Battaglia di Legnano - Grande Oriente d'Italia
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IL PRIMO DISCO DI<br />
RICCARDO MUTI CON<br />
LA CHICAGO SYMPHONY<br />
ORCHESTRA E CORO<br />
VINCE DUE GRAMMY ®<br />
AWARDS<br />
Anche <strong>di</strong>sponibile on<br />
line: cso.org/resound<br />
riccardomuti.com<br />
CSO Resound is underwritten by a generous<br />
gift from Mr. and Mrs. Ralph Smykal. Global Sponsor of the CSO
Sovrintendente<br />
Catello De Martino<br />
Direttore artistico<br />
Alessio Vlad<br />
Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione<br />
Presidente<br />
Giovanni Alemanno<br />
Vice Presidente<br />
Bruno Vespa<br />
Consiglieri<br />
Enrico Cisnetto<br />
Enzo Ciarravano<br />
Salvatore Bellomia<br />
Collegio dei revisori dei conti<br />
Presidente<br />
Silvia Genovese<br />
Membri effettivi<br />
Pamela Palmi<br />
Federico Bazzani<br />
Membro supplente<br />
Anita Frateschi
Il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma è membro <strong>di</strong><br />
FONDATORI DI DIRITTO<br />
FONDATORI PRINCIPALI
Direttore generale<br />
(Amministrazione, Finanza, Marketing, Patrimonio Storico)<br />
Antonio Liguori<br />
Direttore generale<br />
(Personale, Affari Legali, Servizi Generali)<br />
Catello De Martino<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Direttore del Corpo <strong>di</strong> Ballo<br />
Micha van Hoecke<br />
Direttore degli Allestimenti Scenici<br />
Carlo Savi<br />
Direttore del Personale<br />
Massimo Salza<br />
Direttore <strong>di</strong> Produzione<br />
Silvia Cassini
12<br />
ASSOCIAZIONE<br />
ROMA PER IL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA<br />
«Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma» si costituisce nel 2002 come associazione senza fini <strong>di</strong><br />
lucro per contribuire attraverso il mecenatismo privato - con iniziative culturali e con eventi collegati<br />
agli spettacoli - alla centralità artistica, culturale e sociale del Teatro dell’Opera nell’ambito<br />
citta<strong>di</strong>no.<br />
L’Associazione promuove e <strong>di</strong>vulga le attività del Teatro dell’Opera valorizzandone i programmi<br />
in Italia e all’estero, negli ambienti giornalistici e culturali, tramite incontri, manifestazioni, scambi<br />
e e la partecipazione a iniziative a livello nazionale e internazionale. «Roma per il Teatro<br />
dell’Opera <strong>di</strong> Roma» agisce nella convinzione che la musica lirico-sinfonica e il balletto costituiscano<br />
un patrimonio culturale irrinunciabile, da tutelare e sostenere, offrendo a tutti la possibilità<br />
<strong>di</strong> accedervi.<br />
Le principali attività <strong>di</strong> «Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma» comprendono:<br />
• promozione <strong>di</strong> concerti e recital in collaborazione con associazioni <strong>di</strong> solidarietà e strutture <strong>di</strong><br />
assistenza (bambini <strong>di</strong>versamente abili, reparti pe<strong>di</strong>atrici ospedalieri, case per anziani ecc.)<br />
• erogazione <strong>di</strong> borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per giovani musicisti e artisti<br />
• cicli <strong>di</strong> conferenze gratuite de<strong>di</strong>cate alle opere in cartellone alla vigilia <strong>di</strong> ogni “prima”<br />
• restauro <strong>di</strong> beni del patrimonio storico-artistico del Teatro<br />
• contributi mirati alla comunicazione del Teatro (pannelli luminosi, schermi video, campagne<br />
pubblicitarie ecc.)<br />
• sostegno alle iniziative <strong>di</strong>dattiche e formative<br />
• collaborazione con la Scuola <strong>di</strong> Danza e la Giovane Orchestra dell’Opera<br />
• collaborazione con programmi televisivi<br />
• organizzazione <strong>di</strong> eventi legati all’inaugurazione e ai principali spettacoli della stagione<br />
L’Associazione ha donato recentemente al Teatro, tra l’altro, il restauro dell’organo “Buccolini” e<br />
i “totem” informativi collocati su piazza Beniamino Gigli con i programmi delle stagioni <strong>di</strong> opera<br />
e <strong>di</strong> balletto e ha contribuito all’acquisto <strong>di</strong> pagine pubblicitarie sui quoti<strong>di</strong>ani romani e ai costi<br />
per la presenza <strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> grande richiamo internazionale.<br />
«Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma» aderisce alla Confederazione Italiana Associazioni e<br />
Fondazioni per la Musica Lirica e Sinfonica, costituita nel 2005 da venticinque Fondazioni e<br />
Associazioni a sostegno dei principali Teatri, della musica lirico-sinfonica e del balletto, che è iscritta<br />
dal 2006 nel Registro Nazionale delle Associazioni <strong>di</strong> Promozione Sociale presso la Presidenza<br />
del Consiglio dei Ministri ai sensi della legge 383/00.<br />
«Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma» svolge un’attività <strong>di</strong> scambio culturale a livello nazionale<br />
e all’estero e <strong>di</strong> rappresentanza presso le istituzioni e i <strong>di</strong>casteri competenti. In ambito internazionale<br />
partecipa tra l’altro alle «Giornate europee dell’Opera» con una gamma <strong>di</strong> iniziative, tenute<br />
contemporaneamente in tutta Italia, con grande affluenza <strong>di</strong> pubblico.<br />
Per contatti e informazioni<br />
Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma<br />
Via Dardanelli 37 - 00195 Roma<br />
Tel. 0637514408 Fax 06 3701024<br />
romaperopera@tiscali.it
ASSOCIAZIONE<br />
ROMA PER IL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA<br />
Presidente<br />
Daniela Tral<strong>di</strong><br />
Soci Fondatori<br />
Rosalba Becchetti Maria Luisa Gaetani d’Aragona<br />
Clorinda Bonifaci Nicoletta Odescalchi<br />
Rachele Burkhard (Tesoriere) Maria Luisa Rebecchini<br />
Raffaella Chiariello Maria Pia Ruspoli (Vice-presidente)<br />
Daniela d’Amelio Daniela Tral<strong>di</strong><br />
Carlo Eleuteri<br />
Soci Benemeriti<br />
Eugenio Benedetti Cristina De Blasio Carfagni<br />
Renata Boccanelli Anna Fen<strong>di</strong><br />
Elena Bonelli Lucio Ghia<br />
Sandra Cioffi Fe<strong>di</strong> Valeria Licastro Scar<strong>di</strong>no<br />
Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli - Onlus<br />
13
La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong><br />
Trage<strong>di</strong>a lirica in quattro atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Salvatore Cammarano<br />
Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />
Direttore Pinchas Steinberg<br />
Regia Ruggero Cappuccio<br />
Scene e Costumi Carlo Savi<br />
con interventi <strong>di</strong> Mimmo Pala<strong>di</strong>no e Matthew Spender<br />
Maestro del Coro Roberto Gabbiani<br />
Luci Agostino Angelini<br />
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA<br />
Nuovo allestimento<br />
Teatro dell’Opera<br />
24, 26, 28, 29, 31 maggio 2011
SOMMARIO<br />
Paolo Peluffo<br />
IL SOGNO DI UNA GENERAZIONE PERDUTA<br />
LIBRETTO<br />
<strong>di</strong> Salvatore Cammarano<br />
ARGOMENTO<br />
ARGUMENT<br />
SYNOPSIS<br />
DIE HANDLUNG<br />
Julian Budden<br />
LA BATTAGLIA, UN PROMEMORIA<br />
DI IDEALI COMPROMESSI<br />
Elisabeth Galvan<br />
LA LETTERATURA AUSTRIACA<br />
ALLA CONQUISTA DI VERDI<br />
Antonio Di Grado<br />
GARIBALDI NELLA LETTERATURA<br />
TRA MITO E MEMORIA DELL’EROE<br />
Lauro Rossi<br />
GARIBALDI, MAZZINI NEL 1849<br />
E "DA LONTANO" CAVOUR<br />
INTERVISTA RUGGERO CAPPUCCIO<br />
Giorgio Gualerzi<br />
UNA BATTAGLIA INFUOCATA<br />
IN SCENA PER CELEBRAZIONI<br />
Luigi Bellingar<strong>di</strong><br />
DISCOGRAFIA<br />
LA BATTAGLIA DI LEGNANO AL TEATRO DELL’OPERA<br />
GIUSEPPE VERDI. CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE<br />
GLI INTERPRETI
IL SOGNO DI UNA GENERAZIONE PERDUTA<br />
Tutti erano a Roma in quei giorni tra il Natale del 1848 e il luglio del 1849.<br />
La storia d’Europa si concentrò per pochi mesi attorno a un tentativo incre<strong>di</strong>bile che da<br />
circostanze casuali, da una crisi costituzionale gravissima, condusse a elezioni a suffragio<br />
universale, alla elezione dell’unica Assemblea Costituente, che riuscì a compiere la sua<br />
opera <strong>di</strong> fondazione dei <strong>di</strong>ritti e dei doveri dei citta<strong>di</strong>ni sulla base <strong>di</strong> una Costituzione<br />
democratica.<br />
È questa doppia storia, la <strong>di</strong>fesa eroica e sventurata al Gianicolo da parte dei volontari<br />
<strong>di</strong> tutta Italia, e il lavoro dei parlamentari romani al Palazzo della Cancelleria, per scrivere<br />
la costituzione democratica, mentre su <strong>di</strong> loro ogni giorno piove una pioggia <strong>di</strong> palle<br />
<strong>di</strong> cannone; è questa doppia storia che fa della Repubblica Romana in assoluto l’episo<strong>di</strong>o<br />
più eroico dei secoli recenti. È questa doppia vicenda che ha legittimato Roma a<br />
<strong>di</strong>ventare ancora Capitale d’Italia. Ed è per questo che non ci si può non commuovere<br />
leggendo le parole nitide, semplici, pensate per il popolo, <strong>di</strong> un testo costituzionale<br />
superiore a tutti quelli prodotti nell’Europa ottocentesca, superiore per impegno civile,<br />
apertura sociale, visione internazionale. L’articolo 3: .<br />
Abolisce la pena <strong>di</strong> morte. Stabilisce il giu<strong>di</strong>ce naturale come elemento immo<strong>di</strong>ficabile,<br />
proibisce la costituzione <strong>di</strong> tribunali speciali; cancella la prigione per debiti; stabilisce<br />
la inviolabilità del domicilio, la libertà <strong>di</strong> insegnamento, la segretezza della corrispondenza.<br />
Ma il principio generale mazziniano era quello della fratellanza tra i popoli, proprio<br />
mentre venivano schiacciati dalla Repubblica francese: “La Repubblica riguarda tutti<br />
i Popoli come fratelli; rispetta ogni nazionalità: propugna l’Italiana”.<br />
I costituenti romani erano consapevoli <strong>di</strong> ciò che stava accadendo, sapevano che in quel<br />
momento erano costretti a esprimere il pensiero più avanzato che era dentro <strong>di</strong> loro.<br />
Scomunicati dal Papa, fuggito a Gaeta dopo l’assassinio carbonaro <strong>di</strong> Pellegrino Rossi e<br />
la rivoluzione; minacciati da una coalizione <strong>di</strong> Stati chiamati a Gaeta dal Car<strong>di</strong>nale<br />
Antonelli; il segretario <strong>di</strong> Stato pretese che i paesi cattolici attaccassero Roma con le<br />
armi, per restituirla al Papa.<br />
In quel clima estremo, l’Italia espresse il meglio <strong>di</strong> sé. Non a caso Giuseppe Ver<strong>di</strong> si precipitò<br />
a Roma alla fine <strong>di</strong> gennaio per la prima esecuzione della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> al<br />
Teatro Argentina. Racconta Nicola Roncalli, segretario dell’assemblea e cronista appassionato:<br />
“30 <strong>di</strong>cembre 1848. Ieri alle quattro la Giunta <strong>di</strong> Stato pubblicò il ‘Proclama ai<br />
popoli dello Stato Romano’ per la convocazione della Costituente dello Stato. Il ministro<br />
Sterbini girava per le contrade <strong>di</strong> Roma in carrozza, <strong>di</strong>rigendo l’affissione dei proclami. Fu<br />
letto con avi<strong>di</strong>tà e sembra che abbia incontrato l’approvazione <strong>di</strong> molti. Il Forte<br />
Sant’Angelo all’Ave Maria fece una salva <strong>di</strong> 101 colpi <strong>di</strong> cannone, e le campane <strong>di</strong><br />
Campidoglio e <strong>di</strong> Montecitorio, per lo spazio <strong>di</strong> un’ora suonarono a festa. Presero parte<br />
all’allegria vari civici scaricando per più volte nelle proprie abitazioni i fucili”. Vennero<br />
19
20<br />
decisi spettacoli patriottici per accompagnare le elezioni. 1 Il 22 gennaio venne portata<br />
“con pompa militare” sul Campidoglio l’urna elettorale. “22 gennaio 1849. Elettori, chi<br />
ama la sovranità del popolo ha lo stretto obbligo <strong>di</strong> correre a dare il suo voto. Il solo citta<strong>di</strong>no<br />
che ha macchie infamanti non può avvicinarsi all’urna. Se voi non correte a sod<strong>di</strong>sfare<br />
a questo sacro dovere è segno che non avete a cuore né onore, né patria.<br />
Accorrete, Viva l’Italia!”. Il 5 febbraio prima della costituzione ufficiale i deputati alla<br />
Costituente si recarono alle ore 10 per assistere alla Messa all’Ara Coeli. Scesero la scalinata,<br />
con la fascia tricolore e percorrendo il tragitto a pie<strong>di</strong> da Fontanella Borghese raggiunsero<br />
il Palazzo della Cancelleria. Furono un cugino del presidente francese, il<br />
Principe <strong>di</strong> Canino Carlo Luciano Bonaparte e Garibal<strong>di</strong> a proporre l’imme<strong>di</strong>ata proclamazione<br />
della Repubblica. Voto il 9 febbraio. Il 10 febbraio alle ore 11 a San Pietro in<br />
Vaticano il Te Deum solenne per la proclamazione della Repubblica. Il 14 febbraio viene<br />
proibito ai preti <strong>di</strong> indossare tricorno e calzone “curto”. Il 16 febbraio la guar<strong>di</strong>a civica<br />
viene denominata Guar<strong>di</strong>a Nazionale.<br />
Garibal<strong>di</strong> che sarà l’eroe della <strong>di</strong>fesa insieme a decine <strong>di</strong> altri eroi, era giunto a Roma il<br />
13 <strong>di</strong>cembre dopo una incre<strong>di</strong>bile peripezia tra Lombar<strong>di</strong>a, Romane, Toscana, aveva<br />
acquartierato la sua Legione a Rieti. Eletto deputato a Macerata, aveva preso alloggio<br />
alla Locanda Cesari vicino al Circolo Popolare. E poi arrivano Mameli e Bixio nel battagliano<br />
mentovano, i cavalleggeri del Masina.. Il 14 <strong>di</strong>cembre i perugini chiedono autorizzazione<br />
al Ministro delle Armi Campello <strong>di</strong> poter radere al suolo la Rocca <strong>di</strong> Paolo III<br />
costruito nel 1540 ad comprimendam perusinorum audaciam.<br />
Il 5 marzo, chiamato da Mameli con il famoso telegramma “Roma Repubblica venite!”,<br />
arriva Giuseppe Mazzini e per lui si aprono gli unici 4 mesi della sua vita nei quali il Padre<br />
della Repubblica ha potuto governare <strong>di</strong>mostrando in realtà prudenza e senso <strong>di</strong>plomatico,<br />
visione internazionale.<br />
La vicenda della Repubblica Romana non è una trage<strong>di</strong>a soltanto italiana, ma europea.<br />
Infatti, è a Roma che Luigi Napoleone getta la maschera e prende il via l’involuzione reazionaria<br />
del regime repubblicano francese, che sarebbe tragicamente precipitato nel<br />
colpo <strong>di</strong> Stato del 2 <strong>di</strong>cembre 1851. La doppiezza <strong>di</strong> Luigi Napoleone che invia il generale<br />
Ou<strong>di</strong>not con un mandato apparente, per ingannare il Parlamento francese, e uno<br />
segreto. Luigi Napoleone trova la scusa della sconfitta francese del 30 aprile sotto le<br />
mura Vaticane per or<strong>di</strong>nare l’attacco nonostante il capitolato <strong>di</strong> tregua firmato da Mazzini<br />
con l’inviato del governo francese De Lesseps. Le manifestazioni a Parigi, all’Assemblea<br />
Nazionale e in piazza contro questa spe<strong>di</strong>zione liberticida sono le prove generale dell’arresto<br />
in massa degli oppositori che il Principe Presidente attuerà un anno e mezzo dopo.<br />
Una intera generazione, i reduci delle battaglie delle Cinque Giornate <strong>di</strong> Milano, della<br />
sfortunata guerra federale del 1848, finita a Custoza-Sommacampagna e poi <strong>di</strong> nuovo<br />
finita a Novara, moriranno in gran parte a San Pancrazio, nei pochi metri tra la Porta e<br />
Villa Corsini, a Villa Spada, al Vascello. Morirono perché proseguisse la speranza <strong>di</strong><br />
costruire l’Italia, <strong>di</strong> progettare l’autogoverno; perché l’Italia potesse avere la sua prima<br />
Costituzione votata dal Popolo, che infatti l’assemblea votò e proclamò pubblicamente<br />
leggendola a piazza del Campidoglio mentre già i francesi pattugliavano via del Corso.<br />
1 Carte Roncalli: “La sera del 15 gennaio al Teatro Valle fu recitata la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Alfieri, La congiura de’ Pazzi. Nella<br />
stessa sera ci fu adunanza generale pubblica al teatro <strong>di</strong> Apollo per proporre i can<strong>di</strong>dati all’Assemblea nazionale.<br />
Molto concorso”.
Perché nessuno in Europa potesse <strong>di</strong>re come il generale Victor Ou<strong>di</strong>not mentre partiva<br />
dall’accampamento <strong>di</strong> Castel <strong>di</strong> Guido: “Gli italiani non si battono”.<br />
Queste due sole ragioni fecero sì che non si seguisse il pur ragionevole consiglio <strong>di</strong> Carlo<br />
Pisacane <strong>di</strong> cessare la <strong>di</strong>fesa e portare l’armata della Repubblica a Rieti o Foligno e scatenare<br />
una guerriglia alla spagnola.<br />
Dove può essere raccontata questa storia?<br />
In un solo luogo: Porta San Pancrazio, perno della <strong>di</strong>fesa del Gianicolo, luogo terribile<br />
perché in<strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bile. Nei pochi metri tra la Porta e il Casino dei Quattro Venti, morirono<br />
circa 2 mila uomini in quei giorni tra il 3 e il 30 giugno.<br />
La storia della <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Roma impressionò fortemente i contemporanei.<br />
I testimoni scrissero numerose testimonianze autobiografiche.<br />
Come è possibile raccontarla oggi?<br />
La vicenda <strong>di</strong> Roma 1849 si colloca allo spartiacque tra un mondo senza fotografia e un<br />
mondo raccontato dalla fotografia. Esistono poche foto, scattate pochi giorni dopo la<br />
fine della battaglia, ma esistono.<br />
La battaglia fu poi oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni da parte <strong>di</strong> alcuni soldati, come Alessandro Castelli<br />
e lo svizzero Hofstadter.<br />
Vennero scritte memorie e romanzi, primo fra tutti l’Asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong> Francesco<br />
Domenico Guerrazzi, il cui manoscritto è custo<strong>di</strong>to all’Istituto per la Storia del<br />
Risorgimento <strong>di</strong> Roma.<br />
La libertà <strong>di</strong> stampa e <strong>di</strong> associazione concessa gradualmente da Pio IX a partire dal 1846<br />
aveva scatenato una febbre <strong>di</strong> pubblicare fogli e giornali, <strong>di</strong> stampare e <strong>di</strong>ffondere proclami<br />
e appelli, <strong>di</strong> riunirsi nottetempo e <strong>di</strong> giorni nel caffè. Il Circolo Popolare e il Circolo<br />
Nazionale sono luoghi centrali <strong>di</strong> questa vicenda. Il caffè dell’Unione, il caffè degli<br />
Specchi, il caffè dei Crociferi a Fontana <strong>di</strong> Trevi.<br />
È una generazione che imparò a comunicare per proclami e <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> fronte a una<br />
affissione. Mazzini soprattutto era consapevole che in quella vicenda si stava scrivendo<br />
fin dal primo momento un mito per il futuro.<br />
È una trage<strong>di</strong>a greca nell’Europa moderna che dovrebbe essere al centro dell’insegnamento<br />
nelle nostre scuole, magari leggendo il racconto che ne è stato fatto dai protagonisti.<br />
Garibal<strong>di</strong>, Pisacane, Roselli, le cronache <strong>di</strong> Roncalli. Il 30 giugno, per esempio, è<br />
raccontato da Mazzini nelle sue note autobiografiche. La riunione del consiglio <strong>di</strong> guerra<br />
sulla linea <strong>di</strong> Villa Spada. Le tre alternative: capitolare, resistere ad oltranza, portare la<br />
guerra fuori Roma. Si decide per la terza ipotesi. L’assemblea vota il decreto proposto da<br />
Enrico Cernuschi (l’originale manoscritto è a Pisa, Domus Mazziniana) che mi impressiona<br />
ogni volta che lo vedo in quella scrittura fragile ed elegante pensando al senso <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>gnità gran<strong>di</strong>oso che questi italiani ebbero nella sconfitta: “In nome <strong>di</strong> Dio e del Popolo.<br />
L’Assemblea Costituente Romana cessa una <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong>venuta impossibile e sta al suo<br />
posto”. Mazzini abbandona la seduta. Il Triumvirato si <strong>di</strong>mette. L’Assemblea elegge un<br />
nuovo Triumvirato: Alessandro Calandrelli, Livio Mariani e Aurelio Saliceti. Il Comune <strong>di</strong><br />
Roma, guidato da Sturbinetti propone un capitolato <strong>di</strong> resa che viene respinto dai francesi.<br />
Nicola Roncalli: si decretò <strong>di</strong> celebrarsi nel dì 3 nella chiesa <strong>di</strong> San Pietro solenni<br />
funerali dei martiri italiani. Si <strong>di</strong>spose che l’Assemblea dopo la messa funebre si portasse<br />
al Campidoglio per proclamare la Costituzione, quali poi registrata in tavole <strong>di</strong> marmo<br />
si conservasse ad perpetuam memoriam nel Campidoglio…”. I francesi occupavano or<strong>di</strong>natamente<br />
gli accessi alla città, alle 9,30 del mattino facevano già la ronda a cavallo a via<br />
21
del Corso. Nel frattempo “l’Assemblea, riunita la cavalleria e fanteria <strong>di</strong> carabinieri sulla<br />
piazza del Campidoglio a mezzogiorno proclamò la Costituzione. Il segretario Pennacchi<br />
la lesse ad alta voce ed il presidente Galletti precedette la lettura delle annesse parole<br />
che furono accolte con applausi da due o trecento persone che erano nella piazza<br />
(“L’Assemblea Romana pubblica dal Campidoglio, dove proclamò la Repubblica, lo<br />
Statuto e pone la base dei suoi <strong>di</strong>ritti e della sua vita. Il popolo, l’armata fece il suo dovere;<br />
l’Assemblea ha il compito suo. Evviva la Repubblica!”). Alle 19.30, Ou<strong>di</strong>not pubblica<br />
il proclama con il quale pone Roma in stato <strong>di</strong> asse<strong>di</strong>o, sopprime l’Assemblea, la libertà<br />
<strong>di</strong> stampa, chiude i circoli popolari, proibisce il possesso <strong>di</strong> armi.<br />
Da quest’anno, 2011, tutti potranno leggere sul Belvedere del Gianicolo, sul muro che<br />
<strong>di</strong>scende da Villa Lante, il testo integrale della Costituzione della Repubblica Romana. È<br />
un testo immortale che trova così il luogo che merita, per trasmetterci ancora oggi l’insegnamento<br />
<strong>di</strong> quella generazione perduta.<br />
Paolo Peluffo
LA BATTAGLIA DI LEGNANO<br />
Trage<strong>di</strong>a lirica in quattro atti<br />
Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />
Libretto <strong>di</strong> Salvatore Cammarano<br />
tratto dalla trage<strong>di</strong>a<br />
La bataille de Toulouse (1828)<br />
<strong>di</strong> François-Joseph Méri<br />
PERSONAGGI<br />
Federico Barbarossa (baritono)<br />
I Console <strong>di</strong> Milano (basso)<br />
II Console <strong>di</strong> Milano (basso)<br />
Il Podestà <strong>di</strong> Como (basso)<br />
Rolando, Duce milanese (baritono)<br />
Lida, sua moglie (soprano)<br />
Arrigo, guerriero veronese (tenore)<br />
Marcovaldo, prigioniero alemanno (baritono)<br />
Imelda, ancella <strong>di</strong> Lida (mezzo-soprano)<br />
Un araldo (tenore)<br />
Coro e Comparse<br />
Cavalieri della Morte, Magistrati e Duci Comaschi, Ancelle <strong>di</strong> Lida, Popolo<br />
Milanese, Senatori <strong>di</strong> Milano, Guerrieri <strong>di</strong> Verona, <strong>di</strong> Brescia, <strong>di</strong> Novara, <strong>di</strong><br />
Piacenza e <strong>di</strong> Milano, Esercito Alemanno.<br />
La I, III e IV parte hanno luogo in Milano. La II, a Como. L'Epoca 1176.<br />
E<strong>di</strong>zione Casa Ricor<strong>di</strong>, Milano<br />
27
28<br />
Atto Primo<br />
Egli vive!<br />
Scena I<br />
Parte della rie<strong>di</strong>ficata Milano, in vicinanza<br />
delle mura.<br />
Da una parte della città s’inoltrano i<br />
Militi piacentini, ed alcune centurie <strong>di</strong><br />
Verona, <strong>di</strong> Brescia, <strong>di</strong> Novara e <strong>di</strong><br />
Vercelli: la contrada è gremita <strong>di</strong> popolo,<br />
come i soprastanti veroni, da cui<br />
pendono arazzi variopinti e giulive<br />
ghirlande: un grido universale <strong>di</strong> esultanza,<br />
un prolungato batter <strong>di</strong> palme,<br />
ed un nembo <strong>di</strong> fiori cadente dall’alto<br />
sulle squadre attesta le festevoli<br />
accoglienze ad esse pro<strong>di</strong>gate. Arrigo è<br />
tra i guerrieri veronesi.<br />
Coro<br />
Viva Italia! sacro un patto<br />
Tutti stringe i figli suoi:<br />
Esso alfin <strong>di</strong> tanti ha fatto<br />
Un sol popolo d’eroi!<br />
Le ban<strong>di</strong>ere in campo spiega,<br />
O Lombarda invitta Lega,<br />
E <strong>di</strong>scorra un gel per l’ossa<br />
Al feroce Barbarossa.<br />
Viva Italia forte ed una<br />
Colla spada e col pensier!<br />
Questo suol che a noi fu cuna,<br />
Tomba sia dello stranier!<br />
Arrigo<br />
O magnanima e prima<br />
Delle città lombarde,<br />
O Milan valorosa, io ti saluto,<br />
Io dalla tomba sorto<br />
Al par <strong>di</strong> te! S’accese<br />
All’ombra delle sacre<br />
Tue rinascenti mura il foco, ond’io<br />
Eternamente avvamperò.<br />
Divina cagion de’ miei sospiri,<br />
Io bevo l’aure alfin che tu respiri!<br />
La pia materna mano<br />
Chiuse la mia ferita...<br />
Eppur da te lontano<br />
Io non sentia la vita:<br />
Come in un mar <strong>di</strong> pianto<br />
Parea sepolto il cor...<br />
Ah! solo a te d’accanto<br />
Saprò che vivo ancor.<br />
Ecco Rolando!...<br />
Scena II<br />
Rolando, altri Duci Milanesi e detti.<br />
Arrigo<br />
Amico...<br />
Rolando<br />
Ciel!... Non deliro?... Non è Sogno il<br />
mio?...<br />
Vivi?... Sei tu?...<br />
Arrigo<br />
Son io<br />
(stringendogli la destra)<br />
Ferito cad<strong>di</strong>, non estinto: a lungo<br />
Prigion <strong>di</strong> guerra fui, ma reso quin<strong>di</strong><br />
Alla natia Verona,<br />
Materna cura m’infondea nel petto<br />
Nuova salute.<br />
Rolando<br />
Spento<br />
Tra le fiamme <strong>di</strong> Susa<br />
La fama ti narrò... Lagrime sparsi,<br />
Cui l’amarezze non temprâr d’Imene<br />
Per me le accese faci,<br />
Né sul pargolo mio gl’impressi baci...<br />
(con entusiasmo)
Ah! m’abbraccia... d’esultanza<br />
Tutta l’anima ho compresa...<br />
In te vive, in te mi è resa<br />
Una parte del mio cor!<br />
Oh buon Dio, la tua possanza<br />
Adorando io bene<strong>di</strong>co,<br />
Tu ridoni a me l’amico,<br />
All’Italia un <strong>di</strong>fensor!<br />
(odesi uno squillo <strong>di</strong> trombe)<br />
Scena III<br />
I Consoli con seguito e detti.<br />
Coro<br />
Giulive trombe!<br />
Rolando<br />
I Consoli.<br />
I Console<br />
Salve, Guerrieri.<br />
II Console<br />
A voi<br />
Fia d’accoglienze pro<strong>di</strong>ga,<br />
Siccome a figli suoi,<br />
Milan, che dalla polvere<br />
Già rialzaste.<br />
Arrigo e gli altri Duci<br />
Ed ora<br />
Tutti giuriam <strong>di</strong>fenderla,<br />
Col sangue nostro ancora.<br />
Rolando<br />
S’appressa un dì che all’Austro<br />
Funesto sorgerà,<br />
In cui <strong>di</strong> tante ingiurie<br />
A noi ragion darà!<br />
Tutti<br />
Domandan vendetta gli altari spogliati,<br />
Le donne, i fanciulli dall’empio svenati...<br />
Sull’Istro nativo cacciam queste fiere,<br />
Sian libere e nostre le nostre città.<br />
Il cielo è con noi! Fra l’Itale schiere,<br />
Dai barbari offeso, Id<strong>di</strong>o pugnerà!<br />
(I consoli muovono i primi, tengon<br />
<strong>di</strong>etro le schiere, quin<strong>di</strong> il popolo. Arrigo<br />
è condotto da Rolando).<br />
Scena IV<br />
Sito ombreggiato da.gruppi d’alberi in<br />
vicinanza delle fossate colme d’acqua,<br />
che circondano i muri; essi veggonsi<br />
torreggiare nel fondo.<br />
Lida si avanza come assorta in profon<strong>di</strong><br />
pensieri, alcune sue donne la seguono,<br />
ella siede al rezzo, ed ivi rimane estatica,<br />
figgendo gli occhi al cielo.<br />
Donne, Lida.<br />
Donne<br />
Plaude all’arrivo Milan dei forti,<br />
Cui si commettono le nostre sorti;<br />
Sui pro<strong>di</strong> a spargere nembi <strong>di</strong> rose<br />
Corron festose - le donne ancor.<br />
Tu sola fuggi sì lieta vista;<br />
Come da scena orrida e trista:<br />
Pur della patria senti l’affetto,<br />
T’arde nel petto - italo cor!<br />
Lida<br />
Voi lo <strong>di</strong>ceste, amiche,<br />
Amo la patria, immensamente io l’amo!<br />
Ma dove spande un riso<br />
La gioja, per me loco<br />
Ivi non è. Sotterra<br />
Giacciono i miei fratelli, ambo i parenti.<br />
29
30<br />
E... troppe in sen m’aperse orrendo fato<br />
Insanabili piaghe!... A me soltanto<br />
E retaggio il dolor, conforto il pianto!<br />
(i suoi occhi riempionsi <strong>di</strong> lagrime: le<br />
donne, onde concedere libero sfogo al<br />
suo cordoglio, si aggruppano in fondo)<br />
Quante volte come un dono<br />
Al Signor la morte ho chiesta!<br />
L’esistenza è a me funesta...<br />
È la tomba il mio sospir.<br />
Ma son madre!... madre io sono!<br />
Darmi un figlio Id<strong>di</strong>o volea!<br />
Ah! per me <strong>di</strong>venne rea<br />
Sin la brama <strong>di</strong> morir.<br />
Scena V<br />
Marcovaldo, e dette.<br />
Lida<br />
(in<strong>di</strong>gnata in vederlo)<br />
Che, Signor! Tu qui? Tu stesso?<br />
Marcovaldo<br />
Della torre a me le porte<br />
Sol confin, t’è noto, ha messo<br />
Generoso il tuo consorte.<br />
Lida<br />
(a voce bassa ma fremente:)<br />
E tu ar<strong>di</strong>sci, ingratamente,<br />
Sguar<strong>di</strong> alzar frattanto audaci<br />
Sulla sposa!<br />
Marcovaldo<br />
(sommessamente)<br />
Un cieco amore<br />
Per te nudro...<br />
Lida<br />
Cessa... taci...<br />
(in atto <strong>di</strong> allontanarsi)<br />
Scena VI<br />
Imelda e detti.<br />
Imelda<br />
(accorrendo frettolosa)<br />
Ah! Signora!<br />
Lida<br />
Imelda, ebbene?...<br />
Imelda<br />
Fede al ver non presterai...<br />
Il tuo sposo.<br />
Lida<br />
Parla...<br />
Imelda<br />
Ei viene...<br />
E lo segue...<br />
Lida<br />
Ciel!... Chi mai?...<br />
Chi? Rispon<strong>di</strong>...<br />
Imelda<br />
Arrigo!<br />
Lida<br />
Come!<br />
Egli vive!...<br />
Imelda<br />
Ah sì...<br />
Marcovaldo<br />
(Quel nome<br />
La scuotea!... Di vivo foco<br />
Il suo volto rosseggiò!)<br />
Lida<br />
(Vive!... Oh gioja!... Qui fra poco...
Qui... fia ver?... Lo rivedrò?<br />
A frenarti, o cor, nel petto<br />
Più potere in me non trovo...<br />
Sì, quei palpiti ch’io provo<br />
Sono i palpiti d’amor!<br />
Ah! Se colpa è questo affetto<br />
Che mi parla un solo istante,<br />
A punirla sia bastante<br />
Una vita <strong>di</strong> dolor)<br />
Marcovaldo<br />
(Leggerò nel tuo sembiante<br />
I segreti del tuo cor!)<br />
Imelda e Donne<br />
(Par che tregua un<br />
breve istante<br />
Le conceda il suo dolor!)<br />
Scena VII<br />
Rolando, Arrigo e detti.<br />
Rolando<br />
(entrando)<br />
Sposa...<br />
Lida<br />
(Oh momento!)<br />
Arrigo<br />
(Lida!)<br />
Rolando<br />
Il tuo bel cor <strong>di</strong>vida<br />
La gioia del cor mio... Vive l’amico<br />
Lagrimato cotanto! Eccolo...<br />
(ad Arrigo)<br />
Ciel!... Che fu?... Tremi!... Scolori!...<br />
Lida<br />
(Oh Dio!)<br />
Marcovaldo<br />
(che ha seguito attentamente i moti <strong>di</strong><br />
Lida e <strong>di</strong> Arrigo):<br />
(No, non m’inganno)<br />
Arrigo<br />
Ti rassicura... Un brivido talvolta...<br />
Di mie ferite avanzo...<br />
Mi scorre in sen... Ma passegger... Lo<br />
ve<strong>di</strong>...<br />
Cessò.<br />
Marcovaldo<br />
(Mentisci!)<br />
Lida<br />
(Qual terror m’invase!)<br />
Rolando<br />
(accennando Lida)<br />
Del padre suo nelle ospitali case,<br />
Messaggier <strong>di</strong> Verona,<br />
Soggiornasti altra volta, or dell’amico<br />
A te fia stanza la magion...<br />
(s’ode tocco <strong>di</strong> tamburo, e chiamata <strong>di</strong><br />
trombe)<br />
Chi viene?<br />
Scena VIII<br />
Un araldo e detti.<br />
(ad un cenno <strong>di</strong> Rolando le donne e<br />
Marcovaldo si ritirano)<br />
Rolando<br />
Ebben?<br />
Araldo<br />
Giunser dall’Alpi<br />
Esploratori: avanza<br />
D’imperiali esercito possente.<br />
Ad assembrar Duci e Senato un cenno<br />
De’ consoli provvede.<br />
31
32<br />
Rolando<br />
Ti lascio, Arrigo... il mio dover lo chiede.<br />
(parte affrettatamente seguito dall’Araldo.<br />
Lida è rimasta come incatenata al suolo:<br />
Arrigo si accosta vivamente ad essa,<br />
scuotendola d’un braccio)<br />
Arrigo<br />
È ver?... Sei d’altri?... Ed essere<br />
Per sempre mia giurasti!<br />
Il ciel t’u<strong>di</strong>va! E frangere<br />
Quel giuramento osasti!<br />
D’altri sei tu? Per credere<br />
A verità si orrenda,<br />
È duopo che ripetere<br />
Da’ labbri tuoi l’intenda.<br />
Dillo... Che tar<strong>di</strong>?... Ucci<strong>di</strong>mi...<br />
L’uccidermi è pietà!<br />
Lida<br />
Spento un fallace annunzio<br />
Ti <strong>di</strong>sse in aspra guerra...<br />
Mancava il padre... ed orfana<br />
Io rimaneva in terra...<br />
Ei fra gli stremi aneliti<br />
Formò le mie ritorte...<br />
Peso la vita, il talamo<br />
Letto mi fu <strong>di</strong> morte!...<br />
Mai sopportato un’ anima<br />
Più della mia non ha!<br />
Arrigo<br />
(in tuono <strong>di</strong> virulenta ironia)<br />
Quanto la nuova infausta<br />
Di mia caduta, oh! quanto<br />
AIl’alma tua sensibile<br />
Lutto costava e pianto!<br />
Alta n’è prova il subito<br />
Imene!<br />
Lida<br />
Arrigo...<br />
(singhiozzante)<br />
Arrigo<br />
E fede<br />
Ebbi da te... rammentalo...<br />
Che dell’Eterno al piede<br />
Il <strong>di</strong>fensor d’Italia<br />
Raggiungeresti, ov’esso<br />
Per Lei cadrebbe!<br />
Lida<br />
Ahi misera!<br />
(coprendosi il volto d’ambe le mani)<br />
Arrigo<br />
Parla... Rispon<strong>di</strong> adesso...<br />
Scolpar ti puoi?...<br />
Rispon<strong>di</strong>mi.<br />
(furente)<br />
Lida<br />
(volgendo gli occhi al cielo con fremito<br />
angoscioso)<br />
Padre!<br />
Arrigo<br />
Lo stil de’ rei<br />
Ecco! In altrui ritorcere<br />
Le proprie colpe!<br />
Lida<br />
Ah! sei<br />
Tremendo, inesorabile<br />
Più del mio fato ancor!<br />
Arrigo<br />
Spergiura!<br />
(in atto <strong>di</strong> allontanarsi)<br />
Lida<br />
M’o<strong>di</strong>!<br />
Arrigo<br />
Scostati...<br />
Va... tu mi desti orror!...<br />
(al colmo dell’ira)
T’amai, t’amai qual angelo,<br />
Or qual demon t’abborro!!<br />
Per me la vita è orribile...<br />
Nel campo a morte io corro...<br />
In tua <strong>di</strong>fesa, o Patria,<br />
Cadrò squarciato il seno...<br />
Fia benedetto almeno<br />
Il sangue mio da te!<br />
Lida<br />
A così lungo strazio<br />
Regger può dunque un core?...<br />
No, non è ver che uccidono<br />
Gli eccessi del dolore<br />
Son rea... son rea... puniscimi...<br />
Quel ferro in sen mi scenda...<br />
D’un’esistenza orrenda<br />
Meglio è spirarti al piè!<br />
(Arrigo la respinge ed esce velocemente:<br />
ella si allontana nella piu viva<br />
desolazione)<br />
Atto Secondo<br />
Barbarossa<br />
Scena I<br />
Sala magnifica nel Municipio <strong>di</strong> Como:<br />
veroni chiusi nel fondo. A poco a poco<br />
vanno assembrandosi Duci e Magistrati.<br />
Alcuni<br />
U<strong>di</strong>ste? La grande, la forte Milano<br />
A patti <strong>di</strong>scende!<br />
Altri<br />
Ma tar<strong>di</strong> ed invano.<br />
Tutti<br />
Sì tar<strong>di</strong> ed invano. Scordò la superba<br />
I danni mortali a Comorecati!<br />
Ma qui la memoria ogni uomo ne serba!<br />
Ma l’o<strong>di</strong>o qui vive ne’ cori oltraggiati!<br />
Quest’o<strong>di</strong>o col sangue ribolle confuso,<br />
Né volger <strong>di</strong> tempo scemarlo potrà!<br />
Dai padri, dagli avi in noi fu trasfuso!<br />
Ai figli, ai nepoti trasfuso verrà!<br />
Scena II<br />
Il Podestà e detti.<br />
Podestà<br />
Invia la baldanzosa<br />
Lombarda Lega messaggieri a Como.<br />
Ascoltarli vi piaccia.<br />
(tutti seggono)<br />
Scena III<br />
Ad un cenno del Podestà vengono<br />
introdotti Rolando ed Arrigo. I suddetti.<br />
Rolando<br />
Novella oste <strong>di</strong> barbari minaccia<br />
La sacra Italia: il varco<br />
Dell’A<strong>di</strong>ge contende l’agguerrito<br />
Veronese a quell’orda; essa le terre<br />
De’ Grigioni attraversa, e Federico<br />
Raggiungerla non può, ch’entro Pavia<br />
Stassi: ben lieve fia<br />
Respinger quin<strong>di</strong> l’Alemanno, siepe<br />
D’armi e d’armati ergendo in sulla riva<br />
Del vostro lago - Taccia<br />
Il reo livore antico<br />
Di Milano e <strong>di</strong> Como: un sol nemico,<br />
Sola una patria abbiamo,<br />
Il Teutono e l’Italia; in sua <strong>di</strong>fesa<br />
Leviam tutti la spada.<br />
33
34<br />
Podestà e Coro<br />
Ed oblïasti<br />
Qual patto ne costringe<br />
A Federico?<br />
Rolando<br />
Vergognoso patto,<br />
Cui sacra mano infranse...<br />
Ah! rammentarlo,<br />
O Comaschi, potete<br />
Senza arrossirne?... Ed Itali voi siete?<br />
Ben vi scorgo nel sembiante<br />
L’alto, ausonico lignaggio,<br />
Odo il numero sonante<br />
Dell’Italico linguaggio,<br />
Ma nell’opre, nei pensieri<br />
Siete barbari stranieri!<br />
(movimento dell’assemblea)<br />
Arrigo<br />
Tempi forse avventurosi<br />
Per Italia volgeranno,<br />
E nepoti generosi<br />
Arrossir <strong>di</strong> voi dovranno!<br />
Oh! la storia non v’appelli<br />
Assassini dei fratelli!<br />
Della Patria non vi gri<strong>di</strong><br />
Tra<strong>di</strong>tori e parrici<strong>di</strong>!<br />
Rolando e Arrigo<br />
Infamati e maledetti<br />
Voi sareste in ogni età!<br />
Podestà<br />
Favellaste acerbi detti!<br />
Rolando<br />
Ma più acerbe verità!<br />
Arrigo<br />
Qual risposta a chi ne invia<br />
Recar dessi?<br />
Scena IV<br />
Federico e detti.<br />
Federico<br />
Io la darò!<br />
(presentandosi d’improvviso, e lasciando<br />
cadere il suo lungo mantello)<br />
Tutti<br />
Federico!<br />
(sorgendo e nella più viva sorpresa)<br />
Rolando e Arrigo<br />
(Ah! da Pavia qui l’inferno lo guidò!..)<br />
Federico<br />
(avanzandosi fieramente verso Rolando<br />
ed Arrigo):<br />
A che smarriti e palli<strong>di</strong><br />
Vi scorgo al mio cospetto?<br />
Sul labbro temerario<br />
A che vien manco il detto?<br />
Lombar<strong>di</strong>, estremo fato<br />
Ha già per voi segnato<br />
Un cor che non perdona,<br />
Di Federico il cor!<br />
Rolando e Arrigo<br />
Detti non val rispondere<br />
A’ tuoi superbi mo<strong>di</strong>,<br />
Pugna <strong>di</strong> vane ingiurie,<br />
Pugna non è <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>.<br />
Dell’armi al fero lampo<br />
Ci rivedremo in campo:<br />
Col brando sol ragiona<br />
L’oppresso all’oppressor!<br />
Podestà e Coro<br />
(Su te, Milan, già tuona<br />
Il fulmin punitor!)<br />
(odesi rimbombo <strong>di</strong> militari strumenti,<br />
che sempre più si approssima)
Federico<br />
Le mie possenti armate<br />
S’appressan già!<br />
(ad un suo cenno vengono <strong>di</strong>schiusi i<br />
veroni, a traverso de’ quali scorgonsi le<br />
colline circostanti ingombre <strong>di</strong> falangi<br />
alemanne)<br />
Coro<br />
Mirate!<br />
(A Rolando ed Arrigo:)<br />
Oh quale e quanto esercito!<br />
Federico<br />
Risposta e ben tremenda<br />
Eccovi - Ormai l’annunzio<br />
Di sua caduta intenda<br />
Milan.<br />
(accennando agli ambasciatori <strong>di</strong> partire)<br />
Rolando<br />
Di tue masnade<br />
Le mercenarie spade<br />
Non vinceranno un popolo<br />
Che sorge a libertà.<br />
Arrigo<br />
Né il gran destin d’Italia<br />
Per esse cangerà!<br />
Federico<br />
Il destino d’Italia son io!<br />
(con terribile accento)<br />
Soggiogata essa in breve fia tutta!<br />
E Milano due volte <strong>di</strong>strutta<br />
Ai ribelli spavento sarà!<br />
Rolando e Arrigo<br />
Un possente <strong>di</strong>letto da Dio.<br />
Ne promette vittoria in suo nome!<br />
Tu cadrai, le tue squadre fian dome!...<br />
<strong>Grande</strong> e libera Italia sarà.<br />
Podestà e Coro<br />
Ite omai... la ragion del più forte<br />
Tanta lite nel campo sciorrà.<br />
Tutti<br />
Guerra dunque!... terribile!... a morte!...<br />
(con grido ferocissimo)<br />
Senza un’ombra <strong>di</strong> stolta pietà!<br />
(Rolando ed Arrigo partono)<br />
Atto Terzo<br />
L’Infamia<br />
Scena I<br />
Volte sotterranee nel tempio <strong>di</strong> S.<br />
Ambrogio sparse <strong>di</strong> recenti sepolcri:<br />
gra<strong>di</strong>nata in fondo per la quale vi si <strong>di</strong>scende:<br />
una fioca lampada getta intorno<br />
qualche incerto raggio.<br />
I Cavalieri della Morte scendono a poco a<br />
poco, ed in silenzio: ognun d’essi porta<br />
una ciarpa ad armacollo, su cui avvi<br />
effigiato il capo d’uno scheletro umano.<br />
Cavalieri<br />
Fra queste dense tenebre,<br />
Fra il muto orror <strong>di</strong> questi consci avelli,<br />
Sull’invocato cenere<br />
De’ padri qui giacenti e dei fratelli,<br />
Ripetasi l’accento<br />
Del sacro e formidabil giuramento.<br />
Scena II<br />
Arrigo, e detti.<br />
Arrigo<br />
(sull’alto della scala)<br />
Campioni della morte, un altro labbro<br />
35
36<br />
A proferir s’accinge<br />
Il magnanimo voto, un altro core<br />
A mantenerlo è presto,<br />
Pugnando al nuovo <strong>di</strong> contro al rapace<br />
Fulvo Signor, che avanza<br />
Pe’ campi <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>.<br />
Cavaliere<br />
Arrigo!... E vuoi?...<br />
Arrigo<br />
Con voi morire, o trionfar con voi.<br />
Cavaliere<br />
Lombardo, e prode egli è!<br />
Arrigo<br />
Son per valore<br />
Ultimo forse, ma per santo amore<br />
Della Patria comun primier m’estimo.<br />
O secondo a nessuno.<br />
Cavalieri<br />
Sia, qual ei chiese, del bel numer’uno.<br />
(al più anziano fra essi, che pone Arrigo<br />
in ginocchio a piè d’una tomba, e lo fregia<br />
della propria ciarpa: allora tutti i cavalieri<br />
incrocicchiano i bran<strong>di</strong> sul capo <strong>di</strong><br />
Arrigo, quin<strong>di</strong> lo sollevano e gli porgono<br />
l’amplesso fraterno: da ultimo denudata<br />
anch’egli la Spada, si pronunzia ad una<br />
voce il seguente Giuramento)<br />
Giuriam d’Italia por fine ai danni,<br />
Cacciando oltr’Alpe i suoi tiranni.<br />
Pria che ritrarci, pria ch’esser vinti,<br />
Cader giuriamo nel campo estinti.<br />
Se alcun fra noi, codardo in guerra,<br />
Mostrarsi al voto potrà rubello,<br />
Al mancatore nieghi la terra<br />
Vivo un asilo, spento un avello:<br />
Siccome gli uomini Dio l’abbandoni,<br />
Quando l’estremo suo dì verrà:<br />
Il vil suo nome infamia suoni<br />
Ad ogni gente, ad ogni età.<br />
(partono)<br />
Scena III<br />
Appartamenti nel Castello <strong>di</strong> Rolando.<br />
Lida ed Imelda.<br />
(Lida si avanza a rapi<strong>di</strong> passi; pallida é la<br />
sua fronte, incerto il suo sguardo)<br />
Imelda<br />
Lida, Lida?... Ove corri?<br />
Lida<br />
Ove? Che <strong>di</strong>rti,<br />
S’io medesma lo ignoro?<br />
Imelda<br />
Ahimè, turbata<br />
Sei tanto!... Dianzi, fra singulti, un foglio<br />
Vergasti...<br />
Lida<br />
(con impeto)<br />
Un foglio?...<br />
Non è ver... Che ar<strong>di</strong>sci?...<br />
Qual foglio?... Tu mentisci...<br />
Innocente son io...<br />
Imelda<br />
Ripor lo scritto<br />
In sen ti vi<strong>di</strong>.<br />
Lida<br />
(con delirio sempre crescente)<br />
E il seno<br />
Qual aspide mi squarcia, e il suo veleno<br />
Del cor le più segrete<br />
Fibre mi tenta! Or vanne... il fallo svela,<br />
M’accusa... Ed accusarmi<br />
A chi potresti? A Dio?<br />
Ma Dio mi volle ad ogni costo rea!
Agli uomini? E qual pena<br />
Dar ponno i cru<strong>di</strong>? Morte? E morte io<br />
bramo,<br />
(con <strong>di</strong>sperazione)<br />
Morte, qual sommo ben, domando e<br />
chiamo!<br />
(gettandosi convulsa sopra un seggio)<br />
Imelda<br />
Vaneggi!...<br />
Lida<br />
(risorge, guarda all’intorno, fissa Imelda,<br />
prorompe in lagrime, e si abbandona<br />
nelle braccia <strong>di</strong> lei):<br />
Aita!<br />
Imelda<br />
Parla...<br />
Lida<br />
Un forsennato<br />
S’avventa nella tomba, e seco tragge<br />
La sua madre infelice,<br />
Che Lida male<strong>di</strong>ce.<br />
Con l’ultimo singhiozzo!<br />
Imelda<br />
(O mio sospetto!..)<br />
Svelami... Arrigo forse?...<br />
Lida<br />
Ah! tu l’hai detto.<br />
Questo foglio stornar potria cotanta<br />
Sciagura.<br />
Imelda<br />
Porgi.<br />
Lida<br />
Oh, bada<br />
Che non ti scerna occhio mortal<br />
d’Arrigo<br />
Varcar le soglia!<br />
Imelda<br />
Non temer... lo scritto<br />
Alcun de’ suoi gli recherà...<br />
(per uscire)<br />
Scena IV<br />
Rolando, e dette.<br />
Rolando<br />
T’arresta.<br />
Lida<br />
(Oh ciel!..)<br />
(Imelda cela rapidamente il foglio)<br />
Rolando<br />
Pria <strong>di</strong> partir, te donna, e il frutto<br />
Del nostro imene a riveder mi trasse<br />
Amor! - L’adduci al sen paterno.<br />
(ad Imelda che rientra)<br />
(Il ciglio<br />
Molle ha <strong>di</strong> pianto!..)<br />
(commosso e cercando reprimersi)<br />
Lida<br />
(Chi mi regge?..)<br />
Rolando<br />
O figlio!...<br />
(Imelda riede col fanciullo, lo depone in<br />
braccio a Rolando, ed esce veloce per<br />
l’opposto lato. Rolando sta in lungo<br />
amplesso tra il figlio e la sposa)<br />
Vittoria il ciel promise<br />
All’armi nostre, ma vittoria è prezzo<br />
Di sangue! e dove il mio<br />
Tutto spargessi...<br />
Lida<br />
Non seguir!<br />
37
38<br />
Rolando<br />
Tu resti<br />
Insegnatrice <strong>di</strong> virtude a lui.<br />
(accennando il figlio)<br />
Lida<br />
(Ed a tanti martir serbata io fui!)<br />
Rolando<br />
Digli ch’è sangue italico,<br />
Digli ch’è sangue mio,<br />
Che dei mortali è giu<strong>di</strong>ce<br />
La terra no, ma Dio!<br />
E dopo Dio la Patria<br />
Gli appren<strong>di</strong> a rispettar<br />
Lida<br />
Sperda ogni tristo augurio<br />
La man che tempra il fato...<br />
Non sai che a tanto strazio<br />
Mal regge il cor spezzato!...<br />
Che il dì novello un orfano<br />
potrebbe in lui trovar!<br />
(serrandosi nel petto il fanciullo)<br />
Rolando<br />
(fa inginocchiare il fanciulletto, ed alzati<br />
gli occhi al cielo stende a destra sul<br />
capo <strong>di</strong> lui)<br />
Deh! meco bene<strong>di</strong>ci<br />
Il figlio mio, Signor!<br />
Lida<br />
Dall’ire dei nemici<br />
Gli salva il genitor.<br />
(Rolando ritorna il fanciullo nelle braccia<br />
materne: Lida si ritragge col fanciullo)<br />
Scena V<br />
Arrigo, e detto.<br />
Arrigo<br />
(non cinge la negra ciarpa:)<br />
Rolando Tu m’appellasti...<br />
Rolando<br />
(va incontro ad Arrigo, lo conduce sul<br />
davanti ed osserva attentamente all’intorno<br />
che altri non possa u<strong>di</strong>rlo):<br />
Sui lombar<strong>di</strong> campi<br />
Più volte allato noi pugnammo...<br />
Arrigo<br />
E salva<br />
In un <strong>di</strong> quei conflitti ebbi la vita<br />
Dal tuo valor.<br />
Rolando<br />
Ben sai <strong>di</strong> quale ar<strong>di</strong>ta<br />
Esultanza guerriera io sfavillava,<br />
Quando all’armi chiamava<br />
La tromba, ed or!... le pieghe<br />
Più riposte dell’alma<br />
A te svolger poss’io fremito arcano<br />
Tutto m’investe! Or son marito e padre!<br />
(si asciuga una lagrima)<br />
Arrigo<br />
O Rolando...<br />
Rolando<br />
Di equestri elette squadre<br />
A capo muover deggio innanzi l’alba<br />
Precursor dell’esercito: rimani<br />
Coi Veronesi tu, ché della guerra<br />
Il Consesso vi scelse<br />
Di Milano custo<strong>di</strong>.
Arrigo<br />
(Ignaro è ch’io poc’ànzi!..)<br />
Rolando<br />
(stringendo la mano d’Arrigo, e portandola<br />
al suo cuore)<br />
Arrigo... m’o<strong>di</strong>...<br />
Se al nuovo dì pugnando<br />
Al giorno io chiudo il ciglio,<br />
Affido e raccomando<br />
A te la sposa e il figlio...<br />
E pegno sacro ed ultimo<br />
Che all’amistade imploro!...<br />
Esser tu dêi per loro<br />
L’angelo tutelar!<br />
Arrigo<br />
(Ho pieno il cor <strong>di</strong> lagrime,<br />
Né posso lagrimar!)<br />
Rolando<br />
A me lo giura.<br />
(Arrigo pone la sua nella destra <strong>di</strong><br />
Rolando, come in segno <strong>di</strong> giuramento)<br />
M’abbraccia adesso...<br />
Che! dell’amico fuggi l’amplesso?...<br />
(Arrigo lo abbraccia)<br />
Ad<strong>di</strong>o!<br />
(Arrigo rientra singhiozzante e precipitoso:<br />
Rolando s’avvia per l’opposto lato<br />
e già tocca la soglia, quando ascolta<br />
sommessamente richiamarsi)<br />
Scena VI<br />
Marcovaldo, e detto.<br />
Marcovaldo<br />
Rolando? - M’ascolta. - Offeso,<br />
Tra<strong>di</strong>to fosti!<br />
Rolando<br />
Io!<br />
Marcovaldo<br />
Vilipeso<br />
È l’onor tuo!<br />
Rolando<br />
Gran Dio! l’onore!<br />
Marcovaldo<br />
Da un’empia!<br />
Rolando<br />
Come?<br />
Marcovaldo<br />
Da un seduttore!<br />
Rolando<br />
Nòmali.<br />
Marcovaldo<br />
Arrigo, Lida.<br />
Rolando<br />
(la sua destra corre sul pugnale, ma s’arresta<br />
ad un tratto):<br />
Ti giova<br />
L’essere inerme!<br />
Marcovaldo<br />
Secura prova<br />
Ecco del fallo.<br />
(gli porge un foglio)<br />
Rolando<br />
Cifre <strong>di</strong> Lida!...<br />
Marcovaldo<br />
Del ver presago vegliai l’infida...<br />
La man che il foglio recar dovea<br />
Fu da me compra.<br />
39
40<br />
Rolando<br />
(legge con voce tremula e rotta dal<br />
furore)<br />
“Tutto apprendea.<br />
Fra i Cavalieri sacri alla morte<br />
Ti sei votato... Move il consorte<br />
Ei primo incontro a Federigo...<br />
Anzi la pugna vederti, Arrigo,<br />
M’è duopo... Vieni.. te ne scongiuro...<br />
Pel nostro... ”<br />
Marcovaldo<br />
Segui.<br />
Rolando<br />
“Antico... amor...”.<br />
(la parola vien meno sul <strong>di</strong> lui labbro,<br />
ma l’occhio scintillante e le membra convulse<br />
attestano l’estremo della rabbia)<br />
Marcovaldo<br />
(Di mia vendetta è già maturo<br />
L’ambito istante!)<br />
Rolando<br />
Mi scoppia il cor.<br />
Ahi! scellerate alme d’inferno,<br />
Sposo ed amico tra<strong>di</strong>r così!<br />
Né la tua folgore, o Nume eterno,<br />
Le inique teste incenerì?<br />
Ma trema, ah! trema, coppia esecrata...<br />
Se il ciel t’assolve, io punirò!<br />
L’ira tremenda in me destata.<br />
Nei reo tuo sangue io spegnerò!<br />
Marcovaldo<br />
(La tua repulsa, donna ostinata,<br />
In o<strong>di</strong>o atroce l’amor cangiò)<br />
(partono)<br />
Scena VII<br />
Una stanza sull’alto della torre: ferrea<br />
porta da un lato, in fondo verone che<br />
risponde sulle fossate delle mura. La<br />
bruna ciarpa d’Arrigo pende dallo<br />
schiniere d’un seggio.<br />
Arrigo.<br />
Arrigo<br />
(sul verone)<br />
Regna la notte ancor, né s’ode intorno<br />
Che il mormorar del fiume<br />
Scorrente a piè <strong>di</strong> queste mura! Il foglio<br />
Alla madre infelice.<br />
Compiasi.<br />
(siede presso un tavolino e scrive)<br />
Scena VIII<br />
Lida, e detto.<br />
Lida<br />
(s’inoltra tacitamente e figge gli sguar<strong>di</strong><br />
sullo scritto:)<br />
Vuoi morir!<br />
Arrigo<br />
Che!<br />
(corre smarrito alla porta e la chiude)<br />
Lida<br />
Morir vuoi,<br />
Ed alla madre puoi<br />
Scriver la ria parola?<br />
O crudo, ignori<br />
Che sia l’amor de’ figli!...<br />
Arrigo<br />
Ah! Lida...
Lida<br />
Fra i perigli<br />
Di guerra, il forte per la patria espone<br />
La vita, e s’egli cade,<br />
Al pianto del cordoglio<br />
Mescono i cari suoi pianti d’orgoglio.<br />
Ma tal non è <strong>di</strong>te, <strong>di</strong>te che fermo<br />
Ad ogni costo hai <strong>di</strong> morir.<br />
Arrigo<br />
Cessasti<br />
D’amarmi, viver più non posso.<br />
Lida<br />
Arrigo!...<br />
Io t’amo!...<br />
Arrigo<br />
Ciel!<br />
Lida<br />
Sì, t’amo...<br />
Arrigo<br />
Lida!...<br />
Lida<br />
Ma noi dobbiamo<br />
Fuggirci, e viver sin che Dio lo impone,<br />
Tu per la madre, ed io pel figlio!<br />
Arrigo<br />
Ah!<br />
Lida<br />
Sordo<br />
Fosti al mio scritto, e quin<strong>di</strong><br />
La speme <strong>di</strong> cangiarti<br />
Qui mi trasse...<br />
Arrigo<br />
Io non ebbi...<br />
(odesi battere alla porta, essi tendono<br />
l’orecchio silenziosi: la voce <strong>di</strong> Rolando<br />
appella)<br />
Rolando<br />
(dentro la scena)<br />
Arrigo?<br />
(Arrigo e Lida restano come tocchi da<br />
fulmine. La voce ripete)<br />
Rolando<br />
(come sopra:)<br />
Arrigo?<br />
Arrigo<br />
Su... quel... veron...<br />
(Lida fugge sul verone, ed Arrigo ne<br />
serra le imposte, quin<strong>di</strong> apre la porta)<br />
Scena IX<br />
Rolando, e detto.<br />
Rolando<br />
(dopo aver guardato all’intorno)<br />
M’è noto<br />
Che fra i guerrieri della morte il voto<br />
Di combatter sciogliesti, e pio riguardo<br />
Ti consigliò poc’anzi<br />
Certo il silenzio coll’amico.<br />
Arrigo<br />
È vero...<br />
Rolando<br />
Ma stringe il tempo, e vengo<br />
Ad affrettarti...<br />
Arrigo<br />
Sì... Pur denso il velo<br />
È della notte ancor... Va... mi proce<strong>di</strong>...<br />
41
42<br />
Rolando<br />
T’inganni: l’alba già si mostra... Ve<strong>di</strong>...<br />
(sì <strong>di</strong>cendo spalanca il verone)<br />
Scena X<br />
Lida, e detti.<br />
Lida<br />
(cercando <strong>di</strong>ssimulare invano il suo terrore<br />
e tremando da capo a pie<strong>di</strong>:)<br />
Qui trassi... Volli scorgere..<br />
Arrigo<br />
Sì... le falangi armate...<br />
Che in breve...<br />
(uno sguardo <strong>di</strong> Rolando lo costringe a<br />
tacersi)<br />
Rolando<br />
(con forzata calma)<br />
Io non v’interrogo,<br />
Perché vi <strong>di</strong>scolpate?<br />
(un momento <strong>di</strong> spaventevole silenzio.<br />
Lida più non reggendo alla sua terribile<br />
confusione cade genuflessa a piè del<br />
marito. Arrigo è come trascinato a<br />
seguirne l’esempio)<br />
Ah! d’un consorte, o perfi<strong>di</strong>,<br />
Scempio faceste orrendo!...<br />
Ma sacro è questo titolo,<br />
Sacro, è del par tremendo,<br />
Poi ch’ambo nella polvere<br />
Vi tengo, ed al mio piè!<br />
Lida e Arrigo<br />
(E non mi coglie un fulmine?...<br />
Non s’apre il suol per me?)<br />
Lida<br />
Rolando?...<br />
Rolando<br />
Taci... arretrati...<br />
Esci da’ lari miei...<br />
È franto il.nostro vincolo,<br />
Più sposa mia non sei.<br />
Arrigo<br />
Ciel!<br />
Lida<br />
Che <strong>di</strong>cesti?<br />
Arrigo<br />
Ah! placati...<br />
Ella è innocente... io giuro...<br />
Rolando<br />
Ed osi tu <strong>di</strong>fenderla?...<br />
Chiu<strong>di</strong> quel labbro impuro...<br />
Paventa le mie furie!...<br />
(stringendo l’elsa del pugnale)<br />
Arrigo<br />
Colpisci...<br />
(offrendogli il petto)<br />
Morte io vo...<br />
Rolando<br />
Empio!<br />
(sguainando la lama e scagliandosi<br />
contro Arrigo)<br />
Lida<br />
T’arresta...<br />
(rattenendolo)<br />
Arrigo<br />
Ucci<strong>di</strong>mi...<br />
Lida<br />
Oh Dio!...<br />
Arrigo<br />
M’ucci<strong>di</strong>...
Rolando<br />
(la porta ricorre al suo sguardo, egli<br />
come preso da nuova risoluzione si<br />
ferma ad un tratto):<br />
No.<br />
Vendetta d’un momento<br />
Sarebbe il trucidarti...<br />
Poco dal sen strapparti<br />
A brani a brani il cor...<br />
Di cento morti e cento<br />
Supplizio avrai maggior!<br />
Arrigo<br />
Ah! no: trafitto, esangue<br />
A’ pie<strong>di</strong> tuoi m’atterra...<br />
Purgar tu dei la terra<br />
D’un vil... d’un seduttor...<br />
Non può lavar che il Sangue<br />
La macchia dell’onor!...<br />
Lida<br />
Ah! Cessa... tu l’inganni...<br />
(ad Arrigo)<br />
La rea soltanto io sono...<br />
(a Rolando):<br />
Non grazie, non perdono...<br />
Mi vibra il ferro in cor...<br />
Se a viver mi condanni<br />
È troppo il tuo rigor!<br />
(odesi un appello <strong>di</strong> trombe)<br />
Rolando<br />
Le trombe i pro<strong>di</strong> appellano...<br />
Arrigo<br />
È ver.<br />
(correndo a guardar presso il verone,<br />
mentre Rolando avvicinasi alla porta)<br />
Lida<br />
Terribil dì!...<br />
Rolando<br />
Tua pena sia... l’infamia!...<br />
Arrigo<br />
Come!... L’infamia?...<br />
Rolando<br />
Sì!<br />
(esce con la rapi<strong>di</strong>tà del baleno, e serrata<br />
la porta, ascoltasi per <strong>di</strong>fuori strepito<br />
<strong>di</strong> chiavi e catenacci)<br />
Arrigo<br />
(nel colmo dello spavento si slancia sulla<br />
porta, la percorre con gli occhi la tocca<br />
con le mani cerca indarno ogni modo<br />
d’aprirla:)<br />
Ah! Rolando!...<br />
Il ciel ne attesto,<br />
L’onor tuo non fu macchiato...<br />
Schiu<strong>di</strong>.<br />
Lida<br />
Arrigo...<br />
Arrigo<br />
S’io qui resto,<br />
D’ignominia fia notato<br />
Il mio nome!...<br />
Lida<br />
Più non reggo...<br />
(cade sovra un seggio. Comincia a sentirsi<br />
rumore d’armati, e scalpitìo <strong>di</strong> cavalli)<br />
Arrigo<br />
(tornando al verone:)<br />
Di Rolando la coorte<br />
Già procede...<br />
(echeggian prolungati squilli <strong>di</strong> trombe)<br />
Ah!<br />
(con grido acutissimo e cacciandosi le<br />
mani fra i capelli)<br />
Sì... lo veggo...<br />
È il drappello della morte!...<br />
43
44<br />
(la <strong>di</strong>sperazione, il delirio si pingono nel<br />
suo volto)<br />
Oh furor!... Quei pro<strong>di</strong> vanno<br />
A salvar la patria, ed io!...<br />
Ov’è Arrigo? - esclameranno -<br />
Si nascose...<br />
Lida<br />
O giusto Id<strong>di</strong>o!...<br />
(levando desolata le mani al cielo)<br />
Arrigo<br />
Teme il ferro dei nemicì...<br />
Un infame, un vile egli è!<br />
No... vi seguo...<br />
(afferrando la ciarpa)<br />
Lida<br />
Ciel!... Che <strong>di</strong>ci?...<br />
(balzando in pie<strong>di</strong>)<br />
Arrigo<br />
Viva Italia!<br />
(si precipita dal verone)<br />
Lida<br />
Arresta!... Ohimè!<br />
(cade tramortita)<br />
Atto Quarto<br />
Morire per la Patria!<br />
Scena I<br />
Piazza <strong>di</strong> Milano ove sorge un vestibolo<br />
<strong>di</strong> Tempio.<br />
Le imbelli donne, i tremuli vecchi, e<br />
gl’innocenti fanciulli son parte nel vestibolo<br />
e parte sulla via: Lida vi è pur essa<br />
con Imelda e tutti genuflessi odono in<br />
religioso raccoglimento le salmo<strong>di</strong>e che<br />
partono dall’interno.<br />
Coro interno<br />
Deus meus, pone illos ut rotam et sicut<br />
stipulam ante faciem venti et sis ut<br />
fiamma comburens montes. Ita persequeris<br />
illos in tempestate tua et in ira tua<br />
turbabis eos. Imple facies corum ignominia<br />
et quaerent nomen tuum, Domine.<br />
Lida<br />
(ad Imelda sottovoce)<br />
Sei certa dunque?...<br />
Imelda<br />
Non temer: fu visto<br />
(sommessamente fra esse)<br />
Uscir dal fiume illeso,<br />
E raggiungere le squadre.<br />
Lida<br />
(alzando gli occhi al cielo irrigati <strong>di</strong><br />
lagrime riconoscenti)<br />
Io ti ringrazio, o de’ portenti Padre.<br />
Popolo<br />
O tu che desti il fulmine,<br />
Che ciel governi e terra,<br />
I figli della patria<br />
Reggi nell’aspra guerra,<br />
Il <strong>di</strong>ritto e la vittoria<br />
Congiunti sian per te.<br />
Noi l’imploriamo in lagrime<br />
Dei sacri altari a piè.<br />
Lida<br />
Ah se d’Arrigo, se <strong>di</strong> Rolando<br />
A te la vita io raccomando,<br />
Salvi d’Italia, pietoso Id<strong>di</strong>o,<br />
Gli eroi più gran<strong>di</strong> io chieggo a te.<br />
Voto d’un popolo è il voto mio!<br />
Amor <strong>di</strong> patria favella in me!
(odonsi lontane voci che sembrano gridar<br />
vittoria; tutti sorgono: un’ansia vivissima<br />
si <strong>di</strong>pinge in ogni volto)<br />
Voi pur l’u<strong>di</strong>ste?... o mi tradì la speme?<br />
Lontan lontano un grido<br />
Non suonò <strong>di</strong> vittoria?...<br />
Imelda<br />
E più dappresso,<br />
Più <strong>di</strong>stinto si fa!...<br />
Scena II<br />
Secondo Console e Senatori, seguiti da<br />
grossa calca <strong>di</strong> Citta<strong>di</strong>ni e detti.<br />
II Console<br />
Popol, gioisci!...<br />
Vincemmo!<br />
Lida, Imelda, Popolo<br />
Dio clemente!<br />
II Console<br />
Or or giungea<br />
Da <strong>Legnano</strong> un messaggio... appien<br />
sconfitto<br />
Egli <strong>di</strong>sse il nemico...<br />
Lo stesso imperador spento, o piagato<br />
Fu <strong>di</strong> sella balzato<br />
Dal veronese Arrigo!<br />
Imelda<br />
U<strong>di</strong>sti?<br />
(a Lida)<br />
Lida<br />
(O core,<br />
Una volta <strong>di</strong> gioia in sen mi balzi!..)<br />
II Console<br />
Inno <strong>di</strong> grazie al Re dei Re s’innalzi...<br />
(entra nel tempio coi Senatori. I citta<strong>di</strong>ni<br />
abbracciansi l’un l’altro, mescendo baci<br />
e lagrime <strong>di</strong> giubilo e <strong>di</strong> tenerezza.<br />
Intanto veggonsi passare in lontano<br />
alcune coorti reduci dalla battaglia, e<br />
l’aria echeggia al giulivo clangore dei<br />
bellici strumenti ed al rintocco de’ sacri<br />
bronzi suonanti a festa)<br />
Tutti<br />
Dall’Alpi a Carid<strong>di</strong><br />
echeggi vittoria!<br />
Vittoria risponda<br />
l’Adriaco al Tirreno!<br />
Italia risorge<br />
vestita <strong>di</strong> gloria!...<br />
Invitta e regina<br />
qual era sarà!<br />
Lida<br />
Non può questa gioia intendere appieno<br />
Chi sangue lombardo in petto non ha!<br />
(odonsi lugubri squilli <strong>di</strong> trombe)<br />
Qual mesto suon!...<br />
Imelda<br />
Che fia?...<br />
Coro<br />
Tratto qui viene<br />
Ferito un cavalier!...<br />
Lida<br />
Perché le vene<br />
Gelar m’intesi?...<br />
Coro<br />
Gli è feral corteggio<br />
Il drappel della morte...<br />
45
46<br />
Lida<br />
Oh qual presagio!...<br />
(movendo qualche passo incontro ai<br />
sopravegnenti)<br />
Arrigo!<br />
Imelda<br />
Infausta sorte!<br />
Scena III<br />
Arrigo ferito mortalmente, e sorretto da<br />
alcuni Cavalieri della Morte: più Duci<br />
milanesi lo seguono, fra i quali Rolando,<br />
che si avanza taciturno ed a capo chino.<br />
I suddetti.<br />
Arrigo<br />
Qui... qui presso il trofeo <strong>di</strong> quell’Eroe,<br />
Nel cui nome il gran colpo<br />
Vibrai... Render qui l’alma<br />
Al suo Fattor desio...<br />
(lo adagiano sui gra<strong>di</strong>ni del tempio: Lida<br />
prorompe in <strong>di</strong>rotto pianto, egli si rivolge<br />
udendone i singhiozzi)<br />
(Ahi! sventurata!)<br />
(scorge Rolando)<br />
Questa man... Rolando...<br />
Pria che l’agghiacci della morte il gelo...<br />
Stringer non vuoi?... L’ora è suonata!<br />
Lida<br />
(Oh Cielo!)<br />
(Rolando muto, incerto, come tratto da<br />
invincibile potere si accosta ad Arrigo)<br />
Arrigo<br />
(si getta al collo <strong>di</strong> Rolando: i cavalieri<br />
in<strong>di</strong>etreggiano alquanto):<br />
Per la salvata Italia...<br />
(raccogliendo le forze estreme)<br />
Per questo sangue il giuro...<br />
Siccome è puro un Angelo<br />
Il cor <strong>di</strong> Lida è puro...<br />
Non mento... error nefando<br />
Saria mentir... spirando...<br />
Chi muore per la patria<br />
Alma sì rea non ha!<br />
Lida<br />
(che si è pur ella avvicinata al morente):<br />
Ti parli a pro del misero<br />
Il dolce affetto antico...<br />
Ch’ei fra gli estremi aneliti<br />
Ritrovi ancor l’amico...<br />
Non mente... error nefando<br />
Saria mentir... spirando...<br />
Chi muore per la patria<br />
Alma sì rea non ha.<br />
Rolando<br />
(Pietà mi scende all’anima...<br />
L’ire gelose ammorza...<br />
Quel detto... quell’anelito<br />
A lagrimar mi sforza...<br />
Non mente... error nefando<br />
Sarìa mentir... spirando...<br />
Chi muore per la patria<br />
Alma sì rea non ha!)<br />
(nella più viva commozione stringe Lida<br />
al cuore, e porge ad Arrigo la destra)<br />
Gli altri<br />
(Di sua virtude il premio<br />
In ciel fra poco avrà!)
Scena ultima<br />
Il primo Console seguito da lunga tratta<br />
<strong>di</strong> armati, e dal carroccio trionfante.<br />
Arrigo<br />
Ah!... quell’insegna...<br />
(accennando il vessillo <strong>di</strong> cui è sormontato<br />
il carroccio)<br />
È l’ultimo<br />
Voto d’un cor... morente!...<br />
Gli altri<br />
Qual mai, qual perde Ausonia<br />
Nobil guerrier possente.!<br />
(i cavalieri porgono ad Arrigo lo stendardo:<br />
intanto dal tempio intuonasi l’inno<br />
<strong>di</strong> grazie)<br />
Arrigo<br />
E salva Italia!... io spiro...<br />
E... bene<strong>di</strong>co... il... ciel!<br />
(bacia la ban<strong>di</strong>era, e cade morto, stringendone<br />
il lembo sul cuore)<br />
Tutti<br />
Apri Signor, l’Empiro<br />
Al tuo guerrier fedel.<br />
47
Atto Primo<br />
“Egli vive!”<br />
Quadro primo.<br />
In una contrada <strong>di</strong> Milano, in prossimità delle mura, al grido <strong>di</strong> «Viva Italia forte e una» il<br />
popolo acclama i valorosi soldati piacentini, veronesi, bresciani, novaresi e vercellesi che,<br />
stretti intorno alle insegne della Lega Lombarda, si sono battuti vittoriosamente contro il<br />
Barbarossa invasore. Tra loro è Arrigo <strong>di</strong> Verona, che si credeva caduto sul campo e che<br />
invece, rimasto ferito gravemente, fatto prigioniero e successivamente liberato, ha trascorso<br />
un periodo <strong>di</strong> convalescenza presso la madre. L’amico fraterno Rolando, capo<br />
milanese, lo riabbraccia con gioia, mentre i consoli e i guerrieri riaffermano l’impegno <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fendere all’ultimo sangue la «magnanima e prima delle città lombarde».<br />
Quadro secondo.<br />
Nel parco del castello <strong>di</strong> Rolando. Una grande angoscia opprime l’animo <strong>di</strong> Lida: ha<br />
perso genitori e fratelli, piange Arrigo, l’uomo che amava prima <strong>di</strong> sposarsi con Rolando,<br />
e solo il pensiero della creatura nàtale dal matrimonio la trattiene dall’invocare la morte.<br />
Ora deve poi guardarsi anche dalla corte assidua quanto temeraria <strong>di</strong> cui la fa oggetto il<br />
prigioniero Marcovaldo. Comprensibile è dunque la sua emozione quando ritorna il marito<br />
e vede assieme a lui il re<strong>di</strong>vivo Arrigo che Rolando ha voluto proprio ospite. A sua<br />
volta Arrigo è dolorosamente sorpreso <strong>di</strong> trovarla sposa al suo più caro amico. Sono<br />
atteggiamenti e sentimenti che sfuggono a Rolando ma non a Marcovaldo, che si ripromette<br />
<strong>di</strong> sfruttarli più avanti a proprio vantaggio e vendetta. Un araldo porta la notizia<br />
che sono stati segnalati movimenti delle truppe dell’imperatore Federico: Rolando è perciò<br />
convocato in Senato. Rimasto solo con Lida, Arrigo le rinfaccia aspramente il tra<strong>di</strong>mento;<br />
invano Lida si giustifica adducendo la concomitante fatalità: all’annuncio che egli<br />
era scomparso in battaglia si era ritenuta libera dalla promessa e alle nozze con Rolando<br />
fu costretta dalla volontà del padre morente.<br />
Atto Secondo<br />
“Barbarossa”<br />
ARGOMENTO<br />
A Como, nella sala del Municipio, Arrigo e Rolando, in veste <strong>di</strong> ambasciatori della Lega,<br />
sono ricevuti dai comandanti militari e civili della città alleata del Barbarossa: alla loro<br />
veemente eloquenza è affidato il compito <strong>di</strong> persuadere Como a entrare nella Lega: gli<br />
eserciti imperiali sono in <strong>di</strong>fficoltà a Pavia, si può sconfiggerli definitivamente imponendo<br />
loro la ritirata e tagliando la via ai rinforzi: «un sol nemico – solo una patria abbiamo<br />
– il teutono e l’Italia, in sua <strong>di</strong>fesa – leviam tutti la spada». L’appassionato appello è troncato<br />
dall’improvvisa apparizione <strong>di</strong> Federico che investe violentemente i due invitati e<br />
proclama la sua feroce determinazione <strong>di</strong> annientare Milano e le altre città della Lega.<br />
51
52<br />
L’assemblea rinnova la sua lealtà all’imperatore con grida <strong>di</strong> guerra, mentre Rolando e<br />
Arrigo partono inneggiando alla vittoria che «grande e libera Italia farà».<br />
Atto Terzo<br />
“L’infamia!”<br />
Quadro primo.<br />
Nei sotterranei <strong>di</strong> Sant’Ambrogio i Cavalieri della Morte - dopo aver accolto un nuovo<br />
adepto nella persona <strong>di</strong> Arrigo, alla cui decisione non sono estranee la delusione e l’amarezza<br />
causatagli da Lida – giurano «d’Italia por fine ai danni – cacciando oltr’Alpe i suoi<br />
tiranni».<br />
Quadro secondo.<br />
Lida è nel suo appartamento. La notizia che Arrigo si è arruolato nei Cavalieri della Morte<br />
l’ha sconvolta. Si sente responsabile del suo gesto <strong>di</strong>sperato. Gli ha scritto perciò per <strong>di</strong>ssuaderlo<br />
dal sacrificare la vita che deve invece conservare all’affetto <strong>di</strong> sua madre, e incarica<br />
l’ancella Imelda <strong>di</strong> recapitargli la lettera. Ella è poi raggiunta dal marito che vuol salutare<br />
lei e il figlio prima <strong>di</strong> affrontare la nuova battaglia: le parole <strong>di</strong> Rolando sono piene<br />
<strong>di</strong> virile tristezza, e Lida <strong>di</strong>ssimula a pena il suo profondo turbamento. Ritiratasi Lida con<br />
il fanciullo, Rolando si incontra con Arrigo, al quale, ignorandone la prossima partenza<br />
nelle file dei Cavalieri della Morte, raccomanda, se mai non tornasse, i suoi cari: il tono<br />
del breve colloquio e l’abbraccio <strong>di</strong> congedo dei due amici rispecchiano i loro contrastanti<br />
stati d’animo, la commozione e la franchezza <strong>di</strong> Rolando, l’imbarazzo e la riluttanza<br />
<strong>di</strong> Arrigo. Mentre anche Rolando sta per uscire, gli si avvicina Marcovaldo: ha intercettato<br />
la lettera <strong>di</strong> Lida ad Arrigo e perfidamente gli offre così la prova della loro relazione.<br />
Dolore e sdegno accendono in Rolando il desiderio <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>care l’ingiuria.<br />
Atto Quarto<br />
“Morire per la patria!”<br />
In una piazza <strong>di</strong> Milano, la folla in religioso raccoglimento ascolta il canto <strong>di</strong> propiziazione<br />
che si leva in chiesa. C’è anche Lida che prega per le vite <strong>di</strong> Rolando e <strong>di</strong> Arrigo (questi,<br />
infatti, si è salvato a nuoto e ha potuto scendere in campo). Ad un tratto, confuse voci<br />
lontane annunciano la vittoriosa conclusione della battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>. Un console conferma<br />
che le truppe del Barbarossa sono state sconfitte e lo stesso imperatore è stato<br />
sbalzato <strong>di</strong> sella e ferito proprio da Arrigo, il quale si è battuto eroicamente ma è stato a<br />
sua volta mortalmente colpito. Ecco che, mentre il popolo è in festa per la vittoria, appare<br />
Arrigo trasportato a braccia dai compagni d’arme e seguito dai comandanti milanesi,<br />
fra i quali è Rolando. Raccogliendo le sue estreme forze, egli giura a Rolando che Lida<br />
non ha colpe ed è moglie fedele: persuaso della sincerità dell’amico in quell’istante<br />
supremo, Rolando gli restituisce la stima e si riconcilia con Lida. Il Carroccio viene trionfalmente<br />
portato davanti alla chiesa dove si svolge la funzione <strong>di</strong> ringraziamento. I<br />
Cavalieri della Morte chinano lo stendardo su Arrigo che muore baciandolo.
Premier Acte<br />
“Il vit!”<br />
Premier Tableau.<br />
Dans un quartier de Milan, près des remparts, au cri de «Vive l’Italie forte et unie», le peuple<br />
acclame les valeureux soldats placentins, véronais, de Novara, de Brescia, de Verceil<br />
qui, unis sous l’étendard de la Ligue Lombarde, se sont victorieusement battus contre<br />
l’envahisseur Barberousse. Parmi eux Arrigo de Vérone, qu’on croyait mort: gravement<br />
blessé, fait prisonnier et puis libéré, il a au contraire passé une période de convalescence<br />
chez sa mère. Son ami Rolando, chef milanais, l’embrasse de nouveau avec joie, alors<br />
que les consuls et les guerriers réaffirment leur engagement à défendre la «première et<br />
magnanime des villes lombardes».<br />
Second Tableau.<br />
Dans le parc du château de Roland.<br />
Lida est très angoissée: elle a perdu ses parents, son frère et Arrigo, l’homme qu’elle<br />
aimait avant de se marier avec Rolando; seulement la pensée de l’enfant qu’elle a eu de<br />
ce mariage l’empêche de se suicider. En outre, elle doit se défendre de la cour pressante<br />
et téméraire du prisonnier Marcovaldo. On peut donc facilement comprendre son émotion<br />
quand elle voit rentrer son mari avec le «ressuscité» Arrigo, que Rolando a décidé<br />
de loger. De sa part, Arrigo est douloureusement surpris de découvrir que Lida s’est<br />
mariée avec son meilleur ami. Ces sentiments échappent à Rolando mais non pas à<br />
Marcovaldo, qui décide de profiter de la situation pour se venger. Un héraut annonce<br />
qu’on a signalé des mouvements des troupes de l’empereur Frédéric: c’est pour ça que<br />
Rolando est convoqué au Sénat. Resté seul avec Lida, Arrigo lui reproche vertement sa<br />
trahison; Lida essaie en vain de se justifier en lui <strong>di</strong>sant qu’à l’annonce de la <strong>di</strong>sparition<br />
d’Arrigo, sa mère, en train de mourir, l’avait obligée à épouser Rolando.<br />
Second Acte<br />
“Barberousse”<br />
ARGUMENT<br />
À Côme, dans la salle de la mairie, Arrigo et Rolando, en qualité d’ambassadeurs de la<br />
Ligue, sont reçus par les commandants militaires et civils de la ville alliée avec<br />
Barberousse: on a confié à leur éloquence la tâche de convaincre Côme à entrer dans la<br />
Ligue. Les troupes impériales se trouvent en <strong>di</strong>fficulté à Pavie: on peut les battre définitivement<br />
en leur imposant la retraite et en bloquant les troupes de renfort: «un seul<br />
ennemi - nous avons seulement une patrie - le teutonique et l’Italie - pour la défendre -<br />
on lève l’épée». L’appel passionné est interrompu par l’apparition de Fréderic qui accable<br />
violemment les deux invités et proclame sa féroce détermination à anéantir Milan et<br />
les autres villes de la Ligue. L’assemblée renouvelle sa fidélité à l’empereur avec des cris<br />
de guerre, alors que Rolando et Arrigo partent en acclamant à la liberté qui «fera l’Italie<br />
grande et libre».<br />
53
54<br />
Troisième Acte<br />
“L’infamie!”<br />
Premier Tableau.<br />
Dans les souterrains de Sant’Ambrogio les Chevaliers de la Mort - après avoir accueilli<br />
Arrigo comme un nouveau adepte, poussé à cette décision par la déception et le chagrin<br />
pour la trahison de Lida - jurent «de mettre fin au dommage de l’Italie - en chassant<br />
au-delà des Alpes ses tyrans».<br />
Second Tableau.<br />
Lida est chez soi. La nouvelle qu’Arrigo s’est enrôlé dans les Chevaliers de la Mort l’a<br />
bouleversée. Elle se considère responsable pour ce geste. Elle a donc lui écrit une lettre<br />
pour le <strong>di</strong>ssuader de sacrifier sa vie, pour le convaincre a se garantir pour l’amour de sa<br />
mère, et charge sa servante Imelda de lui remettre son message. Son mari la rejoint,<br />
parce qu’il veut saluer elle et son enfant avant d’affronter une nouvelle bataille: son <strong>di</strong>scours<br />
est plein de tristesse, et Lida <strong>di</strong>ssimule à peine son trouble. Quand Lida est rentrée<br />
avec son enfant, Rolando rencontre Arrigo et, dans l’ignorance de la décision de son ami,<br />
lui confie sa famille: le style de l’entretien et l’embrassade de congé des deux amis réfléchissent<br />
leurs <strong>di</strong>fférents états d’âme: d’un côté l’émotion et la franchise de Rolando, de<br />
l’autre l’embarras et la réticence d’Arrigo. Alors que Rolando est en train de sortir,<br />
Marcovaldo l’approche: il a intercepté le message que Lida a écrit à Arrigo et lui offre<br />
ainsi l’épreuve de leur relation. Chagrin et in<strong>di</strong>gnation allument en Rolando le désir de<br />
se venger.<br />
Quatrième Acte<br />
“Mourir pour la patrie!”<br />
Dans une place de Milan, la foule écoute dans un recueillement religieux le chant de propitiation<br />
qui se lève dans l’église. Lida aussi prie pour les vies de Rolando et d’Arrigo (en<br />
effet ce dernier s’est sauvé à la nage et a pu descendre sur le champ). Tout à coup, des<br />
voix confuses et éloignées annoncent la fin victorieuse de la bataille de <strong>Legnano</strong>. Un<br />
consul confirme que les troupes de Barberousse ont été battues et que l’empereur a été<br />
désarçonné et blessé par Arrigo, lequel s’est héroïquement battu mais il a été blessé<br />
mortellement à son tour. Alors que le peuple fête la victoire, Arrigo apparaît, transporté<br />
à bras par ses compagnons d’armes et suivis par les commandants milanais, parmi lesquels<br />
il y a Rolando. Arrigo jure à Rolando que Lida n’est pas coupable et qu’elle est une<br />
femme fidèle: convaincu de la sincérité de son ami, Rolando lui rend son estime et se<br />
réconcilie avec Lida. Le Carroccio est triomphalement mené devant l’église où se célèbre<br />
l’office de remerciement. Les Chevaliers de la Mort baissent l’étendard sur Arrigo, qui<br />
meurt en l’embrassant.<br />
Traduzione <strong>di</strong> Doriana Piacentino
Act One<br />
“He is Alive!”<br />
First Scene.<br />
Milan, not far from the city walls. Arrigo, a young sol<strong>di</strong>er who is believed by all to be<br />
dead, is part of the forces of the Lombard League which has assembled to set out on a<br />
campaign against Frederick Barbarossa, the German Emperor. He recounts how his<br />
mother nursed his wounds after he was left for dead and, having recovered and before<br />
leaving again, he wants to see Lida, his sweetheart. A colleague, Rolando, who leads sol<strong>di</strong>ers<br />
from Milan, arrives and, amazed, recognizes Arrigo. The gathered troops all swear<br />
to defend Milan against the tyrants.<br />
Second Scene.<br />
Beside the ramparts of the city. Lida, Rolando’s wife, is downcast at the prospect of further<br />
war. A German prisoner, Marcovaldo, who has been given some degree of freedom<br />
by Rolando, declares his love for Lida, but she is <strong>di</strong>sgusted. Then she is appalled to learn<br />
that her husband is returning home with none other than Arrigo. Upon his arrival, Arrigo<br />
is clearly upset to see Lida. Rolando is called away and, left alone with Arrigo, she tries<br />
to explain that it was her father who encouraged her to marry Rolando after all believed<br />
that Arrigo had been killed in battle. Declaring her a “faithless one” Arrigo hurries away<br />
wishing only to <strong>di</strong>e in battle.<br />
Act Two<br />
“Barbarossa!”<br />
The town hall of Como. The city fathers have gathered to hear the news that Milan has<br />
been forced to come to terms with the invaders. Then Arrigo and Rolando arrive to<br />
announce that a new army has invaded from the north and seek Como’s help, pointing<br />
out that the city lies between Milan and the invaders. They hope that Como will intervene<br />
to help the Italian cause. Suddenly, Barbarossa himself appears proclaiming himself as “I<br />
am Italy’s great destiny”, his men having surrounded the city and now further threaten<br />
Milan. He demands that Arrigo and Rolando return to Milan and seek its submission.<br />
Act Three<br />
“Infamy!”<br />
SYNOPSIS<br />
First Scene.<br />
The basilica of Sant’Ambrogio. Arrigo joins the Knights of Death, a group which pledges<br />
itself to fight to the death rather than suffer defeat or imprisonment. All unite to swear<br />
an oath to support the cause of Italy.<br />
55
56<br />
Second Scene.<br />
Rolando’s castle. Lida has heard of Arrigo’s attachment to the Knights of Death and desperately<br />
tries to contact him via a note conveyed by her maid, Imelda. As Imelda is about<br />
to leave, Rolando suddenly arrives to say farewell to Lida and to his son who he demands<br />
to be brought to him. Imelda hides the note and then quickly leaves. He tells Lida to convey<br />
his feelings of love of his country and to bring the boy up to love the fatherland.<br />
Arrigo, who has been summoned by Rolando, who does not know of his allegiance to the<br />
Knights of Death. Thinking that Arrigo has been ordered to remain to guard Milan,<br />
Rolando begs him to take care of his wife and son in the event of his death. As Rolando<br />
leaves, Marcovaldo appears to warn him that his honor has been betrayed: the prisoner<br />
has intervened and taken the secret note which Lida wrote to Arrigo. He gives it to<br />
Rolando who angrily exclaims that he will obtain vengeance. Arrigo is alone when Lida<br />
suddenly arrives to see Arrigo, not having had a response to her note. They declare a<br />
mutual love for each other but he tells her that he has not received any note, only to have<br />
Rolando attempt to burst into the room. Lida is hidden on the balcony, and Rolando confronts<br />
Arrigo telling him that he knows about his vow to the warriors of death. Opening<br />
wide the door to the balcony, Rolando <strong>di</strong>scovers Lida. The men argue, but Lida declares<br />
that she is the guilty one. In a rage, Rolando storms out, locking the door, to lead his<br />
troops into battle, something which Arrigo can only watch from the balcony. Soon he<br />
plunges from it to join the sol<strong>di</strong>ers below, leaving Lida in anguish.<br />
Act Four<br />
“To Die For the Fatherland!”<br />
A square in Milan. The assembled people sing for victory and Ismelda assures Lida that<br />
Arrigo was seen to escape from the battlefield. Lida prays for both men’s safety. A hymn<br />
of victory begins and it is confirmed by the arriving officials, who enter the church declaring<br />
that Barbarossa was slain by Arrigo. Suddenly, a group of Sol<strong>di</strong>ers of Death bring the<br />
mortally wounded Arrigo into the square. Rolando approaches him and Arrigo swears<br />
that Lida is innocent and proclaims with his last breath that “Italy is saved!”.
Erster Akt<br />
“Er lebt!”<br />
Erster Bild.<br />
In einem Mailänder Viertel, in der Nähe der Stadtmauern, feiert das Volk beim Aufschrei<br />
Viva Italia forte e una <strong>di</strong>e mutigen Soldaten aus Piacenza, Verona, Brescia, Novara und<br />
Vercelli, welche unter dem Banner der lombar<strong>di</strong>schen Liga den Feind Barbarossa besiegt<br />
haben. Darunter ist Arrigo aus Verona, den man für gefallen hielt und der stattdessen,<br />
schwer verwundet, gefangen und dann befreit, rekonvaleszent einige Zeit bei seiner<br />
Mutter verbracht hat. Der brüderliche Freund Rolando, Mailänder Führer, umarmt ihn<br />
wieder mit Freude während Konsuln und Krieger <strong>di</strong>e Verpflichtung bekräftigen, auf<br />
Leben und Tod <strong>di</strong>e edelste der lombar<strong>di</strong>schen Städten zu vertei<strong>di</strong>gen (O magnanima e<br />
prima delle città lombarde).<br />
Zweiter Bild.<br />
Park von Rolandos Schloss. Tiefe Angst bedrückt Lida: sie hat ihre Eltern und Geschwister<br />
verloren, beweint Arrigo, den Mann, den sie liebte bevor sie Rolando heiratete, und nur<br />
der Gedanke an den inzwischen geborenen Sohn hält sie davon auf, den Tod herbeizuwünschen.<br />
Jetzt muss sie sich auch vor der wagemutigen Schmeichelei des<br />
Kriegsgefangenen Marcovaldo in Acht nehmen. Verständlich ist also ihre Aufregung,<br />
wenn sie den auferstandenen Arrigo mit ihrem Mann Rolando kommen sieht. Arrigo ist<br />
seinerseits schmerzlich überrascht, sie mit ihrem besten Freund verheiratet zu finden.<br />
Diese Gefühle und Reaktionen entgehen Rolando, doch nicht Marcovaldo, der sich vornimmt,<br />
sie später für seine Rache zu nutzen. Ein Herold berichtet, dass Barbarossas Heer<br />
verdächtige Bewegungen unternommen hat: Rolando muss also zum Senat eilen. Sobald<br />
er alleine mit Lida zurückgeblieben ist, wirft Arrigo ihr hart den Verrat vor. Vergeblich versucht<br />
Lida sich zu rechtfertigen, indem sie das begleitende Verhängnis anführt: sie glaubte<br />
ihn in der Schlacht gefallen und wurde vom sterbenden Vater zur Heirat mit Rolando<br />
gezwungen.<br />
Zweiter Akt<br />
“Barbarossa”<br />
DIE HANDLUNG<br />
Como, Rathaussaal. Arrigo und Rolando werden als Botschafter der Liga von den militärischen<br />
und zivilen Behörden der mit Barbarossa alliierten Stadt empfangen. Das kaiserliche<br />
Heer ist bei Pavia in Schwierigkeiten geraten und es ist der Redekunst der beiden<br />
überlassen, Como zu überzeugen in <strong>di</strong>e Liga zu treten: man kann es endgültig besiegen,<br />
wenn man es zum Rückzug zwingt und jeglicher Verstärkung den Weg versperrt (un sol<br />
nemico, / solo una patria abbiamo / il Teutono e l’Italia, in sua <strong>di</strong>fesa / leviam tutti la<br />
spada). Dieser leidenschaftliche Aufruf wird von Barbarossas plötzlichem Auftreten unter-<br />
57
58<br />
brochen, der <strong>di</strong>e beiden Gäste bestürmt und seine grausame Absicht, Mailand und <strong>di</strong>e<br />
anderen Städte der Liga zu zerstören, beteuert. Die Versammlung erklärt sich mit<br />
Kriegsgeschrei dem Kaiser treu, während Rolando und Arrigo sich Siegeslieder singend<br />
verabschieden (<strong>Grande</strong> e libera Italia sarà).<br />
Dritter Akt<br />
“Die Schmach!”<br />
Erster Bild.<br />
Souterrain in der Basilika des hl. Ambrosius. Die Todesritter schwören, zusammen mit<br />
ihrem neuen Mitglied Arrigo, welcher nach der Enttäuschung von Lidas Verhalten in<br />
deren Gemeinschaft eingetreten ist, das Vaterland zu befreien (d’Italia por fine ai danni /<br />
cacciando oltr’Alpe i suoi tiranni).<br />
Zweiter Bild.<br />
Lida ist von der Nachricht, dass Arrigo ein Mitglied der Todesritter geworden ist, erschüttert<br />
und fühlt sich für <strong>di</strong>ese verzweifelte Entscheidung verantwortlich. Sie hat ihm also<br />
geschrieben, um ihm davon abzuraten, sein eigenes Leben zu opfern und ihn aufzufordern,<br />
es stattdessen für <strong>di</strong>e Liebe seiner Mutter zu bewahren, und beauftragt <strong>di</strong>e Magd<br />
Imelda ihm den Brief zu überbringen. Im Begriff in den Krieg zu ziehen, kommt Rolando,<br />
um sich von ihr und dem Sohn zu verabschieden: seine traurigen Worte beeindrucken<br />
zutiefst Lida, <strong>di</strong>e sich dann mit dem Kind zurückzieht. Rolando begegnet Arrigo und vertraut<br />
ihm seine Angehörigen an, im Falle seines Todes, ohne aber zu wissen, dass Arrigo<br />
<strong>di</strong>e Absicht hat, bald mit den Todesrittern abzuziehen. Die beiden Freunde verabschieden<br />
sich, Rolando gerührt und ehrlich, Arrigo mit einer gewissen Verlegenheit. Als<br />
Rolando geht, nähert sich ihm Marcovaldo und zeigt ihm Lidas Brief an Arrigo, welcher<br />
auf tückische Weise ein Beweis für deren Verhältnis wird. Empört und schmerzerfüllt sucht<br />
Rolando nach Rache.<br />
Vierter Akt<br />
“Für das Vaterland sterben!”<br />
Mailand. In einem Platz hört das Volk den von einer Kirche kommenden Gesang. Auch<br />
Lida betet für Rolando und Arrigo, der sich nämlich schwimmend hat retten können und<br />
sich dem Heer gegen Barbarossa angeschlossen hat. Plötzlich kün<strong>di</strong>gen unklare Stimmen<br />
das siegesvolle Ende der Schlacht von <strong>Legnano</strong> an. Ein Konsul bestätigt, dass <strong>di</strong>e<br />
Truppen von Barbarossa besiegt worden sind und dass der Kaiser selbst vom Sattel gefallen<br />
sei und gerade von Arrigo verletzt worden ist, der heldenhaft gekämpft hat und dann<br />
tödlich verletzt wurde. Während das Volk feiert, wird Arrigo von den Kriegsgefährten und<br />
den Mailändern Offizieren auf <strong>di</strong>e Szene getragen, unter ihnen auch Rolando. Mit seinen<br />
letzten Kräften beschwört er Rolando, dass seine Frau Lida unschul<strong>di</strong>g und treu sei: von<br />
der Ehrlichkeit des Freundes überzeugt versöhnt sich Rolando mit Lida. Der<br />
Fahnenwagen wird triumphierend vor <strong>di</strong>e Kirche geführt, wo <strong>di</strong>e Feier für den Sieg stattfindet.<br />
Die Todesritter beugen <strong>di</strong>e Fahne auf Arrigo, der sie sterbend küsst.<br />
Traduzione <strong>di</strong> Enza Licciar<strong>di</strong>
foto<br />
59
LA BATTAGLIA, UN PROMEMORIA<br />
DI IDEALI COMPROMESSI<br />
Nel 1848 le barricate cominciarono a sorgere un po’ per tutta Europa, per lo più nel<br />
nome <strong>di</strong> una causa liberale non meglio identificata. In Italia il fine politico era forse<br />
meglio definito: liberarsi dall’egemonia austriaca e papalina. In febbraio i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />
Milano insorsero e costrinsero alla fuga le soldatesche austriache dopo cinque giorni <strong>di</strong><br />
guerriglia urbana, cui sarebbe in seguito stato dato l’appellativo <strong>di</strong> “Cinque giornate”.<br />
Fu la scintilla che dette fuoco a gran parte della penisola. I ducati <strong>di</strong> Modena e Parma e<br />
il granducato <strong>di</strong> Toscana cacciarono i propri sovrani, Venezia tornò a proclamarsi repubblica<br />
in<strong>di</strong>pendente: in novembre anche il Papa abbandonò Roma, cercando rifugio entro<br />
la fortezza <strong>di</strong> Gaeta, nel Regno delle Due Sicilie.<br />
Ma si trattava <strong>di</strong> una primavera precoce. Nel nord gli Austriaci si trincerarono entro un<br />
quadrilatero fortificato tra Verona e Mantova e successivamente riuscirono a sconfiggere<br />
in due campagne successive l’esercito del sovrano piemontese Carlo Alberto che era<br />
venuto in soccorso dei ribelli; dopo<strong>di</strong>ché riuscirono con tutto comodo a far cadere le città<br />
isolate che ancora facevano resistenza. A Roma, per suprema ironia, il Papa fu rimesso<br />
sul trono dalle truppe della Seconda Repubblica francese.<br />
D’altra parte nulla <strong>di</strong> tutto ciò poteva essere previsto nel clima <strong>di</strong> euforia che seguì agli<br />
avvenimenti della primavera del ’48; e Ver<strong>di</strong>, che in quel momento soggiornava a Parigi,<br />
non si <strong>di</strong>mostrò secondo a nessuno quanto ad ardore patriottico. Il suo amico e librettista<br />
Piave si era arruolato come soldato nella guar<strong>di</strong>a nazionale veneta <strong>di</strong> recente formazione.<br />
Ver<strong>di</strong> gli scrisse che avrebbe voluto fare altrettanto, «ma ora non posso essere che<br />
tribuno ed un miserabile tribuno perché non sono eloquente che a sbalzi».<br />
Si trattava <strong>di</strong> un’allusione all’offerta <strong>di</strong> una carica nella costituenda repubblica italiana fattagli<br />
da Giuseppe Mazzini, l’esule teorico e cospiratore. Di cosa si trattasse esattamente<br />
non è dato sapere, poiché l’Italia non sarebbe mai stata una repubblica, almeno finché<br />
Ver<strong>di</strong> rimase in vita. Cionon<strong>di</strong>meno egli era determinato a porre la propria musa al servizio<br />
della causa, e pertanto iniziò col musicare l’inno <strong>di</strong> Goffredo Mameli Suona la tromba,<br />
che egli sperava «fra la musica del cannone, essere presto cantato nelle pianure lombarde».<br />
In effetti quando esso fu ultimato il cannone taceva già da un pezzo, e toccò<br />
quin<strong>di</strong> al più giovane collega <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, Michele Novaro, l’onore <strong>di</strong> fornire all’Italia la sua<br />
Marsigliese, Fratelli d’Italia, su versi dello stesso poeta.<br />
Nel frattempo Ver<strong>di</strong> progettava <strong>di</strong> dare un più sostanzioso contributo alla causa del proprio<br />
paese servendosi <strong>di</strong> un mezzo a lui maggiormente congeniale; un’opera patriottica<br />
basata su <strong>di</strong> un tema tratto dalla storia italiana.<br />
Aveva già firmato un contratto per comporre un’opera destinata al Teatro <strong>di</strong> San Carlo,<br />
ma senza troppa fretta <strong>di</strong> adempierlo. L’onore <strong>di</strong> collaborare col librettista ufficiale<br />
Cammarano non sembrava compensarlo del <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> dover affrontare il pubblico napoletano<br />
(per un parmense Napoli era, allora come oggi, una città piuttosto estranea). Ma<br />
nel trambusto del 1848 la gestione del teatro era passata <strong>di</strong> mano e l’impresario uscente<br />
Flauto, temporaneamente detronizzato, non era in grado <strong>di</strong> far valere i propri <strong>di</strong>ritti.<br />
Ver<strong>di</strong> ritornò quin<strong>di</strong> su <strong>di</strong> un progetto che aveva presentato l’anno precedente a Ricor<strong>di</strong>,<br />
vale a <strong>di</strong>re scrivere un’opera in collaborazione con Cammarano, che poi l’e<strong>di</strong>tore si sareb-<br />
61
62<br />
be incaricato <strong>di</strong> piazzare nel teatro che avesse voluto. Ricor<strong>di</strong> e Cammarano acconsentirono<br />
con entusiasmo, e iniziò così la ricerca <strong>di</strong> un soggetto adeguato.<br />
Ver<strong>di</strong> aveva pensato in un primo momento al romanzo <strong>di</strong> Bulwer Lytton Cola Rienzi, or<br />
The Last of the Tribunes, altamente appropriato per uno che avrebbe voluto <strong>di</strong>ventare<br />
tribuno egli stesso. Ma Cammarano aveva sollevato obiezioni circa la mancanza <strong>di</strong> un<br />
forte elemento <strong>di</strong> conflitto amoroso (Irene sembra più affezionata al fratello Rienzi che<br />
non al suo aristocratico innamorato Adriano), per non <strong>di</strong>re che il finale della storia non fa<br />
troppo onore al popolo italiano. In alternativa egli propose <strong>di</strong> adottare la comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
Joseph Méry du Locle La bataille de Toulouse, cambiandone l’ambientazione (dalla resistenza<br />
spagnola antinapoleonica alla guerra della Lega Lombarda contro Federico<br />
Barbarossa) e riempiendola <strong>di</strong> cori patriottici, giuramenti e processioni.<br />
Come al solito, Ver<strong>di</strong> si lasciò convincere da Cammarano. A <strong>di</strong>re il vero la sua deferenza<br />
per il librettista <strong>di</strong> Lucia <strong>di</strong> Lammermoor è spesso stata causa <strong>di</strong> meraviglia. In confronto<br />
alla scrittura <strong>di</strong> Felice Romani, che riesce a conservare un’eleganza e una chiarezza <strong>di</strong><br />
stampo classico anche nei momenti <strong>di</strong> maggiore eccentricità, quella <strong>di</strong> Cammarano<br />
appare pressoché irreale. D’altro canto egli possedeva però una grande abilità nel determinare<br />
la progressione drammatica <strong>di</strong> un’opera e un infallibile istinto per il “verso musicabile”;<br />
sapeva infine dove collocare la parola-chiave, in modo che il compositore potesse<br />
più facilmente metterla in rilievo. Mentre Piave era poco più che un esecutore letterario<br />
<strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, Cammarano aveva idee proprie che non temeva <strong>di</strong> esporre al suo collaboratore.<br />
Dal momento che esse si fondavano su una vasta esperienza <strong>di</strong> lavoro librettistico,<br />
Ver<strong>di</strong> non era alieno dal prenderle in seria considerazione, e il risultato <strong>di</strong> questo minuto<br />
scambio si doveva <strong>di</strong>mostrare sempre fecondo <strong>di</strong> frutti.<br />
La bataille de Toulose <strong>di</strong> Méry du Locle è uno <strong>di</strong> quei tipici prodotti <strong>di</strong> nostalgie napoleoniche<br />
che facevano la delizia delle platee all’epoca <strong>di</strong> Luigi Filippo – un dramma dell’eroismo<br />
a denti stretti nello spirito della lirica <strong>di</strong> Heine Die beiden Grena<strong>di</strong>ere. Siamo<br />
nel 1813. Il giovane Gaston, uno dei pochi sopravvissuti alla battaglia <strong>di</strong> Lipsia, è riuscito<br />
a far ritorno in Spagna dove le truppe dell’imperatore oppongono l’estrema resistenza<br />
al <strong>di</strong>lagare dell’esercito <strong>di</strong> Wellington.<br />
Viene accolto con incredulità dal suo vecchio compagno d’arme Duhoussais, che lo credeva<br />
morto. Questi ha preso moglie ed è <strong>di</strong>ventato padre <strong>di</strong> un bambino. Con costernazione<br />
Gaston riconosce in Isaure, la moglie spagnola dell’amico, la donna cui egli si era<br />
un tempo fidanzato; ella ne rimane ancor più sconvolta <strong>di</strong> lui, dato che non aveva mai<br />
smesso <strong>di</strong> pensarlo.<br />
Decide quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> andarlo ad incontrare in segreto prima della battaglia, nel suo alloggio<br />
collocato in cima ad una torre. Il padrone <strong>di</strong> casa <strong>di</strong> Gaston, che in segreto parteggia per<br />
gli inglesi, aizza i sospetti <strong>di</strong> Duhoussais, che giunge così a sorprendere Gaston ed Isaure<br />
– come egli pensa – in flagrante adulterio. Piuttosto che pugnalare il falso amico, egli<br />
preferisce infliggergli il peggiore dei castighi che possa toccare ad un autentico francese:<br />
impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> combattere il suo paese. Rinserra dunque a chiave i due entro la stanza;<br />
Gaston, incapace <strong>di</strong> tollerare l’onta, si uccide lanciandosi dalla finestra.<br />
Quello ritratto da Méry du Locle è un mondo maschilista nel quale, per <strong>di</strong>rla con Pericle,<br />
vige il principio che «il maggior merito per una donna è che non si parli <strong>di</strong> lei né in bene<br />
né in male». Ciò solo parrebbe sufficiente a farne un soggetto impossibile per un libretto<br />
d’opera. Ma uno dei meriti particolari <strong>di</strong> Cammarano consisteva nel saper ricompattare<br />
le trame più inverosimili intorno alle convenzioni operistiche del tempo.
Egli conservò l’essenziale del soggetto francese, pur alterandolo nei particolari e aggiungendo<br />
quelle fiorettature moralistiche e sentimentali delle quali il pubblico italiano non<br />
avrebbe potuto fare a meno. Il suo Arrigo (Gaston) è gratificato dell’accessorio consueto<br />
<strong>di</strong> tanti giovani eroi: una madre santa ma invisibile – generalmente morta, ma in questo<br />
caso ancora in vita. La sua Lida (Isaure) non è una straniera, ma un’italiana cui la guerra<br />
ha portato via genitori e fratelli e che ha sposato Rolando (Duhoussais) per obbe<strong>di</strong>re<br />
all’estremo desiderio del padre morente, credendo che Arrigo sia caduto in battaglia. Il<br />
cattivo del dramma (Marcovaldo) è un prigioniero <strong>di</strong> guerra tedesco che nutre un’insana<br />
passione per Lida e che si inviperisce per il rifiuto <strong>di</strong> lei. Il primo atto termina con un duro<br />
scontro fra Arrigo e Lida, che sarebbe risultato impensabile nella comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Méry du<br />
Locle. Con una feroce irragionevolezza che non depone a suo favore Arrigo accusa la sua<br />
antica amata, e invano ella protesta la propria innocenza. Questo è un tratto tipico del<br />
conservatore Cammarano, cui le singole situazioni stavano più a cuore che non lo sviluppo,<br />
o persino la coerenza dei personaggi.<br />
Le scene corali sono tutte nuove, e per lo più <strong>di</strong> fattura convenzionale.<br />
Abbiamo al principio un’adunata <strong>di</strong> soldati nella Lega Lombarda – non <strong>di</strong>ssimile da quella<br />
dei Cantoni svizzeri nel second’atto del Guglielmo Tell – che culmina in un solenne<br />
giuramento, pronunciato da tutti i presenti, <strong>di</strong> liberare la patria dai suoi nemici. Di carattere<br />
analogo, ma poco più sinistro, è la scena al principio del ter’atto, nella quale Arrigo<br />
si unisce alla Compagnia della Morte (un drappello scelto <strong>di</strong> cavalieri che hanno fatto<br />
voto <strong>di</strong> morire piuttosto che arrendersi). Alla fine Arrigo sopravvive al salto dalla torre e<br />
riesce a partecipare alla battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>, uccidendo perfino il Barbarossa. In mezzo<br />
all’esultanza generale egli giunge in scena portato in barella e spende il suo ultimo respiro<br />
per riconciliare moglie e marito. Lida era innocente, egli afferma a Rolando – e potrebbe<br />
mai mentire un uomo in procinto <strong>di</strong> incontrare il suo Creatore? “Chi muore per la<br />
patria/alma sìrea non ha”, ripete con convinzione l’assemblea al completo.<br />
Assai più originale è la scena che occupa da sola l’intero second’atto. I due eroi tentano<br />
<strong>di</strong> persuadere i magistrati <strong>di</strong> Como a sostenere la Lega Lombarda, quando vengono sorpresi<br />
dall’apparizione del Barbarossa in persona. Come risulta evidente dal carteggio tra<br />
il compositore e il librettista, si trattò interamente <strong>di</strong> un’idea <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> che <strong>di</strong>ede a<br />
Cammarano, per sua stessa confessione, molto filo da torcere.<br />
Come sarebbe poi <strong>di</strong>venuto sua abitu<strong>di</strong>ne, Ver<strong>di</strong> schizzò da solo una parte del testo, in<br />
particolare il passo nel quale Rolando e Arrigo pre<strong>di</strong>cono ai Comaschi che saranno maledetti<br />
dai posteri in ogni età se si opporranno alla causa dell’unità italiana. Il risultato finale<br />
è una delle scene più impressionanti <strong>di</strong> tutta l’opera. Fu Ver<strong>di</strong> a insistere per una lunga<br />
scena rapso<strong>di</strong>ca destinata a Lida nel terz’atto, volendo senza dubbio raddrizzare la bilancia<br />
che pendeva a suo sfavore, così come era accaduto per il personaggio corrispondente<br />
nella comme<strong>di</strong>a originale. Nel futuro compositore <strong>di</strong> Traviata non v’era traccia alcuna<br />
<strong>di</strong> maschilismo. Infine fu sempre lui a prescrivere la forma dell’ad<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Rolando alla<br />
moglie e al figlio alla vigilia della battaglia.<br />
La sera della prima al Teatro Argentina <strong>di</strong> Roma, il 27 gennaio 1849, poco prima della<br />
procolamazione ufficiale della Repubblica Romana, si svolse tra manifestazioni <strong>di</strong> entusiasmo<br />
irrefrenabile (l’ultimo atto venne bissato interamente). Nel decennio successivo,<br />
col ristabilimento dell’influenza austriaca su tutta la penisola, era inevitabile che l’opera<br />
fosse vista meno <strong>di</strong> buon occhio. In obbe<strong>di</strong>enza ad una pratica ben collaudata, l’ambientazione<br />
e i personaggi dovettero subire un travestimento; cosicché La battaglia <strong>di</strong><br />
63
<strong>Legnano</strong> <strong>di</strong>venne L’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Arlem, Brabarossa fu il Duca d’Alba, governatore delle<br />
Fiandre per conto <strong>di</strong> Filippo II <strong>di</strong> Spagna, e i toponimi vennero alterati dando prova <strong>di</strong><br />
un sovrano <strong>di</strong>sprezzo per la geografia dei Paesi Bassi.<br />
Più <strong>di</strong> una volta Ver<strong>di</strong> pensò <strong>di</strong> commissionare un nuovo libretto, dato che sembravano<br />
necessarie talune aggiunte, e a questo scopo si mise in contatto col giovane poeta napoletano<br />
Leone Bardare, lo stesso che aveva dato gli ultimi ritocchi al Trovatore dopo la<br />
morte <strong>di</strong> Cammarano. Ma il suo piano non riuscì a sod<strong>di</strong>sfare il compositore e alla fine<br />
venne lasciato cadere. La proclamazione del Regno d’Italia nel 1861 dette all’opera un<br />
nuovo quanto breve sprazzo <strong>di</strong> vita. Mentre la generale esaltazione si <strong>di</strong>leguava davanti<br />
agli alterchi, agli intrighi, alle incompetenze governative e alle insufficienze dei coman<strong>di</strong><br />
militari, lavori come questi funzionavano da scomodo promemoria <strong>di</strong> speranze tra<strong>di</strong>te e<br />
<strong>di</strong> ideali compromessi.<br />
Ben presto La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> si trovò a con<strong>di</strong>videre lo stesso oblio in cui rimasero<br />
avvolte tutte le opere giovanili del compositore sino al revival ver<strong>di</strong>ano degli ultimi vent’anni.<br />
Strano a <strong>di</strong>rsi, le toccò un altro momento <strong>di</strong> gloria, ma non in Italia. Nel 1869, alla<br />
viglia della guerra franco-prussiana, Victorien Sardou mise in scena la sua comme<strong>di</strong>a<br />
Patrie, con una trama analoga – se non anche più complessa. Ne risultò un durevole successo,<br />
che fu ripreso perfino dal melodramma italiano, con La Contessa <strong>di</strong> Mons <strong>di</strong> Lauro<br />
Rossi (1874). Qualche tempo dopo un e<strong>di</strong>tore francese pubblicò una nuova e<strong>di</strong>zione<br />
della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>, col titolo <strong>di</strong> Patria. La musica è identica a quella della partitura<br />
originale, salvo che per un numero: la cabaletta del baritono nel terz’atto è sostituita<br />
da un’altra proveniente dall’Aroldo, ma adatta ad un nuovo testo.<br />
Di fatto nello scorso secolo La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> ha goduto <strong>di</strong> molta maggior considerazione<br />
da parte dei critici stranieri, mentre gli italiani l’hanno per lo più liquidata come<br />
un lavoro d’occasione. Si tratta <strong>di</strong> un’accusa ingenerosa, ma comprensibilie.<br />
Sebbene concepita come una glorificazione dell’italianità, l’opera era stata scritta a<br />
Parigi, sotto la raffinata influenza del grand-opéra francese. Il naturale slancio vitale del<br />
pensiero ver<strong>di</strong>ano vi appare temperato da un considerevole mestiere, quale non si<br />
riscontra in alcun’altra delle sue precendenti opere <strong>di</strong> ispirazione risorgimentale. Ma non<br />
si tratta soltanto <strong>di</strong> questo: a <strong>di</strong>fferenza dell’Ernani o dell’Attila, La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong><br />
si fonda su due idee <strong>di</strong>stinte: il dramma in<strong>di</strong>vidualistico <strong>di</strong> Méry du Locle e l’affresco<br />
epico <strong>di</strong> Cammarano. I due spunti sono intrecciati magistralmente, ma rimangono purtuttavia<br />
separati, precludendo così il raggiungimento <strong>di</strong> quell’arco drammatico teso e<br />
unitario che è una delle qualità <strong>di</strong>stintive della struttura ver<strong>di</strong>ana e che si era <strong>di</strong>spiegato<br />
con effetti così stupefacenti nel primo Macbeth del 1847.<br />
In compenso abbiamo però un’attenzione meticolosa per il dettaglio: ben pochi sono i<br />
temi o persino le frasi ripetute senza mo<strong>di</strong>fiche; laddove la melo<strong>di</strong>a rimane identica cambia<br />
leggermente l’armonia, e viceversa. Quantunque visibilmente impregnato <strong>di</strong> quello<br />
spirito barrica<strong>di</strong>ero tanto deplorato da Rossini, La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> fa mostra <strong>di</strong> una<br />
compostezza classica e finisce per richiamare alla mente la maniera classica <strong>di</strong> Rossini.<br />
Ciò appare già chiaro nell’ouverture, a cominciare dalla melo<strong>di</strong>a principale, che per tutto<br />
il corso dell’opera funge pure <strong>di</strong> “motto”, ovvero tema caratteristico della Lega<br />
Lombarda. Esso è semplice, <strong>di</strong>gnitoso e incisivo: marziale sì, ma mai tanto grezzo quanto<br />
alcune delle marce – solo per fare un esempio - dei Lombar<strong>di</strong>. Inoltre, affidando<br />
l’esposizione iniziale unicamente alle trombe e ai tromboni e omettendo altri strumenti<br />
cosnueti come i corni e i fagotti, Ver<strong>di</strong> non fa che sottolineare più recisamente il caratte-<br />
67
68<br />
re. Nel complesso l’ouverture, con il suo movimento lento accuratamente elaborato e la<br />
<strong>di</strong>alettica tematica dell’Allegro finale, presenta uno dei profili più originali in tutta la produzione<br />
ver<strong>di</strong>ana.<br />
Il medesimo senso <strong>di</strong> classicità pervade la maggior parte delle scene corali.<br />
L’introduzione nella piazza <strong>di</strong> Milano presenta una simmetrica alternanza <strong>di</strong> soli e coro,<br />
con il tema caratteristico in funzione <strong>di</strong> perno. La scena nella cripta, laddove Arrigo entra<br />
nei ranghi dei Cavalieri della Morte, è dotata <strong>di</strong> una cupa monumentalità entro cui l’enfasi<br />
risorgimentale è per così <strong>di</strong>re messa in sor<strong>di</strong>na. Di quando in quando fa capolino il<br />
neoclassicismo <strong>di</strong> Mercadante, in particolare nei gruppi <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> modulanti che introducono<br />
la conclusione dei pezzi più massicci (un artificio qui impiegato da Ver<strong>di</strong> per la<br />
prima volta e spesso riutilizzato nei lavori successivi).<br />
Le influenze parigine sono sempre <strong>di</strong>etro l’angolo. Il primo assolo <strong>di</strong> Rolando (“Ah, m’abbraccia,<br />
d’esultanza”) è strutturato in forma ternaria, alla francese, con un episo<strong>di</strong>o centrale<br />
modulante. L’ultima scena, con le sue giustapposizioni <strong>di</strong> fattori musicali e drammatici<br />
in calcolato contrasto, è la risposta ver<strong>di</strong>ana ai grands tableaux <strong>di</strong> Auber e <strong>di</strong><br />
Meyerbeer. Eppure nell’opera in quanto tale non esiste <strong>di</strong>sparità stilistica. Una volta<br />
accettate le lievi asimmetrie che <strong>di</strong>scendono dalla duplicità della trama, si può scorgere<br />
come Ver<strong>di</strong> abbia saputo trovare per ciascun personaggio e per ciascuna situazione il linguaggio<br />
musicale appropriato (con l’unica eccezione delle due generiche cabalette <strong>di</strong><br />
Lida e <strong>di</strong> Rolando) soltanto ricorrendo ad un’estensione del suo normale vocabolario:<br />
all’agitazione isterica <strong>di</strong> Lida nel terz’atto corrisponde una lunga scena piena <strong>di</strong> conati<br />
melo<strong>di</strong>ci nessuno dei quali riesce a coagularsi in un’aria; mentre per la sua dolorosa<br />
malinconia nell’atto primo inventa una cantilena dalle morbose inflessioni cromatiche,<br />
simile ad un notturno <strong>di</strong> Chopin.<br />
La banalità finale: “Chi muore per la patria / alma sì rea non ha” si adagia su una frase semplice<br />
fino all’ovvietà – una moneta logora nelle mani <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> torna a sembrare fiammante.<br />
Due scene in particolare emergono per la loro originalità: la sfida col Barbarossa, nella<br />
quale la formula concertato-stretta finale è sottilmente foggiata in un possente crescendo<br />
<strong>di</strong> emozioni piuttosto che <strong>di</strong> puro volume sonoro, e il duetto fra Arrigo e Lida, che<br />
pone fine al primo atto. Messo <strong>di</strong> fronte al problema <strong>di</strong> conferire una certa <strong>di</strong>gnità allo<br />
scoppio iroso <strong>di</strong> Arrigo, Ver<strong>di</strong> lo incastona in uno schema a mo’ <strong>di</strong> sonata, caratteristico<br />
dell’opera del primo Ottocento; qui una figura ritmica <strong>di</strong> quattro note, che si propone <strong>di</strong><br />
tradurre in musica la <strong>di</strong>dascalia «scuotendola vivamente d’un braccio», è usata come<br />
motivo unificatore. In breve La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> può anche non sconvolgere le viscere<br />
al modo elementare <strong>di</strong> un Ernani, <strong>di</strong> un Nabucco o delle altre opere <strong>di</strong> quel decennio:<br />
essa fa invece appello (e non invano) ad un più maturo giu<strong>di</strong>zio dell’ascoltatore.<br />
Infine una parola a proposito dei tre cantanti principali. Anche se quello <strong>di</strong> Lida fu il solo<br />
personaggio ver<strong>di</strong>ano da lei inaugurato, Teresa De Giuli-Borsi era molto stimata dal compositore.<br />
Nell’autunno del 1842 aveva rilevato da Giuseppina Strepponi la parte <strong>di</strong> Abigaille nel<br />
Nabucco (e con notevole beneficio del botteghino). Più tar<strong>di</strong> il <strong>di</strong> lei marito fu tanto pazzo<br />
da chiedere a Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> scriverle un’aria supplementare nel Rigoletto e Ver<strong>di</strong>, con pazienza<br />
per lui insolita, gli spiegò che ci sarebbe stata un’unica collocazione possibile per un’aria<br />
del genere: la camera da letto del Duca – e che avrebbe dovuto trattarsi <strong>di</strong> un duetto.<br />
Gaetano Fraschini (Arrigo) era uno dei più segnalati tenori italiani dell’epoca. Nel decennio<br />
successivo al 1840 era conosciuto come “il tenore della male<strong>di</strong>zione”, per la forza
con la quale – nel ruolo <strong>di</strong> Edgardo – era solito male<strong>di</strong>re Lucia <strong>di</strong> Lammermoor. In questa<br />
stessa chiave egli inaugurò i ruoli ver<strong>di</strong>ani <strong>di</strong> Zamoro nell’Alzira e <strong>di</strong> Corrado nel<br />
Corsaro. Ciononostante, dopo ben vent’anni <strong>di</strong> carriera come tenore <strong>di</strong> forza, riuscì<br />
anche a rendere giustizia ad un ruolo elegante come quello <strong>di</strong> Riccardo nel Ballo in<br />
maschera, e ancora nel 1870 Ver<strong>di</strong> lo prese per un momento in considerazione come protagonista<br />
per la prima dell’Aida.<br />
Filippo Colini (Rolando) era un raffinato artista, ma più limitato sotto il profilo dei mezzi<br />
vocali, un baritono tenoreggiante e chiaro che si era specializzato nei ruoli delineati un<br />
tempo da Rossini (e all’epoca ancora non abbandonati da Mercadante). Per Ver<strong>di</strong> egli<br />
inaugurò quello <strong>di</strong> Giacomo nella Giovanna d’Arco e, più tar<strong>di</strong>, <strong>di</strong> Stankar nello Stiffelio,<br />
ambedue tagliati accuratamente su suoi mezzi. Come Rolando egli rimane confinato per<br />
lo più in una nobile soavità <strong>di</strong> emissione, ed è significativo il fatto che la sua unica cabaletta<br />
<strong>di</strong> sdegno non contenga alcuna ripetizione.<br />
Julian Budden<br />
Traduzione dall’inglese <strong>di</strong> Carlo Vitali<br />
69
LA LETTERATURA AUSTRIACA<br />
ALLA CONQUISTA DI VERDI<br />
È quasi inspiegabile come la figura <strong>di</strong> Wagner abbia potuto generare, nell’ambito della<br />
cultura europea, un fenomeno vasto e massiccio come il wagnerismo letterario, mentre<br />
quella del suo coetaneo Ver<strong>di</strong> per molto tempo è rimasta quasi assente dalla scena della<br />
letteratura. Dobbiamo a Franz Werfel, ebreo praghese e amico <strong>di</strong> Kafka e Max Brod, se<br />
finalmente nel 1924 il Maestro <strong>di</strong>ventò l’eroe <strong>di</strong> un affresco letterario e musicale intitolato<br />
Ver<strong>di</strong>. Romanzo dell’opera, e se proprio a seguito <strong>di</strong> questo romanzo si scatenò in<br />
Germania una vera e propria ‚Ver<strong>di</strong>mania’. Werfel, un figlio della borghesia colta, entrò<br />
in contatto con la musica ver<strong>di</strong>ana fin da giovane, quando nel 1904, a 14 anni, assistette<br />
a una messinscena del Rigoletto con Enrico Caruso al Teatro <strong>di</strong> Praga. All’epoca della<br />
maturità, conosceva a memoria un gran numero <strong>di</strong> arie del Maestro, ma essendo il gusto<br />
musicale dell’epoca <strong>di</strong> gran lunga più favorevole all’arte wagneriana, il suo entusiasmo<br />
non veniva affatto con<strong>di</strong>viso da amici e conoscenti. Riuscì invece a far cambiare idea su<br />
Ver<strong>di</strong> alla moglie Alma, personaggio complesso e wagneriana convinta, la quale dopo<br />
Gustav Mahler e Walter Gropius, il celebre architetto fondatore del Bauhaus, aveva sposato<br />
in terze nozze lo scrittore, un<strong>di</strong>ci anni più giovane <strong>di</strong> lei, per farne, secondo le <strong>di</strong>cerie<br />
dei maligni, un autore <strong>di</strong> successo. Dopo la sua ‚conversione’ estetico-musicale fu proprio<br />
lei a incoraggiare la realizzazione del romanzo su Ver<strong>di</strong> che in breve tempo <strong>di</strong>ventò<br />
un best-seller e il primo grande successo del futuro autore de I quaranta giorni del Mussa<br />
Dagh.<br />
La de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Werfel al Maestro italiano e il desiderio, avvertito come una profonda<br />
vocazione, <strong>di</strong> fare da me<strong>di</strong>atore tra l’opera <strong>di</strong> quest’ultimo e il pubblico tedesco, non si<br />
manifestò tuttavia unicamente nel romanzo. Traducendo i libretti <strong>di</strong> La forza del destino,<br />
Simon Boccanegra e Don Carlos, Werfel contribuì in modo concreto alla messa in scena<br />
delle opere ver<strong>di</strong>ane nei paesi <strong>di</strong> lingua tedesca. Ciò vale in particolare per La forza del<br />
destino che, nella nuova traduzione, venne accolta con generale entusiasmo nel 1926<br />
all’Opera <strong>di</strong> Dresda.<br />
L’impressionante ‚progetto Ver<strong>di</strong>’ <strong>di</strong> Werfel venne quin<strong>di</strong> completato da una serie <strong>di</strong><br />
saggi sul compositore e le sue opere nonché dall’e<strong>di</strong>zione del suo carteggio che nel<br />
1942 apparve anche negli Stati Uniti in una versione ampliata.<br />
Il compito a cui mi de<strong>di</strong>co ormai da un decennio – scrive Werfel nel 1932 –, la riscoperta<br />
delle opere <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, è per me un grande sacrificio, poiché gli de<strong>di</strong>co gran parte del<br />
mio tempo. Ma voglio assumermelo poiché in questi tristi tempi ritengo l’arricchimento<br />
del mondo attraverso l’inesauribile forza della musica del Maestro italiano una fonte <strong>di</strong><br />
gioia e fortuna.<br />
L’opera che più ha contribuito a <strong>di</strong>ffondere la conoscenza <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> presso il grande pubblico<br />
nei paesi <strong>di</strong> lingua tedesca è senz’altro il romanzo del 1924. Vi si narra <strong>di</strong> una visita<br />
fittizia del Maestro a Venezia nel 1883 coincidente con la morte del grande rivale<br />
Richard Wagner, avvenuta nella città lagunare nel febbraio <strong>di</strong> quell’anno. Al <strong>di</strong> là della<br />
<strong>di</strong>cotomia tipica per l’estetica musicale dell’800, e riassumibile nella formula ‚sensualismo<br />
71
72<br />
italiano’ e‚ idealismo tedesco’ all’interno della quale la polarizzazione Ver<strong>di</strong> – Wagner si<br />
inscrive, il romanzo mette in risalto i nessi dell’arte ver<strong>di</strong>ana con il contesto storico-politico.<br />
È soprattutto attraverso il personaggio del Senatore, un allievo <strong>di</strong> Mazzini e, manco<br />
a <strong>di</strong>rlo, un avversario acerrimo dell’arte wagneriana, che Werfel sottolinea la rilevanza<br />
politica della musica <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> per il Risorgimento. Le fasi della sua vita, anzi, coincidono<br />
con quelle del Risorgimento medesimo:<br />
Aveva preso parte attiva a tutte le fasi della rivoluzione, dal ’35 in poi, cioè da quando<br />
aveva 23 anni. […] A lato <strong>di</strong> Mazzini e <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> si batté alle porte <strong>di</strong> Roma liberata,<br />
contro il generale pontificio Ou<strong>di</strong>not, che aveva il compito <strong>di</strong> ricondurre in Laterano Pio<br />
IX, fuggito vilmente a Gaeta. I brevi giorni dell’ebbrezza della Repubblica romana furono<br />
per lui il più bel periodo della vita. Più tar<strong>di</strong> fu uno dei pochi che <strong>di</strong>visero volontariamente<br />
l’esilio inglese col grande patriota filosofico.<br />
Quantunque il Senatore non apparisse nelle file della Giovine Italia […], egli fu l’amico<br />
intimo dei gran<strong>di</strong> e, più ancora, uomo <strong>di</strong> consiglio, <strong>di</strong> cui si faceva malvolentieri a meno<br />
nei raduni dei cospiratori.<br />
Spiritualmente vicino al più celebre portatore italiano <strong>di</strong> idee nella letteratura tedesca,<br />
l’in<strong>di</strong>menticabile Settembrini nella Montagna magica <strong>di</strong> Thomas Mann – pubblicata nello<br />
stesso anno del romanzo <strong>di</strong> Werfel –, il Senatore è il portavoce dell’estetica liberatrice<br />
che l’autore austriaco vede espressa nell’opera ver<strong>di</strong>ana. Come egli spiega in un appassionato<br />
<strong>di</strong>scorso sulla potenza della musica del Maestro davanti alle più alte cariche della<br />
città <strong>di</strong> Venezia, è soprattutto l’elemento del coro che più <strong>di</strong> ogni altro esprime lo spirito<br />
del Risorgimento.<br />
«E i cori? Essi sono la sua cosa più gran<strong>di</strong>osa!! I cori delle prime opere sono dei pro<strong>di</strong>gi<br />
straor<strong>di</strong>nari. Unico nel suo tempo egli ha sentito la massa, e così ha scritto i suoi cori portentosi!<br />
Perché egli non è Uno, egli è Tutti. Questa è la chiave dell’arte!<br />
Questi cori!! Io so che ad agire in essi non è […] lo spirito facile, canzonettistico, ma è la<br />
purezza e virtù dell’uomo a scatenare tutti gli effetti positivi. La moderna teoria artistica<br />
tende a complicare il banale, affinché non si intuisca. Invece il nostro Maestro ha semplificato<br />
le cose più possenti e complicate. Egli è l’ultimo artista del popolo, dell’umanità,<br />
un meraviglioso anacronismo <strong>di</strong> questo secolo».<br />
Il credo estetico del Senatore introduce nel romanzo alcuni elementi <strong>di</strong> fondo non casuali:<br />
nel 1836 Giuseppe Mazzini aveva scritto un saggio teorico-musicale cruciale per la<br />
ricollocazione storico-politica della musica italiana nell’800, la Filosofia della musica, e la<br />
finzione del romanzo – a testimonianza dell’approfon<strong>di</strong>to stu<strong>di</strong>o delle fonti da parte <strong>di</strong><br />
Werfel – vuole che il Senatore abbia collaborato alla stesura <strong>di</strong> tale saggio.<br />
Per Mazzini la musica italiana coeva è ancora troppo legata a un ideale classicista che<br />
deve essere abbandonato per avvicinarsi realmente alla realtà storica. È necessario superare<br />
l’epoca segnata da Rossini e guardare a una musica del futuro che assolva a un’esplicita<br />
funzione sociale e civilizzatrice. Mazzini auspica l’arrivo <strong>di</strong> un genio in grado <strong>di</strong> conferire<br />
alla musica questa missione educativa e morale, basandosi soprattutto sull’elemento<br />
storico. E anche lui insiste sull’importanza del coro.
Se non rispingete il concetto <strong>di</strong> una pittura, d’una letteratura sociale, perché v’arretrate<br />
davanti all’idea d’una musica sociale? La sintesi d’un epoca s’esprime in tutte l’arti dell’epoca,<br />
e le domina nel suo spirito tutte – e la musica sintetica e religiosa sovra tutte per<br />
natura inseparabile, propria; la musica che incomincia là dove s’arresta la poesia […]; la<br />
musica ch’è l’algebra dell’anima onde vive l’umanità, si rimarrà sola inaccessa alla sintesi<br />
europea, straniera all’epoca, fiore svelto dalla corona che l’universo elabora al suo fattore?<br />
E sulla terra <strong>di</strong> Porpora e Pergolesi, sulla terra che ha dato Martini all’armonia,<br />
Rossini alla melo<strong>di</strong>a, <strong>di</strong>spereremo che un genio sorga, il quale affratelli in sé le due scuole,<br />
e interpreti, purificandolo, in note il pensiero <strong>di</strong> che il secolo XIX è iniziatori agl’ingegni?<br />
Quel genio sorgerà. […] Oggi urge un’emancipazione da Rossini, e dall’epoca musicale<br />
ch’ei rappresenta. Urge convincersi ch’ei ha conchiusa, non incominciata una scuola […].<br />
Urge convincersi che […] la musica ha bisogno <strong>di</strong> spiritualizzarsi – che a levarla potente,<br />
è necessario riconsecrarla con una missione […]: in altri termini, farla sociale, immedesimarla<br />
col moto progressivo dell’universo.<br />
[…] <strong>di</strong>cendo ch’urge in oggi l’emanciparsi da Rossini e dalla scuola ch’egli ha riassunta,<br />
guardo unicamente […] al predominio esclusivo della melo<strong>di</strong>a, all’esclusiva rappresentanza<br />
della in<strong>di</strong>vidualità che la informa, che la rende frazionaria, ineguale, sconnessa […].<br />
E guardo al <strong>di</strong>vorzio che s’è consumato per quella scuola tra la musica e l’andamento<br />
della società […].<br />
[…]<br />
[…] l’elemento storico, non che sorgente nuova e sempre varia d’ispirazioni musicali,<br />
dev’essere base essenziale ad ogni tentativo <strong>di</strong> ricostruzione drammatica; certo, se il<br />
dramma musicale deve armonizzarsi col moto della civiltà, e seguirne o aprirne le vie, ed<br />
esercitare una funzione sociale, deve anzi tutto riflettere in sé l’epoche storiche ch’ei s’assume<br />
descrivere […]. […] mentre in questi ultimi tempi, le lettere hanno progre<strong>di</strong>to d’un<br />
passo, […] il dramma musicale si giace ancora nel falso ideale dei classicisti […] e […] i<br />
compositori <strong>di</strong> musica non sanno […] se non quanto spetta <strong>di</strong>rettamente all’arte d’appiccare<br />
una melo<strong>di</strong>a a un pensiero determinato.<br />
[…]<br />
E perché – se il dramma musicale ha da camminar parallelo allo sviluppo degli elementi<br />
invadenti regressivamente la società – perché il coro, che nel dramma greco rappresentava<br />
l’unità d’impressione e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>cio morale, […] non otterebbe nel dramma musicale<br />
moderno più ampio sviluppo, e non s’innalzerebbe dalla sfera secondaria passiva che gli<br />
è in oggi assegnata, alla rappresentanza solenne ed intera dell’elemento popolare? […]<br />
perché il coro, in<strong>di</strong>vidualità collettiva, non otterebbe, come il popolo <strong>di</strong> ch’esso è interprete<br />
nato, vita propria, in<strong>di</strong>pendente, spontanea? […] Perché [al genio] sarebbe <strong>di</strong>fficile<br />
[…] risalire all’accordo generale, unendo dapprima due voci, poi tre, poi quattro, e via<br />
così in una serie d’intonazioni ascendenti […]? O perché non balzerebbe a un tratto dall’uno<br />
al tutto ogni qualvolta il consenso emerge rapido, onnipotente […] da una ispirazione,<br />
da un ricordo <strong>di</strong> gloria, da una memoria d’oltraggio, o da un oltraggio presente?<br />
[…]<br />
[…] io parlo d’un tempo […] in cui il dramma musicale spanderà sopra una gente, non<br />
materialista, né svogliata, né frivola, ma rigenerata dalla coscienza d’un vero che dee<br />
conquistarsi, un alto insegnamento morale […].<br />
73
Nadar (Félix Tournachon). Giuseppe Ver<strong>di</strong> fotografato a Parigi nel 1866-67
[…] i giovani artisti s’innalzino collo stu<strong>di</strong>o de’ canti nazionali, delle storie patrie […].<br />
Adorino l’arte prefiggendole un alto intento sociale, ponendola a sacerdote <strong>di</strong> morale<br />
rigenerazione […].<br />
In Italia il romanzo su Ver<strong>di</strong>, tradotto nel 1929, viene accolto con grande interesse soprattutto<br />
dall’ambiente musicale, come testimonia una recensione apparsa sulla Rassegna<br />
musicale subito dopo la pubblicazione. Nella patria <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> si apprezza in particolare il<br />
modo in cui l’autore austriaco, mostrandosi conoscitore profondo del contesto storico<br />
risorgimentale, descrive il Maestro come rappresentante del suo tempo.<br />
Questo Ver<strong>di</strong> che il Werfel così umanamente fa vivo <strong>di</strong> affetti, egli lo delinea anche nella<br />
sua anima storica <strong>di</strong> italiano vissuto fra l’età del Risorgimento, l’età degli entusiasmi belli ed<br />
eroici, e l’età realistica che seguì. Siamo grati al Werfel della bella <strong>di</strong>fesa della ‚generazione<br />
del ’48’ contro quella ch’egli chiama la generazione del ‚romanticismo’. Vale la pena <strong>di</strong><br />
rileggere questa pagina che è come la chiave <strong>di</strong> volta della visione storica <strong>di</strong> Werfel:<br />
A nessuna generazione storica si fa ai nostri giorni tanto torto, quanto a quella dei nostri<br />
nonni, nati nel primo e secondo decennio del secolo scorso. Il loro puro concetto <strong>di</strong> libertà,<br />
la loro semplicità morale, la loro sana combattività e temerarietà, la loro tendenza<br />
all’autonomia dei singoli e del tutto; viene buttato a terra con l’epiteto politicamente<br />
spregiativo <strong>di</strong> ‚liberalismo’. […]’<br />
Nell’età del Risorgimento, Ver<strong>di</strong> era stata la voce cantante e animosa degli entusiasmi: il<br />
popolo aveva sentito nel suo canto il proprio canto, aveva fatto del suo nome la cifra<br />
delle sue speranze, aveva sentito in lui il suo ardore dell’impeto verso l’eroico.<br />
Nel romanzo, La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> non viene espressamente evocata. Ma Werfel, interessato<br />
così profondamente alla storia d’Italia dell’800 e all’arte <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, non poteva trascurare<br />
un’opera legata da tanti fili al proprio tempo. È per questo che lo scrittore praghese<br />
le de<strong>di</strong>ca ampio spazio nei suoi saggi ver<strong>di</strong>ani, esaltandone il significato storico e<br />
politico e contribuendo così, ancora una volta, a una comprensione più profonda e completa<br />
del Maestro italiano da parte della cultura tedesca.<br />
“La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>” è il coronamento dello stile operistico eroico-politico che<br />
caratterizza gli anni giovanili <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Nella storia dell’arte a nessun altro che a Ver<strong>di</strong> è<br />
riuscito <strong>di</strong> fare propaganda politica sonora grazie a un travolgente entusiasmo, e rimanere<br />
tuttavia, così facendo, un artista. La musica del Maestro gioca un ruolo significativo per<br />
la rivoluzione italiana. Questo è tra l’altro una prova del fatto che solo l’arte buona è<br />
anche una buona propaganda e che anche le espressioni più appassionate <strong>di</strong> intellettuali<br />
che praticano l’arte suscitano nient’altro che la nostra noia.<br />
‚La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>’ è la grande opera politica <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Nemmeno ‚Aida’ supera il<br />
travolgente andamento delle sue melo<strong>di</strong>e e nessun finale scritto dal Maestro supera la<br />
fine del terzo atto nella sua sinteticità improntata alla follia. Il contrasto consapevole e<br />
puro <strong>di</strong> quest’opera ‚collettivistica’ è rappresentato da ‘Luisa Miller’, il primo tentativo <strong>di</strong><br />
Ver<strong>di</strong> sul campo del tragico intimo. Che ampiezza d’animo doveva avere l’uomo che nell’arco<br />
<strong>di</strong> pochi mesi ha saputo rappresentare due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> sentire così <strong>di</strong>versi!<br />
75
76<br />
Ma a proposito de La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> Werfel non si limita nei suoi saggi a considerazioni<br />
<strong>di</strong> carattere estetico-musicale. Racconta anche <strong>di</strong> un evento verificatosi durante la<br />
prima dell’opera al Teatro Argentina nel gennaio 1849 che, a suo modo <strong>di</strong> vedere, <strong>di</strong>mostrerebbe<br />
l’efficacia della musica <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> come istigatrice all’azione.<br />
Tra il 1820 e il 1870 la nazione italiana vive il momento della propria rivoluzione, rinascita<br />
e unificazione. Si tratta <strong>di</strong> una rivolta culturale e politica <strong>di</strong> grande portata contro la<br />
tirannia e l’oppressione <strong>di</strong> regnanti e meto<strong>di</strong> stranieri. Il Risorgimento è una rivoluzione<br />
nazionale, ma affatto una rivoluzione nazionalistica in senso moderno. A favore <strong>di</strong> questo<br />
garantiscono i fondatori spirituali <strong>di</strong> questo movimento. Gioberti è un universalista cristiano,<br />
Mazzini un universalista democratico e sociale. È l’epoca in cui per la prima volta<br />
risuonano i ruvi<strong>di</strong> cori, le furiose cabalette e gli stretti delle opere ver<strong>di</strong>ane e incen<strong>di</strong>ano<br />
i temperamenti focosi. Già negli anni ’40 Giuseppe Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong>venta una sorta <strong>di</strong> incarnazione<br />
dell’animo popolare italiano. […]<br />
Durante la prima de ‘La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>’ si verificò un fatto che getta una vivida luce<br />
sulla forza incitatrice che la musica <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> nel 1848 suscitava nel popolo italiano. Una<br />
delle scene più efficaci dell’opera rappresenta l’eroe arrestato dal suo stesso amico per<br />
ven<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong> un presunto adulterio e per impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> avere l’onore <strong>di</strong> partecipare alla<br />
lotta dei cavalieri italiani contro gli oppressori barbari <strong>di</strong> Barbarossa. Luogo dell’azione è<br />
la stanza chiusa <strong>di</strong> un castello sulle rive del Po. La musica descrive con colori vivacissimi<br />
il canto degli italiani in marcia verso la battaglia, e in contrasto a ciò la <strong>di</strong>sperazione del<br />
patriota condannato all’onta <strong>di</strong> non poter prendere parte alla lotta contro l’arroganza e<br />
la superbia. Questo contrasto sonoro, arricchito anche dal mormorare del fiume, rappresenta<br />
uno dei brani musicali più entusiasmanti che Ver<strong>di</strong> abbia mai scritto. Alla fine della<br />
scena l’eroe, non avendo altra via d’uscita, con un gran<strong>di</strong>oso grido <strong>di</strong> trionfo si butta dalla<br />
finestra giù nel fiume per salvare con questo salto pericoloso ma liberatorio il proprio<br />
onore. – Esattamente in quel momento un sergente della cavalleria fece, sulla galleria del<br />
Teatro, la stessa cosa del tenore sul palcoscenico. Avendo perso la testa a causa del ritmo<br />
travolgente della musica, si strappò la giacca dell’uniforme <strong>di</strong> dosso e saltò dalla galleria<br />
giù in platea, e così facendo, sorprendentemente, non si ruppe l’osso del collo, né ferì<br />
qualcun altro del pubblico. Credo <strong>di</strong> poter sostenere che in tutta la storia della musica<br />
non esiste un esempio paragonabile a un simile ‘effetto miccia’.<br />
Stando a una notizia riportata dal giornale della sera Pallade in data 5 febbraio 1849<br />
sotto il titolo “Scompiglio teatrale”, un fatto un po’ eccentrico al Teatro Argentina si verificò<br />
effettivamente, sebbene non in occasione della prima:<br />
Come ciascuno sa, al Teatro Argentina la ‘<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>’ desta ogni sera maggior<br />
fanatismo e che <strong>di</strong> quest’opera si vogliono replicati continuamente un duetto e l’intero<br />
atto quarto. Ieri sera, mentre da una parte rimbombavano applausi e, secondo il consueto,<br />
se ne domandava la replica, un energumeno esce fuori da un palchetto al quint’or<strong>di</strong>ne<br />
con urli da indemoniato ‘Bis! Bis! fuori le ban<strong>di</strong>ere!’ e simili altre grida. Nel mentre che<br />
si stava alzando il sipario questo in<strong>di</strong>viduo (era un ufficiale) si slaccia urlando lo squadrone<br />
e lo getta sul proscenio. Il fanatico seguita a strillare e <strong>di</strong>etro lo squadrone getta giù<br />
una daga che rimane infissa sul palco, poi un cappotto, poi si strappa le spalline, e giù<br />
in pezzi anche quelle: cresce intanto il tumulto. L’indemoniato prende una se<strong>di</strong>a e giù,
poi un’altra, poi tutte quelle che stavano sul palco e le fa volare tutte sul proscenio. I carabinieri<br />
accorrono e lo arrestano, per quanto si <strong>di</strong>ce, nel mentre egli stesso, non trovando<br />
altro oggetto da gettare, si <strong>di</strong>sponeva a fare un capitombolo dal palchetto sul palcoscenico.<br />
V’immaginerete subito quale fosse la malattia <strong>di</strong> codesto militare. Il Maestro dei<br />
balli […] allorché vide le prodezze <strong>di</strong> questo ‘baccante’, siccome sta per porre in scena ‘I<br />
Baccanali’, lo credette un suo adepto e incominciò a gridare: ‘non si tira! non si tira: il<br />
ballo non è così!’ La platea si accorse che quel seguace <strong>di</strong> Marte aveva conversato troppo<br />
con Bacco, si calmò e tornò all’or<strong>di</strong>ne.<br />
Ciò che la cronaca, nella sua prosaicità, ci racconta come un incidente dovuto semplicemente<br />
a un consumo <strong>di</strong> alcool troppo elevato, il poeta Werfel, venuto a conoscenza dell’accaduto<br />
grazie alla biografia <strong>di</strong> Gino Monal<strong>di</strong>, lo traspone in letteratura, attraverso un<br />
processo <strong>di</strong> trasfigurazione e nobilitazione, per esaltare ancora una volta Ver<strong>di</strong> e la potenza<br />
della sua musica.<br />
Elisabeth Galvan<br />
77
GARIBALDI NELLA LETTERATURA<br />
TRA MITO E MEMORIA DELL’EROE<br />
Appena una manciata <strong>di</strong> giorni, da quel 27 gennaio 1849 della prima all’Argentina della<br />
<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> al 9 febbraio che inaugurava l’effimera avventura della Repubblica<br />
romana <strong>di</strong> Mazzini e Garibal<strong>di</strong>. Tanto da legare in<strong>di</strong>ssolubilmente l’opera <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> a quei<br />
traumatici eventi, inverando l’implicito pathos patriottico dell’opera ver<strong>di</strong>ana e al tempo<br />
stesso promuovendo quella sfortunata avventura al rango d’un sontuoso e cupo melodramma.<br />
La stessa palpitante accoglienza del pubblico a quella prima fece registrare, com’è noto,<br />
trambusti simili a quelli che un secolo più tar<strong>di</strong> il Visconti <strong>di</strong> Senso inscenerà alla Fenice<br />
(ma quella volta sarà Il Trovatore a scatenare fremiti insurrezionali), e chiaramente preludeva<br />
all’incombente sussulto repubblicano; e sulla scena il gesto <strong>di</strong>sperato <strong>di</strong> Arrigo, e<br />
la sua rocambolesca doppia morte da imperfetto suicida e da milite della Compagnia<br />
proprio alla Morte intitolata, sembrano del pari preludere alla sfortunata impresa mazziniana<br />
e al sacrificio <strong>di</strong> Mameli e <strong>di</strong> tanti suoi sodali.<br />
All’insegna della Morte, peraltro, è nato il nostro Risorgimento, che non a caso ruba al<br />
linguaggio della fede e della liturgia il suo nome, come ad alludere a una vera e propria<br />
resurrezione dal sepolcro: già, proprio da quei “sepocri” il cui culto Foscolo aveva posto<br />
al centro del suo vangelo laico, da quelle “tombe” da cui nel canto dei garibal<strong>di</strong>ni “si<br />
levano i morti” e risorgono i martiri. E all’accentuazione in chiave malinconica, per non<br />
<strong>di</strong>re funebre, della figura dell’eroe classico, nonché alla sua trepidante femminilizzazione,<br />
l’una e l’altra estranee all’epica tra<strong>di</strong>zionale e ai suoi campioni, molto contribuirono le<br />
romanze e le cabalette del melodramma, <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> in primo luogo.<br />
Can<strong>di</strong><strong>di</strong> e avventati, gli eroi che il nostro Risorgimento consegnò, perciò, alla letteratura;<br />
o meglio che la letteratura trasfigurò in eteree e cantabili epifanie. Ma eroi: e se fu scritto<br />
che fortunato è quel paese che non ha bisogno <strong>di</strong> eroi, è pur vero che non v’è paese<br />
che non ne abbia dannatamente bisogno. Eppure il nostro, che più <strong>di</strong> tutti ne beneficiò,<br />
<strong>di</strong> quelle icone e <strong>di</strong> quei miti pare ormai l’unico immemore o ad<strong>di</strong>rittura sdegnoso: e in<br />
primo luogo <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, che svettò allora vittorioso e malinconicamente svetta ancora<br />
sul Gianicolo. L’Italietta dei revisionismi e delle piccole patrie sembra non veder l’ora <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sfarsi, come d’un peso insostenibile per la sua fragile identità e la sua beata ignoranza,<br />
della memoria <strong>di</strong> colui che Aleksàndr Herzen aveva definito «l’unica grande personalità<br />
popolare del nostro secolo» e «il monarca senza corona dei popoli, la loro speranza, la<br />
loro viva leggenda, il loro santo, e ciò dall’Ucraina e dalla Serbia all’Andalusia e alla<br />
Scozia, dall’America del Sud agli Stati Uniti». E <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfarsi, sbarazzandosi <strong>di</strong> quel mito<br />
ingombrante, della memoria stessa delle due sole occasioni <strong>di</strong> rinnovamento civile – il<br />
Risorgimento e la Resistenza – che l’avrebbero obbligata a più impegnativi profili, vocazioni,<br />
destini. Occasioni entrambe <strong>di</strong> rottura, <strong>di</strong> conflitto, così come <strong>di</strong>rompente e conflittuale<br />
è il mito <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, che oggi come ieri <strong>di</strong>vide; ma è proprio su una memoria <strong>di</strong>visa,<br />
contrastata, plurale che si reggono l’identità e le sorti delle nazioni civili.<br />
Di quella memoria <strong>di</strong>visa è garante la letteratura, che crea i miti perché ne avverte la<br />
necessità e perché è suo compito trasfigurare la cronaca per cavarne “simboli per l’umana<br />
liberazione”, ma al tempo stesso li sfata assolvendo la sua altrettanto necessaria fun-<br />
79
80<br />
zione demistificatrice, smascherando le sue stesse finzioni e le altrui imposture. E sulla<br />
nostra letteratura post-unitaria, così come sul romanzo francese dell’Ottocento e sui suoi<br />
ambiziosi e sfortunati protagonisti si allunga l’ombra gigantesca <strong>di</strong> Napoleone, incombe<br />
l’archetipo-Garibal<strong>di</strong>, con l’evidenza <strong>di</strong> un monumento equestre e con l’urgenza <strong>di</strong> un<br />
problema irrisolto.<br />
E tuttavia, al contrario che nella ricezione popolare, ingenua e beatificante, fin nei testi<br />
canonici della memorialistica garibal<strong>di</strong>na non è una sbia<strong>di</strong>ta icona o un santino stereotipato<br />
a venirci incontro: la produzione letteraria dei reduci della Repubblica romana o dell’impresa<br />
dei Mille, dell’Aspromonte o <strong>di</strong> Mentana, fu tutt’altro che e<strong>di</strong>ficante e mitografica,<br />
anzi fu sventatamente scapigliata o ad<strong>di</strong>rittura picaresca, amaramente elegiaca o<br />
aspramente <strong>di</strong>sincantata, quasi sempre scritta a <strong>di</strong>stanza dall’evanescente icona <strong>di</strong> quel<br />
capo <strong>di</strong> cui non declama se non <strong>di</strong> rado l’agiografia.<br />
Nei loro resoconti quegli ex-combattenti sembrano ad<strong>di</strong>rittura affetti da una sindrome<br />
che potremmo definire “<strong>di</strong> Stendhal”, se si pone mente allo spaesamento <strong>di</strong> Fabrizio del<br />
Dongo che, <strong>di</strong>sperso nel furore della mischia a Waterloo, della battaglia non può che percepire<br />
solo frammenti isolati e insensati, incomprensibili moti e brandelli <strong>di</strong> orrore.<br />
Dimore abbattute, campi devastati, corpi carbonizzati: il teatro della guerra sgomenta<br />
questi soldati-letterati così come li turbano la brutalità e l’inaffidabilità delle bande conta<strong>di</strong>ne<br />
che in Sicilia si accodano ai Mille. Su queste «scorie» della rivoluzione s’intrattiene<br />
pure Nino Costa, reduce della Repubblica romana; e i toni più aspri li raggiunge<br />
Ippolito Nievo nel suo Diario e nel suo Resoconto redatti nel cuore <strong>di</strong> tenebra d’una<br />
Sicilia come Africa, «topaia saracena», già allora sciascianamente “irre<strong>di</strong>mibile”.<br />
Insomma, il mito – se mai fu tale – ben presto si <strong>di</strong>ssolve; e sembra ridursi alla «bell’arte<br />
<strong>di</strong> ammazzare l’amato prossimo», come scrive ne I mille Giuseppe Ban<strong>di</strong>. E tuttavia, in<br />
Ban<strong>di</strong> come negli altri, tanto lo strazio della guerra cercato e poi subìto quanto la delusione<br />
per gli esiti trasformistici <strong>di</strong> tanto patimento sembrano passare al filtro <strong>di</strong> un umorismo<br />
sterniano o <strong>di</strong> un’euforia goliar<strong>di</strong>ca, <strong>di</strong> un capriccio bohémien o <strong>di</strong> una picaresca<br />
sventatezza. Ma quando questa letteratura non assume ad<strong>di</strong>rittura il piglio salottiero <strong>di</strong><br />
un garibal<strong>di</strong>nismo pour les dames, è piuttosto a un racconto <strong>di</strong> fondazione che fa pensare,<br />
a un patrimonio <strong>di</strong> memorie e valori, gran<strong>di</strong> speranze e dolorosi riscontri esemplarmente<br />
incarnato negli scritti <strong>di</strong> Alberto Mario e <strong>di</strong> Giuseppe Cesare Abba, nelle <strong>di</strong>verse<br />
modalità <strong>di</strong> un’adulta narrazione romanzesca e <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>do afflato poetico.<br />
È del primo La camicia rossa, autentico e moderno romanzo: e si noti, per esserne persuasi,<br />
quell’incastro degli eventi come tessere d’un mosaico <strong>di</strong>suguale, come note d’una<br />
rapso<strong>di</strong>a <strong>di</strong>ssonante, allo stesso modo in cui nella vita reale solo a stento si concatenano<br />
gli acca<strong>di</strong>menti e spesso al momento sbagliato si presentano i personaggi, e come questi<br />
protagonisti in camicia rossa non fanno in tempo ad assistere a ciò che altri e non loro<br />
hanno visto, e perciò collezionano atti mancati, che generano vuoti narrativi. Si noti,<br />
ancora, la splen<strong>di</strong>da sequenza notturna dello sbarco in Calabria, poi la marcia alla cieca<br />
tra i monti: lo spaesamento e la vertigine provati da quel commando sono il “doppio”<br />
oscuro dell’impresa garibal<strong>di</strong>na, il dark side dell’epos solare, il controcampo rispetto alla<br />
visione dall’alto del narratore onniveggente, e sprigionano atmosfere al limite dell’onirico.<br />
E ancora si vedano la descrizione goyesca d’un meri<strong>di</strong>one d’imbrogli e faide, <strong>di</strong> questue<br />
e imban<strong>di</strong>gioni, e infine lo sconfortato bilancio <strong>di</strong> Teano: «L’ultimo canto del poema<br />
epico era finito. Seguiva la prosa degli errata corrige, del privilegio dell’e<strong>di</strong>zione e del<br />
permesso dei superiori».
Il triste epilogo <strong>di</strong> Teano conclude pure la narrazione <strong>di</strong> Abba. Sia detto tra parentesi: Da<br />
Quarto al Volturno ha costituito, assieme a Le mie prigioni <strong>di</strong> Pellico e al Cuore <strong>di</strong> De<br />
Amicis, il lascito della nobile retorica risorgimentale e post-unitaria alle scuole elementari<br />
e me<strong>di</strong>e che ci hanno formato, quando ancora potevamo estrarre dal polveroso involucro<br />
<strong>di</strong> quell’enfasi valori autentici oggi colpevolmente <strong>di</strong>sertati: prima, dunque, che la<br />
vertigine omologatrice della modernizzazione cancellasse identità e memorie. Ma qui<br />
conta piuttosto sottolineare che quella operata da Abba – che fin dall’inizio si presenta<br />
come un modesto, fervente gregario – non è altro che un’altrettanto umile <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />
quadri o meglio <strong>di</strong> icone in brevi lasse narrative, in rapi<strong>di</strong> scorci che sembrano exempla,<br />
redatti con l’elementare assennatezza e la purezza espressiva dei Fioretti francescani.<br />
Ma quel senso irreparabile d’uno scacco epocale, d’una impresa fatalmente votata alla<br />
morte, l’avevano impresso ab initio sull’immaginario <strong>di</strong> quei pro<strong>di</strong> i vati romantici d’un<br />
Risorgimento ancora a venire e gli artefici, Ver<strong>di</strong> in testa, della grande stagione del melodramma,<br />
consegnandoci l’immagine d’una patria-utopia forse compiutamente irrealizzabile<br />
ma ubiquamente viva nelle afflitte speranze dei patrioti. Perché, come cantava Ver<strong>di</strong>,<br />
“dall’Alpi a Sicilia / dovunque è <strong>Legnano</strong>”; e come <strong>di</strong>rà Garibal<strong>di</strong> abbandonando Roma<br />
nel ’49, “dovunque saremo, colà sarà Roma”.<br />
Antonio Di Grado<br />
81
GARIBALDI, MAZZINI NEL 1849<br />
E "DA LONTANO" CAVOUR<br />
“Roma! / Roma era sempre. E la cercò sognando / col passo ondante come su la tolda,/<br />
con gli occhi aperti come dalla coffa; / e bevve l’acqua delle sue fontane, / e mangiò il<br />
pane sulle sue rovine”. 1 Questi versi poco conosciuti (o, quanto meno, poco frequentati)<br />
<strong>di</strong> Giovanni Pascoli, che ricordano l’arrivo e la permanenza a Roma <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> giovinetto,<br />
quando vi giunse con l’imbarcazione del padre nel 1825, bene ci introducono nello<br />
straor<strong>di</strong>nario rapporto che legò per tutta la vita il Nizzardo con la città eterna. Di quel<br />
primo sconvolgente approccio il giovane marinaio conserverà perenne ricordo, come si<br />
legge nelle sue Memorie, iniziate a scrivere proprio subito dopo l’allontanamento dalla<br />
città eterna in seguito al vittorioso asse<strong>di</strong>o francese del 1849. “Roma! E… Roma... non<br />
dovea sembrarmi se no la capitale <strong>di</strong> un mondo! […] La capitale <strong>di</strong> un mondo, dalle sue<br />
ruine, sublimi, immense, ove si ritrovano affastellte le reliquie <strong>di</strong> ciò ch’ebbe <strong>di</strong> più grande<br />
il passato! [...] La Roma, ch’io scorgevo nel mio giovanile inten<strong>di</strong>mento, era la Roma<br />
dell’avvenire, […] dell’idea rigeneratrice d’un gran popolo! Idea dominatrice, <strong>di</strong> quanto<br />
potevano ispirarmi il presente ed il passato, siccome dell’intiera mia vita!”. Ma subito<br />
dopo, accavallando i ricor<strong>di</strong> giovanili a quelli, più amari e tempestosi, degli anni a venire,<br />
aggiungeva: “Anziché scemarsi, il mio amore per Roma s’ingagliardì colla lontananza<br />
e coll’esiglio […] Roma! per me è l’Italia […] è il simbolo dell’Italia una, sotto qualunque<br />
forma voi la vogliate”. 2<br />
Ma il Garibal<strong>di</strong> del 1849, che combatte strenuamente per la <strong>di</strong>fesa della città, non è da<br />
meno da quello dei ricor<strong>di</strong> e nei suoi scritti <strong>di</strong> quel periodo i suoi toni non si <strong>di</strong>scostano<br />
molto da quelli appena ricordati. “Roma – scrive alla moglie Anita appena conclusa la<br />
battaglia del 30 aprile – è stata e sarà degna delle antiche sue glorie”. 3 “La sorte, l’avvenire<br />
– si rivolge ai “Militi repubblicani” l’11 giugno – ha fidato l’onore, la sorte dell’Italia<br />
a voi. Da venti secoli! Missione più bella non è toccata ad italiano, e noi adempiremo la<br />
sublime missione […] I Galli non avranno il Gianicolo più favorevole del Campidoglio”. 4<br />
E, ancora, scrive ai Trasteverini il 19 giugno “Noi vinceremo! Poiché come gli antichi abitatori<br />
del Gianicolo, siamo <strong>di</strong>sposti a pugnare”. 5<br />
Non <strong>di</strong>ssimile da quello dell’eroe dei due mon<strong>di</strong> era stato, il 5 marzo 1849, l’atteggiamento<br />
<strong>di</strong> Mazzini appena messo piede (ed era la prima volta) nella città ormai repubblicana.<br />
Ricorda il patriota genovese nelle Note autobiografiche: “Trasalii, varcando Porta<br />
del Popolo […] Roma era il sogno de’ miei giovani anni, l’idea madre nel concetto della<br />
mente, la religione dell’anima; e v’entrai, la sera, a pie<strong>di</strong>, sui primi <strong>di</strong> marzo, trepido e<br />
quasi adorando. Per me, Roma era – ed è tuttavia malgrado le vergogne dell’oggi – il<br />
1<br />
Giovanni Pascoli, Poesie, Milano, Mondadori, 1939, p. 604.<br />
2<br />
Giuseppe Garibal<strong>di</strong>, Le Memorie nella redazione definitiva del 1872, Bologna, Cappelli, 1932, pp. 23-24.<br />
3<br />
Giuseppe Garibal<strong>di</strong>, Epistolario, vol. II, a cura <strong>di</strong> Leopoldo Sandri, Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento<br />
italiano, 1978, p. 152.<br />
4<br />
Giuseppe Garibal<strong>di</strong>, Scritti e <strong>di</strong>scorsi politici e militari, vol. I, Bologna, Cappelli, 1934, p. 139.<br />
5 Ivi, p. 140.<br />
85
86<br />
Tempio dell’umanità; da Roma escirà quando che sia, la trasformazione religiosa che<br />
darà, per la terza volta, unità morale all’Europa”. 6 In Mazzini c’è forse meno indulgenza<br />
che in Garibal<strong>di</strong> per le vestigia del passato, c’è un afflato meno pronunciato verso l’emulazione<br />
<strong>di</strong> qualcosa non più riproponibile; maggiore appare in lui l’urgenza nei riguar<strong>di</strong><br />
della costruzione del nuovo, della realizzazione <strong>di</strong> un’Italia e un’Europa democratiche e<br />
repubblicane (questo del resto era il senso dell’attività del patriota genovese), ma alla fine<br />
le descrizioni dei due protagonisti del nostro Risorgimento non appaiono così <strong>di</strong>stanti.<br />
Ma c’è un terzo “grande”, in quegli anni, che si occupò, con la tenacia e il coraggio che<br />
lo contrad<strong>di</strong>stinguevano, della città eterna. Pur non trattandosi <strong>di</strong> un democratico, aveva<br />
ugualmente a cuore le sorti della città: Camillo Benso conte <strong>di</strong> Cavour. Ora della Roma<br />
<strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> e Mazzini, della Roma repubblicana del ’49, non vi è, né vi poteva essere,<br />
alcun riferimento nei famosi <strong>di</strong>scorsi che pronunciò nel 1861, il 25 e il 27 marzo alla<br />
Camera dei deputati e il 9 aprile al Senato, per <strong>di</strong>re una parola definitiva sulla ineluttabilità<br />
<strong>di</strong> Roma capitale del nuovo stato italiano. 7<br />
Ma le cose stanno davvero così? Davvero in quegli interventi parlamentari non aleggia il<br />
ricordo della Roma del 1849? Se non vi è alcun richiamo a quell’eccezionale evento, ve<br />
n’è però uno, che potremmo definire in<strong>di</strong>retto, certamente <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario interesse. Il<br />
primo <strong>di</strong>scorso pronunciato da Cavour alla Camera, quello del 25 marzo, come si sa, fu<br />
preceduto da un’interpellanza del deputato bolognese Rodolfo Au<strong>di</strong>not. 8 Uomo vicino<br />
allo statista piemontese, Au<strong>di</strong>not era stato a Roma nel 1849 e, al contrario dei suoi amici<br />
e compagni <strong>di</strong> partito Minghetti e Pasolini, aveva partecipato attivamente alla <strong>di</strong>fesa<br />
della città. Ora nella sua interpellanza del 25 marzo vi è un puntuale riferimento alla<br />
Repubblica romana del 1849. Possiamo davvero pensare che la cosa sia del tutto casuale?<br />
Possiamo davvero ritenere che le parole del deputato bolognese non siano in precedenza<br />
state concordate con Cavour in persona?<br />
È evidente che nel proclamare Roma capitale del nuovo Regno le vicende romane del<br />
‘49 non potevano rimanere del tutto sottaciute, anche perché l’evento era molto vicino<br />
nel tempo ed era ben presente nella memoria degli italiani. Esso andava dunque ricordato,<br />
sia pure nella chiave ritenuta più consona, vicina cioè ai principi e agli inten<strong>di</strong>menti<br />
professati dal Presidente del Consiglio. Ma non poteva essere Cavour a fare <strong>di</strong>rettamente<br />
quel richiamo: troppo aveva avversato la Repubblica quale esperimento strettamente<br />
legato alla parte democratica. Bisognava dunque escogitare una formula, trovare<br />
un espe<strong>di</strong>ente per parlarne, ma, fatto ancor più significativo, l’episo<strong>di</strong>o andava recuperato<br />
in modo da non lasciare ombre, tracce oscure nella storia della città che si voleva<br />
proclamare capitale d’Italia.<br />
Chi meglio <strong>di</strong> Au<strong>di</strong>not poteva adempiere a questo ruolo? Un moderato che nella<br />
Costituente romana aveva votato, insieme ad altri ventisei, contro la proclamazione della<br />
Repubblica? La lettura che nella ricordata interpellanza Au<strong>di</strong>not offre del ’49 romano non<br />
è certamente quella <strong>di</strong> un Mazzini o <strong>di</strong> un Garibal<strong>di</strong>, ma quella <strong>di</strong> un moderato che vede<br />
6<br />
Giuseppe Mazzini, Note autobiografiche, a cura <strong>di</strong> Mario Menghini, Firenze, Le Monnier, 1943, p. 305.<br />
7<br />
Essi si trovano riuniti nell’opuscolo I <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Cavour per Roma capitale, a cura <strong>di</strong> Pietro Scoppola, Roma,<br />
Istituto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> romani, 1971.<br />
8<br />
Cfr. Discussioni intorno all’interpellanza del deputato Au<strong>di</strong>not al Presidente del Consiglio dei ministri sulla<br />
Questione romana seguite alla Camera dei deputati italiana nelle sedute del 25, 26 e 27 marzo 1861, Torino,<br />
Ere<strong>di</strong> Botta, 1861.
in quella vicenda uno dei momenti più straor<strong>di</strong>nari, nei quali ebbe modo <strong>di</strong> manifestarsi<br />
la grande de<strong>di</strong>zione e lo spirito <strong>di</strong> sacrificio dei patrioti nella lotta per il raggiungimento<br />
dell’unità nazionale. Per Au<strong>di</strong>not a combattere contro i Francesi non vi furono né moderati,<br />
né democratici, ma Italiani pronti a morire per le sorti della patria.<br />
“E poiché, o signori – afferma testualmente – rimontando la storia sono salito all’epoca<br />
del 1849 in Roma, epoca che io ricordo con profonda emozione, e come Italiano per la<br />
parte che ho presa a quegli avvenimenti, mi sia permesso <strong>di</strong> raccontarne anche le virtù.<br />
Nel 1849 io vi<strong>di</strong> in Roma un fascio d’uomini non tutti appartenenti, come le tristi passioni<br />
<strong>di</strong> quel tempo affermarono, alla sola demagogia, ma fra essi molti uomini devoti ai<br />
principi d’or<strong>di</strong>ne, e alcuni devoti alla monarchia, non congiunti da programma comune,<br />
ma uniti unicamente fra loro dalla <strong>di</strong>sperazione e da una carità <strong>di</strong> patria infinita, combattere<br />
da un lato in guerra a morte l’Austria vincitrice, nemica eterna d’Italia; dall’altro combattere<br />
un fraterno dolorosissimo duello colla Francia repubblicana”. 9<br />
Dunque non soltanto a Roma la maggioranza dei combattenti non era costituita da pericolosi<br />
“demagoghi”, ma tutti i combattenti offrirono uno straor<strong>di</strong>nario spettacolo <strong>di</strong><br />
abnegazione per respingere le forze che si opponevano al conseguimento del programma<br />
nazionale italiano.<br />
“E vi<strong>di</strong> quel fascio <strong>di</strong> uomini lanciarsi scientemente, volontariamente, - continua Au<strong>di</strong>not<br />
- senza speranza <strong>di</strong> vittoria, senza conforto <strong>di</strong> lode e <strong>di</strong> compianto, lanciarsi, <strong>di</strong>co, nella<br />
voragine <strong>di</strong> Curzio, per mantenere integra la protesta contro lo straniero invasore, protesta<br />
che se non si fosse fatta allora, forse non potremmo sedere oggi qui. […] il 1849 ha<br />
compiuto per l’Italia due splen<strong>di</strong><strong>di</strong>ssimi, due fecon<strong>di</strong>ssimi sacrifici: la <strong>di</strong>fesa immacolata<br />
<strong>di</strong> Venezia, la forte e generosa <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Roma”. 10<br />
Se non ci fosse stato lo splen<strong>di</strong>do esempio <strong>di</strong> Roma, afferma dunque il moderato<br />
Au<strong>di</strong>not, unito a quello non meno esemplare <strong>di</strong> Venezia, forse né lui né i suoi colleghi si<br />
sarebbero trovati in quel momento seduti nel primo Parlamento italiano. Riconoscimento<br />
più alto sarebbe stato <strong>di</strong>fficile da formulare.<br />
Nella sua azione a tutto campo e nel giu<strong>di</strong>zio in qualche modo da lui ispirato o quanto<br />
meno con<strong>di</strong>viso, Cavour poteva così recuperare anche la Roma del ’49. E poteva a pieno<br />
titolo investire, senza tema <strong>di</strong> smentita, la città del ruolo <strong>di</strong> capitale d’Italia: “Ora, o signori,<br />
in Roma concorrono tutte le circostanze storiche, intellettuali, morali che devono<br />
determinare le con<strong>di</strong>zioni della capitale <strong>di</strong> un grande Stato. Roma è la sola città d’Italia<br />
che non abbia memorie esclusivamente municipali; tutta la storia <strong>di</strong> Roma dal tempo dei<br />
Cesari al giorno d’oggi è la storia <strong>di</strong> una città la cui importanza si estende infinitamente<br />
al <strong>di</strong> là del suo territorio, <strong>di</strong> una città, cioè, destinata ad essere la capitale <strong>di</strong> un grande<br />
Stato”. 11<br />
9<br />
Ivi, p. 12.<br />
10<br />
Ivi, p. 12-13.<br />
11<br />
Cfr. I <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Cavour per Roma capitale, cit., pp. 42-43.<br />
Lauro Rossi<br />
87
Intervista a Ruggero Cappuccio<br />
“La <strong>di</strong>fferenza più incisiva tra la vita amorosa del mondo antico e quella nostra, risiede<br />
nel fatto che l’antichità esaltava la pulsione, noi invece esaltiamo il suo oggetto. Gli antichi<br />
privilegiavano la pulsione ed erano <strong>di</strong>sposti a nobilitare con essa anche un oggetto<br />
inferiore, mentre noi stimiamo poco l’attività pulsionale <strong>di</strong> per sé e la giustifichiamo soltanto<br />
per le qualità eminenti dell’oggetto”. Così scrive Sigmund Freud nelle sue riflessioni<br />
sulla vita sessuale, cogliendo la rilevanza della pulsione in sé e per sé, cogliendo il<br />
valore dell’energia autonoma che muove la sessualità. Non accade <strong>di</strong>versamente per le<br />
arti: le invenzioni musicali degli ultimi decenni in Italia e nel mondo vengono spesso<br />
asservite come veicolo strumentale per smistare informazioni, fatti, acca<strong>di</strong>menti timbrati<br />
sul nascere dalla certezza della scadenza cronachistica. La lingua italiana, in particolare,<br />
inquinata da ogni imborghesimento, asse<strong>di</strong>ata inesorabilmente da proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>namici<br />
che la trattano al ribasso, somiglia alle pseudo-architetture che progettano case popolari,<br />
dove l’appartamento finisce per essere perimetro in cui ci si ripara e non più luogo<br />
in cui si abita la vita stessa. Di fronte all’avanzata cancerogena <strong>di</strong> strategie mercantili che<br />
abbassano quoti<strong>di</strong>anamente il valore dell’arte al pubblico, si fa sempre più rara l’attivazione<br />
<strong>di</strong> quello spirito <strong>di</strong> finezza che amava innalzare la persona al valore dell’arte. Ed è<br />
appunto in questo panorama che nell’incontro rinnovato con un classico della musica italiana<br />
le persone ritrovano quello straor<strong>di</strong>nario corto circuito dal quale nasce la scintilla <strong>di</strong><br />
una sorprendente modernità. Non è moderno ciò che a noi è più vicino. È moderno ciò<br />
che a noi è più dentro; per sfiorare la retorica è moderno ciò che è in noi nel profondo.<br />
Non è moderna una partitura scritta oggi per parlarci dell’oggi. È moderna una partitura<br />
scritta duecento anni fa e in grado <strong>di</strong> parlarci per sempre. Nelle sue Lezioni Americane<br />
Italo Calvino sostiene che è un classico quell’opera che concepita in un tempo lontano è<br />
in grado <strong>di</strong> comunicare ancora con noi riassorbendo il rumore <strong>di</strong> fondo della modernità.<br />
Eccoci, allora, nell’aprire il sipario sulla Parigi del 1848 troviamo un Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />
inquieto e pigro, agitato da forze interiori contrad<strong>di</strong>ttorie mentre assiste in Francia alla<br />
caduta della monarchia e alla proclamazione della Repubblica. Da tutta Europa arrivavano<br />
raffiche <strong>di</strong> maestrale che annunciano l’insurrezione <strong>di</strong> Vienna, l’allontanamento <strong>di</strong><br />
Metternich, la proclamazione <strong>di</strong> Venezia a repubblica in<strong>di</strong>pendente, le cinque giornate <strong>di</strong><br />
Milano combattute contro i soldati del generale Radetzky, le agitazioni romane contro lo<br />
Stato Pontificio e il brivido rivoluzionario che attraversa la spina dorsale del regno delle<br />
Due Sicilie. Insorge anche l’animo <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Con il sangue caldo dei suoi trentacinque anni<br />
il genio <strong>di</strong> Busseto prende carta e penna e scrive a Ricor<strong>di</strong>: ”Sento gran<strong>di</strong> notizie da<br />
Milano ma nulla <strong>di</strong> certo, nissuno ha lettere <strong>di</strong>rettamente (...) sono nella più grande<br />
inquietu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong>spiaciutissimo <strong>di</strong> trovarmi qui”.<br />
Nell’anno che aveva preceduto gli sconvolgimenti politici Ver<strong>di</strong> aveva incassato il fuoco<br />
<strong>di</strong> fila <strong>di</strong> appelli accorati che arrivavano dall’Italia. Gli amici, gli estimatori, i poeti, ammiravano<br />
in lui il genio che aveva donato al mondo la musica <strong>di</strong> Macbeth, ma gli rammentavano<br />
che egli era unanimemente considerato il vate del risorgimento nazionale. In particolare<br />
Giuseppe Giusti, in una missiva del 19 marzo 1847: ”(…) ma se cre<strong>di</strong> a uno che<br />
95
96<br />
vuol bene all’arte e a te, non ti togliere <strong>di</strong> esprimere colle tue note quella dolce mestizia<br />
nella quale hai <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> potere tanto. Tu sai che la corda del dolore è quella che<br />
trova maggior risonanza nell’animo nostro, ma il suo dolore assume carattere <strong>di</strong>verso a<br />
seconda dell’indole e dello stato <strong>di</strong> questa nazione o <strong>di</strong> quella. La specie <strong>di</strong> dolore che<br />
occupa ora gli animi <strong>di</strong> noi italiani, è il dolore <strong>di</strong> una gente che si sente bisognosa <strong>di</strong><br />
destini migliori; è il dolore <strong>di</strong> chi è caduto e desidera rialzarsi; il dolore <strong>di</strong> chi si pente, e<br />
aspetta e vuole la sua rigenerazione. Accompagna, Ver<strong>di</strong> mio, colle tue nobili armonie<br />
questo dolore alto e solenne, fa <strong>di</strong> nutrirlo, <strong>di</strong> fortificarlo, d’in<strong>di</strong>rizzarlo al suo scopo. La<br />
musica è favella intesa da tutti, e non v’è affetto grande, che la musica non valga a produrre.<br />
Il fantastico è cosa che può provare l’ingegno; il vero prova l’ingegno e l’animo”.<br />
In questa lettera si rivela la pulsione collettiva degli italiani: il dolore. Ora, al dolore, per<br />
esprimersi serviva un soggetto, una storia, un avvenimento. Dalla fittissima corrispondenza<br />
tra Ver<strong>di</strong> e Salvatore Cammarano sboccia l’idea <strong>di</strong> mettere in musica La battaglia <strong>di</strong><br />
<strong>Legnano</strong>. È un acca<strong>di</strong>mento lontano nel tempo in cui deflagrarono i primissimi segni <strong>di</strong><br />
unità tra i comuni lombar<strong>di</strong> per far fronte all’idea imperialistica <strong>di</strong> un nemico comune:<br />
Federico Barbarossa. L’evento sanguinario del 1176 è remoto quanto basta per eludere<br />
il morso della censura, ma il nucleo centrale della battaglia è attualissimo: l’in<strong>di</strong>pendenza<br />
e più ancora la <strong>di</strong>fesa della propria identità. Ver<strong>di</strong> ha finalmente deciso e il suo ardore<br />
deborda inequivocabilmente dalle parole inviate a Francesco Maria Piave: ”Caro<br />
Amico, figurati se io voleva restare a Parigi sentendo una rivoluzione a Milano. Sono <strong>di</strong><br />
là partito imme<strong>di</strong>atamente sentita la notizia, ma io non ho potuto vedere che queste stupende<br />
barricate. Onore a questi pro<strong>di</strong>! Onore a tutta l’Italia che in questo momento è<br />
veramente grande! L’ora è suonata, siine pur persuaso, della sua liberazione. È il popolo<br />
che lo vuole: e quando il popolo vuole non avvi potere assoluto che le possa resistere.<br />
Potranno fare, potranno <strong>di</strong>re ma non riusciranno a defraudare i <strong>di</strong>ritti del popolo. Si, si,<br />
ancora pochi anni, forse pochi mesi e l’Italia sarà libera, una, repubblicana”.<br />
Nelle nostre congiunture contemporanee i concetti <strong>di</strong> globalizzazione e identità dei<br />
popoli si inseguono e scontrano con i fantasmi <strong>di</strong> particolarismi e territorialità. Ma che<br />
cos’è l’identità nazionale <strong>di</strong> un popolo? È il racconto che quel popolo stesso può fare<br />
della sua formazione, dei suoi <strong>di</strong>fetti, dei suoi pregi, dei suoi giorni infelici e <strong>di</strong> quelli felici.<br />
È il racconto che quel popolo può fare intorno ai sacrifici <strong>di</strong> chi ha creduto. Chi o cosa<br />
da vita al racconto che fissa in mille istantanee la storia <strong>di</strong> un popolo? Gli artisti e l’arte,<br />
gli scienziati, i pensatori, i filosofi. È tra le loro opere che si rinviene la lunga vitalissima<br />
pellicola che proietta la memoria. Nei quadri <strong>di</strong> Raffaello e <strong>di</strong> Giorgione, <strong>di</strong> Giudo Reni<br />
e Antonello da Messina, nelle sculture <strong>di</strong> Michelangelo e Donatello, nei versi <strong>di</strong> Dante e<br />
Montale, nelle riflessioni <strong>di</strong> Machiavelli e Vico, nelle note <strong>di</strong> Pergolesi, Cimarosa,<br />
Paisiello, Puccini, Rossini e Ver<strong>di</strong> appunto c’è la modernità che parla al sempre, c’è il classico<br />
inteso nella sua forma più <strong>di</strong>rompente. Dinanzi ai drammi internazionali <strong>di</strong> popoli<br />
aggre<strong>di</strong>ti in ogni angolo del mondo c’è ancora tutta intera la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un Barbarossa<br />
che trama per l’annientamento delle identità.<br />
A contatto con la battaglia ver<strong>di</strong>ana siamo subito travolti dall’adrenalinico amore per la<br />
patria, concetto che con arte sopraffina e dolorosa è stato derubricato al rango <strong>di</strong> molle<br />
fantasia retorica. Il classico <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> e Cammarano è opera che non parla all’ieri, all’oggi,
al domani, è opera che parla al sempre. <strong>Legnano</strong> è pertanto un para<strong>di</strong>gma dei popoli<br />
che <strong>di</strong>fendono il proprio patrimonio storico, fino al punto <strong>di</strong> specchiarsi nel famigerato<br />
inno <strong>di</strong> Goffredo Mameli, che nei suoi versi <strong>di</strong>ce:” Dall’Alpe a Sicilia dovunque è<br />
<strong>Legnano</strong>”. Ecco, dunque, dove lo straniero, l’imperialismo, la strategia <strong>di</strong> globalizzazione<br />
economica incontra l’orgoglio <strong>di</strong> un popolo, li è <strong>Legnano</strong>. È così che rifuggendo da<br />
quella doppia tentazione che spesso spinge l’ispirazione registica verso il manierismo<br />
della pretesa filologica o verso il manierismo del tra<strong>di</strong>mento attualizzante, la messinscena<br />
<strong>di</strong> questa battaglia ricerca la sua ragione <strong>di</strong> essere nella sospensione del sempre. Né<br />
l’ottica del crociatismo e delle armature, né il falso stupore <strong>di</strong> un qualche quoti<strong>di</strong>anistico<br />
popolo bombardato. L’opera si svolge nel grande deposito <strong>di</strong> un ideale museo dell’arte<br />
in Italia. Le luci delineano lo spazio <strong>di</strong> un magazzino-rimessaggio in cui sono segregati<br />
capolavori artistici negati agli occhi del mondo. Una metafora sulla bassa considerazione<br />
che da decenni comprime lo sviluppo creativo nel nostro Paese, ma anche un’in<strong>di</strong>cazione<br />
realistica rispetto ad una nazione che nell’ultimo cinquantennio ha sistematicamente<br />
negato le sue risorse più straor<strong>di</strong>narie danneggiandosi masochisticamente sul piano<br />
etico e su quello economico. Non è un segreto per nessuno che nei sotterranei della<br />
Galleria degli Uffizi giacciono duemilacinquecento capolavori invisibili. Opere come il<br />
Concerto Campestre del Guercino o come la Venere e Cupido <strong>di</strong> Tiziano fino a<br />
un’Adorazione dei Magi <strong>di</strong> Botticelli e ad una Fanciulla con Scettro <strong>di</strong> Giovanni Martinelli.<br />
Non è un segreto per nessuno che pur vantando l’Italia un patrimonio musicale che fa<br />
impalli<strong>di</strong>re il mondo e pur essendo il melodramma la ragione principale per cui uno straniero<br />
decide <strong>di</strong> imparare la lingua italiana, nelle nostre scuole <strong>di</strong> stato lo stu<strong>di</strong>o della<br />
musica è del tutto oscurato o declassato a momento <strong>di</strong> pura evasione.<br />
La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> è allora la battaglia per la <strong>di</strong>fesa dell’identità culturale dei popoli.<br />
In un gioco <strong>di</strong> specchi le tele che raccontano i registri sentimentali e patriottici del lavoro<br />
<strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> vanno da Leonardo a Delacroix, da Velazquez a Caravaggio, da Hayez a<br />
Cellini, fino alla contemporaneità classica <strong>di</strong> Mimmo Pala<strong>di</strong>no e Matthew Spender. La<br />
ricostruzione <strong>di</strong> Milano, con cui il libretto prende l’avvio si trasfigura nell’inizio <strong>di</strong> una gioiosa<br />
operazione <strong>di</strong> restauro, mentre in filigrana le opere dei gran<strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> altre nazioni<br />
testimoniano l’amore per la propria identità culturale e il rispetto <strong>di</strong> quelle altrui. La battaglia<br />
<strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> rintraccia nello straniero invasore la mortificante febbre mercantilistica<br />
che minaccia le minoranze del mondo innalzando la ban<strong>di</strong>era della volgarità sotto le<br />
mentite spoglie del facile accesso all’arte. Nella sua Recherche, parlando <strong>di</strong> sua nonna,<br />
Marcel Proust ci <strong>di</strong>ce che: ”Ella non si sarebbe mai rassegnata a comprare qualcosa da<br />
cui non si potesse trarre un profitto intellettuale, in particolare quello che ci procurano le<br />
cose belle insegnandoci a cercare il nostro piacere lontano dalle sod<strong>di</strong>sfazioni del benessere<br />
e delle vanità. Persino quando doveva fare a qualcuno un regalo cosidetto utile,<br />
quando doveva regalare una poltrona, delle posate, un bastone li cercava “vecchi”,<br />
come se cancellato ormai dalla lunga desuetu<strong>di</strong>ne il loro carattere utilitario, apparissero<br />
<strong>di</strong>sposti a raccontarci la vita <strong>di</strong> uomini <strong>di</strong> altri tempi più che a sod<strong>di</strong>sfare i bisogni della<br />
nostra. La nonna cercava <strong>di</strong> giocare d’astuzia e , se non <strong>di</strong> eliminare del tutto la banalità<br />
commerciale, almeno <strong>di</strong> ridurla, sostituendola il più possibile con altra arte, inserendo per<br />
così <strong>di</strong>re svariati spessori d’arte: invece delle fotografie della cattedrale <strong>di</strong> Chartres, dei<br />
giochi d’acqua <strong>di</strong> Saint Claude o del Vesuvio, si informava da Swann se qualche grande<br />
pittore li avesse effigiati e preferiva regalarmi le fotografie della cattedrale <strong>di</strong> Chartres<br />
97
98<br />
<strong>di</strong>pinta da Corot, o dei giochi d’acqua <strong>di</strong> Saint Claude <strong>di</strong>pinti da Hubert Robert, del<br />
Vesuvio <strong>di</strong>pinto da Turner, il che rappresentava un grado d’arte in più. Ma il fotografo,<br />
escluso dalla rappresentazione del capolavoro o della natura e sostituito con un grande<br />
artista, riacquistava i suoi <strong>di</strong>ritti nel riprodurre quell’interpretazione. Di fronte all’imminente<br />
scadenza della volgarità, la nonna tentava <strong>di</strong> rimandarle ancora”. Ecco le parole <strong>di</strong><br />
Proust, ecco la battaglia contro la volgarità già aperta da un pezzo. La volgarità invade<br />
come un Barbarossa che rade al suolo, che minaccia le intelligenze, che alza la voce e le<br />
spade per annientare quell’energia misteriosa che sostiene il presente: l’arte <strong>di</strong> ricordare.<br />
La nonna <strong>di</strong> Proust tentava <strong>di</strong> rinviare la volgarità. Ma questo accadeva un secolo fa.<br />
Ora la volgarità è uno scirocco persistente, un anestetico che nasconde cause ed effetti.<br />
Con l’aiuto degli occhi leali e fiammeggianti <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> speriamo insieme, noi e voi, <strong>di</strong> ricacciarla<br />
in<strong>di</strong>etro per quel tempo <strong>di</strong> pochi momenti che talvolta possono cambiare una vita.<br />
Ruggero Cappuccio
UNA BATTAGLIA INFUOCATA<br />
IN SCENA PER CELEBRAZIONI<br />
Si è fatto un così gran parlare (talora a vanvera) <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> in rapporto al Risorgimento che<br />
quasi si è finito per trascurare l’esistenza della sua unica opera che giustamente può<br />
riven<strong>di</strong>care la qualifica <strong>di</strong> “risorgimentale”: La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>, che il Teatro<br />
dell’Opera per la seconda volta ospita nei suoi centotrenta anni <strong>di</strong> vita. Singolare destino<br />
per un’opera accolta trionfalmente al suo apparire – il 27 gennaio 1849 al Teatro<br />
Argentina, in concomitanza con la breve ma esaltante vicenda della Repubblica Romana<br />
– e poi, passata la sbornia dettata dall’entusiasmo collettivo, subito accantonata fra le<br />
cose ritenute meno felici <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. «Opera <strong>di</strong> stretta attualità, intimamente sposata alla<br />
politica», osservava Gino Monal<strong>di</strong>, «la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> non poteva vantare e non<br />
vantò mai il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> far parte del repertorio teatrale. La vita <strong>di</strong> quest’opera ebbe infatti<br />
principio e fine con la rivoluzione del 1849. Quella breve vita però si svolse e si consumò<br />
in mezzo a tutto un incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> delirio popolare». 1<br />
Decisivo, ai fini del successo fu il contributo offerto dalla compagnia <strong>di</strong> canto. Emerse,<br />
nella parte <strong>di</strong> Lida, Teresa De Giuli Borsi, che non c’è dubbio occupasse allora un posto<br />
<strong>di</strong> primissimo piano, meritatamente guadagnato grazie a una voce robusta sonora ed<br />
estesa, a un’emissione facile e duttile, a un vigore d’accento e a una plasticità dì fraseggio<br />
non comuni. Ciò da un lato le consentiva <strong>di</strong> superare brillantemente le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
certo repertorio belliniano-donizettiano, più tar<strong>di</strong> destinato a <strong>di</strong>ventare riserva esclusiva<br />
delle cosiddette “colorature”; dall’altro però la spingeva a misurarsi spesso nel repertorio<br />
ver<strong>di</strong>ano, spaziando con facilità da Rigoletto a Macbeth e imponendosi come uno dei<br />
primi e più significativi soprani drammatici <strong>di</strong> agilità. È cioè una cantante da porre accanto<br />
alla Loewe e alla Barbieri Nini, alla Bendazzi e alla Stolz, nella definizione dei tratti<br />
essenziali che caratterizzano la lunga e complessa parabola del soprano ver<strong>di</strong>ano.<br />
Il terzetto vocale <strong>di</strong> quella storica <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> annoverava pure il baritono romano<br />
Filippo Colini (per il quale Ver<strong>di</strong> aveva già scrìtto la parte del padre <strong>di</strong> Giovanna e l’anno<br />
seguente scriverà ancora quella <strong>di</strong> Stankar nello Stiffelio) e soprattutto il pavese<br />
Gaetano Fraschini, carissimo a Ver<strong>di</strong> che in lui ebbe forse il suo maggiore tenore. Certo<br />
è – appren<strong>di</strong>amo dal resoconto del giornale Pallade – che lo squillantissimo Fraschini,<br />
«l’unico dei tre artisti nuovo per noi, <strong>di</strong> un’avvenente figura, con una voce estesissima,<br />
sonora, nella sua cavatina d’introduzione, nel duetto con la De Giuli, nell’altro dell’atto<br />
secondo con Colini, nel terzetto del terz’atto e soprattutto nella scena finale, che termina<br />
con la frase: Chi muore per la patria - Alma sì rea non ha, rapisce gli spettatori».<br />
1 A <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> questo delirio trionfalistico (l’ultimo atto venne regolarmente ripetuto a ognuna delle recite,<br />
che si svolsero dal 27 gennaio al 20 febbraio, data della chiusura anticipata del Teatro Argentina) narra il Rinal<strong>di</strong>,<br />
desumendolo dal giornale «Pallade», un clamoroso episo<strong>di</strong>o poi ripreso da Tintori. La sera del 4 febbraio alla<br />
fine del terzo atto, quando Arrigo si getta dal balcone per correre alla battaglia, un ufficiale che si trovava in un<br />
palchetto, colto evidentemente da un irrefrenabile desiderio <strong>di</strong> imitazione, urlando come un ossesso, scaglia<br />
sulla scena una daga, il cappotto, le spalline, poi una ad una le seggiole del palchetto, e alla fine fa il gesto <strong>di</strong><br />
lanciarsi lui stesso, ma viene provvidenzilamnte fermato dai poliziotti subito accorsi alle grida del pubblico.<br />
101
102<br />
Le cronache musicali romane (e non solo romane) confermano che le calorose accoglienze<br />
ottenute dalla <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> furono essenzialmente dovute alla bravura degli<br />
interpreti e al momento particolare in cui essa era stata concepita e rappresentata. Una<br />
volta archiviate le circostanze eccezionali della sua affermazione iniziale, l’opera infatti<br />
scomparve dai palcoscenici romani. Per trovarne una ripresa in città, sia pure in un’e<strong>di</strong>zione<br />
estremamente modesta, bisognò attendere fino al marzo 1871, quando la <strong>Battaglia</strong><br />
– guarda caso a pochi mesi dalla raggiunta Unità d’Italia, ovvero in una circostanza che<br />
sa <strong>di</strong> retorica celebrativa – fu rappresentata al Teatro Valle. 2<br />
Senza dubbio migliore è la successiva e<strong>di</strong>zione, che va in scena nel maggio 1874 al<br />
Politeama Romano, da poco aperto all’opera lirica. Dirige il maggiore (ma non il più<br />
famoso) dei fratelli Mancinelli, Marino. Il terzetto degli interpreti principali, complessivamente<br />
decorosi, comprendeva il soprano Clementina Nöel Gui<strong>di</strong> e il tenore Ercole<br />
Ronconi, ma puntava soprattutto sul baritono «tenoreggiante» (così lo definisce il<br />
d’Arcais) Massimo Ciapini, già unico punto <strong>di</strong> forza della sfortunata e<strong>di</strong>zione del Valle,<br />
che oggi mi torna alla mente nel ricordo affettuoso che <strong>di</strong> lui serbava la nipote Nora Ricci.<br />
Al <strong>di</strong> là delle giustificate riserve sull’esecuzione, fu tuttavia l’opera in sé a incontrare il più<br />
fiero ostracismo della critica e lo scarso consenso del pubblico. Se ne fece significativo<br />
interprete Francesco d’Arcais, autorevole critico de «L’Opinione» e tutt’altro che ostile a<br />
Ver<strong>di</strong>. Per lui la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> era «una quarantottata», inconsueta quanto pungente<br />
espressione nella quale sta tutto il succo <strong>di</strong> un ampio giu<strong>di</strong>zio sostanzialmente<br />
negativo che non risparmia nulla e nessuno. 3<br />
La verità è che La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> è soprattutto un’opera celebrativa, e la sua perio<strong>di</strong>ca<br />
comparsa è quasi sempre avvenuta in coincidenza con il ricordo <strong>di</strong> particolari avvenimenti<br />
<strong>di</strong> natura politica, o più genericamente patriottica. Tale, ad esempio, è il caso<br />
della ripresa scaligera del 19 gennaio 1916. Siamo cioè in piena guerra mon<strong>di</strong>ale e il<br />
nostro fronte interno, che comincia a denunciare preoccupanti scricchiolii, ha urgente bisogno<br />
<strong>di</strong> qualche iniezione <strong>di</strong> fiducia. Rispolverare la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> può dunque servire<br />
allo scopo. Soprattutto quando ad accrescere il particolare significato patriottico della<br />
manifestazione provvede Gabriele D’Annunzio, recitando, prima della rappresentazione,<br />
due preghiere (Per i combattenti e Per i citta<strong>di</strong>ni) appositamente composte, che suscitano<br />
commozione ed entusiasmo nella folla strabocchevole. L’entusiasmo coinvolge anche<br />
l’opera che si avvale <strong>di</strong> una compagnia davvero <strong>di</strong> prim’or<strong>di</strong>ne, nonostante la giovane età<br />
dei suoi principali componenti (la 23enne Rosa Raisa, il 31enne Giulio Crimi, il 33enne<br />
Giuseppe Danise), sotto la bacchetta competente e appassionata <strong>di</strong> Gino Marinuzzi. 4<br />
2 Sono debitore <strong>di</strong> questo e altri preziosissimi dati alla squisita cortesia del compianto avv. Francesco Mesiano, il<br />
quale, con pazienza certosina e minuziosa cura del dettaglio, ha ricostruito, dalle cronache dei quoti<strong>di</strong>ani romani;<br />
un secolo <strong>di</strong> storia operistica capitolina.<br />
3 Vale la pena <strong>di</strong> leggere la recensione <strong>di</strong> d’Arcais, anche per coglierne taluni particolari aspetti legati all’esecuzione,<br />
come ad esempio il fatto che già nel 1874 qualcuno lamentasse la scarsità <strong>di</strong> «artisti eccezionali» in<strong>di</strong>spensabili<br />
per un’opera come la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> la quale, come del resto altre opere del primo Ver<strong>di</strong>, «richiede<br />
sforzi <strong>di</strong> voce che pochi cantanti sono in grado <strong>di</strong> fare».<br />
4 Il notevole successo ottenuto dalla <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> alla Scala ne suggerisce l’esportazione, per chiari motivi<br />
propagan<strong>di</strong>stici, in Sud America, dove esistono forti comunità italiane. Tra maggio e settembre <strong>di</strong> quel medesimo<br />
1916 l’opera ver<strong>di</strong>ana viene infatti rappresentata al Colón <strong>di</strong> Buenos Aires e al Municipal <strong>di</strong> São Paulo. La bacchetta<br />
passa da Marinuzzi a Giuseppe Baroni, mentre degl’interpreti principali restano Crimi e la Raisa, cui si aggiunge,<br />
in sostituzione <strong>di</strong> Danise, il 28enne baritono Giacomo Rimini, destinato a sposare la cantante polacca.
Contemporaneamente alla Scala l’opera viene ripresa anche al Politeama Fiorentino. Il 14<br />
ottobre 1916, sulla scia del successo milanese, la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> ritorna a Roma,<br />
ben quarantadue anni dopo l’ultima comparsa, ancora una volta in un teatro minore (il<br />
Nazionale) e con un cast <strong>di</strong> secondo piano. Per l’occasione l’autorevole critico Alberto<br />
Gasco non può fare a meno <strong>di</strong> rilevare «l’importanza <strong>di</strong> questa rappresentazione», sottolineando<br />
come «il vecchio melodramma ver<strong>di</strong>ano, tutto vibrante <strong>di</strong> patriottismo sincero,<br />
per lunghissimi anni sepolto negli archivi, costituisca un lieto avvenimento teatrale». Che<br />
però, una volta accantonata la contingente motivazione patriottica che ne aveva sollecitato<br />
la riproposta, lascia davvero il tempo che trova. E dal 1916 a oggi non si può certo <strong>di</strong>re<br />
che <strong>di</strong> tempo, in Italia e all’estero, la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> ne abbia trovato molto.<br />
Passano infatti trentadue anni prima <strong>di</strong> assistere a una ripresa della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>,<br />
questa volta motivata dal centenario della prima Guerra d’In<strong>di</strong>pendenza. Si tratta non già<br />
<strong>di</strong> una rappresentazione in teatro, bensì, il 22 luglio 1948, <strong>di</strong> un’esecuzione in forma <strong>di</strong><br />
concerto a cura della RAI. Sarà la prima <strong>di</strong> tre successive e<strong>di</strong>zioni – tutte ra<strong>di</strong>ofoniche, tutte<br />
celebrative e tutte <strong>di</strong>rette Fernando Previtali 5 – nel volgere <strong>di</strong> soli tre anni.<br />
La seconda, del 19 giugno 1949, è legata al centenario della nascita dell’opera; infine<br />
la terza, del 13 marzo 1951, è inserita nell’ambito delle celebrazioni del Cinquantenario<br />
ver<strong>di</strong>ano.<br />
Finalmente il 17 e il 19 ottobre <strong>di</strong> quel medesimo 1951 la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> ricompare<br />
anche sulla scena <strong>di</strong> un teatro, il più ovvio – il Regio <strong>di</strong> Parma, 6 delle cui celebrazioni<br />
ver<strong>di</strong>ane costituiva, accanto a Ernani, Don Carlo e Falstaff, il cosiddetto fiore all’occhiello.<br />
Nel 1959 l’ennesima occasione celebrativa (il centenario della seconda Guerra<br />
d’In<strong>di</strong>pendenza) riporta l’opera alla Pergola <strong>di</strong> Firenze (10 maggio), cui segue, il 26<br />
<strong>di</strong>cembre, l’esor<strong>di</strong>o alla Fenice (e, presumibilmente, ad<strong>di</strong>rittura a Venezia!). L’imminente<br />
ricorrenza del centenario dell’Unità d’Italia offre un’ulteriore opportunità <strong>di</strong> ripresa della<br />
<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>, il che avviene, solennemente, alla Scala con lo spettacolo inaugurale<br />
della stagione 1961-62, tosto seguito, nel <strong>di</strong>cembre 1963 (150° della nascita <strong>di</strong><br />
Ver<strong>di</strong>), dalla prima rappresentazione a Trieste.<br />
Chiusa in tal modo, almeno provvisoriamente, la fase “celebrativa” della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Legnano</strong>, se ne apre un’altra <strong>di</strong> più normale approccio musicologico volta a rivalutare<br />
quest’opera nell’ambito della produzione ver<strong>di</strong>ana. Abbiamo così, nel <strong>di</strong>cembre 1969 la<br />
ripresa al Teatro Nuovo <strong>di</strong> Torino (nell’ambito della stagione dell’Ente Regio), nel <strong>di</strong>cembre<br />
1973 un’esecuzione in forma concertistica dovuta alla RAI, e infine, nel <strong>di</strong>cembre<br />
1983, dopo quasi settant’anni, il ritorno sulle scene romane al Teatro dell’Opera. 7 Nessun<br />
5 Unico è anche il soprano delle tre e<strong>di</strong>zioni, la canigliana Caterina Mancini, <strong>di</strong> volta in volta affiancata dai tenori<br />
Jorma Huttunen, Africo Baldelli, Amedeo Ber<strong>di</strong>ni e dai baritoni Mario Borriello, Giuseppe Taddei, Rolando<br />
Panerai.<br />
6 L’opera vi mancava da quasi un secolo, essendo stata rappresentata, per la prima e unica volta, nel gennaio 1860<br />
(tre recite soltanto), manco a <strong>di</strong>rlo in pieno clima nettamente risorgimentale determinato dall’annessione del<br />
Ducato <strong>di</strong> Parma e Piacenza al costituendo Regno d’Italia.<br />
7 Va però sottolineata, nell’autunno del 1981, la coraggiosa iniziativa presa dai promotori del Concorso «Mattia<br />
Battistini», i quali, con un cast <strong>di</strong> giovani affidati all’entusiasmo del maestro Maurizio Rinal<strong>di</strong>, appassionato stu<strong>di</strong>oso<br />
del “primo Ver<strong>di</strong>”, portano la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> in tournée nella provincia italiana, toccando successivamente<br />
le città <strong>di</strong> San Remo (2 recite), Viterbo, Rieti, Sulmona, Mantova (2), Como (2) e Novara (con l’aggiunta<br />
<strong>di</strong> un’esecuzione in forma concertistica al Teatro Eliseo <strong>di</strong> Roma).<br />
103
104<br />
clangore trionfalistico, però, ma tranquilla routine celebrativa intelligemente governata in<br />
chiave registica da Pier Luigi Pizzi: sul po<strong>di</strong>o c’è Gabriele Ferro, mentre il terzetto dei<br />
principali interpreti è composto da Mara Zampieri, Nunzio To<strong>di</strong>sco e Lajos Miller, con<br />
l’aggiunta significativa del Barbarossa <strong>di</strong> Maurizio Mazzieri.<br />
Se<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> silenzio assoluto, poi si verifica una nuova fiammata celebrativa. Il 150°<br />
anniversario dell’opera chiama infatti in causa, fra il gennaio e il marzo 1999, le città emiliane<br />
<strong>di</strong> Piacenza, Parma e Modena. Il Centenario ver<strong>di</strong>ano (2001), dopo una sosta significativa<br />
alla Royal Festival Hall <strong>di</strong> Londra (esecuzione in forma <strong>di</strong> concerto, che registra<br />
l’esor<strong>di</strong>o come Arrigo <strong>di</strong> Placido Domingo), fa sì che l’opera ver<strong>di</strong>ana più patriottica<br />
appro<strong>di</strong> per la prima volta a Catania. L’o<strong>di</strong>erna e<strong>di</strong>zione romana avrà un seguito? Per<br />
poterlo affermare con certezza aspettiamo ora il bicentenario ver<strong>di</strong>ano del 2013.<br />
Giorgio Gualerzi
LA BATTAGLIA DI LEGNANO<br />
AL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA<br />
TEATRO DELL’OPERA<br />
9 <strong>di</strong>cembre 1983<br />
(sei recite)<br />
Direttore d’orchestra Gabriele Ferro<br />
Regia, Scene e Costumi Pier Luigi Pizzi<br />
Maestro del Coro Gianni Lazzari<br />
Interpreti: Maurizio Mazzieri (Federico Barbarossa), Giovanni Cusmeroli (I Console <strong>di</strong><br />
Milano), Franco Pugliese (II Console <strong>di</strong> Milano), Mario Machì (Il Podestà <strong>di</strong> Como), Lajos<br />
Miller (Rolando), Mara Zampieri (Lida), Nunzio To<strong>di</strong>sco (Arrigo), Giovanni De Angelis<br />
(Marcovaldo), Maria Gabriella Onesti (Imelda), Roberto Mazzetti (un araldo).<br />
a cura <strong>di</strong> Alessandra Malusar<strong>di</strong><br />
105
108<br />
DISCOGRAFIA<br />
Popolarissima in pochi giorni sulla ribalta teatrale d’allora sin dal successo trionfale della<br />
prima rappresentazione all’Argentina <strong>di</strong> Roma, La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> è tutta un inno alla<br />
patria d’un compositore “con l’elmo in testa”. Al riguardo però l’attenzione dell’industria<br />
<strong>di</strong>scografica prende l’avvio soltanto nel 1951 e si precisa nell’àmbito della programmazione<br />
della RAI, connessa con le celebrazioni del cinquantenario della scomparsa <strong>di</strong> Giuseppe<br />
Ver<strong>di</strong>. Firma quell’esecuzione, realizzata “in stu<strong>di</strong>o” con coro e orchestra <strong>di</strong> Roma della RAI,<br />
trasmessa il 13 marzo 1951, Fernando Previtali con una concertazione piuttosto grezza: a riascoltare,<br />
al giorno d’oggi, quel <strong>di</strong>segno interpretativo si avverte il prevalere <strong>di</strong> una <strong>di</strong>rezione<br />
alquanto generica, povera <strong>di</strong> sfumature. La <strong>di</strong>stribuzione annovera la presenza delle voci <strong>di</strong><br />
Gaggi (Barbarossa - Primo Console - Marcoval<strong>di</strong> - Podestà <strong>di</strong> Como), Panerai (Rolando), della<br />
Mancini (Lida), <strong>di</strong> Ber<strong>di</strong>ni (Arrigo), della Limberti (Imelda) nei ruoli principali. Tra questi cantanti,<br />
appaiono assai apprezzabili soltanto le prove <strong>di</strong> Panerai e della Mancini, nonché del<br />
volenteroso Ber<strong>di</strong>ni nel contesto d’una emissione decorosa (Warner Fonit - Mondo Musica -<br />
Premiere Opera).<br />
Un notevole salto <strong>di</strong> qualità caratterizza la successiva registrazione della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong><br />
ripresa “dal vivo” della recita del 10 maggio 1959 al Comunale <strong>di</strong> Firenze con Vittorio Gui<br />
sul po<strong>di</strong>o dei complessi artistici del Maggio Musicale Fiorentino. Spiccatamente nel terzo e<br />
nel quarto atto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Gui risulta tuttora ammirevole. Il cast comprende Washington<br />
(Barbarossa), Frati (Primo Console), Novelli (Secondo Console), Frosini (Podestà <strong>di</strong> Como),<br />
Taddei (Rolando), la Gencer (Lida), Limarilli (Arrigo), Giorgietti (Marcovaldo), la Carossi<br />
(Imelda). In risalto nel ren<strong>di</strong>mento espressivo è la performance della Gencer, molto brava ed<br />
esperta nel definire il profilo patetico del personaggio <strong>di</strong> Lida, specialmente nella gamma<br />
delle sfumature e dei pianissimi. I momenti più convincenti <strong>di</strong> Taddei coincidono con gli<br />
accenti malinconici della parte <strong>di</strong> Rolando e con i morbi<strong>di</strong> fraseggi. Squillante, ricco <strong>di</strong> slancio,<br />
sovente ben timbrato è il canto <strong>di</strong> Limarilli (Myto Records).<br />
Dalla serata inaugurale della stagione del Teatro alla Scala deriva la ripresa “dal vivo” della<br />
<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> condotta da Gianandrea Gavazzeni il 7 <strong>di</strong>cembre 1961 con un’omogenea<br />
compagnia <strong>di</strong> canto in cui figurano, nell’or<strong>di</strong>ne, Stefanoni, Maionica, Ferrin, Zerbini,<br />
Bastianini, la Stella, Corelli, Carbonari, la Cattelani. Gavazzeni in<strong>di</strong>vidua l’essenza <strong>di</strong> quest’opera<br />
in un grande affresco epico, tale da corrispondere all’ideale patriottico del<br />
Risorgimento, in linea con le celebrazioni, nel 1961, del centenario dell’unità d’Italia. E<br />
dalla vibrante realizzazione della sinfonia sino al terzetto finale “Per la salvata Italia” in<br />
primo piano si colloca la concertazione <strong>di</strong> Gavazzeni, assai varia nella <strong>di</strong>namica. In marcato<br />
rilievo la performance <strong>di</strong> Corelli in gran forma, appassionato, veemente negli acuti.<br />
Vibrante e impetuoso risulta Bastianini, fulgido e trasparente è il canto della Stella (Myto<br />
Records - The Early Years - Opera d’Oro - Premiere Opera - Opera Depot - Celestial Au<strong>di</strong>o<br />
- Omega Opera Archive).<br />
Del 1963 è un’altra ripresa “dal vivo”, quella condotta al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste da Francesco<br />
Molinari Pradelli: un apprezzabile esito artistico, anche per la significativa presenza nella<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> una eccellente Gencer come Lida (Gala - Myto Records - Premiere Opera -<br />
House of Opera). Pure “dal vivo” dell’esecuzione ra<strong>di</strong>ofonica con i complessi artistici <strong>di</strong>
Milano della RAI è l’emissione <strong>di</strong>retta da Maurizio Rinal<strong>di</strong> e trasmessa il 18 <strong>di</strong>cembre 1973:<br />
tra i protagonisti <strong>di</strong> canto si ricordano Sereni come Rolando, la Orlan<strong>di</strong> Malaspina come Lida,<br />
Cecchele come Arrigo in una resa espressiva d’insieme ben amalgamata (The Opera Lovers).<br />
All’antitesi delle ripresa “dal vivo” <strong>di</strong> rappresentazioni, non <strong>di</strong> rado segnate da qualche<br />
taglio e da sonorità non sempre limpide, si staglia l’e<strong>di</strong>zione della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> incisa<br />
nel 1977 “in stu<strong>di</strong>o” a Vienna con il coro e l’orchestra della Ra<strong>di</strong>o Austriaca sotto la <strong>di</strong>rezione<br />
<strong>di</strong> Lamberto Gardelli. E si caratterizza per una ragione senz’altro importante, quella <strong>di</strong><br />
essere assolutamente integrale. Assieme alla riapertura <strong>di</strong> qualsiasi taglio, Gardelli mette a<br />
fuoco molti particolari armonici e coloristici della partitura, privilegiando la lettura analitica<br />
rispetto alla visione d’insieme, alla sua unitarietà. Nella compagnia <strong>di</strong> canto si fanno onore,<br />
accanto a Carreras (Arrigo), la Ricciarelli come Lida per il nobile smalto vocale e Manuguerra<br />
come Rolando <strong>di</strong>gnitose e spontaneo (Philips).<br />
Di nuovo “dal vivo” nella traiettoria delle incisioni <strong>di</strong>scografiche è la ripresa della <strong>Battaglia</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> condotta al Teatro dell’Opera da Gabriele Ferro nella recita del 17 <strong>di</strong>cembre<br />
1983. Figurano nel cast Mazzieri (Barbarossa), Gusmeroli (Primo Console), Pugliese (Secondo<br />
Console), Mahì (Podestà <strong>di</strong> Como), Miller (Rolando), la Zampieri (Lida), To<strong>di</strong>sco (Arrigo), De<br />
Angelis (Marcovaldo), la Onesti (Imelda). Nel complesso l’esito artistico è <strong>di</strong> buon livello<br />
(House of Opera).<br />
Egualmente “dal vivo” sono le esecuzioni in forma <strong>di</strong> concerto, effettuate all’estero, della<br />
<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> e documentate in <strong>di</strong>sco: come quella <strong>di</strong>retta da Theo Alcantara il 20<br />
settembre 1985 alla Heinz Hall <strong>di</strong> Pittsburgh con Dolter come Rolando, la Anderson come<br />
Lida, Scano come Arrigo (House of Opera); quella firmata da Eve Queler nel gennaio 1987<br />
alla Carnegie Hall <strong>di</strong> New York con Hines (Barbarossa), Manuguerra (Rolando), la Millo (Lida),<br />
Malagnini (Arrigo) tra gli interpreti principali e con il coro e l’orchestra della New York City<br />
Opera (Premiere Opera); quella del 3 luglio 2000 a Londra, Royal Festival Hall, con i complessi<br />
artistici della Royal Opera House Covent Garden sotto la guida <strong>di</strong> Mark Elder con<br />
Anastassov (Barbarossa), Michaels-Moore (Rolando), la Villaroel (Lida), Domingo (Arrigo) tra<br />
i cantanti nei ruoli <strong>di</strong> primo piano (House of Opera - Premiere Opera - Live Opera); quell’altra<br />
<strong>di</strong>retta da Eve Queler il 13 novembre 2001 <strong>di</strong> nuovo alla Carnegie Hall <strong>di</strong> New York con<br />
interpreti come Kowaljov (Barbarossa), Guelfi (Rolando), la Stoyanova (Lida), Casanova<br />
(Arrigo), con il coro e l’orchestra della New York City Opera (Live Opera).<br />
Da ultimo sembra opportuno ricordare che della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> sono stati realizzati e<br />
sono <strong>di</strong>sponibili due video. Quello del 1999, con il coro del Regio <strong>di</strong> Parma e del Teatro <strong>di</strong><br />
Piacenza, l’orchestra sinfonica dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini” sotto la <strong>di</strong>rezione<br />
musicale <strong>di</strong> Patrick Fournillier e con la regìa <strong>di</strong> Flavio Ambrosini, annovera nella <strong>di</strong>stribuzione<br />
Giuseppini (Barbarossa), Cauli (Primo Console), Zanellato (Secondo Console), Marani<br />
(Podestà <strong>di</strong> Como), Sérvile (Rolando), la Cedolins (Lida), Cupìdo (Arrigo), Altomare<br />
(Marcoval<strong>di</strong>), la Beretta (Imelda); è il documento della rappresentazione al Teatro Municipale<br />
<strong>di</strong> Piacenza, ha la data del 27 gennaio 1999 (House of Opera - Premiere Opera). L’altro video<br />
riproduce l’allestimento andato in scena nelle recite del mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>di</strong> Nello Santi e<br />
con la regìa <strong>di</strong> Walter Pagliaro: figurano nella compagnia <strong>di</strong> canto Signorini come<br />
Barbarossa, Leoni come Primo Console, Nar<strong>di</strong>nocchi come Secondo Console, Tisi come<br />
Podestà <strong>di</strong> Como, Cebrian come Rolando, la Matos come Lida, Hernandez come Arrigo,<br />
Palmieri come Marcovaldo, la Sofia come Imelda (Bongiovanni). Entrambi i video sono<br />
apprezzabili sotto il profilo artistico e tecnico.<br />
Luigi Bellingar<strong>di</strong><br />
109
Giuseppe Ver<strong>di</strong>, fotografia con de<strong>di</strong>ca autografa, circa 1853-55
GIUSEPPE VERDI<br />
Cronologia della vita e delle opere<br />
1813. Giuseppe Fortunino Francesco Ver<strong>di</strong> nasce il 10 ottobre alle Roncole, una frazione<br />
<strong>di</strong> Busseto nell’allora Ducato <strong>di</strong> Parma. Il padre Carlo gestisce una piccola osteria<br />
con annessa riven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vini e generi alimentari insieme alla moglie Luigia Uttini, filatrice.<br />
L’atto <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, redatto il 12 ottobre, è in francese: Roncole faceva parte del<br />
Dipartimento del Taro, posto sotto il controllo del governo francese in seguito alle vittorie<br />
napoleoniche della campagna d’Italia.<br />
1816. Riceve i primi ru<strong>di</strong>menti musicali da don Pietro Baistrocchi, organista del paese<br />
e maestro elementare. Qualche anno dopo, Ver<strong>di</strong> convince il padre a farsi regalare una<br />
piccola spinetta sulla quale si esercita con tale accanimento da romperne alcuni tasti; l’artigiano<br />
chiamato a ripararla, Stefano Cavalletti, rimane favorevolmente impressionato<br />
dalla <strong>di</strong>sposizione del fanciullo per lo strumento e non vuole essere pagato per il proprio<br />
lavoro. Ver<strong>di</strong> sostituisce sempre più spesso Baistrocchi durante le funzioni religiose.<br />
1823. Alla morte <strong>di</strong> Baistrocchi, Antonio Barezzi, ricco mercante e presidente della<br />
locale Società Filarmonica, convince il riluttante Carlo Ver<strong>di</strong> a mandare il figlio al ginnasio<br />
<strong>di</strong> Busseto per proseguire gli stu<strong>di</strong> musicali con Fer<strong>di</strong>nando Provesi, <strong>di</strong>rettore della<br />
scuola <strong>di</strong> musica, organista e maestro <strong>di</strong> cappella della cattedrale <strong>di</strong> Busseto.<br />
1828. Ver<strong>di</strong> inizia a comporre musica per la Società Filarmonica e per i privati <strong>di</strong><br />
Busseto: brani sinfonici, arie, duetti, concerti, variazioni per strumenti. Il sostegno <strong>di</strong><br />
Barezzi non viene mai meno e nel 1831 Ver<strong>di</strong> si stabilisce in casa sua, dove conosce la<br />
maggiore delle quattro figlie del mercante, Margherita, alla quale impartisce lezioni <strong>di</strong><br />
canto e pianoforte.<br />
1832. Barezzi preme affinché Ver<strong>di</strong> vada a Milano a perfezionare i suoi stu<strong>di</strong>.<br />
All’esame <strong>di</strong> ammissione al Conservatorio Ver<strong>di</strong> è respinto dalla commissione per superati<br />
limiti d’età e per una scorretta impostazione pianistica. Sostenuto anche finanziariamente<br />
da Barezzi, rimane a Milano per stu<strong>di</strong>are con Vincenzo Lavigna, compositore e<br />
<strong>di</strong>rettore d’orchestra alla Scala. Frequenta regolarmente gli spettacoli del Teatro.<br />
1834. Alla morte <strong>di</strong> Pratesi, Ver<strong>di</strong> è richiamato a Busseto da Barezzi per concorrere al<br />
posto <strong>di</strong> organista e maestro <strong>di</strong> musica comunale rimasto vacante. L’incarico viene assegnato<br />
a Giovanni Ferrari, appoggiato dagli ambienti ecclesiastici. Dopo due anni <strong>di</strong> scontri,<br />
la fazione laica guidata da Barezzi riesce comunque a far ottenere a Ver<strong>di</strong> quel posto.<br />
1836. Lascia Milano per stabilirsi a Busseto dove il 4 maggio sposa Margherita<br />
Barezzi. Dirige e compone per la Società Filarmonica e insegna canto, cembalo, organo<br />
e composizione alla scuola <strong>di</strong> musica. Nel marzo 1837 nasce la figlia Virginia, seguita l’anno<br />
dopo da Icilio. È un periodo felice per Ver<strong>di</strong> sebbene egli aspiri a tornare a Milano per<br />
poter seguire la propria vocazione per il teatro. Lavora alla sua prima opera, Rochester,<br />
su libretto <strong>di</strong> Antonio Piazza.<br />
1838. In luglio muore la piccola Virgina; qualche mese dopo Ver<strong>di</strong> si stabilisce con la<br />
moglie ed il figlio a Milano dove prende contatti con l’impresario della Scala Bartolomeo<br />
Morelli che gli promette <strong>di</strong> far rappresentare la sua opera, <strong>di</strong>venuta nel frattempo<br />
Oberto, Conte <strong>di</strong> San Bonifacio.<br />
111
112<br />
1839. In ottobre iniziano le prove. Pochi giorni dopo muore anche il piccolo Icilio. Il<br />
17 novembre l’opera debutta con un <strong>di</strong>screto successo. Tra gli interpreti vi è il soprano<br />
Giuseppina Strepponi.<br />
1840. Morelli commissiona a Ver<strong>di</strong> un’opera buffa su un vecchio libretto del 1818 <strong>di</strong><br />
Felice Romani, Il finto Stanislao. Ribattezzata Un giorno <strong>di</strong> regno, l’opera è prevista per<br />
l’autunno. Ver<strong>di</strong> si pone a musicarla <strong>di</strong> mala voglia, per nulla convinto né dell’intreccio né<br />
della qualità del libretto ma si ammala <strong>di</strong> angina ed è costretto a interrompere il lavoro<br />
dopo pochi mesi. Appena guarito, Margherita si ammala <strong>di</strong> encefalite e muore nel giro<br />
<strong>di</strong> pochi giorni, il 18 giugno. Distrutto, il compositore torna a Busseto ma è costretto a<br />
portare a termine la composizione della sua opera. Il 5 settembre Un giorno <strong>di</strong> regno<br />
cade miseramente all’unica rappresentazione alla Scala.<br />
1842. Dopo l’insuccesso <strong>di</strong> Un giorno <strong>di</strong> regno e la morte della moglie, Ver<strong>di</strong> cade<br />
preda <strong>di</strong> una profonda crisi. Con tenacia e pazienza, Morelli lo convince infine a musicare<br />
un libretto <strong>di</strong> Temistocle Solera, Nabuccodonosor. Nel giro <strong>di</strong> tre mesi, Ver<strong>di</strong> compone<br />
il Nabucco che debutta trionfalmente alla Scala il 9 marzo. Interprete dell’opera è<br />
ancora una volta la Strepponi. Grazie al successo della sua opera, Ver<strong>di</strong> inizia a frequentare<br />
i salotti dell’aristocrazia milanese liberale come quello <strong>di</strong> Giuseppina Appiani e quello<br />
della contessa Clarina Maffei.<br />
1843. È l’inizio <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> attività quasi frenetico per Ver<strong>di</strong>. L’11 febbraio trionfa<br />
alla Scala I Lombar<strong>di</strong> alla prima crociata, ancora su libretto <strong>di</strong> Solera tratto dal poema<br />
storico-patriottico <strong>di</strong> Tommaso Grossi, frequentatore anche lui del salotto della contessa<br />
Maffei.<br />
1844. Ver<strong>di</strong> è chiamato a Venezia dal conte Nani Mocenigo, <strong>di</strong>rettore della Fenice,<br />
per una ripresa de I Lombar<strong>di</strong>. Il conte gli commissiona inoltre una nuova opera. Il 9<br />
marzo va in scena con grande successo Ernani, dall’omonimo dramma <strong>di</strong> Victor Hugo, sul<br />
libretto del veneziano Francesco Maria Piave. Il 3 novembre debutta al Teatro Argentina<br />
<strong>di</strong> Roma I due Foscari, tratto da un poema <strong>di</strong> Byron, ancora su libretto <strong>di</strong> Piave.<br />
1845. Il 15 febbraio 1848 si esegue alla Scala la prima <strong>di</strong> Giovanna d’Arco, su libretto<br />
<strong>di</strong> Solera. Ver<strong>di</strong> entra in contrasto con Morelli e rompe col teatro; non vi farà ritorno<br />
che nel 1869. Il compositore destina la sua opera successiva, Alzira, al San Carlo <strong>di</strong><br />
Napoli, dove debutta <strong>di</strong>scretamente il 12 agosto.<br />
1846. Torna a Venezia con l’Attila, che va in scena trionfalmente alla Fenice il 17<br />
marzo. Il ritorno dell’angina costringe Ver<strong>di</strong> a un periodo <strong>di</strong> riposo forzato, durante il<br />
quale valuta <strong>di</strong>verse proposte per la prossima opera. La scelta cade su Macbeth, su libretto<br />
<strong>di</strong> Piave.<br />
1847. Macbeth va in scena al Teatro La Pergola <strong>di</strong> Firenze il 14 marzo. <strong>Grande</strong> successo<br />
riscuote il 22 luglio a Londra I Masna<strong>di</strong>eri, libretto <strong>di</strong> Andrea Maffei dal dramma <strong>di</strong><br />
Schiller. Si trasferisce a Parigi per seguire Jèrusalem, rifacimento de I Lombar<strong>di</strong>, che<br />
debutta con scarso successo il 26 novembre. Nella capitale francese Ver<strong>di</strong> ritrova<br />
Giuseppina Strepponi, stabilitasi lì dopo il ritiro dalle scene.<br />
1848. Rientra in Italia per rappresentare a Trieste Il Corsaro; il 25 ottobre l’opera viene<br />
accolta freddamente dal pubblico che aspettava da Ver<strong>di</strong> una nuova opera patriottica<br />
stante il rovente clima politico del momento. Acquista la tenuta <strong>di</strong> Sant’Agata, a pochi<br />
chilometri da Busseto.<br />
1849. Dopo una breve ricerca, Ver<strong>di</strong> accetta <strong>di</strong> mettere in musica il libretto <strong>di</strong><br />
Salvatore Cammarano La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> che va in scena all’Argentina <strong>di</strong> Roma il 27
gennaio. L’8 <strong>di</strong>cembre debutta a Napoli Luisa Miller. L’anno dopo Ver<strong>di</strong> porta a Trieste<br />
Stiffelio, su libretto <strong>di</strong> Piave. Si stabilisce a Busseto insieme alla Strepponi.<br />
1851. Tratto dal dramma Le roi s’amuse <strong>di</strong> Hugo, il Rigoletto va in scena con gran<strong>di</strong>ssimo<br />
successo alla Fenice <strong>di</strong> Venezia l’11 marzo, nonostante i severi interventi della censura<br />
austriaca. Ver<strong>di</strong> si trasferisce stabilmente con la Strepponi a Sant’Agata.<br />
1853. Il 19 gennaio debutta trionfalmente al Teatro Apollo <strong>di</strong> Roma Il Trovatore mentre<br />
pochi mesi dopo, il 6 maggio, La traviata cade alla Fenice <strong>di</strong> Venezia; l’anno successivo<br />
l’opera verrà accolta con favore al Teatro San Benedetto.<br />
1855. Les vêpres siciliennes va in scena nel tempio del grand-opéra parigino, accolto<br />
entusiasticamente da pubblico e critica.<br />
1857. Viene rappresentato con scarso successo il 12 marzo alla Fenice Simon<br />
Boccanegra e stessa sorte viene riservata il 16 agosto ad Aroldo, rifacimento <strong>di</strong> Stiffelio,<br />
a Rimini.<br />
1859. Dopo estenuanti problemi <strong>di</strong> censura, Un ballo in maschera debutta all’Apollo<br />
a Roma il 17 febbraio. Ver<strong>di</strong> e la Strepponi si sposano il 19 agosto, dopo un<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong><br />
convivenza.<br />
1861. Alla proclamazione del Regno d’Italia, su invito <strong>di</strong> Cavour, Ver<strong>di</strong> viene eletto<br />
deputato e il 19 febbraio presenzia a Torino alla seduta d’apertura del neonato<br />
Parlamento italiano.<br />
1862. A Londra partecipa all’Esposizione Universale con l’Inno delle Nazioni su versi<br />
<strong>di</strong> Arrigo Boito. Parte per Mosca e San Pietroburgo, dove il teatro imperiale gli ha commissionato<br />
un’opera: il 10 novembre debutta La forza del destino.<br />
1867. L’11 marzo va in scena la prima <strong>di</strong> Don Carlos all’Opèra <strong>di</strong> Parigi, accolto però<br />
senza entusiasmo. Insieme alla Strepponi, Ver<strong>di</strong> adotta una bambina, figlia <strong>di</strong> un cugino<br />
paterno, che <strong>di</strong>venterà sua erede universale.<br />
1869. Ver<strong>di</strong> pensa a una messa da requiem scritta da lui e altri compositori italiani per<br />
celebrare l’anniversario della morte <strong>di</strong> Rossini, scomparso l’anno prima. Il progetto fallirà<br />
ma il Libera me composto da Ver<strong>di</strong> confluirà nel 1874 nella Messa da Requiem in memoria<br />
<strong>di</strong> Manzoni.<br />
1871. Il ke<strong>di</strong>vè d’Egitto commissiona a Ver<strong>di</strong> un’opera per celebrare l’apertura del<br />
canale <strong>di</strong> Suez. Nasce Aida, che trionfa l’8 febbraio, protagonista il soprano tedesco<br />
Teresa Stolz. Quello stesso anno l’opera debutta trionfalmente anche alla Scala. In<br />
Francia Ver<strong>di</strong> viene insignito della Legion d’Onore.<br />
1873. Dopo Aida, il compositore inizia a rallentare l’attività, preferendo de<strong>di</strong>carsi alla<br />
tenuta <strong>di</strong> Sant’Agata. Compone un Quartetto d’archi in mi minore.<br />
1874. Il 22 maggio, un anno dopo la morte <strong>di</strong> Manzoni, Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong>rige la Messa da<br />
Requiem nella chiesa <strong>di</strong> San Marco a Milano, protagonista ancora la Stolz. Tre giorni<br />
dopo, la <strong>di</strong>rige ancora alla Scala e poi la porta in tournée a Parigi, Londra e Vienna.<br />
1879. Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong>vide il suo tempo tra la tenuta <strong>di</strong> Sant’Agata, Palazzo Doria a Genova e<br />
viaggi in Europa con la moglie. Sono in molti a premere affinché riprenda a comporre.<br />
L’e<strong>di</strong>tore Giulio Ricor<strong>di</strong> cerca <strong>di</strong> riaccendere il suo interesse proponendogli una collaborazione<br />
con Arrigo Boito per Otello.<br />
1880. Continua ad occuparsi delle sue campagne, non <strong>di</strong>sdegnando però <strong>di</strong> scrivere<br />
un Pater Noster a cinque voci e un’Ave Maria per soprano e archi. Affianca Boito nella<br />
revisione del Simon Boccanegra che debutta con successo il 24 marzo 1881 alla Scala.<br />
113
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1884. Ver<strong>di</strong> inizia a lavorare all’Otello. La composizione si protrae fino alla fine <strong>di</strong> ottobre<br />
del 1887. Il 1° novembre annuncia per lettera a Boito <strong>di</strong> aver completato anche l’orchestrazione.<br />
1887. Otello va in scena alla Scala il 5 febbraio. È un successo senza precedenti. Alla<br />
fine della rappresentazione una folla si raduna sotto le finestre dell’albergo dove alloggia<br />
Ver<strong>di</strong> per acclamarlo. L’indomani il sindaco lo nomina citta<strong>di</strong>no onorario.<br />
1889. Ricorre quell’anno il cinquantesimo anniversario dell’Oberto. Nonostante le<br />
insistenze <strong>di</strong> Ricor<strong>di</strong> ed altri amici, Ver<strong>di</strong> continua a non voler più comporre per il teatro.<br />
Ancora una volta però sarà Boito a vincere le resistenze del maestro, convincendolo a<br />
mettere in musica il personaggio <strong>di</strong> Falstaff.<br />
1893. Il 9 febbraio la Scala accoglie Falstaff, l’ultima opera <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, tributandogli un<br />
vero trionfo.<br />
1897. Gli anni trascorrono sereni. Il 14 novembre muore la Strepponi. Ver<strong>di</strong> continua<br />
a comporre musica strumentale, vocale e sacra. Segue da vicino la costruzione della Casa<br />
<strong>di</strong> riposo per musicisti su progetto dell’architetto Camillo Boito, fratello <strong>di</strong> Arrigo.<br />
1901. La mattina del 21 gennaio, mentre si trova all’Hotel de Milan, Ver<strong>di</strong> è colpito<br />
da ictus; resiste fino al pomeriggio del 27. Il 30 gennaio la salma viene tumulata al cimitero<br />
monumentale <strong>di</strong> Milano. Il 27 febbraio le spoglie <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> e della Strepponi sono trasportate<br />
solennemente nella cappella della Casa <strong>di</strong> riposo per musicisti mentre Arturo<br />
Toscanini <strong>di</strong>rige “Va pensiero” con l’Orchestra della Scala e novecento coristi.
Pinchas Steinberg
PINCHAS STEINBERG<br />
Direttore d’orchestra<br />
Acclamato dalla critica per le sue interpretazioni del repertorio più impegnativo lirico e<br />
sinfonico, è uno dei maggiori <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> oggi. Si <strong>di</strong>stingue per molti anni come ospite<br />
regolare dei più prestigiosi teatri lirici e sale da concerto <strong>di</strong> tutta Europa e più recentemente<br />
negli Stati Uniti. Nel <strong>di</strong>cembre 2001 debutta trionfalmente in un concerto con la<br />
Cleveland Orchestra e da allora torna regolarmente a Cleveland. Nato in Israele, Pinchas<br />
Steinberg, stu<strong>di</strong>a violino con Joseph Gingold Jascha Heifetz negli Stati Uniti, e composizione<br />
con Boris Blacher a Berlino. Nel 1974 debutta con la Symphony Orchestra RIAS<br />
<strong>di</strong> Berlino, primo <strong>di</strong> una lunga serie <strong>di</strong> impegni con prestigiose orchestre, tra le quali i<br />
Berliner Philharmoniker, London Symphony, Israel Philharmonic, Leipzig Gewandhaus<br />
Orchestra, Philharmonia Orchestra <strong>di</strong> Londra, Orchestre National de France, Czech<br />
Philharmonic, Orchestra <strong>di</strong> Santa Cecilia <strong>di</strong> Roma, London Philharmonic, Filarmonica <strong>di</strong><br />
Monaco <strong>di</strong> Baviera, Royal Stockholm Philharmonic, Boston Symphony Orchestra,<br />
Orchestre de Paris, tra le altre. Dirige inoltre regolarmente la Budapest Festival Orchestra<br />
ed è stato ospite <strong>di</strong> altri festival tra cui Salisburgo, Berlino, Praga, Vienna, Monaco <strong>di</strong><br />
Baviera, Tanglewood, Blossom, Verona, Orange, le Fiandre e il Festival <strong>di</strong> Richard Strauss<br />
a Garmisch. Dal 1988 al 1993 ricopre la carica <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore ospite permanente al Teatro<br />
dell’Opera <strong>di</strong> Vienna. Le sue esecuzioni operistiche lo portano in importanti teatri lirici <strong>di</strong><br />
tutto il mondo, tra cui Londra, ROH Covent Garden, Parigi, Monaco, San Francisco,<br />
Berlino, Roma, Madrid, Vienna. Tra il 1989 e il 1996 è Direttore Principale della Ra<strong>di</strong>o<br />
Symphony Orchestra <strong>di</strong> Vienna e tra il 2002 e il 2005 Direttore Musicale dell’Orchestre<br />
de la Suisse Romande <strong>di</strong> Ginevra. Le sue registrazioni comprendono Der Fliegende<br />
Holländer <strong>di</strong> Wagner, La Wally <strong>di</strong> Catalani e Die Schweigsame Frau <strong>di</strong> Richard Strauss. La<br />
sua registrazione <strong>di</strong> Cherubin <strong>di</strong> Massenet vince il Grand Prix du Disque, il Diapason<br />
d’Or, il Premio della Critica tedesca e il Premio Caecilia Bruxelles. La sua ultima registrazione,<br />
La clemenza <strong>di</strong> Tito <strong>di</strong> Mozart, è stata registrata dal vivo con la Ra<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Monaco<br />
<strong>di</strong> Baviera. Impegni recenti includono nuove produzioni <strong>di</strong> Turandot <strong>di</strong> Puccini e <strong>di</strong><br />
Tristan und Isolde <strong>di</strong> Wagner alla Deutsche Oper <strong>di</strong> Berlino. Nell’ottobre del 2009 <strong>di</strong>rige<br />
una nuova produzione <strong>di</strong> Die tote Stadt <strong>di</strong> Korngold all’Opera Bastille <strong>di</strong> Parigi al Teatro<br />
Real <strong>di</strong> Madrid nel 2010. Nel novembre 2010 <strong>di</strong>rige una nuova produzione <strong>di</strong> Madama<br />
Butterfly <strong>di</strong> Puccini al Teatro Regio <strong>di</strong> Torino. Apre la stagione 2010/11 all’Opera Bastille<br />
<strong>di</strong> Parigi con Salome <strong>di</strong> Strauss. Recenti impegni concertistici includono la Cleveland<br />
Orchestra, l’Orchestra Toscani <strong>di</strong> Parma, Sydney Symphony Orchestra, Czech<br />
Philharmonic Prague, insieme a molte altre. Nel febbraio 2010 debutta al Teatro alla<br />
Scala <strong>di</strong> Milano <strong>di</strong>rigendo tre concerti con l’Orchestra Filarmonica della Scala in Faust<br />
Szenen <strong>di</strong> Schumann.<br />
117
Ruggero Cappuccio
RUGGERO CAPPUCCIO<br />
Regista<br />
Nato a Napoli nel 1964, dal 1985 lavora in qualità <strong>di</strong> attore-regista-autore per i centri <strong>di</strong> produzione<br />
RAI <strong>di</strong> Napoli e Roma. Nel 1993 scrive e <strong>di</strong>rige Delirio marginale, Premio IDI-<br />
Selezione Autori Nuovi. Un anno più tar<strong>di</strong>, con la stessa opera, ottiene la medaglia d’oro per<br />
la drammaturgia italiana e il “Biglietto d’oro” AGIS. Sempre nel 1994 gli viene assegnato il<br />
premio speciale per la drammaturgia europea. Scrive e <strong>di</strong>rige Shakespea Re <strong>di</strong> Napoli, presentato<br />
in prima nazionale nell’ambito <strong>di</strong> “Santarcangelo dei Teatri”, ottenendo ancora il<br />
“Biglietto d’oro” AGIS - Sezione Qualità.<br />
Nel 1995 scrive e <strong>di</strong>rige Mai più amore per sempre, in scena nell’ambito <strong>di</strong> “Benevento Città<br />
Spettacolo”. Del 1996, invece, sono Desideri mortali, omaggio a Giuseppe Tomasi <strong>di</strong><br />
Lampedusa proposto al Teatro Valle, e Nel tempo <strong>di</strong> un tango, ancora a Benevento. In collaborazione<br />
con Leo De Berar<strong>di</strong>nis e Alfonso Santagata scrive e <strong>di</strong>rige Re Lear, quin<strong>di</strong> si de<strong>di</strong>ca<br />
alla scrittura <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po a Colono, da Sofocle, per Roberto Herlitzka e Piera degli Esposti<br />
nella Produzione del Teatro Stabile del Friuli. Nel 1997 ottiene il Premio “Candoni” per il<br />
testo Il sorriso <strong>di</strong> San Giovanni che nel 1998 vince il premio Ubu come migliore novità Italiana.<br />
Nel 1998 cura per il Teatro <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong>rezione Luca Ronconi, la regia <strong>di</strong> due classici, Tieste e<br />
Le bacchi<strong>di</strong>. La stagione 1998-1999 vede in tournée il suo nuovo allestimento de Il sorriso <strong>di</strong><br />
San Giovanni, mentre a Benevento, presenta in anteprima I silenzi della memoria. La sua<br />
prima regia d’opera è del settembre 1999: a Milano inaugura la stagione dello “Strehler” con<br />
Nina, o sia la pazza per amore <strong>di</strong> Paisiello, coproduzione col Teatro alla Scala, <strong>di</strong>retta da<br />
Riccardo Muti. Nell’aprile 2001 firma la regia del Falstaff in scena a Busseto con scene d’epoca<br />
e Riccardo Muti sul po<strong>di</strong>o. Del 2001 sono anche il progetto su L’Orlando furioso curato<br />
per il Ministero dei Beni Culturali e per l’ETI con Massimo De Francovich, Maddalena Crippa,<br />
Massimo De Rossi, Chiara Muti, Roberto Herlitzka, Ottavia Piccolo, Anna Caterina Antonacci,<br />
Anna Bonaiuto e la pubblicazione per i Classici <strong>di</strong> Einau<strong>di</strong> <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po a Colono. Nel 2002 cura<br />
drammaturgia e regia <strong>di</strong> Lighea, spettacolo con Roberto Herlitzka ispirato a Tomasi <strong>di</strong><br />
Lampedusa ed in onda anche su Rai2 per “Palcoscenico”. E quin<strong>di</strong> pubblica ancora per<br />
Einau<strong>di</strong>, “Shakespea Re <strong>di</strong> Napoli”. Cappuccio, che dal 2003 è Direttore artistico del Festival<br />
“Benevento Città Spettacolo, ha curato la regia del film Il Sorriso dell’ultima<br />
notte. È del 2004 Paolo Borsellino Essendo Stato, da lui scritto e <strong>di</strong>retto, vincitore del Premio<br />
Olimpici del Teatro e Premio Borgio Verezzi nel ’05 con Massimo De Francovich. Nel 2006<br />
scrive un assolo per Roberto Herlitzka, E<strong>di</strong>po a Colono che nel 2007 vince il premio Olimpici<br />
del Teatro. Nel 2007 ripropone Shakespea Re <strong>di</strong> Napoli con cui vince, tra gli altri, il Premio<br />
Imaie. Nello stesso anno Sellerio pubblica nella collana della memoria La notte dei due silenzi<br />
suo primo romanzo finalista al Premio Strega. Il suo oratorio profano per Giuseppe Tomasi <strong>di</strong><br />
Lampedusa, Desideri mortali, viene ripreso nel 2008 presso il Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo con<br />
Chiara Muti, mentre nel 2009 scrive e <strong>di</strong>rige Le ultime sette parole <strong>di</strong> Caravaggio e il film Rien<br />
va con Roberto Herlitzka e Lello Arena. Nel 2010 nell’ambito del Maggio Musicale Fiorentino,<br />
scrive e <strong>di</strong>rige Natura Viva opera contemporanea con musiche <strong>di</strong> Marco Betta interpretata da<br />
Chiara Muti. Fuoco su Napoli suo secondo romanzo è e<strong>di</strong>to da Feltrinelli nella Collana dei<br />
Narratori e nell’ambito del Festival Asti Teatro debutta la sua riscrittura del Don Chisciotte <strong>di</strong><br />
Cervantes interpretato da Roberto Herlitzka e Lello Arena per la regia <strong>di</strong> Na<strong>di</strong>a Bal<strong>di</strong>. Nel febbraio<br />
2011 ha firmato L’elisir d’amore al Teatro dell’Opera.<br />
119
Carlo Savi
CARLO SAVI<br />
Scenografo e costumista<br />
Intensa è stata la sua attività come scenografo e costumista nei teatri italiani ed esteri,<br />
collaborando con <strong>di</strong>versi registi e coreografi quali Bolognini, Menotti, Crivelli, Lizzani,<br />
Negrin, Sciutti, Menegatti, Biagi, Pressburger, Pistoni, Ambrosini, Belle<strong>di</strong> e Maestrini. Dal<br />
1970 al 1980 è collaboratore assiduo del Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano per la Piccola Scala:<br />
Morte dell’aria, La favola <strong>di</strong> Orfeo, Andata e ritorno, Babar il piccolo elefante, L’Opera<br />
del men<strong>di</strong>cante, Pierrot Lunaire, e per il decentramento, Madama Butterfly. Nel teatro <strong>di</strong><br />
prosa dal 1972, Interrogatorio alI’Avana al Piccolo Teatro, I nuovi pagani al Teatro<br />
Quirino; Il piacere Teatro dell’albero, Roma; Arsenico e vecchi merletti Teatro Popolare<br />
<strong>di</strong> Roma; Chi va fra le fronde al Festival Asti Teatro. Nei più importanti teatri lirici italiani<br />
firma opere quali: Aida, Ernani, La donna Serpente, Il Console. Nel 1981 inaugura gli<br />
spettacoli dell’Arena <strong>di</strong> Verona con Rigoletto, al Regio <strong>di</strong> Torino Il Trittico e Aida. Per<br />
l’Opera <strong>di</strong> Roma Attila e L’elisir d’amore. A Parma firma Nabucco, Giovanna d’Arco, La<br />
Traviata, Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia, Semiramide, Thaïs, Don Pasquale e L’arca<strong>di</strong>a in Brenta.<br />
Nei teatri d’Europa, prepara scene e costumi per La Cenerentola e la Favorita per il<br />
Festival <strong>di</strong> Bregenz, Austria, Erwartung per l’Opera del Reno, Strasburgo, I lombar<strong>di</strong> alla<br />
prima crociata al Teatro S. Carlos <strong>di</strong> Lisbona e Aida nella Korea del Sud a Seoul per l’inaugurazione<br />
del Kultural Center. Per l’operetta allestisce dal 1980 La vedova Allegra, La<br />
principessa della Csardas, Cin ci la, Il paese dei campanelli, Scugnizza, AI Cavallino bianco<br />
per il teatro <strong>di</strong> Verdura del Massimo <strong>di</strong> Palermo, Vittoria e il suo ussaro per il Festival<br />
dell’Operetta <strong>di</strong> Trieste e, dal 1985, gli allestimenti del Festival dell’Opera Gioiosa del<br />
700, spettacoli nei parchi <strong>di</strong> ville del XVIII secolo. Apre la stagione 1991/2 con Lucrezia<br />
Borgia, con una ricerca storica ha ricostruito scene e costumi <strong>di</strong> Sironi create per la prima<br />
e<strong>di</strong>zione del Maggio Musicale Fiorentino del 1933. Nel 1991 per l’Arena <strong>di</strong> Verona allestisce<br />
nella Sala <strong>di</strong> Manto nel Palazzo Ducale <strong>di</strong> Mantova L’Orfeo <strong>di</strong> Montever<strong>di</strong>, con<br />
Carla Fracci, regia <strong>di</strong> Menegatti, e al Teatro Romano il balletto Sogno <strong>di</strong> una notte <strong>di</strong><br />
mezza estate con Fracci, regia Menegatti. Nel 1996 al Teatro Romano <strong>di</strong> Verona allestisce<br />
il balletto Antonio e Cleopatra con Fracci. Nel 1997, alla Westfalenhalle <strong>di</strong> Dortmund<br />
Aida nella storica e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Fagioli del1913. Nel 1999 La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> al<br />
Comunale <strong>di</strong> Piacenza e al Regio <strong>di</strong> Parma. Nel 2006 La Favorita al Carlo Felice <strong>di</strong><br />
Genova. Inizia la sua attività <strong>di</strong> Direttore dell’Allestimento Scenico su invito <strong>di</strong> Paolo<br />
Grassi alla Scala <strong>di</strong> Milano, per proseguire poi all’Arena <strong>di</strong> Verona dal 1994 al 1999,<br />
all’Opera <strong>di</strong> Roma dal 1999 al 2002, incarico che ricopre <strong>di</strong> nuovo dal 2011. In questi anni<br />
cura la messa in scena <strong>di</strong> spettacoli coor<strong>di</strong>nandone l’aspetto visivo e la scenotecnica con<br />
registi <strong>di</strong> teatro e <strong>di</strong> cinema. Nel 2008 insegna all’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Brera,<br />
Milano. Recentemente, nel 2008 al Municipal <strong>di</strong> Rio de Janeiro in Brasile allestisce La<br />
Bohéme e nel 2009 Lucia <strong>di</strong> Lammermoor nell’Arena <strong>di</strong> Avenches in Svizzera. Nel 2010<br />
Attila al Festival Ver<strong>di</strong> a Busseto e a Parma.<br />
121
122<br />
Dmitri Beloselskiy<br />
Nato a Pàvlograd (Ucraina), si <strong>di</strong>ploma<br />
all’Accademia <strong>di</strong> Musica Gnesin <strong>di</strong> Mosca<br />
e durante questo periodo è invitato<br />
come solista nel Coro Accademico da<br />
camera <strong>di</strong> Mosca. Nel 2007 è vincitore<br />
del II premio al XIII Concorso internazionale<br />
Cajkovskij. Attualmente è solista del<br />
Teatro Bol’šoj <strong>di</strong> Mosca dove nello scorso<br />
maggio debutta nel ruolo <strong>di</strong> Zaccaria<br />
in Nabucco <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong>.<br />
Recentemente è stato Zaccaria anche<br />
nella produzione al West Palm Beach<br />
Opera. Tra i recenti impegni: a<br />
Salisburgo in Macbeth <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, al<br />
Metropolitan <strong>di</strong> New York in Nabucco, a<br />
Zurigo in Principe Igor <strong>di</strong> Aleksandr<br />
Boro<strong>di</strong>n, a Vienna in Attila <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Ha<br />
partecipato, nel ruolo protagonista, alla<br />
registrazione <strong>di</strong> The tale of the priest and<br />
his worker, Balda <strong>di</strong> Dmitrij Šostakovic.<br />
Ha collaborato con <strong>di</strong>rettori quali<br />
Vla<strong>di</strong>mir Spivakov, Yuri Bashmet,<br />
Vla<strong>di</strong>mir Fedoseyev, Jan Latham Koenig,<br />
Ion Marin, Thomas Zanderling, Mikhail<br />
Pletnev. Nel marzo 2011, al Teatro<br />
dell’Opera <strong>di</strong> Roma, è Zaccaria nel<br />
Nabucodonosor con la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
Riccardo Muti. Partecipa inoltre al<br />
Concerto <strong>di</strong> Pasqua nel Duomo <strong>di</strong><br />
Orvieto e al Concerto del 5 maggio<br />
offerto dal Presidente della Repubblica al<br />
Santo Padre nella ricorrenza del sesto<br />
anniversario del pontificato nella Sala<br />
Nervi.
Stefano Rinal<strong>di</strong> Miliani<br />
Basso<br />
Nato a Roma, deve la sua preparazione<br />
musicale a Ettore Campogalliani e Sesto<br />
Bruscantini. Compiuti gli stu<strong>di</strong> musicali al<br />
Conservatorio Santa Cecilia, ha vinto il<br />
Concorso Belli <strong>di</strong> Spoleto nel 1988 e nel<br />
1989 il Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Parma. Canta nei più<br />
importanti teatri italiani a Venezia,<br />
Napoli, Verona, Torino, Parma, Roma,<br />
Bologna, Genova, Palermo, Trieste,<br />
Ferrara, Modena, Cagliari, Macerata,<br />
Reggio Emilia, Ravenna, Catania, Bari,<br />
Pesaro, all’estero al Covent Garden <strong>di</strong><br />
Londra, al Concertgebow <strong>di</strong> Amsterdam,<br />
al Teatro della Zarzuela <strong>di</strong> Madrid, alla<br />
Deutsches Oper <strong>di</strong> Berlino, all’Opéra du<br />
Rhin <strong>di</strong> Strasburgo, alla Alte Oper a<br />
Francoforte, alla Staatsoper <strong>di</strong> Amburgo,<br />
al Colon <strong>di</strong> Buenos Aires, al São Carlos <strong>di</strong><br />
Lisbona, alla Opernhaus <strong>di</strong> Zurigo e al<br />
Wexford Opera Festival. È stato <strong>di</strong>retto<br />
da Bonynge, Spivakov, Brüggen, Matl,<br />
Jarvi, Cambreling, David, Robertson,<br />
Abel, Jacobs, Delacòte, Rosmarba,<br />
Rasilainen, Tabachnik, Lu Ja, Kühn,<br />
Bolton, Olmi, Campanella, Zedda,<br />
Renzetti, Gelmetti, Benini, Boni, Carella,<br />
Pidò, Zambelli, Taverna, Durand,<br />
Palumbo, Arrivabeni, Kovatchev e collaborato<br />
con registi quali De Ana, Pizzi, Fo,<br />
Scaparro, De Simone, Marcucci, Ripa <strong>di</strong><br />
Meana, Bernard Broca, Waldemar<br />
Kamer, Poda, Krief,. Vick, Pagliaro,<br />
Bussotti, Squarzina, Cox, Monti e<br />
Maestrini. Il suo repertorio comprende<br />
ruoli che spaziano dal ‘700 alla musica<br />
contemporanea. Ricca la <strong>di</strong>scografia che<br />
vede incisioni <strong>di</strong> Giordano Andrea<br />
Chenier (Mathieu) Capriccio, Mozart Don<br />
Giovanni (Masetto) Capriccio, Ver<strong>di</strong><br />
Simon Boccanegra (Pietro) Capriccio,<br />
Spontini Teseo riconosciuto (Connida)<br />
Bongiovanni, Rossini La cambiale <strong>di</strong><br />
matrimonio (Norton) BMG Ricor<strong>di</strong>,<br />
Paisiello La Molinara (Rospolone) BMG<br />
Ricor<strong>di</strong>, Mercadante Elena Da Feltre<br />
(Sigifredo), Marco Polo Live Wexford,<br />
Mozart Le nozze <strong>di</strong> Figaro (Figaro)<br />
Coriolan, Mosca L’Italiana in Algeri<br />
(Mustafà), Generali Le lagrime d’una<br />
vedova (Solitario) CRB, Ver<strong>di</strong> Aida (Il Re)<br />
(DVD Companion’s Opera).<br />
123
124<br />
Alessandro Spina<br />
Basso<br />
Alessandro Spina ha recentemente<br />
debuttato in Cile il ruolo <strong>di</strong> Don Alfonso<br />
in Così fan tutte, con i complessi artistici<br />
del Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli, dove ha<br />
partecipato all’inaugurazione della stagione<br />
2010 con Tosca (Angelotti). In<br />
seguito è stato impegnato a Trieste<br />
(Abimélech in Samson et Dalila) e a<br />
Modena e Bologna (Risorgimento!, prima<br />
assoluta <strong>di</strong> Lorenzo Ferrero). Stu<strong>di</strong>a<br />
canto presso il Conservatorio G. Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Milano con la Prof.ssa Canetti, perfezionandosi<br />
con i maestri Bandera, Scipioni,<br />
Zucca. Collabora con importanti registi<br />
quali Cristina Pezzoli, Ivan Stefanutti,<br />
Stefano Vizioli, Robert Carsen, Gino<br />
Zampieri, Roberto De Simone, Stéphane<br />
Braunschweig, Micha van Hoecke,<br />
Joseph Franconi Lee, Hugo De Ana,<br />
Daniele Abbado, Damiano Michieletto,<br />
Luca De Fusco. Fra i <strong>di</strong>rettori d’orchestra,<br />
ricor<strong>di</strong>amo Bruno Casoni, Filippo Maria<br />
Bressan, Julian Reynolds, Maurizio<br />
Benini, Aldo Sisillo, Carlo Montanaro,<br />
Stefano Ranzani, Daniele Callegari,<br />
Francesco Maria Colombo, Daniele<br />
Gatti, Juraj Valcuha, Wolfgang Sawallish,<br />
Massimo Zanetti, Piergiorgio Moran<strong>di</strong>,<br />
Michele Mariotti, Roberto Abbado. Si è<br />
esibito in importanti Teatri fra i quali<br />
ricor<strong>di</strong>amo il Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano,<br />
La Fenice e il Malibran <strong>di</strong> Venezia,<br />
l’Arena <strong>di</strong> Verona, il San Carlo <strong>di</strong> Napoli,<br />
il Regio <strong>di</strong> Parma, il Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pisa, il<br />
Goldoni <strong>di</strong> Livorno, il Giglio <strong>di</strong> Lucca, il<br />
Dante Alighieri <strong>di</strong> Ravenna; e ancora: i<br />
Teatri <strong>di</strong> Bolzano, Treviso, Jesi, Fermo,<br />
Piacenza, Ferrara, Modena, Brescia,<br />
Cremona, Como, Pavia, Pordenone,<br />
U<strong>di</strong>ne. Ha interpretato i ruoli <strong>di</strong> Lunardo<br />
ne I quattro Rusteghi (Pisa, Livorno,<br />
Lucca), <strong>di</strong> Angelotti in Tosca (Arena <strong>di</strong><br />
Verona, Regio <strong>di</strong> Parma, Fenice <strong>di</strong><br />
Venezia, Modena, Piacenza Ferrara; San<br />
Carlo <strong>di</strong> Napoli, Colline ne La Bohème<br />
(Malibran <strong>di</strong> Venezia, Fermo, Treviso,<br />
Jesi, Ascoli Piceno), Don Pasquale (ruolo<br />
principale) nei teatri <strong>di</strong> Brescia, Pavia,<br />
Cremona, Como; Simone in Gianni<br />
Schicchi (Piacenza, Livorno, Modena,<br />
Ferrara, Ravenna, Lucca, Pisa e inciso in<br />
DVD); Zuniga in Carmen (Modena,<br />
Piacenza, Ferrara, Ravenna). Ha partecipato<br />
alla inaugurazione della Stagione<br />
2009 del Teatro alla Scala nel Don Carlo<br />
(Deputato fiammingo) <strong>di</strong>retto da Daniele<br />
Gatti. Nel repertorio sacro ha cantato: Te<br />
Deum <strong>di</strong> Britten (produzione Teatro alla<br />
Scala <strong>di</strong> Milano), Requiem <strong>di</strong> Faurè,<br />
Requiem <strong>di</strong> Mozart, Oratorio <strong>di</strong> Natale <strong>di</strong><br />
Saint-Saens, Messa <strong>di</strong> Mercadante per il<br />
Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli, Messa KV<br />
317 <strong>di</strong> Mozart al Teatro <strong>di</strong> Reggio Emilia<br />
e al Teatro Manzoni <strong>di</strong> Bologna <strong>di</strong>retto<br />
da Roberto Abbado.
Ezio Maria Tisi<br />
Basso<br />
Nato a Fabriano, Ezio Maria Tisi stu<strong>di</strong>a<br />
con Maria Melani, Maria Zunica e Sesto<br />
Bruscantini, frequentando l’Accademia<br />
d’arte lirica <strong>di</strong> Osimo e conseguendo,<br />
parallelamente, la laurea in architettura.<br />
Ha debuttato presso il Teatro Pergolesi<br />
<strong>di</strong> Jesi nel Don Pasquale, La brillante e<br />
rapida carriera lo ha condotto in alcuni<br />
fra i più importanti teatri e festival italiani,<br />
tra i quali Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo<br />
(Salome, Die Zauberflöte), Teatro<br />
Comunale <strong>di</strong> Firenze (Salome,<br />
Andrea Chénier), Teatro San Carlo <strong>di</strong><br />
Napoli (La traviata, La Bohème, Samson<br />
et Dalila, Elektra, Ariadne auf Naxos,<br />
Salome, Macbeth e Tannhäuser), Arena<br />
<strong>di</strong> Verona (Salome, La traviata, La<br />
Gioconda), Teatro Regio <strong>di</strong> Parma<br />
(Andrea Chénier, Capriccio), Teatro La<br />
Fenice <strong>di</strong> Venezia (Gianni Schicchi),<br />
Opera Festival <strong>di</strong> Macerata (Tosca, Aida,<br />
Il signor Bruschino, Don Carlo, Le nozze<br />
<strong>di</strong> Figaro, Petite messe solennelle),<br />
Teatro Comunale <strong>di</strong> Bologna (Ariadne<br />
auf Naxos), Teatro Lirico <strong>di</strong> Cagliari (Così<br />
fan tutte, La Bohème, Capriccio), Teatro<br />
Massimo “V. Bellini” <strong>di</strong> Catania (La traviata,<br />
La straniera, Guntram, La battaglia<br />
<strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>), Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma<br />
(Il gatto con gli stivali, Don Carlo), Rossini<br />
Opera Festival <strong>di</strong> Pesaro (Petite messe<br />
solennelle). Ha cantato inoltre<br />
all’Opernhaus <strong>di</strong> Francoforte (Il barbiere<br />
<strong>di</strong> Siviglia), allo Stadttheater <strong>di</strong> Stoccarda<br />
(Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia e Mosè) e all’Opéra<br />
de Rouen (Elektra).Particolarmente a suo<br />
agio nel repertorio rossiniano, Ezio Maria<br />
Tisi ha interpretato, fra l’altro, Il barbiere<br />
<strong>di</strong> Siviglia, La cambiale <strong>di</strong> matrimonio,<br />
Guillaume Tell e Otello, nonché lo Stabat<br />
Mater, la Petite messe solennelle e il<br />
Miserere. Nelle ultime stagioni ha interpretato<br />
Roberto Devereux al Teatro delle<br />
Muse <strong>di</strong> Ancona, Don Carlo al Teatro<br />
Regio <strong>di</strong> Torino, Andrea Chénier al<br />
Teatro Massimo “V. Bellini” <strong>di</strong> Catania,<br />
Manon Lescaut e Pikovaja dama al<br />
Teatro Lirico <strong>di</strong> Cagliari, Rigoletto al<br />
Teatro Regio <strong>di</strong> Parma ed in tournée ad<br />
Hong Kong, Manon Lescaut e Don<br />
Gregorio al Teatro Massimo “V. Bellini”<br />
<strong>di</strong> Catania, Semyon Kotko al Teatro Lirico<br />
<strong>di</strong> Cagliari, Rigoletto a Pechino in tournée<br />
con il Teatro Regio <strong>di</strong> Parma. Ha al<br />
suo attivo <strong>di</strong>verse incisioni <strong>di</strong>scografiche,<br />
fra le quali si segnalano Le nozze <strong>di</strong><br />
Figaro (Bartolo; con la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
Gustav Kuhn) e La gazzetta <strong>di</strong> Rossini<br />
(Don Pomponio; con la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
Wilhelm Keitel). Per l’etichetta Arte<br />
Nova-Bmg ha inciso Guillaume Tell, Il<br />
barbiere <strong>di</strong> Siviglia <strong>di</strong> Paisiello, Il barbiere<br />
<strong>di</strong> Siviglia <strong>di</strong> Rossini (Don Basilio) e Don<br />
Pasquale (ruolo del titolo). Ha inciso per<br />
la Decca l’Andrea Chénier (Fouquier<br />
Tinville) al fianco <strong>di</strong> Andrea Bocelli,<br />
Violeta Urmana e Lucio Gallo. È stato<br />
Direttore Artistico del Teatro Gentile <strong>di</strong><br />
Fabriano.<br />
125
126<br />
Luca Salsi<br />
Baritono<br />
Nato a San Secondo Parmense, Luca<br />
Salsi si <strong>di</strong>ploma in canto presso il<br />
Conservatorio “Arrigo Boito” <strong>di</strong> Parma<br />
sotto la guida del soprano Lucetta Bizzi,<br />
in seguito si perfeziona con il baritono<br />
Carlo Meliciani. Debutta giovanissimo<br />
presso il Teatro Comunale <strong>di</strong> Bologna ne<br />
La scala <strong>di</strong> seta <strong>di</strong> Rossini (1997).<br />
Vincitore, nel 2000, del primo premio<br />
assoluto al concorso “Gian Battista<br />
Viotti” <strong>di</strong> Vercelli, inizia un’intensa attività<br />
che lo conduce su alcuni dei maggiori<br />
palcoscenici del mondo, fra i quali<br />
Metropolitan, Teatro alla Scala,<br />
Washington Opera, Los Angeles Opera,<br />
New Israeli Opera <strong>di</strong> Tel Aviv, Staatsoper<br />
<strong>di</strong> Berlino, Teatro Regio <strong>di</strong> Parma, Teatro<br />
Lirico <strong>di</strong> Cagliari, Teatro Carlo Felice <strong>di</strong><br />
Genova, Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli,<br />
Teatro Filarmonico <strong>di</strong> Verona, Teatro<br />
Massimo <strong>di</strong> Palermo, Festival Puccini <strong>di</strong><br />
Torre del Lago. Ha lavorato con importanti<br />
<strong>di</strong>rettori d’orchestra, fra i quali Mark<br />
Elder, Gabriele Ferro, Daniele Gatti,<br />
Placido Domingo, Gustavo Dudamel,<br />
Julia Jones, Nicola Luisotti, Pier Giorgio<br />
Moran<strong>di</strong>, Renato Palumbo, Donato<br />
Renzetti, Emanuel Villaume e Alberto<br />
Zedda, nonché con prestigiosi registi<br />
quali Daniele Abbado, Robert Carsen,<br />
Hugo De Ana, Giuseppe Patroni Griffi,<br />
Antony Minghella, Lamberto Puggelli,<br />
Maurizio Scaparro e Franco Zeffirelli. Nel<br />
corso della sua carriera ha interpretato<br />
ruoli quali Sharpless in Madama Butterfly<br />
(New York, Washington, Berlino, Seul e<br />
Torre del Lago), Marcello nella Bohème<br />
(Washington, Los Angeles, Milano,<br />
Palermo e Torre del Lago), Ford nel<br />
Falstaff (Bari, Cagliari), Figaro nel<br />
Barbiere <strong>di</strong> Siviglia (Bologna, Garsington,<br />
Genova, Tenerife e Cagliari), Valentin nel<br />
Faust <strong>di</strong> Gounod (Parma), il ruolo del titolo<br />
nel Gianni Schicchi (Napoli), Germont<br />
nella Traviata (Ancona), Ezio nell’Attila<br />
(Verona) e Frank in Edgar (Torre del<br />
Lago). Nella stagione 2008/09 ha interpretato<br />
Il Corsaro al Festival Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Parma, La bohème al Teatro Carlo Felice<br />
<strong>di</strong> Genova, I Pagliacci al Maggio<br />
Musicale Fiorentino e al Teatro Lirico <strong>di</strong><br />
Cagliari ed Ernani a Piacenza. Nella stagione<br />
2009/10 ha interpretato con grande<br />
successo La traviata (Germont) al<br />
Teatro Donizetti <strong>di</strong> Bergamo e al Maggio<br />
Musicale Fiorentino, Falstaff (Ford)<br />
all’Opéra de Liège e al Teatro dell’Opera<br />
<strong>di</strong> Roma, L’elisir d’amore (Belcore) al<br />
Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste, Ernani (Don<br />
Carlo) al Teatr in Wielki <strong>di</strong> Poznan e Lucia<br />
<strong>di</strong> Lammermoor (Lord Enrico)<br />
all’International May Festival <strong>di</strong><br />
Wiesbaden, I Puritani al Teatro Lirico <strong>di</strong><br />
Cagliari, Attila (Ezio) al Teatro Regio <strong>di</strong><br />
Parma, Faust (Valentino) al Macerata<br />
Opera Festival, Un ballo in maschera<br />
(Renato) alla Washington Opera, Il<br />
Corsaro (Seid) a Bilbao. Nella stagione<br />
2011 Gianni Schicchi (ruolo titolo) al<br />
Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste, Madama Butterfly<br />
(Sharpless) al Metropolitan <strong>di</strong> New York.
Giuseppe Altomare<br />
Baritono<br />
Dopo essersi laureato in Scienze Politiche,<br />
inizia gli stu<strong>di</strong> musicali alla Hochschule<br />
Mozartem <strong>di</strong> Salisburgo con Rudolf Knoll.<br />
Prosegue negli stu<strong>di</strong> con la Signora Iris<br />
Adami-Corradetti, perfezionandosi poi con<br />
Aldo Danieli, Pier Miranda Ferraro, Franco<br />
Corelli, Carlo Bergonzi. Il suo debutto assoluto<br />
è stato nel ruolo <strong>di</strong> Gianni Schicchi al 39°<br />
Festival Puccini <strong>di</strong> Torre del Lago con la regia<br />
<strong>di</strong> Rolando Panerai e la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Marcello<br />
Panni. In seguito ha debuttato nei ruoli <strong>di</strong>:<br />
Marcello in La Bohéme; Giannotto in<br />
Lodoletta; Sharpless in Madama Butterfly;<br />
Cascart in Zazà; Germont in La Traviata;<br />
Conte <strong>di</strong> Luna in Il Trovatore; Silvio in<br />
Pagliacci; Lescaut in Manon Lescaut; Renato<br />
in Un Ballo in Maschera; i ruoli del Padre e<br />
dell’Orco nel Pollicino <strong>di</strong> H.W. Henze;<br />
Rolando ne La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>;<br />
Marchese <strong>di</strong> Posa in Don Carlo; Enrico in<br />
Lucia <strong>di</strong> Lammermoor; Escamillo in Carmen;<br />
Mercutio in Roméo et Juliétte; Valentin in<br />
Faust; Albert in Werther; Conte <strong>di</strong> Almaviva<br />
ne Le Nozze <strong>di</strong> Figaro; Don Giovanni in Don<br />
Giovanni; Jago in Otello; Amonasro in Aida;<br />
Lorenzo in Capuleti e Montecchi; Noé ne<br />
L’Arca <strong>di</strong> Noé <strong>di</strong> Benjamin Britten; Simone in<br />
Simone Boccanegra; Nabucco in Nabucco;<br />
Rigoletto in Rigoletto; Zurga ne Les Pêcheurs<br />
de Perles; Scarpia in Tosca; Macbeth in<br />
Macbeth. Principali teatri in cui si è esibito:<br />
Festival Puccini <strong>di</strong> Torre del Lago; Gran<br />
Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Livorno; Giglio <strong>di</strong> Lucca;<br />
Comunale <strong>di</strong> Ferrara; Dante Alighieri <strong>di</strong><br />
Ravenna; Comunale <strong>di</strong> Modena; Tonhalle <strong>di</strong><br />
Düsseldorf; Massimo <strong>di</strong> Palermo; Regio <strong>di</strong><br />
Parma; Baltimore Opera Company, Pierluigi<br />
da Palestrina <strong>di</strong> Cagliari; Pittsburgh Opera;<br />
Opernhaus <strong>di</strong> Zurigo; Comunale <strong>di</strong> Bologna;<br />
National Concert Hall <strong>di</strong> Dublino; Au<strong>di</strong>torium<br />
Orchestra Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano; Maggio Musicale<br />
Fiorentino; Macerata Opera; Opera <strong>di</strong> Roma;<br />
Carlo Felice <strong>di</strong> Genova; Teatro alla Scala;<br />
Teatro del Cremlino; Teatro La Fenice. Ha<br />
lavorato con numerosi <strong>di</strong>rettori d’orchestra<br />
tra i quali: Massimo de Bernardt; Niksa<br />
Bareza; Maurizio Arena; Gianandrea<br />
Gavazzeni; Gustav Kuhn; Campori; von<br />
Dohnànyi; Callegari; Francis; Guingal;<br />
Wilson; Daniel Oren; Bruno Bartoletti;<br />
Riccardo Muti; Zubin Metha; Renzetti. Tra i<br />
registi: degli Esposti; Di Stefano; Crivelli;<br />
dall’Aglio; Brockhaus; Fassini; Puggelli; Uzan;<br />
Montaldo; Do<strong>di</strong>n; Carsen; Pier Luigi Pizzi;<br />
Franco Zeffirelli; Yannis Kokkos. Nel 1997 è<br />
uscita la registrazione su CD della Lodoletta<br />
andata in scena alla Gran Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Livorno<br />
nel 1994. Nel 2002 ha registrato su cd dal<br />
vivo per il Massimo <strong>di</strong> Palermo, nel ruolo <strong>di</strong><br />
Noé, L’arca <strong>di</strong> Noé <strong>di</strong> Benjamin Britten. Ha<br />
partecipato nel 2003 al Concerto <strong>di</strong><br />
Capodanno del Quirinale trasmesso dalla<br />
RAI al cospetto del Presidente della<br />
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ha eseguito<br />
la Messa in do min. <strong>di</strong> Mozart trasmessa in<br />
<strong>di</strong>retta su Ra<strong>di</strong>o 3 dall’Au<strong>di</strong>torium <strong>di</strong> Milano<br />
con l’Orchestra Ver<strong>di</strong> e con la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
Gandolfi. Recentemente ha preso parte<br />
alternandosi nei ruoli <strong>di</strong> Silvio e Tonio alla<br />
produzione <strong>di</strong> Pagliacci al Teatro del<br />
Cremlino <strong>di</strong> Mosca sotto la regia del M°<br />
Franco Zeffirelli. Ha collaborato ancora col<br />
M° Pier Luigi Pizzi nel ruolo <strong>di</strong> Germont ne La<br />
Traviata al Teatro Sejong <strong>di</strong> Seul con gran<strong>di</strong>ssimo<br />
successo. E’ stato ancora Rigoletto<br />
come cover del M° Leo Nucci e <strong>di</strong>retto dal<br />
M° Daniel Oren. Ha interpretato ancora il<br />
ruolo <strong>di</strong> Germont accanto a Mariella Devia.<br />
Ha avuto il suo grande debutto al Teatro La<br />
Fenice nel ruolo <strong>di</strong> Scarpia accanto a Daniela<br />
Dessì, Fabio Armiliato e Walter Fraccaro.<br />
Èrecente l’uscita <strong>di</strong> un dvd del Macbeth da<br />
lui interpretato allo Sferisterio <strong>di</strong> Macerata<br />
sotto la <strong>di</strong>rezione del M° Callegari e la regia<br />
127
128<br />
Tatiana Serjan<br />
Soprano<br />
Nata a San Pietroburgo, ha cominciato gli<br />
stu<strong>di</strong> musicali in pianoforte presso il<br />
“Musical College” della sua città e in<br />
seguito al Conservatorio <strong>di</strong> San<br />
Pietroburgo nella classe <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione corale<br />
con il Professor F.M. Kozlov. Ha iniziato gli<br />
stu<strong>di</strong> vocali al Conservatorio Rimsky-<br />
Korsakov, sempre a San Pietroburgo, con<br />
il Professor E.N. Manukhova, si é poi <strong>di</strong>plomata<br />
presso il Conservatorio <strong>di</strong> San<br />
Pietroburgo con il massimo dei voti con il<br />
Professor G.V. Zastavny. Si é perfezionata<br />
in Italia all’Accademia delle Voci <strong>di</strong> Torino<br />
con Franca Mattiucci. E’ risultata finalista in<br />
alcuni concorsi <strong>di</strong> canto internazionali tra i<br />
quali: Viotti <strong>di</strong> Vercelli (2001), The Golden<br />
Sophit <strong>di</strong> San Pietroburgo con la nomina<br />
“The best women’s role in musical theater”<br />
(2001), Una voce per Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ispra<br />
(2002). Ha debuttato nel 1994 all’Opera<br />
Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> San Pietroburgo in Traviata<br />
(Violetta) dove successivamente ha cantato<br />
in Bohéme (Mimì e Musetta) nel 1996 e<br />
Così fan tutte (Fior<strong>di</strong>ligi) nel 1997, portata<br />
in tournée in Germania; ha poi cantato<br />
Lady Macbeth of Mtsensk <strong>di</strong> Shostakovich<br />
<strong>di</strong>retta dal M° Mstilav Rostropovichon con<br />
la San Pietroburgo Philarmonic Society; nel<br />
2000 ha cantato al San Pietroburgo State<br />
Musical Theater Zazarkalye Racconti<br />
d’Hoffmann (Antonia e Giulietta) e<br />
Bohéme (Mimì). Il suo debutto in Italia è<br />
avvenuto al Teatro Regio <strong>di</strong> Torino nel<br />
<strong>di</strong>cembre 2002 nel ruolo <strong>di</strong> Lady Macbeth<br />
in Macbeth, ruolo che ha poi interpretato<br />
ad Atene, al Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo, a<br />
Tokio con il Teatro alla Scala sotto la <strong>di</strong>rezione<br />
del Maestro Muti, a Ravenna, a<br />
Madrid, al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste, al Teatro<br />
Comunale <strong>di</strong> Bologna, a Dallas, Oviedo e<br />
Monaco; ha cantato Ballo in Maschera ad<br />
Ancona, Rovigo, Trento, Catania e<br />
Amsterdam; Trovatore (Leonora) a<br />
Bregenz e a Ginevra; Sancta Susanna <strong>di</strong><br />
Hindemith al Festival <strong>di</strong> Ravenna e a New<br />
York <strong>di</strong>retta dal M° Riccardo Muti, al<br />
Teatro Nacional de Sao Carlos a Lisbona,<br />
al Teatro alla Scala e a Montpellier;<br />
Reinhgold al Teatro Sao Carlos <strong>di</strong> Lisbona;<br />
Tosca al Teatro Comunale <strong>di</strong> Bologna, al<br />
Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo e al Festival <strong>di</strong><br />
Bregenz; Don Giovanni al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Trieste e a Pordenone; Norma al Teatro<br />
Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste. Ha debuttato Aida al<br />
Festival <strong>di</strong> Bregenz. Ha debuttato Due<br />
Foscari” a Parma e Modena; ha cantato<br />
Trovatore a Trieste e Pordenone e Tosca<br />
alla Deutsche Oper <strong>di</strong> Berlino. E’ stata solista<br />
in composizioni sacre nei palcoscenici<br />
dell’Academic Capella, Smolny Cathedral<br />
e State Hermitage (1994-2001) e ha partecipato<br />
al concerto finale del Festival <strong>di</strong><br />
Ravenna, poi ripreso a Bosra (Siria) trasmesso<br />
dalla RAI TV, cantando un’ampia<br />
selezione <strong>di</strong> Norma sotto la guida del M°<br />
Muti. Ha eseguito la XIV Sinfonia <strong>di</strong><br />
Schostakovic al Teatro Sao Carlos <strong>di</strong><br />
Lisbona. Ha cantato il Requiem <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> a<br />
Londra con la Philarmonia Orchestra sotto<br />
la <strong>di</strong>rezione del Maestro Muti e a<br />
Toulouse. Recenti impegni: Tosca e Ballo<br />
in Maschera a Berlino, Tosca a Monaco <strong>di</strong><br />
Baviera.
Serena Farnocchia<br />
Soprano<br />
Nata a Pietrasanta, in provincia <strong>di</strong> Lucca,<br />
stu<strong>di</strong>a con il baritono Gianpiero<br />
Mastromei e successivamente con<br />
Giovanna Canetti. Vincitrice <strong>di</strong> vari concorsi<br />
in tutta Europa, nel 1995 ottiene la<br />
vittoria al prestigioso Luciano Pavarotti<br />
Competition a Philadelphia. Nel 1997<br />
Riccardo Muti la accetta al biennio<br />
dell’Accademia del Teatro alla Scala e la<br />
sceglie per il ruolo <strong>di</strong> donna Anna nel<br />
mozartiano Don Giovanni. L’artista riporterà<br />
un grande successo in questa parte <strong>di</strong><br />
debutto. Ha cantato i ruoli <strong>di</strong> Mimì nella<br />
Bohème all’Opera <strong>di</strong> Roma, al Teatro alla<br />
Scala, al Festival Puccini <strong>di</strong> Torre del Lago,<br />
al Santa Fe Opera Festival, al Lyric Opera<br />
<strong>di</strong> Chicago e al Teatro La Fenice <strong>di</strong><br />
Venezia, Leonora del Trovatore all’Operà<br />
<strong>di</strong> Losanna e al Teatro Regio <strong>di</strong> Parma e al<br />
Semperoper <strong>di</strong> Dresda, Amelia Grimal<strong>di</strong><br />
nel Simon Boccanegra al Teatro la Fenice,<br />
al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste e al Gran Teatro<br />
de la Maestranza <strong>di</strong> Siviglia, il ruolo titolo<br />
nella Luisa Miller nei teatri <strong>di</strong> Como,<br />
Piacenza, allo Staatstheater <strong>di</strong> Essen, alla<br />
Cana<strong>di</strong>an opera company <strong>di</strong> Toronto e<br />
allo Staatstheater <strong>di</strong> Muenchen, Alice<br />
Ford nel Falstaff ver<strong>di</strong>ano con l’Opera de<br />
Lausanne, a Firenze nella stagione del<br />
Maggio Musicale Fiorentino e nella successiva<br />
tournèe a Tokyo e al Teatro<br />
dell’Opera <strong>di</strong> Roma, Liù nella Turandot a<br />
Torre del Lago, a Toronto, Helsinki, a<br />
Santa Fe e a Chicago, Maria Stuarda con<br />
la Cana<strong>di</strong>an Opera Company <strong>di</strong> Toronto.<br />
Altri ruoli includono Elaisa nel Giuramento<br />
<strong>di</strong> Saverio Mercadante al Festival <strong>di</strong><br />
Wexford, Adalgisa nella Norma alla<br />
Finnish Opera <strong>di</strong> Helsinki, il ruolo titolo<br />
nella Sposa Venduta <strong>di</strong> Smetana al Teatro<br />
Comunale <strong>di</strong> Bologna, Medora nel<br />
Corsaro al Carlo Felice <strong>di</strong> Genova,<br />
Fior<strong>di</strong>ligi e Desdemona nell’Otello ver<strong>di</strong>ano<br />
al Grand Thèatre de Geneve, al<br />
Semperoper <strong>di</strong> Dresda ed alla Suntory<br />
Hall <strong>di</strong> Tokyo, Donna Anna allo<br />
Staatstheater <strong>di</strong> Stuttgart, al Regio <strong>di</strong><br />
Torino e alla Suntory Hall, Donna Elvira<br />
ancora al Grand Thèatre de Gèneve,<br />
Micaela nella Carmen al Savonlinna Opera<br />
Festival e alla New Israel Opera <strong>di</strong> Tel<br />
Aviv, la Contessa nelle Nozze mozartiane<br />
ancora alla Suntory Hall <strong>di</strong> Tokyo, al<br />
Teatro alla Scala e al Teatro del Maggio<br />
Musicale Fiorentino, Anna Glawari nella<br />
Vedova Allegra al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Salerno,<br />
la parte del soprano nel Requiem ver<strong>di</strong>ano<br />
e nello Stabat Mater <strong>di</strong> G. Rossini <strong>di</strong>retto<br />
da Alberto Zedda (Anversa 2011). È<br />
stata <strong>di</strong>retta da maestri quali Riccardo<br />
Muti, Giuseppe Sinopoli, Zubin Metha,<br />
Daniel Oren, Yuri Temirkanov, Alberto<br />
Zedda, Bruno Bartoletti, Nicola Luisotti,<br />
Pinchas Steinberg, Vla<strong>di</strong>mir Jurowski,<br />
Gian Andrea Noseda, sir Andrew Davis,<br />
Asher Fish e ha lavorato con registi come<br />
Franco Zeffirelli, Pier Luigi Pizzi, Luca<br />
Ronconi, Pier’Alli, Gabriele Lavia, Michele<br />
Placido, Willy Decker, Jonathan Miller,<br />
Renata Scotto, Paul Curran.<br />
129
130<br />
Yonghoon Lee<br />
Tenore<br />
Si è affermato a livello internazionale nello<br />
spazio <strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> due anni. Nel settembre<br />
2007 ha fatto il suo debutto tedesco<br />
alla Frankfurt Opera nel ruolo principale <strong>di</strong><br />
una nuova produzione <strong>di</strong> Don Carlo <strong>di</strong><br />
Ver<strong>di</strong>, seguito dal debutto spagnolo, sempre<br />
con Don Carlo, al Palau de les Artes <strong>di</strong><br />
Valencia <strong>di</strong>retto da Lorin Maazel nel<br />
<strong>di</strong>cembre 2007. Precendentemente, aveva<br />
interpretato lo stesso ruolo, nella primavera<br />
2007, in Sud America al Teatro<br />
Municipal <strong>di</strong> Santiago, Cile. Nel gennaio<br />
2008 interpreta al Teatro dell’Opera <strong>di</strong><br />
Roma il ruolo <strong>di</strong> Cavaradossi in una nuova<br />
produzione <strong>di</strong> Tosca firmata da Franco<br />
Zeffirelli e <strong>di</strong>retta da Gianluigi Gelmetti,<br />
successivamente ha cantato per la prima<br />
volta ad Atene, sempre in Tosca. È anche<br />
apparso all’Opera de la Wallonie <strong>di</strong> Liegi in<br />
Don Carlos e Tosca e fatto il suo debutto<br />
nel Regno Unito come Don Jose con la<br />
Glyndebourne Touring Company. Nel<br />
novembre 2008 è stato ospite al Teatro<br />
Carlo Felice <strong>di</strong> Genova comeRodolfo ne La<br />
Bohéme <strong>di</strong>retta da Daniel Oren. Torna poi<br />
a Francoforte peer una ripresa <strong>di</strong> Don<br />
Carlo e come Rodolfo ne La Bohéme; e,<br />
approda per la prima volta alla Deutsche<br />
Oper <strong>di</strong> Berlino in Tosca al fianco <strong>di</strong> Violeta<br />
Urmana. Nel giugno 2009 viene acclamato<br />
nel suo debutto alla Netherlands Opera<br />
come Don Jose in una nuova produzione<br />
<strong>di</strong> Carmen con la regia <strong>di</strong> Robert Carsen e<br />
<strong>di</strong>retta da Marc Albrecht. Nella stagione<br />
2009/2010 fa nuovi, significativi debutti:<br />
alla Bayerische Staatsoper <strong>di</strong> Monaco in<br />
Don Carlos, alla Hamburg State Opera in<br />
Tosca, alla Berlin State Opera in Carmen e<br />
al Glyndebourne Festival come Macduff in<br />
Macbeth. Ha anche debuttato a Lione nel<br />
Requiem <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Nel 2010 ha debuttato<br />
alla Lyric Opera <strong>di</strong> Chicago in Carmen e<br />
alla Metropolitan Opera nella nuova produzione<br />
<strong>di</strong> Don Carlos. Debutta anche alla<br />
Scala <strong>di</strong> Milano come Turiddu in Cavalleria<br />
Rusticana e alla SemperOper <strong>di</strong> Dresda in<br />
Tosca <strong>di</strong>retta da Nicola Luisotti. Ha cantato<br />
il suo primo Manrico ne Il Trovatore in<br />
forma <strong>di</strong> concerto accanto ad Anja<br />
Harteros alla Cologne Opera. Nel maggio<br />
2011 debutta alla Royal Danish Opera <strong>di</strong><br />
Copenhagen nel suo primo nella<br />
Turandot. Nato nella Corea del Sud, inizia<br />
qui gli stu<strong>di</strong> musicali ed in Corea ha interpretato<br />
<strong>di</strong>versi ruoli quali Alfredo ne La<br />
traviata, Luigi ne Il tabarro, Rodolfo ne La<br />
bohème, Cavaradossi in Tosca, Ruggero<br />
ne La ron<strong>di</strong>ne, e Don José in Carmen. Ha<br />
vinto numerosi concorsi canori ed è vincitore<br />
del 34° premio Loren L. Zachary<br />
Society National 2006, del primo premio<br />
Licia Albanese-Puccini Foundation<br />
International Vocal Competition 2005 e<br />
Career Bridges Competition 2005, così<br />
come e vincitore dei premi Opera Index<br />
Vocal Competition 2005 e del Joyce Dutka<br />
Arts Foundation (JDAF) 2005. Ha ricevuto<br />
una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sia per la Seoul<br />
National University in Corea e per il<br />
Mannes College of Music <strong>di</strong> New York,<br />
dove ha proseguito gli stu<strong>di</strong> vocali e musicali<br />
con il Professor Arthur Levy
Riccardo Massi<br />
Tenore<br />
Si <strong>di</strong>ploma all’Accademia della Scala <strong>di</strong><br />
Milano. Continua gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> canto a<br />
Roma con il Maestro David Holst, che<br />
rimane suo mentore anche oggi.<br />
Specialista nella gestione <strong>di</strong> armi antiche<br />
e me<strong>di</strong>evali, finanzia i suoi stu<strong>di</strong> musicali<br />
con apparizioni come stuntman in <strong>di</strong>versi<br />
film, tra i quali The Passion of the Christ<br />
<strong>di</strong> Mel Gibson Gangs of New York <strong>di</strong><br />
Martin Scorsese e Roma <strong>di</strong> HBO. Canta<br />
Don Josè in Carmen al Teatro alla Scala<br />
nel <strong>di</strong>cembre 2009 <strong>di</strong>retto da Daniel<br />
Barenboim. Successivamente canta il suo<br />
primo Radames in Aida a Salerno <strong>di</strong>retta<br />
da Daniel Oren. Nel marzo 2010 appare<br />
a Salisburgo in una nuova produzione <strong>di</strong><br />
Tosca. Questa interpretazione segna il<br />
suo debutto nel ruolo <strong>di</strong> Mario<br />
Cavaradossi. Nell’aprile 2010 fa il suo<br />
debutto in Sud America a Lima, Perù,<br />
come Pollione in Norma. Nel 2011 fa il<br />
suo debutto nei Paesi Bassi come Enzo<br />
Grimaldo ne La Gioconda in forma <strong>di</strong><br />
concerto al Concertgebouw. Altri ruoli<br />
del suo repertorio sono Don Alvaro in La<br />
Forza del Destino, i ruoli principali in<br />
Ernani e Don Carlos, Maurizio in Adriana<br />
Lecouvreur e Loris Ipanoff in Fedora.<br />
131
132<br />
Gianfranco Montresor<br />
Baritono<br />
Nato Verona, <strong>di</strong>plomato al Conservatorio<br />
<strong>di</strong> Brescia, Gianfranco Montresor debutta<br />
nel 1993 al Teatro Filarmonico <strong>di</strong> Verona<br />
nella Gattabianca <strong>di</strong> Paolo Arcà, cui fa<br />
seguito Carmen (Escamillo) al San Severo<br />
Festival e La bohème (Marcello) al Teatro<br />
Massimo <strong>di</strong> Palermo. La brillante e rapida<br />
carriera lo porta in breve tempo sul palcoscenico<br />
<strong>di</strong> numerosi teatri fra cui il<br />
New National Theatre a Tokyo, il<br />
Wexford Festival Opera, la New Israeli<br />
Opera a Tel Aviv, il Teatro de São Carlos<br />
a Lisbona, Macerata Opera Festival, il<br />
Teatro Filarmonico <strong>di</strong> Verona, il Teatro<br />
Regio <strong>di</strong> Parma, il Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste,<br />
il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma e il Teatro<br />
delle Muse <strong>di</strong> Ancona. Nel corso della<br />
sua carriera ha avuto modo <strong>di</strong> collaborare<br />
con <strong>di</strong>rettori d’orchestra quali<br />
Antonello Alleman<strong>di</strong>, Bruno Bartoletti,<br />
Yoram David, Jacques Delacôte, Renato<br />
Palumbo, Stefano Ranzani, Donato<br />
Renzetti e Keri-Lynn Wilson, e con registi<br />
come Yuri Alexandrov, Hugo de Ana e<br />
Giuseppe Patroni Griffi. Il suo repertorio<br />
include titoli quali Madama Butterfly<br />
(Sharpless), Cavalleria rusticana (Alfio),<br />
Fidelio (Don Pizarro), Don Carlo<br />
(Rodrigo), La traviata (Germont), La<br />
bohème (Marcello), Carmen (Escamillo),<br />
L’elisir d’amore (Belcore), Assassinio<br />
nella cattedrale, Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia<br />
(Figaro), Attila (Ezio), Simon Boccanegra<br />
(Paolo Albiani), Otello (Jago), L’enfance<br />
du Christ <strong>di</strong> Berlioz e Sly <strong>di</strong> Wolf Ferrari.<br />
Nella stagione 2004/05 ha debuttato<br />
come Figaro ne Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia a<br />
Seoul, ha preso parte ad una nuova produzione<br />
de La bohème al Teatro<br />
Massimo <strong>di</strong> Palermo (<strong>di</strong>rettore Donato<br />
Renzetti, regia <strong>di</strong> Giuseppe Patroni<br />
Griffi), e alla prima rappresentazione<br />
assoluta dell’opera <strong>di</strong> Marco Tutino, La<br />
bella e la bestia, al Teatro Comunale <strong>di</strong><br />
Modena. Nella stagione 2005/06 ha<br />
interpretato Carmen (Escamillo) a<br />
Madrid, Otello (Jago) e Il <strong>di</strong>ssoluto assolto<br />
al Teatro São Carlos <strong>di</strong> Lisbona e partecipato<br />
a un tour europeo <strong>di</strong> concerti a<br />
fianco <strong>di</strong> Andrea Bocelli. La collaborazione<br />
con il Teatro alla Scala inizia nel 2007<br />
con la nuova opera <strong>di</strong> Fabio Vacchi<br />
Teneke e prosegue nel 2008 con Il<br />
Giocatore <strong>di</strong> Prokofiev <strong>di</strong>retto da Daniel<br />
Baremboim. Con la stessa opera il<br />
debutto alla Staatsoper a Berlino sempre<br />
nel 2008. Tra gli ultimi impegni Don<br />
Gregorio a Catania, Messa <strong>di</strong> Gloria <strong>di</strong><br />
Puccini a Verona, Manon Lescaut a Sofia,<br />
Nabucco a Novara e La Traviata (Giorgio<br />
Germont) a Trieste. Di particolare interesse<br />
la partecipazione - nel ruolo <strong>di</strong><br />
Monterone - alla produzione <strong>di</strong> Rigoletto<br />
a Mantova <strong>di</strong>retto da Zubin Mehta e trasmesso<br />
in mondovisione.
Tiziana Tramonti<br />
Soprano<br />
Nata a Firenze, ha stu<strong>di</strong>ato al Conservatorio<br />
“Luigi Cherubini” della sua città, <strong>di</strong>plomandosi<br />
in viola con il massimo dei voti sotto la<br />
guida <strong>di</strong> Piero Farulli.<br />
Contemporaneamente ha stu<strong>di</strong>ato canto<br />
con Ettore Campogalliani, Giorgio<br />
Favaretto, Erik Werba e Suzanne Danco.<br />
Nel corso della sua carriera ha calcato i palcoscenici<br />
dei più prestigiosi teatri italiani, fra<br />
i quali, Teatro alla Scala (La traviata, Le<br />
nozze <strong>di</strong> Figaro, Rigoletto, Il barbiere <strong>di</strong><br />
Siviglia, Gianni Schicchi, La cenerentola),<br />
Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma (Cavalleria rusticana,<br />
Le nozze <strong>di</strong> Figaro, Andrea Chénier,<br />
Evgenij Onegin), Teatro Comunale <strong>di</strong><br />
Firenze (La traviata, La cenerentola, Jenufa,<br />
Parsifal), Teatro Comunale <strong>di</strong> Bologna (Il<br />
caso Makropulos, Le nozze <strong>di</strong> Figaro, Die<br />
Zauberflöte, Les oiseaux de passage),<br />
Teatro Regio <strong>di</strong> Torino (La forza del destino,<br />
Andrea Chénier, Il trovatore), Teatro Regio<br />
<strong>di</strong> Parma (Aida, La traviata), Teatro Massimo<br />
<strong>di</strong> Palermo (Der Rosenkavalier, Angélique <strong>di</strong><br />
Ibert, Agrippina, Pollicino, Moses und<br />
Aron), Teatro Massimo Bellini <strong>di</strong> Catania<br />
(Elektra, Gianni Schicchi, Il cappello <strong>di</strong><br />
paglia <strong>di</strong> Firenze, Die Tote Stadt), Teatro<br />
Carlo Felice <strong>di</strong> Genova (Nabucco, La traviata),<br />
Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli, Arena <strong>di</strong><br />
Verona (Carmen). Ha cantato inoltre in alcu-<br />
tagliare<br />
ni importanti teatri e festival internazionali,<br />
fra i quali Festival <strong>di</strong> Salisburgo (Marcellina<br />
nelle Nozze <strong>di</strong> Figaro), Opernhaus <strong>di</strong> Zurigo<br />
(Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia), Opéra National de<br />
Paris (Gianni Schicchi), Bayerische<br />
Staatsoper <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong> Baviera (Le nozze<br />
<strong>di</strong> Figaro), Opéra de Lyon, Opéra de<br />
Nanterre, Teatro <strong>di</strong> Santiago de<br />
Campostela (L’enfant et les sortilèges) e<br />
Concertgebouw <strong>di</strong> Amsterdam (Suor<br />
Angelica), solo per nominarne alcuni. Ha<br />
collaborato con prestigiosi <strong>di</strong>rettori d’orchestra,<br />
fra i quali ricor<strong>di</strong>amo Bruno Bartoletti,<br />
Riccardo Chailly, Gianandrea Gavazzeni,<br />
Gianluigi Gelmetti, Gustav Kuhn, Riccardo<br />
Muti, Daniel Oren, Zoltán Pesko, Michel<br />
Plasson, Donato Renzetti, Hubert Soudant<br />
ed Emil Tchakarov. Attiva anche sul versante<br />
concertistico, Tiziana Tramonti annovera<br />
nel suo repertorio autori quali Bach,<br />
Beethoven, Fauré, Mahler, Liszt,<br />
Schönberg, Malipiero, Dallapiccola ed<br />
Henze. Raffinata interprete del repertorio<br />
liederistico, ha eseguito fra l’altro i<br />
Wesendonck Lieder al Teatro Comunale <strong>di</strong><br />
Bologna, nonché il Primo Libro delle nuove<br />
liriche italiane, una raccolta <strong>di</strong> arie da camera<br />
su testi <strong>di</strong> scrittori italiani, musicati da<br />
compositori quali Marco Betta, Antonio<br />
D’Antò, Carlo Pe<strong>di</strong>ni e Fabrizio Festa. Fra i<br />
recenti successi si segnalano La traviata al<br />
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e al<br />
Teatro alla Scala, Macbeth (Dama) al Teatro<br />
Regio <strong>di</strong> Parma, Il Trittico <strong>di</strong> Puccini presso i<br />
Teatri Comunali <strong>di</strong> Modena e Ferrara,<br />
Cavalleria rusticana (Mamma Lucia) al<br />
Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli, Andrea Chènier<br />
(Bersi) al Teatro “V. Bellini” <strong>di</strong> Catania, La<br />
forza del destino (Curra) al Teatro Carlo<br />
Felice <strong>di</strong> Genova, Gianni Schicchi al Teatro<br />
alla Scala, Evgenij Onegin (Larina) al Teatro<br />
Carlo Felice <strong>di</strong> Genova e Carmen<br />
(Mercedes) al Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma.<br />
Recentemente ha interpretato Evgenij<br />
Onegin (Larina) al Teatro Lirico <strong>di</strong> Cagliari,<br />
Rigoletto (Giovanna) al Teatro delle Muse <strong>di</strong><br />
Ancona, Die Tote Stadt (Brigitte) al Teatro<br />
Massimo <strong>di</strong> Palermo e La volpe astuta al<br />
Maggio Musicale Fiorentino. Altri impegni<br />
Rigoletto (Giovanna) e Aida alle Terme <strong>di</strong><br />
Caracalla, Manon Lescaut (Musico) al<br />
133
134<br />
Pietro Picone<br />
Tenore<br />
Ha stu<strong>di</strong>ato con Gianni Raimon<strong>di</strong>. Inizia la<br />
sua carriera cimentandosi in ruoli belcantistici.<br />
Nell’ottobre del 2000 vince il 41° concorso<br />
Internazionale Giovani Cantanti Lirici<br />
“Citta’ <strong>di</strong> Parma”, ed è vincitore assoluto<br />
del premio Migliore Voce Maschile.<br />
Interpreta Nemorino al Teatro Bonci <strong>di</strong><br />
Cesena, Il Barbiere <strong>di</strong> Siviglia <strong>di</strong> Paisiello e<br />
L’equivoco Stravagante al Teatro<br />
Comunale <strong>di</strong> Bologna. Ha svolto anche<br />
ruoli <strong>di</strong> comprimario. Ha collaborato con<br />
<strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> chiara fama, quali Paolo<br />
Arrivabeni, Donato Renzetti, Bruno<br />
Bartloletti, Bruno Campanella, Massimo<br />
Donadello, Patrick Davin, Stefano Ranzani<br />
etc. e registi come Beppe De Tomasi,<br />
Stefano Vizioli, Willy Decker ed altri. Ha<br />
cantato nei teatri Politeama <strong>di</strong> Palermo<br />
(Teatro Massimo), Teatro Carlo Felice <strong>di</strong><br />
Genova, Teatro dell'Opera <strong>di</strong> Roma,<br />
Teatro Regio <strong>di</strong> Parma, Teatro San Carlo <strong>di</strong><br />
Napoli, Terme <strong>di</strong> Caracalla, Opera Royale<br />
de Wallonie <strong>di</strong> Liegi ed altri.
Orchestra del Teatro dell’Opera<br />
Primi violini<br />
Vincenzo Bolognese*<br />
(<strong>di</strong> spalla)<br />
Francesco Malatesta<br />
Isabelle Claire Durand<br />
Luciana Hazan<br />
Maurizio Bonacci<br />
Carlo Casieri<br />
Jayne Sisterson<br />
Emmanuelle Thomasson<br />
Giovanni Vigliar<br />
Ann Stupay<br />
Giulio Arrigo<br />
Massimiliano Destro<br />
Marina Pacione<br />
Maria Lucia Campagna<br />
Annalisa Giordano<br />
Pierluca Vigiano<br />
Barbara Agostinelli<br />
Secon<strong>di</strong> violini<br />
Carlo Alberto Gardenghi*<br />
Arrigo Serafini*<br />
Antonio Pellegrino<br />
Ludovico Tramma<br />
Adalberto Muzzi<br />
Stefania Viri<br />
Rose Helene Valmy<br />
Paolo Vincenzo Bigi<br />
Antonella Subrizi<br />
Paolo Coluzzi<br />
Alessia Loporchio<br />
Giampiero Marchetti<br />
Clau<strong>di</strong>o Pacione<br />
Viole<br />
Francesco Fiore*<br />
Koram Jablonko*<br />
Mauro Abenante<br />
Mauro Eros Losi<br />
Antonio Cauteruccio<br />
Francesco Agostini<br />
Paolo Finotti<br />
Dan Vartolomei<br />
Krzysztof Stochmialek<br />
Paola Bolognese<br />
Margherita Fina<br />
Bruno Pucci<br />
Violoncelli<br />
Jorge Guillermo Schultis*<br />
Andrea Noferini*<br />
Massimo Bastetti<br />
Fabio Fagioli<br />
Giuseppe Chignoli<br />
Ryszard Antoni Janczak<br />
Marius Iulian Parascan<br />
Paolo Ciminelli<br />
Nino Testa<br />
Andrea Bergamelli<br />
Augusto Chiri<br />
Contrabbassi<br />
Pietro Brigantino*<br />
Ugo Bocchini<br />
Michele Palmiero<br />
Gennarino Frezza<br />
Flauti<br />
Carlo Enrico Macalli*<br />
Matteo Evangelisti*<br />
Paola Grassini Giovine<br />
Marta Rossi<br />
(anche ottavino e flauto in sol)<br />
Ottavino<br />
Lorenzo Marruchi<br />
Oboi<br />
Luca Vignali*<br />
Gianfranco Bortolato*<br />
Fabio Severini<br />
Corno inglese<br />
Aniello Pinto<br />
Clarinetti<br />
Calogero Palermo*<br />
Angelo De Angelis*<br />
Sauro Berti<br />
(clarinetto basso)<br />
Pietro Canuti<br />
(clarinetto piccolo)<br />
Fagotti<br />
Eliseo Smordoni*<br />
Pasquale Marono<br />
Controfagotto<br />
Fabio Morbidelli<br />
Corni<br />
Agostino Accar<strong>di</strong>*<br />
Carmine Pinto*<br />
Michele Martusciello<br />
Leonardo Feroleto<br />
Giuliano Spaccini<br />
Alessio Bernar<strong>di</strong><br />
Michele Ferri<br />
Trombe<br />
Roberto Rigo*<br />
Davide Simoncini*<br />
Clau<strong>di</strong>o Cimpanelli<br />
Leonardo Maniscalco<br />
Lucia Luconi<br />
Tromboni<br />
Ruggiero Pastore*<br />
Marco Piazzai*<br />
(tromba bassa)<br />
Loris Grossi<br />
Timpani<br />
Ignacio Ceballos Martín*<br />
Gabriele Cappelletto*<br />
Percussioni<br />
Carlo Bor<strong>di</strong>ni<br />
Mario Distaso<br />
Domenico Andrea Urso<br />
(tastiere)<br />
Arpa<br />
Agnese Coco*<br />
*Le prime parti sono in<strong>di</strong>cate<br />
con l’asterisco e sono poste in<br />
or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> anzianità.<br />
135
136<br />
Coro del Teatro dell’Opera<br />
Roberto Gabbiani<br />
Maestro del coro<br />
Nato a Prato, dopo gli stu<strong>di</strong> umanistici si è<br />
<strong>di</strong>plomato in pianoforte e composizione al<br />
Conservatorio L. Cherubini <strong>di</strong> Firenze.<br />
Giovanissimo è stato chiamato al Teatro<br />
Comunale <strong>di</strong> Firenze, già sotto la guida del<br />
Maestro R. Muti, che, nel 1974, lo nomina maestro<br />
del coro del Maggio Musicale Fiorentino.<br />
Negli anni passati a Firenze, ha collaborato con<br />
i più illustri <strong>di</strong>rettori d’orchestra <strong>di</strong> livello mon<strong>di</strong>ale<br />
quali C. Abbado, M.W. Chung, Sir C.<br />
Davis, V. Gergiev, C.M. Giulini, C. Kleiber, L.<br />
Maazel, K. Masur, Z. Mehta, R. Muti, S. Ozawa,<br />
G. Pretre, T. Schippers, G. Solti, J. Temirkanov,<br />
C. Tielemann. Durante i 20 anni al Maggio<br />
Musicale ha contribuito con propri programmi<br />
musicali alla realizzazione delle stagioni sinfonico<br />
teatrali e dei festival a fianco dei Direttori<br />
Artistici che si sono succeduti alla guida del teatro<br />
quali L. Alberti, F. D’Amico, B. Bartoletti, L.<br />
Berio, M. Bogiankino, R. Vlad.<br />
Ha <strong>di</strong>retto l’orchestra ed il Coro del Maggio<br />
Musicale in più concerti ed ha firmato prime<br />
esecuzioni mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> musiche <strong>di</strong> A. Clementi,<br />
L. Berio, L. Nono, G. Petrassi. Nel 1990 R. Muti<br />
gli affida la <strong>di</strong>rezione del coro del Teatro alla<br />
Scala, dove rimane fino al 2002, contribuendo<br />
alla realizzazione degli spettacoli affiancando<br />
<strong>di</strong>rettori d’orchestra e registi <strong>di</strong> fama internazionale,<br />
e dove, oltre alla realizzazione dei programmi<br />
sinfonici ed operistici, ha <strong>di</strong>retto<br />
l’Orchestra della Scala, il Coro Filarmonico della<br />
Scala e l’orchestra Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano in concerti<br />
sinfonico-corali. Per la spiccata attenzione verso<br />
l’arte contemporanea propone alla Direzione<br />
Artistica la commissione annuale <strong>di</strong> una composizione<br />
de<strong>di</strong>cata al coro. È così <strong>di</strong>rettore delle<br />
prime mon<strong>di</strong>ali per coro e orchestra de La morte<br />
<strong>di</strong> Lazzaro <strong>di</strong> A. Corghi, Sacer Sanctus <strong>di</strong> F.<br />
Vacchi, la Passione secondo Matteo <strong>di</strong> A.<br />
Guarnieri. La passione per il mondo corale antico<br />
gli fa anche riscoprire opere <strong>di</strong>menticate come la<br />
Passione <strong>di</strong> P. Aretino, eseguita in forma scenica<br />
nella Basilica <strong>di</strong> S. Marco e musiche <strong>di</strong> autori a noi<br />
più vicini e poco conosciuti, ma <strong>di</strong> alto valore artistico<br />
come G. Cavaccio, M. Cazzati ed altri, allargando<br />
il repertorio del coro verso fronti rinascimentali,<br />
barocchi e contemporanei dando una<br />
specifica impronta <strong>di</strong> eclettismo.<br />
Come Maestro del Coro della Scala ha compiuto<br />
<strong>di</strong>verse tournèe sotto la <strong>di</strong>rezione del<br />
Maestro R. Muti, per il Ravenna Festival con concerti<br />
a Sarajevo, Beirut, Mosca, Gerusalemme,<br />
Erevan, Istanbul e partecipato alle tournée del<br />
teatro in tutto il mondo, nonché, come Maestro<br />
del Coro Filarmonico della Scala, ha <strong>di</strong>retto concerti<br />
per importanti cerimonie (inaugurazioni,<br />
commemorazioni, etc.) <strong>di</strong> risonanza internazionale.<br />
Dal 2000 collabora col Coro <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o<br />
France col quale ha eseguito significativi concerti<br />
<strong>di</strong>retti dal maestro Muti e varie <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong><br />
concerti a cappella del coro per la stagione<br />
autunnale <strong>di</strong> musica da camera <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o France<br />
nella Chiesa <strong>di</strong> Notre Dame du Travaille e Sacer<br />
Sanctus <strong>di</strong> Vacchi per il Festival Presence.<br />
Alla fine degli anni ‘90 è chiamato<br />
all’Accademia <strong>di</strong> Santa Cecilia <strong>di</strong> Roma per<br />
varie collaborazioni fra le quali le incisioni,<br />
accanto al maestro M.W. Chung, dei Requiem<br />
<strong>di</strong> Fauré e <strong>di</strong> Duruflé e del compact giubilare Te<br />
Deum (musiche <strong>di</strong> Charpentier, Mozart, Ver<strong>di</strong>,<br />
Pärt). Dal 2001 il maestro L. Berio, allora<br />
Presidente dell’Accademia Nazionale <strong>di</strong> S.<br />
Cecilia, lo vuole Direttore del coro. Inizia così<br />
una collaborazione che dura fino al 2006, con<br />
progetti tesi alla valorizzazione del Coro e alla<br />
creazione <strong>di</strong> una stagione annuale per la scoperta<br />
<strong>di</strong> musiche polifoniche <strong>di</strong> tutti i tempi. Di<br />
particolare importanza è stata l’incisione del<br />
Missarum Liber Primus del 1554 <strong>di</strong> G.P. da
Palestrina. Negli ultimi anni è stato invitato dal<br />
Nomori Festival <strong>di</strong> Tokio (Spring Festival a<br />
Tokyo) per Requiem <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> (2006) e Stabat<br />
Mater, Te Deum <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> e Stabat Mater <strong>di</strong><br />
Rossini (2007), Carmina Burana <strong>di</strong> Orff (2010),<br />
con la <strong>di</strong>rezione del Maestro R. Muti, Die<br />
Schöpfung <strong>di</strong> Haydn (2009) e Parsifal <strong>di</strong> Wagner<br />
(2010). L’incontro col maestro N. Sani,<br />
Presidente della Fondazione I. Scelsi, porta alla<br />
formazione dell’ensemble vocale G. Scelsi, che<br />
ha portato all’inaugurazione della mostra de<strong>di</strong>cata<br />
a Rothko ed a Kubrick al rinnovato Palazzo<br />
delle Esposizioni <strong>di</strong> Roma con un concerto <strong>di</strong><br />
musiche incentrate sui due artisti nel 2007. Il<br />
concerto è stato replicato al Ravenna Festival<br />
nel 2008. Dal 2008 è Direttore del Coro del<br />
Teatro Regio <strong>di</strong> Torino, chiamato dal Direttore<br />
Musicale G. Noseda, col quale sviluppa un<br />
lavoro <strong>di</strong> crescita artistica culminante nelle incisioni<br />
dell’Aleko <strong>di</strong> Rachmaninoff (2009) e dei<br />
Quattro Pezzi Sacri <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> (2010). Dalla stagione<br />
2010-11 è Direttore del Coro del Teatro<br />
dell’Opera <strong>di</strong> Roma.<br />
ALTRO MAESTRO DEL CORO<br />
Gea Garatti Ansini<br />
Soprani primi<br />
Federica Albonetti, Sabina Altamura, Sabrina<br />
Bal<strong>di</strong>, Laura Bertazzi, Rita Cammarano, Carmela<br />
Cimaglia, Susanna Cristofanelli, Carmela<br />
Ferraioli, Maria Luisa Iurilli, Giuliana Lanzillotti,<br />
Lee Yuen Sung, Stefania Rosai, Anna Selvaggio,<br />
Sabrina Tolli, Virginia Volpe<br />
Soprani secon<strong>di</strong><br />
Laura Calzolari, Sonia Corsini, Clau<strong>di</strong>a Cozzari<br />
Antonietta Cueva, Francesca Cundari, Piera<br />
Lanciani, Arianna Morelli, Alessia Nobili,<br />
Antonella Scafati, Osiris Stanziola, Cristina<br />
Tarantino<br />
Mezzosoprani<br />
Chiara Caligara, Ming Zi Chen, Silvana Cosimi<br />
Giovanna Ferraresso, Carla Guelfi, Angela<br />
Nicoli Silvia Pasini, Lorella Pieralli, Francesca<br />
Rossetti, Elisabetta Viri<br />
Contralti<br />
Manola Colangeli, Maria Concetta Colombo,<br />
Anna Maria De Martino, Alessandra Franceschi,<br />
Emanuela Luchetti, Clau<strong>di</strong>a Marchetti,<br />
Emilia Santo, Nicoletta Tasin<br />
Tenori primi<br />
Luca Battagello, Francesco Bovino, Vinicio<br />
Cecere, Aurelio Cicero, Danilo Di Benedetto,<br />
Jesus Fuentes, Refat Lleshi, Giordano Massaro,<br />
Fabrizio Menotta, Massimiliano Nardone,<br />
Giorgio Parpaiola, Gianni Timpani<br />
Tenori secon<strong>di</strong><br />
Giuseppe Auletta, Marco Ciatti, Pasquale Carlo<br />
Faillaci, Francesco Giannelli, Daniele Marcorelli,<br />
Nicola Nicoloso, Maurizio Rossi, Maurizio<br />
Scavone, Giuseppe Tedeschi<br />
Baritoni<br />
Pierluigi Bello, Riccardo Coltellacci, Alessandro<br />
Gaetani, Francesco Luccioni, Daniele Massimi,<br />
Francesco Melis, Romualdo Savastano, Antonio<br />
Taschini, Fabio Tinalli<br />
Bassi<br />
Stefano Canettieri, Massimo Car<strong>di</strong>nali,<br />
Alessandro Fabbri, Stefano Iachetti, Massimo<br />
Mondelli, Giampiero Pippia, Stefano Pitaccio,<br />
Costantino Ridolfi<br />
137
138<br />
Corpo <strong>di</strong> Ballo del Teatro dell’Opera<br />
Micha van Hoecke<br />
Direttore del corpo <strong>di</strong> ballo<br />
Danzatore, coreografo, attore, regista: crede<br />
in un teatro totale, dove la danza si confonde<br />
con la musica, con il canto, con la recitazione<br />
per dare vita ad un’irripetibile opera d’arte.<br />
Nato a Bruxelles, il padre era un pittore belga,<br />
la madre una cantante russa e la zia materna,<br />
una ballerina. Stu<strong>di</strong>a a Parigi con Olga<br />
Preobrajenskaia e nel 1960 entra a far parte<br />
della Compagnia <strong>di</strong> Roland Petit. In questo<br />
stesso periodo svolge un’intensa attività come<br />
attore <strong>di</strong> cinema. Entra quin<strong>di</strong> a far parte del<br />
Ballet du XX siécle <strong>di</strong> Maurice Bejart <strong>di</strong> cui<br />
<strong>di</strong>venterà il fidato braccio destro. Nel 1979 è lo<br />
stesso Bejart a nominarlo <strong>di</strong>rettore artistico del<br />
centro MUDRA, il prestigioso centro <strong>di</strong> formazione<br />
per artisti <strong>di</strong> Bruxelles. Nel 1981 è chiamato<br />
a curare le coreografie del film Bolero <strong>di</strong><br />
Claude Lelouch. Quello stesso anno, con i<br />
migliori elementi del Mudra, fonda l’Ensemble,<br />
la splen<strong>di</strong>da compagnia, “unione <strong>di</strong> razze e <strong>di</strong><br />
culture”, ancora oggi impeccabile interprete<br />
delle sue creazioni oltre che uno dei più acclamati<br />
gruppi mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> danza contemporanea.<br />
Nel suo carnet non mancano le collaborazioni<br />
con interpreti straor<strong>di</strong>narie quali C. Fracci, U.<br />
Lempter, L. Savignano, o con gran<strong>di</strong> registi<br />
come L. Ronconi, L. Cavani, R. De Simone e con<br />
prestigiosi <strong>di</strong>rettori d’orchestra, ma è soprattutto<br />
con il maestro R. Muti che si è creato uno<br />
splen<strong>di</strong>do sodalizio che ha dato vita a tanti<br />
capolavori. Ha creato coreografie per l’Opera<br />
<strong>di</strong> Roma (Berg Kristall <strong>di</strong> S. Bussotti nel 1983,<br />
Hommage à Petrassi nel 1984, Fellini nel 1995),<br />
per il Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano (Orfeo <strong>di</strong><br />
Poliziano nel 1983 ideato con lo scenografo L.<br />
Damiani), per il San Carlo <strong>di</strong> Napoli (Lucia!), per<br />
il Festival d’Avignone (Antigone nel 1972 con la<br />
Compagnia A. Beranger e con M. Theodorakis,<br />
che compose le musiche). A partire dal 1990 è<br />
particolarmente intensa la sua collaborazione<br />
con Ravenna Festival, dove debutta anche<br />
come regista <strong>di</strong> opera ne La Muette <strong>di</strong> Portici <strong>di</strong><br />
Auber (1991). Molte sono le opere che ha creato<br />
per questo festival, da A<strong>di</strong>eu à l’Italie (1992:<br />
premio della critica italiana per la migliore<br />
coreografia moderna), a La memoire (con L.<br />
Savignano), Pelèrinage (con C. Muti e A. Boni),<br />
Pierrot Lunaire (con A. Ferri e M. Guerra), Il<br />
paradosso svelato (con l’orchestra Bizantina e<br />
Ensemble <strong>di</strong> Naseer Shamma), Maria Callas, la<br />
voix des choses, spettacolo <strong>di</strong> rara intensità che<br />
Micha van Hoecke e il suo Ensemble hanno<br />
portato in tournée in Italia, Stati Uniti, Russia e<br />
Cina, riscuotendo ovunque gran<strong>di</strong> successi.<br />
Nel 1997 fu nominato coor<strong>di</strong>natore per il ballo<br />
presso il Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo, con l’incarico<br />
<strong>di</strong> curare le coreografie <strong>di</strong> Aida, opera che<br />
avrebbe inaugurato la riapertura dello stesso<br />
Teatro (1998). Per il Teatro Stabile <strong>di</strong> Catania<br />
firma la regia e la coreografia de Le Troiane da<br />
Euripide e Seneca (1999-2000). Nel 1999 è<br />
nominato <strong>di</strong>rettore del ballo e coreografo principale<br />
del Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo. Nel<br />
2002, per I sette peccati capitali <strong>di</strong> B. Brecht,<br />
musiche <strong>di</strong> K. Weill riceve il premio Danza e<br />
Danza 2002 per la migliore coreografia. Il 7<br />
<strong>di</strong>cembre 2002 è chiamato a realizzare le coreografie<br />
<strong>di</strong> Ifigenia in Aulide, regia <strong>di</strong> Y. Kokkos<br />
che, con la Direzione <strong>di</strong> R. Muti, inaugura la stagione<br />
del Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano. Inaugura,<br />
sempre il 7 <strong>di</strong>cembre, la stagione scaligera<br />
2003/2004, con le coreografie per Moïse et<br />
Pharaon, Direttore R. Muti, regia L. Ronconi.<br />
Ha partecipato in qualità <strong>di</strong> coreografo con il<br />
suo Ensemble, allo spettacolo in <strong>di</strong>retta televisiva,<br />
il sabato in prima serata su RAIUNO, “Trash”<br />
<strong>di</strong> E. Montesano, per il quale riceve il premio<br />
Danza e Danza 2004. Crea le coreografie<br />
dell’Ensemble per il concerto <strong>di</strong> Capodanno
2005 trasmesso da RAIUNO dal Teatro la<br />
Fenice <strong>di</strong> Venezia. L’estate del 2005 crea per il<br />
suo Ensemble lo spettacolo Au Cafè. Nel 2006<br />
La Regina della Notte, omaggio a W.A. Mozart,<br />
ideazione C. Mazzavillani Muti, progetto sonoro<br />
su musiche <strong>di</strong> Mozart <strong>di</strong> L. Titi, spazializzazione<br />
del suono Tempo Reale, impianto scenico S.<br />
<strong>Battaglia</strong>, costumi M. Poli, <strong>di</strong>segno luci V.<br />
Alfieri. Nel 2007 Le Voyage, creazione Ravenna<br />
Festival, spettacolo che de<strong>di</strong>ca al suo Ensemble<br />
con musiche tzigane russe. Nel 2008 Salomè da<br />
O. Wilde regia e coreografie <strong>di</strong> M. van Hoecke,<br />
elementi scenici L. Scarpa, nuova creazione per<br />
Ravenna Festival, voce recitante C. Muti. Nel<br />
2009 Baccanti da Euripide, regia e coreografia<br />
<strong>di</strong> M. Van Hoecke, con C. Muti e P. Villoresi,<br />
costumi <strong>di</strong> M. Ferrera, impianto scenico <strong>di</strong> R.<br />
Milan. Dalla stagione 2010-2011 è Direttore del<br />
Corpo <strong>di</strong> Ballo del Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma.<br />
Primi ballerini étoiles<br />
Laura Comi<br />
Mario Marozzi<br />
Primi ballerini<br />
Lucilla Benedetti, Manuela Maturi,<br />
Gaia Straccamore<br />
Riccardo Di Cosmo, Giovanni Martelletta,<br />
Augusto Paganini, Guido Pistoni,<br />
Giovanni Rosaci, Alessandro Tiburzi<br />
Solista<br />
Tiziana Lauri<br />
Corpo <strong>di</strong> ballo<br />
Alessandra Amato, Maria Ba<strong>di</strong>ni, Loredana<br />
Barbanera, Alessia Barberini, Lucia Bellosi,<br />
Catia Brandoli, Eva Cornacchia, Patrizia Cristini,<br />
Silvia Curti, Laura Di Segni, Flavia Feliziani,<br />
Michela Fontanini, Isadora Gorra,<br />
Antonella Granata, Cristiana Greggi,<br />
Silvia Guelfi, Anjella Kouznetsova,<br />
Elisabetta Intini, Isabella Lo Balbo,<br />
Clau<strong>di</strong>a Marzano, Cristina Mirigliano,<br />
Francesca Mucci, Stefania Palmiotto,<br />
Catia Passeri, Barbara Salvatore,<br />
Sandra Sellitti, Gabriella Sormani,<br />
Anna Terziani, Flavia Torricella,<br />
Angela Zarzaca, Marco Biferali,<br />
Gianaugusto Bongiovanni,<br />
Giordano Cagnin, Domenico Casedonte,<br />
Andrea Costa, Paolo Gentile, Sergio Grandoni,<br />
Clau<strong>di</strong>o Lan<strong>di</strong>, Massimiliano Mariani, Giuseppe<br />
Marini, Francesco Milana, Paolo Mongelli,<br />
Mauro Murri, Manuel Paruccini,<br />
Gerardo Porcelluzzi, Francesco Romeo,<br />
Luca Troiano, Enzo Vizzini,<br />
Luigi Zucconi<br />
139
140<br />
La Scuola <strong>di</strong> Danza del Teatro dell’Opera<br />
DIRETTORE<br />
Paola Jorio<br />
MAESTRI OSPITI<br />
Tecnica accademica<br />
e Repertorio<br />
Anna Maria Garagozzo, Alessandro Molin,<br />
Ofelia Gonzalez, Pablo Moret<br />
e Laura Comi étoile del Teatro<br />
Tecnica contemporanea<br />
Fabrizio Monteverde, Milena Zullo<br />
MAESTRI STABILI<br />
Tecnica accademica<br />
Carla Rossi<br />
Fisiotecnica<br />
Donatella Trasatti<br />
***<br />
Primo Corso<br />
Silvia Curti<br />
Adeguamento Coreutico<br />
Lucia Bellosi<br />
Gianni Rosaci<br />
Coreografi<br />
Fabrizio Monteverde,<br />
Massimiliano Volpini,<br />
Milena Zullo, Amedeo Amo<strong>di</strong>o,<br />
Laura Martorana, Paola Jorio,<br />
Bella Ratchinskaja<br />
Maestri collaboratori<br />
al pianoforte<br />
Giuseppe Annese,<br />
Sergio Di Giacomo,<br />
Stefano Mecco<br />
Segreteria<br />
Paola Colasanti<br />
Segreteria della Scuola <strong>di</strong> Danza<br />
Via Ozieri 8 - 00182 Roma<br />
telefono 06 70301405 dalle ore 9 alle 20<br />
fax 06 7023682<br />
scuola.ballo@operaroma.it<br />
Repertorio della Scuola<br />
Paquita <strong>di</strong> Petipa<br />
Conservatoire <strong>di</strong> Auguste Bournonville<br />
Napoli <strong>di</strong> Auguste Bournonville<br />
Graduation ball <strong>di</strong> David Lichine<br />
Class concert <strong>di</strong> Floris Alexander<br />
Waltz <strong>di</strong> Floris Alexander<br />
Pinocchio <strong>di</strong> Fabrizio Monteverde<br />
Carnevale degli animali <strong>di</strong> Milena Zullo<br />
Solo bambini <strong>di</strong> Milena Zullo<br />
Cantico <strong>di</strong> Laura Martorana<br />
Balalaika magica <strong>di</strong> Bella Ratchinskaja<br />
Coppelia da Alicia Alonso<br />
La fille mal gardée da Alicia Alonso<br />
Coccodrilli in abito da sera <strong>di</strong> A. Amo<strong>di</strong>o<br />
Il Maestro <strong>di</strong> Cappella <strong>di</strong> A. Amo<strong>di</strong>o<br />
Ricercare a nove movimenti <strong>di</strong> A. Amo<strong>di</strong>o<br />
Filastrocche <strong>di</strong> Paola Jorio<br />
Rondò Concerto <strong>di</strong> Paola Jorio<br />
Amadè <strong>di</strong> Massimiliano Volpini<br />
Now <strong>di</strong> Massimiliano Volpini<br />
Tutti in quinta <strong>di</strong> Massimiliano Volpini<br />
Informazioni utili<br />
La Scuola <strong>di</strong> Danza è raggiungibile con la metropolitana A fermata San Giovanni o con gli autobus<br />
delle linee 81- 810-16, dalla metropolitana stazione Termini con autobus delle linee 105-16.
EDIZIONI DEL TEATRO DELL’OPERA<br />
Responsabile<br />
Filippo Arriva<br />
Redazione<br />
Anna Cepollaro<br />
Cosimo Manicone<br />
Maria Grazia D’Ottavio<br />
Patrizia Meloni<br />
Maria Stefanelli<br />
Il saggio <strong>di</strong> Julian Budden viene pubblicato<br />
per gentile concessione del Teatro Massimo Bellini <strong>di</strong> Catania.<br />
Si ringraziano<br />
la Biblioteca <strong>di</strong> Storia Moderna e Contemporanea e<br />
l'Istituto per la la storia del Risorgimento italiano - Museo Centrale del Risorgimento<br />
Stampa<br />
Tipografica Renzo Palozzi, Marino<br />
Prezzo del volume<br />
€ 10,00 (iva assolta dall’e<strong>di</strong>tore)<br />
141
142<br />
Stagione <strong>di</strong> Opera e Balletto 2011<br />
Teatro dell’Opera<br />
2, 5, 7, 9, 11, 12 <strong>di</strong>cembre<br />
MOÏSE ET PHARAON<br />
ou Le Passage de la Mer<br />
Rouge<br />
Opéra in quattro atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Luigi Balocchi<br />
e Étienne de Jouy<br />
Musica <strong>di</strong> Gioachino Rossini<br />
Direttore Riccardo Muti<br />
Regia, scene, costumi e video<br />
Pier’Alli<br />
Coreografia Shen Wei<br />
Luci Guido Levi<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
In lingua originale con<br />
sovratitoli in italiano<br />
Teatro Nazionale<br />
22, 23, 24, 28, 29, 30 <strong>di</strong>cembre<br />
SERATA ROLAND PETIT<br />
Coreografie Roland Petit<br />
riprese da Luigi Bonino,<br />
assistente alle riprese<br />
Jean-Philippe Halnaut<br />
Direttore Nir Kabaretti<br />
Luci Jean-Michel Desirè<br />
L’ARLÉSIENNE<br />
Musica <strong>di</strong> Georges Bizet<br />
Scene René Allio<br />
Costumi Christine Laurent<br />
CARMEN<br />
Musica <strong>di</strong> Georges Bizet<br />
Scene e costumi Antoni Clavé<br />
Teatro dell’Opera<br />
18, 20, 22, 23, 25 gennaio<br />
UNO SGUARDO DAL PONTE<br />
A View from the Bridge<br />
Opera in due atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Arnold Weinstein<br />
e Arthur Miller<br />
dalla comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Arthur Miller<br />
Musica <strong>di</strong> William Bolcom<br />
Direttore Bruno Bartoletti<br />
Regia Frank Galati<br />
Ripresa da Amy Hutchison<br />
Scene e costumi<br />
Santo Loquasto<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Teatro dell’Opera<br />
4, 6, 12, 15, 17, 18 febbraio<br />
L’ELISIR D’AMORE<br />
Melodramma giocoso<br />
in due atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Felice Romani<br />
Musica <strong>di</strong> Gaetano Donizetti<br />
Direttore Bruno Campanella<br />
Regia Ruggero Cappuccio<br />
Scene Nicola Rubertelli<br />
Costumi Carlo Poggioli<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Teatro dell’Opera<br />
10, 11, 13, 16, 19, 20 febbraio<br />
IL LAGO DEI CIGNI<br />
Balletto in quattro atti<br />
Musica <strong>di</strong> Pëtr Il’ic Cajkovskij<br />
Coreografia Galina Samsova<br />
da Marius Petipa e Lev Ivanov<br />
Direttore Andrey Anikhanov<br />
Scene e costumi Aldo Buti<br />
Luci Agostino Angelini<br />
Teatro dell’Opera<br />
12, 15, 19, 20, 22, 24 marzo<br />
NABUCODONOSOR<br />
Dramma lirico in quattro atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Temistocle Solera<br />
Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />
Direttore Riccardo Muti<br />
Regia e Scene<br />
Jean-Paul Scarpitta<br />
Costumi Maurizio Millenotti<br />
Luci Urs Schönebaum<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Teatro Nazionale<br />
29, 30, 31 marzo - 1, 2, 3 aprile<br />
DANZA CONTEMPORANEA<br />
Tre creazioni per il Corpo<br />
<strong>di</strong> Ballo<br />
Coreografie Virgilio Sieni<br />
Michele Abbondanza<br />
e Antonella Bertoni<br />
Lindsay Kemp<br />
Teatro dell’Opera<br />
12, 14, 16, 17, 19 aprile<br />
DIE ENTFÜHRUNG AUS<br />
DEM SERAIL<br />
Il ratto dal serraglio<br />
Deutsches Singspiel in tre atti<br />
K384<br />
Libretto Christoph Friedrich<br />
Bretzner<br />
Musica <strong>di</strong><br />
Wolfgang Amadeus Mozart<br />
Direttore Gabriele Ferro<br />
Regia Graham Vick<br />
Scene e costumi<br />
Richard Hudson<br />
Luci Giuseppe Di Iorio<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
In lingua originale con<br />
sovratitoli in italiano<br />
ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA
Teatro Nazionale<br />
12, 13, 14, 15, 16, 17, 19, 20 aprile<br />
SPETTACOLO DEGLI ALLIEVI<br />
DELLA SCUOLA DI DANZA<br />
<strong>di</strong>retta da Paola Jorio<br />
Riduzione coreografica dal<br />
DON CHISCIOTTE<br />
Curata da Ofelia Gonzalez<br />
e Pablo Moret<br />
Musica <strong>di</strong> Ludwig Minkus<br />
Teatro dell’Opera<br />
3, 4, 6, 7, 8 maggio<br />
BÉJART, BALANCHINE,<br />
ROBBINS<br />
GAÎTÉ PARISIENNE<br />
Musica <strong>di</strong> Jacques Offenbach<br />
Arrangiamento <strong>di</strong><br />
Manuel Rosenthal<br />
Coreografia Maurice Béjart<br />
ripresa da Piotr Nardelli,<br />
Micha van Hoecke<br />
Scene e costumi<br />
Thierry Bosquet<br />
TCHAIKOVSKY PAS DE DEUX<br />
Musica <strong>di</strong> Pëtr Il’ič Čajkovskij<br />
Coreografia<br />
George Balanchine<br />
WALPURGISNACHT BALLET<br />
Musica <strong>di</strong> Charles Gounod<br />
Coreografia <strong>di</strong><br />
George Balanchine<br />
IN THE NIGHT<br />
Musica <strong>di</strong> Frédéric Chopin<br />
Coreografia Jerome Robbins<br />
Direttore Nir Kabaretti<br />
Teatro Nazionale<br />
3, 4, 5, 6, 10, 11, 12, 13, 17, 18,<br />
19, 20 maggio<br />
LA SCUOLA ALL’OPERA<br />
Teatro dell’Opera<br />
24, 26, 28, 29, 31 maggio<br />
LA BATTAGLIA DI LEGNANO<br />
Trage<strong>di</strong>a lirica in quattro atti<br />
Libretto Salvatore Cammarano<br />
tratto dalla trage<strong>di</strong>a<br />
La bataille de Toulouse (1828)<br />
<strong>di</strong> François-Joseph Méri<br />
Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />
Direttore Pinchas Steinberg<br />
Regia Ruggero Cappuccio<br />
Scene e costumi Carlo Savi<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Teatro dell’Opera<br />
16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24,<br />
25, 26 giugno<br />
LA BOHÈME<br />
Opera in quattro atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Luigi Illica e<br />
Giuseppe Giacosa<br />
Musica <strong>di</strong> Giacomo Puccini<br />
Direttore James Conlon<br />
Regia e Scene<br />
Franco Zeffirelli<br />
Costumi Piero Tosi<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Teatro dell’Opera<br />
5 luglio<br />
SAGGIO CONCERTO DELLA<br />
GIOVANE ORCHESTRA<br />
DEL TEATRO DELL’OPERA<br />
Teatro dell’Opera<br />
12, 13 luglio<br />
SAGGIO SPETTACOLO<br />
DEGLI ALLIEVI DELLA<br />
SCUOLA DI DANZA<br />
DEL TEATRO DELL’OPERA<br />
<strong>di</strong>retta da Paola Jorio<br />
Teatro dell’Opera<br />
30 settembre, 2, 4, 6, 8 ottobre<br />
ELEKTRA<br />
Trage<strong>di</strong>a in un atto<br />
Libretto <strong>di</strong><br />
Hugo von Hofmannsthal<br />
Basata sulla trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Sofocle<br />
Musica <strong>di</strong> Richard Strauss<br />
Direttore Fabio Luisi<br />
Regia Nikolaus Lehnhoff<br />
Scene Raimund Bauer<br />
Costumi<br />
Andrea Schmidt-Futterer<br />
Movimenti coreografici<br />
Denni Sayers<br />
Luci Duane Schuler<br />
In lingua originale con<br />
sovratitoli in italiano<br />
Teatro Nazionale<br />
18, 19, 20, 21, 22, 23 ottobre<br />
SPETTACOLO DEGLI ALLIEVI<br />
DELLA SCUOLA DI DANZA<br />
DEL TEATRO DELL’OPERA<br />
<strong>di</strong>retta da Paola Jorio<br />
Teatro dell’Opera<br />
19, 20, 21, 22, 23, 25, 26, 27,<br />
28, 29, 30 ottobre<br />
LA BAYADÈRE<br />
Balletto in tre atti<br />
Musica <strong>di</strong> Ludwig Minkus<br />
Orchestrazione <strong>di</strong><br />
John Lanchbery<br />
Coreografia Natalia Makarova<br />
da Marius Petipa<br />
ripresa da Olga Evreinoff<br />
Direttore David Garforth<br />
ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA<br />
143
144<br />
Stagione <strong>di</strong> Musica da Camera<br />
Teatro Nazionale<br />
CONCERTI APERITIVO DELLA DOMENICA MATTINA ore 11.00 DATA<br />
I fiati del Teatro dell’Opera<br />
Musiche <strong>di</strong> Wolfgang Amadeus Mozart 5 <strong>di</strong>cembre<br />
Vincenzo Bolognese violino 12 <strong>di</strong>cembre<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Musiche <strong>di</strong> Antonio Vival<strong>di</strong><br />
Coro del Teatro dell’Opera 9 gennaio<br />
Direttore Roberto Gabbiani<br />
Musiche <strong>di</strong> Johannes Brahms<br />
Pietro De Maria pianoforte 30 gennaio<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Musiche <strong>di</strong> Frédéric Chopin e Johannes Brahms<br />
Dante Symphonie 6 febbraio<br />
per coro femminile e due pianoforti<br />
Musiche <strong>di</strong> Franz Liszt<br />
Direttore Roberto Gabbiani<br />
Laura Calzolari soprano<br />
Coro del Teatro dell’Opera<br />
Roberto Cominati pianoforte 3 aprile<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Musiche <strong>di</strong> Wolfgang Amadeus Mozart, Antonin Dvorak<br />
Francesco Malatesta, Carlo Alberto Gardenghi violini<br />
Koram Jablonko viola<br />
Andrea Noferini violoncello<br />
Michele Campanella pianoforte 10 aprile<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Musiche <strong>di</strong> Wolfgang Amadeus Mozart<br />
e Ludwig Van Beethoven<br />
Enoch Arden 8 maggio<br />
Musica <strong>di</strong> Richard Strauss<br />
Gabriele Lavia voce recitante<br />
Sandro De Palma pianoforte<br />
I solisti del Teatro dell’Opera 15 maggio<br />
Musiche <strong>di</strong> Antonio Vival<strong>di</strong><br />
Alexandre Tharaud 22 maggio<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Musiche <strong>di</strong> Claude Debussy,<br />
Maurice Ravel e Francis Poulenc<br />
Andrea Noferini violoncello 23 ottobre<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Musiche <strong>di</strong> Antonio Vival<strong>di</strong>, Giuseppe Tartini,<br />
Franz Joseph Haydn, Niccolò Paganini
Stagione <strong>di</strong> Musica da Camera<br />
In collaborazione con AGIS Lazio<br />
CONCERTI APERITIVO DELLA DOMENICA MATTINA ore 11.00 DATA<br />
I solisti del Teatro dell’Opera 16 gennaio, Piccolo Eliseo<br />
Andrea Bergamelli, Augusto Chiri violoncelli<br />
Gennarino Frezza, Michele Palmiero contrabbassi<br />
Musiche <strong>di</strong> Colin Brumby, Giuseppe Ver<strong>di</strong>,<br />
Johann Strauss, Gioachino Rossini, Nacio Herb Brown<br />
I solisti del Teatro dell’Opera 23 gennaio, Teatro Manzoni<br />
Luca Vignali oboe<br />
Angelo De Angelis clarinetto<br />
Eliseo Smordoni fagotto<br />
Musiche <strong>di</strong> Wolfgang Amadeus Mozart,<br />
Henri Tomasi, Jean Francaix, Ludwig van Beethoven<br />
Storia <strong>di</strong> Babar 13 febbraio, Piccolo Eliseo<br />
Musica <strong>di</strong> Francis Poulenc<br />
Monica Guerritore voce recitante<br />
Angelo De Angelis clarinetto<br />
Enrica Ruggiero pianoforte<br />
Misa Criolla 20 febbraio, Teatro Vittoria<br />
Musica <strong>di</strong> Ariel Ramìrez<br />
A ceremony of Carols<br />
Musica <strong>di</strong> Benjamin Britten<br />
Direttore Roberto Gabbiani<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Coro del Teatro dell’Opera<br />
Il quartetto classico 27 febbraio, Teatro Manzoni<br />
Musiche per quartetto d’archi <strong>di</strong><br />
Wolfgang Amadeus Mozart,<br />
Felix Bartholdy Mendelsshon,<br />
Ludwig van Beethoven<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Omaggio a Nino Rota nel centenario della nascita 13 marzo, Teatro Vascello<br />
I solisti del Teatro dell’Opera<br />
Ottetto <strong>di</strong> violoncelli del Teatro dell’Opera 20 marzo, Teatro Vittoria<br />
Musiche <strong>di</strong> Heitor Villa Lobos,<br />
John Lennon-Paul McCartney<br />
Storia <strong>di</strong> Babar 27 marzo, Teatro Vascello<br />
Le Bestiaire ou le Cortége <strong>di</strong>’ Orphée<br />
su testi <strong>di</strong> G. Apollinaire<br />
Musiche <strong>di</strong> Francis Poulenc<br />
Francesco Siciliano voce recitante<br />
Fabio Morbidelli fagotto e controfagotto<br />
Enrica Ruggiero pianoforte<br />
Nonetto del Teatro dell’Opera 17 aprile, Sala Umberto<br />
Musiche <strong>di</strong> Ludwig van Beethoven,<br />
Gioachino Rossini, Charles Gounod<br />
Ottoni del Teatro dell’Opera 29 maggio, Sala Umberto<br />
Musiche <strong>di</strong> Leonard Bernstein, George Gershwin,<br />
Modest Musorgskij, Georges Bizet, Pietro Mascagni<br />
Decimino del Teatro dell’Opera 2 ottobre, Teatro Manzoni<br />
Musiche <strong>di</strong> Vincenzo Bellini, Giuseppe Ver<strong>di</strong>,<br />
Gioachino Rossini<br />
“Giasscritto” 16 ottobre, Teatro Manzoni<br />
Jazz group del Teatro dell’Opera<br />
Musiche <strong>di</strong> Duke Ellington, Leonard Bernstein,<br />
George Gershwin, Miles Davis, Johnny Mandell, Cole Porter ecc.<br />
145
146<br />
Eventi<br />
Teatro dell’Opera<br />
Serata della Presidenza del<br />
Consiglio dei Ministri<br />
17 marzo<br />
NABUCODONOSOR<br />
Dramma lirico in quattro atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Temistocle Solera<br />
Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />
Direttore Riccardo Muti<br />
Regia e Scene<br />
Jean-Paul Scarpitta<br />
Costumi Maurizio Millenotti<br />
Luci Urs Schönebaum<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Palazzo Montecitorio<br />
21 marzo<br />
CONCERTO PER CELEBRARE<br />
I 150 ANNI DELL’UNITÀ<br />
D’ITALIA<br />
ALLA CAMERA DEI DEPUTATI<br />
Direttore Riccardo Muti<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Teatro Marijinskij<br />
<strong>di</strong> San Pietroburgo<br />
27 marzo<br />
NABUCODONOSOR<br />
Dramma lirico in quattro atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Temistocle Solera<br />
Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />
Direttore Nicola Paszkowski<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Esecuzione in forma <strong>di</strong> concerto<br />
Duomo <strong>di</strong> Orvieto<br />
23 aprile<br />
CONCERTO DI PASQUA<br />
Direttore Jesus Lopez Cobos<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Antonio Vival<strong>di</strong><br />
Credo RV 591<br />
per coro, archi e basso continuo<br />
Gioachino Rossini<br />
Stabat Mater<br />
per soli, coro e orchestra<br />
Sala Nervi - Vaticano<br />
5 maggio<br />
CONCERTO OFFERTO<br />
DAL PRESIDENTE<br />
DELLA REPUBBLICA<br />
AL SANTO PADRE<br />
NELLA RICORRENZA<br />
DEL SESTO ANNIVERSARIO<br />
DI PONTIFICATO<br />
Direttore Jesus Lopez Cobos<br />
Maestro del Coro<br />
Roberto Gabbiani<br />
Antonio Vival<strong>di</strong><br />
Credo RV 591<br />
per coro, archi e basso continuo<br />
Gioachino Rossini<br />
Stabat Mater<br />
per soli, coro e orchestra<br />
ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA
Informazioni<br />
Tel. 06 481 601<br />
www.operaroma.it<br />
Referenti servizi:<br />
Archivio Storico e Au<strong>di</strong>ovisuale<br />
Francesco Reggiani<br />
Tel./fax 06 481 602 14<br />
e-mail: archivio.storico@operaroma.it<br />
Biglietteria<br />
Daniela Pasquali<br />
Tel. 06 481 602 55 - 06 481 700 3<br />
fax 06 488 175 5<br />
e-mail: ufficio.biglietteria@operaroma.it<br />
Servizio Sponsorizzazioni e Promozione Pubblico<br />
Marina Poscia<br />
Tel. 06 481 602 87<br />
fax 06 481 602 19<br />
e-mail: promozione.pubblico@operaroma.<br />
Attività Didattiche e Formative<br />
Nunzia Nigro<br />
Tel. 06 481 602 52 - 06 481 602 38<br />
fax 06 481 602 38<br />
e-mail: servizio.<strong>di</strong>dattica@operaroma.it<br />
Casting Manager<br />
Nicoletta Finzi<br />
Tel. 06 481 603 40<br />
fax 06 487 209 6<br />
e-mail: nicoletta.finzi@operaroma.it<br />
147
25 gennaio, ore 16<br />
La vedova allegra<br />
FRANZ LEHÁR<br />
Direzione d’Orchestra Daniel Oren<br />
Regia Mauro Bolognini<br />
Scene e costumi Piero Tosi<br />
Interpreti Silvano Pagliuca,<br />
Daniela Mazzuccato,<br />
Mikael Melbye, Raina Kabaivanska<br />
Stagione 1991-92<br />
9 febbraio, ore 16<br />
Coppelia LÉO DELIBES<br />
Direzione d’Orchestra Nicola Samale<br />
Coreografia Mauro Bigonzetti<br />
Scene Maurizio Varamo<br />
Costumi Christopher Millar e Lois Swandal<br />
Interpreti Raffaele Paganini, Mario Marozzi,<br />
Silvia Guelfi, Manuela Maturi<br />
Stagione 1994-95<br />
25 febbraio, ore 16<br />
Adriana Lecouvreur<br />
FRANCESCO CILEA<br />
Direzione d’Orchestra Daniel Oren<br />
Regia Mauro Bolognini<br />
Scene Ettore Rondelli<br />
Costumi Maria De Matteis<br />
Interpreti Raina Kabaivanska,<br />
Fiorenza Cossotto,<br />
Alberto Cupido, Ivo Vinco<br />
Stagione 1988-89<br />
8 marzo, ore 16<br />
Cabiria<br />
GIUSEPPE CALÌ<br />
Coreografia Amedeo Amo<strong>di</strong>o<br />
Scene Clau<strong>di</strong>o Parmiggiani<br />
Costumi Luisa Spinatelli<br />
Interpreti Alessandro Molin,<br />
Lucilla Benedetti,<br />
Riccardo Di Cosmo<br />
Stagione 1997-98<br />
23 marzo, ore 16<br />
Ernani<br />
GIUSEPPE VERDI<br />
Direzione d’Orchestra Giuseppe Patané<br />
Regia Wolfram Kremer<br />
Scene Nicola Benois<br />
Costumi Enrico Serafini<br />
Interpreti Giuseppe Giacomini,<br />
Giorgio Zancanaro,<br />
Dimitri Kavrakos, Silvia Mosca<br />
Stagione 1988-89<br />
13 aprile, ore 16<br />
Werther<br />
JULES MASSENET<br />
Direzione d’Orchestra Nicola Rescigno<br />
Regia Alberto Fassini<br />
Scene e Costumi Pasquale Grossi<br />
Interpreti Alfredo Kraus, Roberto Frontali<br />
Sesto Bruscantini, Martha Senn<br />
Stagione 1989-90<br />
28 aprile, ore 16<br />
Don Chisciotte<br />
LUDWIG MINKUS<br />
Direzione d’Orchestra David Machado<br />
Coreografia Aleksandr Gorskij<br />
ripresa da Zarko Prebil<br />
Scene Nicola Benois<br />
Costumi Mario Giorsi<br />
Interpreti Ambra Vallo, Raffaele Paganini,<br />
Zarko Prebil<br />
Stagione 1992-93<br />
11 maggio, ore 16<br />
Les <strong>di</strong>alogues des Carmélites<br />
FRANCIS POULENC<br />
Direzione d’Orchestra Jan Latham-Koenig<br />
Regia Alberto Fassini<br />
Scene e costumi Pasquale Grossi<br />
Interpreti René Massis, Patricia Schuman,<br />
Clau<strong>di</strong>o Di Segni, Diego D'Auria<br />
Stagione 1990-91<br />
STAGIONE 2011<br />
Rassegna Video<br />
Storiche produzioni liriche e <strong>di</strong> balletto a cura dell'Archivio Storico ed Au<strong>di</strong>ovisuale<br />
Sala “Emma Carelli” - IV piano
26 maggio, ore 16<br />
Romeo e Giulietta<br />
pas de deux<br />
HECTOR BERLIOZ<br />
Direzione d’Orchestra André Presser<br />
Coreografia Maurice Béjart<br />
Interpreti Ekaterina Maximova,<br />
Vla<strong>di</strong>mir Vassiliev<br />
1981<br />
La Sylphide<br />
pas de deux<br />
HERMAN SEVERIN LOVENSKJOLD<br />
Direzione d’Orchestra André Presser<br />
Coreografia August Bournonville<br />
ripresa da Peter Schaufuss<br />
Interpreti Elisabetta Terabust,<br />
Patrice Bart<br />
1981<br />
Carmen Suite<br />
GEORGES BIZET<br />
Direzione d’Orchestra Alberto Ventura<br />
Coreografia Alberto Alonso<br />
Interpreti Maya Plisetskaia,<br />
Viktor Barytkin<br />
1985<br />
Spartacus<br />
pas de deux<br />
ARAM KAčATURIAN<br />
Direzione d’Orchestra André Presser<br />
Coreografia Jurij Grigorovic<br />
Interpreti Nadejda Pavlova,<br />
Vyaceslav Gordeev<br />
1981<br />
8 giugno, ore 17<br />
Don Pasquale<br />
GAETANO DONIZETTI<br />
Direzione d’Orchestra Paolo Carignani<br />
Regia Giancarlo Menotti<br />
ripresa da Gianfranco Ventura<br />
Scene e costumi Pierluigi Samaritani<br />
Interpreti Natale De Carolis,<br />
Alfonso Antoniozzi,<br />
Raùl Giménez, Giusi Devinu<br />
Stagione 1993-94<br />
30 giugno, ore 17<br />
Fedora<br />
UMBERTO GIORDANO<br />
Direzione d’Orchestra Steven Mercurio<br />
Regia Beppe De Tommasi<br />
Scene Ferruccio Villagrossi<br />
Costumi Pierluciano Cavallotti<br />
Interpreti Daniela Dessì, Cinzia Forte,<br />
Placido Domingo,<br />
Mihaly Kalman<strong>di</strong><br />
Stagione 1998-99<br />
16 settembre, ore 17<br />
Giselle<br />
ADOLPHE-CHARLES ADAM<br />
Direzione d’Orchestra Roberto Tolomelli<br />
Coreografia Carla Fracci,<br />
da Joan Coralli, Marius Petipa<br />
Scene e costumi Anna Anni<br />
Interpreti Laura Comi, Roberto Bolle<br />
Stagione 2005<br />
6 ottobre, ore 16<br />
••<br />
Die Zauberflote<br />
WOLFGANG AMADEUS MOZART<br />
Direzione d’Orchestra Gianluigi Gelmetti<br />
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi<br />
Interpreti Raúl Giménez, Eva Mei,<br />
Penelope Randall Davies,<br />
Steven Cole<br />
Stagione 2004<br />
28 ottobre, ore 16<br />
L ’italiana in Algeri<br />
GIOACHINO ROSSINI<br />
Direzione d’Orchestra Alessandro Siciliani<br />
Regia Lorenzo Salveti<br />
Scene e costumi Emanuele Luzzati<br />
Interpreti Ruggero Raimon<strong>di</strong>,<br />
Elvira Spica,<br />
Laura Musella<br />
Stagione 1986-87<br />
Con la rassegna Fogli d’Album l’Archivio Storico ed Au<strong>di</strong>ovisuale della Fondazione Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma, propone, in<br />
orario pomeri<strong>di</strong>ano, una selezione <strong>di</strong> pregevoli ed interessanti produzioni andate in scena negli ultimi venticinque anni. È l’occasione<br />
unica per rivedere opere rare, interpreti d’eccezione e allestimenti <strong>di</strong> prestigio.<br />
Riprese video, masterizzazione e <strong>di</strong>gitalizzazione a cura del Reparto au<strong>di</strong>o-video. Ingresso € 5<br />
Il Teatro si riserva <strong>di</strong> apportare mo<strong>di</strong>fiche al programma dettate da cause <strong>di</strong> forza maggiore, le eventuali variazioni saranno comunicate tempestivamente.
DVD VD<br />
SINFONIA<br />
F FFANT<br />
ANTASTI ASTICA<br />
<strong>di</strong>retta<br />
da<br />
Daniel<br />
aniel Barenboim<br />
LIBRO<br />
FERRAGUS<br />
<strong>di</strong> Honoré<br />
onoré de Balzac