A A - Parco Naturale Adamello Brenta
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trofe si devono a Gumbel che,<br />
attorno al 1870, cominciò a studiare<br />
le pareti della Mendola e del<br />
Gruppo di <strong>Brenta</strong>, per confrontarle<br />
con le cime dolomitiche.<br />
Negli stessi anni anche Richthofen<br />
giunse alla conclusione che i<br />
territori in oggetto potevano avere<br />
una storia geologica simile.<br />
Pochi anni dopo, G. Loss raccolse<br />
i dati dei geologi dell’Istituto Geologico<br />
Federale di Vienna ed integrandoli<br />
con i propri descrisse la<br />
storia geologica della Val di Non<br />
che, nei suoi tratti fondamentali, è<br />
tutt’oggi di attualità. Di poco successivi<br />
sono i lavori di M. Vaceck<br />
e W. Hammer, finalizzati alla realizzazione<br />
della Geologische Spezialkarte<br />
der Osterreichische-Ungarischen<br />
Monarchie alla scala<br />
1:75.000 pubblicata nel 1903.<br />
Diverso fu l’approccio allo studio<br />
dell’ambiente glaciale e morfologico<br />
dell’area poi diventata <strong>Parco</strong><br />
<strong>Naturale</strong> <strong>Adamello</strong> <strong>Brenta</strong>.<br />
Le prime osservazioni scientifiche<br />
presero l’avvio con la nascita<br />
dell’alpinismo nei gruppi montuosi<br />
dell’<strong>Adamello</strong> e del <strong>Brenta</strong>.<br />
Va comunque sottolineato che, fin<br />
dalla fine del 1700, osservazioni<br />
AdAmello BrentA GeopArk<br />
ADAMELLO BRENTA<br />
di tipo geografico e fisico sul paesaggio<br />
d’alta montagna, vennero<br />
citate da vari autori (Roschmann,<br />
1738) nelle cronache alpinistiche.<br />
Le prime considerazioni relative<br />
ai ghiacciai del Mandrone e della<br />
Lobbia furono pubblicate tra la<br />
metà del XIX secolo ed i primi<br />
anni del XX secolo (Payer, 1865;<br />
Suda, 1879; Marson, 1906; Merciai,<br />
1924 e successivi). È tuttavia<br />
a partire dal 1864, dopo la conquista<br />
della cima dell’<strong>Adamello</strong><br />
da parte di Julius Payer, che si<br />
diede avvio alla prima rappresentazione<br />
cartografica delle masse<br />
glaciali presenti nel massiccio. Di<br />
Payer, Sonklar, Loretz e Richter<br />
sono i preziosi rilevi cartografici<br />
che illustrano la maggior parte<br />
dei principali ghiacciai del Gruppo<br />
dell’<strong>Adamello</strong>.<br />
Dopo l’interruzione legata al primo<br />
conflitto mondiale, Schubert<br />
studiò i foraminiferi delle rocce<br />
sedimentarie mesozoiche, mentre<br />
Salomon, Heiritsh, Spitz e Klebersberg<br />
delinearono un quadro<br />
stratigrafico e strutturale generale<br />
dell’area. J. Pia estese i suoi<br />
studi sul Triassico delle Dolomiti<br />
alle formazioni che affiorano ad<br />
28<br />
ovest della valle dell’Adige, confermando<br />
le intuizioni di Richthofen.<br />
Con il passaggio di questi<br />
territori all’Italia, anche i geologi<br />
italiani cominciarono ad occuparsi<br />
dell’area. I primi studi sono probabilmente<br />
quelli di Fabiani sul<br />
Terziario della Valle di Non, importante<br />
premessa per i successivi<br />
lavori di rilevamento dei nuovi fogli<br />
geologici alla scala 1:100.000<br />
del Servizio Geologico d’Italia.<br />
Arriviamo, poi, agli anni Trenta<br />
quando Trevisan lavora alla realizzazione<br />
di una monumentale<br />
monografia relativa al gruppo<br />
di <strong>Brenta</strong>, che pubblica nel 1939.<br />
In essa l’autore riconosce tutte le<br />
principali formazioni geologiche<br />
tuttora accettate e mette in evidenza<br />
come esista una chiara diversità<br />
tra il versante destro, già<br />
parte del massiccio, e il resto della<br />
Valle di Non, che mostra caratteristiche<br />
proprie. Negli stessi<br />
anni, l’acquisizione di una nuova<br />
mentalità scientifica nel campo<br />
della geologia strutturale porta ad<br />
indagare con attenzione diversa<br />
gli aspetti tettonici dell’area.<br />
Allo stesso tempo si evolve la<br />
possibilità di definire in modo<br />
sempre più preciso la natura<br />
delle rocce intrusive del massiccio<br />
dell’<strong>Adamello</strong> e soprattutto<br />
di inquadrarle correttamente dal<br />
punto di vista evolutivo e cronologico.<br />
Negli anni Cinquanta<br />
partono anche i primi studi sulla<br />
radioattività naturale di alcuni<br />
settori (ad esempio in Val Genova)<br />
e le esplorazioni delle compagnie<br />
minerarie alla ricerca di<br />
mineralizzazioni uranifere nel<br />
settore meridionale dell’<strong>Adamello</strong><br />
(Val Daone).<br />
Continuano allo stesso tempo le<br />
ricerche di glaciologia che mettono<br />
in evidenza le variazioni areali<br />
ed alcune volte anche volumetri-