scienze della vita roma, 22-23 ottobre 2012 - SIF
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NANOMATERIALI: APPLICAZIONI NELL’IMPIEGO<br />
DI NUTRACEUTICI E FITOTERAPICI<br />
Antonella Saija<br />
Dipartimento Farmaco-Biologico, Facoltà di Farmacia, Università di Messina<br />
Esiste un gran numero di esempi di applicazioni di successo dei nanomateriali nel campo dei<br />
prodotti per la salute dell’uomo, tra cui i prodotti bioattivi di origine naturale.<br />
Da una parte, il settore dei prodotti di origine naturale è oggi di sempre maggiore interesse sia per i<br />
ricercatori che per il pubblico; molti di questi prodotti sono allo studio per quanto riguarda i loro<br />
effetti benefici sulla salute dell’uomo, anche nei campi <strong>della</strong> prevenzione e/o <strong>della</strong> terapia di<br />
malattie a notevole impatto come il cancro e le patologie neurodegenerative.<br />
Dall’altra parte le nanotecnologie sono un settore innovativo che ha aperto nuove prospettive nel<br />
campo delle <strong>scienze</strong> mediche, ma anche delle <strong>scienze</strong> nutrizionali. In questo caso la progettazione di<br />
nanomateriali dovrebbe essere intesa come lo studio di sistemi complessi in scala nanometrica (≈1-<br />
100 nm), formati da almeno due componenti, dei quali uno è una sostanza biologicamente attiva e<br />
l’altro può essere estremamente diverso nella sua natura chimica (includendo materiali di origine<br />
naturale, come albumina, gelatina e fosfolipidi, e non, come diversi polimeri, nanoparticelle<br />
contenenti metalli e nanotubi di carbonio). Le principali motivazioni che hanno spinto a vagliare<br />
l’utilità dell’impiego dei nanomateriali nel settore dei fitoterapici e dei prodotti nutraceutici sono<br />
che molti di questi prodotti sono idrofobici e hanno limitata biodisponibilità, spesso si comportano<br />
come agenti multifattoriali e possono comunque produrre effetti collaterali non desiderati. Da ciò si<br />
evince che, così come in quello <strong>della</strong> farmacoterapia propriamente detta, gli scopi <strong>della</strong> ricerca in<br />
questo campo includono: un più specifico drug targeting e delivery; il miglioramento <strong>della</strong> capacità<br />
di attraversamento delle barriere biologiche, anche selettive come la barriera emato-encefalica; la<br />
riduzione <strong>della</strong> tossicità del principio attivo a parità di effetto terapeutico; maggiore sicurezza e<br />
biocompatibilità. Inoltre, altri problemi di base in queste ricerche sono quelli stessi che<br />
rappresentano un prerequisito per lo sviluppo di nuove formulazioni, includendo: l’incorporazione<br />
ed il release del principio attivo; la stabilità e la shelf-life <strong>della</strong> formulazione; la biocompatibilità; la<br />
biodistribuzione; l’efficienza. Per fare un esempio, la curcumina è un principio attivo estremamente<br />
promettente per i suoi potenziali impieghi in diverse condizioni patologiche, come i tumori cerebrali<br />
e la malattia di Alzhaimer. Infatti la curcumina ha molteplici attività biologiche, tra cui<br />
antiproliferative, antiangiogenetiche, antiossidanti e antinfiammatorie, in quanto capace di<br />
interagire a livello molecolare con punti chiave delle vie di segnale cellulare. Ma i potenziali<br />
impieghi di questo composto sono limitati appunto dalla sua ridotta biodisponibilità e idrofobicità;<br />
la veicolazione tramite nanomateriali può permettere di superare questi ostacoli, identificando così<br />
nuovi approcci imperniati su questo composti e finalizzati alla protezione e cura <strong>della</strong> salute<br />
dell’uomo.<br />
Anche in questo campo di ricerca, non va dimenticato che i nanomateriali, proprio per le loro<br />
dimensioni, possono penetrare all’interno delle cellule e all’interno di vari compartimenti cellulari<br />
incluso il nucleo. C’è quindi un rischio, ancora sottodimensionato o almeno non compreso nella sua<br />
verà entità, per la potenziale capacità di tali sistemi di veicolazione di indurre essi stessi effetti<br />
tossici, che dipendono da numerosi fattori (composizione e purezza del materiale, dimensioni,<br />
forma, cristallinità, area <strong>della</strong> superficie, solubilità, stato di dispersione, caratteristiche chimiche<br />
superficiali). Inoltre, nel complesso, molto poco si sa sugli eventuali effetti collaterali e sulla<br />
tossicità a breve e lungo termine dei nanomateriali. Quindi particolare enfasi dovrebbe essere posta<br />
proprio sullo studio degli effetti tossici dei nanomateriali di per sé, nonché sulla necessità di<br />
realizzare approfonditi studi preclinici e clinici. Va sottolineato che studi in vitro su colture cellulari<br />
hanno confermato la significativa capacità di alcuni nanomateriali di produrre radicali e specie<br />
reattive dell’ossigeno che possono essere responsabili di danno cellulare. A proposito di ciò, un<br />
aspetto su cui investigare è l’utilizzazione di fitocomposti in associazione a e/o veicolati da<br />
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