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Massima complessità – Lucien Kroll - Bioarchitettura® Rivista

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BIOARCHITETTURA ® n.60<br />

Direttore responsabile<br />

Wittfrida Mitterer<br />

Progetto grafico<br />

Bruno Stefani<br />

Redazione<br />

Bioarchitettura<br />

C.P. 61 - 39100 Bolzano, Italy<br />

tel. +39 0471 973097<br />

fax. +39 0471 973073<br />

info@bioarchitettura-rivista.it<br />

www.bioarchitettura-rivista.it<br />

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Tipografia Weger - Bressanone (BZ)<br />

Pagine interne e copertina<br />

stampate su carta chlor free<br />

Editrice Universitaria Weger<br />

via Torre Bianca 5 - 39042 Bressanone (BZ)<br />

tel. +39 0472 836164<br />

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Prezzo<br />

1 copia € 12,00<br />

1 copia arretrata € 20,00<br />

Abb. a 6 numeri € 60,00<br />

Abb. a 6 numeri estero € 120,00<br />

Anno XIX - n° 60<br />

10/2008<br />

Reg. Trib. Bolzano<br />

BZ 8/30 RST del 30.3.90<br />

ISSN 1824-050X<br />

Spediz. in A.P. - L. 27.02.2004<br />

art. 1, comma 1 - DCB - Roma<br />

Distribuzione<br />

JOO - Milano<br />

Concessionaria esclusiva per la pubblicità<br />

Bioa.com<br />

39100 Bolzano - C.P. 61<br />

e-mail: info@bioarchitettura-rivista.it<br />

La responsabilità per gli articoli firmati è degli<br />

autori. Materiali inviati per la pubblicazione,<br />

salvo diversi accordi, non si restituiscono.<br />

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è sempre informazione selezionata.<br />

Le scelte editoriali, gli articoli e le comunicazioni<br />

hanno esclusivamente motivazioni culturali,<br />

pertanto non contengono alcuna forma di pubblicità<br />

redazionale.<br />

A tutela dell'inserzionista e del lettore, la pubblicità<br />

è sempre evidenziata come tale e sottoposta<br />

al vaglio del Comitato Scientifico, che si<br />

riserva di non accogliere richieste non in linea<br />

con la propria filosofia progettuale.<br />

BIOARCHITETTURA ® , organo ufficiale<br />

dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura.<br />

60<br />

Editoriale Ritorno alla normalità<br />

Gian Carlo Muzzarelli La spinta delle Regioni alla rivalutazione del patrimonio<br />

abitativo esistente<br />

Architettur<br />

Architettura<br />

a <strong>Massima</strong> <strong>complessità</strong><br />

<strong>Lucien</strong> <strong>Kroll</strong> Storie di villaggi sostenibili ad Auxerre<br />

Pubblica consultazione<br />

Emanuele Falsanisi New Addington: verso un nuovo concetto<br />

di architettura condivisa<br />

Recupero ecupero Salemi ritrovata<br />

Wittfrida Mitterer Recupero di un luogo antico attraverso la crescita<br />

Angelo Salvatore professionale<br />

Il rilancio della storia<br />

Daniele Kihlgren Borghi antichi contro il mercato globale<br />

La nobiltà della calce<br />

Chiara Marzia Voicu L'uso del tonachino nelle riqualificazioni storiche<br />

L'architettura spontanea<br />

Bruno Stefani Edoardo Gellner e il villaggio “Corte di Cadore”<br />

Tecnologia<br />

ecnologia Calda paglia<br />

Josef Brida L’edificio con muratura in paglia<br />

Sollevare la città<br />

Lorenzo Felder La casa-torre di Lugano<br />

Ecologia Il clima cambia, la politica no<br />

Andrea Masullo Riflessioni dal vertice sul clima di Copenhagen<br />

Cultur Cultura<br />

Oro vermiglio<br />

Mariella Cossu Il legame con il territorio: la coltivazione dello zafferano<br />

02<br />

04<br />

16<br />

22<br />

30<br />

38<br />

40<br />

48<br />

54<br />

64<br />

68


4<br />

<strong>Lucien</strong> <strong>Kroll</strong><br />

<strong>Massima</strong><br />

<strong>complessità</strong><br />

Storie di villaggi sostenibili<br />

ad Auxerre


I motivi dei progetti presentati, in netto, evidente<br />

contrasto con l'architettura presente in alcune riviste<br />

patinate, fondano su delle costanti di per sé molto<br />

contemporanee: la verità è che la "modernità" non è<br />

più contemporanea, è tramontata di fronte ai disastri<br />

climatici e finanziari che ha provocato. Era taylorista,<br />

alienante e colonialista: non esprimeva altro che il<br />

potere e i mezzi commerciali, industriali e finanziari.<br />

Da non molto la "gente" ha scoperto un impegno:<br />

abbandonando la grande macchina modernista,<br />

estranea e subito desueta, cerca la naturalezza, la<br />

spontaneità, l'emozione, il legame, il significato, la<br />

proporzione umana. Nella ricerca di queste impor-<br />

tanti relazioni, non è più il tempo di fabbricare degli<br />

"oggetti", ma di "lasciar crescere" dei luoghi vivi,<br />

degli ambienti, dei paesaggi, delle continuità, delle<br />

diversità, dei movimenti, delle complicità, degli<br />

ecumenismi, delle permeabilità, delle scale d'inter-<br />

vento di "grandezza conforme" (ma non in modo<br />

astratto come in un piroscafo lecorbuseriano), delle<br />

solidarietà di parti tra loro, delle cooperazioni<br />

empatiche, ecc. ecc. E di aiutarli attraverso la<br />

nostra formazione di architetti, senza metterli a<br />

tacere… Non c'è modo di sfuggirne: la naturalezza<br />

è l'ecologia, la semplice scienza delle relazioni<br />

(Ernst Haeckel 1866).<br />

Acquerello di studio del nuovo quartiere di Auxerre, presso Piazza des Veens. Il progetto sarà ultimato nel<br />

2010 e rispecchia, nel disegno dei volumi, gli edifici precedenti, in un rapporto naturale con il contesto.<br />

Nella pagina accanto, il quartiere delle Brichèles, ultimato nel 2007.<br />

E il grado zero dell'ecologia è, per forza di cose, la relazione con l'abitante (chi<br />

altri?): ovvero la "partecipazione degli utenti". Occorre dunque, nel modo più<br />

semplice possibile, raccogliere gli elementi di vita comune (vicinato), interrogare<br />

"la gente", dimenticare le discipline e i sistemi e lasciarsi guidare.<br />

Il modernismo, fondamentalmente, non vuole vedere gli abitanti se non come<br />

oggetti standard (definiti dalle statistiche) con caratteristiche esclusivamente<br />

quantitative: il loro numero, le loro classi d'età, il loro potere d'acquisto, il loro<br />

desiderio di riunirsi o d'isolarsi, ecc. Ma mai le loro etologie, la loro propria cul-<br />

tura e i loro caratteri individuali. Eppure sono tutti differenti: agorafobici / clau-<br />

strofobici; rosso / verde; destrorso / sinistrorso; grande / piccolo; grasso / magro;<br />

campagnolo / cittadino; romantico / razionale; educato / selvaggio; istruito /<br />

sgrezzato dagli standard moderni, ecc. Questo rifiuto contemporaneo ricusa,<br />

logicamente, quest'architettura internazionale in cui gli abitanti non hanno diritto<br />

di parola: sono dunque tutti identici! Le stesse forme fanno in modo che non<br />

nasca un vero tessuto urbano.<br />

La nostra ricerca (fanatica …) è verso un'architettura che vuol ricevere la sua<br />

"forma" solo da partecipanti umani o contestuali (attivi, passivi o anche assenti)<br />

in un disordine creativo che afferma la diversità e che, inoltre, permetta degli<br />

adattamenti futuri decisi individualmente. Si serve della tecnica (spaziale, inge-<br />

gneristica, industriale, organizzatrice, razionale, architettonica, ecc.) nella misu-<br />

ra in cui la tecnica non impedisce le espressioni aleatorie degli abitanti o del con-<br />

testo. Una conseguenza "naturale": una massima <strong>complessità</strong> che resta nei limi-<br />

ti delle circostanze vissute (budget, vicinato, abitanti stessi, ecc.). Il compito del-<br />

l'architetto è di aiutare questa formazione con la sua arte. Così come la ripetizio-<br />

ne di elementi identici, le geometrie metodiche i cui tracciati regolatori sono i sin-<br />

tomi di una alienazione.<br />

5


6<br />

La nostra posizione di fondo verso gli abitanti è<br />

netta: sono oggetti standars oppure esseri com-<br />

plessi? Possiamo (dobbiamo?) allinearli in fila come<br />

dei militari o disporli in gruppi complessi come dei<br />

civili? Si tratta della questione, prima di ogni architet-<br />

tura, della scelta tra modernismo e postmodernismo;<br />

tecnologia contro umanesimo; etica contro prefabbri-<br />

cazione?<br />

La serie uniforme non è altro che una cattiva ideolo-<br />

gia e una sregolatezza, una malattia mentale ende-<br />

mica, una violenza, una barbarie, una colonizzazio-<br />

ne che si ritiene amabile (come si ritengono tutte …).<br />

È tempo di contraddire tranquillamente Adolf Loos e<br />

di affermare piuttosto: "La ripetizione è il crimine",<br />

non la decorazione.<br />

Miopie<br />

Le forme organiche, eco-compatibili, vengono scu-<br />

sate solo in manufatti ante-guerra (nostalgia ma…<br />

rimaniamo seri), anche se a volte sono scelte per<br />

ragioni mediocri: per il gusto di creare forme spetta-<br />

colari, ma raramente per associarsi a una natura<br />

priva di artifici… Il mito dell'industria, del suo "pro-<br />

gresso" e della sua espressione attraverso forme e<br />

materiali è un'idolatria difficile da esorcizzare.<br />

Così è quanto accaduto nel caso di progetti quali il<br />

liceo tecnico a Caudry, o Ecolonia, primo quartiere<br />

sostenibile europeo e, inoltre, quasi l'unico che evi-<br />

tava le stecche e gli allineamenti modernisti. Progetti<br />

bistrattati nella grande maggioranza delle pubblica-<br />

zioni di settore. Ecolonia è stato pubblicato in una<br />

serie di Paesi ma, curiosamente, mai come quartie-<br />

re sostenibile. Molto probabilmente accadrà qualco-<br />

sa di simile con Auxerre: un blocco psicologico con-<br />

tagioso… L'obiettivo semplicemente umano sparirà<br />

certamente dietro l'appellativo "villaggio", che lo farà<br />

scivolare verso un romanticismo infantile.<br />

Per fortuna molte nazioni non sono così miopi… E<br />

nonostante il razionalismo italiano, che era ben più<br />

velenoso del "lato modernista" francese, l'Italia è<br />

molto ricettiva verso le forme umaniste.<br />

Questo progetto, soprattutto, non vuole diventare<br />

un' "opera", ma guadagnarsi una sua "onorevole<br />

diversità": "Never design: just follow"…<br />

Coesistono due tradizioni della costruzione urbana:<br />

una è "orientata verso l'oggetto", l'altra è "orientata<br />

verso le relazioni".<br />

L'una si è costituita nel corso di questo formidabile<br />

lavoro di razionalizzazione antico, rinascente e, infi-<br />

ne, moderno, che ha trovato il suo esito, il suo falli-<br />

mento e il suo limite nel recente XX° secolo. L'altra<br />

ha elaborato il suo approccio di conoscenza e di modus operandi nei sistemi ope-<br />

rativi millenari e, più recentemente, nell'illuminazione che le scienze umane pro-<br />

iettano nelle azioni e sui loro impulsi. Quest'ultima tradizione aiuta le attitudini del<br />

XXI° secolo ad essere, finalmente, più coerenti.<br />

Queste due tradizioni sono fondamentalmente complementari, ma a volta nemi-<br />

che: affinché l'una si prolunghi nell'altra, deve riconoscerla come affine, come il<br />

suo altro lato. Nei nostri tempi troppo rapidamente efficaci e troppo idolatri del cal-<br />

colo, la prima ignora sistematicamente l'altra: quindi urge praticarle parallelamen-<br />

te. La prima tradizione è militare, la seconda è civile.<br />

La tradizione orientata alle relazioni prosegue la tradizione delle città europee (ed<br />

extraeuropee) che sono sorte spontaneamente per un motivo geografico o socia-<br />

le: incrocio di strade, guado, ponte, piede di montagna o stanchezza dei cavalli<br />

(un posto di ristoro ogni trenta chilometri). Ci sono state poche città artificiali, città<br />

militari. Questa spontaneità non è un disordine, al contrario: tiene conto di TUTTE<br />

le motivazioni esistenti nel contesto, senza fretta. È molto più razionale dell'altra,<br />

scopre di aver avuto un passato scientifico occultato dai "normopati" opposto alla<br />

decisione "razionale", un altro modo, incoativo, attento, intuitivo e, soprattutto,<br />

fatto di continue osservazioni. È stato chiamato da Charles Lindblom "l'incremen-<br />

tazione" (Disjointed incrementalism - the science of muddling through): si oppo-<br />

ne radicalmente al GPS (General Problem Solving) di Herbert Simon che tende<br />

a considerare ogni questione umana come un problema da risolvere razional-<br />

mente sino alla sua eliminazione…<br />

Planimetria assonometrica a illustrazione del progetto per il<br />

quartiere Saint-Dizier, il primo realizzato da <strong>Kroll</strong> ad Auxerre tra il<br />

1992 e il 1995.<br />

Nella pagina accanto, alcune immagini attuali del progetto, a 14<br />

anni dall’ultimazione.<br />

Come esempio preliminare è sorto così il primo quartiere organico a Saint-Dizier<br />

(Alta Marne, Francia), datato dal 1994 al 1997. Il concorso era stato organizzato<br />

dal comune di Saint-Dizier e l'ufficio municipale HLM (Habitations à Loyer<br />

Modéré: edilizia sociale ad affitto moderato) sul quartiere di Marnaval.


Settantacinque alloggi su uno studio urbano di<br />

Serge Renaudie. Piuttosto che pubblicare un<br />

oggetto troppo nuovo e sempre un po' volgare, pre-<br />

feriamo mostrarlo dopo dodici anni di abitazione,<br />

con i segni della vita quotidiana degli abitanti.<br />

Saint-Dizier<br />

Per la progettazione erano previste quattro diffe-<br />

renti tipologie di abitazioni HLM. Automaticamente<br />

i partecipanti al concorso hanno suddiviso l'area in<br />

quattro zone ben precise, mentre la nostra idea fu,<br />

quasi di riflesso, quella di mischiare le varie tipolo-<br />

gie al punto di non riuscire più a distinguerle. È pro-<br />

prio questa la scelta che ha premiato la giuria,<br />

apprezzando che "le pellicce si mischiavano piace-<br />

volmente ai grembiuli". Le densità variava dalla più<br />

alta alle due estremità del viale, ad altre più basse,<br />

per finire con case isolate, come una periferia di<br />

periferia. Perché omogeneizzare?<br />

Nella configurazione progettuale si è seguito, nel<br />

modo più semplice ed intuitivo, ciò che proponeva<br />

il contesto: una strada che va (simbolicamente e<br />

fisicamente) dalla scuola alla chiesa e al cimitero,<br />

da ovest ad est; l'altra dal bosco verso i volumi<br />

costruiti (Jean-Pierre Timbaut e la fabbrica). Le<br />

due direzioni si incrociano (con una piazza albera-<br />

ta) nel lotto, la prima si spande poi in una specie di rete residenziale: il viale<br />

alberato. Il tutto nella consapevolezza che una via non è una strada, ma un ter-<br />

reno fertile per avvenimenti, un'arteria di relazioni. Pertanto le pavimentazioni<br />

utilizzano materiali e colori differenti, poggiati su una base permeabile per limi-<br />

tare al minimo la raccolta di acqua piovana e il prosciugamento del suolo.<br />

La densità del paesaggio lungo il viale è tale, da far procedere i veicoli a velo-<br />

cità ridotte, il tutto automaticamente, senza bisogno di una segnaletica ammo-<br />

nitrice. Le piazze sono circondate da edifici più alti, che ne conferiscono impor-<br />

tanza. La densità edilizia sfuma poi verso sud, per allacciarsi alle case unifami-<br />

liari esistenti. Gli edifici hanno una elevazione massima di tre piani e i volumi si<br />

alternano agli spazi verdi dedicati agli anziani (ognuno ha un nonno contadino).<br />

Nel quartiere non è imposta alcuna rigidità, perfino gli edifici collettivi (unifami-<br />

gliari sovrapposti), variano ad ogni piano, e i pianoterra difficilmente hanno un<br />

accesso comune.<br />

Così le quattro tipologie si fondono, tutto è mischiato e tutto è differente, come<br />

in una normale borgata. Una sorta di democratizzazione. Naturalmente non esi-<br />

stono case identiche, come non esistono famiglie identiche. Qualche organiz-<br />

zazione, a volte, si ripete, ma impercettibilmente, all'inverso, specularmente,<br />

con altri tetti, con piani differenti, variando i materiali: tutti quelli possibili, per<br />

poter caratterizzare al meglio ogni luogo.<br />

Gli intonaci sono in diversi toni pastello ma distinguibili. I basamenti sono a volte<br />

in piastrelle, a volte in intonaco di colore diverso. Porte e finestre sono in tinte<br />

personalizzate. Le tegole dei tetti hanno almeno tre colorazioni. I rivestimenti<br />

variano: lastre di ardesia e lamelle di larice aggiungono varietà.<br />

L'invecchiamento diventa infine un valore aggiunto, contribuendo nel tempo alla<br />

realizzazione di una continua diversità.<br />

7


In queste pagine, il progetto per il quartiere delle Brichèles:<br />

sezioni, prospetti, assonometria (con indicazione dei grandi edifici<br />

residenziali esistenti ai margini del nuovo quartiere) e, nella pagina<br />

accanto, planimetria del piano terra.<br />

9


10<br />

Alcune immagini dell’ecoquartiere delle Brichèles, abitato dal 2007.<br />

Per la progettazione, nonostante nel bando di concorso non fosse<br />

specificato alcun tipo di partecipazione attiva da parte dei cittadini,<br />

sono state organizzate alcune riunioni con quelli che sarebbero<br />

diventati gli abitanti del nuovo complesso.


Tre progetti per Auxerre<br />

A quartiere ultimato, utilizzato come un modello<br />

formale rappresentativo della concezione proget-<br />

tuale dello studio, ci sono stati assegnati altri tre<br />

progetti.<br />

Uno, le Brichères, consta di 100 alloggi ed è stato<br />

ultimato nel 2007; un secondo, commissionato<br />

dall'OPAC dell'Yonne, ha 40 alloggi progettati in<br />

budget sociale, con severe normative di alta qua-<br />

lità ambientale e ambiziose economie energeti-<br />

che (label BBC).<br />

Il terzo cantiere, anch'esso di circa 40 alloggi, è<br />

situato nel pieno centro storico di Auxerre, con<br />

tutte le suggestioni complesse dei quartieri anti-<br />

chi e la piacevole severità dell'architetto respon-<br />

sabile del paesaggio antico.<br />

Le Brichères<br />

Il quartiere delle Brichères, rinominato dall'ammi-<br />

nistrazione "Ecoquartiere delle Brichères", richie-<br />

deva da subito la maggiore diversità possibile,<br />

proprio sull'impronta di Saint-Dizier.<br />

È importante dunque ricordare che il carattere<br />

ecologico di un'architettura è dato innanzitutto<br />

dalla scala, dagli accessi, dalla <strong>complessità</strong> del-<br />

l'insieme, dall'espressione della varietà delle<br />

famiglie, ecc., piuttosto che dalle sole performances di nuove tecnologie e da<br />

rigide geometrie prescritte.<br />

La densità abitativa del quartiere è alta, ma poco percettibile poiché è<br />

disposta intorno a giardini privati e a sentieri. Per puro caso questa è la<br />

stessa dei tre edifici a torre demoliti per lasciare posto al nuovo intervento.<br />

Gli alloggi, naturalmente, non sono mai allineati, ma circondano spazi pub-<br />

blici significativi.<br />

Qualche slargo accoglie gli abitanti, che rallentano o si occupano piacevol-<br />

mente dei loro accessi: gli ingressi anonimi sono pochissimi. Gli slarghi sono<br />

uniti da stradine strette e corte.<br />

Alcuni spazi sono più densi, altri più liberi: non c'è omogeneità e nessuno la<br />

richiede. La forma del paesaggio ricercata non è quella di un reticolato metal-<br />

lico, ma un'agglomerazione lenta delle abitazioni e dei loro annessi che, nel<br />

corso degli anni, farà aggiunte rispettose del contesto, intorno a un punto di<br />

cristallizzazione (ponte, incrocio, posto di scambio, ecc.). La densità è quel-<br />

la urbana, ma l'aspetto risulta quello di una campagna abitata, placando il<br />

sacro terrore che suscitano i tracciati regolatori, distruttori di cultura, facen-<br />

do invece sentire a casa i residenti.<br />

Nonostante il concorso non prevedesse la partecipazione diretta, sono state<br />

organizzate alcune riunioni con gli abitanti delle tre torri che, per due terzi,<br />

avrebbero risieduto nel nuovo quartiere. Particolare attenzione è stata riser-<br />

vata anche alla gestione dell'acqua piovana, cercando di mantenerla quanto<br />

più possibile in superficie, evitando l'incanalamento in condotte sotterranee.<br />

I giardini e le scarpate "selvagge" e poi i tetti, assumono il ruolo di raccolta<br />

d'acqua piovana e contribuiscono a rallentarne lo scorrimento: i fossati di<br />

raccolta escono dal quartiere praticamente asciutti.<br />

11


12<br />

Auxerre-Bourneil<br />

Nel concorso ad invito promosso dall'OPAC<br />

dell'Yonne (l'ufficio pubblico di pianificazione e<br />

costruzione) si era stabilito che i 40 alloggi avrebbe-<br />

ro avuto un consumo energetico annuo pari a 60<br />

kWh/m 2 .<br />

Il lotto, lungo un'area in pendenza verso il fiume<br />

Yonne, era a ridosso di un sentiero che circonda il<br />

centro storico: da un lato una lottizzazione fitta, dal-<br />

l'altro più rada. La conformazione dell'area non con-<br />

sentiva la realizzazione di una classica stecca, e fin<br />

da subito non ci siamo rassegnati proponendo un<br />

grande edificio monolitico che ritaglia alla perfezione<br />

la superficie del lotto col suo piano terra + tre piani e<br />

tetto continuo.<br />

Come sempre i volumi sono ritmati attraverso il<br />

gioco delle falde e delle terrazze, in modo da spez-<br />

zare la linea orizzontale che delimita il cielo.<br />

Le facciate sono disegnate dagli accessi, diretta-<br />

mente sulla strada, individuali e personalizzati, dalle<br />

cassette postali, dai campanelli.<br />

Gli appartamenti si aggrappano al terreno e fra di<br />

loro, si articolano in rapporto ai vicini, ai limiti, alla<br />

circolazione pedonale verticale e orizzontale.<br />

Eppure l'insieme è chiaramente circoscritto: può<br />

essere facilmente delimitato e controllato.<br />

Qualche passaggio trasversale permette di unire il<br />

fronte con il retro collegandosi con la circolazione<br />

delle terrazze in alto e i camminamenti a quota zero.<br />

Tutti questi movimenti, verticali e orizzontali, si svol-<br />

gono all'esterno, tranne un breve tratto di qualche<br />

metro che separa degli alloggi di altra tipologia.<br />

Approfittando della differenza di quota tra il retro e il<br />

fronte sulla strada, una rampa laterale, riservata in<br />

prevalenza alla circolazione veicolare, scivola sotto<br />

l'edificio per raggiungere il livello di sosta di quota<br />

zero del terreno sul retro.<br />

Il parcheggio, a quota inferiore rispetto alla strada, si<br />

ritrova a piano terra sul retro. Questo permette di<br />

forare in parte la copertura del parcheggio, evitando<br />

un pozzo buio.<br />

I luoghi di sosta per gli ospiti invece, totalmente<br />

all'aperto, sono individuabili dalla pavimentazione<br />

drenante in grigliato erboso.<br />

Movimentando l'insieme, evitando angoli bui, rischi<br />

di degrado, illuminazione artificiale di giorno, questi<br />

percorsi si concedono qualche slargo per ricevere<br />

una panchina, un punto d'incontro, una fioriera.<br />

I tetti e le piccole rientranze che si affacciano sulla<br />

strada riducono la proporzione della massa e la rita-<br />

gliano sul cielo. La varietà di colori e materiali aiuta


la lettura dei volumi.<br />

Gli appartamenti hanno due affacci, si orientano su due, anche tre paesaggi. I<br />

materiali sono semplici, tradizionali, duraturi e di facile manutenzione. Intonaci,<br />

tegole, tetti vegetali, balconi di metallo e di legno. Nessuna dimostrazione di tec-<br />

niche equilibriste, ma nessuna monotonia.<br />

Per produrre energia la maggior parte dei tetti presenta una falda orientata a sud<br />

per accogliere i pannelli solari per il riscaldamento dell'acqua e quelli fotovoltaici<br />

per captare energia.<br />

Il progetto, promosso nel 2007 come "edificio a basso consumo energetico", è<br />

stato assunto come modello ideale dalla regione Borgogna, che ha però imposto<br />

l'abbassamento del consumo annuale di energia primaria, riscaldamento, ECS,<br />

illuminazione, ventilazione (senza nessun pannello fotovoltaico) a 50kWh/m 2 .<br />

Volendo superare la sfida imposta, è stato proposto il limite di 30kWh/m 2 di ener-<br />

gia primaria per gli spazi collettivi e di 20kWh/m 2 per gli alloggi individuali. Per<br />

raggiungere questi ambiziosi obiettivi si è avvalsi di un isolamento consistente, di<br />

un sistema di riscaldamento molto efficiente, impianti solari e fotovoltaici (per una<br />

superficie di 500.00 m 2 per una produzione annuale di circa 30.000 kWh), con<br />

una caccia sistematica ai ponti termici.<br />

Tutto a dimostrazione del falso pregiudizio per cui una qualsiasi costruzione<br />

possa diventare ecologica semplicemente bardandola con attrezzature di produ-<br />

zione energetica, o anche imponendo delle precauzioni maniacali di tecniche di<br />

punta. Sarebbe molto meglio, ad esempio, preoccuparsi dell'energia grigia 1 dato<br />

che sappiamo che, grosso modo, per una casa ordinaria si spende tra materiali,<br />

mano d'opera, trasporti, ecc., il valore da dieci a cinquanta anni d'uso.<br />

Quasi tutti gli alloggi hanno due o anche tre affacci. I soggiorni, orientati preva-<br />

lentemente a sud, hanno di solito ampie finestrature lungo due orientamenti. Le<br />

Note<br />

1. Per energia grigia si intende la quantità di energia<br />

necessaria per produrre, trasportare fino al luogo di utilizzo,<br />

e smaltire un prodotto o un materiale o per assicurare un<br />

servizio. L'energia grigia può essere anche chiamata "ener-<br />

gia virtuale", "energia congelata" o "energia nascosta".<br />

Generalmente, con il termine energia grigia si indica una<br />

metodologia per valutare l'ammontare totale dell'energia uti-<br />

lizzata nel corso dell'intera vita del prodotto.<br />

In queste pagine, progetto per il quartiere Bourneil<br />

Politica<br />

“La descrizione, molto attinente ai fatti, di una delle nostre<br />

operazioni è allo stesso tempo fedele e sviante: raggruppa tutti gli<br />

elementi della fabbricazione d'un paesaggio, ma non ne spiega il<br />

“perché”. I nostri motivi, personali, politici e “pacatamente<br />

rivoluzionari”, risiedono piuttosto nel rifiuto del “conforto morale”,<br />

del potere e dell'arroganza, dell'artificio, del paesaggio, della sua<br />

trasformazione in spettacolo, del ”dono” del benessere agli abitanti<br />

(come una dama di carità)… A lavorare in questo senso non sono<br />

in molti. A parte Joachim Eble, Peter Hübner, Patrick Bouchain,<br />

Louis le Roy, Gilles Clément, Friedensreich Hundertwasser, Ottokar<br />

Uhl, Eilfried Hunt e qualcuno che ne parla parecchio (Peter<br />

Blundell-Jones, Pierre Lefèvre, ecc.).<br />

camere, per quanto possibile, sono state orientate<br />

ad est oppure hanno un duplice affaccio.<br />

L'invito (norma HQE) a collocare le cucine a nord in<br />

quanto "stanze in cui si soggiorna poco" è stato<br />

disatteso, dato che il progetto prevede la cucina<br />

come luogo in cui si consumano i pasti: a questo<br />

proposito abbiamo cercato di privilegiare la cucina<br />

mettendola in comunicazione con la terrazza.<br />

L'illuminazione naturale è stata privilegiata, pur rite-<br />

nendo opportuna l'installazione di lampadine a<br />

basso consumo. I vani scala non necessitano di<br />

alcuna illuminazione diurna e la particolare confor-<br />

mazione dei volumi consente la penetrazione della<br />

luce naturale, riducendo così anche eventuali atti<br />

vandalici.<br />

Anche i parcheggi, sfruttando il dislivello, sono inter-<br />

rati rispetto al livello stradale ma aperti sul retro, par-<br />

zialmente scoperti, illuminati e ventilati in modo<br />

naturale.<br />

Per eliminare la manutenzione degli infissi in legno<br />

ed evitare il cloro di quelli in PVC, sono stati impie-<br />

gati serramenti misti in legno e alluminio con trasmit-<br />

tanza termica del vetro di 1,1, per un U globale di 1,5<br />

W/m 2 K. Nella realizzazione del cappotto isolante<br />

sono stati privilegiati materiali riciclati (ovatta di cel-<br />

lulosa), riciclabili, atossici (sia in produzione che<br />

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14<br />

nella messa in opera, smantellamento, incendio,<br />

ecc.). Non sono stati utilizzati legni esotici, ma di<br />

foreste gestite, non trattato, per rivestimenti esterni.<br />

Nelle coperture sono stati impiegati sia i classici tetti<br />

a falde rivestiti in tegole, che tetti verdi, a migliorare<br />

la ritenzione dell'acqua piovana. Sono state evitate<br />

coperture a terrazza per evitare danni allo strato<br />

impermeabilizzante dovuto agli choc termici. Le<br />

coperture a verde consentono anche di instaurare<br />

una relazione con i giardini dell'intorno (vigne,<br />

edere, glicini, frutteti).<br />

Durante la costruzione, che sarà ultimata nel 2010, è<br />

stata infine riservata molta attenzione anche al can-<br />

tiere, che non leda, assordi, affumichi nessuno, e<br />

soprattutto che tenga informati regolarmente i vicini.<br />

L'architettura così realizzata è destinata ad invec-<br />

chiare, fondendo elementi e abitanti in un "organi-<br />

smo urbano" e non una "macchina da abitare".<br />

Piazza des Veens, Auxerre<br />

In questo caso l'area di intervento si trova all'interno<br />

di un quartiere antico, con case forse instabili e insi-<br />

cure, ma sempre disposte in modo ammirevole.<br />

Due isolati contornano la piazza des Veens. Il primo<br />

si trova tra la piazza e la rue des Boucheries, tutti gli<br />

edifici che si affacciano sulla piazza sono stati demo-<br />

liti e sostituiti. Del secondo, tra la piazza e la rue des Bons Enfants, alcune abita-<br />

zioni più interessanti sono state conservate per fondersi con la nuovo intervento.<br />

I tetti si stagliavano in cento modi; aggetti, abbaini, comignoli e persiane sono tutti<br />

diversi. Intonaci, infissi e imposte, si sviluppavano in una grande varietà di tinte e<br />

di forme: non c'erano dieci metri di linea retta (a noi piaceva). L'area era farcita<br />

da vicoli di servizio, passaggi, ringhiere, ecc. Qualche hangar, dei pessimi gara-<br />

ges, delle rovine. Le strade, stradine, piazze, piazzette, vicoli ciechi, percorsi, non<br />

avevano alcuna ortogonalità, variando in larghezza, proponevano ogni volta una<br />

nuova prospettiva. Malgrado questa apparente anarchia creata dalla storia, la<br />

prima impressione è stato quella di una armonia generale. È questa armonia che<br />

il progetto ha voluto preservare; integrandosi senza pasticci, senza aggressività.<br />

Oggetto di ricerca è stata la biodiversità urbana, ancora poco battuta…<br />

Intento del Comune di Auxerre era di riunire alcune imprese private, per costitui-<br />

re un Partenariat Privé/Public (detto anche " PPP", associa interessi privati e inte-<br />

ressi pubblici). Se altrove questa formula offre pericolosamente il potere alle ban-<br />

che e al loro stretto interesse, in questo caso si è rivelata molto positiva: il<br />

Comune, attraverso la compilazione di dossier completi e molto descrittivi, ha<br />

impedito i rozzi tentativi possibili di economizzazione dell'intervento, proponendo,<br />

con grande severità e fermezza, la salvaguardia della forma del quartiere.<br />

Il progetto dunque è stato elaborato sull'impronta dei volumi e delle tipologie esi-<br />

stenti, con un raggruppamento di abitazioni differenti. Le differenze proposte<br />

risultano anche utili agli abitanti, nella loro appropriazione del costruito e nella<br />

capacità di "riconoscersi" in un quartiere "naturale", piuttosto "bonario", gradevo-<br />

le e poco anestetizzante. Essi possono così procedere con grande naturalezza<br />

all'abbellimento del quartiere inserendo dettagli personali, assecondati dalla<br />

forma urbana compatibile con la loro cultura dell'ornamento, del giardinaggio, del-


l'arredo esterno, delle colorazioni personalizzate, ecc.<br />

Il gioco dei volumi costruiti, percorsi pedonali, spazi interni, passaggi coperti,<br />

vicoli stretti, realizzano nell'insieme non una geometria rigida, ma un ritmo, una<br />

successione sensibile di spazi che suggeriscono dei raggruppamenti sfumati. Ciò<br />

permette di agganciarsi all'esistente senza rottura. Lo schema risultante sarà<br />

quindi il medesimo di un quartiere nato nel corso degli anni, un pezzo dopo l'al-<br />

tro, implementato, migliorato ma soprattutto perfettibile in futuro, quando potreb-<br />

bero cambiare le destinazioni d'uso.<br />

I volumi si aggrappano al terreno e ai suoi dislivelli, con un allineamento solo<br />

lungo il fronte sulla piazza. All'interno dell'isolato i volumi le forme e le altezze<br />

variano per movimentare lo "skyline". Gli accessi ai parcheggi, anche quando<br />

inseriti lungo la piazza, sono nascosti, senza che dallo spazio pubblico, si noti<br />

una porta di garage. I dettagli costruttivi sono tradizionali, senza troppi virtuosi-<br />

smi esecutivi.<br />

Le coperture sono in tegole locali, piatte, di piccolo formato, qualche falda è inve-<br />

ce rivestita di lamelle di legno. Per i muri: intonaci con bordi delle finestre, fregi di<br />

legno non trattato, lamelle di cedro o di castagno, basamenti in pietra, telai di<br />

porte e finestre in legno. All'interno dell'isolato qualche elemento in legno contri-<br />

buisce alla diversificazione delle ringhiere delle scale e delle porte-finestre. Le<br />

scale, dal carattere molto privato (servono solo uno o due alloggi), hanno le peda-<br />

te ricoperte da tavole in legno scanalato.<br />

La gamma dei colori, molto ampia, rispetta i colori abituali locali, gli intonaci sono<br />

in ocra chiaro, sabbia, grigio chiaro. Le imposte hanno una tinta riconoscibile<br />

come elemento della facciata ma di una tonalità più chiara degli infissi, o vicever-<br />

sa. Le ringhiere sono di tonalità più scura dello stesso colore.<br />

Gli spazi esterni (la cui ultimazione è prevista nel corso del 2010) saranno pavi-<br />

In queste pagine, l’intervento di riqualificazione presso Piazza des<br />

Veens ad Auxerre.<br />

Nell’immagine qui accanto, il quartiere come si presentava prima<br />

dell’abbattimento e successiva ricostruzione, le forme e la<br />

<strong>complessità</strong> dei volumi si rispecchiano nella nuova edificazione,<br />

come mostrato anche dal prospetto di progetto qui sotto.<br />

mentati con elementi in cemento stampato per i per-<br />

corsi pedonali e in grigliati erbosi per il rimanente. Le<br />

recinzioni tra i giardini saranno piantumate, più fitta-<br />

mente intorno alle zone dei parcheggi.<br />

Effetti di un metodo compositivo<br />

“A prima vista può sembrare più facile e più economico raggruppa-<br />

re in modo meccanicistico gli appartamenti a due o tre alla volta<br />

intorno alla gabbia dell'ascensore sovrapponendoli per il maggior<br />

numero possibile di piani per ammortizzare la spesa. Ciò<br />

impedisce automaticamente ogni soluzione alternativa: la soluzione<br />

economica che dispone l'alloggio accessibile ai disabili al piano<br />

terra e gli alloggi non accessibili ai piani superiori viene anch'essa<br />

condannata. Gli alloggi su due piani devono avere una camera da<br />

letto accessibile e dotata di servizi sanitari e altre camere al piano<br />

superiore, ma la loro superficie occupa solo la metà del piano terra.<br />

Non è facile da gestire economicamente. Si teme che questa<br />

disposizione obblighi a costruire solo case individuali o<br />

appartamenti sovrapposti, cosa che imporrebbe un'immagine più<br />

brutale di quella adatta a un quartiere sociale articolato o ad un<br />

inserimento in un tessuto preesistente sensibile.<br />

In quest'ottica ci siamo impegnati a variare il più possibile la<br />

composizione, assicurando sempre la regolamentare accessibilità,<br />

usando i dislivelli del terreno a formare delle rampe naturali,<br />

prolungando alcune connessioni con brevi gallerie d'accesso.<br />

Ciò comporta molta attenzione e cura dei dettagli; abbiamo evitato<br />

così la facciata continua sulla strada, che sarebbe risultata<br />

sproporzionata rispetto al carattere urbano del quartiere.”<br />

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