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scienze della vita roma, 22-23 ottobre 2012 - SIF

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NUTRACEUTICI: DA COADIUVANTI A FARMACI.<br />

L’importanza degli studi preclinici per la valutazione <strong>della</strong> tossicità e attività:<br />

caso-studio <strong>della</strong> Berberina<br />

Aldo Roda a , C. Colliva a , S. Spinozzi a , C. Camborata a , C. Ianni b , M. Roberti b<br />

a<br />

Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università di Bologna, Via F. Selmi 2, 40126, Bologna,<br />

Italia<br />

b<br />

Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Bologna, Via Belmeloro 6, 40126, Bologna,<br />

Italia<br />

La tendenza di questi ultimi anni nel settore <strong>della</strong> nutraceutica è quella di isolare dal pool di<br />

sostanze contenute negli estratti naturali, singoli lead di composti e di somministrarli a dosi<br />

giornaliere caratteristiche dei farmaci (0,5-2 grammi) che spesso non rispecchiano più la quantità<br />

naturalmente presente nell’estratto di partenza.<br />

Le autorità responsabili <strong>della</strong> sicurezza e <strong>della</strong> autorizzazione al commercio dei farmaci quali<br />

EMEA ed FDA non richiedono ancora studi preclinici né requisiti di purezza delle materie prime<br />

utilizzate prima <strong>della</strong> messa in commercio di queste sostanze. Tuttavia, pur trattandosi di derivati di<br />

estratti naturali, la somministrazione a dose così elevate li rende a tutti gli effetti dei farmaci.<br />

Occorre quindi valutare attentamente gli eventuali rischi riguardanti la stabilità <strong>della</strong> materia prima,<br />

l’appropriata formulazione e l’individuazione <strong>della</strong> dose “potenzialmente efficace”, abbandonando<br />

così a tutti gli effetti il campo <strong>della</strong> nutraceutica per addentrarsi nel campo <strong>della</strong> farmaceutica.<br />

Sono stati recentemente documentati diversi effetti avversi dovuti non solo all’abuso, ma anche<br />

all’utilizzo di sostanze naturali a dosi “consigliate”, in seguito ad un approccio superficiale legato al<br />

concetto che “una sostanza naturale non è tossica”. Siamo quindi in presenza di un vuoto legislativo<br />

grazie al quale è possibile mettere in commercio in poco tempo, con una documentazione<br />

semplificata inviata al Ministero <strong>della</strong> Salute, un prodotto di dubbia origine: sostanze in cui il grado<br />

di purezza è documentato da una certificazione approssimativa, ottenuta senza l’utilizzo di metodi<br />

analitici validati e privi di studi di tossicità effettuati su modelli cellulari o animali. Tutto questo<br />

rappresenta un notevole fattore di rischio per la salute pertanto è necessario condurre studi di<br />

farmacocinetica e metabolismo per valutare l’eventuale tossicità diretta o mediata dai metaboliti ma<br />

anche per verificare l’attività farmacologica degli stessi.<br />

Un esempio di questo approccio è rappresentato da questo studio condotto sulla berberina (BBR).<br />

La berberina è un alcaloide tetraidroisochinolinico appartenente alla categoria dei nutraceutici che<br />

possiede molteplici attività terapeutiche, tra cui l’effetto ipolipidemizzante. Al fine di comprendere<br />

la sua biodistribuzione in seguito a somministrazione orale, è stato studiato il metabolismo<br />

primario, dapprima identificando e quantificando i principali metaboliti primari (Berberrubina M1,<br />

Demetilenberberina M3 e Jatrorrhizina M4) nel plasma mediante HPLC-ES-MS/MS e<br />

successivamente, determinando per ciascuno di essi le principali proprietà chimico-fisiche, tra cui<br />

pKa, solubilità, lipofilia e affinità di binding con l’albumina sierica, proprietà che ne influenzano la<br />

biodisponibilità. Dalla correlazione di tali proprietà con i livelli plasmatici derivati da studi di<br />

farmacocinetica (Cmax a seguito di somministrazione acuta di 500 mg di berberina a 12 soggetti<br />

sani: BBR 0.11±0.04 nM, M1 1.38±0.32 nM, M3 0.14±0.02 nM, M4 0.13±0.02 nM) e di<br />

biodistribuzione (Csteady-state: somministrazione cronica di 15 mg/kg giorno di berberina a 12 pazienti<br />

affetti da iperlipidemia BBR 4.0±2.0 nM, M1 6.5±1.9 nM, M3 1.75±1.0 nM, M4 5.6±2.0 nM) è<br />

emerso che la berberina presenta un insolito metabolismo, responsabile <strong>della</strong> produzione di<br />

metaboliti talvolta più lipofili del principio attivo stesso (con valori di LogPo/w rispettivamente di:<br />

BBR -1.19, M1 1.67, M3 -1.27, M4 -1.29) suggerendo che queste molecole potrebbero essere<br />

potenzialmente attive come o anche più del principio attivo stesso. In particolare, gli alti livelli<br />

plasmatici suggeriscono che M1, rispetto agli altri metaboliti e alla BBR, potrebbe essere soggetto<br />

ad un efficace assorbimento intestinale per diffusione passiva, in virtù <strong>della</strong> maggiore lipofilia<br />

dovuta probabilmente ad un tautomerismo chetoenolico dovuto alla vicinanza del gruppo ossidrilico<br />

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