquelle / desquelles, auquel /<br />

auxquels, à laquelle / auxquelles, avec lequel /avec lesquels ecc...<br />

implicano un’idea di scelta e richiedono nella frase una precisazione<br />

(possono riferirsi a un nome già espresso o essere seguiti da un<br />

compl. di specificazione).<br />

De ces deux chapeaux, lequel préfères - tu?<br />

Auquel de ces hommes parlait - il?<br />

Attenzione: Quel est ton nom? (quel + v. essere + nome determinato).<br />

In <strong>italiano</strong>, l’unico pronome interrogativo corrispondente è quale (i)<br />

(preceduto o meno da preposizione):<br />

Di questi due cappelli, quale preferisci?<br />

A quale di questi uomini parli?


Qual è il tuo nome?<br />

14. IL GRUPPO VERBALE (ins. parte italiana corrispondente)<br />

Consideriamo le sei frasi seguenti:<br />

1. Sylvie mange<br />

2. Sylvie va au cinéma<br />

3. Sylvie voudrait aller au cinéma avec ses amis<br />

4. Sylvie n’ira pas au cinéma<br />

5. Sylvie est prête<br />

6. Sylvie est venu souvent<br />

Il gruppo verbale di queste frasi è stato sottolineato.<br />

Si nota subito che il gruppo verbale può essere formato da uno o più<br />

vocaboli.<br />

14. 1<br />

Il gruppo verbale si compone di due parti di cui una sola è<br />

rappresentata da un verbo e contiene una forma variabile (mange, va,<br />

voudrait, ira, est...): si tratta del nucleo verbale.<br />

- L’altra parte può essere un gruppo nominale o un aggettivo o un<br />

avverbio.<br />

Si tratta dei complementi del verbo.<br />

Il nucleo verbale presenta almeno un elemento la cui forma varia in<br />

funzione della persona, del tempo, del modo cui esso appartiene.<br />

14. 2 Le marche della persona


Sono rappresentate:<br />

- dai pronomi personali che possono sostituire un gruppo nominale<br />

alla 3ª persona e che sono sempre presenti quando si tratta della 1ª e<br />

2ª persona, salvo all’imperativo (vedi frasi imperative)<br />

- dalle desinenze che si aggiungono alla radice del verbo, ossia<br />

all’elemento che è comune a tutte le forme, tempi e persone del verbo<br />

(chant).<br />

Le desinenze da sole non permettono però di distinguere sempre<br />

chiaramente la persona a cui ci si riferisce (je chante, il chante).<br />

In <strong>italiano</strong> invece le desinenze sempre diverse permettono di<br />

individuare senza equivoci le varie persone e dispensano quindi<br />

dall’uso costante del soggetto: Canto, canti...<br />

Attenzione: nell’orale, tutti i verbi francesi, salvo tre (gli ausiliari être<br />

e avoir e il verbo aller), hanno una forma unica per le tre persone<br />

singolari del presente indicativo: per certi verbi questa stessa forma<br />

orale vale anche per la 3ª persona plurale:<br />

chanter: je / tu / il / ils [ãt]<br />

courir: je / tu / il / ils<br />

voir: je / tu / il / ils<br />

[kur]<br />

[vwa]<br />

- All’imperfetto, sempre nell’orale, le tre persone singolari e la 3ª<br />

plurale sono identiche per tutti i verbi:<br />

je / tu / il / ils [ãt kur vwaj


- Nello scritto, la desinenza precisa meglio la persona a cui l’azione<br />

del verbo si riferisce; in vari casi però le desinenze possono essere<br />

identiche.<br />

Questo avviene con:<br />

- la 1ª e la 3ª pers. sing. del presente indicativo dei verbi del 1°<br />

gruppo:<br />

(je / il chante)<br />

- la 1ª e la 2ª pers. sing. del presente indicativo dei verbi appartenenti<br />

agli altri gruppi: (je / tu mangerais)<br />

Attenzione: La desinenza mette in evidenza l’opposizione singolare /<br />

plurale (numero):<br />

Je chante<br />

Pierre boit<br />

nous chantons<br />

Pierre et Jean boivent<br />

14. 3 Le marche del tempo e le marche del modo<br />

Le varie forme verbali sono raggruppate in serie che vengono<br />

chiamate modi del verbo. In ogni modo si distinguono vari tempi<br />

(vedi schemi successivi). “Tempi” e “modi” sono parole utili solo per<br />

classificare. Non si deve però attribuire loro un valore assoluto. Un<br />

tempo <strong>grammatica</strong>le può avere valori diversi nel tempo reale:<br />

Il vient (maintenant)<br />

Il vient demain.<br />

Questi valori sono chiariti sia dal contesto, sia da un complemento di<br />

tempo che accompagna il verbo:


Il vient tous les jours...<br />

Un passato prossimo può acquistare così valore di futuro:<br />

J’ai fini dans cinq minutes<br />

Analogamente, ai vari modi possono corrispondere valori diversi nel<br />

tempo reale.<br />

Chi parla usa:<br />

- l’infinito quando indica stati o azioni, prese in senso generale. Il<br />

valore di questo modo è quello che più si avvicina a quello di un<br />

nome:<br />

Marcher est agréable<br />

La marche est agréable<br />

- l’indicativo quando considera l’azione come un fatto che si realizza<br />

in un dato momento:<br />

Elle ouvre la porte (en ce moment) (adesso)<br />

- l’imperativo quando vuole esprimere la sua volontà di vedere<br />

l’azione realizzata:<br />

Ouvre la porte!<br />

- il congiuntivo quando prospetta la possibilità di realizzare l’azione,<br />

ma senza situarla nel tempo. E’ per questo che indica di solito quello<br />

che si vuole o si desidera...<br />

Il désire que tu vienne


14. 3 Le marche del tempo e del modo sono contenute nella desinenza<br />

che viene aggiunta alla radice; talvolta però esse sono presenti nella<br />

radice stessa che può variare secondo il modo e il tempo:<br />

p. es. aller (andare): va (indicativo - imperativo)<br />

aille (congiuntivo) oppure v - ais<br />

allons (presente)<br />

allais (imperfetto)<br />

ira (futuro)<br />

- Le desinenze dell’indicativo presente, dell’imperativo e del<br />

participio passato possono variare secondo il gruppo a cui appartiene<br />

il verbo. (vedi schemi seguenti).<br />

Je chante Je finis Je prends<br />

Il mange Il finit Il prend<br />

14. 4 Nei tempi composti le marche del tempo, del modo e della<br />

persona appaiono nell’ausiliare être o avoir (per la coniugazione vedi<br />

paragrafi seguenti).<br />

Être e avoir sono seguiti dal participio passato del verbo che indica<br />

l’azione. Tutti questi tempi presentano un aspetto compiuto,<br />

conclusivo (azione conclusa nel passato).<br />

Attenzione: Di solito è l’ausiliare avoir che serve per formare i tempi<br />

composti.


Restano esclusi i verbi pronominali (tipo je me suis levé, verbi che<br />

sono sempre accompagnati da una particella pronominale riferita al<br />

soggetto, vedi paragrafo) e una serie di quattordici verbi: ALLER /<br />

VENIR, MONTER / DESCENDRE, ENTRER / SORTIR, ARRIVER<br />

/ PARTIR, NAITRE / MOURIR, TOMBER / RESTER, PASSER /<br />

DEVENIR e loro composti, che prendono l’ausiliare être.<br />

In quest’ultimo caso il participio passato si accorda in genere e<br />

numero con il soggetto:<br />

Elles sont venues<br />

Ma soeur est venu<br />

Attenzione: con i verbi riflessivi, si fa l’accordo del participio passato<br />

solo se le particelle pronominali rappresentano un complemento<br />

oggetto (vedi verbi riflessivi):<br />

Ils se sont habillés<br />

Ils se sont salués (uno saluta l’altro)<br />

invece: Ils se sont parlé (uno ha parlato all’altro)<br />

- Se è coniugato con l’ausiliare avoir, il participio passato:<br />

- non si accorda se il compl. oggetto non c’è o se segue il part. passato<br />

Ils ont réussi<br />

Nous avons conduit cette voiture


Attenzione: I verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare avoir<br />

(salvo i quattordici verbi suddetti). Non avendo essi per definizione il<br />

compl. oggetto, il loro participio passato è sempre invariabile.<br />

- Il part. passato si deve accordare con il compl. oggetto se questo lo<br />

precede. Il compl. oggetto di solito è un pronome personale:<br />

J’ai mangé les fruits Je les ai mangés<br />

Il a vu Brigitte Il l’a vu<br />

- o il pronome relativo que:<br />

C’est histoire qu’il nous a racontée<br />

Voilà les films que nous avons vus<br />

Attenzione: en non è mai compl. oggetto, quindi il part. passato non si<br />

accorda: Voilà des fraises; j’en ai déjà mangé.<br />

Attenzione: il part. pass. Si accorda con il compl. oggetto che dipende<br />

da esso e non da altri verbi della proposizione. Pertanto, spesso, non<br />

vi è accordo del part. pass. Seguito da infinito.<br />

Fait seguito da infinito non si accorda mai:<br />

Il les a fait construire exprès<br />

- L’ausiliare être serve pure per il passivo, che non ha in francese altra<br />

forma: Les chats mangent les oiseaux<br />

Les oiseaux sont mangés par les chats.<br />

(Attenzione a non confondere il passato prossimo coniugato con<br />

l’ausiliare être con la forma passiva, vedi frasi passive).


L’<strong>italiano</strong> può invece servirsi anche di venire:<br />

Gli uccelli vengono mangiati....<br />

- AVOIR fa funzione di ausiliare per il verbo être:<br />

Nous avons été appelés.<br />

Attenzione: être non può mai essere l’ausiliare di sé stesso. Grave<br />

rischio di errore. L’<strong>italiano</strong> usa essere come ausiliare di sé stesso.<br />

Siamo stati chiamati<br />

Passando da una lingua all’altra può cambiare l’ausiliare.<br />

14. 5 Semi ausiliari<br />

Sono dei verbi che servono per indicare l’aspetto o la modalità del<br />

verbo che precedono:<br />

aller, devoir, être sur le piont de, être en train de,être pour,<br />

faillir, manquer de, faire, ne faire que de, laisser, paraître,<br />

sembler, pouvoir, venir de, vouloir.<br />

14. 6 Oltre che semi - ausiliari aller e venir sono anche verbi di moto:<br />

semi - ausiliare<br />

Il va faire son travail<br />

Il vient de faire son travail<br />

verbi di moto<br />

Il va à la Sorbonne<br />

Il vient de la Sorbonne.<br />

Con valore di semi - ausiliare si coniugano solo al presente e<br />

all’imperfetto:<br />

Il va pleuvoir (futuro imminente)<br />

Il allait pleuvoir


Il vient de pleuvoir (passato recente)<br />

Il venait de pleuvoir<br />

Negli altri tempi i verbi aller e venir sono solo verbi di moto.<br />

In <strong>italiano</strong> si usa: stare per + infinito (per il futuro imminente)<br />

ausiliare + appena + part. pass. (per il pass. recente)<br />

Sta per piovere<br />

E’ appena piovuto<br />

Attenzione:<br />

Il est en train de lire (ha già cominciato, non ha ancora finito =<br />

sta leggendo).<br />

Non confondere: Sta per leggere (azione futura) e sta leggendo<br />

(azione in corso).<br />

14. 6 Il semi - ausiliare faire<br />

- Faire è usato al posto di un altro verbo o gruppo verbale e assume<br />

allora un significato indefinito:<br />

Il lit<br />

Que fait - il?<br />

- Faire + infinito (faire è la causa di un’azione)<br />

Pierre fait tomber Hélène (Hélène tombe).<br />

Il soggetto Pierre è la causa di quello che succede a Hélène<br />

Jean fait apprendre sa leçon à Jacques (Jacques apprend sa leçon)<br />

- Se faire + infinito: Il se fait comprendre en français<br />

Un bruit se fasait entendre


14. 7 L’aspetto<br />

Il nucleo verbale può anche indicare l’aspetto, cioè rivelare il modo in<br />

cui si svolge l’azione espressa dal verbo.<br />

Il se lève tôt (tous le matins): aspetto di ripetizione (interattivo).<br />

Il s’est levé tôt (ce matin): aspetto conclusivo (l’azione si è conclusa<br />

recentemente.<br />

Il se leva: aspetto puntuale; l’azione si è conclusa da tempo. Conta<br />

solo il fatto che l’azione sia avvenuta.<br />

Il vient de se lever: l’azione ha avuto luogo in un passato recente.<br />

Il va se lever: l’azione sta per avvenire in un futuro prossimo.<br />

In tal modo si può far risaltare il fatto che l’azione è presentata per se<br />

stessa, che ha una certa durata, che viene ripetuta, che è conclusa, che<br />

inizia, che è appena avvenuta, che sta per avvenire.<br />

L’aspetto viene spesso sottolineato da altre parole (p. es. da<br />

complementi di tempo: tous les matins, ce matin), dall’insieme del<br />

contesto, da altre forme verbali come venir de, aller, ecc...Il nucleo<br />

verbale ha analoghe funzioni anche in <strong>italiano</strong>.<br />

14. 8 La modalità<br />

Il nucleo verbale può esprimere una modalità, cioè il punto di vista<br />

del parlante e la colorazione intellettuale, morale, affettiva, che egli<br />

dà a ciò che dice.


Qu’il vienne! Augurio, desiderio di colui che parla (locutore); il verbo<br />

è al congiuntivo.<br />

Il vient: fatto reale presentato senza nessun giudizio da parte del<br />

locutore. Il verbo è all’indicativo.<br />

Viens: ordine dato dal locutore; il verbo è all’imperativo.<br />

L’atteggiamento del locutore è spesso espresso o con l’aiuto di altri<br />

verbi:<br />

Je désire qu’il vienne (desiderio)<br />

Je veux qu’il vienne (volontà)<br />

Je crois qu’il viendra (probabilità)<br />

Je suis certain qu’il viendra (certezza)<br />

Je crois pouvoir venir (probabilità + possibilità)<br />

o da frasi la cui interpretazione dipende dall’intonazione con cui si<br />

pronunciano.<br />

S’il pouvait venir (desiderio)<br />

Il viendra! (volontà)<br />

14. 9 La coniugazione<br />

Un verbo può avere più di settanta forme diverse nei suoi vari modi e<br />

tempi. L’insieme di queste forme costituisce la coniugazione. I verbi<br />

più semplici, quelli appartenenti al 1° gruppo, che si coniugano come<br />

chanter, ne hanno più di trenta nello scritto e solo sedici nell’orale.<br />

(In <strong>italiano</strong> le forme verbali sono molto più numerose, anche nei verbi<br />

regolari). Ognuna di queste forme si compone di radice e desinenza:


finiss - ons<br />

radice + desinenza<br />

Attenzione: La radice non coincide sempre con la forma base<br />

dell’infinito (ossia l’infinito senza la desinenza - er, - ir, - oir, - re<br />

ils chant - aient<br />

ils chanter - ont<br />

tu fini - s ils finiss - ent ils finir - ont<br />

je bois nous buv - ons ils boir - ont<br />

Presentiamo qui di seguito la classificazione tradizionale dei verbi<br />

suddivisi in tre gruppi, classificazione basata sulla desinenza<br />

dell’infinito:<br />

1° gruppo: verbi con l’infinito in - er (esclusi aller e envoyer).<br />

2° gruppo: verbi con l’infinito in - ir e con il participio presente in -<br />

issant.<br />

3° gruppo: gli altri verbi, detti irregolari.<br />

14. 10 Verbi del primo gruppo in - er<br />

Costituiscono la coniugazione più numerosa (comprendente i 9/10<br />

dei verbi francesi), la più regolare e quella che ha meno forme diverse<br />

(16 nell’orale e 30 nello scritto). I nuovi verbi che entrano a far parte<br />

della lingua francese appartengono tutti a questa coniugazione.<br />

Verbo modello: chanter<br />

Questa coniugazione, comprendente parecchie migliaia di verbi e<br />

aperta a tutti i verbi di nuova formazione (filmer, téléviser...), è quindi


una coniugazione viva. Parecchi verbi appartenenti a questo gruppo<br />

presentano delle particolarità ortografiche rispetto alla coniugazione<br />

regolare. Li studieremo secondo questi tipi:<br />

acheter (se lever), appeller (jeter), espérer, essayer, placer, manger<br />

CHANTER<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato prossimo<br />

Je chant - e Je chant - ais J’ai chanté<br />

tu chant - es tu chant - ais tu as chanté<br />

il chant - e il chant - ait il a chanté<br />

nous chant - ons nous chant - ions nous avons chanté<br />

vous chant - ez vous chant - iez vous avez chanté<br />

ils chant - ent ils chant - aient ils ont chanté<br />

Trapassato prossimo Passato remoto Futuro<br />

J’avais chanté Je chant - ai Je chanterai<br />

tu avais chanté tu chant - as tu chanteras<br />

il avait chanté il chant - a il chantera<br />

nous avions chanté nous chant - âmes nous chanterons<br />

vous avez chanté vous chant - âtes vous chanterez<br />

ils avaient chanté ils chant - èrent ils chanteront<br />

Futuro anteriore<br />

J’aurai chanté<br />

tu auras chanté<br />

il aura chanté<br />

nous aurons chanté<br />

vous aurez chanté<br />

ils auront chanté<br />

Condizionale<br />

Presente Passato Imperativo<br />

Je chanter - ais J’aurais chanté chant - e<br />

tu chanter - ais tu aurais chanté chant - ons<br />

il chanter - ait il aurait chanté chant - ez<br />

nous chanter - ions nous aurions chanté


vous chanter - iez<br />

ils chanter - aient<br />

vous auriez chanté<br />

ils auraient chanté<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

Imperfetto<br />

Que je chant - e que je chant - asse<br />

que tu chant - es que tu chant - asses<br />

qu’ il chant - e qu’il chant - ât<br />

que nous chant - ions que nous chant - assions<br />

que vous chant - iez que vous chant - assiez<br />

qu’ils chant - ent qu’ils chant - assaent<br />

Infinito<br />

Presente<br />

chanter<br />

Passato<br />

avoir chant - è<br />

Participio<br />

Presente Passato Passato composto<br />

chant - ant chant è (e) ayant chant - è<br />

Il condizionale è considerato in francese come un tempo (futuro nel<br />

passato vedi futuro e condizionale).<br />

Il participio presente e passato composto in francese copre un’area più<br />

ampia che in <strong>italiano</strong> e talvolta corrisponde al gerundio <strong>italiano</strong>.<br />

Il participio presente, infatti, può essere usato come aggettivo (si<br />

accorda in genere e numero con il nome che qualifica):<br />

Une réponse satisfaisante<br />

Des choses plus intéressantes<br />

encoore<br />

e come verbo: (è invariabile e può avere un soggetto e reggere dei<br />

complementi):


Une secrétaire sachant l’anglais<br />

Les renseignements concernant l’affaire.<br />

Questa struttura è molto frequente in francese, perché snellisce il<br />

periodo, sostituendo una frase relativa introdotta da qui o da que.<br />

In questi casi, invece, l’<strong>italiano</strong>, anziché il participio presente,<br />

preferisce la frase relativa: “Una segretaria che conosce l’inglese”.<br />

Il participio presente inoltre, può formare con il suo soggetto una vera<br />

proposizione indipendente e, soprattutto nel francese scritto, può<br />

sostituire una più lunga frase causale:<br />

La crise économique devenent plus intense, il perdit beaucoup<br />

d’argent. (comme la crise économique devenait...)<br />

Ses amis l’y encourageant, il décide de monter une affaire. (puisque<br />

ses amis l’encourageaient à faire cela...).<br />

Si deve rispettare la struttura base della lingua:<br />

soggetto + verbo + compl.<br />

In <strong>italiano</strong>, invece, il soggetto segue il verbo:<br />

Diventando grave la crisi economica, egli decise...<br />

Incoraggiandolo i suoi amici, egli decise...<br />

In questi casi il participio presente francese corrisponde al gerundio<br />

<strong>italiano</strong>.<br />

Attenzione: Analogamente al verbo chanter, nella forma attiva, quasi<br />

tutti i verbi si coniugano con l’ausiliare avoir nei tempi composti.


14. 11 Variazioni fonetiche e ortografiche della radice<br />

Verbi che hanno una e nella penultima sillaba dell’infinito.<br />

Radice con alternanza [ : prendono un accento grave sulla e o<br />

raddoppiano la consonante quando la desinenza inizia con e muta:<br />

et / ett<br />

t] [t] Verbi come appeler: Indicativo presente<br />

el / ell [l] [l] j’appelle<br />

tu appelles<br />

il appelle<br />

nous appellons<br />

vous appelez<br />

Altri verbi: ils appellent<br />

se rappeler<br />

jeter...<br />

futuro<br />

j’appellerai<br />

condizionale<br />

j’appellerais<br />

et / èt<br />

t] [t] Verbi come acheter: Indicativo presente<br />

j’achète<br />

tu achètes<br />

il achète<br />

nous achetons<br />

vous achetez<br />

ils achètent<br />

Altri verbi:<br />

se lever, emmener futuro<br />

se promener, geler... j’achèterai<br />

condizionale<br />

j’achèterais<br />

Attenzione: Raddoppiano la consonante soltanto i verbi in - ter o in -<br />

ler (salvo acheter, geler e pochi altri di uso raro).


Tutti gli altri verbi con e muta nella penultima sillaba dell’infinito si<br />

coniugano come acheter.<br />

14. 12 Verbi che hanno una è nella penultima sillaba dell’infinito:<br />

espérer, préférer, accélér, considérér<br />

s’inquiéter, suggérer, protéger<br />

Trasformano è in è alla 1ª, 2ª, 3ª pers. sing. e alla 3ª pers. plur. Del<br />

presente indicativo.<br />

Indicativo<br />

presente<br />

futuro<br />

condizionale<br />

espérer<br />

j’espére<br />

tu espéres<br />

il espére<br />

nous espérons<br />

vous espérez<br />

ils espérent<br />

j’espérerai<br />

j’espérerais<br />

14. 13 Verbi con infinito che termina in - yer:<br />

tutoyer, appuyer, essayer, payer,<br />

s’ennuyer, nettoyer<br />

envoyer (al futuro: j’enverrai)<br />

y i quando è seguita da e muta<br />

Indicativo davanti a e muta davanti a vocale pronunciata<br />

presente<br />

j’essaie<br />

tu essaies<br />

il essaie<br />

nous essayons


vous essayez<br />

ils essaient<br />

futuro je paierai<br />

condizionale je m’ennuierais<br />

14. 14 Verbi con l’infinito che termina in:<br />

- cer: commencer, avancer, annoncer, placer, forcer, prononcer<br />

- ger: manger, changer, nager, neiger, ranger, arranger, déranger,<br />

protéger<br />

solo davanti a a e o: c c e g ge<br />

davanti a e e i<br />

je place<br />

nous avancions<br />

tu changes<br />

nous nagion<br />

c ç<br />

davanti a e e o<br />

g ge<br />

je plaçais<br />

nous avançons<br />

tu changeais<br />

nous nageons<br />

14 . 15 Verbi del secondo gruppo in - ir<br />

Sono poco più di trecento i verbi che si coniugano come finir e che<br />

hanno tre radici: la forma base dell’infinito, fini - , una seconda<br />

radice, finiss - , usata per le terze persone plurali del presente, per<br />

tutto l’imperfetto indicativo, per tutto il congiuntivo e per il participio<br />

presente, e la radice finir - , che coincide con l’infinito, per il futuro e<br />

per il condizionale. I verbi come courir o couvrir, il cui participio<br />

presente è courant e couvrant, non fanno parte del secondo gruppo.


Anche questa coniugazione è considerata “viva”, ma per un unico<br />

caso:<br />

atterrir, amerrir, alunir (toccare la superficie di un<br />

pianeta).<br />

FINIR<br />

Indicativo<br />

Presente<br />

Je fini - s<br />

tu fini - s<br />

il fini - t<br />

nous finiss - ons<br />

vous finiss - ez<br />

ils finiss - ent<br />

Trapassato prossimo<br />

j’avais fini<br />

tu avais fini<br />

il avait fini<br />

nous avions fini<br />

vous aviez fini<br />

ils avaient fini<br />

Futuro anteriore<br />

j’aurai fini<br />

tu auras fini<br />

il aura fini<br />

nous aurons fini<br />

vous aurez fini<br />

ils auront fini<br />

Condizionale<br />

Presente<br />

Je finir - ais<br />

tu finir - ais<br />

il finir - ait<br />

nous finir - ions<br />

vous finir - iez<br />

ils finir - aient<br />

Imperfetto<br />

je finiss - ais<br />

tu finiss - ais<br />

il finiss - ait<br />

nous finiss - ions<br />

vous finiss - iez<br />

ils finiss - aient<br />

Passato remoto<br />

je fin - s<br />

tu fini - s<br />

il fini - t<br />

nous finî - mes<br />

vous finî - tes<br />

ils fini - rent<br />

Passato<br />

j’aurais fini<br />

tu aurais fini<br />

il aurait fini<br />

nous aurions fini<br />

vous auriez fini<br />

ils auraient fini<br />

Passato prossimo<br />

j’ai fini<br />

tu as fini<br />

il a fini<br />

nous avons fini<br />

vous avez fini<br />

ils ont fini<br />

Futuro<br />

je finir - ai<br />

tu finir - as<br />

il finir - a<br />

nous finir - ons<br />

vous finir - ez<br />

ils finir - ont<br />

Imperativo<br />

fini - s<br />

finiss - ons<br />

finiss - ez


Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je finiss - e<br />

que tu finiss - es<br />

qu’il finiss - e<br />

que nous finiss- ions<br />

que vous finiss - iez<br />

qu’il finiss - ent<br />

Imperfetto<br />

que je fin - isse<br />

que tu fin - isses<br />

qu’il fin - ît<br />

que nous fin- issions<br />

que vous fin - issiez<br />

qu’ils fin - issent<br />

Infinito<br />

Presente Passato<br />

fin - ir avoir fini<br />

Participio<br />

Presente<br />

finiss- ant<br />

finie<br />

Passato<br />

fini,<br />

Passato composto<br />

ayant fni<br />

14. 16 Verbi del terzo gruppo, detti “verbi irregolari”<br />

A questo gruppo appartengono tutti gli altri verbi e cioè: aller, i<br />

verbi in - ir diversi dalla coniugazione regolare di finir (con<br />

participio presente in - issant), i verbi in oir, i verbi in - re.<br />

Questa coniugazione viene chiamata morta perché non trova posto<br />

in essa nessun nuovo verbo; anzi molti dei suoi verbi tendono a<br />

sparire, sostituiti da sinonimi appartenenti al primo gruppo. Fanno<br />

però parte di questo gruppo parecchi verbi importanti, molto usati e<br />

di cui non esistono sinonimi nel primo gruppo; è pertanto<br />

necessario conoscere bene tutte le loro complesse coniugazioni.<br />

ALLER


Nei tempi composti, si coniuga con l’ausiliare être. E’ intransitivo.<br />

Non si può usare alla forma passiva.<br />

Indicativo<br />

Presente<br />

Je vais<br />

tu vas<br />

il va<br />

nous allons<br />

vous allez<br />

ils vont<br />

Trapassato prossimo<br />

j’étais allé<br />

tu étais allé<br />

il était allé<br />

nous étions allé<br />

vous étiez allés<br />

ils étaient allés<br />

Futuro anteriore<br />

je serai allé<br />

tu seras allé<br />

il sera allé<br />

nous serons allé<br />

vous serez allé<br />

ils seront allé<br />

Condizionale<br />

Presente<br />

j’irais<br />

tu irais<br />

il irait<br />

nous irions<br />

vous iriez<br />

ils iraient<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que j’aille<br />

que tu ailles<br />

qu’il aille<br />

Imperfetto<br />

j’allais<br />

tu allais<br />

il allait<br />

nous allions<br />

vous alliez<br />

ils allaient<br />

Passato remoto<br />

j’allai<br />

tu allas<br />

il alla<br />

nous allâmes<br />

vous allâtes<br />

ils allèrent<br />

Passato<br />

je serais allé<br />

tu serais allé<br />

il serait allé<br />

nous serions allés<br />

vous seriez allés<br />

ils seraient allés<br />

Imperfetto<br />

que j’allasse<br />

que tu allasses<br />

qu’il allât<br />

Passato prossimo<br />

je suis allé<br />

tu es allé<br />

il est allé<br />

nous sommes allés<br />

vous êtes allés<br />

ils sont allés<br />

Futuro<br />

j’irai<br />

tu iras<br />

il ira<br />

nous irons<br />

vous irez<br />

ils iront<br />

Imperativo<br />

va<br />

allons<br />

allez


que nous allions<br />

que vous alliez<br />

qu’ils aillent<br />

que nous allassions<br />

que vous allassiez<br />

qu’ils allassent<br />

Infinito<br />

Presente<br />

aller<br />

Passato<br />

être allé<br />

Participio<br />

Presente<br />

allant<br />

Passato<br />

allé, allée<br />

Passato composto<br />

étant allé<br />

Nella forma interrogativa, si intercala la lettera - t tra il verbo (alla<br />

3ª persona singolare del presente indicativo) e il pronome soggetto:<br />

va - t - il?<br />

- Nell’imperativo, la 2ª persona singolare prende una s se seguita da<br />

y e en: vas - y!<br />

- S’en aller si coniuga come aller (p. es. je m’en vais, ecc...)<br />

Attenzione all’imperativo! Va - t - en, allons - nous - en, allez -<br />

vous - en ( v. posizione dei pronomi personali complementi)<br />

AVOIR<br />

Indicativo<br />

Presente<br />

j’ai<br />

tu as<br />

il a<br />

nous avons<br />

vous avez<br />

ils ont<br />

Trapassato prossimo<br />

j’avais eu<br />

tu avais eu<br />

il avait eu<br />

nous avions eu<br />

vous aviez eu<br />

Imperfetto<br />

j’avais<br />

tu avais<br />

il avait<br />

nous avions<br />

vous aviez<br />

ils avaient<br />

Passato remoto<br />

j’eus<br />

tu eus<br />

il eut<br />

nous eûmes<br />

vous eûtes<br />

Passato prossimo<br />

j’ai eu<br />

tu as eu<br />

il a eu<br />

nous avont eu<br />

vous avez eu<br />

ils ont eu<br />

Futuro<br />

j’aurai<br />

tu auras<br />

il aura<br />

nous aurons<br />

vous aurez


ils avaient eu<br />

Futuro anteriore<br />

j’aurai eu<br />

tu auras eu<br />

il aura eu<br />

nous aurons eu<br />

vous aurez eu<br />

ils auront eu<br />

Condizionale<br />

Presente<br />

j’aurais<br />

tu aurais<br />

il aurait<br />

nous aurions<br />

vous auriez<br />

ils auraient<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que j’aie<br />

que tu aies<br />

qu’il ait<br />

que nous ayons<br />

que vous ayez<br />

qu’ils aient<br />

ils eurent<br />

Passato<br />

j’aurais eu<br />

tu aurais eu<br />

il aurait eu<br />

nous aurions eu<br />

vous auriez eu<br />

ils auraient eu<br />

Imperfetto<br />

que j’eusse<br />

que tu eusses<br />

qu’il eût<br />

que nous eussions<br />

que vous eussiez<br />

qu’ils eussent<br />

ils auront<br />

Imperativo<br />

aie<br />

ayons<br />

ayez<br />

Infinito<br />

Presente Passato<br />

avoir avoir eu<br />

Participio<br />

Presente<br />

ayant<br />

Passato<br />

eu, eue<br />

Passato composto<br />

ayant eu<br />

Il verbo avoir, usato da solo, indica possesso: i’ai une poupée<br />

Il verbo avoir usato come ausiliare permette di formare:<br />

a) i suoi stessi tempi composti: Ils ont eu tort<br />

b) i tempi composti di quasi tutti i verbi transitivi attivi e<br />

intransitivi:


Vous auriez réussi, si vous aviez travaillé<br />

In <strong>italiano</strong>, invece, alcuni verbi intransitivi si coniugano con avere,<br />

altri con essere:<br />

Voi sareste riusciti....<br />

Attenzione: La 1ªe la 2ª persona plurale del presente congiuntivo e<br />

dell’imperativo si scrivono: ayons, ayez<br />

ÊTRE<br />

Indicativo<br />

Presente<br />

je suis<br />

tu es<br />

il est<br />

nous sommes<br />

vous êtes<br />

ils sont<br />

Trapassato prossimo<br />

j’avais été<br />

tu avais été<br />

il avait été<br />

nous avions été<br />

vous aviez été<br />

ils avaient été<br />

Futuro anteriore<br />

j’aurais été<br />

tu auras été<br />

il aura été<br />

nous aurons été<br />

vous aurez été<br />

ils auront été<br />

Condizionale<br />

Presente<br />

je serais<br />

tu serais<br />

Imperfetto<br />

j’étais<br />

tu étais<br />

il était<br />

nous étions<br />

vous étiez<br />

ils étaient<br />

Passato remoto<br />

je fus<br />

tu fus<br />

il fut<br />

nous fûmes<br />

vous fûtes<br />

ils furent<br />

Passato<br />

j’aurais été<br />

tu aurais été<br />

Passato prossimo<br />

j’ai été<br />

tu as été<br />

il a été<br />

nous avons été<br />

vous avez été<br />

ils ont été<br />

Futuro<br />

je serai<br />

tu seras<br />

il sera<br />

nous serons<br />

vous serez<br />

ils seront<br />

Imperativo<br />

sois<br />

soyons


il serait<br />

nous serions<br />

vous seriez<br />

ils seraient<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je sois<br />

que tu sois<br />

qu’il soit<br />

que nous soyons<br />

que vous soyez<br />

qu’ils soient<br />

il aurait été<br />

nous aurions été<br />

vous auriez été<br />

ils auraient été<br />

Imperfetto<br />

que je fusse<br />

que tu fusses<br />

qu’il fût<br />

que nous fussions<br />

que vous fussiez<br />

qu’ils fussent<br />

soyez<br />

Infinito<br />

Presente<br />

être<br />

Passato<br />

avoir être<br />

Participio<br />

Presente<br />

étant<br />

Passato<br />

été<br />

Passato composto<br />

ayant été<br />

Il verbo être usato da solo significa “esistere”: Je pense donc je suis.<br />

Il verbo être usato con un attributo funge da copula: Il est<br />

sympatique.<br />

Il verbo être usato come ausiliare permette di formare:<br />

a) tutti i tempi dei verbi passivi: Elle sera aimée<br />

i tempi composti dei verbi pronominali, che si possono coniugare<br />

sia con due pronomi (soggetto + particella pronominale) sia con un<br />

nome<br />

a) + particella pronominale relativa al nome:<br />

Je me suis levé. Les enfants se sont levé aussi


) i tempi composti di alcuni verbi intransitivi (aller, venir, monter,<br />

descendre, entrer, sortir, arriver, partir, naître, mourir, tomber,<br />

rester, passer, devenir: Le train était arrivé à l’heure.<br />

Attenzione: Être, nei tempi composti, si coniuga con avoir. Non è<br />

mai ausiliare di se stesso: Vous avez été applaudi.<br />

Invece in <strong>italiano</strong> si coniuga sempre con essere: Voi siete stati<br />

applauditi.<br />

Attenzione: Été, participio passato del verbo être, è invariabile.<br />

L 1ª e la 2ª persona plurale del presente<br />

congiuntivo e<br />

dell’imperativo si scrivono: soyons, soyez<br />

14 . 17 Quadro generale dei verbi del 3° gruppo:<br />

(esclusi avoir, être, aller, vedi pagine precedenti).<br />

Indicativo<br />

Infinito Persone Presente Imperfetto Pass. rem. Futuro<br />

acquérir<br />

(conquer<br />

ir,<br />

quérir,<br />

requérir)<br />

j’<br />

tu<br />

il / elle<br />

nous<br />

vous<br />

ils / elles<br />

acquiers<br />

acquiers<br />

acquiert<br />

acquérons<br />

acquérez<br />

acquièrent<br />

acquérais<br />

acquérais<br />

acquérait<br />

acquérions<br />

acquériez<br />

acquéraient<br />

acquis<br />

acquis<br />

acquit<br />

acquîmes<br />

acquîtes<br />

acquirent<br />

acquerrai<br />

acquerras<br />

acquerra<br />

acquerrons<br />

acquerrez<br />

acquerront<br />

Congiuntivo<br />

Presente Imperfetto Imperativo Participio<br />

Presente<br />

que j’<br />

que j’<br />

acquiers acquérant<br />

acquières acquisse acquérons<br />

acquières acquisses acquérez<br />

acquière acquît<br />

acquérions acquissions<br />

acquériez acquissiez<br />

Participio<br />

Passato<br />

acquis


acquièrent<br />

acquissent<br />

Infinito<br />

s’asseoir<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato remoto Futuro<br />

je m’assieds<br />

je m’asseyais je m’assis<br />

je<br />

tu t’assieds<br />

m’assiérai<br />

il s’assied<br />

nous asseyons<br />

vous asseyez<br />

ils s’asseyent<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je m’asseye<br />

Imperfetto<br />

que je m’assisse<br />

Imperativo<br />

assieds<br />

asseyons - nous<br />

asseyez - vous<br />

Participio<br />

Presente<br />

s’asseyant<br />

Passato<br />

assis<br />

Infinito<br />

battre<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Paasato remoto Futuro<br />

je bats<br />

battais<br />

battis<br />

battrai<br />

tu bats<br />

il bat<br />

nous battons<br />

vous battez<br />

ils battent<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je batte<br />

Imperfetto<br />

que je batisse<br />

Imperativo<br />

bats<br />

battons<br />

battez<br />

Participio<br />

Presente<br />

battant<br />

Passato<br />

battu<br />

Infinito<br />

boire<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto passato remoto futuro<br />

je bois<br />

je buvais je bus<br />

je boirai<br />

tu bois<br />

il boit<br />

nous buvons<br />

vous buvez<br />

ils boivent<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je boive<br />

tu boives<br />

il boive<br />

nous buvions<br />

Imperfetto<br />

que je busse<br />

tu busses<br />

il bût<br />

nous bussions<br />

Imperativo<br />

bois<br />

buvons<br />

buvez<br />

Participio<br />

Presente<br />

buvant<br />

Passato<br />

bu


vous buviez<br />

ils boivent<br />

vous bussiez<br />

ils bussent<br />

Infinito<br />

conclure<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto passato remoto futuro<br />

je conclus<br />

je concluais je conclus<br />

je<br />

tu conclus<br />

tu conclus<br />

conclura<br />

il conclut<br />

il conclut<br />

i<br />

nous concluons<br />

nous conclûmes<br />

vous concluez<br />

vous conclûtes<br />

ils concluent<br />

ils conclurent<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je conclue<br />

conclues<br />

conclue<br />

concluions<br />

concluiez<br />

concluent<br />

Imperfetto<br />

que je conclusse<br />

Imperativo<br />

conclus<br />

concluons<br />

concluez<br />

Participio<br />

Presente<br />

concluant<br />

Passato<br />

conclu<br />

Infinito<br />

courir<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je connaisse<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto passato remoto futuro<br />

je cours<br />

je courais je courus<br />

je<br />

courrai<br />

Imperfetto<br />

que je connusse<br />

Imperativo<br />

connais<br />

connaissons<br />

connaissez<br />

Participio<br />

Presente<br />

connaissant<br />

Passato<br />

connu<br />

Così si coniugano paraître, connaître e tutti i loro composti. I verbi<br />

in - aître prendono un accento circonflesso sulla “i” che precede la<br />

“t”, come accade per tutti i verbi in - oître.<br />

Infinito<br />

courir<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto passato<br />

remoto<br />

je cours<br />

je courais je courus<br />

Imperfetto<br />

Imperativo<br />

Participio<br />

Presente<br />

futuro<br />

je<br />

courrai<br />

Passato


que je coure que je courusse cours<br />

courons<br />

courez<br />

courant<br />

couru<br />

Infinito<br />

craindre<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto passato<br />

remoto<br />

je crains<br />

tu crains<br />

il craint<br />

nous craignons<br />

vous craignez<br />

ils craignent<br />

je cragnais<br />

tu cragnais<br />

il cragnait<br />

nous craignions<br />

vous craigniez<br />

ils craignaient<br />

je craignis<br />

futuro<br />

je<br />

craindrai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je craigne<br />

Imperfetto<br />

que je craignisse<br />

Imperativo<br />

crains<br />

craignons<br />

craignez<br />

Participio<br />

Presente<br />

craignant<br />

Passato<br />

craint<br />

Infinito<br />

croire<br />

Allo stesso modo si coniugano tutti i verbi in - aindre, - eindre, -<br />

oindre.<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto passato<br />

remoto<br />

je crois<br />

tu crois<br />

il croit<br />

nous croyons<br />

vous croyez<br />

ils croient<br />

je croyais<br />

tu croyais<br />

il croyait<br />

nous croyons<br />

vous croyez<br />

ils croyaient<br />

je crus<br />

futuro<br />

je croirai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je croie<br />

Imperfetto<br />

que je crusse<br />

Imperativo<br />

crois<br />

croyons<br />

croyez<br />

Participio<br />

Presente<br />

croyant<br />

Passato<br />

cru<br />

Infinito<br />

cueillir<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto passato<br />

remoto<br />

futuro<br />

je cueille<br />

je cueillais je cueillis je cueillerai<br />

tu cueilles


il cueille<br />

nous cueillons<br />

vous cueillez<br />

ils cueillent<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je cueille<br />

Imperfetto<br />

que je cueillisse<br />

Imperativo<br />

cueille<br />

cueillons<br />

cueillez<br />

Participio<br />

Presente<br />

cueillant<br />

Passato<br />

cueilli<br />

Infinito<br />

devoir<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je dois<br />

je devais je dus<br />

tu dois<br />

il doit<br />

nous devons<br />

vous devez<br />

ils doivent<br />

Futuro<br />

je devrai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je deive<br />

Imperfetto<br />

que je dusse<br />

Imperativo<br />

dois<br />

devons<br />

devez<br />

Participio<br />

Presente<br />

devant<br />

Passato<br />

dû<br />

Il participio passato femminile e plurale si scrivono senza accento<br />

circonflesso (^): due, rendue, dus ecc...<br />

Infinito<br />

dire<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je dis<br />

tu dis<br />

il dit<br />

nous disons<br />

vous dites<br />

ils disent<br />

je disais<br />

je dis<br />

tu dis<br />

il dit<br />

nous dîmes<br />

vous dîtes<br />

ils dirent<br />

Futuro<br />

je dirai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

Imperfetto<br />

Imperativo<br />

Participio<br />

Presente<br />

Passato


que je dise que je disse dis<br />

disons<br />

dites<br />

disant<br />

dit<br />

Infinito<br />

écrire<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

j’écris<br />

j’écrivais j’écrivis<br />

tu écris<br />

il écrit<br />

nous écrivons<br />

vous écrivez<br />

ils écrivent<br />

Futuro<br />

j’écrirai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que j’écrive<br />

Imperfetto<br />

que j’écrivisse<br />

Imperativo<br />

écris<br />

écrivons<br />

écrivez<br />

Participio<br />

Presente<br />

écrivant<br />

Passato<br />

écrit<br />

Infinito<br />

envoyer<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

j’envoie<br />

j’envoyais j’envoyai<br />

tu envoies<br />

il envoie<br />

nous envoyons<br />

vous envoyez<br />

ils envoient<br />

Futuro<br />

j’enverr<br />

ai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que j’envoie<br />

Imperfetto<br />

que j’envoyasse<br />

Imperativo<br />

envoie<br />

envoyons<br />

envoyez<br />

Participio<br />

Presente<br />

envoyant<br />

Passato<br />

envoyé<br />

Infinito<br />

faire<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je fais<br />

tu fais<br />

il fait<br />

nous faisons<br />

vous faites<br />

ils font<br />

je faisais<br />

je fis<br />

tu fis<br />

il fit<br />

nous fîmes<br />

vous fîtes<br />

ils firent<br />

Futuro<br />

je ferai


Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je fasse<br />

Imperfetto<br />

que je fisse<br />

tu fisses<br />

il fit<br />

nous fissions<br />

vous fissiez<br />

ils fissent<br />

Imperativo<br />

fais<br />

faisons<br />

faites<br />

Condizionale<br />

je ferais<br />

Participio<br />

Pres. faisant<br />

pass. fait<br />

Infinito<br />

falloir<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

il faut<br />

il fallait<br />

il fallut<br />

Futuro<br />

il faudra<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

qu’il faille<br />

Imperfetto<br />

qu’il fallût<br />

Imperativo<br />

manca<br />

Participio<br />

passato<br />

fallu<br />

Infinito<br />

fuir<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je fuis<br />

tu fuis<br />

il fuit<br />

nous<br />

fuyons<br />

vous fuyez<br />

ils fuient<br />

je fuyais<br />

tu fuyais<br />

il fuyait<br />

nous<br />

fuyions<br />

vous fuyiez<br />

ils fuyaient<br />

je fuis<br />

tu fuis<br />

il fuit<br />

nous<br />

fuîmes<br />

vous fuîtes<br />

ils fuirent<br />

Futuro<br />

je fuirai<br />

tu fuiras<br />

il fuira<br />

nous<br />

fuirons<br />

vous fuirez<br />

ils fuiront<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je fuie<br />

tu fuies<br />

il fuie<br />

nous<br />

fuyions<br />

vous fuyiez<br />

ils fuient<br />

Imperfetto<br />

que je<br />

fuisse<br />

Imperativo<br />

fuis<br />

fuyons<br />

fuyez<br />

Participio<br />

Presente<br />

fuyant<br />

Passato<br />

fui


Infinito<br />

lire<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je lis<br />

je lisais je lus<br />

tu lis<br />

il lit<br />

nous lisons<br />

vous lisez<br />

ils lisent<br />

Futuro<br />

je lirai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je lise<br />

Imperfetto<br />

que je<br />

lusse<br />

Imperativo<br />

lis<br />

lisons<br />

lisez<br />

Participio<br />

Presente<br />

lisant<br />

Passato<br />

lu<br />

Infinito<br />

mettre<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je mets<br />

je mettais je mis<br />

tu mets<br />

il met<br />

nous mettons<br />

vous mettez<br />

ils mettent<br />

Futuro<br />

je mettrai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je mette<br />

Imperfetto<br />

que je misse<br />

Imperativo<br />

mets<br />

mettons<br />

mettez<br />

Participio<br />

Presente<br />

mettant<br />

Passato<br />

mis<br />

Infinito<br />

mourir<br />

Congiuntivo<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je meurs<br />

je meurais je mourus<br />

tu meurs<br />

il meurt<br />

nous mourons<br />

vous mourez<br />

ils meurent<br />

Participio<br />

Futuro<br />

je<br />

mourrai


Presente<br />

que<br />

meure<br />

je<br />

Imperfetto<br />

que<br />

mourusse<br />

je<br />

Imperativo<br />

meurs<br />

mourons<br />

mourez<br />

Presente<br />

mourant<br />

Passato<br />

mort<br />

Infinito<br />

mouvoir<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je meus<br />

je mouvais je mus<br />

tu meus<br />

il meut<br />

nous mouvons<br />

vous mouvez<br />

ils meuvent<br />

Futuro<br />

je<br />

mouvrai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je<br />

meuve<br />

Imperfetto<br />

que je musse<br />

Imperativo<br />

meus<br />

mouvons<br />

mouvez<br />

Participio<br />

Presente<br />

mouvant<br />

Passato<br />

mû<br />

Emouvoir si coniuga come mouvoir, ma il suo part. pass. “ému” non<br />

prende l’accento circonflesso.<br />

Infinito<br />

naître<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je naisse<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je nais<br />

tu nais<br />

il naît<br />

nous<br />

naissons<br />

vous naissez<br />

ils naissent<br />

Imperfetto<br />

que je<br />

naquisse<br />

je naissais<br />

Imperativo<br />

nais<br />

naissons<br />

naissez<br />

je naquis<br />

Participio<br />

Presente<br />

naissant<br />

Futuro<br />

je naîtrai<br />

Passato<br />


Infinito<br />

ouvrir<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

j’ouvre j’ouvrais j’ouvris<br />

Futuro<br />

j’ouvrirai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que j’ouvre<br />

Imperfetto<br />

que<br />

j’ouvrisse<br />

Imperativo<br />

ouvre<br />

ouvrons<br />

ouvrez<br />

Participio<br />

Presente<br />

ouvrant<br />

Passato<br />

ouvert<br />

Infinito<br />

partir<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

Je pars je partais je partis<br />

tu pars<br />

il part<br />

nous<br />

partons<br />

vous partez<br />

ils partent<br />

Futuro<br />

je partirai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je parte<br />

Imperfetto<br />

que je<br />

partisse<br />

Imperativo<br />

pars<br />

partons<br />

partez<br />

Participio<br />

Presente<br />

partant<br />

Passato<br />

parti<br />

I verbi sentir, servir, sortir, dormir e partir, nella 1ª, 2ª, 3ª persona<br />

singolare del pres. ind. perdono la t, m, v finale della radice.<br />

Infinito<br />

plaire<br />

Indicativo<br />

Presente Imperfetto Passato<br />

remoto<br />

je plais<br />

je plaisais je plus<br />

tu plais<br />

il plait<br />

nous plaisons<br />

vous plaisez<br />

ils plaisent<br />

Futuro<br />

je plairai<br />

Congiuntivo<br />

Presente<br />

que je plaise<br />

Imperfetto<br />

que je plusse<br />

Imperativo<br />

plais<br />

plaisons<br />

plaisez<br />

Participio<br />

Presente<br />

plaisant<br />

Passato<br />

plu

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