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Battaglia di Legnano - Grande Oriente d'Italia

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IL PRIMO DISCO DI<br />

RICCARDO MUTI CON<br />

LA CHICAGO SYMPHONY<br />

ORCHESTRA E CORO<br />

VINCE DUE GRAMMY ®<br />

AWARDS<br />

Anche <strong>di</strong>sponibile on<br />

line: cso.org/resound<br />

riccardomuti.com<br />

CSO Resound is underwritten by a generous<br />

gift from Mr. and Mrs. Ralph Smykal. Global Sponsor of the CSO


Sovrintendente<br />

Catello De Martino<br />

Direttore artistico<br />

Alessio Vlad<br />

Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione<br />

Presidente<br />

Giovanni Alemanno<br />

Vice Presidente<br />

Bruno Vespa<br />

Consiglieri<br />

Enrico Cisnetto<br />

Enzo Ciarravano<br />

Salvatore Bellomia<br />

Collegio dei revisori dei conti<br />

Presidente<br />

Silvia Genovese<br />

Membri effettivi<br />

Pamela Palmi<br />

Federico Bazzani<br />

Membro supplente<br />

Anita Frateschi


Il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma è membro <strong>di</strong><br />

FONDATORI DI DIRITTO<br />

FONDATORI PRINCIPALI


Direttore generale<br />

(Amministrazione, Finanza, Marketing, Patrimonio Storico)<br />

Antonio Liguori<br />

Direttore generale<br />

(Personale, Affari Legali, Servizi Generali)<br />

Catello De Martino<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Direttore del Corpo <strong>di</strong> Ballo<br />

Micha van Hoecke<br />

Direttore degli Allestimenti Scenici<br />

Carlo Savi<br />

Direttore del Personale<br />

Massimo Salza<br />

Direttore <strong>di</strong> Produzione<br />

Silvia Cassini


12<br />

ASSOCIAZIONE<br />

ROMA PER IL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA<br />

«Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma» si costituisce nel 2002 come associazione senza fini <strong>di</strong><br />

lucro per contribuire attraverso il mecenatismo privato - con iniziative culturali e con eventi collegati<br />

agli spettacoli - alla centralità artistica, culturale e sociale del Teatro dell’Opera nell’ambito<br />

citta<strong>di</strong>no.<br />

L’Associazione promuove e <strong>di</strong>vulga le attività del Teatro dell’Opera valorizzandone i programmi<br />

in Italia e all’estero, negli ambienti giornalistici e culturali, tramite incontri, manifestazioni, scambi<br />

e e la partecipazione a iniziative a livello nazionale e internazionale. «Roma per il Teatro<br />

dell’Opera <strong>di</strong> Roma» agisce nella convinzione che la musica lirico-sinfonica e il balletto costituiscano<br />

un patrimonio culturale irrinunciabile, da tutelare e sostenere, offrendo a tutti la possibilità<br />

<strong>di</strong> accedervi.<br />

Le principali attività <strong>di</strong> «Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma» comprendono:<br />

• promozione <strong>di</strong> concerti e recital in collaborazione con associazioni <strong>di</strong> solidarietà e strutture <strong>di</strong><br />

assistenza (bambini <strong>di</strong>versamente abili, reparti pe<strong>di</strong>atrici ospedalieri, case per anziani ecc.)<br />

• erogazione <strong>di</strong> borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per giovani musicisti e artisti<br />

• cicli <strong>di</strong> conferenze gratuite de<strong>di</strong>cate alle opere in cartellone alla vigilia <strong>di</strong> ogni “prima”<br />

• restauro <strong>di</strong> beni del patrimonio storico-artistico del Teatro<br />

• contributi mirati alla comunicazione del Teatro (pannelli luminosi, schermi video, campagne<br />

pubblicitarie ecc.)<br />

• sostegno alle iniziative <strong>di</strong>dattiche e formative<br />

• collaborazione con la Scuola <strong>di</strong> Danza e la Giovane Orchestra dell’Opera<br />

• collaborazione con programmi televisivi<br />

• organizzazione <strong>di</strong> eventi legati all’inaugurazione e ai principali spettacoli della stagione<br />

L’Associazione ha donato recentemente al Teatro, tra l’altro, il restauro dell’organo “Buccolini” e<br />

i “totem” informativi collocati su piazza Beniamino Gigli con i programmi delle stagioni <strong>di</strong> opera<br />

e <strong>di</strong> balletto e ha contribuito all’acquisto <strong>di</strong> pagine pubblicitarie sui quoti<strong>di</strong>ani romani e ai costi<br />

per la presenza <strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> grande richiamo internazionale.<br />

«Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma» aderisce alla Confederazione Italiana Associazioni e<br />

Fondazioni per la Musica Lirica e Sinfonica, costituita nel 2005 da venticinque Fondazioni e<br />

Associazioni a sostegno dei principali Teatri, della musica lirico-sinfonica e del balletto, che è iscritta<br />

dal 2006 nel Registro Nazionale delle Associazioni <strong>di</strong> Promozione Sociale presso la Presidenza<br />

del Consiglio dei Ministri ai sensi della legge 383/00.<br />

«Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma» svolge un’attività <strong>di</strong> scambio culturale a livello nazionale<br />

e all’estero e <strong>di</strong> rappresentanza presso le istituzioni e i <strong>di</strong>casteri competenti. In ambito internazionale<br />

partecipa tra l’altro alle «Giornate europee dell’Opera» con una gamma <strong>di</strong> iniziative, tenute<br />

contemporaneamente in tutta Italia, con grande affluenza <strong>di</strong> pubblico.<br />

Per contatti e informazioni<br />

Roma per il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma<br />

Via Dardanelli 37 - 00195 Roma<br />

Tel. 0637514408 Fax 06 3701024<br />

romaperopera@tiscali.it


ASSOCIAZIONE<br />

ROMA PER IL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA<br />

Presidente<br />

Daniela Tral<strong>di</strong><br />

Soci Fondatori<br />

Rosalba Becchetti Maria Luisa Gaetani d’Aragona<br />

Clorinda Bonifaci Nicoletta Odescalchi<br />

Rachele Burkhard (Tesoriere) Maria Luisa Rebecchini<br />

Raffaella Chiariello Maria Pia Ruspoli (Vice-presidente)<br />

Daniela d’Amelio Daniela Tral<strong>di</strong><br />

Carlo Eleuteri<br />

Soci Benemeriti<br />

Eugenio Benedetti Cristina De Blasio Carfagni<br />

Renata Boccanelli Anna Fen<strong>di</strong><br />

Elena Bonelli Lucio Ghia<br />

Sandra Cioffi Fe<strong>di</strong> Valeria Licastro Scar<strong>di</strong>no<br />

Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli - Onlus<br />

13


La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong><br />

Trage<strong>di</strong>a lirica in quattro atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Salvatore Cammarano<br />

Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />

Direttore Pinchas Steinberg<br />

Regia Ruggero Cappuccio<br />

Scene e Costumi Carlo Savi<br />

con interventi <strong>di</strong> Mimmo Pala<strong>di</strong>no e Matthew Spender<br />

Maestro del Coro Roberto Gabbiani<br />

Luci Agostino Angelini<br />

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA<br />

Nuovo allestimento<br />

Teatro dell’Opera<br />

24, 26, 28, 29, 31 maggio 2011


SOMMARIO<br />

Paolo Peluffo<br />

IL SOGNO DI UNA GENERAZIONE PERDUTA<br />

LIBRETTO<br />

<strong>di</strong> Salvatore Cammarano<br />

ARGOMENTO<br />

ARGUMENT<br />

SYNOPSIS<br />

DIE HANDLUNG<br />

Julian Budden<br />

LA BATTAGLIA, UN PROMEMORIA<br />

DI IDEALI COMPROMESSI<br />

Elisabeth Galvan<br />

LA LETTERATURA AUSTRIACA<br />

ALLA CONQUISTA DI VERDI<br />

Antonio Di Grado<br />

GARIBALDI NELLA LETTERATURA<br />

TRA MITO E MEMORIA DELL’EROE<br />

Lauro Rossi<br />

GARIBALDI, MAZZINI NEL 1849<br />

E "DA LONTANO" CAVOUR<br />

INTERVISTA RUGGERO CAPPUCCIO<br />

Giorgio Gualerzi<br />

UNA BATTAGLIA INFUOCATA<br />

IN SCENA PER CELEBRAZIONI<br />

Luigi Bellingar<strong>di</strong><br />

DISCOGRAFIA<br />

LA BATTAGLIA DI LEGNANO AL TEATRO DELL’OPERA<br />

GIUSEPPE VERDI. CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE<br />

GLI INTERPRETI


IL SOGNO DI UNA GENERAZIONE PERDUTA<br />

Tutti erano a Roma in quei giorni tra il Natale del 1848 e il luglio del 1849.<br />

La storia d’Europa si concentrò per pochi mesi attorno a un tentativo incre<strong>di</strong>bile che da<br />

circostanze casuali, da una crisi costituzionale gravissima, condusse a elezioni a suffragio<br />

universale, alla elezione dell’unica Assemblea Costituente, che riuscì a compiere la sua<br />

opera <strong>di</strong> fondazione dei <strong>di</strong>ritti e dei doveri dei citta<strong>di</strong>ni sulla base <strong>di</strong> una Costituzione<br />

democratica.<br />

È questa doppia storia, la <strong>di</strong>fesa eroica e sventurata al Gianicolo da parte dei volontari<br />

<strong>di</strong> tutta Italia, e il lavoro dei parlamentari romani al Palazzo della Cancelleria, per scrivere<br />

la costituzione democratica, mentre su <strong>di</strong> loro ogni giorno piove una pioggia <strong>di</strong> palle<br />

<strong>di</strong> cannone; è questa doppia storia che fa della Repubblica Romana in assoluto l’episo<strong>di</strong>o<br />

più eroico dei secoli recenti. È questa doppia vicenda che ha legittimato Roma a<br />

<strong>di</strong>ventare ancora Capitale d’Italia. Ed è per questo che non ci si può non commuovere<br />

leggendo le parole nitide, semplici, pensate per il popolo, <strong>di</strong> un testo costituzionale<br />

superiore a tutti quelli prodotti nell’Europa ottocentesca, superiore per impegno civile,<br />

apertura sociale, visione internazionale. L’articolo 3: .<br />

Abolisce la pena <strong>di</strong> morte. Stabilisce il giu<strong>di</strong>ce naturale come elemento immo<strong>di</strong>ficabile,<br />

proibisce la costituzione <strong>di</strong> tribunali speciali; cancella la prigione per debiti; stabilisce<br />

la inviolabilità del domicilio, la libertà <strong>di</strong> insegnamento, la segretezza della corrispondenza.<br />

Ma il principio generale mazziniano era quello della fratellanza tra i popoli, proprio<br />

mentre venivano schiacciati dalla Repubblica francese: “La Repubblica riguarda tutti<br />

i Popoli come fratelli; rispetta ogni nazionalità: propugna l’Italiana”.<br />

I costituenti romani erano consapevoli <strong>di</strong> ciò che stava accadendo, sapevano che in quel<br />

momento erano costretti a esprimere il pensiero più avanzato che era dentro <strong>di</strong> loro.<br />

Scomunicati dal Papa, fuggito a Gaeta dopo l’assassinio carbonaro <strong>di</strong> Pellegrino Rossi e<br />

la rivoluzione; minacciati da una coalizione <strong>di</strong> Stati chiamati a Gaeta dal Car<strong>di</strong>nale<br />

Antonelli; il segretario <strong>di</strong> Stato pretese che i paesi cattolici attaccassero Roma con le<br />

armi, per restituirla al Papa.<br />

In quel clima estremo, l’Italia espresse il meglio <strong>di</strong> sé. Non a caso Giuseppe Ver<strong>di</strong> si precipitò<br />

a Roma alla fine <strong>di</strong> gennaio per la prima esecuzione della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> al<br />

Teatro Argentina. Racconta Nicola Roncalli, segretario dell’assemblea e cronista appassionato:<br />

“30 <strong>di</strong>cembre 1848. Ieri alle quattro la Giunta <strong>di</strong> Stato pubblicò il ‘Proclama ai<br />

popoli dello Stato Romano’ per la convocazione della Costituente dello Stato. Il ministro<br />

Sterbini girava per le contrade <strong>di</strong> Roma in carrozza, <strong>di</strong>rigendo l’affissione dei proclami. Fu<br />

letto con avi<strong>di</strong>tà e sembra che abbia incontrato l’approvazione <strong>di</strong> molti. Il Forte<br />

Sant’Angelo all’Ave Maria fece una salva <strong>di</strong> 101 colpi <strong>di</strong> cannone, e le campane <strong>di</strong><br />

Campidoglio e <strong>di</strong> Montecitorio, per lo spazio <strong>di</strong> un’ora suonarono a festa. Presero parte<br />

all’allegria vari civici scaricando per più volte nelle proprie abitazioni i fucili”. Vennero<br />

19


20<br />

decisi spettacoli patriottici per accompagnare le elezioni. 1 Il 22 gennaio venne portata<br />

“con pompa militare” sul Campidoglio l’urna elettorale. “22 gennaio 1849. Elettori, chi<br />

ama la sovranità del popolo ha lo stretto obbligo <strong>di</strong> correre a dare il suo voto. Il solo citta<strong>di</strong>no<br />

che ha macchie infamanti non può avvicinarsi all’urna. Se voi non correte a sod<strong>di</strong>sfare<br />

a questo sacro dovere è segno che non avete a cuore né onore, né patria.<br />

Accorrete, Viva l’Italia!”. Il 5 febbraio prima della costituzione ufficiale i deputati alla<br />

Costituente si recarono alle ore 10 per assistere alla Messa all’Ara Coeli. Scesero la scalinata,<br />

con la fascia tricolore e percorrendo il tragitto a pie<strong>di</strong> da Fontanella Borghese raggiunsero<br />

il Palazzo della Cancelleria. Furono un cugino del presidente francese, il<br />

Principe <strong>di</strong> Canino Carlo Luciano Bonaparte e Garibal<strong>di</strong> a proporre l’imme<strong>di</strong>ata proclamazione<br />

della Repubblica. Voto il 9 febbraio. Il 10 febbraio alle ore 11 a San Pietro in<br />

Vaticano il Te Deum solenne per la proclamazione della Repubblica. Il 14 febbraio viene<br />

proibito ai preti <strong>di</strong> indossare tricorno e calzone “curto”. Il 16 febbraio la guar<strong>di</strong>a civica<br />

viene denominata Guar<strong>di</strong>a Nazionale.<br />

Garibal<strong>di</strong> che sarà l’eroe della <strong>di</strong>fesa insieme a decine <strong>di</strong> altri eroi, era giunto a Roma il<br />

13 <strong>di</strong>cembre dopo una incre<strong>di</strong>bile peripezia tra Lombar<strong>di</strong>a, Romane, Toscana, aveva<br />

acquartierato la sua Legione a Rieti. Eletto deputato a Macerata, aveva preso alloggio<br />

alla Locanda Cesari vicino al Circolo Popolare. E poi arrivano Mameli e Bixio nel battagliano<br />

mentovano, i cavalleggeri del Masina.. Il 14 <strong>di</strong>cembre i perugini chiedono autorizzazione<br />

al Ministro delle Armi Campello <strong>di</strong> poter radere al suolo la Rocca <strong>di</strong> Paolo III<br />

costruito nel 1540 ad comprimendam perusinorum audaciam.<br />

Il 5 marzo, chiamato da Mameli con il famoso telegramma “Roma Repubblica venite!”,<br />

arriva Giuseppe Mazzini e per lui si aprono gli unici 4 mesi della sua vita nei quali il Padre<br />

della Repubblica ha potuto governare <strong>di</strong>mostrando in realtà prudenza e senso <strong>di</strong>plomatico,<br />

visione internazionale.<br />

La vicenda della Repubblica Romana non è una trage<strong>di</strong>a soltanto italiana, ma europea.<br />

Infatti, è a Roma che Luigi Napoleone getta la maschera e prende il via l’involuzione reazionaria<br />

del regime repubblicano francese, che sarebbe tragicamente precipitato nel<br />

colpo <strong>di</strong> Stato del 2 <strong>di</strong>cembre 1851. La doppiezza <strong>di</strong> Luigi Napoleone che invia il generale<br />

Ou<strong>di</strong>not con un mandato apparente, per ingannare il Parlamento francese, e uno<br />

segreto. Luigi Napoleone trova la scusa della sconfitta francese del 30 aprile sotto le<br />

mura Vaticane per or<strong>di</strong>nare l’attacco nonostante il capitolato <strong>di</strong> tregua firmato da Mazzini<br />

con l’inviato del governo francese De Lesseps. Le manifestazioni a Parigi, all’Assemblea<br />

Nazionale e in piazza contro questa spe<strong>di</strong>zione liberticida sono le prove generale dell’arresto<br />

in massa degli oppositori che il Principe Presidente attuerà un anno e mezzo dopo.<br />

Una intera generazione, i reduci delle battaglie delle Cinque Giornate <strong>di</strong> Milano, della<br />

sfortunata guerra federale del 1848, finita a Custoza-Sommacampagna e poi <strong>di</strong> nuovo<br />

finita a Novara, moriranno in gran parte a San Pancrazio, nei pochi metri tra la Porta e<br />

Villa Corsini, a Villa Spada, al Vascello. Morirono perché proseguisse la speranza <strong>di</strong><br />

costruire l’Italia, <strong>di</strong> progettare l’autogoverno; perché l’Italia potesse avere la sua prima<br />

Costituzione votata dal Popolo, che infatti l’assemblea votò e proclamò pubblicamente<br />

leggendola a piazza del Campidoglio mentre già i francesi pattugliavano via del Corso.<br />

1 Carte Roncalli: “La sera del 15 gennaio al Teatro Valle fu recitata la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Alfieri, La congiura de’ Pazzi. Nella<br />

stessa sera ci fu adunanza generale pubblica al teatro <strong>di</strong> Apollo per proporre i can<strong>di</strong>dati all’Assemblea nazionale.<br />

Molto concorso”.


Perché nessuno in Europa potesse <strong>di</strong>re come il generale Victor Ou<strong>di</strong>not mentre partiva<br />

dall’accampamento <strong>di</strong> Castel <strong>di</strong> Guido: “Gli italiani non si battono”.<br />

Queste due sole ragioni fecero sì che non si seguisse il pur ragionevole consiglio <strong>di</strong> Carlo<br />

Pisacane <strong>di</strong> cessare la <strong>di</strong>fesa e portare l’armata della Repubblica a Rieti o Foligno e scatenare<br />

una guerriglia alla spagnola.<br />

Dove può essere raccontata questa storia?<br />

In un solo luogo: Porta San Pancrazio, perno della <strong>di</strong>fesa del Gianicolo, luogo terribile<br />

perché in<strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bile. Nei pochi metri tra la Porta e il Casino dei Quattro Venti, morirono<br />

circa 2 mila uomini in quei giorni tra il 3 e il 30 giugno.<br />

La storia della <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Roma impressionò fortemente i contemporanei.<br />

I testimoni scrissero numerose testimonianze autobiografiche.<br />

Come è possibile raccontarla oggi?<br />

La vicenda <strong>di</strong> Roma 1849 si colloca allo spartiacque tra un mondo senza fotografia e un<br />

mondo raccontato dalla fotografia. Esistono poche foto, scattate pochi giorni dopo la<br />

fine della battaglia, ma esistono.<br />

La battaglia fu poi oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni da parte <strong>di</strong> alcuni soldati, come Alessandro Castelli<br />

e lo svizzero Hofstadter.<br />

Vennero scritte memorie e romanzi, primo fra tutti l’Asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong> Francesco<br />

Domenico Guerrazzi, il cui manoscritto è custo<strong>di</strong>to all’Istituto per la Storia del<br />

Risorgimento <strong>di</strong> Roma.<br />

La libertà <strong>di</strong> stampa e <strong>di</strong> associazione concessa gradualmente da Pio IX a partire dal 1846<br />

aveva scatenato una febbre <strong>di</strong> pubblicare fogli e giornali, <strong>di</strong> stampare e <strong>di</strong>ffondere proclami<br />

e appelli, <strong>di</strong> riunirsi nottetempo e <strong>di</strong> giorni nel caffè. Il Circolo Popolare e il Circolo<br />

Nazionale sono luoghi centrali <strong>di</strong> questa vicenda. Il caffè dell’Unione, il caffè degli<br />

Specchi, il caffè dei Crociferi a Fontana <strong>di</strong> Trevi.<br />

È una generazione che imparò a comunicare per proclami e <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> fronte a una<br />

affissione. Mazzini soprattutto era consapevole che in quella vicenda si stava scrivendo<br />

fin dal primo momento un mito per il futuro.<br />

È una trage<strong>di</strong>a greca nell’Europa moderna che dovrebbe essere al centro dell’insegnamento<br />

nelle nostre scuole, magari leggendo il racconto che ne è stato fatto dai protagonisti.<br />

Garibal<strong>di</strong>, Pisacane, Roselli, le cronache <strong>di</strong> Roncalli. Il 30 giugno, per esempio, è<br />

raccontato da Mazzini nelle sue note autobiografiche. La riunione del consiglio <strong>di</strong> guerra<br />

sulla linea <strong>di</strong> Villa Spada. Le tre alternative: capitolare, resistere ad oltranza, portare la<br />

guerra fuori Roma. Si decide per la terza ipotesi. L’assemblea vota il decreto proposto da<br />

Enrico Cernuschi (l’originale manoscritto è a Pisa, Domus Mazziniana) che mi impressiona<br />

ogni volta che lo vedo in quella scrittura fragile ed elegante pensando al senso <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>gnità gran<strong>di</strong>oso che questi italiani ebbero nella sconfitta: “In nome <strong>di</strong> Dio e del Popolo.<br />

L’Assemblea Costituente Romana cessa una <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong>venuta impossibile e sta al suo<br />

posto”. Mazzini abbandona la seduta. Il Triumvirato si <strong>di</strong>mette. L’Assemblea elegge un<br />

nuovo Triumvirato: Alessandro Calandrelli, Livio Mariani e Aurelio Saliceti. Il Comune <strong>di</strong><br />

Roma, guidato da Sturbinetti propone un capitolato <strong>di</strong> resa che viene respinto dai francesi.<br />

Nicola Roncalli: si decretò <strong>di</strong> celebrarsi nel dì 3 nella chiesa <strong>di</strong> San Pietro solenni<br />

funerali dei martiri italiani. Si <strong>di</strong>spose che l’Assemblea dopo la messa funebre si portasse<br />

al Campidoglio per proclamare la Costituzione, quali poi registrata in tavole <strong>di</strong> marmo<br />

si conservasse ad perpetuam memoriam nel Campidoglio…”. I francesi occupavano or<strong>di</strong>natamente<br />

gli accessi alla città, alle 9,30 del mattino facevano già la ronda a cavallo a via<br />

21


del Corso. Nel frattempo “l’Assemblea, riunita la cavalleria e fanteria <strong>di</strong> carabinieri sulla<br />

piazza del Campidoglio a mezzogiorno proclamò la Costituzione. Il segretario Pennacchi<br />

la lesse ad alta voce ed il presidente Galletti precedette la lettura delle annesse parole<br />

che furono accolte con applausi da due o trecento persone che erano nella piazza<br />

(“L’Assemblea Romana pubblica dal Campidoglio, dove proclamò la Repubblica, lo<br />

Statuto e pone la base dei suoi <strong>di</strong>ritti e della sua vita. Il popolo, l’armata fece il suo dovere;<br />

l’Assemblea ha il compito suo. Evviva la Repubblica!”). Alle 19.30, Ou<strong>di</strong>not pubblica<br />

il proclama con il quale pone Roma in stato <strong>di</strong> asse<strong>di</strong>o, sopprime l’Assemblea, la libertà<br />

<strong>di</strong> stampa, chiude i circoli popolari, proibisce il possesso <strong>di</strong> armi.<br />

Da quest’anno, 2011, tutti potranno leggere sul Belvedere del Gianicolo, sul muro che<br />

<strong>di</strong>scende da Villa Lante, il testo integrale della Costituzione della Repubblica Romana. È<br />

un testo immortale che trova così il luogo che merita, per trasmetterci ancora oggi l’insegnamento<br />

<strong>di</strong> quella generazione perduta.<br />

Paolo Peluffo


LA BATTAGLIA DI LEGNANO<br />

Trage<strong>di</strong>a lirica in quattro atti<br />

Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />

Libretto <strong>di</strong> Salvatore Cammarano<br />

tratto dalla trage<strong>di</strong>a<br />

La bataille de Toulouse (1828)<br />

<strong>di</strong> François-Joseph Méri<br />

PERSONAGGI<br />

Federico Barbarossa (baritono)<br />

I Console <strong>di</strong> Milano (basso)<br />

II Console <strong>di</strong> Milano (basso)<br />

Il Podestà <strong>di</strong> Como (basso)<br />

Rolando, Duce milanese (baritono)<br />

Lida, sua moglie (soprano)<br />

Arrigo, guerriero veronese (tenore)<br />

Marcovaldo, prigioniero alemanno (baritono)<br />

Imelda, ancella <strong>di</strong> Lida (mezzo-soprano)<br />

Un araldo (tenore)<br />

Coro e Comparse<br />

Cavalieri della Morte, Magistrati e Duci Comaschi, Ancelle <strong>di</strong> Lida, Popolo<br />

Milanese, Senatori <strong>di</strong> Milano, Guerrieri <strong>di</strong> Verona, <strong>di</strong> Brescia, <strong>di</strong> Novara, <strong>di</strong><br />

Piacenza e <strong>di</strong> Milano, Esercito Alemanno.<br />

La I, III e IV parte hanno luogo in Milano. La II, a Como. L'Epoca 1176.<br />

E<strong>di</strong>zione Casa Ricor<strong>di</strong>, Milano<br />

27


28<br />

Atto Primo<br />

Egli vive!<br />

Scena I<br />

Parte della rie<strong>di</strong>ficata Milano, in vicinanza<br />

delle mura.<br />

Da una parte della città s’inoltrano i<br />

Militi piacentini, ed alcune centurie <strong>di</strong><br />

Verona, <strong>di</strong> Brescia, <strong>di</strong> Novara e <strong>di</strong><br />

Vercelli: la contrada è gremita <strong>di</strong> popolo,<br />

come i soprastanti veroni, da cui<br />

pendono arazzi variopinti e giulive<br />

ghirlande: un grido universale <strong>di</strong> esultanza,<br />

un prolungato batter <strong>di</strong> palme,<br />

ed un nembo <strong>di</strong> fiori cadente dall’alto<br />

sulle squadre attesta le festevoli<br />

accoglienze ad esse pro<strong>di</strong>gate. Arrigo è<br />

tra i guerrieri veronesi.<br />

Coro<br />

Viva Italia! sacro un patto<br />

Tutti stringe i figli suoi:<br />

Esso alfin <strong>di</strong> tanti ha fatto<br />

Un sol popolo d’eroi!<br />

Le ban<strong>di</strong>ere in campo spiega,<br />

O Lombarda invitta Lega,<br />

E <strong>di</strong>scorra un gel per l’ossa<br />

Al feroce Barbarossa.<br />

Viva Italia forte ed una<br />

Colla spada e col pensier!<br />

Questo suol che a noi fu cuna,<br />

Tomba sia dello stranier!<br />

Arrigo<br />

O magnanima e prima<br />

Delle città lombarde,<br />

O Milan valorosa, io ti saluto,<br />

Io dalla tomba sorto<br />

Al par <strong>di</strong> te! S’accese<br />

All’ombra delle sacre<br />

Tue rinascenti mura il foco, ond’io<br />

Eternamente avvamperò.<br />

Divina cagion de’ miei sospiri,<br />

Io bevo l’aure alfin che tu respiri!<br />

La pia materna mano<br />

Chiuse la mia ferita...<br />

Eppur da te lontano<br />

Io non sentia la vita:<br />

Come in un mar <strong>di</strong> pianto<br />

Parea sepolto il cor...<br />

Ah! solo a te d’accanto<br />

Saprò che vivo ancor.<br />

Ecco Rolando!...<br />

Scena II<br />

Rolando, altri Duci Milanesi e detti.<br />

Arrigo<br />

Amico...<br />

Rolando<br />

Ciel!... Non deliro?... Non è Sogno il<br />

mio?...<br />

Vivi?... Sei tu?...<br />

Arrigo<br />

Son io<br />

(stringendogli la destra)<br />

Ferito cad<strong>di</strong>, non estinto: a lungo<br />

Prigion <strong>di</strong> guerra fui, ma reso quin<strong>di</strong><br />

Alla natia Verona,<br />

Materna cura m’infondea nel petto<br />

Nuova salute.<br />

Rolando<br />

Spento<br />

Tra le fiamme <strong>di</strong> Susa<br />

La fama ti narrò... Lagrime sparsi,<br />

Cui l’amarezze non temprâr d’Imene<br />

Per me le accese faci,<br />

Né sul pargolo mio gl’impressi baci...<br />

(con entusiasmo)


Ah! m’abbraccia... d’esultanza<br />

Tutta l’anima ho compresa...<br />

In te vive, in te mi è resa<br />

Una parte del mio cor!<br />

Oh buon Dio, la tua possanza<br />

Adorando io bene<strong>di</strong>co,<br />

Tu ridoni a me l’amico,<br />

All’Italia un <strong>di</strong>fensor!<br />

(odesi uno squillo <strong>di</strong> trombe)<br />

Scena III<br />

I Consoli con seguito e detti.<br />

Coro<br />

Giulive trombe!<br />

Rolando<br />

I Consoli.<br />

I Console<br />

Salve, Guerrieri.<br />

II Console<br />

A voi<br />

Fia d’accoglienze pro<strong>di</strong>ga,<br />

Siccome a figli suoi,<br />

Milan, che dalla polvere<br />

Già rialzaste.<br />

Arrigo e gli altri Duci<br />

Ed ora<br />

Tutti giuriam <strong>di</strong>fenderla,<br />

Col sangue nostro ancora.<br />

Rolando<br />

S’appressa un dì che all’Austro<br />

Funesto sorgerà,<br />

In cui <strong>di</strong> tante ingiurie<br />

A noi ragion darà!<br />

Tutti<br />

Domandan vendetta gli altari spogliati,<br />

Le donne, i fanciulli dall’empio svenati...<br />

Sull’Istro nativo cacciam queste fiere,<br />

Sian libere e nostre le nostre città.<br />

Il cielo è con noi! Fra l’Itale schiere,<br />

Dai barbari offeso, Id<strong>di</strong>o pugnerà!<br />

(I consoli muovono i primi, tengon<br />

<strong>di</strong>etro le schiere, quin<strong>di</strong> il popolo. Arrigo<br />

è condotto da Rolando).<br />

Scena IV<br />

Sito ombreggiato da.gruppi d’alberi in<br />

vicinanza delle fossate colme d’acqua,<br />

che circondano i muri; essi veggonsi<br />

torreggiare nel fondo.<br />

Lida si avanza come assorta in profon<strong>di</strong><br />

pensieri, alcune sue donne la seguono,<br />

ella siede al rezzo, ed ivi rimane estatica,<br />

figgendo gli occhi al cielo.<br />

Donne, Lida.<br />

Donne<br />

Plaude all’arrivo Milan dei forti,<br />

Cui si commettono le nostre sorti;<br />

Sui pro<strong>di</strong> a spargere nembi <strong>di</strong> rose<br />

Corron festose - le donne ancor.<br />

Tu sola fuggi sì lieta vista;<br />

Come da scena orrida e trista:<br />

Pur della patria senti l’affetto,<br />

T’arde nel petto - italo cor!<br />

Lida<br />

Voi lo <strong>di</strong>ceste, amiche,<br />

Amo la patria, immensamente io l’amo!<br />

Ma dove spande un riso<br />

La gioja, per me loco<br />

Ivi non è. Sotterra<br />

Giacciono i miei fratelli, ambo i parenti.<br />

29


30<br />

E... troppe in sen m’aperse orrendo fato<br />

Insanabili piaghe!... A me soltanto<br />

E retaggio il dolor, conforto il pianto!<br />

(i suoi occhi riempionsi <strong>di</strong> lagrime: le<br />

donne, onde concedere libero sfogo al<br />

suo cordoglio, si aggruppano in fondo)<br />

Quante volte come un dono<br />

Al Signor la morte ho chiesta!<br />

L’esistenza è a me funesta...<br />

È la tomba il mio sospir.<br />

Ma son madre!... madre io sono!<br />

Darmi un figlio Id<strong>di</strong>o volea!<br />

Ah! per me <strong>di</strong>venne rea<br />

Sin la brama <strong>di</strong> morir.<br />

Scena V<br />

Marcovaldo, e dette.<br />

Lida<br />

(in<strong>di</strong>gnata in vederlo)<br />

Che, Signor! Tu qui? Tu stesso?<br />

Marcovaldo<br />

Della torre a me le porte<br />

Sol confin, t’è noto, ha messo<br />

Generoso il tuo consorte.<br />

Lida<br />

(a voce bassa ma fremente:)<br />

E tu ar<strong>di</strong>sci, ingratamente,<br />

Sguar<strong>di</strong> alzar frattanto audaci<br />

Sulla sposa!<br />

Marcovaldo<br />

(sommessamente)<br />

Un cieco amore<br />

Per te nudro...<br />

Lida<br />

Cessa... taci...<br />

(in atto <strong>di</strong> allontanarsi)<br />

Scena VI<br />

Imelda e detti.<br />

Imelda<br />

(accorrendo frettolosa)<br />

Ah! Signora!<br />

Lida<br />

Imelda, ebbene?...<br />

Imelda<br />

Fede al ver non presterai...<br />

Il tuo sposo.<br />

Lida<br />

Parla...<br />

Imelda<br />

Ei viene...<br />

E lo segue...<br />

Lida<br />

Ciel!... Chi mai?...<br />

Chi? Rispon<strong>di</strong>...<br />

Imelda<br />

Arrigo!<br />

Lida<br />

Come!<br />

Egli vive!...<br />

Imelda<br />

Ah sì...<br />

Marcovaldo<br />

(Quel nome<br />

La scuotea!... Di vivo foco<br />

Il suo volto rosseggiò!)<br />

Lida<br />

(Vive!... Oh gioja!... Qui fra poco...


Qui... fia ver?... Lo rivedrò?<br />

A frenarti, o cor, nel petto<br />

Più potere in me non trovo...<br />

Sì, quei palpiti ch’io provo<br />

Sono i palpiti d’amor!<br />

Ah! Se colpa è questo affetto<br />

Che mi parla un solo istante,<br />

A punirla sia bastante<br />

Una vita <strong>di</strong> dolor)<br />

Marcovaldo<br />

(Leggerò nel tuo sembiante<br />

I segreti del tuo cor!)<br />

Imelda e Donne<br />

(Par che tregua un<br />

breve istante<br />

Le conceda il suo dolor!)<br />

Scena VII<br />

Rolando, Arrigo e detti.<br />

Rolando<br />

(entrando)<br />

Sposa...<br />

Lida<br />

(Oh momento!)<br />

Arrigo<br />

(Lida!)<br />

Rolando<br />

Il tuo bel cor <strong>di</strong>vida<br />

La gioia del cor mio... Vive l’amico<br />

Lagrimato cotanto! Eccolo...<br />

(ad Arrigo)<br />

Ciel!... Che fu?... Tremi!... Scolori!...<br />

Lida<br />

(Oh Dio!)<br />

Marcovaldo<br />

(che ha seguito attentamente i moti <strong>di</strong><br />

Lida e <strong>di</strong> Arrigo):<br />

(No, non m’inganno)<br />

Arrigo<br />

Ti rassicura... Un brivido talvolta...<br />

Di mie ferite avanzo...<br />

Mi scorre in sen... Ma passegger... Lo<br />

ve<strong>di</strong>...<br />

Cessò.<br />

Marcovaldo<br />

(Mentisci!)<br />

Lida<br />

(Qual terror m’invase!)<br />

Rolando<br />

(accennando Lida)<br />

Del padre suo nelle ospitali case,<br />

Messaggier <strong>di</strong> Verona,<br />

Soggiornasti altra volta, or dell’amico<br />

A te fia stanza la magion...<br />

(s’ode tocco <strong>di</strong> tamburo, e chiamata <strong>di</strong><br />

trombe)<br />

Chi viene?<br />

Scena VIII<br />

Un araldo e detti.<br />

(ad un cenno <strong>di</strong> Rolando le donne e<br />

Marcovaldo si ritirano)<br />

Rolando<br />

Ebben?<br />

Araldo<br />

Giunser dall’Alpi<br />

Esploratori: avanza<br />

D’imperiali esercito possente.<br />

Ad assembrar Duci e Senato un cenno<br />

De’ consoli provvede.<br />

31


32<br />

Rolando<br />

Ti lascio, Arrigo... il mio dover lo chiede.<br />

(parte affrettatamente seguito dall’Araldo.<br />

Lida è rimasta come incatenata al suolo:<br />

Arrigo si accosta vivamente ad essa,<br />

scuotendola d’un braccio)<br />

Arrigo<br />

È ver?... Sei d’altri?... Ed essere<br />

Per sempre mia giurasti!<br />

Il ciel t’u<strong>di</strong>va! E frangere<br />

Quel giuramento osasti!<br />

D’altri sei tu? Per credere<br />

A verità si orrenda,<br />

È duopo che ripetere<br />

Da’ labbri tuoi l’intenda.<br />

Dillo... Che tar<strong>di</strong>?... Ucci<strong>di</strong>mi...<br />

L’uccidermi è pietà!<br />

Lida<br />

Spento un fallace annunzio<br />

Ti <strong>di</strong>sse in aspra guerra...<br />

Mancava il padre... ed orfana<br />

Io rimaneva in terra...<br />

Ei fra gli stremi aneliti<br />

Formò le mie ritorte...<br />

Peso la vita, il talamo<br />

Letto mi fu <strong>di</strong> morte!...<br />

Mai sopportato un’ anima<br />

Più della mia non ha!<br />

Arrigo<br />

(in tuono <strong>di</strong> virulenta ironia)<br />

Quanto la nuova infausta<br />

Di mia caduta, oh! quanto<br />

AIl’alma tua sensibile<br />

Lutto costava e pianto!<br />

Alta n’è prova il subito<br />

Imene!<br />

Lida<br />

Arrigo...<br />

(singhiozzante)<br />

Arrigo<br />

E fede<br />

Ebbi da te... rammentalo...<br />

Che dell’Eterno al piede<br />

Il <strong>di</strong>fensor d’Italia<br />

Raggiungeresti, ov’esso<br />

Per Lei cadrebbe!<br />

Lida<br />

Ahi misera!<br />

(coprendosi il volto d’ambe le mani)<br />

Arrigo<br />

Parla... Rispon<strong>di</strong> adesso...<br />

Scolpar ti puoi?...<br />

Rispon<strong>di</strong>mi.<br />

(furente)<br />

Lida<br />

(volgendo gli occhi al cielo con fremito<br />

angoscioso)<br />

Padre!<br />

Arrigo<br />

Lo stil de’ rei<br />

Ecco! In altrui ritorcere<br />

Le proprie colpe!<br />

Lida<br />

Ah! sei<br />

Tremendo, inesorabile<br />

Più del mio fato ancor!<br />

Arrigo<br />

Spergiura!<br />

(in atto <strong>di</strong> allontanarsi)<br />

Lida<br />

M’o<strong>di</strong>!<br />

Arrigo<br />

Scostati...<br />

Va... tu mi desti orror!...<br />

(al colmo dell’ira)


T’amai, t’amai qual angelo,<br />

Or qual demon t’abborro!!<br />

Per me la vita è orribile...<br />

Nel campo a morte io corro...<br />

In tua <strong>di</strong>fesa, o Patria,<br />

Cadrò squarciato il seno...<br />

Fia benedetto almeno<br />

Il sangue mio da te!<br />

Lida<br />

A così lungo strazio<br />

Regger può dunque un core?...<br />

No, non è ver che uccidono<br />

Gli eccessi del dolore<br />

Son rea... son rea... puniscimi...<br />

Quel ferro in sen mi scenda...<br />

D’un’esistenza orrenda<br />

Meglio è spirarti al piè!<br />

(Arrigo la respinge ed esce velocemente:<br />

ella si allontana nella piu viva<br />

desolazione)<br />

Atto Secondo<br />

Barbarossa<br />

Scena I<br />

Sala magnifica nel Municipio <strong>di</strong> Como:<br />

veroni chiusi nel fondo. A poco a poco<br />

vanno assembrandosi Duci e Magistrati.<br />

Alcuni<br />

U<strong>di</strong>ste? La grande, la forte Milano<br />

A patti <strong>di</strong>scende!<br />

Altri<br />

Ma tar<strong>di</strong> ed invano.<br />

Tutti<br />

Sì tar<strong>di</strong> ed invano. Scordò la superba<br />

I danni mortali a Comorecati!<br />

Ma qui la memoria ogni uomo ne serba!<br />

Ma l’o<strong>di</strong>o qui vive ne’ cori oltraggiati!<br />

Quest’o<strong>di</strong>o col sangue ribolle confuso,<br />

Né volger <strong>di</strong> tempo scemarlo potrà!<br />

Dai padri, dagli avi in noi fu trasfuso!<br />

Ai figli, ai nepoti trasfuso verrà!<br />

Scena II<br />

Il Podestà e detti.<br />

Podestà<br />

Invia la baldanzosa<br />

Lombarda Lega messaggieri a Como.<br />

Ascoltarli vi piaccia.<br />

(tutti seggono)<br />

Scena III<br />

Ad un cenno del Podestà vengono<br />

introdotti Rolando ed Arrigo. I suddetti.<br />

Rolando<br />

Novella oste <strong>di</strong> barbari minaccia<br />

La sacra Italia: il varco<br />

Dell’A<strong>di</strong>ge contende l’agguerrito<br />

Veronese a quell’orda; essa le terre<br />

De’ Grigioni attraversa, e Federico<br />

Raggiungerla non può, ch’entro Pavia<br />

Stassi: ben lieve fia<br />

Respinger quin<strong>di</strong> l’Alemanno, siepe<br />

D’armi e d’armati ergendo in sulla riva<br />

Del vostro lago - Taccia<br />

Il reo livore antico<br />

Di Milano e <strong>di</strong> Como: un sol nemico,<br />

Sola una patria abbiamo,<br />

Il Teutono e l’Italia; in sua <strong>di</strong>fesa<br />

Leviam tutti la spada.<br />

33


34<br />

Podestà e Coro<br />

Ed oblïasti<br />

Qual patto ne costringe<br />

A Federico?<br />

Rolando<br />

Vergognoso patto,<br />

Cui sacra mano infranse...<br />

Ah! rammentarlo,<br />

O Comaschi, potete<br />

Senza arrossirne?... Ed Itali voi siete?<br />

Ben vi scorgo nel sembiante<br />

L’alto, ausonico lignaggio,<br />

Odo il numero sonante<br />

Dell’Italico linguaggio,<br />

Ma nell’opre, nei pensieri<br />

Siete barbari stranieri!<br />

(movimento dell’assemblea)<br />

Arrigo<br />

Tempi forse avventurosi<br />

Per Italia volgeranno,<br />

E nepoti generosi<br />

Arrossir <strong>di</strong> voi dovranno!<br />

Oh! la storia non v’appelli<br />

Assassini dei fratelli!<br />

Della Patria non vi gri<strong>di</strong><br />

Tra<strong>di</strong>tori e parrici<strong>di</strong>!<br />

Rolando e Arrigo<br />

Infamati e maledetti<br />

Voi sareste in ogni età!<br />

Podestà<br />

Favellaste acerbi detti!<br />

Rolando<br />

Ma più acerbe verità!<br />

Arrigo<br />

Qual risposta a chi ne invia<br />

Recar dessi?<br />

Scena IV<br />

Federico e detti.<br />

Federico<br />

Io la darò!<br />

(presentandosi d’improvviso, e lasciando<br />

cadere il suo lungo mantello)<br />

Tutti<br />

Federico!<br />

(sorgendo e nella più viva sorpresa)<br />

Rolando e Arrigo<br />

(Ah! da Pavia qui l’inferno lo guidò!..)<br />

Federico<br />

(avanzandosi fieramente verso Rolando<br />

ed Arrigo):<br />

A che smarriti e palli<strong>di</strong><br />

Vi scorgo al mio cospetto?<br />

Sul labbro temerario<br />

A che vien manco il detto?<br />

Lombar<strong>di</strong>, estremo fato<br />

Ha già per voi segnato<br />

Un cor che non perdona,<br />

Di Federico il cor!<br />

Rolando e Arrigo<br />

Detti non val rispondere<br />

A’ tuoi superbi mo<strong>di</strong>,<br />

Pugna <strong>di</strong> vane ingiurie,<br />

Pugna non è <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>.<br />

Dell’armi al fero lampo<br />

Ci rivedremo in campo:<br />

Col brando sol ragiona<br />

L’oppresso all’oppressor!<br />

Podestà e Coro<br />

(Su te, Milan, già tuona<br />

Il fulmin punitor!)<br />

(odesi rimbombo <strong>di</strong> militari strumenti,<br />

che sempre più si approssima)


Federico<br />

Le mie possenti armate<br />

S’appressan già!<br />

(ad un suo cenno vengono <strong>di</strong>schiusi i<br />

veroni, a traverso de’ quali scorgonsi le<br />

colline circostanti ingombre <strong>di</strong> falangi<br />

alemanne)<br />

Coro<br />

Mirate!<br />

(A Rolando ed Arrigo:)<br />

Oh quale e quanto esercito!<br />

Federico<br />

Risposta e ben tremenda<br />

Eccovi - Ormai l’annunzio<br />

Di sua caduta intenda<br />

Milan.<br />

(accennando agli ambasciatori <strong>di</strong> partire)<br />

Rolando<br />

Di tue masnade<br />

Le mercenarie spade<br />

Non vinceranno un popolo<br />

Che sorge a libertà.<br />

Arrigo<br />

Né il gran destin d’Italia<br />

Per esse cangerà!<br />

Federico<br />

Il destino d’Italia son io!<br />

(con terribile accento)<br />

Soggiogata essa in breve fia tutta!<br />

E Milano due volte <strong>di</strong>strutta<br />

Ai ribelli spavento sarà!<br />

Rolando e Arrigo<br />

Un possente <strong>di</strong>letto da Dio.<br />

Ne promette vittoria in suo nome!<br />

Tu cadrai, le tue squadre fian dome!...<br />

<strong>Grande</strong> e libera Italia sarà.<br />

Podestà e Coro<br />

Ite omai... la ragion del più forte<br />

Tanta lite nel campo sciorrà.<br />

Tutti<br />

Guerra dunque!... terribile!... a morte!...<br />

(con grido ferocissimo)<br />

Senza un’ombra <strong>di</strong> stolta pietà!<br />

(Rolando ed Arrigo partono)<br />

Atto Terzo<br />

L’Infamia<br />

Scena I<br />

Volte sotterranee nel tempio <strong>di</strong> S.<br />

Ambrogio sparse <strong>di</strong> recenti sepolcri:<br />

gra<strong>di</strong>nata in fondo per la quale vi si <strong>di</strong>scende:<br />

una fioca lampada getta intorno<br />

qualche incerto raggio.<br />

I Cavalieri della Morte scendono a poco a<br />

poco, ed in silenzio: ognun d’essi porta<br />

una ciarpa ad armacollo, su cui avvi<br />

effigiato il capo d’uno scheletro umano.<br />

Cavalieri<br />

Fra queste dense tenebre,<br />

Fra il muto orror <strong>di</strong> questi consci avelli,<br />

Sull’invocato cenere<br />

De’ padri qui giacenti e dei fratelli,<br />

Ripetasi l’accento<br />

Del sacro e formidabil giuramento.<br />

Scena II<br />

Arrigo, e detti.<br />

Arrigo<br />

(sull’alto della scala)<br />

Campioni della morte, un altro labbro<br />

35


36<br />

A proferir s’accinge<br />

Il magnanimo voto, un altro core<br />

A mantenerlo è presto,<br />

Pugnando al nuovo <strong>di</strong> contro al rapace<br />

Fulvo Signor, che avanza<br />

Pe’ campi <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>.<br />

Cavaliere<br />

Arrigo!... E vuoi?...<br />

Arrigo<br />

Con voi morire, o trionfar con voi.<br />

Cavaliere<br />

Lombardo, e prode egli è!<br />

Arrigo<br />

Son per valore<br />

Ultimo forse, ma per santo amore<br />

Della Patria comun primier m’estimo.<br />

O secondo a nessuno.<br />

Cavalieri<br />

Sia, qual ei chiese, del bel numer’uno.<br />

(al più anziano fra essi, che pone Arrigo<br />

in ginocchio a piè d’una tomba, e lo fregia<br />

della propria ciarpa: allora tutti i cavalieri<br />

incrocicchiano i bran<strong>di</strong> sul capo <strong>di</strong><br />

Arrigo, quin<strong>di</strong> lo sollevano e gli porgono<br />

l’amplesso fraterno: da ultimo denudata<br />

anch’egli la Spada, si pronunzia ad una<br />

voce il seguente Giuramento)<br />

Giuriam d’Italia por fine ai danni,<br />

Cacciando oltr’Alpe i suoi tiranni.<br />

Pria che ritrarci, pria ch’esser vinti,<br />

Cader giuriamo nel campo estinti.<br />

Se alcun fra noi, codardo in guerra,<br />

Mostrarsi al voto potrà rubello,<br />

Al mancatore nieghi la terra<br />

Vivo un asilo, spento un avello:<br />

Siccome gli uomini Dio l’abbandoni,<br />

Quando l’estremo suo dì verrà:<br />

Il vil suo nome infamia suoni<br />

Ad ogni gente, ad ogni età.<br />

(partono)<br />

Scena III<br />

Appartamenti nel Castello <strong>di</strong> Rolando.<br />

Lida ed Imelda.<br />

(Lida si avanza a rapi<strong>di</strong> passi; pallida é la<br />

sua fronte, incerto il suo sguardo)<br />

Imelda<br />

Lida, Lida?... Ove corri?<br />

Lida<br />

Ove? Che <strong>di</strong>rti,<br />

S’io medesma lo ignoro?<br />

Imelda<br />

Ahimè, turbata<br />

Sei tanto!... Dianzi, fra singulti, un foglio<br />

Vergasti...<br />

Lida<br />

(con impeto)<br />

Un foglio?...<br />

Non è ver... Che ar<strong>di</strong>sci?...<br />

Qual foglio?... Tu mentisci...<br />

Innocente son io...<br />

Imelda<br />

Ripor lo scritto<br />

In sen ti vi<strong>di</strong>.<br />

Lida<br />

(con delirio sempre crescente)<br />

E il seno<br />

Qual aspide mi squarcia, e il suo veleno<br />

Del cor le più segrete<br />

Fibre mi tenta! Or vanne... il fallo svela,<br />

M’accusa... Ed accusarmi<br />

A chi potresti? A Dio?<br />

Ma Dio mi volle ad ogni costo rea!


Agli uomini? E qual pena<br />

Dar ponno i cru<strong>di</strong>? Morte? E morte io<br />

bramo,<br />

(con <strong>di</strong>sperazione)<br />

Morte, qual sommo ben, domando e<br />

chiamo!<br />

(gettandosi convulsa sopra un seggio)<br />

Imelda<br />

Vaneggi!...<br />

Lida<br />

(risorge, guarda all’intorno, fissa Imelda,<br />

prorompe in lagrime, e si abbandona<br />

nelle braccia <strong>di</strong> lei):<br />

Aita!<br />

Imelda<br />

Parla...<br />

Lida<br />

Un forsennato<br />

S’avventa nella tomba, e seco tragge<br />

La sua madre infelice,<br />

Che Lida male<strong>di</strong>ce.<br />

Con l’ultimo singhiozzo!<br />

Imelda<br />

(O mio sospetto!..)<br />

Svelami... Arrigo forse?...<br />

Lida<br />

Ah! tu l’hai detto.<br />

Questo foglio stornar potria cotanta<br />

Sciagura.<br />

Imelda<br />

Porgi.<br />

Lida<br />

Oh, bada<br />

Che non ti scerna occhio mortal<br />

d’Arrigo<br />

Varcar le soglia!<br />

Imelda<br />

Non temer... lo scritto<br />

Alcun de’ suoi gli recherà...<br />

(per uscire)<br />

Scena IV<br />

Rolando, e dette.<br />

Rolando<br />

T’arresta.<br />

Lida<br />

(Oh ciel!..)<br />

(Imelda cela rapidamente il foglio)<br />

Rolando<br />

Pria <strong>di</strong> partir, te donna, e il frutto<br />

Del nostro imene a riveder mi trasse<br />

Amor! - L’adduci al sen paterno.<br />

(ad Imelda che rientra)<br />

(Il ciglio<br />

Molle ha <strong>di</strong> pianto!..)<br />

(commosso e cercando reprimersi)<br />

Lida<br />

(Chi mi regge?..)<br />

Rolando<br />

O figlio!...<br />

(Imelda riede col fanciullo, lo depone in<br />

braccio a Rolando, ed esce veloce per<br />

l’opposto lato. Rolando sta in lungo<br />

amplesso tra il figlio e la sposa)<br />

Vittoria il ciel promise<br />

All’armi nostre, ma vittoria è prezzo<br />

Di sangue! e dove il mio<br />

Tutto spargessi...<br />

Lida<br />

Non seguir!<br />

37


38<br />

Rolando<br />

Tu resti<br />

Insegnatrice <strong>di</strong> virtude a lui.<br />

(accennando il figlio)<br />

Lida<br />

(Ed a tanti martir serbata io fui!)<br />

Rolando<br />

Digli ch’è sangue italico,<br />

Digli ch’è sangue mio,<br />

Che dei mortali è giu<strong>di</strong>ce<br />

La terra no, ma Dio!<br />

E dopo Dio la Patria<br />

Gli appren<strong>di</strong> a rispettar<br />

Lida<br />

Sperda ogni tristo augurio<br />

La man che tempra il fato...<br />

Non sai che a tanto strazio<br />

Mal regge il cor spezzato!...<br />

Che il dì novello un orfano<br />

potrebbe in lui trovar!<br />

(serrandosi nel petto il fanciullo)<br />

Rolando<br />

(fa inginocchiare il fanciulletto, ed alzati<br />

gli occhi al cielo stende a destra sul<br />

capo <strong>di</strong> lui)<br />

Deh! meco bene<strong>di</strong>ci<br />

Il figlio mio, Signor!<br />

Lida<br />

Dall’ire dei nemici<br />

Gli salva il genitor.<br />

(Rolando ritorna il fanciullo nelle braccia<br />

materne: Lida si ritragge col fanciullo)<br />

Scena V<br />

Arrigo, e detto.<br />

Arrigo<br />

(non cinge la negra ciarpa:)<br />

Rolando Tu m’appellasti...<br />

Rolando<br />

(va incontro ad Arrigo, lo conduce sul<br />

davanti ed osserva attentamente all’intorno<br />

che altri non possa u<strong>di</strong>rlo):<br />

Sui lombar<strong>di</strong> campi<br />

Più volte allato noi pugnammo...<br />

Arrigo<br />

E salva<br />

In un <strong>di</strong> quei conflitti ebbi la vita<br />

Dal tuo valor.<br />

Rolando<br />

Ben sai <strong>di</strong> quale ar<strong>di</strong>ta<br />

Esultanza guerriera io sfavillava,<br />

Quando all’armi chiamava<br />

La tromba, ed or!... le pieghe<br />

Più riposte dell’alma<br />

A te svolger poss’io fremito arcano<br />

Tutto m’investe! Or son marito e padre!<br />

(si asciuga una lagrima)<br />

Arrigo<br />

O Rolando...<br />

Rolando<br />

Di equestri elette squadre<br />

A capo muover deggio innanzi l’alba<br />

Precursor dell’esercito: rimani<br />

Coi Veronesi tu, ché della guerra<br />

Il Consesso vi scelse<br />

Di Milano custo<strong>di</strong>.


Arrigo<br />

(Ignaro è ch’io poc’ànzi!..)<br />

Rolando<br />

(stringendo la mano d’Arrigo, e portandola<br />

al suo cuore)<br />

Arrigo... m’o<strong>di</strong>...<br />

Se al nuovo dì pugnando<br />

Al giorno io chiudo il ciglio,<br />

Affido e raccomando<br />

A te la sposa e il figlio...<br />

E pegno sacro ed ultimo<br />

Che all’amistade imploro!...<br />

Esser tu dêi per loro<br />

L’angelo tutelar!<br />

Arrigo<br />

(Ho pieno il cor <strong>di</strong> lagrime,<br />

Né posso lagrimar!)<br />

Rolando<br />

A me lo giura.<br />

(Arrigo pone la sua nella destra <strong>di</strong><br />

Rolando, come in segno <strong>di</strong> giuramento)<br />

M’abbraccia adesso...<br />

Che! dell’amico fuggi l’amplesso?...<br />

(Arrigo lo abbraccia)<br />

Ad<strong>di</strong>o!<br />

(Arrigo rientra singhiozzante e precipitoso:<br />

Rolando s’avvia per l’opposto lato<br />

e già tocca la soglia, quando ascolta<br />

sommessamente richiamarsi)<br />

Scena VI<br />

Marcovaldo, e detto.<br />

Marcovaldo<br />

Rolando? - M’ascolta. - Offeso,<br />

Tra<strong>di</strong>to fosti!<br />

Rolando<br />

Io!<br />

Marcovaldo<br />

Vilipeso<br />

È l’onor tuo!<br />

Rolando<br />

Gran Dio! l’onore!<br />

Marcovaldo<br />

Da un’empia!<br />

Rolando<br />

Come?<br />

Marcovaldo<br />

Da un seduttore!<br />

Rolando<br />

Nòmali.<br />

Marcovaldo<br />

Arrigo, Lida.<br />

Rolando<br />

(la sua destra corre sul pugnale, ma s’arresta<br />

ad un tratto):<br />

Ti giova<br />

L’essere inerme!<br />

Marcovaldo<br />

Secura prova<br />

Ecco del fallo.<br />

(gli porge un foglio)<br />

Rolando<br />

Cifre <strong>di</strong> Lida!...<br />

Marcovaldo<br />

Del ver presago vegliai l’infida...<br />

La man che il foglio recar dovea<br />

Fu da me compra.<br />

39


40<br />

Rolando<br />

(legge con voce tremula e rotta dal<br />

furore)<br />

“Tutto apprendea.<br />

Fra i Cavalieri sacri alla morte<br />

Ti sei votato... Move il consorte<br />

Ei primo incontro a Federigo...<br />

Anzi la pugna vederti, Arrigo,<br />

M’è duopo... Vieni.. te ne scongiuro...<br />

Pel nostro... ”<br />

Marcovaldo<br />

Segui.<br />

Rolando<br />

“Antico... amor...”.<br />

(la parola vien meno sul <strong>di</strong> lui labbro,<br />

ma l’occhio scintillante e le membra convulse<br />

attestano l’estremo della rabbia)<br />

Marcovaldo<br />

(Di mia vendetta è già maturo<br />

L’ambito istante!)<br />

Rolando<br />

Mi scoppia il cor.<br />

Ahi! scellerate alme d’inferno,<br />

Sposo ed amico tra<strong>di</strong>r così!<br />

Né la tua folgore, o Nume eterno,<br />

Le inique teste incenerì?<br />

Ma trema, ah! trema, coppia esecrata...<br />

Se il ciel t’assolve, io punirò!<br />

L’ira tremenda in me destata.<br />

Nei reo tuo sangue io spegnerò!<br />

Marcovaldo<br />

(La tua repulsa, donna ostinata,<br />

In o<strong>di</strong>o atroce l’amor cangiò)<br />

(partono)<br />

Scena VII<br />

Una stanza sull’alto della torre: ferrea<br />

porta da un lato, in fondo verone che<br />

risponde sulle fossate delle mura. La<br />

bruna ciarpa d’Arrigo pende dallo<br />

schiniere d’un seggio.<br />

Arrigo.<br />

Arrigo<br />

(sul verone)<br />

Regna la notte ancor, né s’ode intorno<br />

Che il mormorar del fiume<br />

Scorrente a piè <strong>di</strong> queste mura! Il foglio<br />

Alla madre infelice.<br />

Compiasi.<br />

(siede presso un tavolino e scrive)<br />

Scena VIII<br />

Lida, e detto.<br />

Lida<br />

(s’inoltra tacitamente e figge gli sguar<strong>di</strong><br />

sullo scritto:)<br />

Vuoi morir!<br />

Arrigo<br />

Che!<br />

(corre smarrito alla porta e la chiude)<br />

Lida<br />

Morir vuoi,<br />

Ed alla madre puoi<br />

Scriver la ria parola?<br />

O crudo, ignori<br />

Che sia l’amor de’ figli!...<br />

Arrigo<br />

Ah! Lida...


Lida<br />

Fra i perigli<br />

Di guerra, il forte per la patria espone<br />

La vita, e s’egli cade,<br />

Al pianto del cordoglio<br />

Mescono i cari suoi pianti d’orgoglio.<br />

Ma tal non è <strong>di</strong>te, <strong>di</strong>te che fermo<br />

Ad ogni costo hai <strong>di</strong> morir.<br />

Arrigo<br />

Cessasti<br />

D’amarmi, viver più non posso.<br />

Lida<br />

Arrigo!...<br />

Io t’amo!...<br />

Arrigo<br />

Ciel!<br />

Lida<br />

Sì, t’amo...<br />

Arrigo<br />

Lida!...<br />

Lida<br />

Ma noi dobbiamo<br />

Fuggirci, e viver sin che Dio lo impone,<br />

Tu per la madre, ed io pel figlio!<br />

Arrigo<br />

Ah!<br />

Lida<br />

Sordo<br />

Fosti al mio scritto, e quin<strong>di</strong><br />

La speme <strong>di</strong> cangiarti<br />

Qui mi trasse...<br />

Arrigo<br />

Io non ebbi...<br />

(odesi battere alla porta, essi tendono<br />

l’orecchio silenziosi: la voce <strong>di</strong> Rolando<br />

appella)<br />

Rolando<br />

(dentro la scena)<br />

Arrigo?<br />

(Arrigo e Lida restano come tocchi da<br />

fulmine. La voce ripete)<br />

Rolando<br />

(come sopra:)<br />

Arrigo?<br />

Arrigo<br />

Su... quel... veron...<br />

(Lida fugge sul verone, ed Arrigo ne<br />

serra le imposte, quin<strong>di</strong> apre la porta)<br />

Scena IX<br />

Rolando, e detto.<br />

Rolando<br />

(dopo aver guardato all’intorno)<br />

M’è noto<br />

Che fra i guerrieri della morte il voto<br />

Di combatter sciogliesti, e pio riguardo<br />

Ti consigliò poc’anzi<br />

Certo il silenzio coll’amico.<br />

Arrigo<br />

È vero...<br />

Rolando<br />

Ma stringe il tempo, e vengo<br />

Ad affrettarti...<br />

Arrigo<br />

Sì... Pur denso il velo<br />

È della notte ancor... Va... mi proce<strong>di</strong>...<br />

41


42<br />

Rolando<br />

T’inganni: l’alba già si mostra... Ve<strong>di</strong>...<br />

(sì <strong>di</strong>cendo spalanca il verone)<br />

Scena X<br />

Lida, e detti.<br />

Lida<br />

(cercando <strong>di</strong>ssimulare invano il suo terrore<br />

e tremando da capo a pie<strong>di</strong>:)<br />

Qui trassi... Volli scorgere..<br />

Arrigo<br />

Sì... le falangi armate...<br />

Che in breve...<br />

(uno sguardo <strong>di</strong> Rolando lo costringe a<br />

tacersi)<br />

Rolando<br />

(con forzata calma)<br />

Io non v’interrogo,<br />

Perché vi <strong>di</strong>scolpate?<br />

(un momento <strong>di</strong> spaventevole silenzio.<br />

Lida più non reggendo alla sua terribile<br />

confusione cade genuflessa a piè del<br />

marito. Arrigo è come trascinato a<br />

seguirne l’esempio)<br />

Ah! d’un consorte, o perfi<strong>di</strong>,<br />

Scempio faceste orrendo!...<br />

Ma sacro è questo titolo,<br />

Sacro, è del par tremendo,<br />

Poi ch’ambo nella polvere<br />

Vi tengo, ed al mio piè!<br />

Lida e Arrigo<br />

(E non mi coglie un fulmine?...<br />

Non s’apre il suol per me?)<br />

Lida<br />

Rolando?...<br />

Rolando<br />

Taci... arretrati...<br />

Esci da’ lari miei...<br />

È franto il.nostro vincolo,<br />

Più sposa mia non sei.<br />

Arrigo<br />

Ciel!<br />

Lida<br />

Che <strong>di</strong>cesti?<br />

Arrigo<br />

Ah! placati...<br />

Ella è innocente... io giuro...<br />

Rolando<br />

Ed osi tu <strong>di</strong>fenderla?...<br />

Chiu<strong>di</strong> quel labbro impuro...<br />

Paventa le mie furie!...<br />

(stringendo l’elsa del pugnale)<br />

Arrigo<br />

Colpisci...<br />

(offrendogli il petto)<br />

Morte io vo...<br />

Rolando<br />

Empio!<br />

(sguainando la lama e scagliandosi<br />

contro Arrigo)<br />

Lida<br />

T’arresta...<br />

(rattenendolo)<br />

Arrigo<br />

Ucci<strong>di</strong>mi...<br />

Lida<br />

Oh Dio!...<br />

Arrigo<br />

M’ucci<strong>di</strong>...


Rolando<br />

(la porta ricorre al suo sguardo, egli<br />

come preso da nuova risoluzione si<br />

ferma ad un tratto):<br />

No.<br />

Vendetta d’un momento<br />

Sarebbe il trucidarti...<br />

Poco dal sen strapparti<br />

A brani a brani il cor...<br />

Di cento morti e cento<br />

Supplizio avrai maggior!<br />

Arrigo<br />

Ah! no: trafitto, esangue<br />

A’ pie<strong>di</strong> tuoi m’atterra...<br />

Purgar tu dei la terra<br />

D’un vil... d’un seduttor...<br />

Non può lavar che il Sangue<br />

La macchia dell’onor!...<br />

Lida<br />

Ah! Cessa... tu l’inganni...<br />

(ad Arrigo)<br />

La rea soltanto io sono...<br />

(a Rolando):<br />

Non grazie, non perdono...<br />

Mi vibra il ferro in cor...<br />

Se a viver mi condanni<br />

È troppo il tuo rigor!<br />

(odesi un appello <strong>di</strong> trombe)<br />

Rolando<br />

Le trombe i pro<strong>di</strong> appellano...<br />

Arrigo<br />

È ver.<br />

(correndo a guardar presso il verone,<br />

mentre Rolando avvicinasi alla porta)<br />

Lida<br />

Terribil dì!...<br />

Rolando<br />

Tua pena sia... l’infamia!...<br />

Arrigo<br />

Come!... L’infamia?...<br />

Rolando<br />

Sì!<br />

(esce con la rapi<strong>di</strong>tà del baleno, e serrata<br />

la porta, ascoltasi per <strong>di</strong>fuori strepito<br />

<strong>di</strong> chiavi e catenacci)<br />

Arrigo<br />

(nel colmo dello spavento si slancia sulla<br />

porta, la percorre con gli occhi la tocca<br />

con le mani cerca indarno ogni modo<br />

d’aprirla:)<br />

Ah! Rolando!...<br />

Il ciel ne attesto,<br />

L’onor tuo non fu macchiato...<br />

Schiu<strong>di</strong>.<br />

Lida<br />

Arrigo...<br />

Arrigo<br />

S’io qui resto,<br />

D’ignominia fia notato<br />

Il mio nome!...<br />

Lida<br />

Più non reggo...<br />

(cade sovra un seggio. Comincia a sentirsi<br />

rumore d’armati, e scalpitìo <strong>di</strong> cavalli)<br />

Arrigo<br />

(tornando al verone:)<br />

Di Rolando la coorte<br />

Già procede...<br />

(echeggian prolungati squilli <strong>di</strong> trombe)<br />

Ah!<br />

(con grido acutissimo e cacciandosi le<br />

mani fra i capelli)<br />

Sì... lo veggo...<br />

È il drappello della morte!...<br />

43


44<br />

(la <strong>di</strong>sperazione, il delirio si pingono nel<br />

suo volto)<br />

Oh furor!... Quei pro<strong>di</strong> vanno<br />

A salvar la patria, ed io!...<br />

Ov’è Arrigo? - esclameranno -<br />

Si nascose...<br />

Lida<br />

O giusto Id<strong>di</strong>o!...<br />

(levando desolata le mani al cielo)<br />

Arrigo<br />

Teme il ferro dei nemicì...<br />

Un infame, un vile egli è!<br />

No... vi seguo...<br />

(afferrando la ciarpa)<br />

Lida<br />

Ciel!... Che <strong>di</strong>ci?...<br />

(balzando in pie<strong>di</strong>)<br />

Arrigo<br />

Viva Italia!<br />

(si precipita dal verone)<br />

Lida<br />

Arresta!... Ohimè!<br />

(cade tramortita)<br />

Atto Quarto<br />

Morire per la Patria!<br />

Scena I<br />

Piazza <strong>di</strong> Milano ove sorge un vestibolo<br />

<strong>di</strong> Tempio.<br />

Le imbelli donne, i tremuli vecchi, e<br />

gl’innocenti fanciulli son parte nel vestibolo<br />

e parte sulla via: Lida vi è pur essa<br />

con Imelda e tutti genuflessi odono in<br />

religioso raccoglimento le salmo<strong>di</strong>e che<br />

partono dall’interno.<br />

Coro interno<br />

Deus meus, pone illos ut rotam et sicut<br />

stipulam ante faciem venti et sis ut<br />

fiamma comburens montes. Ita persequeris<br />

illos in tempestate tua et in ira tua<br />

turbabis eos. Imple facies corum ignominia<br />

et quaerent nomen tuum, Domine.<br />

Lida<br />

(ad Imelda sottovoce)<br />

Sei certa dunque?...<br />

Imelda<br />

Non temer: fu visto<br />

(sommessamente fra esse)<br />

Uscir dal fiume illeso,<br />

E raggiungere le squadre.<br />

Lida<br />

(alzando gli occhi al cielo irrigati <strong>di</strong><br />

lagrime riconoscenti)<br />

Io ti ringrazio, o de’ portenti Padre.<br />

Popolo<br />

O tu che desti il fulmine,<br />

Che ciel governi e terra,<br />

I figli della patria<br />

Reggi nell’aspra guerra,<br />

Il <strong>di</strong>ritto e la vittoria<br />

Congiunti sian per te.<br />

Noi l’imploriamo in lagrime<br />

Dei sacri altari a piè.<br />

Lida<br />

Ah se d’Arrigo, se <strong>di</strong> Rolando<br />

A te la vita io raccomando,<br />

Salvi d’Italia, pietoso Id<strong>di</strong>o,<br />

Gli eroi più gran<strong>di</strong> io chieggo a te.<br />

Voto d’un popolo è il voto mio!<br />

Amor <strong>di</strong> patria favella in me!


(odonsi lontane voci che sembrano gridar<br />

vittoria; tutti sorgono: un’ansia vivissima<br />

si <strong>di</strong>pinge in ogni volto)<br />

Voi pur l’u<strong>di</strong>ste?... o mi tradì la speme?<br />

Lontan lontano un grido<br />

Non suonò <strong>di</strong> vittoria?...<br />

Imelda<br />

E più dappresso,<br />

Più <strong>di</strong>stinto si fa!...<br />

Scena II<br />

Secondo Console e Senatori, seguiti da<br />

grossa calca <strong>di</strong> Citta<strong>di</strong>ni e detti.<br />

II Console<br />

Popol, gioisci!...<br />

Vincemmo!<br />

Lida, Imelda, Popolo<br />

Dio clemente!<br />

II Console<br />

Or or giungea<br />

Da <strong>Legnano</strong> un messaggio... appien<br />

sconfitto<br />

Egli <strong>di</strong>sse il nemico...<br />

Lo stesso imperador spento, o piagato<br />

Fu <strong>di</strong> sella balzato<br />

Dal veronese Arrigo!<br />

Imelda<br />

U<strong>di</strong>sti?<br />

(a Lida)<br />

Lida<br />

(O core,<br />

Una volta <strong>di</strong> gioia in sen mi balzi!..)<br />

II Console<br />

Inno <strong>di</strong> grazie al Re dei Re s’innalzi...<br />

(entra nel tempio coi Senatori. I citta<strong>di</strong>ni<br />

abbracciansi l’un l’altro, mescendo baci<br />

e lagrime <strong>di</strong> giubilo e <strong>di</strong> tenerezza.<br />

Intanto veggonsi passare in lontano<br />

alcune coorti reduci dalla battaglia, e<br />

l’aria echeggia al giulivo clangore dei<br />

bellici strumenti ed al rintocco de’ sacri<br />

bronzi suonanti a festa)<br />

Tutti<br />

Dall’Alpi a Carid<strong>di</strong><br />

echeggi vittoria!<br />

Vittoria risponda<br />

l’Adriaco al Tirreno!<br />

Italia risorge<br />

vestita <strong>di</strong> gloria!...<br />

Invitta e regina<br />

qual era sarà!<br />

Lida<br />

Non può questa gioia intendere appieno<br />

Chi sangue lombardo in petto non ha!<br />

(odonsi lugubri squilli <strong>di</strong> trombe)<br />

Qual mesto suon!...<br />

Imelda<br />

Che fia?...<br />

Coro<br />

Tratto qui viene<br />

Ferito un cavalier!...<br />

Lida<br />

Perché le vene<br />

Gelar m’intesi?...<br />

Coro<br />

Gli è feral corteggio<br />

Il drappel della morte...<br />

45


46<br />

Lida<br />

Oh qual presagio!...<br />

(movendo qualche passo incontro ai<br />

sopravegnenti)<br />

Arrigo!<br />

Imelda<br />

Infausta sorte!<br />

Scena III<br />

Arrigo ferito mortalmente, e sorretto da<br />

alcuni Cavalieri della Morte: più Duci<br />

milanesi lo seguono, fra i quali Rolando,<br />

che si avanza taciturno ed a capo chino.<br />

I suddetti.<br />

Arrigo<br />

Qui... qui presso il trofeo <strong>di</strong> quell’Eroe,<br />

Nel cui nome il gran colpo<br />

Vibrai... Render qui l’alma<br />

Al suo Fattor desio...<br />

(lo adagiano sui gra<strong>di</strong>ni del tempio: Lida<br />

prorompe in <strong>di</strong>rotto pianto, egli si rivolge<br />

udendone i singhiozzi)<br />

(Ahi! sventurata!)<br />

(scorge Rolando)<br />

Questa man... Rolando...<br />

Pria che l’agghiacci della morte il gelo...<br />

Stringer non vuoi?... L’ora è suonata!<br />

Lida<br />

(Oh Cielo!)<br />

(Rolando muto, incerto, come tratto da<br />

invincibile potere si accosta ad Arrigo)<br />

Arrigo<br />

(si getta al collo <strong>di</strong> Rolando: i cavalieri<br />

in<strong>di</strong>etreggiano alquanto):<br />

Per la salvata Italia...<br />

(raccogliendo le forze estreme)<br />

Per questo sangue il giuro...<br />

Siccome è puro un Angelo<br />

Il cor <strong>di</strong> Lida è puro...<br />

Non mento... error nefando<br />

Saria mentir... spirando...<br />

Chi muore per la patria<br />

Alma sì rea non ha!<br />

Lida<br />

(che si è pur ella avvicinata al morente):<br />

Ti parli a pro del misero<br />

Il dolce affetto antico...<br />

Ch’ei fra gli estremi aneliti<br />

Ritrovi ancor l’amico...<br />

Non mente... error nefando<br />

Saria mentir... spirando...<br />

Chi muore per la patria<br />

Alma sì rea non ha.<br />

Rolando<br />

(Pietà mi scende all’anima...<br />

L’ire gelose ammorza...<br />

Quel detto... quell’anelito<br />

A lagrimar mi sforza...<br />

Non mente... error nefando<br />

Sarìa mentir... spirando...<br />

Chi muore per la patria<br />

Alma sì rea non ha!)<br />

(nella più viva commozione stringe Lida<br />

al cuore, e porge ad Arrigo la destra)<br />

Gli altri<br />

(Di sua virtude il premio<br />

In ciel fra poco avrà!)


Scena ultima<br />

Il primo Console seguito da lunga tratta<br />

<strong>di</strong> armati, e dal carroccio trionfante.<br />

Arrigo<br />

Ah!... quell’insegna...<br />

(accennando il vessillo <strong>di</strong> cui è sormontato<br />

il carroccio)<br />

È l’ultimo<br />

Voto d’un cor... morente!...<br />

Gli altri<br />

Qual mai, qual perde Ausonia<br />

Nobil guerrier possente.!<br />

(i cavalieri porgono ad Arrigo lo stendardo:<br />

intanto dal tempio intuonasi l’inno<br />

<strong>di</strong> grazie)<br />

Arrigo<br />

E salva Italia!... io spiro...<br />

E... bene<strong>di</strong>co... il... ciel!<br />

(bacia la ban<strong>di</strong>era, e cade morto, stringendone<br />

il lembo sul cuore)<br />

Tutti<br />

Apri Signor, l’Empiro<br />

Al tuo guerrier fedel.<br />

47


Atto Primo<br />

“Egli vive!”<br />

Quadro primo.<br />

In una contrada <strong>di</strong> Milano, in prossimità delle mura, al grido <strong>di</strong> «Viva Italia forte e una» il<br />

popolo acclama i valorosi soldati piacentini, veronesi, bresciani, novaresi e vercellesi che,<br />

stretti intorno alle insegne della Lega Lombarda, si sono battuti vittoriosamente contro il<br />

Barbarossa invasore. Tra loro è Arrigo <strong>di</strong> Verona, che si credeva caduto sul campo e che<br />

invece, rimasto ferito gravemente, fatto prigioniero e successivamente liberato, ha trascorso<br />

un periodo <strong>di</strong> convalescenza presso la madre. L’amico fraterno Rolando, capo<br />

milanese, lo riabbraccia con gioia, mentre i consoli e i guerrieri riaffermano l’impegno <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fendere all’ultimo sangue la «magnanima e prima delle città lombarde».<br />

Quadro secondo.<br />

Nel parco del castello <strong>di</strong> Rolando. Una grande angoscia opprime l’animo <strong>di</strong> Lida: ha<br />

perso genitori e fratelli, piange Arrigo, l’uomo che amava prima <strong>di</strong> sposarsi con Rolando,<br />

e solo il pensiero della creatura nàtale dal matrimonio la trattiene dall’invocare la morte.<br />

Ora deve poi guardarsi anche dalla corte assidua quanto temeraria <strong>di</strong> cui la fa oggetto il<br />

prigioniero Marcovaldo. Comprensibile è dunque la sua emozione quando ritorna il marito<br />

e vede assieme a lui il re<strong>di</strong>vivo Arrigo che Rolando ha voluto proprio ospite. A sua<br />

volta Arrigo è dolorosamente sorpreso <strong>di</strong> trovarla sposa al suo più caro amico. Sono<br />

atteggiamenti e sentimenti che sfuggono a Rolando ma non a Marcovaldo, che si ripromette<br />

<strong>di</strong> sfruttarli più avanti a proprio vantaggio e vendetta. Un araldo porta la notizia<br />

che sono stati segnalati movimenti delle truppe dell’imperatore Federico: Rolando è perciò<br />

convocato in Senato. Rimasto solo con Lida, Arrigo le rinfaccia aspramente il tra<strong>di</strong>mento;<br />

invano Lida si giustifica adducendo la concomitante fatalità: all’annuncio che egli<br />

era scomparso in battaglia si era ritenuta libera dalla promessa e alle nozze con Rolando<br />

fu costretta dalla volontà del padre morente.<br />

Atto Secondo<br />

“Barbarossa”<br />

ARGOMENTO<br />

A Como, nella sala del Municipio, Arrigo e Rolando, in veste <strong>di</strong> ambasciatori della Lega,<br />

sono ricevuti dai comandanti militari e civili della città alleata del Barbarossa: alla loro<br />

veemente eloquenza è affidato il compito <strong>di</strong> persuadere Como a entrare nella Lega: gli<br />

eserciti imperiali sono in <strong>di</strong>fficoltà a Pavia, si può sconfiggerli definitivamente imponendo<br />

loro la ritirata e tagliando la via ai rinforzi: «un sol nemico – solo una patria abbiamo<br />

– il teutono e l’Italia, in sua <strong>di</strong>fesa – leviam tutti la spada». L’appassionato appello è troncato<br />

dall’improvvisa apparizione <strong>di</strong> Federico che investe violentemente i due invitati e<br />

proclama la sua feroce determinazione <strong>di</strong> annientare Milano e le altre città della Lega.<br />

51


52<br />

L’assemblea rinnova la sua lealtà all’imperatore con grida <strong>di</strong> guerra, mentre Rolando e<br />

Arrigo partono inneggiando alla vittoria che «grande e libera Italia farà».<br />

Atto Terzo<br />

“L’infamia!”<br />

Quadro primo.<br />

Nei sotterranei <strong>di</strong> Sant’Ambrogio i Cavalieri della Morte - dopo aver accolto un nuovo<br />

adepto nella persona <strong>di</strong> Arrigo, alla cui decisione non sono estranee la delusione e l’amarezza<br />

causatagli da Lida – giurano «d’Italia por fine ai danni – cacciando oltr’Alpe i suoi<br />

tiranni».<br />

Quadro secondo.<br />

Lida è nel suo appartamento. La notizia che Arrigo si è arruolato nei Cavalieri della Morte<br />

l’ha sconvolta. Si sente responsabile del suo gesto <strong>di</strong>sperato. Gli ha scritto perciò per <strong>di</strong>ssuaderlo<br />

dal sacrificare la vita che deve invece conservare all’affetto <strong>di</strong> sua madre, e incarica<br />

l’ancella Imelda <strong>di</strong> recapitargli la lettera. Ella è poi raggiunta dal marito che vuol salutare<br />

lei e il figlio prima <strong>di</strong> affrontare la nuova battaglia: le parole <strong>di</strong> Rolando sono piene<br />

<strong>di</strong> virile tristezza, e Lida <strong>di</strong>ssimula a pena il suo profondo turbamento. Ritiratasi Lida con<br />

il fanciullo, Rolando si incontra con Arrigo, al quale, ignorandone la prossima partenza<br />

nelle file dei Cavalieri della Morte, raccomanda, se mai non tornasse, i suoi cari: il tono<br />

del breve colloquio e l’abbraccio <strong>di</strong> congedo dei due amici rispecchiano i loro contrastanti<br />

stati d’animo, la commozione e la franchezza <strong>di</strong> Rolando, l’imbarazzo e la riluttanza<br />

<strong>di</strong> Arrigo. Mentre anche Rolando sta per uscire, gli si avvicina Marcovaldo: ha intercettato<br />

la lettera <strong>di</strong> Lida ad Arrigo e perfidamente gli offre così la prova della loro relazione.<br />

Dolore e sdegno accendono in Rolando il desiderio <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>care l’ingiuria.<br />

Atto Quarto<br />

“Morire per la patria!”<br />

In una piazza <strong>di</strong> Milano, la folla in religioso raccoglimento ascolta il canto <strong>di</strong> propiziazione<br />

che si leva in chiesa. C’è anche Lida che prega per le vite <strong>di</strong> Rolando e <strong>di</strong> Arrigo (questi,<br />

infatti, si è salvato a nuoto e ha potuto scendere in campo). Ad un tratto, confuse voci<br />

lontane annunciano la vittoriosa conclusione della battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>. Un console conferma<br />

che le truppe del Barbarossa sono state sconfitte e lo stesso imperatore è stato<br />

sbalzato <strong>di</strong> sella e ferito proprio da Arrigo, il quale si è battuto eroicamente ma è stato a<br />

sua volta mortalmente colpito. Ecco che, mentre il popolo è in festa per la vittoria, appare<br />

Arrigo trasportato a braccia dai compagni d’arme e seguito dai comandanti milanesi,<br />

fra i quali è Rolando. Raccogliendo le sue estreme forze, egli giura a Rolando che Lida<br />

non ha colpe ed è moglie fedele: persuaso della sincerità dell’amico in quell’istante<br />

supremo, Rolando gli restituisce la stima e si riconcilia con Lida. Il Carroccio viene trionfalmente<br />

portato davanti alla chiesa dove si svolge la funzione <strong>di</strong> ringraziamento. I<br />

Cavalieri della Morte chinano lo stendardo su Arrigo che muore baciandolo.


Premier Acte<br />

“Il vit!”<br />

Premier Tableau.<br />

Dans un quartier de Milan, près des remparts, au cri de «Vive l’Italie forte et unie», le peuple<br />

acclame les valeureux soldats placentins, véronais, de Novara, de Brescia, de Verceil<br />

qui, unis sous l’étendard de la Ligue Lombarde, se sont victorieusement battus contre<br />

l’envahisseur Barberousse. Parmi eux Arrigo de Vérone, qu’on croyait mort: gravement<br />

blessé, fait prisonnier et puis libéré, il a au contraire passé une période de convalescence<br />

chez sa mère. Son ami Rolando, chef milanais, l’embrasse de nouveau avec joie, alors<br />

que les consuls et les guerriers réaffirment leur engagement à défendre la «première et<br />

magnanime des villes lombardes».<br />

Second Tableau.<br />

Dans le parc du château de Roland.<br />

Lida est très angoissée: elle a perdu ses parents, son frère et Arrigo, l’homme qu’elle<br />

aimait avant de se marier avec Rolando; seulement la pensée de l’enfant qu’elle a eu de<br />

ce mariage l’empêche de se suicider. En outre, elle doit se défendre de la cour pressante<br />

et téméraire du prisonnier Marcovaldo. On peut donc facilement comprendre son émotion<br />

quand elle voit rentrer son mari avec le «ressuscité» Arrigo, que Rolando a décidé<br />

de loger. De sa part, Arrigo est douloureusement surpris de découvrir que Lida s’est<br />

mariée avec son meilleur ami. Ces sentiments échappent à Rolando mais non pas à<br />

Marcovaldo, qui décide de profiter de la situation pour se venger. Un héraut annonce<br />

qu’on a signalé des mouvements des troupes de l’empereur Frédéric: c’est pour ça que<br />

Rolando est convoqué au Sénat. Resté seul avec Lida, Arrigo lui reproche vertement sa<br />

trahison; Lida essaie en vain de se justifier en lui <strong>di</strong>sant qu’à l’annonce de la <strong>di</strong>sparition<br />

d’Arrigo, sa mère, en train de mourir, l’avait obligée à épouser Rolando.<br />

Second Acte<br />

“Barberousse”<br />

ARGUMENT<br />

À Côme, dans la salle de la mairie, Arrigo et Rolando, en qualité d’ambassadeurs de la<br />

Ligue, sont reçus par les commandants militaires et civils de la ville alliée avec<br />

Barberousse: on a confié à leur éloquence la tâche de convaincre Côme à entrer dans la<br />

Ligue. Les troupes impériales se trouvent en <strong>di</strong>fficulté à Pavie: on peut les battre définitivement<br />

en leur imposant la retraite et en bloquant les troupes de renfort: «un seul<br />

ennemi - nous avons seulement une patrie - le teutonique et l’Italie - pour la défendre -<br />

on lève l’épée». L’appel passionné est interrompu par l’apparition de Fréderic qui accable<br />

violemment les deux invités et proclame sa féroce détermination à anéantir Milan et<br />

les autres villes de la Ligue. L’assemblée renouvelle sa fidélité à l’empereur avec des cris<br />

de guerre, alors que Rolando et Arrigo partent en acclamant à la liberté qui «fera l’Italie<br />

grande et libre».<br />

53


54<br />

Troisième Acte<br />

“L’infamie!”<br />

Premier Tableau.<br />

Dans les souterrains de Sant’Ambrogio les Chevaliers de la Mort - après avoir accueilli<br />

Arrigo comme un nouveau adepte, poussé à cette décision par la déception et le chagrin<br />

pour la trahison de Lida - jurent «de mettre fin au dommage de l’Italie - en chassant<br />

au-delà des Alpes ses tyrans».<br />

Second Tableau.<br />

Lida est chez soi. La nouvelle qu’Arrigo s’est enrôlé dans les Chevaliers de la Mort l’a<br />

bouleversée. Elle se considère responsable pour ce geste. Elle a donc lui écrit une lettre<br />

pour le <strong>di</strong>ssuader de sacrifier sa vie, pour le convaincre a se garantir pour l’amour de sa<br />

mère, et charge sa servante Imelda de lui remettre son message. Son mari la rejoint,<br />

parce qu’il veut saluer elle et son enfant avant d’affronter une nouvelle bataille: son <strong>di</strong>scours<br />

est plein de tristesse, et Lida <strong>di</strong>ssimule à peine son trouble. Quand Lida est rentrée<br />

avec son enfant, Rolando rencontre Arrigo et, dans l’ignorance de la décision de son ami,<br />

lui confie sa famille: le style de l’entretien et l’embrassade de congé des deux amis réfléchissent<br />

leurs <strong>di</strong>fférents états d’âme: d’un côté l’émotion et la franchise de Rolando, de<br />

l’autre l’embarras et la réticence d’Arrigo. Alors que Rolando est en train de sortir,<br />

Marcovaldo l’approche: il a intercepté le message que Lida a écrit à Arrigo et lui offre<br />

ainsi l’épreuve de leur relation. Chagrin et in<strong>di</strong>gnation allument en Rolando le désir de<br />

se venger.<br />

Quatrième Acte<br />

“Mourir pour la patrie!”<br />

Dans une place de Milan, la foule écoute dans un recueillement religieux le chant de propitiation<br />

qui se lève dans l’église. Lida aussi prie pour les vies de Rolando et d’Arrigo (en<br />

effet ce dernier s’est sauvé à la nage et a pu descendre sur le champ). Tout à coup, des<br />

voix confuses et éloignées annoncent la fin victorieuse de la bataille de <strong>Legnano</strong>. Un<br />

consul confirme que les troupes de Barberousse ont été battues et que l’empereur a été<br />

désarçonné et blessé par Arrigo, lequel s’est héroïquement battu mais il a été blessé<br />

mortellement à son tour. Alors que le peuple fête la victoire, Arrigo apparaît, transporté<br />

à bras par ses compagnons d’armes et suivis par les commandants milanais, parmi lesquels<br />

il y a Rolando. Arrigo jure à Rolando que Lida n’est pas coupable et qu’elle est une<br />

femme fidèle: convaincu de la sincérité de son ami, Rolando lui rend son estime et se<br />

réconcilie avec Lida. Le Carroccio est triomphalement mené devant l’église où se célèbre<br />

l’office de remerciement. Les Chevaliers de la Mort baissent l’étendard sur Arrigo, qui<br />

meurt en l’embrassant.<br />

Traduzione <strong>di</strong> Doriana Piacentino


Act One<br />

“He is Alive!”<br />

First Scene.<br />

Milan, not far from the city walls. Arrigo, a young sol<strong>di</strong>er who is believed by all to be<br />

dead, is part of the forces of the Lombard League which has assembled to set out on a<br />

campaign against Frederick Barbarossa, the German Emperor. He recounts how his<br />

mother nursed his wounds after he was left for dead and, having recovered and before<br />

leaving again, he wants to see Lida, his sweetheart. A colleague, Rolando, who leads sol<strong>di</strong>ers<br />

from Milan, arrives and, amazed, recognizes Arrigo. The gathered troops all swear<br />

to defend Milan against the tyrants.<br />

Second Scene.<br />

Beside the ramparts of the city. Lida, Rolando’s wife, is downcast at the prospect of further<br />

war. A German prisoner, Marcovaldo, who has been given some degree of freedom<br />

by Rolando, declares his love for Lida, but she is <strong>di</strong>sgusted. Then she is appalled to learn<br />

that her husband is returning home with none other than Arrigo. Upon his arrival, Arrigo<br />

is clearly upset to see Lida. Rolando is called away and, left alone with Arrigo, she tries<br />

to explain that it was her father who encouraged her to marry Rolando after all believed<br />

that Arrigo had been killed in battle. Declaring her a “faithless one” Arrigo hurries away<br />

wishing only to <strong>di</strong>e in battle.<br />

Act Two<br />

“Barbarossa!”<br />

The town hall of Como. The city fathers have gathered to hear the news that Milan has<br />

been forced to come to terms with the invaders. Then Arrigo and Rolando arrive to<br />

announce that a new army has invaded from the north and seek Como’s help, pointing<br />

out that the city lies between Milan and the invaders. They hope that Como will intervene<br />

to help the Italian cause. Suddenly, Barbarossa himself appears proclaiming himself as “I<br />

am Italy’s great destiny”, his men having surrounded the city and now further threaten<br />

Milan. He demands that Arrigo and Rolando return to Milan and seek its submission.<br />

Act Three<br />

“Infamy!”<br />

SYNOPSIS<br />

First Scene.<br />

The basilica of Sant’Ambrogio. Arrigo joins the Knights of Death, a group which pledges<br />

itself to fight to the death rather than suffer defeat or imprisonment. All unite to swear<br />

an oath to support the cause of Italy.<br />

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56<br />

Second Scene.<br />

Rolando’s castle. Lida has heard of Arrigo’s attachment to the Knights of Death and desperately<br />

tries to contact him via a note conveyed by her maid, Imelda. As Imelda is about<br />

to leave, Rolando suddenly arrives to say farewell to Lida and to his son who he demands<br />

to be brought to him. Imelda hides the note and then quickly leaves. He tells Lida to convey<br />

his feelings of love of his country and to bring the boy up to love the fatherland.<br />

Arrigo, who has been summoned by Rolando, who does not know of his allegiance to the<br />

Knights of Death. Thinking that Arrigo has been ordered to remain to guard Milan,<br />

Rolando begs him to take care of his wife and son in the event of his death. As Rolando<br />

leaves, Marcovaldo appears to warn him that his honor has been betrayed: the prisoner<br />

has intervened and taken the secret note which Lida wrote to Arrigo. He gives it to<br />

Rolando who angrily exclaims that he will obtain vengeance. Arrigo is alone when Lida<br />

suddenly arrives to see Arrigo, not having had a response to her note. They declare a<br />

mutual love for each other but he tells her that he has not received any note, only to have<br />

Rolando attempt to burst into the room. Lida is hidden on the balcony, and Rolando confronts<br />

Arrigo telling him that he knows about his vow to the warriors of death. Opening<br />

wide the door to the balcony, Rolando <strong>di</strong>scovers Lida. The men argue, but Lida declares<br />

that she is the guilty one. In a rage, Rolando storms out, locking the door, to lead his<br />

troops into battle, something which Arrigo can only watch from the balcony. Soon he<br />

plunges from it to join the sol<strong>di</strong>ers below, leaving Lida in anguish.<br />

Act Four<br />

“To Die For the Fatherland!”<br />

A square in Milan. The assembled people sing for victory and Ismelda assures Lida that<br />

Arrigo was seen to escape from the battlefield. Lida prays for both men’s safety. A hymn<br />

of victory begins and it is confirmed by the arriving officials, who enter the church declaring<br />

that Barbarossa was slain by Arrigo. Suddenly, a group of Sol<strong>di</strong>ers of Death bring the<br />

mortally wounded Arrigo into the square. Rolando approaches him and Arrigo swears<br />

that Lida is innocent and proclaims with his last breath that “Italy is saved!”.


Erster Akt<br />

“Er lebt!”<br />

Erster Bild.<br />

In einem Mailänder Viertel, in der Nähe der Stadtmauern, feiert das Volk beim Aufschrei<br />

Viva Italia forte e una <strong>di</strong>e mutigen Soldaten aus Piacenza, Verona, Brescia, Novara und<br />

Vercelli, welche unter dem Banner der lombar<strong>di</strong>schen Liga den Feind Barbarossa besiegt<br />

haben. Darunter ist Arrigo aus Verona, den man für gefallen hielt und der stattdessen,<br />

schwer verwundet, gefangen und dann befreit, rekonvaleszent einige Zeit bei seiner<br />

Mutter verbracht hat. Der brüderliche Freund Rolando, Mailänder Führer, umarmt ihn<br />

wieder mit Freude während Konsuln und Krieger <strong>di</strong>e Verpflichtung bekräftigen, auf<br />

Leben und Tod <strong>di</strong>e edelste der lombar<strong>di</strong>schen Städten zu vertei<strong>di</strong>gen (O magnanima e<br />

prima delle città lombarde).<br />

Zweiter Bild.<br />

Park von Rolandos Schloss. Tiefe Angst bedrückt Lida: sie hat ihre Eltern und Geschwister<br />

verloren, beweint Arrigo, den Mann, den sie liebte bevor sie Rolando heiratete, und nur<br />

der Gedanke an den inzwischen geborenen Sohn hält sie davon auf, den Tod herbeizuwünschen.<br />

Jetzt muss sie sich auch vor der wagemutigen Schmeichelei des<br />

Kriegsgefangenen Marcovaldo in Acht nehmen. Verständlich ist also ihre Aufregung,<br />

wenn sie den auferstandenen Arrigo mit ihrem Mann Rolando kommen sieht. Arrigo ist<br />

seinerseits schmerzlich überrascht, sie mit ihrem besten Freund verheiratet zu finden.<br />

Diese Gefühle und Reaktionen entgehen Rolando, doch nicht Marcovaldo, der sich vornimmt,<br />

sie später für seine Rache zu nutzen. Ein Herold berichtet, dass Barbarossas Heer<br />

verdächtige Bewegungen unternommen hat: Rolando muss also zum Senat eilen. Sobald<br />

er alleine mit Lida zurückgeblieben ist, wirft Arrigo ihr hart den Verrat vor. Vergeblich versucht<br />

Lida sich zu rechtfertigen, indem sie das begleitende Verhängnis anführt: sie glaubte<br />

ihn in der Schlacht gefallen und wurde vom sterbenden Vater zur Heirat mit Rolando<br />

gezwungen.<br />

Zweiter Akt<br />

“Barbarossa”<br />

DIE HANDLUNG<br />

Como, Rathaussaal. Arrigo und Rolando werden als Botschafter der Liga von den militärischen<br />

und zivilen Behörden der mit Barbarossa alliierten Stadt empfangen. Das kaiserliche<br />

Heer ist bei Pavia in Schwierigkeiten geraten und es ist der Redekunst der beiden<br />

überlassen, Como zu überzeugen in <strong>di</strong>e Liga zu treten: man kann es endgültig besiegen,<br />

wenn man es zum Rückzug zwingt und jeglicher Verstärkung den Weg versperrt (un sol<br />

nemico, / solo una patria abbiamo / il Teutono e l’Italia, in sua <strong>di</strong>fesa / leviam tutti la<br />

spada). Dieser leidenschaftliche Aufruf wird von Barbarossas plötzlichem Auftreten unter-<br />

57


58<br />

brochen, der <strong>di</strong>e beiden Gäste bestürmt und seine grausame Absicht, Mailand und <strong>di</strong>e<br />

anderen Städte der Liga zu zerstören, beteuert. Die Versammlung erklärt sich mit<br />

Kriegsgeschrei dem Kaiser treu, während Rolando und Arrigo sich Siegeslieder singend<br />

verabschieden (<strong>Grande</strong> e libera Italia sarà).<br />

Dritter Akt<br />

“Die Schmach!”<br />

Erster Bild.<br />

Souterrain in der Basilika des hl. Ambrosius. Die Todesritter schwören, zusammen mit<br />

ihrem neuen Mitglied Arrigo, welcher nach der Enttäuschung von Lidas Verhalten in<br />

deren Gemeinschaft eingetreten ist, das Vaterland zu befreien (d’Italia por fine ai danni /<br />

cacciando oltr’Alpe i suoi tiranni).<br />

Zweiter Bild.<br />

Lida ist von der Nachricht, dass Arrigo ein Mitglied der Todesritter geworden ist, erschüttert<br />

und fühlt sich für <strong>di</strong>ese verzweifelte Entscheidung verantwortlich. Sie hat ihm also<br />

geschrieben, um ihm davon abzuraten, sein eigenes Leben zu opfern und ihn aufzufordern,<br />

es stattdessen für <strong>di</strong>e Liebe seiner Mutter zu bewahren, und beauftragt <strong>di</strong>e Magd<br />

Imelda ihm den Brief zu überbringen. Im Begriff in den Krieg zu ziehen, kommt Rolando,<br />

um sich von ihr und dem Sohn zu verabschieden: seine traurigen Worte beeindrucken<br />

zutiefst Lida, <strong>di</strong>e sich dann mit dem Kind zurückzieht. Rolando begegnet Arrigo und vertraut<br />

ihm seine Angehörigen an, im Falle seines Todes, ohne aber zu wissen, dass Arrigo<br />

<strong>di</strong>e Absicht hat, bald mit den Todesrittern abzuziehen. Die beiden Freunde verabschieden<br />

sich, Rolando gerührt und ehrlich, Arrigo mit einer gewissen Verlegenheit. Als<br />

Rolando geht, nähert sich ihm Marcovaldo und zeigt ihm Lidas Brief an Arrigo, welcher<br />

auf tückische Weise ein Beweis für deren Verhältnis wird. Empört und schmerzerfüllt sucht<br />

Rolando nach Rache.<br />

Vierter Akt<br />

“Für das Vaterland sterben!”<br />

Mailand. In einem Platz hört das Volk den von einer Kirche kommenden Gesang. Auch<br />

Lida betet für Rolando und Arrigo, der sich nämlich schwimmend hat retten können und<br />

sich dem Heer gegen Barbarossa angeschlossen hat. Plötzlich kün<strong>di</strong>gen unklare Stimmen<br />

das siegesvolle Ende der Schlacht von <strong>Legnano</strong> an. Ein Konsul bestätigt, dass <strong>di</strong>e<br />

Truppen von Barbarossa besiegt worden sind und dass der Kaiser selbst vom Sattel gefallen<br />

sei und gerade von Arrigo verletzt worden ist, der heldenhaft gekämpft hat und dann<br />

tödlich verletzt wurde. Während das Volk feiert, wird Arrigo von den Kriegsgefährten und<br />

den Mailändern Offizieren auf <strong>di</strong>e Szene getragen, unter ihnen auch Rolando. Mit seinen<br />

letzten Kräften beschwört er Rolando, dass seine Frau Lida unschul<strong>di</strong>g und treu sei: von<br />

der Ehrlichkeit des Freundes überzeugt versöhnt sich Rolando mit Lida. Der<br />

Fahnenwagen wird triumphierend vor <strong>di</strong>e Kirche geführt, wo <strong>di</strong>e Feier für den Sieg stattfindet.<br />

Die Todesritter beugen <strong>di</strong>e Fahne auf Arrigo, der sie sterbend küsst.<br />

Traduzione <strong>di</strong> Enza Licciar<strong>di</strong>


foto<br />

59


LA BATTAGLIA, UN PROMEMORIA<br />

DI IDEALI COMPROMESSI<br />

Nel 1848 le barricate cominciarono a sorgere un po’ per tutta Europa, per lo più nel<br />

nome <strong>di</strong> una causa liberale non meglio identificata. In Italia il fine politico era forse<br />

meglio definito: liberarsi dall’egemonia austriaca e papalina. In febbraio i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

Milano insorsero e costrinsero alla fuga le soldatesche austriache dopo cinque giorni <strong>di</strong><br />

guerriglia urbana, cui sarebbe in seguito stato dato l’appellativo <strong>di</strong> “Cinque giornate”.<br />

Fu la scintilla che dette fuoco a gran parte della penisola. I ducati <strong>di</strong> Modena e Parma e<br />

il granducato <strong>di</strong> Toscana cacciarono i propri sovrani, Venezia tornò a proclamarsi repubblica<br />

in<strong>di</strong>pendente: in novembre anche il Papa abbandonò Roma, cercando rifugio entro<br />

la fortezza <strong>di</strong> Gaeta, nel Regno delle Due Sicilie.<br />

Ma si trattava <strong>di</strong> una primavera precoce. Nel nord gli Austriaci si trincerarono entro un<br />

quadrilatero fortificato tra Verona e Mantova e successivamente riuscirono a sconfiggere<br />

in due campagne successive l’esercito del sovrano piemontese Carlo Alberto che era<br />

venuto in soccorso dei ribelli; dopo<strong>di</strong>ché riuscirono con tutto comodo a far cadere le città<br />

isolate che ancora facevano resistenza. A Roma, per suprema ironia, il Papa fu rimesso<br />

sul trono dalle truppe della Seconda Repubblica francese.<br />

D’altra parte nulla <strong>di</strong> tutto ciò poteva essere previsto nel clima <strong>di</strong> euforia che seguì agli<br />

avvenimenti della primavera del ’48; e Ver<strong>di</strong>, che in quel momento soggiornava a Parigi,<br />

non si <strong>di</strong>mostrò secondo a nessuno quanto ad ardore patriottico. Il suo amico e librettista<br />

Piave si era arruolato come soldato nella guar<strong>di</strong>a nazionale veneta <strong>di</strong> recente formazione.<br />

Ver<strong>di</strong> gli scrisse che avrebbe voluto fare altrettanto, «ma ora non posso essere che<br />

tribuno ed un miserabile tribuno perché non sono eloquente che a sbalzi».<br />

Si trattava <strong>di</strong> un’allusione all’offerta <strong>di</strong> una carica nella costituenda repubblica italiana fattagli<br />

da Giuseppe Mazzini, l’esule teorico e cospiratore. Di cosa si trattasse esattamente<br />

non è dato sapere, poiché l’Italia non sarebbe mai stata una repubblica, almeno finché<br />

Ver<strong>di</strong> rimase in vita. Cionon<strong>di</strong>meno egli era determinato a porre la propria musa al servizio<br />

della causa, e pertanto iniziò col musicare l’inno <strong>di</strong> Goffredo Mameli Suona la tromba,<br />

che egli sperava «fra la musica del cannone, essere presto cantato nelle pianure lombarde».<br />

In effetti quando esso fu ultimato il cannone taceva già da un pezzo, e toccò<br />

quin<strong>di</strong> al più giovane collega <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, Michele Novaro, l’onore <strong>di</strong> fornire all’Italia la sua<br />

Marsigliese, Fratelli d’Italia, su versi dello stesso poeta.<br />

Nel frattempo Ver<strong>di</strong> progettava <strong>di</strong> dare un più sostanzioso contributo alla causa del proprio<br />

paese servendosi <strong>di</strong> un mezzo a lui maggiormente congeniale; un’opera patriottica<br />

basata su <strong>di</strong> un tema tratto dalla storia italiana.<br />

Aveva già firmato un contratto per comporre un’opera destinata al Teatro <strong>di</strong> San Carlo,<br />

ma senza troppa fretta <strong>di</strong> adempierlo. L’onore <strong>di</strong> collaborare col librettista ufficiale<br />

Cammarano non sembrava compensarlo del <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> dover affrontare il pubblico napoletano<br />

(per un parmense Napoli era, allora come oggi, una città piuttosto estranea). Ma<br />

nel trambusto del 1848 la gestione del teatro era passata <strong>di</strong> mano e l’impresario uscente<br />

Flauto, temporaneamente detronizzato, non era in grado <strong>di</strong> far valere i propri <strong>di</strong>ritti.<br />

Ver<strong>di</strong> ritornò quin<strong>di</strong> su <strong>di</strong> un progetto che aveva presentato l’anno precedente a Ricor<strong>di</strong>,<br />

vale a <strong>di</strong>re scrivere un’opera in collaborazione con Cammarano, che poi l’e<strong>di</strong>tore si sareb-<br />

61


62<br />

be incaricato <strong>di</strong> piazzare nel teatro che avesse voluto. Ricor<strong>di</strong> e Cammarano acconsentirono<br />

con entusiasmo, e iniziò così la ricerca <strong>di</strong> un soggetto adeguato.<br />

Ver<strong>di</strong> aveva pensato in un primo momento al romanzo <strong>di</strong> Bulwer Lytton Cola Rienzi, or<br />

The Last of the Tribunes, altamente appropriato per uno che avrebbe voluto <strong>di</strong>ventare<br />

tribuno egli stesso. Ma Cammarano aveva sollevato obiezioni circa la mancanza <strong>di</strong> un<br />

forte elemento <strong>di</strong> conflitto amoroso (Irene sembra più affezionata al fratello Rienzi che<br />

non al suo aristocratico innamorato Adriano), per non <strong>di</strong>re che il finale della storia non fa<br />

troppo onore al popolo italiano. In alternativa egli propose <strong>di</strong> adottare la comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

Joseph Méry du Locle La bataille de Toulouse, cambiandone l’ambientazione (dalla resistenza<br />

spagnola antinapoleonica alla guerra della Lega Lombarda contro Federico<br />

Barbarossa) e riempiendola <strong>di</strong> cori patriottici, giuramenti e processioni.<br />

Come al solito, Ver<strong>di</strong> si lasciò convincere da Cammarano. A <strong>di</strong>re il vero la sua deferenza<br />

per il librettista <strong>di</strong> Lucia <strong>di</strong> Lammermoor è spesso stata causa <strong>di</strong> meraviglia. In confronto<br />

alla scrittura <strong>di</strong> Felice Romani, che riesce a conservare un’eleganza e una chiarezza <strong>di</strong><br />

stampo classico anche nei momenti <strong>di</strong> maggiore eccentricità, quella <strong>di</strong> Cammarano<br />

appare pressoché irreale. D’altro canto egli possedeva però una grande abilità nel determinare<br />

la progressione drammatica <strong>di</strong> un’opera e un infallibile istinto per il “verso musicabile”;<br />

sapeva infine dove collocare la parola-chiave, in modo che il compositore potesse<br />

più facilmente metterla in rilievo. Mentre Piave era poco più che un esecutore letterario<br />

<strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, Cammarano aveva idee proprie che non temeva <strong>di</strong> esporre al suo collaboratore.<br />

Dal momento che esse si fondavano su una vasta esperienza <strong>di</strong> lavoro librettistico,<br />

Ver<strong>di</strong> non era alieno dal prenderle in seria considerazione, e il risultato <strong>di</strong> questo minuto<br />

scambio si doveva <strong>di</strong>mostrare sempre fecondo <strong>di</strong> frutti.<br />

La bataille de Toulose <strong>di</strong> Méry du Locle è uno <strong>di</strong> quei tipici prodotti <strong>di</strong> nostalgie napoleoniche<br />

che facevano la delizia delle platee all’epoca <strong>di</strong> Luigi Filippo – un dramma dell’eroismo<br />

a denti stretti nello spirito della lirica <strong>di</strong> Heine Die beiden Grena<strong>di</strong>ere. Siamo<br />

nel 1813. Il giovane Gaston, uno dei pochi sopravvissuti alla battaglia <strong>di</strong> Lipsia, è riuscito<br />

a far ritorno in Spagna dove le truppe dell’imperatore oppongono l’estrema resistenza<br />

al <strong>di</strong>lagare dell’esercito <strong>di</strong> Wellington.<br />

Viene accolto con incredulità dal suo vecchio compagno d’arme Duhoussais, che lo credeva<br />

morto. Questi ha preso moglie ed è <strong>di</strong>ventato padre <strong>di</strong> un bambino. Con costernazione<br />

Gaston riconosce in Isaure, la moglie spagnola dell’amico, la donna cui egli si era<br />

un tempo fidanzato; ella ne rimane ancor più sconvolta <strong>di</strong> lui, dato che non aveva mai<br />

smesso <strong>di</strong> pensarlo.<br />

Decide quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> andarlo ad incontrare in segreto prima della battaglia, nel suo alloggio<br />

collocato in cima ad una torre. Il padrone <strong>di</strong> casa <strong>di</strong> Gaston, che in segreto parteggia per<br />

gli inglesi, aizza i sospetti <strong>di</strong> Duhoussais, che giunge così a sorprendere Gaston ed Isaure<br />

– come egli pensa – in flagrante adulterio. Piuttosto che pugnalare il falso amico, egli<br />

preferisce infliggergli il peggiore dei castighi che possa toccare ad un autentico francese:<br />

impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> combattere il suo paese. Rinserra dunque a chiave i due entro la stanza;<br />

Gaston, incapace <strong>di</strong> tollerare l’onta, si uccide lanciandosi dalla finestra.<br />

Quello ritratto da Méry du Locle è un mondo maschilista nel quale, per <strong>di</strong>rla con Pericle,<br />

vige il principio che «il maggior merito per una donna è che non si parli <strong>di</strong> lei né in bene<br />

né in male». Ciò solo parrebbe sufficiente a farne un soggetto impossibile per un libretto<br />

d’opera. Ma uno dei meriti particolari <strong>di</strong> Cammarano consisteva nel saper ricompattare<br />

le trame più inverosimili intorno alle convenzioni operistiche del tempo.


Egli conservò l’essenziale del soggetto francese, pur alterandolo nei particolari e aggiungendo<br />

quelle fiorettature moralistiche e sentimentali delle quali il pubblico italiano non<br />

avrebbe potuto fare a meno. Il suo Arrigo (Gaston) è gratificato dell’accessorio consueto<br />

<strong>di</strong> tanti giovani eroi: una madre santa ma invisibile – generalmente morta, ma in questo<br />

caso ancora in vita. La sua Lida (Isaure) non è una straniera, ma un’italiana cui la guerra<br />

ha portato via genitori e fratelli e che ha sposato Rolando (Duhoussais) per obbe<strong>di</strong>re<br />

all’estremo desiderio del padre morente, credendo che Arrigo sia caduto in battaglia. Il<br />

cattivo del dramma (Marcovaldo) è un prigioniero <strong>di</strong> guerra tedesco che nutre un’insana<br />

passione per Lida e che si inviperisce per il rifiuto <strong>di</strong> lei. Il primo atto termina con un duro<br />

scontro fra Arrigo e Lida, che sarebbe risultato impensabile nella comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Méry du<br />

Locle. Con una feroce irragionevolezza che non depone a suo favore Arrigo accusa la sua<br />

antica amata, e invano ella protesta la propria innocenza. Questo è un tratto tipico del<br />

conservatore Cammarano, cui le singole situazioni stavano più a cuore che non lo sviluppo,<br />

o persino la coerenza dei personaggi.<br />

Le scene corali sono tutte nuove, e per lo più <strong>di</strong> fattura convenzionale.<br />

Abbiamo al principio un’adunata <strong>di</strong> soldati nella Lega Lombarda – non <strong>di</strong>ssimile da quella<br />

dei Cantoni svizzeri nel second’atto del Guglielmo Tell – che culmina in un solenne<br />

giuramento, pronunciato da tutti i presenti, <strong>di</strong> liberare la patria dai suoi nemici. Di carattere<br />

analogo, ma poco più sinistro, è la scena al principio del ter’atto, nella quale Arrigo<br />

si unisce alla Compagnia della Morte (un drappello scelto <strong>di</strong> cavalieri che hanno fatto<br />

voto <strong>di</strong> morire piuttosto che arrendersi). Alla fine Arrigo sopravvive al salto dalla torre e<br />

riesce a partecipare alla battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>, uccidendo perfino il Barbarossa. In mezzo<br />

all’esultanza generale egli giunge in scena portato in barella e spende il suo ultimo respiro<br />

per riconciliare moglie e marito. Lida era innocente, egli afferma a Rolando – e potrebbe<br />

mai mentire un uomo in procinto <strong>di</strong> incontrare il suo Creatore? “Chi muore per la<br />

patria/alma sìrea non ha”, ripete con convinzione l’assemblea al completo.<br />

Assai più originale è la scena che occupa da sola l’intero second’atto. I due eroi tentano<br />

<strong>di</strong> persuadere i magistrati <strong>di</strong> Como a sostenere la Lega Lombarda, quando vengono sorpresi<br />

dall’apparizione del Barbarossa in persona. Come risulta evidente dal carteggio tra<br />

il compositore e il librettista, si trattò interamente <strong>di</strong> un’idea <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> che <strong>di</strong>ede a<br />

Cammarano, per sua stessa confessione, molto filo da torcere.<br />

Come sarebbe poi <strong>di</strong>venuto sua abitu<strong>di</strong>ne, Ver<strong>di</strong> schizzò da solo una parte del testo, in<br />

particolare il passo nel quale Rolando e Arrigo pre<strong>di</strong>cono ai Comaschi che saranno maledetti<br />

dai posteri in ogni età se si opporranno alla causa dell’unità italiana. Il risultato finale<br />

è una delle scene più impressionanti <strong>di</strong> tutta l’opera. Fu Ver<strong>di</strong> a insistere per una lunga<br />

scena rapso<strong>di</strong>ca destinata a Lida nel terz’atto, volendo senza dubbio raddrizzare la bilancia<br />

che pendeva a suo sfavore, così come era accaduto per il personaggio corrispondente<br />

nella comme<strong>di</strong>a originale. Nel futuro compositore <strong>di</strong> Traviata non v’era traccia alcuna<br />

<strong>di</strong> maschilismo. Infine fu sempre lui a prescrivere la forma dell’ad<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Rolando alla<br />

moglie e al figlio alla vigilia della battaglia.<br />

La sera della prima al Teatro Argentina <strong>di</strong> Roma, il 27 gennaio 1849, poco prima della<br />

procolamazione ufficiale della Repubblica Romana, si svolse tra manifestazioni <strong>di</strong> entusiasmo<br />

irrefrenabile (l’ultimo atto venne bissato interamente). Nel decennio successivo,<br />

col ristabilimento dell’influenza austriaca su tutta la penisola, era inevitabile che l’opera<br />

fosse vista meno <strong>di</strong> buon occhio. In obbe<strong>di</strong>enza ad una pratica ben collaudata, l’ambientazione<br />

e i personaggi dovettero subire un travestimento; cosicché La battaglia <strong>di</strong><br />

63


<strong>Legnano</strong> <strong>di</strong>venne L’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Arlem, Brabarossa fu il Duca d’Alba, governatore delle<br />

Fiandre per conto <strong>di</strong> Filippo II <strong>di</strong> Spagna, e i toponimi vennero alterati dando prova <strong>di</strong><br />

un sovrano <strong>di</strong>sprezzo per la geografia dei Paesi Bassi.<br />

Più <strong>di</strong> una volta Ver<strong>di</strong> pensò <strong>di</strong> commissionare un nuovo libretto, dato che sembravano<br />

necessarie talune aggiunte, e a questo scopo si mise in contatto col giovane poeta napoletano<br />

Leone Bardare, lo stesso che aveva dato gli ultimi ritocchi al Trovatore dopo la<br />

morte <strong>di</strong> Cammarano. Ma il suo piano non riuscì a sod<strong>di</strong>sfare il compositore e alla fine<br />

venne lasciato cadere. La proclamazione del Regno d’Italia nel 1861 dette all’opera un<br />

nuovo quanto breve sprazzo <strong>di</strong> vita. Mentre la generale esaltazione si <strong>di</strong>leguava davanti<br />

agli alterchi, agli intrighi, alle incompetenze governative e alle insufficienze dei coman<strong>di</strong><br />

militari, lavori come questi funzionavano da scomodo promemoria <strong>di</strong> speranze tra<strong>di</strong>te e<br />

<strong>di</strong> ideali compromessi.<br />

Ben presto La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> si trovò a con<strong>di</strong>videre lo stesso oblio in cui rimasero<br />

avvolte tutte le opere giovanili del compositore sino al revival ver<strong>di</strong>ano degli ultimi vent’anni.<br />

Strano a <strong>di</strong>rsi, le toccò un altro momento <strong>di</strong> gloria, ma non in Italia. Nel 1869, alla<br />

viglia della guerra franco-prussiana, Victorien Sardou mise in scena la sua comme<strong>di</strong>a<br />

Patrie, con una trama analoga – se non anche più complessa. Ne risultò un durevole successo,<br />

che fu ripreso perfino dal melodramma italiano, con La Contessa <strong>di</strong> Mons <strong>di</strong> Lauro<br />

Rossi (1874). Qualche tempo dopo un e<strong>di</strong>tore francese pubblicò una nuova e<strong>di</strong>zione<br />

della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>, col titolo <strong>di</strong> Patria. La musica è identica a quella della partitura<br />

originale, salvo che per un numero: la cabaletta del baritono nel terz’atto è sostituita<br />

da un’altra proveniente dall’Aroldo, ma adatta ad un nuovo testo.<br />

Di fatto nello scorso secolo La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> ha goduto <strong>di</strong> molta maggior considerazione<br />

da parte dei critici stranieri, mentre gli italiani l’hanno per lo più liquidata come<br />

un lavoro d’occasione. Si tratta <strong>di</strong> un’accusa ingenerosa, ma comprensibilie.<br />

Sebbene concepita come una glorificazione dell’italianità, l’opera era stata scritta a<br />

Parigi, sotto la raffinata influenza del grand-opéra francese. Il naturale slancio vitale del<br />

pensiero ver<strong>di</strong>ano vi appare temperato da un considerevole mestiere, quale non si<br />

riscontra in alcun’altra delle sue precendenti opere <strong>di</strong> ispirazione risorgimentale. Ma non<br />

si tratta soltanto <strong>di</strong> questo: a <strong>di</strong>fferenza dell’Ernani o dell’Attila, La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong><br />

si fonda su due idee <strong>di</strong>stinte: il dramma in<strong>di</strong>vidualistico <strong>di</strong> Méry du Locle e l’affresco<br />

epico <strong>di</strong> Cammarano. I due spunti sono intrecciati magistralmente, ma rimangono purtuttavia<br />

separati, precludendo così il raggiungimento <strong>di</strong> quell’arco drammatico teso e<br />

unitario che è una delle qualità <strong>di</strong>stintive della struttura ver<strong>di</strong>ana e che si era <strong>di</strong>spiegato<br />

con effetti così stupefacenti nel primo Macbeth del 1847.<br />

In compenso abbiamo però un’attenzione meticolosa per il dettaglio: ben pochi sono i<br />

temi o persino le frasi ripetute senza mo<strong>di</strong>fiche; laddove la melo<strong>di</strong>a rimane identica cambia<br />

leggermente l’armonia, e viceversa. Quantunque visibilmente impregnato <strong>di</strong> quello<br />

spirito barrica<strong>di</strong>ero tanto deplorato da Rossini, La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> fa mostra <strong>di</strong> una<br />

compostezza classica e finisce per richiamare alla mente la maniera classica <strong>di</strong> Rossini.<br />

Ciò appare già chiaro nell’ouverture, a cominciare dalla melo<strong>di</strong>a principale, che per tutto<br />

il corso dell’opera funge pure <strong>di</strong> “motto”, ovvero tema caratteristico della Lega<br />

Lombarda. Esso è semplice, <strong>di</strong>gnitoso e incisivo: marziale sì, ma mai tanto grezzo quanto<br />

alcune delle marce – solo per fare un esempio - dei Lombar<strong>di</strong>. Inoltre, affidando<br />

l’esposizione iniziale unicamente alle trombe e ai tromboni e omettendo altri strumenti<br />

cosnueti come i corni e i fagotti, Ver<strong>di</strong> non fa che sottolineare più recisamente il caratte-<br />

67


68<br />

re. Nel complesso l’ouverture, con il suo movimento lento accuratamente elaborato e la<br />

<strong>di</strong>alettica tematica dell’Allegro finale, presenta uno dei profili più originali in tutta la produzione<br />

ver<strong>di</strong>ana.<br />

Il medesimo senso <strong>di</strong> classicità pervade la maggior parte delle scene corali.<br />

L’introduzione nella piazza <strong>di</strong> Milano presenta una simmetrica alternanza <strong>di</strong> soli e coro,<br />

con il tema caratteristico in funzione <strong>di</strong> perno. La scena nella cripta, laddove Arrigo entra<br />

nei ranghi dei Cavalieri della Morte, è dotata <strong>di</strong> una cupa monumentalità entro cui l’enfasi<br />

risorgimentale è per così <strong>di</strong>re messa in sor<strong>di</strong>na. Di quando in quando fa capolino il<br />

neoclassicismo <strong>di</strong> Mercadante, in particolare nei gruppi <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> modulanti che introducono<br />

la conclusione dei pezzi più massicci (un artificio qui impiegato da Ver<strong>di</strong> per la<br />

prima volta e spesso riutilizzato nei lavori successivi).<br />

Le influenze parigine sono sempre <strong>di</strong>etro l’angolo. Il primo assolo <strong>di</strong> Rolando (“Ah, m’abbraccia,<br />

d’esultanza”) è strutturato in forma ternaria, alla francese, con un episo<strong>di</strong>o centrale<br />

modulante. L’ultima scena, con le sue giustapposizioni <strong>di</strong> fattori musicali e drammatici<br />

in calcolato contrasto, è la risposta ver<strong>di</strong>ana ai grands tableaux <strong>di</strong> Auber e <strong>di</strong><br />

Meyerbeer. Eppure nell’opera in quanto tale non esiste <strong>di</strong>sparità stilistica. Una volta<br />

accettate le lievi asimmetrie che <strong>di</strong>scendono dalla duplicità della trama, si può scorgere<br />

come Ver<strong>di</strong> abbia saputo trovare per ciascun personaggio e per ciascuna situazione il linguaggio<br />

musicale appropriato (con l’unica eccezione delle due generiche cabalette <strong>di</strong><br />

Lida e <strong>di</strong> Rolando) soltanto ricorrendo ad un’estensione del suo normale vocabolario:<br />

all’agitazione isterica <strong>di</strong> Lida nel terz’atto corrisponde una lunga scena piena <strong>di</strong> conati<br />

melo<strong>di</strong>ci nessuno dei quali riesce a coagularsi in un’aria; mentre per la sua dolorosa<br />

malinconia nell’atto primo inventa una cantilena dalle morbose inflessioni cromatiche,<br />

simile ad un notturno <strong>di</strong> Chopin.<br />

La banalità finale: “Chi muore per la patria / alma sì rea non ha” si adagia su una frase semplice<br />

fino all’ovvietà – una moneta logora nelle mani <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> torna a sembrare fiammante.<br />

Due scene in particolare emergono per la loro originalità: la sfida col Barbarossa, nella<br />

quale la formula concertato-stretta finale è sottilmente foggiata in un possente crescendo<br />

<strong>di</strong> emozioni piuttosto che <strong>di</strong> puro volume sonoro, e il duetto fra Arrigo e Lida, che<br />

pone fine al primo atto. Messo <strong>di</strong> fronte al problema <strong>di</strong> conferire una certa <strong>di</strong>gnità allo<br />

scoppio iroso <strong>di</strong> Arrigo, Ver<strong>di</strong> lo incastona in uno schema a mo’ <strong>di</strong> sonata, caratteristico<br />

dell’opera del primo Ottocento; qui una figura ritmica <strong>di</strong> quattro note, che si propone <strong>di</strong><br />

tradurre in musica la <strong>di</strong>dascalia «scuotendola vivamente d’un braccio», è usata come<br />

motivo unificatore. In breve La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> può anche non sconvolgere le viscere<br />

al modo elementare <strong>di</strong> un Ernani, <strong>di</strong> un Nabucco o delle altre opere <strong>di</strong> quel decennio:<br />

essa fa invece appello (e non invano) ad un più maturo giu<strong>di</strong>zio dell’ascoltatore.<br />

Infine una parola a proposito dei tre cantanti principali. Anche se quello <strong>di</strong> Lida fu il solo<br />

personaggio ver<strong>di</strong>ano da lei inaugurato, Teresa De Giuli-Borsi era molto stimata dal compositore.<br />

Nell’autunno del 1842 aveva rilevato da Giuseppina Strepponi la parte <strong>di</strong> Abigaille nel<br />

Nabucco (e con notevole beneficio del botteghino). Più tar<strong>di</strong> il <strong>di</strong> lei marito fu tanto pazzo<br />

da chiedere a Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> scriverle un’aria supplementare nel Rigoletto e Ver<strong>di</strong>, con pazienza<br />

per lui insolita, gli spiegò che ci sarebbe stata un’unica collocazione possibile per un’aria<br />

del genere: la camera da letto del Duca – e che avrebbe dovuto trattarsi <strong>di</strong> un duetto.<br />

Gaetano Fraschini (Arrigo) era uno dei più segnalati tenori italiani dell’epoca. Nel decennio<br />

successivo al 1840 era conosciuto come “il tenore della male<strong>di</strong>zione”, per la forza


con la quale – nel ruolo <strong>di</strong> Edgardo – era solito male<strong>di</strong>re Lucia <strong>di</strong> Lammermoor. In questa<br />

stessa chiave egli inaugurò i ruoli ver<strong>di</strong>ani <strong>di</strong> Zamoro nell’Alzira e <strong>di</strong> Corrado nel<br />

Corsaro. Ciononostante, dopo ben vent’anni <strong>di</strong> carriera come tenore <strong>di</strong> forza, riuscì<br />

anche a rendere giustizia ad un ruolo elegante come quello <strong>di</strong> Riccardo nel Ballo in<br />

maschera, e ancora nel 1870 Ver<strong>di</strong> lo prese per un momento in considerazione come protagonista<br />

per la prima dell’Aida.<br />

Filippo Colini (Rolando) era un raffinato artista, ma più limitato sotto il profilo dei mezzi<br />

vocali, un baritono tenoreggiante e chiaro che si era specializzato nei ruoli delineati un<br />

tempo da Rossini (e all’epoca ancora non abbandonati da Mercadante). Per Ver<strong>di</strong> egli<br />

inaugurò quello <strong>di</strong> Giacomo nella Giovanna d’Arco e, più tar<strong>di</strong>, <strong>di</strong> Stankar nello Stiffelio,<br />

ambedue tagliati accuratamente su suoi mezzi. Come Rolando egli rimane confinato per<br />

lo più in una nobile soavità <strong>di</strong> emissione, ed è significativo il fatto che la sua unica cabaletta<br />

<strong>di</strong> sdegno non contenga alcuna ripetizione.<br />

Julian Budden<br />

Traduzione dall’inglese <strong>di</strong> Carlo Vitali<br />

69


LA LETTERATURA AUSTRIACA<br />

ALLA CONQUISTA DI VERDI<br />

È quasi inspiegabile come la figura <strong>di</strong> Wagner abbia potuto generare, nell’ambito della<br />

cultura europea, un fenomeno vasto e massiccio come il wagnerismo letterario, mentre<br />

quella del suo coetaneo Ver<strong>di</strong> per molto tempo è rimasta quasi assente dalla scena della<br />

letteratura. Dobbiamo a Franz Werfel, ebreo praghese e amico <strong>di</strong> Kafka e Max Brod, se<br />

finalmente nel 1924 il Maestro <strong>di</strong>ventò l’eroe <strong>di</strong> un affresco letterario e musicale intitolato<br />

Ver<strong>di</strong>. Romanzo dell’opera, e se proprio a seguito <strong>di</strong> questo romanzo si scatenò in<br />

Germania una vera e propria ‚Ver<strong>di</strong>mania’. Werfel, un figlio della borghesia colta, entrò<br />

in contatto con la musica ver<strong>di</strong>ana fin da giovane, quando nel 1904, a 14 anni, assistette<br />

a una messinscena del Rigoletto con Enrico Caruso al Teatro <strong>di</strong> Praga. All’epoca della<br />

maturità, conosceva a memoria un gran numero <strong>di</strong> arie del Maestro, ma essendo il gusto<br />

musicale dell’epoca <strong>di</strong> gran lunga più favorevole all’arte wagneriana, il suo entusiasmo<br />

non veniva affatto con<strong>di</strong>viso da amici e conoscenti. Riuscì invece a far cambiare idea su<br />

Ver<strong>di</strong> alla moglie Alma, personaggio complesso e wagneriana convinta, la quale dopo<br />

Gustav Mahler e Walter Gropius, il celebre architetto fondatore del Bauhaus, aveva sposato<br />

in terze nozze lo scrittore, un<strong>di</strong>ci anni più giovane <strong>di</strong> lei, per farne, secondo le <strong>di</strong>cerie<br />

dei maligni, un autore <strong>di</strong> successo. Dopo la sua ‚conversione’ estetico-musicale fu proprio<br />

lei a incoraggiare la realizzazione del romanzo su Ver<strong>di</strong> che in breve tempo <strong>di</strong>ventò<br />

un best-seller e il primo grande successo del futuro autore de I quaranta giorni del Mussa<br />

Dagh.<br />

La de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Werfel al Maestro italiano e il desiderio, avvertito come una profonda<br />

vocazione, <strong>di</strong> fare da me<strong>di</strong>atore tra l’opera <strong>di</strong> quest’ultimo e il pubblico tedesco, non si<br />

manifestò tuttavia unicamente nel romanzo. Traducendo i libretti <strong>di</strong> La forza del destino,<br />

Simon Boccanegra e Don Carlos, Werfel contribuì in modo concreto alla messa in scena<br />

delle opere ver<strong>di</strong>ane nei paesi <strong>di</strong> lingua tedesca. Ciò vale in particolare per La forza del<br />

destino che, nella nuova traduzione, venne accolta con generale entusiasmo nel 1926<br />

all’Opera <strong>di</strong> Dresda.<br />

L’impressionante ‚progetto Ver<strong>di</strong>’ <strong>di</strong> Werfel venne quin<strong>di</strong> completato da una serie <strong>di</strong><br />

saggi sul compositore e le sue opere nonché dall’e<strong>di</strong>zione del suo carteggio che nel<br />

1942 apparve anche negli Stati Uniti in una versione ampliata.<br />

Il compito a cui mi de<strong>di</strong>co ormai da un decennio – scrive Werfel nel 1932 –, la riscoperta<br />

delle opere <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, è per me un grande sacrificio, poiché gli de<strong>di</strong>co gran parte del<br />

mio tempo. Ma voglio assumermelo poiché in questi tristi tempi ritengo l’arricchimento<br />

del mondo attraverso l’inesauribile forza della musica del Maestro italiano una fonte <strong>di</strong><br />

gioia e fortuna.<br />

L’opera che più ha contribuito a <strong>di</strong>ffondere la conoscenza <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> presso il grande pubblico<br />

nei paesi <strong>di</strong> lingua tedesca è senz’altro il romanzo del 1924. Vi si narra <strong>di</strong> una visita<br />

fittizia del Maestro a Venezia nel 1883 coincidente con la morte del grande rivale<br />

Richard Wagner, avvenuta nella città lagunare nel febbraio <strong>di</strong> quell’anno. Al <strong>di</strong> là della<br />

<strong>di</strong>cotomia tipica per l’estetica musicale dell’800, e riassumibile nella formula ‚sensualismo<br />

71


72<br />

italiano’ e‚ idealismo tedesco’ all’interno della quale la polarizzazione Ver<strong>di</strong> – Wagner si<br />

inscrive, il romanzo mette in risalto i nessi dell’arte ver<strong>di</strong>ana con il contesto storico-politico.<br />

È soprattutto attraverso il personaggio del Senatore, un allievo <strong>di</strong> Mazzini e, manco<br />

a <strong>di</strong>rlo, un avversario acerrimo dell’arte wagneriana, che Werfel sottolinea la rilevanza<br />

politica della musica <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> per il Risorgimento. Le fasi della sua vita, anzi, coincidono<br />

con quelle del Risorgimento medesimo:<br />

Aveva preso parte attiva a tutte le fasi della rivoluzione, dal ’35 in poi, cioè da quando<br />

aveva 23 anni. […] A lato <strong>di</strong> Mazzini e <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> si batté alle porte <strong>di</strong> Roma liberata,<br />

contro il generale pontificio Ou<strong>di</strong>not, che aveva il compito <strong>di</strong> ricondurre in Laterano Pio<br />

IX, fuggito vilmente a Gaeta. I brevi giorni dell’ebbrezza della Repubblica romana furono<br />

per lui il più bel periodo della vita. Più tar<strong>di</strong> fu uno dei pochi che <strong>di</strong>visero volontariamente<br />

l’esilio inglese col grande patriota filosofico.<br />

Quantunque il Senatore non apparisse nelle file della Giovine Italia […], egli fu l’amico<br />

intimo dei gran<strong>di</strong> e, più ancora, uomo <strong>di</strong> consiglio, <strong>di</strong> cui si faceva malvolentieri a meno<br />

nei raduni dei cospiratori.<br />

Spiritualmente vicino al più celebre portatore italiano <strong>di</strong> idee nella letteratura tedesca,<br />

l’in<strong>di</strong>menticabile Settembrini nella Montagna magica <strong>di</strong> Thomas Mann – pubblicata nello<br />

stesso anno del romanzo <strong>di</strong> Werfel –, il Senatore è il portavoce dell’estetica liberatrice<br />

che l’autore austriaco vede espressa nell’opera ver<strong>di</strong>ana. Come egli spiega in un appassionato<br />

<strong>di</strong>scorso sulla potenza della musica del Maestro davanti alle più alte cariche della<br />

città <strong>di</strong> Venezia, è soprattutto l’elemento del coro che più <strong>di</strong> ogni altro esprime lo spirito<br />

del Risorgimento.<br />

«E i cori? Essi sono la sua cosa più gran<strong>di</strong>osa!! I cori delle prime opere sono dei pro<strong>di</strong>gi<br />

straor<strong>di</strong>nari. Unico nel suo tempo egli ha sentito la massa, e così ha scritto i suoi cori portentosi!<br />

Perché egli non è Uno, egli è Tutti. Questa è la chiave dell’arte!<br />

Questi cori!! Io so che ad agire in essi non è […] lo spirito facile, canzonettistico, ma è la<br />

purezza e virtù dell’uomo a scatenare tutti gli effetti positivi. La moderna teoria artistica<br />

tende a complicare il banale, affinché non si intuisca. Invece il nostro Maestro ha semplificato<br />

le cose più possenti e complicate. Egli è l’ultimo artista del popolo, dell’umanità,<br />

un meraviglioso anacronismo <strong>di</strong> questo secolo».<br />

Il credo estetico del Senatore introduce nel romanzo alcuni elementi <strong>di</strong> fondo non casuali:<br />

nel 1836 Giuseppe Mazzini aveva scritto un saggio teorico-musicale cruciale per la<br />

ricollocazione storico-politica della musica italiana nell’800, la Filosofia della musica, e la<br />

finzione del romanzo – a testimonianza dell’approfon<strong>di</strong>to stu<strong>di</strong>o delle fonti da parte <strong>di</strong><br />

Werfel – vuole che il Senatore abbia collaborato alla stesura <strong>di</strong> tale saggio.<br />

Per Mazzini la musica italiana coeva è ancora troppo legata a un ideale classicista che<br />

deve essere abbandonato per avvicinarsi realmente alla realtà storica. È necessario superare<br />

l’epoca segnata da Rossini e guardare a una musica del futuro che assolva a un’esplicita<br />

funzione sociale e civilizzatrice. Mazzini auspica l’arrivo <strong>di</strong> un genio in grado <strong>di</strong> conferire<br />

alla musica questa missione educativa e morale, basandosi soprattutto sull’elemento<br />

storico. E anche lui insiste sull’importanza del coro.


Se non rispingete il concetto <strong>di</strong> una pittura, d’una letteratura sociale, perché v’arretrate<br />

davanti all’idea d’una musica sociale? La sintesi d’un epoca s’esprime in tutte l’arti dell’epoca,<br />

e le domina nel suo spirito tutte – e la musica sintetica e religiosa sovra tutte per<br />

natura inseparabile, propria; la musica che incomincia là dove s’arresta la poesia […]; la<br />

musica ch’è l’algebra dell’anima onde vive l’umanità, si rimarrà sola inaccessa alla sintesi<br />

europea, straniera all’epoca, fiore svelto dalla corona che l’universo elabora al suo fattore?<br />

E sulla terra <strong>di</strong> Porpora e Pergolesi, sulla terra che ha dato Martini all’armonia,<br />

Rossini alla melo<strong>di</strong>a, <strong>di</strong>spereremo che un genio sorga, il quale affratelli in sé le due scuole,<br />

e interpreti, purificandolo, in note il pensiero <strong>di</strong> che il secolo XIX è iniziatori agl’ingegni?<br />

Quel genio sorgerà. […] Oggi urge un’emancipazione da Rossini, e dall’epoca musicale<br />

ch’ei rappresenta. Urge convincersi ch’ei ha conchiusa, non incominciata una scuola […].<br />

Urge convincersi che […] la musica ha bisogno <strong>di</strong> spiritualizzarsi – che a levarla potente,<br />

è necessario riconsecrarla con una missione […]: in altri termini, farla sociale, immedesimarla<br />

col moto progressivo dell’universo.<br />

[…] <strong>di</strong>cendo ch’urge in oggi l’emanciparsi da Rossini e dalla scuola ch’egli ha riassunta,<br />

guardo unicamente […] al predominio esclusivo della melo<strong>di</strong>a, all’esclusiva rappresentanza<br />

della in<strong>di</strong>vidualità che la informa, che la rende frazionaria, ineguale, sconnessa […].<br />

E guardo al <strong>di</strong>vorzio che s’è consumato per quella scuola tra la musica e l’andamento<br />

della società […].<br />

[…]<br />

[…] l’elemento storico, non che sorgente nuova e sempre varia d’ispirazioni musicali,<br />

dev’essere base essenziale ad ogni tentativo <strong>di</strong> ricostruzione drammatica; certo, se il<br />

dramma musicale deve armonizzarsi col moto della civiltà, e seguirne o aprirne le vie, ed<br />

esercitare una funzione sociale, deve anzi tutto riflettere in sé l’epoche storiche ch’ei s’assume<br />

descrivere […]. […] mentre in questi ultimi tempi, le lettere hanno progre<strong>di</strong>to d’un<br />

passo, […] il dramma musicale si giace ancora nel falso ideale dei classicisti […] e […] i<br />

compositori <strong>di</strong> musica non sanno […] se non quanto spetta <strong>di</strong>rettamente all’arte d’appiccare<br />

una melo<strong>di</strong>a a un pensiero determinato.<br />

[…]<br />

E perché – se il dramma musicale ha da camminar parallelo allo sviluppo degli elementi<br />

invadenti regressivamente la società – perché il coro, che nel dramma greco rappresentava<br />

l’unità d’impressione e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>cio morale, […] non otterebbe nel dramma musicale<br />

moderno più ampio sviluppo, e non s’innalzerebbe dalla sfera secondaria passiva che gli<br />

è in oggi assegnata, alla rappresentanza solenne ed intera dell’elemento popolare? […]<br />

perché il coro, in<strong>di</strong>vidualità collettiva, non otterebbe, come il popolo <strong>di</strong> ch’esso è interprete<br />

nato, vita propria, in<strong>di</strong>pendente, spontanea? […] Perché [al genio] sarebbe <strong>di</strong>fficile<br />

[…] risalire all’accordo generale, unendo dapprima due voci, poi tre, poi quattro, e via<br />

così in una serie d’intonazioni ascendenti […]? O perché non balzerebbe a un tratto dall’uno<br />

al tutto ogni qualvolta il consenso emerge rapido, onnipotente […] da una ispirazione,<br />

da un ricordo <strong>di</strong> gloria, da una memoria d’oltraggio, o da un oltraggio presente?<br />

[…]<br />

[…] io parlo d’un tempo […] in cui il dramma musicale spanderà sopra una gente, non<br />

materialista, né svogliata, né frivola, ma rigenerata dalla coscienza d’un vero che dee<br />

conquistarsi, un alto insegnamento morale […].<br />

73


Nadar (Félix Tournachon). Giuseppe Ver<strong>di</strong> fotografato a Parigi nel 1866-67


[…] i giovani artisti s’innalzino collo stu<strong>di</strong>o de’ canti nazionali, delle storie patrie […].<br />

Adorino l’arte prefiggendole un alto intento sociale, ponendola a sacerdote <strong>di</strong> morale<br />

rigenerazione […].<br />

In Italia il romanzo su Ver<strong>di</strong>, tradotto nel 1929, viene accolto con grande interesse soprattutto<br />

dall’ambiente musicale, come testimonia una recensione apparsa sulla Rassegna<br />

musicale subito dopo la pubblicazione. Nella patria <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> si apprezza in particolare il<br />

modo in cui l’autore austriaco, mostrandosi conoscitore profondo del contesto storico<br />

risorgimentale, descrive il Maestro come rappresentante del suo tempo.<br />

Questo Ver<strong>di</strong> che il Werfel così umanamente fa vivo <strong>di</strong> affetti, egli lo delinea anche nella<br />

sua anima storica <strong>di</strong> italiano vissuto fra l’età del Risorgimento, l’età degli entusiasmi belli ed<br />

eroici, e l’età realistica che seguì. Siamo grati al Werfel della bella <strong>di</strong>fesa della ‚generazione<br />

del ’48’ contro quella ch’egli chiama la generazione del ‚romanticismo’. Vale la pena <strong>di</strong><br />

rileggere questa pagina che è come la chiave <strong>di</strong> volta della visione storica <strong>di</strong> Werfel:<br />

A nessuna generazione storica si fa ai nostri giorni tanto torto, quanto a quella dei nostri<br />

nonni, nati nel primo e secondo decennio del secolo scorso. Il loro puro concetto <strong>di</strong> libertà,<br />

la loro semplicità morale, la loro sana combattività e temerarietà, la loro tendenza<br />

all’autonomia dei singoli e del tutto; viene buttato a terra con l’epiteto politicamente<br />

spregiativo <strong>di</strong> ‚liberalismo’. […]’<br />

Nell’età del Risorgimento, Ver<strong>di</strong> era stata la voce cantante e animosa degli entusiasmi: il<br />

popolo aveva sentito nel suo canto il proprio canto, aveva fatto del suo nome la cifra<br />

delle sue speranze, aveva sentito in lui il suo ardore dell’impeto verso l’eroico.<br />

Nel romanzo, La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> non viene espressamente evocata. Ma Werfel, interessato<br />

così profondamente alla storia d’Italia dell’800 e all’arte <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, non poteva trascurare<br />

un’opera legata da tanti fili al proprio tempo. È per questo che lo scrittore praghese<br />

le de<strong>di</strong>ca ampio spazio nei suoi saggi ver<strong>di</strong>ani, esaltandone il significato storico e<br />

politico e contribuendo così, ancora una volta, a una comprensione più profonda e completa<br />

del Maestro italiano da parte della cultura tedesca.<br />

“La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>” è il coronamento dello stile operistico eroico-politico che<br />

caratterizza gli anni giovanili <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Nella storia dell’arte a nessun altro che a Ver<strong>di</strong> è<br />

riuscito <strong>di</strong> fare propaganda politica sonora grazie a un travolgente entusiasmo, e rimanere<br />

tuttavia, così facendo, un artista. La musica del Maestro gioca un ruolo significativo per<br />

la rivoluzione italiana. Questo è tra l’altro una prova del fatto che solo l’arte buona è<br />

anche una buona propaganda e che anche le espressioni più appassionate <strong>di</strong> intellettuali<br />

che praticano l’arte suscitano nient’altro che la nostra noia.<br />

‚La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>’ è la grande opera politica <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Nemmeno ‚Aida’ supera il<br />

travolgente andamento delle sue melo<strong>di</strong>e e nessun finale scritto dal Maestro supera la<br />

fine del terzo atto nella sua sinteticità improntata alla follia. Il contrasto consapevole e<br />

puro <strong>di</strong> quest’opera ‚collettivistica’ è rappresentato da ‘Luisa Miller’, il primo tentativo <strong>di</strong><br />

Ver<strong>di</strong> sul campo del tragico intimo. Che ampiezza d’animo doveva avere l’uomo che nell’arco<br />

<strong>di</strong> pochi mesi ha saputo rappresentare due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> sentire così <strong>di</strong>versi!<br />

75


76<br />

Ma a proposito de La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> Werfel non si limita nei suoi saggi a considerazioni<br />

<strong>di</strong> carattere estetico-musicale. Racconta anche <strong>di</strong> un evento verificatosi durante la<br />

prima dell’opera al Teatro Argentina nel gennaio 1849 che, a suo modo <strong>di</strong> vedere, <strong>di</strong>mostrerebbe<br />

l’efficacia della musica <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> come istigatrice all’azione.<br />

Tra il 1820 e il 1870 la nazione italiana vive il momento della propria rivoluzione, rinascita<br />

e unificazione. Si tratta <strong>di</strong> una rivolta culturale e politica <strong>di</strong> grande portata contro la<br />

tirannia e l’oppressione <strong>di</strong> regnanti e meto<strong>di</strong> stranieri. Il Risorgimento è una rivoluzione<br />

nazionale, ma affatto una rivoluzione nazionalistica in senso moderno. A favore <strong>di</strong> questo<br />

garantiscono i fondatori spirituali <strong>di</strong> questo movimento. Gioberti è un universalista cristiano,<br />

Mazzini un universalista democratico e sociale. È l’epoca in cui per la prima volta<br />

risuonano i ruvi<strong>di</strong> cori, le furiose cabalette e gli stretti delle opere ver<strong>di</strong>ane e incen<strong>di</strong>ano<br />

i temperamenti focosi. Già negli anni ’40 Giuseppe Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong>venta una sorta <strong>di</strong> incarnazione<br />

dell’animo popolare italiano. […]<br />

Durante la prima de ‘La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>’ si verificò un fatto che getta una vivida luce<br />

sulla forza incitatrice che la musica <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> nel 1848 suscitava nel popolo italiano. Una<br />

delle scene più efficaci dell’opera rappresenta l’eroe arrestato dal suo stesso amico per<br />

ven<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong> un presunto adulterio e per impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> avere l’onore <strong>di</strong> partecipare alla<br />

lotta dei cavalieri italiani contro gli oppressori barbari <strong>di</strong> Barbarossa. Luogo dell’azione è<br />

la stanza chiusa <strong>di</strong> un castello sulle rive del Po. La musica descrive con colori vivacissimi<br />

il canto degli italiani in marcia verso la battaglia, e in contrasto a ciò la <strong>di</strong>sperazione del<br />

patriota condannato all’onta <strong>di</strong> non poter prendere parte alla lotta contro l’arroganza e<br />

la superbia. Questo contrasto sonoro, arricchito anche dal mormorare del fiume, rappresenta<br />

uno dei brani musicali più entusiasmanti che Ver<strong>di</strong> abbia mai scritto. Alla fine della<br />

scena l’eroe, non avendo altra via d’uscita, con un gran<strong>di</strong>oso grido <strong>di</strong> trionfo si butta dalla<br />

finestra giù nel fiume per salvare con questo salto pericoloso ma liberatorio il proprio<br />

onore. – Esattamente in quel momento un sergente della cavalleria fece, sulla galleria del<br />

Teatro, la stessa cosa del tenore sul palcoscenico. Avendo perso la testa a causa del ritmo<br />

travolgente della musica, si strappò la giacca dell’uniforme <strong>di</strong> dosso e saltò dalla galleria<br />

giù in platea, e così facendo, sorprendentemente, non si ruppe l’osso del collo, né ferì<br />

qualcun altro del pubblico. Credo <strong>di</strong> poter sostenere che in tutta la storia della musica<br />

non esiste un esempio paragonabile a un simile ‘effetto miccia’.<br />

Stando a una notizia riportata dal giornale della sera Pallade in data 5 febbraio 1849<br />

sotto il titolo “Scompiglio teatrale”, un fatto un po’ eccentrico al Teatro Argentina si verificò<br />

effettivamente, sebbene non in occasione della prima:<br />

Come ciascuno sa, al Teatro Argentina la ‘<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>’ desta ogni sera maggior<br />

fanatismo e che <strong>di</strong> quest’opera si vogliono replicati continuamente un duetto e l’intero<br />

atto quarto. Ieri sera, mentre da una parte rimbombavano applausi e, secondo il consueto,<br />

se ne domandava la replica, un energumeno esce fuori da un palchetto al quint’or<strong>di</strong>ne<br />

con urli da indemoniato ‘Bis! Bis! fuori le ban<strong>di</strong>ere!’ e simili altre grida. Nel mentre che<br />

si stava alzando il sipario questo in<strong>di</strong>viduo (era un ufficiale) si slaccia urlando lo squadrone<br />

e lo getta sul proscenio. Il fanatico seguita a strillare e <strong>di</strong>etro lo squadrone getta giù<br />

una daga che rimane infissa sul palco, poi un cappotto, poi si strappa le spalline, e giù<br />

in pezzi anche quelle: cresce intanto il tumulto. L’indemoniato prende una se<strong>di</strong>a e giù,


poi un’altra, poi tutte quelle che stavano sul palco e le fa volare tutte sul proscenio. I carabinieri<br />

accorrono e lo arrestano, per quanto si <strong>di</strong>ce, nel mentre egli stesso, non trovando<br />

altro oggetto da gettare, si <strong>di</strong>sponeva a fare un capitombolo dal palchetto sul palcoscenico.<br />

V’immaginerete subito quale fosse la malattia <strong>di</strong> codesto militare. Il Maestro dei<br />

balli […] allorché vide le prodezze <strong>di</strong> questo ‘baccante’, siccome sta per porre in scena ‘I<br />

Baccanali’, lo credette un suo adepto e incominciò a gridare: ‘non si tira! non si tira: il<br />

ballo non è così!’ La platea si accorse che quel seguace <strong>di</strong> Marte aveva conversato troppo<br />

con Bacco, si calmò e tornò all’or<strong>di</strong>ne.<br />

Ciò che la cronaca, nella sua prosaicità, ci racconta come un incidente dovuto semplicemente<br />

a un consumo <strong>di</strong> alcool troppo elevato, il poeta Werfel, venuto a conoscenza dell’accaduto<br />

grazie alla biografia <strong>di</strong> Gino Monal<strong>di</strong>, lo traspone in letteratura, attraverso un<br />

processo <strong>di</strong> trasfigurazione e nobilitazione, per esaltare ancora una volta Ver<strong>di</strong> e la potenza<br />

della sua musica.<br />

Elisabeth Galvan<br />

77


GARIBALDI NELLA LETTERATURA<br />

TRA MITO E MEMORIA DELL’EROE<br />

Appena una manciata <strong>di</strong> giorni, da quel 27 gennaio 1849 della prima all’Argentina della<br />

<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> al 9 febbraio che inaugurava l’effimera avventura della Repubblica<br />

romana <strong>di</strong> Mazzini e Garibal<strong>di</strong>. Tanto da legare in<strong>di</strong>ssolubilmente l’opera <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> a quei<br />

traumatici eventi, inverando l’implicito pathos patriottico dell’opera ver<strong>di</strong>ana e al tempo<br />

stesso promuovendo quella sfortunata avventura al rango d’un sontuoso e cupo melodramma.<br />

La stessa palpitante accoglienza del pubblico a quella prima fece registrare, com’è noto,<br />

trambusti simili a quelli che un secolo più tar<strong>di</strong> il Visconti <strong>di</strong> Senso inscenerà alla Fenice<br />

(ma quella volta sarà Il Trovatore a scatenare fremiti insurrezionali), e chiaramente preludeva<br />

all’incombente sussulto repubblicano; e sulla scena il gesto <strong>di</strong>sperato <strong>di</strong> Arrigo, e<br />

la sua rocambolesca doppia morte da imperfetto suicida e da milite della Compagnia<br />

proprio alla Morte intitolata, sembrano del pari preludere alla sfortunata impresa mazziniana<br />

e al sacrificio <strong>di</strong> Mameli e <strong>di</strong> tanti suoi sodali.<br />

All’insegna della Morte, peraltro, è nato il nostro Risorgimento, che non a caso ruba al<br />

linguaggio della fede e della liturgia il suo nome, come ad alludere a una vera e propria<br />

resurrezione dal sepolcro: già, proprio da quei “sepocri” il cui culto Foscolo aveva posto<br />

al centro del suo vangelo laico, da quelle “tombe” da cui nel canto dei garibal<strong>di</strong>ni “si<br />

levano i morti” e risorgono i martiri. E all’accentuazione in chiave malinconica, per non<br />

<strong>di</strong>re funebre, della figura dell’eroe classico, nonché alla sua trepidante femminilizzazione,<br />

l’una e l’altra estranee all’epica tra<strong>di</strong>zionale e ai suoi campioni, molto contribuirono le<br />

romanze e le cabalette del melodramma, <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> in primo luogo.<br />

Can<strong>di</strong><strong>di</strong> e avventati, gli eroi che il nostro Risorgimento consegnò, perciò, alla letteratura;<br />

o meglio che la letteratura trasfigurò in eteree e cantabili epifanie. Ma eroi: e se fu scritto<br />

che fortunato è quel paese che non ha bisogno <strong>di</strong> eroi, è pur vero che non v’è paese<br />

che non ne abbia dannatamente bisogno. Eppure il nostro, che più <strong>di</strong> tutti ne beneficiò,<br />

<strong>di</strong> quelle icone e <strong>di</strong> quei miti pare ormai l’unico immemore o ad<strong>di</strong>rittura sdegnoso: e in<br />

primo luogo <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, che svettò allora vittorioso e malinconicamente svetta ancora<br />

sul Gianicolo. L’Italietta dei revisionismi e delle piccole patrie sembra non veder l’ora <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sfarsi, come d’un peso insostenibile per la sua fragile identità e la sua beata ignoranza,<br />

della memoria <strong>di</strong> colui che Aleksàndr Herzen aveva definito «l’unica grande personalità<br />

popolare del nostro secolo» e «il monarca senza corona dei popoli, la loro speranza, la<br />

loro viva leggenda, il loro santo, e ciò dall’Ucraina e dalla Serbia all’Andalusia e alla<br />

Scozia, dall’America del Sud agli Stati Uniti». E <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfarsi, sbarazzandosi <strong>di</strong> quel mito<br />

ingombrante, della memoria stessa delle due sole occasioni <strong>di</strong> rinnovamento civile – il<br />

Risorgimento e la Resistenza – che l’avrebbero obbligata a più impegnativi profili, vocazioni,<br />

destini. Occasioni entrambe <strong>di</strong> rottura, <strong>di</strong> conflitto, così come <strong>di</strong>rompente e conflittuale<br />

è il mito <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, che oggi come ieri <strong>di</strong>vide; ma è proprio su una memoria <strong>di</strong>visa,<br />

contrastata, plurale che si reggono l’identità e le sorti delle nazioni civili.<br />

Di quella memoria <strong>di</strong>visa è garante la letteratura, che crea i miti perché ne avverte la<br />

necessità e perché è suo compito trasfigurare la cronaca per cavarne “simboli per l’umana<br />

liberazione”, ma al tempo stesso li sfata assolvendo la sua altrettanto necessaria fun-<br />

79


80<br />

zione demistificatrice, smascherando le sue stesse finzioni e le altrui imposture. E sulla<br />

nostra letteratura post-unitaria, così come sul romanzo francese dell’Ottocento e sui suoi<br />

ambiziosi e sfortunati protagonisti si allunga l’ombra gigantesca <strong>di</strong> Napoleone, incombe<br />

l’archetipo-Garibal<strong>di</strong>, con l’evidenza <strong>di</strong> un monumento equestre e con l’urgenza <strong>di</strong> un<br />

problema irrisolto.<br />

E tuttavia, al contrario che nella ricezione popolare, ingenua e beatificante, fin nei testi<br />

canonici della memorialistica garibal<strong>di</strong>na non è una sbia<strong>di</strong>ta icona o un santino stereotipato<br />

a venirci incontro: la produzione letteraria dei reduci della Repubblica romana o dell’impresa<br />

dei Mille, dell’Aspromonte o <strong>di</strong> Mentana, fu tutt’altro che e<strong>di</strong>ficante e mitografica,<br />

anzi fu sventatamente scapigliata o ad<strong>di</strong>rittura picaresca, amaramente elegiaca o<br />

aspramente <strong>di</strong>sincantata, quasi sempre scritta a <strong>di</strong>stanza dall’evanescente icona <strong>di</strong> quel<br />

capo <strong>di</strong> cui non declama se non <strong>di</strong> rado l’agiografia.<br />

Nei loro resoconti quegli ex-combattenti sembrano ad<strong>di</strong>rittura affetti da una sindrome<br />

che potremmo definire “<strong>di</strong> Stendhal”, se si pone mente allo spaesamento <strong>di</strong> Fabrizio del<br />

Dongo che, <strong>di</strong>sperso nel furore della mischia a Waterloo, della battaglia non può che percepire<br />

solo frammenti isolati e insensati, incomprensibili moti e brandelli <strong>di</strong> orrore.<br />

Dimore abbattute, campi devastati, corpi carbonizzati: il teatro della guerra sgomenta<br />

questi soldati-letterati così come li turbano la brutalità e l’inaffidabilità delle bande conta<strong>di</strong>ne<br />

che in Sicilia si accodano ai Mille. Su queste «scorie» della rivoluzione s’intrattiene<br />

pure Nino Costa, reduce della Repubblica romana; e i toni più aspri li raggiunge<br />

Ippolito Nievo nel suo Diario e nel suo Resoconto redatti nel cuore <strong>di</strong> tenebra d’una<br />

Sicilia come Africa, «topaia saracena», già allora sciascianamente “irre<strong>di</strong>mibile”.<br />

Insomma, il mito – se mai fu tale – ben presto si <strong>di</strong>ssolve; e sembra ridursi alla «bell’arte<br />

<strong>di</strong> ammazzare l’amato prossimo», come scrive ne I mille Giuseppe Ban<strong>di</strong>. E tuttavia, in<br />

Ban<strong>di</strong> come negli altri, tanto lo strazio della guerra cercato e poi subìto quanto la delusione<br />

per gli esiti trasformistici <strong>di</strong> tanto patimento sembrano passare al filtro <strong>di</strong> un umorismo<br />

sterniano o <strong>di</strong> un’euforia goliar<strong>di</strong>ca, <strong>di</strong> un capriccio bohémien o <strong>di</strong> una picaresca<br />

sventatezza. Ma quando questa letteratura non assume ad<strong>di</strong>rittura il piglio salottiero <strong>di</strong><br />

un garibal<strong>di</strong>nismo pour les dames, è piuttosto a un racconto <strong>di</strong> fondazione che fa pensare,<br />

a un patrimonio <strong>di</strong> memorie e valori, gran<strong>di</strong> speranze e dolorosi riscontri esemplarmente<br />

incarnato negli scritti <strong>di</strong> Alberto Mario e <strong>di</strong> Giuseppe Cesare Abba, nelle <strong>di</strong>verse<br />

modalità <strong>di</strong> un’adulta narrazione romanzesca e <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>do afflato poetico.<br />

È del primo La camicia rossa, autentico e moderno romanzo: e si noti, per esserne persuasi,<br />

quell’incastro degli eventi come tessere d’un mosaico <strong>di</strong>suguale, come note d’una<br />

rapso<strong>di</strong>a <strong>di</strong>ssonante, allo stesso modo in cui nella vita reale solo a stento si concatenano<br />

gli acca<strong>di</strong>menti e spesso al momento sbagliato si presentano i personaggi, e come questi<br />

protagonisti in camicia rossa non fanno in tempo ad assistere a ciò che altri e non loro<br />

hanno visto, e perciò collezionano atti mancati, che generano vuoti narrativi. Si noti,<br />

ancora, la splen<strong>di</strong>da sequenza notturna dello sbarco in Calabria, poi la marcia alla cieca<br />

tra i monti: lo spaesamento e la vertigine provati da quel commando sono il “doppio”<br />

oscuro dell’impresa garibal<strong>di</strong>na, il dark side dell’epos solare, il controcampo rispetto alla<br />

visione dall’alto del narratore onniveggente, e sprigionano atmosfere al limite dell’onirico.<br />

E ancora si vedano la descrizione goyesca d’un meri<strong>di</strong>one d’imbrogli e faide, <strong>di</strong> questue<br />

e imban<strong>di</strong>gioni, e infine lo sconfortato bilancio <strong>di</strong> Teano: «L’ultimo canto del poema<br />

epico era finito. Seguiva la prosa degli errata corrige, del privilegio dell’e<strong>di</strong>zione e del<br />

permesso dei superiori».


Il triste epilogo <strong>di</strong> Teano conclude pure la narrazione <strong>di</strong> Abba. Sia detto tra parentesi: Da<br />

Quarto al Volturno ha costituito, assieme a Le mie prigioni <strong>di</strong> Pellico e al Cuore <strong>di</strong> De<br />

Amicis, il lascito della nobile retorica risorgimentale e post-unitaria alle scuole elementari<br />

e me<strong>di</strong>e che ci hanno formato, quando ancora potevamo estrarre dal polveroso involucro<br />

<strong>di</strong> quell’enfasi valori autentici oggi colpevolmente <strong>di</strong>sertati: prima, dunque, che la<br />

vertigine omologatrice della modernizzazione cancellasse identità e memorie. Ma qui<br />

conta piuttosto sottolineare che quella operata da Abba – che fin dall’inizio si presenta<br />

come un modesto, fervente gregario – non è altro che un’altrettanto umile <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />

quadri o meglio <strong>di</strong> icone in brevi lasse narrative, in rapi<strong>di</strong> scorci che sembrano exempla,<br />

redatti con l’elementare assennatezza e la purezza espressiva dei Fioretti francescani.<br />

Ma quel senso irreparabile d’uno scacco epocale, d’una impresa fatalmente votata alla<br />

morte, l’avevano impresso ab initio sull’immaginario <strong>di</strong> quei pro<strong>di</strong> i vati romantici d’un<br />

Risorgimento ancora a venire e gli artefici, Ver<strong>di</strong> in testa, della grande stagione del melodramma,<br />

consegnandoci l’immagine d’una patria-utopia forse compiutamente irrealizzabile<br />

ma ubiquamente viva nelle afflitte speranze dei patrioti. Perché, come cantava Ver<strong>di</strong>,<br />

“dall’Alpi a Sicilia / dovunque è <strong>Legnano</strong>”; e come <strong>di</strong>rà Garibal<strong>di</strong> abbandonando Roma<br />

nel ’49, “dovunque saremo, colà sarà Roma”.<br />

Antonio Di Grado<br />

81


GARIBALDI, MAZZINI NEL 1849<br />

E "DA LONTANO" CAVOUR<br />

“Roma! / Roma era sempre. E la cercò sognando / col passo ondante come su la tolda,/<br />

con gli occhi aperti come dalla coffa; / e bevve l’acqua delle sue fontane, / e mangiò il<br />

pane sulle sue rovine”. 1 Questi versi poco conosciuti (o, quanto meno, poco frequentati)<br />

<strong>di</strong> Giovanni Pascoli, che ricordano l’arrivo e la permanenza a Roma <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> giovinetto,<br />

quando vi giunse con l’imbarcazione del padre nel 1825, bene ci introducono nello<br />

straor<strong>di</strong>nario rapporto che legò per tutta la vita il Nizzardo con la città eterna. Di quel<br />

primo sconvolgente approccio il giovane marinaio conserverà perenne ricordo, come si<br />

legge nelle sue Memorie, iniziate a scrivere proprio subito dopo l’allontanamento dalla<br />

città eterna in seguito al vittorioso asse<strong>di</strong>o francese del 1849. “Roma! E… Roma... non<br />

dovea sembrarmi se no la capitale <strong>di</strong> un mondo! […] La capitale <strong>di</strong> un mondo, dalle sue<br />

ruine, sublimi, immense, ove si ritrovano affastellte le reliquie <strong>di</strong> ciò ch’ebbe <strong>di</strong> più grande<br />

il passato! [...] La Roma, ch’io scorgevo nel mio giovanile inten<strong>di</strong>mento, era la Roma<br />

dell’avvenire, […] dell’idea rigeneratrice d’un gran popolo! Idea dominatrice, <strong>di</strong> quanto<br />

potevano ispirarmi il presente ed il passato, siccome dell’intiera mia vita!”. Ma subito<br />

dopo, accavallando i ricor<strong>di</strong> giovanili a quelli, più amari e tempestosi, degli anni a venire,<br />

aggiungeva: “Anziché scemarsi, il mio amore per Roma s’ingagliardì colla lontananza<br />

e coll’esiglio […] Roma! per me è l’Italia […] è il simbolo dell’Italia una, sotto qualunque<br />

forma voi la vogliate”. 2<br />

Ma il Garibal<strong>di</strong> del 1849, che combatte strenuamente per la <strong>di</strong>fesa della città, non è da<br />

meno da quello dei ricor<strong>di</strong> e nei suoi scritti <strong>di</strong> quel periodo i suoi toni non si <strong>di</strong>scostano<br />

molto da quelli appena ricordati. “Roma – scrive alla moglie Anita appena conclusa la<br />

battaglia del 30 aprile – è stata e sarà degna delle antiche sue glorie”. 3 “La sorte, l’avvenire<br />

– si rivolge ai “Militi repubblicani” l’11 giugno – ha fidato l’onore, la sorte dell’Italia<br />

a voi. Da venti secoli! Missione più bella non è toccata ad italiano, e noi adempiremo la<br />

sublime missione […] I Galli non avranno il Gianicolo più favorevole del Campidoglio”. 4<br />

E, ancora, scrive ai Trasteverini il 19 giugno “Noi vinceremo! Poiché come gli antichi abitatori<br />

del Gianicolo, siamo <strong>di</strong>sposti a pugnare”. 5<br />

Non <strong>di</strong>ssimile da quello dell’eroe dei due mon<strong>di</strong> era stato, il 5 marzo 1849, l’atteggiamento<br />

<strong>di</strong> Mazzini appena messo piede (ed era la prima volta) nella città ormai repubblicana.<br />

Ricorda il patriota genovese nelle Note autobiografiche: “Trasalii, varcando Porta<br />

del Popolo […] Roma era il sogno de’ miei giovani anni, l’idea madre nel concetto della<br />

mente, la religione dell’anima; e v’entrai, la sera, a pie<strong>di</strong>, sui primi <strong>di</strong> marzo, trepido e<br />

quasi adorando. Per me, Roma era – ed è tuttavia malgrado le vergogne dell’oggi – il<br />

1<br />

Giovanni Pascoli, Poesie, Milano, Mondadori, 1939, p. 604.<br />

2<br />

Giuseppe Garibal<strong>di</strong>, Le Memorie nella redazione definitiva del 1872, Bologna, Cappelli, 1932, pp. 23-24.<br />

3<br />

Giuseppe Garibal<strong>di</strong>, Epistolario, vol. II, a cura <strong>di</strong> Leopoldo Sandri, Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento<br />

italiano, 1978, p. 152.<br />

4<br />

Giuseppe Garibal<strong>di</strong>, Scritti e <strong>di</strong>scorsi politici e militari, vol. I, Bologna, Cappelli, 1934, p. 139.<br />

5 Ivi, p. 140.<br />

85


86<br />

Tempio dell’umanità; da Roma escirà quando che sia, la trasformazione religiosa che<br />

darà, per la terza volta, unità morale all’Europa”. 6 In Mazzini c’è forse meno indulgenza<br />

che in Garibal<strong>di</strong> per le vestigia del passato, c’è un afflato meno pronunciato verso l’emulazione<br />

<strong>di</strong> qualcosa non più riproponibile; maggiore appare in lui l’urgenza nei riguar<strong>di</strong><br />

della costruzione del nuovo, della realizzazione <strong>di</strong> un’Italia e un’Europa democratiche e<br />

repubblicane (questo del resto era il senso dell’attività del patriota genovese), ma alla fine<br />

le descrizioni dei due protagonisti del nostro Risorgimento non appaiono così <strong>di</strong>stanti.<br />

Ma c’è un terzo “grande”, in quegli anni, che si occupò, con la tenacia e il coraggio che<br />

lo contrad<strong>di</strong>stinguevano, della città eterna. Pur non trattandosi <strong>di</strong> un democratico, aveva<br />

ugualmente a cuore le sorti della città: Camillo Benso conte <strong>di</strong> Cavour. Ora della Roma<br />

<strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> e Mazzini, della Roma repubblicana del ’49, non vi è, né vi poteva essere,<br />

alcun riferimento nei famosi <strong>di</strong>scorsi che pronunciò nel 1861, il 25 e il 27 marzo alla<br />

Camera dei deputati e il 9 aprile al Senato, per <strong>di</strong>re una parola definitiva sulla ineluttabilità<br />

<strong>di</strong> Roma capitale del nuovo stato italiano. 7<br />

Ma le cose stanno davvero così? Davvero in quegli interventi parlamentari non aleggia il<br />

ricordo della Roma del 1849? Se non vi è alcun richiamo a quell’eccezionale evento, ve<br />

n’è però uno, che potremmo definire in<strong>di</strong>retto, certamente <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario interesse. Il<br />

primo <strong>di</strong>scorso pronunciato da Cavour alla Camera, quello del 25 marzo, come si sa, fu<br />

preceduto da un’interpellanza del deputato bolognese Rodolfo Au<strong>di</strong>not. 8 Uomo vicino<br />

allo statista piemontese, Au<strong>di</strong>not era stato a Roma nel 1849 e, al contrario dei suoi amici<br />

e compagni <strong>di</strong> partito Minghetti e Pasolini, aveva partecipato attivamente alla <strong>di</strong>fesa<br />

della città. Ora nella sua interpellanza del 25 marzo vi è un puntuale riferimento alla<br />

Repubblica romana del 1849. Possiamo davvero pensare che la cosa sia del tutto casuale?<br />

Possiamo davvero ritenere che le parole del deputato bolognese non siano in precedenza<br />

state concordate con Cavour in persona?<br />

È evidente che nel proclamare Roma capitale del nuovo Regno le vicende romane del<br />

‘49 non potevano rimanere del tutto sottaciute, anche perché l’evento era molto vicino<br />

nel tempo ed era ben presente nella memoria degli italiani. Esso andava dunque ricordato,<br />

sia pure nella chiave ritenuta più consona, vicina cioè ai principi e agli inten<strong>di</strong>menti<br />

professati dal Presidente del Consiglio. Ma non poteva essere Cavour a fare <strong>di</strong>rettamente<br />

quel richiamo: troppo aveva avversato la Repubblica quale esperimento strettamente<br />

legato alla parte democratica. Bisognava dunque escogitare una formula, trovare<br />

un espe<strong>di</strong>ente per parlarne, ma, fatto ancor più significativo, l’episo<strong>di</strong>o andava recuperato<br />

in modo da non lasciare ombre, tracce oscure nella storia della città che si voleva<br />

proclamare capitale d’Italia.<br />

Chi meglio <strong>di</strong> Au<strong>di</strong>not poteva adempiere a questo ruolo? Un moderato che nella<br />

Costituente romana aveva votato, insieme ad altri ventisei, contro la proclamazione della<br />

Repubblica? La lettura che nella ricordata interpellanza Au<strong>di</strong>not offre del ’49 romano non<br />

è certamente quella <strong>di</strong> un Mazzini o <strong>di</strong> un Garibal<strong>di</strong>, ma quella <strong>di</strong> un moderato che vede<br />

6<br />

Giuseppe Mazzini, Note autobiografiche, a cura <strong>di</strong> Mario Menghini, Firenze, Le Monnier, 1943, p. 305.<br />

7<br />

Essi si trovano riuniti nell’opuscolo I <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Cavour per Roma capitale, a cura <strong>di</strong> Pietro Scoppola, Roma,<br />

Istituto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> romani, 1971.<br />

8<br />

Cfr. Discussioni intorno all’interpellanza del deputato Au<strong>di</strong>not al Presidente del Consiglio dei ministri sulla<br />

Questione romana seguite alla Camera dei deputati italiana nelle sedute del 25, 26 e 27 marzo 1861, Torino,<br />

Ere<strong>di</strong> Botta, 1861.


in quella vicenda uno dei momenti più straor<strong>di</strong>nari, nei quali ebbe modo <strong>di</strong> manifestarsi<br />

la grande de<strong>di</strong>zione e lo spirito <strong>di</strong> sacrificio dei patrioti nella lotta per il raggiungimento<br />

dell’unità nazionale. Per Au<strong>di</strong>not a combattere contro i Francesi non vi furono né moderati,<br />

né democratici, ma Italiani pronti a morire per le sorti della patria.<br />

“E poiché, o signori – afferma testualmente – rimontando la storia sono salito all’epoca<br />

del 1849 in Roma, epoca che io ricordo con profonda emozione, e come Italiano per la<br />

parte che ho presa a quegli avvenimenti, mi sia permesso <strong>di</strong> raccontarne anche le virtù.<br />

Nel 1849 io vi<strong>di</strong> in Roma un fascio d’uomini non tutti appartenenti, come le tristi passioni<br />

<strong>di</strong> quel tempo affermarono, alla sola demagogia, ma fra essi molti uomini devoti ai<br />

principi d’or<strong>di</strong>ne, e alcuni devoti alla monarchia, non congiunti da programma comune,<br />

ma uniti unicamente fra loro dalla <strong>di</strong>sperazione e da una carità <strong>di</strong> patria infinita, combattere<br />

da un lato in guerra a morte l’Austria vincitrice, nemica eterna d’Italia; dall’altro combattere<br />

un fraterno dolorosissimo duello colla Francia repubblicana”. 9<br />

Dunque non soltanto a Roma la maggioranza dei combattenti non era costituita da pericolosi<br />

“demagoghi”, ma tutti i combattenti offrirono uno straor<strong>di</strong>nario spettacolo <strong>di</strong><br />

abnegazione per respingere le forze che si opponevano al conseguimento del programma<br />

nazionale italiano.<br />

“E vi<strong>di</strong> quel fascio <strong>di</strong> uomini lanciarsi scientemente, volontariamente, - continua Au<strong>di</strong>not<br />

- senza speranza <strong>di</strong> vittoria, senza conforto <strong>di</strong> lode e <strong>di</strong> compianto, lanciarsi, <strong>di</strong>co, nella<br />

voragine <strong>di</strong> Curzio, per mantenere integra la protesta contro lo straniero invasore, protesta<br />

che se non si fosse fatta allora, forse non potremmo sedere oggi qui. […] il 1849 ha<br />

compiuto per l’Italia due splen<strong>di</strong><strong>di</strong>ssimi, due fecon<strong>di</strong>ssimi sacrifici: la <strong>di</strong>fesa immacolata<br />

<strong>di</strong> Venezia, la forte e generosa <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Roma”. 10<br />

Se non ci fosse stato lo splen<strong>di</strong>do esempio <strong>di</strong> Roma, afferma dunque il moderato<br />

Au<strong>di</strong>not, unito a quello non meno esemplare <strong>di</strong> Venezia, forse né lui né i suoi colleghi si<br />

sarebbero trovati in quel momento seduti nel primo Parlamento italiano. Riconoscimento<br />

più alto sarebbe stato <strong>di</strong>fficile da formulare.<br />

Nella sua azione a tutto campo e nel giu<strong>di</strong>zio in qualche modo da lui ispirato o quanto<br />

meno con<strong>di</strong>viso, Cavour poteva così recuperare anche la Roma del ’49. E poteva a pieno<br />

titolo investire, senza tema <strong>di</strong> smentita, la città del ruolo <strong>di</strong> capitale d’Italia: “Ora, o signori,<br />

in Roma concorrono tutte le circostanze storiche, intellettuali, morali che devono<br />

determinare le con<strong>di</strong>zioni della capitale <strong>di</strong> un grande Stato. Roma è la sola città d’Italia<br />

che non abbia memorie esclusivamente municipali; tutta la storia <strong>di</strong> Roma dal tempo dei<br />

Cesari al giorno d’oggi è la storia <strong>di</strong> una città la cui importanza si estende infinitamente<br />

al <strong>di</strong> là del suo territorio, <strong>di</strong> una città, cioè, destinata ad essere la capitale <strong>di</strong> un grande<br />

Stato”. 11<br />

9<br />

Ivi, p. 12.<br />

10<br />

Ivi, p. 12-13.<br />

11<br />

Cfr. I <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Cavour per Roma capitale, cit., pp. 42-43.<br />

Lauro Rossi<br />

87


Intervista a Ruggero Cappuccio<br />

“La <strong>di</strong>fferenza più incisiva tra la vita amorosa del mondo antico e quella nostra, risiede<br />

nel fatto che l’antichità esaltava la pulsione, noi invece esaltiamo il suo oggetto. Gli antichi<br />

privilegiavano la pulsione ed erano <strong>di</strong>sposti a nobilitare con essa anche un oggetto<br />

inferiore, mentre noi stimiamo poco l’attività pulsionale <strong>di</strong> per sé e la giustifichiamo soltanto<br />

per le qualità eminenti dell’oggetto”. Così scrive Sigmund Freud nelle sue riflessioni<br />

sulla vita sessuale, cogliendo la rilevanza della pulsione in sé e per sé, cogliendo il<br />

valore dell’energia autonoma che muove la sessualità. Non accade <strong>di</strong>versamente per le<br />

arti: le invenzioni musicali degli ultimi decenni in Italia e nel mondo vengono spesso<br />

asservite come veicolo strumentale per smistare informazioni, fatti, acca<strong>di</strong>menti timbrati<br />

sul nascere dalla certezza della scadenza cronachistica. La lingua italiana, in particolare,<br />

inquinata da ogni imborghesimento, asse<strong>di</strong>ata inesorabilmente da proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>namici<br />

che la trattano al ribasso, somiglia alle pseudo-architetture che progettano case popolari,<br />

dove l’appartamento finisce per essere perimetro in cui ci si ripara e non più luogo<br />

in cui si abita la vita stessa. Di fronte all’avanzata cancerogena <strong>di</strong> strategie mercantili che<br />

abbassano quoti<strong>di</strong>anamente il valore dell’arte al pubblico, si fa sempre più rara l’attivazione<br />

<strong>di</strong> quello spirito <strong>di</strong> finezza che amava innalzare la persona al valore dell’arte. Ed è<br />

appunto in questo panorama che nell’incontro rinnovato con un classico della musica italiana<br />

le persone ritrovano quello straor<strong>di</strong>nario corto circuito dal quale nasce la scintilla <strong>di</strong><br />

una sorprendente modernità. Non è moderno ciò che a noi è più vicino. È moderno ciò<br />

che a noi è più dentro; per sfiorare la retorica è moderno ciò che è in noi nel profondo.<br />

Non è moderna una partitura scritta oggi per parlarci dell’oggi. È moderna una partitura<br />

scritta duecento anni fa e in grado <strong>di</strong> parlarci per sempre. Nelle sue Lezioni Americane<br />

Italo Calvino sostiene che è un classico quell’opera che concepita in un tempo lontano è<br />

in grado <strong>di</strong> comunicare ancora con noi riassorbendo il rumore <strong>di</strong> fondo della modernità.<br />

Eccoci, allora, nell’aprire il sipario sulla Parigi del 1848 troviamo un Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />

inquieto e pigro, agitato da forze interiori contrad<strong>di</strong>ttorie mentre assiste in Francia alla<br />

caduta della monarchia e alla proclamazione della Repubblica. Da tutta Europa arrivavano<br />

raffiche <strong>di</strong> maestrale che annunciano l’insurrezione <strong>di</strong> Vienna, l’allontanamento <strong>di</strong><br />

Metternich, la proclamazione <strong>di</strong> Venezia a repubblica in<strong>di</strong>pendente, le cinque giornate <strong>di</strong><br />

Milano combattute contro i soldati del generale Radetzky, le agitazioni romane contro lo<br />

Stato Pontificio e il brivido rivoluzionario che attraversa la spina dorsale del regno delle<br />

Due Sicilie. Insorge anche l’animo <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Con il sangue caldo dei suoi trentacinque anni<br />

il genio <strong>di</strong> Busseto prende carta e penna e scrive a Ricor<strong>di</strong>: ”Sento gran<strong>di</strong> notizie da<br />

Milano ma nulla <strong>di</strong> certo, nissuno ha lettere <strong>di</strong>rettamente (...) sono nella più grande<br />

inquietu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong>spiaciutissimo <strong>di</strong> trovarmi qui”.<br />

Nell’anno che aveva preceduto gli sconvolgimenti politici Ver<strong>di</strong> aveva incassato il fuoco<br />

<strong>di</strong> fila <strong>di</strong> appelli accorati che arrivavano dall’Italia. Gli amici, gli estimatori, i poeti, ammiravano<br />

in lui il genio che aveva donato al mondo la musica <strong>di</strong> Macbeth, ma gli rammentavano<br />

che egli era unanimemente considerato il vate del risorgimento nazionale. In particolare<br />

Giuseppe Giusti, in una missiva del 19 marzo 1847: ”(…) ma se cre<strong>di</strong> a uno che<br />

95


96<br />

vuol bene all’arte e a te, non ti togliere <strong>di</strong> esprimere colle tue note quella dolce mestizia<br />

nella quale hai <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> potere tanto. Tu sai che la corda del dolore è quella che<br />

trova maggior risonanza nell’animo nostro, ma il suo dolore assume carattere <strong>di</strong>verso a<br />

seconda dell’indole e dello stato <strong>di</strong> questa nazione o <strong>di</strong> quella. La specie <strong>di</strong> dolore che<br />

occupa ora gli animi <strong>di</strong> noi italiani, è il dolore <strong>di</strong> una gente che si sente bisognosa <strong>di</strong><br />

destini migliori; è il dolore <strong>di</strong> chi è caduto e desidera rialzarsi; il dolore <strong>di</strong> chi si pente, e<br />

aspetta e vuole la sua rigenerazione. Accompagna, Ver<strong>di</strong> mio, colle tue nobili armonie<br />

questo dolore alto e solenne, fa <strong>di</strong> nutrirlo, <strong>di</strong> fortificarlo, d’in<strong>di</strong>rizzarlo al suo scopo. La<br />

musica è favella intesa da tutti, e non v’è affetto grande, che la musica non valga a produrre.<br />

Il fantastico è cosa che può provare l’ingegno; il vero prova l’ingegno e l’animo”.<br />

In questa lettera si rivela la pulsione collettiva degli italiani: il dolore. Ora, al dolore, per<br />

esprimersi serviva un soggetto, una storia, un avvenimento. Dalla fittissima corrispondenza<br />

tra Ver<strong>di</strong> e Salvatore Cammarano sboccia l’idea <strong>di</strong> mettere in musica La battaglia <strong>di</strong><br />

<strong>Legnano</strong>. È un acca<strong>di</strong>mento lontano nel tempo in cui deflagrarono i primissimi segni <strong>di</strong><br />

unità tra i comuni lombar<strong>di</strong> per far fronte all’idea imperialistica <strong>di</strong> un nemico comune:<br />

Federico Barbarossa. L’evento sanguinario del 1176 è remoto quanto basta per eludere<br />

il morso della censura, ma il nucleo centrale della battaglia è attualissimo: l’in<strong>di</strong>pendenza<br />

e più ancora la <strong>di</strong>fesa della propria identità. Ver<strong>di</strong> ha finalmente deciso e il suo ardore<br />

deborda inequivocabilmente dalle parole inviate a Francesco Maria Piave: ”Caro<br />

Amico, figurati se io voleva restare a Parigi sentendo una rivoluzione a Milano. Sono <strong>di</strong><br />

là partito imme<strong>di</strong>atamente sentita la notizia, ma io non ho potuto vedere che queste stupende<br />

barricate. Onore a questi pro<strong>di</strong>! Onore a tutta l’Italia che in questo momento è<br />

veramente grande! L’ora è suonata, siine pur persuaso, della sua liberazione. È il popolo<br />

che lo vuole: e quando il popolo vuole non avvi potere assoluto che le possa resistere.<br />

Potranno fare, potranno <strong>di</strong>re ma non riusciranno a defraudare i <strong>di</strong>ritti del popolo. Si, si,<br />

ancora pochi anni, forse pochi mesi e l’Italia sarà libera, una, repubblicana”.<br />

Nelle nostre congiunture contemporanee i concetti <strong>di</strong> globalizzazione e identità dei<br />

popoli si inseguono e scontrano con i fantasmi <strong>di</strong> particolarismi e territorialità. Ma che<br />

cos’è l’identità nazionale <strong>di</strong> un popolo? È il racconto che quel popolo stesso può fare<br />

della sua formazione, dei suoi <strong>di</strong>fetti, dei suoi pregi, dei suoi giorni infelici e <strong>di</strong> quelli felici.<br />

È il racconto che quel popolo può fare intorno ai sacrifici <strong>di</strong> chi ha creduto. Chi o cosa<br />

da vita al racconto che fissa in mille istantanee la storia <strong>di</strong> un popolo? Gli artisti e l’arte,<br />

gli scienziati, i pensatori, i filosofi. È tra le loro opere che si rinviene la lunga vitalissima<br />

pellicola che proietta la memoria. Nei quadri <strong>di</strong> Raffaello e <strong>di</strong> Giorgione, <strong>di</strong> Giudo Reni<br />

e Antonello da Messina, nelle sculture <strong>di</strong> Michelangelo e Donatello, nei versi <strong>di</strong> Dante e<br />

Montale, nelle riflessioni <strong>di</strong> Machiavelli e Vico, nelle note <strong>di</strong> Pergolesi, Cimarosa,<br />

Paisiello, Puccini, Rossini e Ver<strong>di</strong> appunto c’è la modernità che parla al sempre, c’è il classico<br />

inteso nella sua forma più <strong>di</strong>rompente. Dinanzi ai drammi internazionali <strong>di</strong> popoli<br />

aggre<strong>di</strong>ti in ogni angolo del mondo c’è ancora tutta intera la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un Barbarossa<br />

che trama per l’annientamento delle identità.<br />

A contatto con la battaglia ver<strong>di</strong>ana siamo subito travolti dall’adrenalinico amore per la<br />

patria, concetto che con arte sopraffina e dolorosa è stato derubricato al rango <strong>di</strong> molle<br />

fantasia retorica. Il classico <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> e Cammarano è opera che non parla all’ieri, all’oggi,


al domani, è opera che parla al sempre. <strong>Legnano</strong> è pertanto un para<strong>di</strong>gma dei popoli<br />

che <strong>di</strong>fendono il proprio patrimonio storico, fino al punto <strong>di</strong> specchiarsi nel famigerato<br />

inno <strong>di</strong> Goffredo Mameli, che nei suoi versi <strong>di</strong>ce:” Dall’Alpe a Sicilia dovunque è<br />

<strong>Legnano</strong>”. Ecco, dunque, dove lo straniero, l’imperialismo, la strategia <strong>di</strong> globalizzazione<br />

economica incontra l’orgoglio <strong>di</strong> un popolo, li è <strong>Legnano</strong>. È così che rifuggendo da<br />

quella doppia tentazione che spesso spinge l’ispirazione registica verso il manierismo<br />

della pretesa filologica o verso il manierismo del tra<strong>di</strong>mento attualizzante, la messinscena<br />

<strong>di</strong> questa battaglia ricerca la sua ragione <strong>di</strong> essere nella sospensione del sempre. Né<br />

l’ottica del crociatismo e delle armature, né il falso stupore <strong>di</strong> un qualche quoti<strong>di</strong>anistico<br />

popolo bombardato. L’opera si svolge nel grande deposito <strong>di</strong> un ideale museo dell’arte<br />

in Italia. Le luci delineano lo spazio <strong>di</strong> un magazzino-rimessaggio in cui sono segregati<br />

capolavori artistici negati agli occhi del mondo. Una metafora sulla bassa considerazione<br />

che da decenni comprime lo sviluppo creativo nel nostro Paese, ma anche un’in<strong>di</strong>cazione<br />

realistica rispetto ad una nazione che nell’ultimo cinquantennio ha sistematicamente<br />

negato le sue risorse più straor<strong>di</strong>narie danneggiandosi masochisticamente sul piano<br />

etico e su quello economico. Non è un segreto per nessuno che nei sotterranei della<br />

Galleria degli Uffizi giacciono duemilacinquecento capolavori invisibili. Opere come il<br />

Concerto Campestre del Guercino o come la Venere e Cupido <strong>di</strong> Tiziano fino a<br />

un’Adorazione dei Magi <strong>di</strong> Botticelli e ad una Fanciulla con Scettro <strong>di</strong> Giovanni Martinelli.<br />

Non è un segreto per nessuno che pur vantando l’Italia un patrimonio musicale che fa<br />

impalli<strong>di</strong>re il mondo e pur essendo il melodramma la ragione principale per cui uno straniero<br />

decide <strong>di</strong> imparare la lingua italiana, nelle nostre scuole <strong>di</strong> stato lo stu<strong>di</strong>o della<br />

musica è del tutto oscurato o declassato a momento <strong>di</strong> pura evasione.<br />

La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> è allora la battaglia per la <strong>di</strong>fesa dell’identità culturale dei popoli.<br />

In un gioco <strong>di</strong> specchi le tele che raccontano i registri sentimentali e patriottici del lavoro<br />

<strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> vanno da Leonardo a Delacroix, da Velazquez a Caravaggio, da Hayez a<br />

Cellini, fino alla contemporaneità classica <strong>di</strong> Mimmo Pala<strong>di</strong>no e Matthew Spender. La<br />

ricostruzione <strong>di</strong> Milano, con cui il libretto prende l’avvio si trasfigura nell’inizio <strong>di</strong> una gioiosa<br />

operazione <strong>di</strong> restauro, mentre in filigrana le opere dei gran<strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> altre nazioni<br />

testimoniano l’amore per la propria identità culturale e il rispetto <strong>di</strong> quelle altrui. La battaglia<br />

<strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> rintraccia nello straniero invasore la mortificante febbre mercantilistica<br />

che minaccia le minoranze del mondo innalzando la ban<strong>di</strong>era della volgarità sotto le<br />

mentite spoglie del facile accesso all’arte. Nella sua Recherche, parlando <strong>di</strong> sua nonna,<br />

Marcel Proust ci <strong>di</strong>ce che: ”Ella non si sarebbe mai rassegnata a comprare qualcosa da<br />

cui non si potesse trarre un profitto intellettuale, in particolare quello che ci procurano le<br />

cose belle insegnandoci a cercare il nostro piacere lontano dalle sod<strong>di</strong>sfazioni del benessere<br />

e delle vanità. Persino quando doveva fare a qualcuno un regalo cosidetto utile,<br />

quando doveva regalare una poltrona, delle posate, un bastone li cercava “vecchi”,<br />

come se cancellato ormai dalla lunga desuetu<strong>di</strong>ne il loro carattere utilitario, apparissero<br />

<strong>di</strong>sposti a raccontarci la vita <strong>di</strong> uomini <strong>di</strong> altri tempi più che a sod<strong>di</strong>sfare i bisogni della<br />

nostra. La nonna cercava <strong>di</strong> giocare d’astuzia e , se non <strong>di</strong> eliminare del tutto la banalità<br />

commerciale, almeno <strong>di</strong> ridurla, sostituendola il più possibile con altra arte, inserendo per<br />

così <strong>di</strong>re svariati spessori d’arte: invece delle fotografie della cattedrale <strong>di</strong> Chartres, dei<br />

giochi d’acqua <strong>di</strong> Saint Claude o del Vesuvio, si informava da Swann se qualche grande<br />

pittore li avesse effigiati e preferiva regalarmi le fotografie della cattedrale <strong>di</strong> Chartres<br />

97


98<br />

<strong>di</strong>pinta da Corot, o dei giochi d’acqua <strong>di</strong> Saint Claude <strong>di</strong>pinti da Hubert Robert, del<br />

Vesuvio <strong>di</strong>pinto da Turner, il che rappresentava un grado d’arte in più. Ma il fotografo,<br />

escluso dalla rappresentazione del capolavoro o della natura e sostituito con un grande<br />

artista, riacquistava i suoi <strong>di</strong>ritti nel riprodurre quell’interpretazione. Di fronte all’imminente<br />

scadenza della volgarità, la nonna tentava <strong>di</strong> rimandarle ancora”. Ecco le parole <strong>di</strong><br />

Proust, ecco la battaglia contro la volgarità già aperta da un pezzo. La volgarità invade<br />

come un Barbarossa che rade al suolo, che minaccia le intelligenze, che alza la voce e le<br />

spade per annientare quell’energia misteriosa che sostiene il presente: l’arte <strong>di</strong> ricordare.<br />

La nonna <strong>di</strong> Proust tentava <strong>di</strong> rinviare la volgarità. Ma questo accadeva un secolo fa.<br />

Ora la volgarità è uno scirocco persistente, un anestetico che nasconde cause ed effetti.<br />

Con l’aiuto degli occhi leali e fiammeggianti <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> speriamo insieme, noi e voi, <strong>di</strong> ricacciarla<br />

in<strong>di</strong>etro per quel tempo <strong>di</strong> pochi momenti che talvolta possono cambiare una vita.<br />

Ruggero Cappuccio


UNA BATTAGLIA INFUOCATA<br />

IN SCENA PER CELEBRAZIONI<br />

Si è fatto un così gran parlare (talora a vanvera) <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> in rapporto al Risorgimento che<br />

quasi si è finito per trascurare l’esistenza della sua unica opera che giustamente può<br />

riven<strong>di</strong>care la qualifica <strong>di</strong> “risorgimentale”: La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>, che il Teatro<br />

dell’Opera per la seconda volta ospita nei suoi centotrenta anni <strong>di</strong> vita. Singolare destino<br />

per un’opera accolta trionfalmente al suo apparire – il 27 gennaio 1849 al Teatro<br />

Argentina, in concomitanza con la breve ma esaltante vicenda della Repubblica Romana<br />

– e poi, passata la sbornia dettata dall’entusiasmo collettivo, subito accantonata fra le<br />

cose ritenute meno felici <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. «Opera <strong>di</strong> stretta attualità, intimamente sposata alla<br />

politica», osservava Gino Monal<strong>di</strong>, «la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> non poteva vantare e non<br />

vantò mai il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> far parte del repertorio teatrale. La vita <strong>di</strong> quest’opera ebbe infatti<br />

principio e fine con la rivoluzione del 1849. Quella breve vita però si svolse e si consumò<br />

in mezzo a tutto un incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> delirio popolare». 1<br />

Decisivo, ai fini del successo fu il contributo offerto dalla compagnia <strong>di</strong> canto. Emerse,<br />

nella parte <strong>di</strong> Lida, Teresa De Giuli Borsi, che non c’è dubbio occupasse allora un posto<br />

<strong>di</strong> primissimo piano, meritatamente guadagnato grazie a una voce robusta sonora ed<br />

estesa, a un’emissione facile e duttile, a un vigore d’accento e a una plasticità dì fraseggio<br />

non comuni. Ciò da un lato le consentiva <strong>di</strong> superare brillantemente le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

certo repertorio belliniano-donizettiano, più tar<strong>di</strong> destinato a <strong>di</strong>ventare riserva esclusiva<br />

delle cosiddette “colorature”; dall’altro però la spingeva a misurarsi spesso nel repertorio<br />

ver<strong>di</strong>ano, spaziando con facilità da Rigoletto a Macbeth e imponendosi come uno dei<br />

primi e più significativi soprani drammatici <strong>di</strong> agilità. È cioè una cantante da porre accanto<br />

alla Loewe e alla Barbieri Nini, alla Bendazzi e alla Stolz, nella definizione dei tratti<br />

essenziali che caratterizzano la lunga e complessa parabola del soprano ver<strong>di</strong>ano.<br />

Il terzetto vocale <strong>di</strong> quella storica <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> annoverava pure il baritono romano<br />

Filippo Colini (per il quale Ver<strong>di</strong> aveva già scrìtto la parte del padre <strong>di</strong> Giovanna e l’anno<br />

seguente scriverà ancora quella <strong>di</strong> Stankar nello Stiffelio) e soprattutto il pavese<br />

Gaetano Fraschini, carissimo a Ver<strong>di</strong> che in lui ebbe forse il suo maggiore tenore. Certo<br />

è – appren<strong>di</strong>amo dal resoconto del giornale Pallade – che lo squillantissimo Fraschini,<br />

«l’unico dei tre artisti nuovo per noi, <strong>di</strong> un’avvenente figura, con una voce estesissima,<br />

sonora, nella sua cavatina d’introduzione, nel duetto con la De Giuli, nell’altro dell’atto<br />

secondo con Colini, nel terzetto del terz’atto e soprattutto nella scena finale, che termina<br />

con la frase: Chi muore per la patria - Alma sì rea non ha, rapisce gli spettatori».<br />

1 A <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> questo delirio trionfalistico (l’ultimo atto venne regolarmente ripetuto a ognuna delle recite,<br />

che si svolsero dal 27 gennaio al 20 febbraio, data della chiusura anticipata del Teatro Argentina) narra il Rinal<strong>di</strong>,<br />

desumendolo dal giornale «Pallade», un clamoroso episo<strong>di</strong>o poi ripreso da Tintori. La sera del 4 febbraio alla<br />

fine del terzo atto, quando Arrigo si getta dal balcone per correre alla battaglia, un ufficiale che si trovava in un<br />

palchetto, colto evidentemente da un irrefrenabile desiderio <strong>di</strong> imitazione, urlando come un ossesso, scaglia<br />

sulla scena una daga, il cappotto, le spalline, poi una ad una le seggiole del palchetto, e alla fine fa il gesto <strong>di</strong><br />

lanciarsi lui stesso, ma viene provvidenzilamnte fermato dai poliziotti subito accorsi alle grida del pubblico.<br />

101


102<br />

Le cronache musicali romane (e non solo romane) confermano che le calorose accoglienze<br />

ottenute dalla <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> furono essenzialmente dovute alla bravura degli<br />

interpreti e al momento particolare in cui essa era stata concepita e rappresentata. Una<br />

volta archiviate le circostanze eccezionali della sua affermazione iniziale, l’opera infatti<br />

scomparve dai palcoscenici romani. Per trovarne una ripresa in città, sia pure in un’e<strong>di</strong>zione<br />

estremamente modesta, bisognò attendere fino al marzo 1871, quando la <strong>Battaglia</strong><br />

– guarda caso a pochi mesi dalla raggiunta Unità d’Italia, ovvero in una circostanza che<br />

sa <strong>di</strong> retorica celebrativa – fu rappresentata al Teatro Valle. 2<br />

Senza dubbio migliore è la successiva e<strong>di</strong>zione, che va in scena nel maggio 1874 al<br />

Politeama Romano, da poco aperto all’opera lirica. Dirige il maggiore (ma non il più<br />

famoso) dei fratelli Mancinelli, Marino. Il terzetto degli interpreti principali, complessivamente<br />

decorosi, comprendeva il soprano Clementina Nöel Gui<strong>di</strong> e il tenore Ercole<br />

Ronconi, ma puntava soprattutto sul baritono «tenoreggiante» (così lo definisce il<br />

d’Arcais) Massimo Ciapini, già unico punto <strong>di</strong> forza della sfortunata e<strong>di</strong>zione del Valle,<br />

che oggi mi torna alla mente nel ricordo affettuoso che <strong>di</strong> lui serbava la nipote Nora Ricci.<br />

Al <strong>di</strong> là delle giustificate riserve sull’esecuzione, fu tuttavia l’opera in sé a incontrare il più<br />

fiero ostracismo della critica e lo scarso consenso del pubblico. Se ne fece significativo<br />

interprete Francesco d’Arcais, autorevole critico de «L’Opinione» e tutt’altro che ostile a<br />

Ver<strong>di</strong>. Per lui la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> era «una quarantottata», inconsueta quanto pungente<br />

espressione nella quale sta tutto il succo <strong>di</strong> un ampio giu<strong>di</strong>zio sostanzialmente<br />

negativo che non risparmia nulla e nessuno. 3<br />

La verità è che La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> è soprattutto un’opera celebrativa, e la sua perio<strong>di</strong>ca<br />

comparsa è quasi sempre avvenuta in coincidenza con il ricordo <strong>di</strong> particolari avvenimenti<br />

<strong>di</strong> natura politica, o più genericamente patriottica. Tale, ad esempio, è il caso<br />

della ripresa scaligera del 19 gennaio 1916. Siamo cioè in piena guerra mon<strong>di</strong>ale e il<br />

nostro fronte interno, che comincia a denunciare preoccupanti scricchiolii, ha urgente bisogno<br />

<strong>di</strong> qualche iniezione <strong>di</strong> fiducia. Rispolverare la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> può dunque servire<br />

allo scopo. Soprattutto quando ad accrescere il particolare significato patriottico della<br />

manifestazione provvede Gabriele D’Annunzio, recitando, prima della rappresentazione,<br />

due preghiere (Per i combattenti e Per i citta<strong>di</strong>ni) appositamente composte, che suscitano<br />

commozione ed entusiasmo nella folla strabocchevole. L’entusiasmo coinvolge anche<br />

l’opera che si avvale <strong>di</strong> una compagnia davvero <strong>di</strong> prim’or<strong>di</strong>ne, nonostante la giovane età<br />

dei suoi principali componenti (la 23enne Rosa Raisa, il 31enne Giulio Crimi, il 33enne<br />

Giuseppe Danise), sotto la bacchetta competente e appassionata <strong>di</strong> Gino Marinuzzi. 4<br />

2 Sono debitore <strong>di</strong> questo e altri preziosissimi dati alla squisita cortesia del compianto avv. Francesco Mesiano, il<br />

quale, con pazienza certosina e minuziosa cura del dettaglio, ha ricostruito, dalle cronache dei quoti<strong>di</strong>ani romani;<br />

un secolo <strong>di</strong> storia operistica capitolina.<br />

3 Vale la pena <strong>di</strong> leggere la recensione <strong>di</strong> d’Arcais, anche per coglierne taluni particolari aspetti legati all’esecuzione,<br />

come ad esempio il fatto che già nel 1874 qualcuno lamentasse la scarsità <strong>di</strong> «artisti eccezionali» in<strong>di</strong>spensabili<br />

per un’opera come la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> la quale, come del resto altre opere del primo Ver<strong>di</strong>, «richiede<br />

sforzi <strong>di</strong> voce che pochi cantanti sono in grado <strong>di</strong> fare».<br />

4 Il notevole successo ottenuto dalla <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> alla Scala ne suggerisce l’esportazione, per chiari motivi<br />

propagan<strong>di</strong>stici, in Sud America, dove esistono forti comunità italiane. Tra maggio e settembre <strong>di</strong> quel medesimo<br />

1916 l’opera ver<strong>di</strong>ana viene infatti rappresentata al Colón <strong>di</strong> Buenos Aires e al Municipal <strong>di</strong> São Paulo. La bacchetta<br />

passa da Marinuzzi a Giuseppe Baroni, mentre degl’interpreti principali restano Crimi e la Raisa, cui si aggiunge,<br />

in sostituzione <strong>di</strong> Danise, il 28enne baritono Giacomo Rimini, destinato a sposare la cantante polacca.


Contemporaneamente alla Scala l’opera viene ripresa anche al Politeama Fiorentino. Il 14<br />

ottobre 1916, sulla scia del successo milanese, la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> ritorna a Roma,<br />

ben quarantadue anni dopo l’ultima comparsa, ancora una volta in un teatro minore (il<br />

Nazionale) e con un cast <strong>di</strong> secondo piano. Per l’occasione l’autorevole critico Alberto<br />

Gasco non può fare a meno <strong>di</strong> rilevare «l’importanza <strong>di</strong> questa rappresentazione», sottolineando<br />

come «il vecchio melodramma ver<strong>di</strong>ano, tutto vibrante <strong>di</strong> patriottismo sincero,<br />

per lunghissimi anni sepolto negli archivi, costituisca un lieto avvenimento teatrale». Che<br />

però, una volta accantonata la contingente motivazione patriottica che ne aveva sollecitato<br />

la riproposta, lascia davvero il tempo che trova. E dal 1916 a oggi non si può certo <strong>di</strong>re<br />

che <strong>di</strong> tempo, in Italia e all’estero, la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> ne abbia trovato molto.<br />

Passano infatti trentadue anni prima <strong>di</strong> assistere a una ripresa della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>,<br />

questa volta motivata dal centenario della prima Guerra d’In<strong>di</strong>pendenza. Si tratta non già<br />

<strong>di</strong> una rappresentazione in teatro, bensì, il 22 luglio 1948, <strong>di</strong> un’esecuzione in forma <strong>di</strong><br />

concerto a cura della RAI. Sarà la prima <strong>di</strong> tre successive e<strong>di</strong>zioni – tutte ra<strong>di</strong>ofoniche, tutte<br />

celebrative e tutte <strong>di</strong>rette Fernando Previtali 5 – nel volgere <strong>di</strong> soli tre anni.<br />

La seconda, del 19 giugno 1949, è legata al centenario della nascita dell’opera; infine<br />

la terza, del 13 marzo 1951, è inserita nell’ambito delle celebrazioni del Cinquantenario<br />

ver<strong>di</strong>ano.<br />

Finalmente il 17 e il 19 ottobre <strong>di</strong> quel medesimo 1951 la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> ricompare<br />

anche sulla scena <strong>di</strong> un teatro, il più ovvio – il Regio <strong>di</strong> Parma, 6 delle cui celebrazioni<br />

ver<strong>di</strong>ane costituiva, accanto a Ernani, Don Carlo e Falstaff, il cosiddetto fiore all’occhiello.<br />

Nel 1959 l’ennesima occasione celebrativa (il centenario della seconda Guerra<br />

d’In<strong>di</strong>pendenza) riporta l’opera alla Pergola <strong>di</strong> Firenze (10 maggio), cui segue, il 26<br />

<strong>di</strong>cembre, l’esor<strong>di</strong>o alla Fenice (e, presumibilmente, ad<strong>di</strong>rittura a Venezia!). L’imminente<br />

ricorrenza del centenario dell’Unità d’Italia offre un’ulteriore opportunità <strong>di</strong> ripresa della<br />

<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>, il che avviene, solennemente, alla Scala con lo spettacolo inaugurale<br />

della stagione 1961-62, tosto seguito, nel <strong>di</strong>cembre 1963 (150° della nascita <strong>di</strong><br />

Ver<strong>di</strong>), dalla prima rappresentazione a Trieste.<br />

Chiusa in tal modo, almeno provvisoriamente, la fase “celebrativa” della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Legnano</strong>, se ne apre un’altra <strong>di</strong> più normale approccio musicologico volta a rivalutare<br />

quest’opera nell’ambito della produzione ver<strong>di</strong>ana. Abbiamo così, nel <strong>di</strong>cembre 1969 la<br />

ripresa al Teatro Nuovo <strong>di</strong> Torino (nell’ambito della stagione dell’Ente Regio), nel <strong>di</strong>cembre<br />

1973 un’esecuzione in forma concertistica dovuta alla RAI, e infine, nel <strong>di</strong>cembre<br />

1983, dopo quasi settant’anni, il ritorno sulle scene romane al Teatro dell’Opera. 7 Nessun<br />

5 Unico è anche il soprano delle tre e<strong>di</strong>zioni, la canigliana Caterina Mancini, <strong>di</strong> volta in volta affiancata dai tenori<br />

Jorma Huttunen, Africo Baldelli, Amedeo Ber<strong>di</strong>ni e dai baritoni Mario Borriello, Giuseppe Taddei, Rolando<br />

Panerai.<br />

6 L’opera vi mancava da quasi un secolo, essendo stata rappresentata, per la prima e unica volta, nel gennaio 1860<br />

(tre recite soltanto), manco a <strong>di</strong>rlo in pieno clima nettamente risorgimentale determinato dall’annessione del<br />

Ducato <strong>di</strong> Parma e Piacenza al costituendo Regno d’Italia.<br />

7 Va però sottolineata, nell’autunno del 1981, la coraggiosa iniziativa presa dai promotori del Concorso «Mattia<br />

Battistini», i quali, con un cast <strong>di</strong> giovani affidati all’entusiasmo del maestro Maurizio Rinal<strong>di</strong>, appassionato stu<strong>di</strong>oso<br />

del “primo Ver<strong>di</strong>”, portano la <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> in tournée nella provincia italiana, toccando successivamente<br />

le città <strong>di</strong> San Remo (2 recite), Viterbo, Rieti, Sulmona, Mantova (2), Como (2) e Novara (con l’aggiunta<br />

<strong>di</strong> un’esecuzione in forma concertistica al Teatro Eliseo <strong>di</strong> Roma).<br />

103


104<br />

clangore trionfalistico, però, ma tranquilla routine celebrativa intelligemente governata in<br />

chiave registica da Pier Luigi Pizzi: sul po<strong>di</strong>o c’è Gabriele Ferro, mentre il terzetto dei<br />

principali interpreti è composto da Mara Zampieri, Nunzio To<strong>di</strong>sco e Lajos Miller, con<br />

l’aggiunta significativa del Barbarossa <strong>di</strong> Maurizio Mazzieri.<br />

Se<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> silenzio assoluto, poi si verifica una nuova fiammata celebrativa. Il 150°<br />

anniversario dell’opera chiama infatti in causa, fra il gennaio e il marzo 1999, le città emiliane<br />

<strong>di</strong> Piacenza, Parma e Modena. Il Centenario ver<strong>di</strong>ano (2001), dopo una sosta significativa<br />

alla Royal Festival Hall <strong>di</strong> Londra (esecuzione in forma <strong>di</strong> concerto, che registra<br />

l’esor<strong>di</strong>o come Arrigo <strong>di</strong> Placido Domingo), fa sì che l’opera ver<strong>di</strong>ana più patriottica<br />

appro<strong>di</strong> per la prima volta a Catania. L’o<strong>di</strong>erna e<strong>di</strong>zione romana avrà un seguito? Per<br />

poterlo affermare con certezza aspettiamo ora il bicentenario ver<strong>di</strong>ano del 2013.<br />

Giorgio Gualerzi


LA BATTAGLIA DI LEGNANO<br />

AL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA<br />

TEATRO DELL’OPERA<br />

9 <strong>di</strong>cembre 1983<br />

(sei recite)<br />

Direttore d’orchestra Gabriele Ferro<br />

Regia, Scene e Costumi Pier Luigi Pizzi<br />

Maestro del Coro Gianni Lazzari<br />

Interpreti: Maurizio Mazzieri (Federico Barbarossa), Giovanni Cusmeroli (I Console <strong>di</strong><br />

Milano), Franco Pugliese (II Console <strong>di</strong> Milano), Mario Machì (Il Podestà <strong>di</strong> Como), Lajos<br />

Miller (Rolando), Mara Zampieri (Lida), Nunzio To<strong>di</strong>sco (Arrigo), Giovanni De Angelis<br />

(Marcovaldo), Maria Gabriella Onesti (Imelda), Roberto Mazzetti (un araldo).<br />

a cura <strong>di</strong> Alessandra Malusar<strong>di</strong><br />

105


108<br />

DISCOGRAFIA<br />

Popolarissima in pochi giorni sulla ribalta teatrale d’allora sin dal successo trionfale della<br />

prima rappresentazione all’Argentina <strong>di</strong> Roma, La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> è tutta un inno alla<br />

patria d’un compositore “con l’elmo in testa”. Al riguardo però l’attenzione dell’industria<br />

<strong>di</strong>scografica prende l’avvio soltanto nel 1951 e si precisa nell’àmbito della programmazione<br />

della RAI, connessa con le celebrazioni del cinquantenario della scomparsa <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Ver<strong>di</strong>. Firma quell’esecuzione, realizzata “in stu<strong>di</strong>o” con coro e orchestra <strong>di</strong> Roma della RAI,<br />

trasmessa il 13 marzo 1951, Fernando Previtali con una concertazione piuttosto grezza: a riascoltare,<br />

al giorno d’oggi, quel <strong>di</strong>segno interpretativo si avverte il prevalere <strong>di</strong> una <strong>di</strong>rezione<br />

alquanto generica, povera <strong>di</strong> sfumature. La <strong>di</strong>stribuzione annovera la presenza delle voci <strong>di</strong><br />

Gaggi (Barbarossa - Primo Console - Marcoval<strong>di</strong> - Podestà <strong>di</strong> Como), Panerai (Rolando), della<br />

Mancini (Lida), <strong>di</strong> Ber<strong>di</strong>ni (Arrigo), della Limberti (Imelda) nei ruoli principali. Tra questi cantanti,<br />

appaiono assai apprezzabili soltanto le prove <strong>di</strong> Panerai e della Mancini, nonché del<br />

volenteroso Ber<strong>di</strong>ni nel contesto d’una emissione decorosa (Warner Fonit - Mondo Musica -<br />

Premiere Opera).<br />

Un notevole salto <strong>di</strong> qualità caratterizza la successiva registrazione della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong><br />

ripresa “dal vivo” della recita del 10 maggio 1959 al Comunale <strong>di</strong> Firenze con Vittorio Gui<br />

sul po<strong>di</strong>o dei complessi artistici del Maggio Musicale Fiorentino. Spiccatamente nel terzo e<br />

nel quarto atto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Gui risulta tuttora ammirevole. Il cast comprende Washington<br />

(Barbarossa), Frati (Primo Console), Novelli (Secondo Console), Frosini (Podestà <strong>di</strong> Como),<br />

Taddei (Rolando), la Gencer (Lida), Limarilli (Arrigo), Giorgietti (Marcovaldo), la Carossi<br />

(Imelda). In risalto nel ren<strong>di</strong>mento espressivo è la performance della Gencer, molto brava ed<br />

esperta nel definire il profilo patetico del personaggio <strong>di</strong> Lida, specialmente nella gamma<br />

delle sfumature e dei pianissimi. I momenti più convincenti <strong>di</strong> Taddei coincidono con gli<br />

accenti malinconici della parte <strong>di</strong> Rolando e con i morbi<strong>di</strong> fraseggi. Squillante, ricco <strong>di</strong> slancio,<br />

sovente ben timbrato è il canto <strong>di</strong> Limarilli (Myto Records).<br />

Dalla serata inaugurale della stagione del Teatro alla Scala deriva la ripresa “dal vivo” della<br />

<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> condotta da Gianandrea Gavazzeni il 7 <strong>di</strong>cembre 1961 con un’omogenea<br />

compagnia <strong>di</strong> canto in cui figurano, nell’or<strong>di</strong>ne, Stefanoni, Maionica, Ferrin, Zerbini,<br />

Bastianini, la Stella, Corelli, Carbonari, la Cattelani. Gavazzeni in<strong>di</strong>vidua l’essenza <strong>di</strong> quest’opera<br />

in un grande affresco epico, tale da corrispondere all’ideale patriottico del<br />

Risorgimento, in linea con le celebrazioni, nel 1961, del centenario dell’unità d’Italia. E<br />

dalla vibrante realizzazione della sinfonia sino al terzetto finale “Per la salvata Italia” in<br />

primo piano si colloca la concertazione <strong>di</strong> Gavazzeni, assai varia nella <strong>di</strong>namica. In marcato<br />

rilievo la performance <strong>di</strong> Corelli in gran forma, appassionato, veemente negli acuti.<br />

Vibrante e impetuoso risulta Bastianini, fulgido e trasparente è il canto della Stella (Myto<br />

Records - The Early Years - Opera d’Oro - Premiere Opera - Opera Depot - Celestial Au<strong>di</strong>o<br />

- Omega Opera Archive).<br />

Del 1963 è un’altra ripresa “dal vivo”, quella condotta al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste da Francesco<br />

Molinari Pradelli: un apprezzabile esito artistico, anche per la significativa presenza nella<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> una eccellente Gencer come Lida (Gala - Myto Records - Premiere Opera -<br />

House of Opera). Pure “dal vivo” dell’esecuzione ra<strong>di</strong>ofonica con i complessi artistici <strong>di</strong>


Milano della RAI è l’emissione <strong>di</strong>retta da Maurizio Rinal<strong>di</strong> e trasmessa il 18 <strong>di</strong>cembre 1973:<br />

tra i protagonisti <strong>di</strong> canto si ricordano Sereni come Rolando, la Orlan<strong>di</strong> Malaspina come Lida,<br />

Cecchele come Arrigo in una resa espressiva d’insieme ben amalgamata (The Opera Lovers).<br />

All’antitesi delle ripresa “dal vivo” <strong>di</strong> rappresentazioni, non <strong>di</strong> rado segnate da qualche<br />

taglio e da sonorità non sempre limpide, si staglia l’e<strong>di</strong>zione della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> incisa<br />

nel 1977 “in stu<strong>di</strong>o” a Vienna con il coro e l’orchestra della Ra<strong>di</strong>o Austriaca sotto la <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>di</strong> Lamberto Gardelli. E si caratterizza per una ragione senz’altro importante, quella <strong>di</strong><br />

essere assolutamente integrale. Assieme alla riapertura <strong>di</strong> qualsiasi taglio, Gardelli mette a<br />

fuoco molti particolari armonici e coloristici della partitura, privilegiando la lettura analitica<br />

rispetto alla visione d’insieme, alla sua unitarietà. Nella compagnia <strong>di</strong> canto si fanno onore,<br />

accanto a Carreras (Arrigo), la Ricciarelli come Lida per il nobile smalto vocale e Manuguerra<br />

come Rolando <strong>di</strong>gnitose e spontaneo (Philips).<br />

Di nuovo “dal vivo” nella traiettoria delle incisioni <strong>di</strong>scografiche è la ripresa della <strong>Battaglia</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> condotta al Teatro dell’Opera da Gabriele Ferro nella recita del 17 <strong>di</strong>cembre<br />

1983. Figurano nel cast Mazzieri (Barbarossa), Gusmeroli (Primo Console), Pugliese (Secondo<br />

Console), Mahì (Podestà <strong>di</strong> Como), Miller (Rolando), la Zampieri (Lida), To<strong>di</strong>sco (Arrigo), De<br />

Angelis (Marcovaldo), la Onesti (Imelda). Nel complesso l’esito artistico è <strong>di</strong> buon livello<br />

(House of Opera).<br />

Egualmente “dal vivo” sono le esecuzioni in forma <strong>di</strong> concerto, effettuate all’estero, della<br />

<strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> e documentate in <strong>di</strong>sco: come quella <strong>di</strong>retta da Theo Alcantara il 20<br />

settembre 1985 alla Heinz Hall <strong>di</strong> Pittsburgh con Dolter come Rolando, la Anderson come<br />

Lida, Scano come Arrigo (House of Opera); quella firmata da Eve Queler nel gennaio 1987<br />

alla Carnegie Hall <strong>di</strong> New York con Hines (Barbarossa), Manuguerra (Rolando), la Millo (Lida),<br />

Malagnini (Arrigo) tra gli interpreti principali e con il coro e l’orchestra della New York City<br />

Opera (Premiere Opera); quella del 3 luglio 2000 a Londra, Royal Festival Hall, con i complessi<br />

artistici della Royal Opera House Covent Garden sotto la guida <strong>di</strong> Mark Elder con<br />

Anastassov (Barbarossa), Michaels-Moore (Rolando), la Villaroel (Lida), Domingo (Arrigo) tra<br />

i cantanti nei ruoli <strong>di</strong> primo piano (House of Opera - Premiere Opera - Live Opera); quell’altra<br />

<strong>di</strong>retta da Eve Queler il 13 novembre 2001 <strong>di</strong> nuovo alla Carnegie Hall <strong>di</strong> New York con<br />

interpreti come Kowaljov (Barbarossa), Guelfi (Rolando), la Stoyanova (Lida), Casanova<br />

(Arrigo), con il coro e l’orchestra della New York City Opera (Live Opera).<br />

Da ultimo sembra opportuno ricordare che della <strong>Battaglia</strong> <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> sono stati realizzati e<br />

sono <strong>di</strong>sponibili due video. Quello del 1999, con il coro del Regio <strong>di</strong> Parma e del Teatro <strong>di</strong><br />

Piacenza, l’orchestra sinfonica dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini” sotto la <strong>di</strong>rezione<br />

musicale <strong>di</strong> Patrick Fournillier e con la regìa <strong>di</strong> Flavio Ambrosini, annovera nella <strong>di</strong>stribuzione<br />

Giuseppini (Barbarossa), Cauli (Primo Console), Zanellato (Secondo Console), Marani<br />

(Podestà <strong>di</strong> Como), Sérvile (Rolando), la Cedolins (Lida), Cupìdo (Arrigo), Altomare<br />

(Marcoval<strong>di</strong>), la Beretta (Imelda); è il documento della rappresentazione al Teatro Municipale<br />

<strong>di</strong> Piacenza, ha la data del 27 gennaio 1999 (House of Opera - Premiere Opera). L’altro video<br />

riproduce l’allestimento andato in scena nelle recite del mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>di</strong> Nello Santi e<br />

con la regìa <strong>di</strong> Walter Pagliaro: figurano nella compagnia <strong>di</strong> canto Signorini come<br />

Barbarossa, Leoni come Primo Console, Nar<strong>di</strong>nocchi come Secondo Console, Tisi come<br />

Podestà <strong>di</strong> Como, Cebrian come Rolando, la Matos come Lida, Hernandez come Arrigo,<br />

Palmieri come Marcovaldo, la Sofia come Imelda (Bongiovanni). Entrambi i video sono<br />

apprezzabili sotto il profilo artistico e tecnico.<br />

Luigi Bellingar<strong>di</strong><br />

109


Giuseppe Ver<strong>di</strong>, fotografia con de<strong>di</strong>ca autografa, circa 1853-55


GIUSEPPE VERDI<br />

Cronologia della vita e delle opere<br />

1813. Giuseppe Fortunino Francesco Ver<strong>di</strong> nasce il 10 ottobre alle Roncole, una frazione<br />

<strong>di</strong> Busseto nell’allora Ducato <strong>di</strong> Parma. Il padre Carlo gestisce una piccola osteria<br />

con annessa riven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vini e generi alimentari insieme alla moglie Luigia Uttini, filatrice.<br />

L’atto <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, redatto il 12 ottobre, è in francese: Roncole faceva parte del<br />

Dipartimento del Taro, posto sotto il controllo del governo francese in seguito alle vittorie<br />

napoleoniche della campagna d’Italia.<br />

1816. Riceve i primi ru<strong>di</strong>menti musicali da don Pietro Baistrocchi, organista del paese<br />

e maestro elementare. Qualche anno dopo, Ver<strong>di</strong> convince il padre a farsi regalare una<br />

piccola spinetta sulla quale si esercita con tale accanimento da romperne alcuni tasti; l’artigiano<br />

chiamato a ripararla, Stefano Cavalletti, rimane favorevolmente impressionato<br />

dalla <strong>di</strong>sposizione del fanciullo per lo strumento e non vuole essere pagato per il proprio<br />

lavoro. Ver<strong>di</strong> sostituisce sempre più spesso Baistrocchi durante le funzioni religiose.<br />

1823. Alla morte <strong>di</strong> Baistrocchi, Antonio Barezzi, ricco mercante e presidente della<br />

locale Società Filarmonica, convince il riluttante Carlo Ver<strong>di</strong> a mandare il figlio al ginnasio<br />

<strong>di</strong> Busseto per proseguire gli stu<strong>di</strong> musicali con Fer<strong>di</strong>nando Provesi, <strong>di</strong>rettore della<br />

scuola <strong>di</strong> musica, organista e maestro <strong>di</strong> cappella della cattedrale <strong>di</strong> Busseto.<br />

1828. Ver<strong>di</strong> inizia a comporre musica per la Società Filarmonica e per i privati <strong>di</strong><br />

Busseto: brani sinfonici, arie, duetti, concerti, variazioni per strumenti. Il sostegno <strong>di</strong><br />

Barezzi non viene mai meno e nel 1831 Ver<strong>di</strong> si stabilisce in casa sua, dove conosce la<br />

maggiore delle quattro figlie del mercante, Margherita, alla quale impartisce lezioni <strong>di</strong><br />

canto e pianoforte.<br />

1832. Barezzi preme affinché Ver<strong>di</strong> vada a Milano a perfezionare i suoi stu<strong>di</strong>.<br />

All’esame <strong>di</strong> ammissione al Conservatorio Ver<strong>di</strong> è respinto dalla commissione per superati<br />

limiti d’età e per una scorretta impostazione pianistica. Sostenuto anche finanziariamente<br />

da Barezzi, rimane a Milano per stu<strong>di</strong>are con Vincenzo Lavigna, compositore e<br />

<strong>di</strong>rettore d’orchestra alla Scala. Frequenta regolarmente gli spettacoli del Teatro.<br />

1834. Alla morte <strong>di</strong> Pratesi, Ver<strong>di</strong> è richiamato a Busseto da Barezzi per concorrere al<br />

posto <strong>di</strong> organista e maestro <strong>di</strong> musica comunale rimasto vacante. L’incarico viene assegnato<br />

a Giovanni Ferrari, appoggiato dagli ambienti ecclesiastici. Dopo due anni <strong>di</strong> scontri,<br />

la fazione laica guidata da Barezzi riesce comunque a far ottenere a Ver<strong>di</strong> quel posto.<br />

1836. Lascia Milano per stabilirsi a Busseto dove il 4 maggio sposa Margherita<br />

Barezzi. Dirige e compone per la Società Filarmonica e insegna canto, cembalo, organo<br />

e composizione alla scuola <strong>di</strong> musica. Nel marzo 1837 nasce la figlia Virginia, seguita l’anno<br />

dopo da Icilio. È un periodo felice per Ver<strong>di</strong> sebbene egli aspiri a tornare a Milano per<br />

poter seguire la propria vocazione per il teatro. Lavora alla sua prima opera, Rochester,<br />

su libretto <strong>di</strong> Antonio Piazza.<br />

1838. In luglio muore la piccola Virgina; qualche mese dopo Ver<strong>di</strong> si stabilisce con la<br />

moglie ed il figlio a Milano dove prende contatti con l’impresario della Scala Bartolomeo<br />

Morelli che gli promette <strong>di</strong> far rappresentare la sua opera, <strong>di</strong>venuta nel frattempo<br />

Oberto, Conte <strong>di</strong> San Bonifacio.<br />

111


112<br />

1839. In ottobre iniziano le prove. Pochi giorni dopo muore anche il piccolo Icilio. Il<br />

17 novembre l’opera debutta con un <strong>di</strong>screto successo. Tra gli interpreti vi è il soprano<br />

Giuseppina Strepponi.<br />

1840. Morelli commissiona a Ver<strong>di</strong> un’opera buffa su un vecchio libretto del 1818 <strong>di</strong><br />

Felice Romani, Il finto Stanislao. Ribattezzata Un giorno <strong>di</strong> regno, l’opera è prevista per<br />

l’autunno. Ver<strong>di</strong> si pone a musicarla <strong>di</strong> mala voglia, per nulla convinto né dell’intreccio né<br />

della qualità del libretto ma si ammala <strong>di</strong> angina ed è costretto a interrompere il lavoro<br />

dopo pochi mesi. Appena guarito, Margherita si ammala <strong>di</strong> encefalite e muore nel giro<br />

<strong>di</strong> pochi giorni, il 18 giugno. Distrutto, il compositore torna a Busseto ma è costretto a<br />

portare a termine la composizione della sua opera. Il 5 settembre Un giorno <strong>di</strong> regno<br />

cade miseramente all’unica rappresentazione alla Scala.<br />

1842. Dopo l’insuccesso <strong>di</strong> Un giorno <strong>di</strong> regno e la morte della moglie, Ver<strong>di</strong> cade<br />

preda <strong>di</strong> una profonda crisi. Con tenacia e pazienza, Morelli lo convince infine a musicare<br />

un libretto <strong>di</strong> Temistocle Solera, Nabuccodonosor. Nel giro <strong>di</strong> tre mesi, Ver<strong>di</strong> compone<br />

il Nabucco che debutta trionfalmente alla Scala il 9 marzo. Interprete dell’opera è<br />

ancora una volta la Strepponi. Grazie al successo della sua opera, Ver<strong>di</strong> inizia a frequentare<br />

i salotti dell’aristocrazia milanese liberale come quello <strong>di</strong> Giuseppina Appiani e quello<br />

della contessa Clarina Maffei.<br />

1843. È l’inizio <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> attività quasi frenetico per Ver<strong>di</strong>. L’11 febbraio trionfa<br />

alla Scala I Lombar<strong>di</strong> alla prima crociata, ancora su libretto <strong>di</strong> Solera tratto dal poema<br />

storico-patriottico <strong>di</strong> Tommaso Grossi, frequentatore anche lui del salotto della contessa<br />

Maffei.<br />

1844. Ver<strong>di</strong> è chiamato a Venezia dal conte Nani Mocenigo, <strong>di</strong>rettore della Fenice,<br />

per una ripresa de I Lombar<strong>di</strong>. Il conte gli commissiona inoltre una nuova opera. Il 9<br />

marzo va in scena con grande successo Ernani, dall’omonimo dramma <strong>di</strong> Victor Hugo, sul<br />

libretto del veneziano Francesco Maria Piave. Il 3 novembre debutta al Teatro Argentina<br />

<strong>di</strong> Roma I due Foscari, tratto da un poema <strong>di</strong> Byron, ancora su libretto <strong>di</strong> Piave.<br />

1845. Il 15 febbraio 1848 si esegue alla Scala la prima <strong>di</strong> Giovanna d’Arco, su libretto<br />

<strong>di</strong> Solera. Ver<strong>di</strong> entra in contrasto con Morelli e rompe col teatro; non vi farà ritorno<br />

che nel 1869. Il compositore destina la sua opera successiva, Alzira, al San Carlo <strong>di</strong><br />

Napoli, dove debutta <strong>di</strong>scretamente il 12 agosto.<br />

1846. Torna a Venezia con l’Attila, che va in scena trionfalmente alla Fenice il 17<br />

marzo. Il ritorno dell’angina costringe Ver<strong>di</strong> a un periodo <strong>di</strong> riposo forzato, durante il<br />

quale valuta <strong>di</strong>verse proposte per la prossima opera. La scelta cade su Macbeth, su libretto<br />

<strong>di</strong> Piave.<br />

1847. Macbeth va in scena al Teatro La Pergola <strong>di</strong> Firenze il 14 marzo. <strong>Grande</strong> successo<br />

riscuote il 22 luglio a Londra I Masna<strong>di</strong>eri, libretto <strong>di</strong> Andrea Maffei dal dramma <strong>di</strong><br />

Schiller. Si trasferisce a Parigi per seguire Jèrusalem, rifacimento de I Lombar<strong>di</strong>, che<br />

debutta con scarso successo il 26 novembre. Nella capitale francese Ver<strong>di</strong> ritrova<br />

Giuseppina Strepponi, stabilitasi lì dopo il ritiro dalle scene.<br />

1848. Rientra in Italia per rappresentare a Trieste Il Corsaro; il 25 ottobre l’opera viene<br />

accolta freddamente dal pubblico che aspettava da Ver<strong>di</strong> una nuova opera patriottica<br />

stante il rovente clima politico del momento. Acquista la tenuta <strong>di</strong> Sant’Agata, a pochi<br />

chilometri da Busseto.<br />

1849. Dopo una breve ricerca, Ver<strong>di</strong> accetta <strong>di</strong> mettere in musica il libretto <strong>di</strong><br />

Salvatore Cammarano La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> che va in scena all’Argentina <strong>di</strong> Roma il 27


gennaio. L’8 <strong>di</strong>cembre debutta a Napoli Luisa Miller. L’anno dopo Ver<strong>di</strong> porta a Trieste<br />

Stiffelio, su libretto <strong>di</strong> Piave. Si stabilisce a Busseto insieme alla Strepponi.<br />

1851. Tratto dal dramma Le roi s’amuse <strong>di</strong> Hugo, il Rigoletto va in scena con gran<strong>di</strong>ssimo<br />

successo alla Fenice <strong>di</strong> Venezia l’11 marzo, nonostante i severi interventi della censura<br />

austriaca. Ver<strong>di</strong> si trasferisce stabilmente con la Strepponi a Sant’Agata.<br />

1853. Il 19 gennaio debutta trionfalmente al Teatro Apollo <strong>di</strong> Roma Il Trovatore mentre<br />

pochi mesi dopo, il 6 maggio, La traviata cade alla Fenice <strong>di</strong> Venezia; l’anno successivo<br />

l’opera verrà accolta con favore al Teatro San Benedetto.<br />

1855. Les vêpres siciliennes va in scena nel tempio del grand-opéra parigino, accolto<br />

entusiasticamente da pubblico e critica.<br />

1857. Viene rappresentato con scarso successo il 12 marzo alla Fenice Simon<br />

Boccanegra e stessa sorte viene riservata il 16 agosto ad Aroldo, rifacimento <strong>di</strong> Stiffelio,<br />

a Rimini.<br />

1859. Dopo estenuanti problemi <strong>di</strong> censura, Un ballo in maschera debutta all’Apollo<br />

a Roma il 17 febbraio. Ver<strong>di</strong> e la Strepponi si sposano il 19 agosto, dopo un<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong><br />

convivenza.<br />

1861. Alla proclamazione del Regno d’Italia, su invito <strong>di</strong> Cavour, Ver<strong>di</strong> viene eletto<br />

deputato e il 19 febbraio presenzia a Torino alla seduta d’apertura del neonato<br />

Parlamento italiano.<br />

1862. A Londra partecipa all’Esposizione Universale con l’Inno delle Nazioni su versi<br />

<strong>di</strong> Arrigo Boito. Parte per Mosca e San Pietroburgo, dove il teatro imperiale gli ha commissionato<br />

un’opera: il 10 novembre debutta La forza del destino.<br />

1867. L’11 marzo va in scena la prima <strong>di</strong> Don Carlos all’Opèra <strong>di</strong> Parigi, accolto però<br />

senza entusiasmo. Insieme alla Strepponi, Ver<strong>di</strong> adotta una bambina, figlia <strong>di</strong> un cugino<br />

paterno, che <strong>di</strong>venterà sua erede universale.<br />

1869. Ver<strong>di</strong> pensa a una messa da requiem scritta da lui e altri compositori italiani per<br />

celebrare l’anniversario della morte <strong>di</strong> Rossini, scomparso l’anno prima. Il progetto fallirà<br />

ma il Libera me composto da Ver<strong>di</strong> confluirà nel 1874 nella Messa da Requiem in memoria<br />

<strong>di</strong> Manzoni.<br />

1871. Il ke<strong>di</strong>vè d’Egitto commissiona a Ver<strong>di</strong> un’opera per celebrare l’apertura del<br />

canale <strong>di</strong> Suez. Nasce Aida, che trionfa l’8 febbraio, protagonista il soprano tedesco<br />

Teresa Stolz. Quello stesso anno l’opera debutta trionfalmente anche alla Scala. In<br />

Francia Ver<strong>di</strong> viene insignito della Legion d’Onore.<br />

1873. Dopo Aida, il compositore inizia a rallentare l’attività, preferendo de<strong>di</strong>carsi alla<br />

tenuta <strong>di</strong> Sant’Agata. Compone un Quartetto d’archi in mi minore.<br />

1874. Il 22 maggio, un anno dopo la morte <strong>di</strong> Manzoni, Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong>rige la Messa da<br />

Requiem nella chiesa <strong>di</strong> San Marco a Milano, protagonista ancora la Stolz. Tre giorni<br />

dopo, la <strong>di</strong>rige ancora alla Scala e poi la porta in tournée a Parigi, Londra e Vienna.<br />

1879. Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong>vide il suo tempo tra la tenuta <strong>di</strong> Sant’Agata, Palazzo Doria a Genova e<br />

viaggi in Europa con la moglie. Sono in molti a premere affinché riprenda a comporre.<br />

L’e<strong>di</strong>tore Giulio Ricor<strong>di</strong> cerca <strong>di</strong> riaccendere il suo interesse proponendogli una collaborazione<br />

con Arrigo Boito per Otello.<br />

1880. Continua ad occuparsi delle sue campagne, non <strong>di</strong>sdegnando però <strong>di</strong> scrivere<br />

un Pater Noster a cinque voci e un’Ave Maria per soprano e archi. Affianca Boito nella<br />

revisione del Simon Boccanegra che debutta con successo il 24 marzo 1881 alla Scala.<br />

113


114<br />

1884. Ver<strong>di</strong> inizia a lavorare all’Otello. La composizione si protrae fino alla fine <strong>di</strong> ottobre<br />

del 1887. Il 1° novembre annuncia per lettera a Boito <strong>di</strong> aver completato anche l’orchestrazione.<br />

1887. Otello va in scena alla Scala il 5 febbraio. È un successo senza precedenti. Alla<br />

fine della rappresentazione una folla si raduna sotto le finestre dell’albergo dove alloggia<br />

Ver<strong>di</strong> per acclamarlo. L’indomani il sindaco lo nomina citta<strong>di</strong>no onorario.<br />

1889. Ricorre quell’anno il cinquantesimo anniversario dell’Oberto. Nonostante le<br />

insistenze <strong>di</strong> Ricor<strong>di</strong> ed altri amici, Ver<strong>di</strong> continua a non voler più comporre per il teatro.<br />

Ancora una volta però sarà Boito a vincere le resistenze del maestro, convincendolo a<br />

mettere in musica il personaggio <strong>di</strong> Falstaff.<br />

1893. Il 9 febbraio la Scala accoglie Falstaff, l’ultima opera <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, tributandogli un<br />

vero trionfo.<br />

1897. Gli anni trascorrono sereni. Il 14 novembre muore la Strepponi. Ver<strong>di</strong> continua<br />

a comporre musica strumentale, vocale e sacra. Segue da vicino la costruzione della Casa<br />

<strong>di</strong> riposo per musicisti su progetto dell’architetto Camillo Boito, fratello <strong>di</strong> Arrigo.<br />

1901. La mattina del 21 gennaio, mentre si trova all’Hotel de Milan, Ver<strong>di</strong> è colpito<br />

da ictus; resiste fino al pomeriggio del 27. Il 30 gennaio la salma viene tumulata al cimitero<br />

monumentale <strong>di</strong> Milano. Il 27 febbraio le spoglie <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> e della Strepponi sono trasportate<br />

solennemente nella cappella della Casa <strong>di</strong> riposo per musicisti mentre Arturo<br />

Toscanini <strong>di</strong>rige “Va pensiero” con l’Orchestra della Scala e novecento coristi.


Pinchas Steinberg


PINCHAS STEINBERG<br />

Direttore d’orchestra<br />

Acclamato dalla critica per le sue interpretazioni del repertorio più impegnativo lirico e<br />

sinfonico, è uno dei maggiori <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> oggi. Si <strong>di</strong>stingue per molti anni come ospite<br />

regolare dei più prestigiosi teatri lirici e sale da concerto <strong>di</strong> tutta Europa e più recentemente<br />

negli Stati Uniti. Nel <strong>di</strong>cembre 2001 debutta trionfalmente in un concerto con la<br />

Cleveland Orchestra e da allora torna regolarmente a Cleveland. Nato in Israele, Pinchas<br />

Steinberg, stu<strong>di</strong>a violino con Joseph Gingold Jascha Heifetz negli Stati Uniti, e composizione<br />

con Boris Blacher a Berlino. Nel 1974 debutta con la Symphony Orchestra RIAS<br />

<strong>di</strong> Berlino, primo <strong>di</strong> una lunga serie <strong>di</strong> impegni con prestigiose orchestre, tra le quali i<br />

Berliner Philharmoniker, London Symphony, Israel Philharmonic, Leipzig Gewandhaus<br />

Orchestra, Philharmonia Orchestra <strong>di</strong> Londra, Orchestre National de France, Czech<br />

Philharmonic, Orchestra <strong>di</strong> Santa Cecilia <strong>di</strong> Roma, London Philharmonic, Filarmonica <strong>di</strong><br />

Monaco <strong>di</strong> Baviera, Royal Stockholm Philharmonic, Boston Symphony Orchestra,<br />

Orchestre de Paris, tra le altre. Dirige inoltre regolarmente la Budapest Festival Orchestra<br />

ed è stato ospite <strong>di</strong> altri festival tra cui Salisburgo, Berlino, Praga, Vienna, Monaco <strong>di</strong><br />

Baviera, Tanglewood, Blossom, Verona, Orange, le Fiandre e il Festival <strong>di</strong> Richard Strauss<br />

a Garmisch. Dal 1988 al 1993 ricopre la carica <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore ospite permanente al Teatro<br />

dell’Opera <strong>di</strong> Vienna. Le sue esecuzioni operistiche lo portano in importanti teatri lirici <strong>di</strong><br />

tutto il mondo, tra cui Londra, ROH Covent Garden, Parigi, Monaco, San Francisco,<br />

Berlino, Roma, Madrid, Vienna. Tra il 1989 e il 1996 è Direttore Principale della Ra<strong>di</strong>o<br />

Symphony Orchestra <strong>di</strong> Vienna e tra il 2002 e il 2005 Direttore Musicale dell’Orchestre<br />

de la Suisse Romande <strong>di</strong> Ginevra. Le sue registrazioni comprendono Der Fliegende<br />

Holländer <strong>di</strong> Wagner, La Wally <strong>di</strong> Catalani e Die Schweigsame Frau <strong>di</strong> Richard Strauss. La<br />

sua registrazione <strong>di</strong> Cherubin <strong>di</strong> Massenet vince il Grand Prix du Disque, il Diapason<br />

d’Or, il Premio della Critica tedesca e il Premio Caecilia Bruxelles. La sua ultima registrazione,<br />

La clemenza <strong>di</strong> Tito <strong>di</strong> Mozart, è stata registrata dal vivo con la Ra<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Monaco<br />

<strong>di</strong> Baviera. Impegni recenti includono nuove produzioni <strong>di</strong> Turandot <strong>di</strong> Puccini e <strong>di</strong><br />

Tristan und Isolde <strong>di</strong> Wagner alla Deutsche Oper <strong>di</strong> Berlino. Nell’ottobre del 2009 <strong>di</strong>rige<br />

una nuova produzione <strong>di</strong> Die tote Stadt <strong>di</strong> Korngold all’Opera Bastille <strong>di</strong> Parigi al Teatro<br />

Real <strong>di</strong> Madrid nel 2010. Nel novembre 2010 <strong>di</strong>rige una nuova produzione <strong>di</strong> Madama<br />

Butterfly <strong>di</strong> Puccini al Teatro Regio <strong>di</strong> Torino. Apre la stagione 2010/11 all’Opera Bastille<br />

<strong>di</strong> Parigi con Salome <strong>di</strong> Strauss. Recenti impegni concertistici includono la Cleveland<br />

Orchestra, l’Orchestra Toscani <strong>di</strong> Parma, Sydney Symphony Orchestra, Czech<br />

Philharmonic Prague, insieme a molte altre. Nel febbraio 2010 debutta al Teatro alla<br />

Scala <strong>di</strong> Milano <strong>di</strong>rigendo tre concerti con l’Orchestra Filarmonica della Scala in Faust<br />

Szenen <strong>di</strong> Schumann.<br />

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Ruggero Cappuccio


RUGGERO CAPPUCCIO<br />

Regista<br />

Nato a Napoli nel 1964, dal 1985 lavora in qualità <strong>di</strong> attore-regista-autore per i centri <strong>di</strong> produzione<br />

RAI <strong>di</strong> Napoli e Roma. Nel 1993 scrive e <strong>di</strong>rige Delirio marginale, Premio IDI-<br />

Selezione Autori Nuovi. Un anno più tar<strong>di</strong>, con la stessa opera, ottiene la medaglia d’oro per<br />

la drammaturgia italiana e il “Biglietto d’oro” AGIS. Sempre nel 1994 gli viene assegnato il<br />

premio speciale per la drammaturgia europea. Scrive e <strong>di</strong>rige Shakespea Re <strong>di</strong> Napoli, presentato<br />

in prima nazionale nell’ambito <strong>di</strong> “Santarcangelo dei Teatri”, ottenendo ancora il<br />

“Biglietto d’oro” AGIS - Sezione Qualità.<br />

Nel 1995 scrive e <strong>di</strong>rige Mai più amore per sempre, in scena nell’ambito <strong>di</strong> “Benevento Città<br />

Spettacolo”. Del 1996, invece, sono Desideri mortali, omaggio a Giuseppe Tomasi <strong>di</strong><br />

Lampedusa proposto al Teatro Valle, e Nel tempo <strong>di</strong> un tango, ancora a Benevento. In collaborazione<br />

con Leo De Berar<strong>di</strong>nis e Alfonso Santagata scrive e <strong>di</strong>rige Re Lear, quin<strong>di</strong> si de<strong>di</strong>ca<br />

alla scrittura <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po a Colono, da Sofocle, per Roberto Herlitzka e Piera degli Esposti<br />

nella Produzione del Teatro Stabile del Friuli. Nel 1997 ottiene il Premio “Candoni” per il<br />

testo Il sorriso <strong>di</strong> San Giovanni che nel 1998 vince il premio Ubu come migliore novità Italiana.<br />

Nel 1998 cura per il Teatro <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong>rezione Luca Ronconi, la regia <strong>di</strong> due classici, Tieste e<br />

Le bacchi<strong>di</strong>. La stagione 1998-1999 vede in tournée il suo nuovo allestimento de Il sorriso <strong>di</strong><br />

San Giovanni, mentre a Benevento, presenta in anteprima I silenzi della memoria. La sua<br />

prima regia d’opera è del settembre 1999: a Milano inaugura la stagione dello “Strehler” con<br />

Nina, o sia la pazza per amore <strong>di</strong> Paisiello, coproduzione col Teatro alla Scala, <strong>di</strong>retta da<br />

Riccardo Muti. Nell’aprile 2001 firma la regia del Falstaff in scena a Busseto con scene d’epoca<br />

e Riccardo Muti sul po<strong>di</strong>o. Del 2001 sono anche il progetto su L’Orlando furioso curato<br />

per il Ministero dei Beni Culturali e per l’ETI con Massimo De Francovich, Maddalena Crippa,<br />

Massimo De Rossi, Chiara Muti, Roberto Herlitzka, Ottavia Piccolo, Anna Caterina Antonacci,<br />

Anna Bonaiuto e la pubblicazione per i Classici <strong>di</strong> Einau<strong>di</strong> <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po a Colono. Nel 2002 cura<br />

drammaturgia e regia <strong>di</strong> Lighea, spettacolo con Roberto Herlitzka ispirato a Tomasi <strong>di</strong><br />

Lampedusa ed in onda anche su Rai2 per “Palcoscenico”. E quin<strong>di</strong> pubblica ancora per<br />

Einau<strong>di</strong>, “Shakespea Re <strong>di</strong> Napoli”. Cappuccio, che dal 2003 è Direttore artistico del Festival<br />

“Benevento Città Spettacolo, ha curato la regia del film Il Sorriso dell’ultima<br />

notte. È del 2004 Paolo Borsellino Essendo Stato, da lui scritto e <strong>di</strong>retto, vincitore del Premio<br />

Olimpici del Teatro e Premio Borgio Verezzi nel ’05 con Massimo De Francovich. Nel 2006<br />

scrive un assolo per Roberto Herlitzka, E<strong>di</strong>po a Colono che nel 2007 vince il premio Olimpici<br />

del Teatro. Nel 2007 ripropone Shakespea Re <strong>di</strong> Napoli con cui vince, tra gli altri, il Premio<br />

Imaie. Nello stesso anno Sellerio pubblica nella collana della memoria La notte dei due silenzi<br />

suo primo romanzo finalista al Premio Strega. Il suo oratorio profano per Giuseppe Tomasi <strong>di</strong><br />

Lampedusa, Desideri mortali, viene ripreso nel 2008 presso il Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo con<br />

Chiara Muti, mentre nel 2009 scrive e <strong>di</strong>rige Le ultime sette parole <strong>di</strong> Caravaggio e il film Rien<br />

va con Roberto Herlitzka e Lello Arena. Nel 2010 nell’ambito del Maggio Musicale Fiorentino,<br />

scrive e <strong>di</strong>rige Natura Viva opera contemporanea con musiche <strong>di</strong> Marco Betta interpretata da<br />

Chiara Muti. Fuoco su Napoli suo secondo romanzo è e<strong>di</strong>to da Feltrinelli nella Collana dei<br />

Narratori e nell’ambito del Festival Asti Teatro debutta la sua riscrittura del Don Chisciotte <strong>di</strong><br />

Cervantes interpretato da Roberto Herlitzka e Lello Arena per la regia <strong>di</strong> Na<strong>di</strong>a Bal<strong>di</strong>. Nel febbraio<br />

2011 ha firmato L’elisir d’amore al Teatro dell’Opera.<br />

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Carlo Savi


CARLO SAVI<br />

Scenografo e costumista<br />

Intensa è stata la sua attività come scenografo e costumista nei teatri italiani ed esteri,<br />

collaborando con <strong>di</strong>versi registi e coreografi quali Bolognini, Menotti, Crivelli, Lizzani,<br />

Negrin, Sciutti, Menegatti, Biagi, Pressburger, Pistoni, Ambrosini, Belle<strong>di</strong> e Maestrini. Dal<br />

1970 al 1980 è collaboratore assiduo del Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano per la Piccola Scala:<br />

Morte dell’aria, La favola <strong>di</strong> Orfeo, Andata e ritorno, Babar il piccolo elefante, L’Opera<br />

del men<strong>di</strong>cante, Pierrot Lunaire, e per il decentramento, Madama Butterfly. Nel teatro <strong>di</strong><br />

prosa dal 1972, Interrogatorio alI’Avana al Piccolo Teatro, I nuovi pagani al Teatro<br />

Quirino; Il piacere Teatro dell’albero, Roma; Arsenico e vecchi merletti Teatro Popolare<br />

<strong>di</strong> Roma; Chi va fra le fronde al Festival Asti Teatro. Nei più importanti teatri lirici italiani<br />

firma opere quali: Aida, Ernani, La donna Serpente, Il Console. Nel 1981 inaugura gli<br />

spettacoli dell’Arena <strong>di</strong> Verona con Rigoletto, al Regio <strong>di</strong> Torino Il Trittico e Aida. Per<br />

l’Opera <strong>di</strong> Roma Attila e L’elisir d’amore. A Parma firma Nabucco, Giovanna d’Arco, La<br />

Traviata, Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia, Semiramide, Thaïs, Don Pasquale e L’arca<strong>di</strong>a in Brenta.<br />

Nei teatri d’Europa, prepara scene e costumi per La Cenerentola e la Favorita per il<br />

Festival <strong>di</strong> Bregenz, Austria, Erwartung per l’Opera del Reno, Strasburgo, I lombar<strong>di</strong> alla<br />

prima crociata al Teatro S. Carlos <strong>di</strong> Lisbona e Aida nella Korea del Sud a Seoul per l’inaugurazione<br />

del Kultural Center. Per l’operetta allestisce dal 1980 La vedova Allegra, La<br />

principessa della Csardas, Cin ci la, Il paese dei campanelli, Scugnizza, AI Cavallino bianco<br />

per il teatro <strong>di</strong> Verdura del Massimo <strong>di</strong> Palermo, Vittoria e il suo ussaro per il Festival<br />

dell’Operetta <strong>di</strong> Trieste e, dal 1985, gli allestimenti del Festival dell’Opera Gioiosa del<br />

700, spettacoli nei parchi <strong>di</strong> ville del XVIII secolo. Apre la stagione 1991/2 con Lucrezia<br />

Borgia, con una ricerca storica ha ricostruito scene e costumi <strong>di</strong> Sironi create per la prima<br />

e<strong>di</strong>zione del Maggio Musicale Fiorentino del 1933. Nel 1991 per l’Arena <strong>di</strong> Verona allestisce<br />

nella Sala <strong>di</strong> Manto nel Palazzo Ducale <strong>di</strong> Mantova L’Orfeo <strong>di</strong> Montever<strong>di</strong>, con<br />

Carla Fracci, regia <strong>di</strong> Menegatti, e al Teatro Romano il balletto Sogno <strong>di</strong> una notte <strong>di</strong><br />

mezza estate con Fracci, regia Menegatti. Nel 1996 al Teatro Romano <strong>di</strong> Verona allestisce<br />

il balletto Antonio e Cleopatra con Fracci. Nel 1997, alla Westfalenhalle <strong>di</strong> Dortmund<br />

Aida nella storica e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Fagioli del1913. Nel 1999 La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong> al<br />

Comunale <strong>di</strong> Piacenza e al Regio <strong>di</strong> Parma. Nel 2006 La Favorita al Carlo Felice <strong>di</strong><br />

Genova. Inizia la sua attività <strong>di</strong> Direttore dell’Allestimento Scenico su invito <strong>di</strong> Paolo<br />

Grassi alla Scala <strong>di</strong> Milano, per proseguire poi all’Arena <strong>di</strong> Verona dal 1994 al 1999,<br />

all’Opera <strong>di</strong> Roma dal 1999 al 2002, incarico che ricopre <strong>di</strong> nuovo dal 2011. In questi anni<br />

cura la messa in scena <strong>di</strong> spettacoli coor<strong>di</strong>nandone l’aspetto visivo e la scenotecnica con<br />

registi <strong>di</strong> teatro e <strong>di</strong> cinema. Nel 2008 insegna all’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Brera,<br />

Milano. Recentemente, nel 2008 al Municipal <strong>di</strong> Rio de Janeiro in Brasile allestisce La<br />

Bohéme e nel 2009 Lucia <strong>di</strong> Lammermoor nell’Arena <strong>di</strong> Avenches in Svizzera. Nel 2010<br />

Attila al Festival Ver<strong>di</strong> a Busseto e a Parma.<br />

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122<br />

Dmitri Beloselskiy<br />

Nato a Pàvlograd (Ucraina), si <strong>di</strong>ploma<br />

all’Accademia <strong>di</strong> Musica Gnesin <strong>di</strong> Mosca<br />

e durante questo periodo è invitato<br />

come solista nel Coro Accademico da<br />

camera <strong>di</strong> Mosca. Nel 2007 è vincitore<br />

del II premio al XIII Concorso internazionale<br />

Cajkovskij. Attualmente è solista del<br />

Teatro Bol’šoj <strong>di</strong> Mosca dove nello scorso<br />

maggio debutta nel ruolo <strong>di</strong> Zaccaria<br />

in Nabucco <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong>.<br />

Recentemente è stato Zaccaria anche<br />

nella produzione al West Palm Beach<br />

Opera. Tra i recenti impegni: a<br />

Salisburgo in Macbeth <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, al<br />

Metropolitan <strong>di</strong> New York in Nabucco, a<br />

Zurigo in Principe Igor <strong>di</strong> Aleksandr<br />

Boro<strong>di</strong>n, a Vienna in Attila <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Ha<br />

partecipato, nel ruolo protagonista, alla<br />

registrazione <strong>di</strong> The tale of the priest and<br />

his worker, Balda <strong>di</strong> Dmitrij Šostakovic.<br />

Ha collaborato con <strong>di</strong>rettori quali<br />

Vla<strong>di</strong>mir Spivakov, Yuri Bashmet,<br />

Vla<strong>di</strong>mir Fedoseyev, Jan Latham Koenig,<br />

Ion Marin, Thomas Zanderling, Mikhail<br />

Pletnev. Nel marzo 2011, al Teatro<br />

dell’Opera <strong>di</strong> Roma, è Zaccaria nel<br />

Nabucodonosor con la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Riccardo Muti. Partecipa inoltre al<br />

Concerto <strong>di</strong> Pasqua nel Duomo <strong>di</strong><br />

Orvieto e al Concerto del 5 maggio<br />

offerto dal Presidente della Repubblica al<br />

Santo Padre nella ricorrenza del sesto<br />

anniversario del pontificato nella Sala<br />

Nervi.


Stefano Rinal<strong>di</strong> Miliani<br />

Basso<br />

Nato a Roma, deve la sua preparazione<br />

musicale a Ettore Campogalliani e Sesto<br />

Bruscantini. Compiuti gli stu<strong>di</strong> musicali al<br />

Conservatorio Santa Cecilia, ha vinto il<br />

Concorso Belli <strong>di</strong> Spoleto nel 1988 e nel<br />

1989 il Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Parma. Canta nei più<br />

importanti teatri italiani a Venezia,<br />

Napoli, Verona, Torino, Parma, Roma,<br />

Bologna, Genova, Palermo, Trieste,<br />

Ferrara, Modena, Cagliari, Macerata,<br />

Reggio Emilia, Ravenna, Catania, Bari,<br />

Pesaro, all’estero al Covent Garden <strong>di</strong><br />

Londra, al Concertgebow <strong>di</strong> Amsterdam,<br />

al Teatro della Zarzuela <strong>di</strong> Madrid, alla<br />

Deutsches Oper <strong>di</strong> Berlino, all’Opéra du<br />

Rhin <strong>di</strong> Strasburgo, alla Alte Oper a<br />

Francoforte, alla Staatsoper <strong>di</strong> Amburgo,<br />

al Colon <strong>di</strong> Buenos Aires, al São Carlos <strong>di</strong><br />

Lisbona, alla Opernhaus <strong>di</strong> Zurigo e al<br />

Wexford Opera Festival. È stato <strong>di</strong>retto<br />

da Bonynge, Spivakov, Brüggen, Matl,<br />

Jarvi, Cambreling, David, Robertson,<br />

Abel, Jacobs, Delacòte, Rosmarba,<br />

Rasilainen, Tabachnik, Lu Ja, Kühn,<br />

Bolton, Olmi, Campanella, Zedda,<br />

Renzetti, Gelmetti, Benini, Boni, Carella,<br />

Pidò, Zambelli, Taverna, Durand,<br />

Palumbo, Arrivabeni, Kovatchev e collaborato<br />

con registi quali De Ana, Pizzi, Fo,<br />

Scaparro, De Simone, Marcucci, Ripa <strong>di</strong><br />

Meana, Bernard Broca, Waldemar<br />

Kamer, Poda, Krief,. Vick, Pagliaro,<br />

Bussotti, Squarzina, Cox, Monti e<br />

Maestrini. Il suo repertorio comprende<br />

ruoli che spaziano dal ‘700 alla musica<br />

contemporanea. Ricca la <strong>di</strong>scografia che<br />

vede incisioni <strong>di</strong> Giordano Andrea<br />

Chenier (Mathieu) Capriccio, Mozart Don<br />

Giovanni (Masetto) Capriccio, Ver<strong>di</strong><br />

Simon Boccanegra (Pietro) Capriccio,<br />

Spontini Teseo riconosciuto (Connida)<br />

Bongiovanni, Rossini La cambiale <strong>di</strong><br />

matrimonio (Norton) BMG Ricor<strong>di</strong>,<br />

Paisiello La Molinara (Rospolone) BMG<br />

Ricor<strong>di</strong>, Mercadante Elena Da Feltre<br />

(Sigifredo), Marco Polo Live Wexford,<br />

Mozart Le nozze <strong>di</strong> Figaro (Figaro)<br />

Coriolan, Mosca L’Italiana in Algeri<br />

(Mustafà), Generali Le lagrime d’una<br />

vedova (Solitario) CRB, Ver<strong>di</strong> Aida (Il Re)<br />

(DVD Companion’s Opera).<br />

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124<br />

Alessandro Spina<br />

Basso<br />

Alessandro Spina ha recentemente<br />

debuttato in Cile il ruolo <strong>di</strong> Don Alfonso<br />

in Così fan tutte, con i complessi artistici<br />

del Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli, dove ha<br />

partecipato all’inaugurazione della stagione<br />

2010 con Tosca (Angelotti). In<br />

seguito è stato impegnato a Trieste<br />

(Abimélech in Samson et Dalila) e a<br />

Modena e Bologna (Risorgimento!, prima<br />

assoluta <strong>di</strong> Lorenzo Ferrero). Stu<strong>di</strong>a<br />

canto presso il Conservatorio G. Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Milano con la Prof.ssa Canetti, perfezionandosi<br />

con i maestri Bandera, Scipioni,<br />

Zucca. Collabora con importanti registi<br />

quali Cristina Pezzoli, Ivan Stefanutti,<br />

Stefano Vizioli, Robert Carsen, Gino<br />

Zampieri, Roberto De Simone, Stéphane<br />

Braunschweig, Micha van Hoecke,<br />

Joseph Franconi Lee, Hugo De Ana,<br />

Daniele Abbado, Damiano Michieletto,<br />

Luca De Fusco. Fra i <strong>di</strong>rettori d’orchestra,<br />

ricor<strong>di</strong>amo Bruno Casoni, Filippo Maria<br />

Bressan, Julian Reynolds, Maurizio<br />

Benini, Aldo Sisillo, Carlo Montanaro,<br />

Stefano Ranzani, Daniele Callegari,<br />

Francesco Maria Colombo, Daniele<br />

Gatti, Juraj Valcuha, Wolfgang Sawallish,<br />

Massimo Zanetti, Piergiorgio Moran<strong>di</strong>,<br />

Michele Mariotti, Roberto Abbado. Si è<br />

esibito in importanti Teatri fra i quali<br />

ricor<strong>di</strong>amo il Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano,<br />

La Fenice e il Malibran <strong>di</strong> Venezia,<br />

l’Arena <strong>di</strong> Verona, il San Carlo <strong>di</strong> Napoli,<br />

il Regio <strong>di</strong> Parma, il Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pisa, il<br />

Goldoni <strong>di</strong> Livorno, il Giglio <strong>di</strong> Lucca, il<br />

Dante Alighieri <strong>di</strong> Ravenna; e ancora: i<br />

Teatri <strong>di</strong> Bolzano, Treviso, Jesi, Fermo,<br />

Piacenza, Ferrara, Modena, Brescia,<br />

Cremona, Como, Pavia, Pordenone,<br />

U<strong>di</strong>ne. Ha interpretato i ruoli <strong>di</strong> Lunardo<br />

ne I quattro Rusteghi (Pisa, Livorno,<br />

Lucca), <strong>di</strong> Angelotti in Tosca (Arena <strong>di</strong><br />

Verona, Regio <strong>di</strong> Parma, Fenice <strong>di</strong><br />

Venezia, Modena, Piacenza Ferrara; San<br />

Carlo <strong>di</strong> Napoli, Colline ne La Bohème<br />

(Malibran <strong>di</strong> Venezia, Fermo, Treviso,<br />

Jesi, Ascoli Piceno), Don Pasquale (ruolo<br />

principale) nei teatri <strong>di</strong> Brescia, Pavia,<br />

Cremona, Como; Simone in Gianni<br />

Schicchi (Piacenza, Livorno, Modena,<br />

Ferrara, Ravenna, Lucca, Pisa e inciso in<br />

DVD); Zuniga in Carmen (Modena,<br />

Piacenza, Ferrara, Ravenna). Ha partecipato<br />

alla inaugurazione della Stagione<br />

2009 del Teatro alla Scala nel Don Carlo<br />

(Deputato fiammingo) <strong>di</strong>retto da Daniele<br />

Gatti. Nel repertorio sacro ha cantato: Te<br />

Deum <strong>di</strong> Britten (produzione Teatro alla<br />

Scala <strong>di</strong> Milano), Requiem <strong>di</strong> Faurè,<br />

Requiem <strong>di</strong> Mozart, Oratorio <strong>di</strong> Natale <strong>di</strong><br />

Saint-Saens, Messa <strong>di</strong> Mercadante per il<br />

Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli, Messa KV<br />

317 <strong>di</strong> Mozart al Teatro <strong>di</strong> Reggio Emilia<br />

e al Teatro Manzoni <strong>di</strong> Bologna <strong>di</strong>retto<br />

da Roberto Abbado.


Ezio Maria Tisi<br />

Basso<br />

Nato a Fabriano, Ezio Maria Tisi stu<strong>di</strong>a<br />

con Maria Melani, Maria Zunica e Sesto<br />

Bruscantini, frequentando l’Accademia<br />

d’arte lirica <strong>di</strong> Osimo e conseguendo,<br />

parallelamente, la laurea in architettura.<br />

Ha debuttato presso il Teatro Pergolesi<br />

<strong>di</strong> Jesi nel Don Pasquale, La brillante e<br />

rapida carriera lo ha condotto in alcuni<br />

fra i più importanti teatri e festival italiani,<br />

tra i quali Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo<br />

(Salome, Die Zauberflöte), Teatro<br />

Comunale <strong>di</strong> Firenze (Salome,<br />

Andrea Chénier), Teatro San Carlo <strong>di</strong><br />

Napoli (La traviata, La Bohème, Samson<br />

et Dalila, Elektra, Ariadne auf Naxos,<br />

Salome, Macbeth e Tannhäuser), Arena<br />

<strong>di</strong> Verona (Salome, La traviata, La<br />

Gioconda), Teatro Regio <strong>di</strong> Parma<br />

(Andrea Chénier, Capriccio), Teatro La<br />

Fenice <strong>di</strong> Venezia (Gianni Schicchi),<br />

Opera Festival <strong>di</strong> Macerata (Tosca, Aida,<br />

Il signor Bruschino, Don Carlo, Le nozze<br />

<strong>di</strong> Figaro, Petite messe solennelle),<br />

Teatro Comunale <strong>di</strong> Bologna (Ariadne<br />

auf Naxos), Teatro Lirico <strong>di</strong> Cagliari (Così<br />

fan tutte, La Bohème, Capriccio), Teatro<br />

Massimo “V. Bellini” <strong>di</strong> Catania (La traviata,<br />

La straniera, Guntram, La battaglia<br />

<strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>), Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma<br />

(Il gatto con gli stivali, Don Carlo), Rossini<br />

Opera Festival <strong>di</strong> Pesaro (Petite messe<br />

solennelle). Ha cantato inoltre<br />

all’Opernhaus <strong>di</strong> Francoforte (Il barbiere<br />

<strong>di</strong> Siviglia), allo Stadttheater <strong>di</strong> Stoccarda<br />

(Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia e Mosè) e all’Opéra<br />

de Rouen (Elektra).Particolarmente a suo<br />

agio nel repertorio rossiniano, Ezio Maria<br />

Tisi ha interpretato, fra l’altro, Il barbiere<br />

<strong>di</strong> Siviglia, La cambiale <strong>di</strong> matrimonio,<br />

Guillaume Tell e Otello, nonché lo Stabat<br />

Mater, la Petite messe solennelle e il<br />

Miserere. Nelle ultime stagioni ha interpretato<br />

Roberto Devereux al Teatro delle<br />

Muse <strong>di</strong> Ancona, Don Carlo al Teatro<br />

Regio <strong>di</strong> Torino, Andrea Chénier al<br />

Teatro Massimo “V. Bellini” <strong>di</strong> Catania,<br />

Manon Lescaut e Pikovaja dama al<br />

Teatro Lirico <strong>di</strong> Cagliari, Rigoletto al<br />

Teatro Regio <strong>di</strong> Parma ed in tournée ad<br />

Hong Kong, Manon Lescaut e Don<br />

Gregorio al Teatro Massimo “V. Bellini”<br />

<strong>di</strong> Catania, Semyon Kotko al Teatro Lirico<br />

<strong>di</strong> Cagliari, Rigoletto a Pechino in tournée<br />

con il Teatro Regio <strong>di</strong> Parma. Ha al<br />

suo attivo <strong>di</strong>verse incisioni <strong>di</strong>scografiche,<br />

fra le quali si segnalano Le nozze <strong>di</strong><br />

Figaro (Bartolo; con la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Gustav Kuhn) e La gazzetta <strong>di</strong> Rossini<br />

(Don Pomponio; con la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Wilhelm Keitel). Per l’etichetta Arte<br />

Nova-Bmg ha inciso Guillaume Tell, Il<br />

barbiere <strong>di</strong> Siviglia <strong>di</strong> Paisiello, Il barbiere<br />

<strong>di</strong> Siviglia <strong>di</strong> Rossini (Don Basilio) e Don<br />

Pasquale (ruolo del titolo). Ha inciso per<br />

la Decca l’Andrea Chénier (Fouquier<br />

Tinville) al fianco <strong>di</strong> Andrea Bocelli,<br />

Violeta Urmana e Lucio Gallo. È stato<br />

Direttore Artistico del Teatro Gentile <strong>di</strong><br />

Fabriano.<br />

125


126<br />

Luca Salsi<br />

Baritono<br />

Nato a San Secondo Parmense, Luca<br />

Salsi si <strong>di</strong>ploma in canto presso il<br />

Conservatorio “Arrigo Boito” <strong>di</strong> Parma<br />

sotto la guida del soprano Lucetta Bizzi,<br />

in seguito si perfeziona con il baritono<br />

Carlo Meliciani. Debutta giovanissimo<br />

presso il Teatro Comunale <strong>di</strong> Bologna ne<br />

La scala <strong>di</strong> seta <strong>di</strong> Rossini (1997).<br />

Vincitore, nel 2000, del primo premio<br />

assoluto al concorso “Gian Battista<br />

Viotti” <strong>di</strong> Vercelli, inizia un’intensa attività<br />

che lo conduce su alcuni dei maggiori<br />

palcoscenici del mondo, fra i quali<br />

Metropolitan, Teatro alla Scala,<br />

Washington Opera, Los Angeles Opera,<br />

New Israeli Opera <strong>di</strong> Tel Aviv, Staatsoper<br />

<strong>di</strong> Berlino, Teatro Regio <strong>di</strong> Parma, Teatro<br />

Lirico <strong>di</strong> Cagliari, Teatro Carlo Felice <strong>di</strong><br />

Genova, Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli,<br />

Teatro Filarmonico <strong>di</strong> Verona, Teatro<br />

Massimo <strong>di</strong> Palermo, Festival Puccini <strong>di</strong><br />

Torre del Lago. Ha lavorato con importanti<br />

<strong>di</strong>rettori d’orchestra, fra i quali Mark<br />

Elder, Gabriele Ferro, Daniele Gatti,<br />

Placido Domingo, Gustavo Dudamel,<br />

Julia Jones, Nicola Luisotti, Pier Giorgio<br />

Moran<strong>di</strong>, Renato Palumbo, Donato<br />

Renzetti, Emanuel Villaume e Alberto<br />

Zedda, nonché con prestigiosi registi<br />

quali Daniele Abbado, Robert Carsen,<br />

Hugo De Ana, Giuseppe Patroni Griffi,<br />

Antony Minghella, Lamberto Puggelli,<br />

Maurizio Scaparro e Franco Zeffirelli. Nel<br />

corso della sua carriera ha interpretato<br />

ruoli quali Sharpless in Madama Butterfly<br />

(New York, Washington, Berlino, Seul e<br />

Torre del Lago), Marcello nella Bohème<br />

(Washington, Los Angeles, Milano,<br />

Palermo e Torre del Lago), Ford nel<br />

Falstaff (Bari, Cagliari), Figaro nel<br />

Barbiere <strong>di</strong> Siviglia (Bologna, Garsington,<br />

Genova, Tenerife e Cagliari), Valentin nel<br />

Faust <strong>di</strong> Gounod (Parma), il ruolo del titolo<br />

nel Gianni Schicchi (Napoli), Germont<br />

nella Traviata (Ancona), Ezio nell’Attila<br />

(Verona) e Frank in Edgar (Torre del<br />

Lago). Nella stagione 2008/09 ha interpretato<br />

Il Corsaro al Festival Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Parma, La bohème al Teatro Carlo Felice<br />

<strong>di</strong> Genova, I Pagliacci al Maggio<br />

Musicale Fiorentino e al Teatro Lirico <strong>di</strong><br />

Cagliari ed Ernani a Piacenza. Nella stagione<br />

2009/10 ha interpretato con grande<br />

successo La traviata (Germont) al<br />

Teatro Donizetti <strong>di</strong> Bergamo e al Maggio<br />

Musicale Fiorentino, Falstaff (Ford)<br />

all’Opéra de Liège e al Teatro dell’Opera<br />

<strong>di</strong> Roma, L’elisir d’amore (Belcore) al<br />

Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste, Ernani (Don<br />

Carlo) al Teatr in Wielki <strong>di</strong> Poznan e Lucia<br />

<strong>di</strong> Lammermoor (Lord Enrico)<br />

all’International May Festival <strong>di</strong><br />

Wiesbaden, I Puritani al Teatro Lirico <strong>di</strong><br />

Cagliari, Attila (Ezio) al Teatro Regio <strong>di</strong><br />

Parma, Faust (Valentino) al Macerata<br />

Opera Festival, Un ballo in maschera<br />

(Renato) alla Washington Opera, Il<br />

Corsaro (Seid) a Bilbao. Nella stagione<br />

2011 Gianni Schicchi (ruolo titolo) al<br />

Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste, Madama Butterfly<br />

(Sharpless) al Metropolitan <strong>di</strong> New York.


Giuseppe Altomare<br />

Baritono<br />

Dopo essersi laureato in Scienze Politiche,<br />

inizia gli stu<strong>di</strong> musicali alla Hochschule<br />

Mozartem <strong>di</strong> Salisburgo con Rudolf Knoll.<br />

Prosegue negli stu<strong>di</strong> con la Signora Iris<br />

Adami-Corradetti, perfezionandosi poi con<br />

Aldo Danieli, Pier Miranda Ferraro, Franco<br />

Corelli, Carlo Bergonzi. Il suo debutto assoluto<br />

è stato nel ruolo <strong>di</strong> Gianni Schicchi al 39°<br />

Festival Puccini <strong>di</strong> Torre del Lago con la regia<br />

<strong>di</strong> Rolando Panerai e la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Marcello<br />

Panni. In seguito ha debuttato nei ruoli <strong>di</strong>:<br />

Marcello in La Bohéme; Giannotto in<br />

Lodoletta; Sharpless in Madama Butterfly;<br />

Cascart in Zazà; Germont in La Traviata;<br />

Conte <strong>di</strong> Luna in Il Trovatore; Silvio in<br />

Pagliacci; Lescaut in Manon Lescaut; Renato<br />

in Un Ballo in Maschera; i ruoli del Padre e<br />

dell’Orco nel Pollicino <strong>di</strong> H.W. Henze;<br />

Rolando ne La battaglia <strong>di</strong> <strong>Legnano</strong>;<br />

Marchese <strong>di</strong> Posa in Don Carlo; Enrico in<br />

Lucia <strong>di</strong> Lammermoor; Escamillo in Carmen;<br />

Mercutio in Roméo et Juliétte; Valentin in<br />

Faust; Albert in Werther; Conte <strong>di</strong> Almaviva<br />

ne Le Nozze <strong>di</strong> Figaro; Don Giovanni in Don<br />

Giovanni; Jago in Otello; Amonasro in Aida;<br />

Lorenzo in Capuleti e Montecchi; Noé ne<br />

L’Arca <strong>di</strong> Noé <strong>di</strong> Benjamin Britten; Simone in<br />

Simone Boccanegra; Nabucco in Nabucco;<br />

Rigoletto in Rigoletto; Zurga ne Les Pêcheurs<br />

de Perles; Scarpia in Tosca; Macbeth in<br />

Macbeth. Principali teatri in cui si è esibito:<br />

Festival Puccini <strong>di</strong> Torre del Lago; Gran<br />

Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Livorno; Giglio <strong>di</strong> Lucca;<br />

Comunale <strong>di</strong> Ferrara; Dante Alighieri <strong>di</strong><br />

Ravenna; Comunale <strong>di</strong> Modena; Tonhalle <strong>di</strong><br />

Düsseldorf; Massimo <strong>di</strong> Palermo; Regio <strong>di</strong><br />

Parma; Baltimore Opera Company, Pierluigi<br />

da Palestrina <strong>di</strong> Cagliari; Pittsburgh Opera;<br />

Opernhaus <strong>di</strong> Zurigo; Comunale <strong>di</strong> Bologna;<br />

National Concert Hall <strong>di</strong> Dublino; Au<strong>di</strong>torium<br />

Orchestra Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano; Maggio Musicale<br />

Fiorentino; Macerata Opera; Opera <strong>di</strong> Roma;<br />

Carlo Felice <strong>di</strong> Genova; Teatro alla Scala;<br />

Teatro del Cremlino; Teatro La Fenice. Ha<br />

lavorato con numerosi <strong>di</strong>rettori d’orchestra<br />

tra i quali: Massimo de Bernardt; Niksa<br />

Bareza; Maurizio Arena; Gianandrea<br />

Gavazzeni; Gustav Kuhn; Campori; von<br />

Dohnànyi; Callegari; Francis; Guingal;<br />

Wilson; Daniel Oren; Bruno Bartoletti;<br />

Riccardo Muti; Zubin Metha; Renzetti. Tra i<br />

registi: degli Esposti; Di Stefano; Crivelli;<br />

dall’Aglio; Brockhaus; Fassini; Puggelli; Uzan;<br />

Montaldo; Do<strong>di</strong>n; Carsen; Pier Luigi Pizzi;<br />

Franco Zeffirelli; Yannis Kokkos. Nel 1997 è<br />

uscita la registrazione su CD della Lodoletta<br />

andata in scena alla Gran Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Livorno<br />

nel 1994. Nel 2002 ha registrato su cd dal<br />

vivo per il Massimo <strong>di</strong> Palermo, nel ruolo <strong>di</strong><br />

Noé, L’arca <strong>di</strong> Noé <strong>di</strong> Benjamin Britten. Ha<br />

partecipato nel 2003 al Concerto <strong>di</strong><br />

Capodanno del Quirinale trasmesso dalla<br />

RAI al cospetto del Presidente della<br />

Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ha eseguito<br />

la Messa in do min. <strong>di</strong> Mozart trasmessa in<br />

<strong>di</strong>retta su Ra<strong>di</strong>o 3 dall’Au<strong>di</strong>torium <strong>di</strong> Milano<br />

con l’Orchestra Ver<strong>di</strong> e con la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Gandolfi. Recentemente ha preso parte<br />

alternandosi nei ruoli <strong>di</strong> Silvio e Tonio alla<br />

produzione <strong>di</strong> Pagliacci al Teatro del<br />

Cremlino <strong>di</strong> Mosca sotto la regia del M°<br />

Franco Zeffirelli. Ha collaborato ancora col<br />

M° Pier Luigi Pizzi nel ruolo <strong>di</strong> Germont ne La<br />

Traviata al Teatro Sejong <strong>di</strong> Seul con gran<strong>di</strong>ssimo<br />

successo. E’ stato ancora Rigoletto<br />

come cover del M° Leo Nucci e <strong>di</strong>retto dal<br />

M° Daniel Oren. Ha interpretato ancora il<br />

ruolo <strong>di</strong> Germont accanto a Mariella Devia.<br />

Ha avuto il suo grande debutto al Teatro La<br />

Fenice nel ruolo <strong>di</strong> Scarpia accanto a Daniela<br />

Dessì, Fabio Armiliato e Walter Fraccaro.<br />

Èrecente l’uscita <strong>di</strong> un dvd del Macbeth da<br />

lui interpretato allo Sferisterio <strong>di</strong> Macerata<br />

sotto la <strong>di</strong>rezione del M° Callegari e la regia<br />

127


128<br />

Tatiana Serjan<br />

Soprano<br />

Nata a San Pietroburgo, ha cominciato gli<br />

stu<strong>di</strong> musicali in pianoforte presso il<br />

“Musical College” della sua città e in<br />

seguito al Conservatorio <strong>di</strong> San<br />

Pietroburgo nella classe <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione corale<br />

con il Professor F.M. Kozlov. Ha iniziato gli<br />

stu<strong>di</strong> vocali al Conservatorio Rimsky-<br />

Korsakov, sempre a San Pietroburgo, con<br />

il Professor E.N. Manukhova, si é poi <strong>di</strong>plomata<br />

presso il Conservatorio <strong>di</strong> San<br />

Pietroburgo con il massimo dei voti con il<br />

Professor G.V. Zastavny. Si é perfezionata<br />

in Italia all’Accademia delle Voci <strong>di</strong> Torino<br />

con Franca Mattiucci. E’ risultata finalista in<br />

alcuni concorsi <strong>di</strong> canto internazionali tra i<br />

quali: Viotti <strong>di</strong> Vercelli (2001), The Golden<br />

Sophit <strong>di</strong> San Pietroburgo con la nomina<br />

“The best women’s role in musical theater”<br />

(2001), Una voce per Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ispra<br />

(2002). Ha debuttato nel 1994 all’Opera<br />

Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> San Pietroburgo in Traviata<br />

(Violetta) dove successivamente ha cantato<br />

in Bohéme (Mimì e Musetta) nel 1996 e<br />

Così fan tutte (Fior<strong>di</strong>ligi) nel 1997, portata<br />

in tournée in Germania; ha poi cantato<br />

Lady Macbeth of Mtsensk <strong>di</strong> Shostakovich<br />

<strong>di</strong>retta dal M° Mstilav Rostropovichon con<br />

la San Pietroburgo Philarmonic Society; nel<br />

2000 ha cantato al San Pietroburgo State<br />

Musical Theater Zazarkalye Racconti<br />

d’Hoffmann (Antonia e Giulietta) e<br />

Bohéme (Mimì). Il suo debutto in Italia è<br />

avvenuto al Teatro Regio <strong>di</strong> Torino nel<br />

<strong>di</strong>cembre 2002 nel ruolo <strong>di</strong> Lady Macbeth<br />

in Macbeth, ruolo che ha poi interpretato<br />

ad Atene, al Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo, a<br />

Tokio con il Teatro alla Scala sotto la <strong>di</strong>rezione<br />

del Maestro Muti, a Ravenna, a<br />

Madrid, al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste, al Teatro<br />

Comunale <strong>di</strong> Bologna, a Dallas, Oviedo e<br />

Monaco; ha cantato Ballo in Maschera ad<br />

Ancona, Rovigo, Trento, Catania e<br />

Amsterdam; Trovatore (Leonora) a<br />

Bregenz e a Ginevra; Sancta Susanna <strong>di</strong><br />

Hindemith al Festival <strong>di</strong> Ravenna e a New<br />

York <strong>di</strong>retta dal M° Riccardo Muti, al<br />

Teatro Nacional de Sao Carlos a Lisbona,<br />

al Teatro alla Scala e a Montpellier;<br />

Reinhgold al Teatro Sao Carlos <strong>di</strong> Lisbona;<br />

Tosca al Teatro Comunale <strong>di</strong> Bologna, al<br />

Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo e al Festival <strong>di</strong><br />

Bregenz; Don Giovanni al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Trieste e a Pordenone; Norma al Teatro<br />

Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste. Ha debuttato Aida al<br />

Festival <strong>di</strong> Bregenz. Ha debuttato Due<br />

Foscari” a Parma e Modena; ha cantato<br />

Trovatore a Trieste e Pordenone e Tosca<br />

alla Deutsche Oper <strong>di</strong> Berlino. E’ stata solista<br />

in composizioni sacre nei palcoscenici<br />

dell’Academic Capella, Smolny Cathedral<br />

e State Hermitage (1994-2001) e ha partecipato<br />

al concerto finale del Festival <strong>di</strong><br />

Ravenna, poi ripreso a Bosra (Siria) trasmesso<br />

dalla RAI TV, cantando un’ampia<br />

selezione <strong>di</strong> Norma sotto la guida del M°<br />

Muti. Ha eseguito la XIV Sinfonia <strong>di</strong><br />

Schostakovic al Teatro Sao Carlos <strong>di</strong><br />

Lisbona. Ha cantato il Requiem <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> a<br />

Londra con la Philarmonia Orchestra sotto<br />

la <strong>di</strong>rezione del Maestro Muti e a<br />

Toulouse. Recenti impegni: Tosca e Ballo<br />

in Maschera a Berlino, Tosca a Monaco <strong>di</strong><br />

Baviera.


Serena Farnocchia<br />

Soprano<br />

Nata a Pietrasanta, in provincia <strong>di</strong> Lucca,<br />

stu<strong>di</strong>a con il baritono Gianpiero<br />

Mastromei e successivamente con<br />

Giovanna Canetti. Vincitrice <strong>di</strong> vari concorsi<br />

in tutta Europa, nel 1995 ottiene la<br />

vittoria al prestigioso Luciano Pavarotti<br />

Competition a Philadelphia. Nel 1997<br />

Riccardo Muti la accetta al biennio<br />

dell’Accademia del Teatro alla Scala e la<br />

sceglie per il ruolo <strong>di</strong> donna Anna nel<br />

mozartiano Don Giovanni. L’artista riporterà<br />

un grande successo in questa parte <strong>di</strong><br />

debutto. Ha cantato i ruoli <strong>di</strong> Mimì nella<br />

Bohème all’Opera <strong>di</strong> Roma, al Teatro alla<br />

Scala, al Festival Puccini <strong>di</strong> Torre del Lago,<br />

al Santa Fe Opera Festival, al Lyric Opera<br />

<strong>di</strong> Chicago e al Teatro La Fenice <strong>di</strong><br />

Venezia, Leonora del Trovatore all’Operà<br />

<strong>di</strong> Losanna e al Teatro Regio <strong>di</strong> Parma e al<br />

Semperoper <strong>di</strong> Dresda, Amelia Grimal<strong>di</strong><br />

nel Simon Boccanegra al Teatro la Fenice,<br />

al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste e al Gran Teatro<br />

de la Maestranza <strong>di</strong> Siviglia, il ruolo titolo<br />

nella Luisa Miller nei teatri <strong>di</strong> Como,<br />

Piacenza, allo Staatstheater <strong>di</strong> Essen, alla<br />

Cana<strong>di</strong>an opera company <strong>di</strong> Toronto e<br />

allo Staatstheater <strong>di</strong> Muenchen, Alice<br />

Ford nel Falstaff ver<strong>di</strong>ano con l’Opera de<br />

Lausanne, a Firenze nella stagione del<br />

Maggio Musicale Fiorentino e nella successiva<br />

tournèe a Tokyo e al Teatro<br />

dell’Opera <strong>di</strong> Roma, Liù nella Turandot a<br />

Torre del Lago, a Toronto, Helsinki, a<br />

Santa Fe e a Chicago, Maria Stuarda con<br />

la Cana<strong>di</strong>an Opera Company <strong>di</strong> Toronto.<br />

Altri ruoli includono Elaisa nel Giuramento<br />

<strong>di</strong> Saverio Mercadante al Festival <strong>di</strong><br />

Wexford, Adalgisa nella Norma alla<br />

Finnish Opera <strong>di</strong> Helsinki, il ruolo titolo<br />

nella Sposa Venduta <strong>di</strong> Smetana al Teatro<br />

Comunale <strong>di</strong> Bologna, Medora nel<br />

Corsaro al Carlo Felice <strong>di</strong> Genova,<br />

Fior<strong>di</strong>ligi e Desdemona nell’Otello ver<strong>di</strong>ano<br />

al Grand Thèatre de Geneve, al<br />

Semperoper <strong>di</strong> Dresda ed alla Suntory<br />

Hall <strong>di</strong> Tokyo, Donna Anna allo<br />

Staatstheater <strong>di</strong> Stuttgart, al Regio <strong>di</strong><br />

Torino e alla Suntory Hall, Donna Elvira<br />

ancora al Grand Thèatre de Gèneve,<br />

Micaela nella Carmen al Savonlinna Opera<br />

Festival e alla New Israel Opera <strong>di</strong> Tel<br />

Aviv, la Contessa nelle Nozze mozartiane<br />

ancora alla Suntory Hall <strong>di</strong> Tokyo, al<br />

Teatro alla Scala e al Teatro del Maggio<br />

Musicale Fiorentino, Anna Glawari nella<br />

Vedova Allegra al Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Salerno,<br />

la parte del soprano nel Requiem ver<strong>di</strong>ano<br />

e nello Stabat Mater <strong>di</strong> G. Rossini <strong>di</strong>retto<br />

da Alberto Zedda (Anversa 2011). È<br />

stata <strong>di</strong>retta da maestri quali Riccardo<br />

Muti, Giuseppe Sinopoli, Zubin Metha,<br />

Daniel Oren, Yuri Temirkanov, Alberto<br />

Zedda, Bruno Bartoletti, Nicola Luisotti,<br />

Pinchas Steinberg, Vla<strong>di</strong>mir Jurowski,<br />

Gian Andrea Noseda, sir Andrew Davis,<br />

Asher Fish e ha lavorato con registi come<br />

Franco Zeffirelli, Pier Luigi Pizzi, Luca<br />

Ronconi, Pier’Alli, Gabriele Lavia, Michele<br />

Placido, Willy Decker, Jonathan Miller,<br />

Renata Scotto, Paul Curran.<br />

129


130<br />

Yonghoon Lee<br />

Tenore<br />

Si è affermato a livello internazionale nello<br />

spazio <strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> due anni. Nel settembre<br />

2007 ha fatto il suo debutto tedesco<br />

alla Frankfurt Opera nel ruolo principale <strong>di</strong><br />

una nuova produzione <strong>di</strong> Don Carlo <strong>di</strong><br />

Ver<strong>di</strong>, seguito dal debutto spagnolo, sempre<br />

con Don Carlo, al Palau de les Artes <strong>di</strong><br />

Valencia <strong>di</strong>retto da Lorin Maazel nel<br />

<strong>di</strong>cembre 2007. Precendentemente, aveva<br />

interpretato lo stesso ruolo, nella primavera<br />

2007, in Sud America al Teatro<br />

Municipal <strong>di</strong> Santiago, Cile. Nel gennaio<br />

2008 interpreta al Teatro dell’Opera <strong>di</strong><br />

Roma il ruolo <strong>di</strong> Cavaradossi in una nuova<br />

produzione <strong>di</strong> Tosca firmata da Franco<br />

Zeffirelli e <strong>di</strong>retta da Gianluigi Gelmetti,<br />

successivamente ha cantato per la prima<br />

volta ad Atene, sempre in Tosca. È anche<br />

apparso all’Opera de la Wallonie <strong>di</strong> Liegi in<br />

Don Carlos e Tosca e fatto il suo debutto<br />

nel Regno Unito come Don Jose con la<br />

Glyndebourne Touring Company. Nel<br />

novembre 2008 è stato ospite al Teatro<br />

Carlo Felice <strong>di</strong> Genova comeRodolfo ne La<br />

Bohéme <strong>di</strong>retta da Daniel Oren. Torna poi<br />

a Francoforte peer una ripresa <strong>di</strong> Don<br />

Carlo e come Rodolfo ne La Bohéme; e,<br />

approda per la prima volta alla Deutsche<br />

Oper <strong>di</strong> Berlino in Tosca al fianco <strong>di</strong> Violeta<br />

Urmana. Nel giugno 2009 viene acclamato<br />

nel suo debutto alla Netherlands Opera<br />

come Don Jose in una nuova produzione<br />

<strong>di</strong> Carmen con la regia <strong>di</strong> Robert Carsen e<br />

<strong>di</strong>retta da Marc Albrecht. Nella stagione<br />

2009/2010 fa nuovi, significativi debutti:<br />

alla Bayerische Staatsoper <strong>di</strong> Monaco in<br />

Don Carlos, alla Hamburg State Opera in<br />

Tosca, alla Berlin State Opera in Carmen e<br />

al Glyndebourne Festival come Macduff in<br />

Macbeth. Ha anche debuttato a Lione nel<br />

Requiem <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>. Nel 2010 ha debuttato<br />

alla Lyric Opera <strong>di</strong> Chicago in Carmen e<br />

alla Metropolitan Opera nella nuova produzione<br />

<strong>di</strong> Don Carlos. Debutta anche alla<br />

Scala <strong>di</strong> Milano come Turiddu in Cavalleria<br />

Rusticana e alla SemperOper <strong>di</strong> Dresda in<br />

Tosca <strong>di</strong>retta da Nicola Luisotti. Ha cantato<br />

il suo primo Manrico ne Il Trovatore in<br />

forma <strong>di</strong> concerto accanto ad Anja<br />

Harteros alla Cologne Opera. Nel maggio<br />

2011 debutta alla Royal Danish Opera <strong>di</strong><br />

Copenhagen nel suo primo nella<br />

Turandot. Nato nella Corea del Sud, inizia<br />

qui gli stu<strong>di</strong> musicali ed in Corea ha interpretato<br />

<strong>di</strong>versi ruoli quali Alfredo ne La<br />

traviata, Luigi ne Il tabarro, Rodolfo ne La<br />

bohème, Cavaradossi in Tosca, Ruggero<br />

ne La ron<strong>di</strong>ne, e Don José in Carmen. Ha<br />

vinto numerosi concorsi canori ed è vincitore<br />

del 34° premio Loren L. Zachary<br />

Society National 2006, del primo premio<br />

Licia Albanese-Puccini Foundation<br />

International Vocal Competition 2005 e<br />

Career Bridges Competition 2005, così<br />

come e vincitore dei premi Opera Index<br />

Vocal Competition 2005 e del Joyce Dutka<br />

Arts Foundation (JDAF) 2005. Ha ricevuto<br />

una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sia per la Seoul<br />

National University in Corea e per il<br />

Mannes College of Music <strong>di</strong> New York,<br />

dove ha proseguito gli stu<strong>di</strong> vocali e musicali<br />

con il Professor Arthur Levy


Riccardo Massi<br />

Tenore<br />

Si <strong>di</strong>ploma all’Accademia della Scala <strong>di</strong><br />

Milano. Continua gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> canto a<br />

Roma con il Maestro David Holst, che<br />

rimane suo mentore anche oggi.<br />

Specialista nella gestione <strong>di</strong> armi antiche<br />

e me<strong>di</strong>evali, finanzia i suoi stu<strong>di</strong> musicali<br />

con apparizioni come stuntman in <strong>di</strong>versi<br />

film, tra i quali The Passion of the Christ<br />

<strong>di</strong> Mel Gibson Gangs of New York <strong>di</strong><br />

Martin Scorsese e Roma <strong>di</strong> HBO. Canta<br />

Don Josè in Carmen al Teatro alla Scala<br />

nel <strong>di</strong>cembre 2009 <strong>di</strong>retto da Daniel<br />

Barenboim. Successivamente canta il suo<br />

primo Radames in Aida a Salerno <strong>di</strong>retta<br />

da Daniel Oren. Nel marzo 2010 appare<br />

a Salisburgo in una nuova produzione <strong>di</strong><br />

Tosca. Questa interpretazione segna il<br />

suo debutto nel ruolo <strong>di</strong> Mario<br />

Cavaradossi. Nell’aprile 2010 fa il suo<br />

debutto in Sud America a Lima, Perù,<br />

come Pollione in Norma. Nel 2011 fa il<br />

suo debutto nei Paesi Bassi come Enzo<br />

Grimaldo ne La Gioconda in forma <strong>di</strong><br />

concerto al Concertgebouw. Altri ruoli<br />

del suo repertorio sono Don Alvaro in La<br />

Forza del Destino, i ruoli principali in<br />

Ernani e Don Carlos, Maurizio in Adriana<br />

Lecouvreur e Loris Ipanoff in Fedora.<br />

131


132<br />

Gianfranco Montresor<br />

Baritono<br />

Nato Verona, <strong>di</strong>plomato al Conservatorio<br />

<strong>di</strong> Brescia, Gianfranco Montresor debutta<br />

nel 1993 al Teatro Filarmonico <strong>di</strong> Verona<br />

nella Gattabianca <strong>di</strong> Paolo Arcà, cui fa<br />

seguito Carmen (Escamillo) al San Severo<br />

Festival e La bohème (Marcello) al Teatro<br />

Massimo <strong>di</strong> Palermo. La brillante e rapida<br />

carriera lo porta in breve tempo sul palcoscenico<br />

<strong>di</strong> numerosi teatri fra cui il<br />

New National Theatre a Tokyo, il<br />

Wexford Festival Opera, la New Israeli<br />

Opera a Tel Aviv, il Teatro de São Carlos<br />

a Lisbona, Macerata Opera Festival, il<br />

Teatro Filarmonico <strong>di</strong> Verona, il Teatro<br />

Regio <strong>di</strong> Parma, il Teatro Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste,<br />

il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma e il Teatro<br />

delle Muse <strong>di</strong> Ancona. Nel corso della<br />

sua carriera ha avuto modo <strong>di</strong> collaborare<br />

con <strong>di</strong>rettori d’orchestra quali<br />

Antonello Alleman<strong>di</strong>, Bruno Bartoletti,<br />

Yoram David, Jacques Delacôte, Renato<br />

Palumbo, Stefano Ranzani, Donato<br />

Renzetti e Keri-Lynn Wilson, e con registi<br />

come Yuri Alexandrov, Hugo de Ana e<br />

Giuseppe Patroni Griffi. Il suo repertorio<br />

include titoli quali Madama Butterfly<br />

(Sharpless), Cavalleria rusticana (Alfio),<br />

Fidelio (Don Pizarro), Don Carlo<br />

(Rodrigo), La traviata (Germont), La<br />

bohème (Marcello), Carmen (Escamillo),<br />

L’elisir d’amore (Belcore), Assassinio<br />

nella cattedrale, Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia<br />

(Figaro), Attila (Ezio), Simon Boccanegra<br />

(Paolo Albiani), Otello (Jago), L’enfance<br />

du Christ <strong>di</strong> Berlioz e Sly <strong>di</strong> Wolf Ferrari.<br />

Nella stagione 2004/05 ha debuttato<br />

come Figaro ne Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia a<br />

Seoul, ha preso parte ad una nuova produzione<br />

de La bohème al Teatro<br />

Massimo <strong>di</strong> Palermo (<strong>di</strong>rettore Donato<br />

Renzetti, regia <strong>di</strong> Giuseppe Patroni<br />

Griffi), e alla prima rappresentazione<br />

assoluta dell’opera <strong>di</strong> Marco Tutino, La<br />

bella e la bestia, al Teatro Comunale <strong>di</strong><br />

Modena. Nella stagione 2005/06 ha<br />

interpretato Carmen (Escamillo) a<br />

Madrid, Otello (Jago) e Il <strong>di</strong>ssoluto assolto<br />

al Teatro São Carlos <strong>di</strong> Lisbona e partecipato<br />

a un tour europeo <strong>di</strong> concerti a<br />

fianco <strong>di</strong> Andrea Bocelli. La collaborazione<br />

con il Teatro alla Scala inizia nel 2007<br />

con la nuova opera <strong>di</strong> Fabio Vacchi<br />

Teneke e prosegue nel 2008 con Il<br />

Giocatore <strong>di</strong> Prokofiev <strong>di</strong>retto da Daniel<br />

Baremboim. Con la stessa opera il<br />

debutto alla Staatsoper a Berlino sempre<br />

nel 2008. Tra gli ultimi impegni Don<br />

Gregorio a Catania, Messa <strong>di</strong> Gloria <strong>di</strong><br />

Puccini a Verona, Manon Lescaut a Sofia,<br />

Nabucco a Novara e La Traviata (Giorgio<br />

Germont) a Trieste. Di particolare interesse<br />

la partecipazione - nel ruolo <strong>di</strong><br />

Monterone - alla produzione <strong>di</strong> Rigoletto<br />

a Mantova <strong>di</strong>retto da Zubin Mehta e trasmesso<br />

in mondovisione.


Tiziana Tramonti<br />

Soprano<br />

Nata a Firenze, ha stu<strong>di</strong>ato al Conservatorio<br />

“Luigi Cherubini” della sua città, <strong>di</strong>plomandosi<br />

in viola con il massimo dei voti sotto la<br />

guida <strong>di</strong> Piero Farulli.<br />

Contemporaneamente ha stu<strong>di</strong>ato canto<br />

con Ettore Campogalliani, Giorgio<br />

Favaretto, Erik Werba e Suzanne Danco.<br />

Nel corso della sua carriera ha calcato i palcoscenici<br />

dei più prestigiosi teatri italiani, fra<br />

i quali, Teatro alla Scala (La traviata, Le<br />

nozze <strong>di</strong> Figaro, Rigoletto, Il barbiere <strong>di</strong><br />

Siviglia, Gianni Schicchi, La cenerentola),<br />

Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma (Cavalleria rusticana,<br />

Le nozze <strong>di</strong> Figaro, Andrea Chénier,<br />

Evgenij Onegin), Teatro Comunale <strong>di</strong><br />

Firenze (La traviata, La cenerentola, Jenufa,<br />

Parsifal), Teatro Comunale <strong>di</strong> Bologna (Il<br />

caso Makropulos, Le nozze <strong>di</strong> Figaro, Die<br />

Zauberflöte, Les oiseaux de passage),<br />

Teatro Regio <strong>di</strong> Torino (La forza del destino,<br />

Andrea Chénier, Il trovatore), Teatro Regio<br />

<strong>di</strong> Parma (Aida, La traviata), Teatro Massimo<br />

<strong>di</strong> Palermo (Der Rosenkavalier, Angélique <strong>di</strong><br />

Ibert, Agrippina, Pollicino, Moses und<br />

Aron), Teatro Massimo Bellini <strong>di</strong> Catania<br />

(Elektra, Gianni Schicchi, Il cappello <strong>di</strong><br />

paglia <strong>di</strong> Firenze, Die Tote Stadt), Teatro<br />

Carlo Felice <strong>di</strong> Genova (Nabucco, La traviata),<br />

Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli, Arena <strong>di</strong><br />

Verona (Carmen). Ha cantato inoltre in alcu-<br />

tagliare<br />

ni importanti teatri e festival internazionali,<br />

fra i quali Festival <strong>di</strong> Salisburgo (Marcellina<br />

nelle Nozze <strong>di</strong> Figaro), Opernhaus <strong>di</strong> Zurigo<br />

(Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia), Opéra National de<br />

Paris (Gianni Schicchi), Bayerische<br />

Staatsoper <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong> Baviera (Le nozze<br />

<strong>di</strong> Figaro), Opéra de Lyon, Opéra de<br />

Nanterre, Teatro <strong>di</strong> Santiago de<br />

Campostela (L’enfant et les sortilèges) e<br />

Concertgebouw <strong>di</strong> Amsterdam (Suor<br />

Angelica), solo per nominarne alcuni. Ha<br />

collaborato con prestigiosi <strong>di</strong>rettori d’orchestra,<br />

fra i quali ricor<strong>di</strong>amo Bruno Bartoletti,<br />

Riccardo Chailly, Gianandrea Gavazzeni,<br />

Gianluigi Gelmetti, Gustav Kuhn, Riccardo<br />

Muti, Daniel Oren, Zoltán Pesko, Michel<br />

Plasson, Donato Renzetti, Hubert Soudant<br />

ed Emil Tchakarov. Attiva anche sul versante<br />

concertistico, Tiziana Tramonti annovera<br />

nel suo repertorio autori quali Bach,<br />

Beethoven, Fauré, Mahler, Liszt,<br />

Schönberg, Malipiero, Dallapiccola ed<br />

Henze. Raffinata interprete del repertorio<br />

liederistico, ha eseguito fra l’altro i<br />

Wesendonck Lieder al Teatro Comunale <strong>di</strong><br />

Bologna, nonché il Primo Libro delle nuove<br />

liriche italiane, una raccolta <strong>di</strong> arie da camera<br />

su testi <strong>di</strong> scrittori italiani, musicati da<br />

compositori quali Marco Betta, Antonio<br />

D’Antò, Carlo Pe<strong>di</strong>ni e Fabrizio Festa. Fra i<br />

recenti successi si segnalano La traviata al<br />

Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e al<br />

Teatro alla Scala, Macbeth (Dama) al Teatro<br />

Regio <strong>di</strong> Parma, Il Trittico <strong>di</strong> Puccini presso i<br />

Teatri Comunali <strong>di</strong> Modena e Ferrara,<br />

Cavalleria rusticana (Mamma Lucia) al<br />

Teatro San Carlo <strong>di</strong> Napoli, Andrea Chènier<br />

(Bersi) al Teatro “V. Bellini” <strong>di</strong> Catania, La<br />

forza del destino (Curra) al Teatro Carlo<br />

Felice <strong>di</strong> Genova, Gianni Schicchi al Teatro<br />

alla Scala, Evgenij Onegin (Larina) al Teatro<br />

Carlo Felice <strong>di</strong> Genova e Carmen<br />

(Mercedes) al Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma.<br />

Recentemente ha interpretato Evgenij<br />

Onegin (Larina) al Teatro Lirico <strong>di</strong> Cagliari,<br />

Rigoletto (Giovanna) al Teatro delle Muse <strong>di</strong><br />

Ancona, Die Tote Stadt (Brigitte) al Teatro<br />

Massimo <strong>di</strong> Palermo e La volpe astuta al<br />

Maggio Musicale Fiorentino. Altri impegni<br />

Rigoletto (Giovanna) e Aida alle Terme <strong>di</strong><br />

Caracalla, Manon Lescaut (Musico) al<br />

133


134<br />

Pietro Picone<br />

Tenore<br />

Ha stu<strong>di</strong>ato con Gianni Raimon<strong>di</strong>. Inizia la<br />

sua carriera cimentandosi in ruoli belcantistici.<br />

Nell’ottobre del 2000 vince il 41° concorso<br />

Internazionale Giovani Cantanti Lirici<br />

“Citta’ <strong>di</strong> Parma”, ed è vincitore assoluto<br />

del premio Migliore Voce Maschile.<br />

Interpreta Nemorino al Teatro Bonci <strong>di</strong><br />

Cesena, Il Barbiere <strong>di</strong> Siviglia <strong>di</strong> Paisiello e<br />

L’equivoco Stravagante al Teatro<br />

Comunale <strong>di</strong> Bologna. Ha svolto anche<br />

ruoli <strong>di</strong> comprimario. Ha collaborato con<br />

<strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> chiara fama, quali Paolo<br />

Arrivabeni, Donato Renzetti, Bruno<br />

Bartloletti, Bruno Campanella, Massimo<br />

Donadello, Patrick Davin, Stefano Ranzani<br />

etc. e registi come Beppe De Tomasi,<br />

Stefano Vizioli, Willy Decker ed altri. Ha<br />

cantato nei teatri Politeama <strong>di</strong> Palermo<br />

(Teatro Massimo), Teatro Carlo Felice <strong>di</strong><br />

Genova, Teatro dell'Opera <strong>di</strong> Roma,<br />

Teatro Regio <strong>di</strong> Parma, Teatro San Carlo <strong>di</strong><br />

Napoli, Terme <strong>di</strong> Caracalla, Opera Royale<br />

de Wallonie <strong>di</strong> Liegi ed altri.


Orchestra del Teatro dell’Opera<br />

Primi violini<br />

Vincenzo Bolognese*<br />

(<strong>di</strong> spalla)<br />

Francesco Malatesta<br />

Isabelle Claire Durand<br />

Luciana Hazan<br />

Maurizio Bonacci<br />

Carlo Casieri<br />

Jayne Sisterson<br />

Emmanuelle Thomasson<br />

Giovanni Vigliar<br />

Ann Stupay<br />

Giulio Arrigo<br />

Massimiliano Destro<br />

Marina Pacione<br />

Maria Lucia Campagna<br />

Annalisa Giordano<br />

Pierluca Vigiano<br />

Barbara Agostinelli<br />

Secon<strong>di</strong> violini<br />

Carlo Alberto Gardenghi*<br />

Arrigo Serafini*<br />

Antonio Pellegrino<br />

Ludovico Tramma<br />

Adalberto Muzzi<br />

Stefania Viri<br />

Rose Helene Valmy<br />

Paolo Vincenzo Bigi<br />

Antonella Subrizi<br />

Paolo Coluzzi<br />

Alessia Loporchio<br />

Giampiero Marchetti<br />

Clau<strong>di</strong>o Pacione<br />

Viole<br />

Francesco Fiore*<br />

Koram Jablonko*<br />

Mauro Abenante<br />

Mauro Eros Losi<br />

Antonio Cauteruccio<br />

Francesco Agostini<br />

Paolo Finotti<br />

Dan Vartolomei<br />

Krzysztof Stochmialek<br />

Paola Bolognese<br />

Margherita Fina<br />

Bruno Pucci<br />

Violoncelli<br />

Jorge Guillermo Schultis*<br />

Andrea Noferini*<br />

Massimo Bastetti<br />

Fabio Fagioli<br />

Giuseppe Chignoli<br />

Ryszard Antoni Janczak<br />

Marius Iulian Parascan<br />

Paolo Ciminelli<br />

Nino Testa<br />

Andrea Bergamelli<br />

Augusto Chiri<br />

Contrabbassi<br />

Pietro Brigantino*<br />

Ugo Bocchini<br />

Michele Palmiero<br />

Gennarino Frezza<br />

Flauti<br />

Carlo Enrico Macalli*<br />

Matteo Evangelisti*<br />

Paola Grassini Giovine<br />

Marta Rossi<br />

(anche ottavino e flauto in sol)<br />

Ottavino<br />

Lorenzo Marruchi<br />

Oboi<br />

Luca Vignali*<br />

Gianfranco Bortolato*<br />

Fabio Severini<br />

Corno inglese<br />

Aniello Pinto<br />

Clarinetti<br />

Calogero Palermo*<br />

Angelo De Angelis*<br />

Sauro Berti<br />

(clarinetto basso)<br />

Pietro Canuti<br />

(clarinetto piccolo)<br />

Fagotti<br />

Eliseo Smordoni*<br />

Pasquale Marono<br />

Controfagotto<br />

Fabio Morbidelli<br />

Corni<br />

Agostino Accar<strong>di</strong>*<br />

Carmine Pinto*<br />

Michele Martusciello<br />

Leonardo Feroleto<br />

Giuliano Spaccini<br />

Alessio Bernar<strong>di</strong><br />

Michele Ferri<br />

Trombe<br />

Roberto Rigo*<br />

Davide Simoncini*<br />

Clau<strong>di</strong>o Cimpanelli<br />

Leonardo Maniscalco<br />

Lucia Luconi<br />

Tromboni<br />

Ruggiero Pastore*<br />

Marco Piazzai*<br />

(tromba bassa)<br />

Loris Grossi<br />

Timpani<br />

Ignacio Ceballos Martín*<br />

Gabriele Cappelletto*<br />

Percussioni<br />

Carlo Bor<strong>di</strong>ni<br />

Mario Distaso<br />

Domenico Andrea Urso<br />

(tastiere)<br />

Arpa<br />

Agnese Coco*<br />

*Le prime parti sono in<strong>di</strong>cate<br />

con l’asterisco e sono poste in<br />

or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> anzianità.<br />

135


136<br />

Coro del Teatro dell’Opera<br />

Roberto Gabbiani<br />

Maestro del coro<br />

Nato a Prato, dopo gli stu<strong>di</strong> umanistici si è<br />

<strong>di</strong>plomato in pianoforte e composizione al<br />

Conservatorio L. Cherubini <strong>di</strong> Firenze.<br />

Giovanissimo è stato chiamato al Teatro<br />

Comunale <strong>di</strong> Firenze, già sotto la guida del<br />

Maestro R. Muti, che, nel 1974, lo nomina maestro<br />

del coro del Maggio Musicale Fiorentino.<br />

Negli anni passati a Firenze, ha collaborato con<br />

i più illustri <strong>di</strong>rettori d’orchestra <strong>di</strong> livello mon<strong>di</strong>ale<br />

quali C. Abbado, M.W. Chung, Sir C.<br />

Davis, V. Gergiev, C.M. Giulini, C. Kleiber, L.<br />

Maazel, K. Masur, Z. Mehta, R. Muti, S. Ozawa,<br />

G. Pretre, T. Schippers, G. Solti, J. Temirkanov,<br />

C. Tielemann. Durante i 20 anni al Maggio<br />

Musicale ha contribuito con propri programmi<br />

musicali alla realizzazione delle stagioni sinfonico<br />

teatrali e dei festival a fianco dei Direttori<br />

Artistici che si sono succeduti alla guida del teatro<br />

quali L. Alberti, F. D’Amico, B. Bartoletti, L.<br />

Berio, M. Bogiankino, R. Vlad.<br />

Ha <strong>di</strong>retto l’orchestra ed il Coro del Maggio<br />

Musicale in più concerti ed ha firmato prime<br />

esecuzioni mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> musiche <strong>di</strong> A. Clementi,<br />

L. Berio, L. Nono, G. Petrassi. Nel 1990 R. Muti<br />

gli affida la <strong>di</strong>rezione del coro del Teatro alla<br />

Scala, dove rimane fino al 2002, contribuendo<br />

alla realizzazione degli spettacoli affiancando<br />

<strong>di</strong>rettori d’orchestra e registi <strong>di</strong> fama internazionale,<br />

e dove, oltre alla realizzazione dei programmi<br />

sinfonici ed operistici, ha <strong>di</strong>retto<br />

l’Orchestra della Scala, il Coro Filarmonico della<br />

Scala e l’orchestra Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano in concerti<br />

sinfonico-corali. Per la spiccata attenzione verso<br />

l’arte contemporanea propone alla Direzione<br />

Artistica la commissione annuale <strong>di</strong> una composizione<br />

de<strong>di</strong>cata al coro. È così <strong>di</strong>rettore delle<br />

prime mon<strong>di</strong>ali per coro e orchestra de La morte<br />

<strong>di</strong> Lazzaro <strong>di</strong> A. Corghi, Sacer Sanctus <strong>di</strong> F.<br />

Vacchi, la Passione secondo Matteo <strong>di</strong> A.<br />

Guarnieri. La passione per il mondo corale antico<br />

gli fa anche riscoprire opere <strong>di</strong>menticate come la<br />

Passione <strong>di</strong> P. Aretino, eseguita in forma scenica<br />

nella Basilica <strong>di</strong> S. Marco e musiche <strong>di</strong> autori a noi<br />

più vicini e poco conosciuti, ma <strong>di</strong> alto valore artistico<br />

come G. Cavaccio, M. Cazzati ed altri, allargando<br />

il repertorio del coro verso fronti rinascimentali,<br />

barocchi e contemporanei dando una<br />

specifica impronta <strong>di</strong> eclettismo.<br />

Come Maestro del Coro della Scala ha compiuto<br />

<strong>di</strong>verse tournèe sotto la <strong>di</strong>rezione del<br />

Maestro R. Muti, per il Ravenna Festival con concerti<br />

a Sarajevo, Beirut, Mosca, Gerusalemme,<br />

Erevan, Istanbul e partecipato alle tournée del<br />

teatro in tutto il mondo, nonché, come Maestro<br />

del Coro Filarmonico della Scala, ha <strong>di</strong>retto concerti<br />

per importanti cerimonie (inaugurazioni,<br />

commemorazioni, etc.) <strong>di</strong> risonanza internazionale.<br />

Dal 2000 collabora col Coro <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o<br />

France col quale ha eseguito significativi concerti<br />

<strong>di</strong>retti dal maestro Muti e varie <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong><br />

concerti a cappella del coro per la stagione<br />

autunnale <strong>di</strong> musica da camera <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o France<br />

nella Chiesa <strong>di</strong> Notre Dame du Travaille e Sacer<br />

Sanctus <strong>di</strong> Vacchi per il Festival Presence.<br />

Alla fine degli anni ‘90 è chiamato<br />

all’Accademia <strong>di</strong> Santa Cecilia <strong>di</strong> Roma per<br />

varie collaborazioni fra le quali le incisioni,<br />

accanto al maestro M.W. Chung, dei Requiem<br />

<strong>di</strong> Fauré e <strong>di</strong> Duruflé e del compact giubilare Te<br />

Deum (musiche <strong>di</strong> Charpentier, Mozart, Ver<strong>di</strong>,<br />

Pärt). Dal 2001 il maestro L. Berio, allora<br />

Presidente dell’Accademia Nazionale <strong>di</strong> S.<br />

Cecilia, lo vuole Direttore del coro. Inizia così<br />

una collaborazione che dura fino al 2006, con<br />

progetti tesi alla valorizzazione del Coro e alla<br />

creazione <strong>di</strong> una stagione annuale per la scoperta<br />

<strong>di</strong> musiche polifoniche <strong>di</strong> tutti i tempi. Di<br />

particolare importanza è stata l’incisione del<br />

Missarum Liber Primus del 1554 <strong>di</strong> G.P. da


Palestrina. Negli ultimi anni è stato invitato dal<br />

Nomori Festival <strong>di</strong> Tokio (Spring Festival a<br />

Tokyo) per Requiem <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> (2006) e Stabat<br />

Mater, Te Deum <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> e Stabat Mater <strong>di</strong><br />

Rossini (2007), Carmina Burana <strong>di</strong> Orff (2010),<br />

con la <strong>di</strong>rezione del Maestro R. Muti, Die<br />

Schöpfung <strong>di</strong> Haydn (2009) e Parsifal <strong>di</strong> Wagner<br />

(2010). L’incontro col maestro N. Sani,<br />

Presidente della Fondazione I. Scelsi, porta alla<br />

formazione dell’ensemble vocale G. Scelsi, che<br />

ha portato all’inaugurazione della mostra de<strong>di</strong>cata<br />

a Rothko ed a Kubrick al rinnovato Palazzo<br />

delle Esposizioni <strong>di</strong> Roma con un concerto <strong>di</strong><br />

musiche incentrate sui due artisti nel 2007. Il<br />

concerto è stato replicato al Ravenna Festival<br />

nel 2008. Dal 2008 è Direttore del Coro del<br />

Teatro Regio <strong>di</strong> Torino, chiamato dal Direttore<br />

Musicale G. Noseda, col quale sviluppa un<br />

lavoro <strong>di</strong> crescita artistica culminante nelle incisioni<br />

dell’Aleko <strong>di</strong> Rachmaninoff (2009) e dei<br />

Quattro Pezzi Sacri <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> (2010). Dalla stagione<br />

2010-11 è Direttore del Coro del Teatro<br />

dell’Opera <strong>di</strong> Roma.<br />

ALTRO MAESTRO DEL CORO<br />

Gea Garatti Ansini<br />

Soprani primi<br />

Federica Albonetti, Sabina Altamura, Sabrina<br />

Bal<strong>di</strong>, Laura Bertazzi, Rita Cammarano, Carmela<br />

Cimaglia, Susanna Cristofanelli, Carmela<br />

Ferraioli, Maria Luisa Iurilli, Giuliana Lanzillotti,<br />

Lee Yuen Sung, Stefania Rosai, Anna Selvaggio,<br />

Sabrina Tolli, Virginia Volpe<br />

Soprani secon<strong>di</strong><br />

Laura Calzolari, Sonia Corsini, Clau<strong>di</strong>a Cozzari<br />

Antonietta Cueva, Francesca Cundari, Piera<br />

Lanciani, Arianna Morelli, Alessia Nobili,<br />

Antonella Scafati, Osiris Stanziola, Cristina<br />

Tarantino<br />

Mezzosoprani<br />

Chiara Caligara, Ming Zi Chen, Silvana Cosimi<br />

Giovanna Ferraresso, Carla Guelfi, Angela<br />

Nicoli Silvia Pasini, Lorella Pieralli, Francesca<br />

Rossetti, Elisabetta Viri<br />

Contralti<br />

Manola Colangeli, Maria Concetta Colombo,<br />

Anna Maria De Martino, Alessandra Franceschi,<br />

Emanuela Luchetti, Clau<strong>di</strong>a Marchetti,<br />

Emilia Santo, Nicoletta Tasin<br />

Tenori primi<br />

Luca Battagello, Francesco Bovino, Vinicio<br />

Cecere, Aurelio Cicero, Danilo Di Benedetto,<br />

Jesus Fuentes, Refat Lleshi, Giordano Massaro,<br />

Fabrizio Menotta, Massimiliano Nardone,<br />

Giorgio Parpaiola, Gianni Timpani<br />

Tenori secon<strong>di</strong><br />

Giuseppe Auletta, Marco Ciatti, Pasquale Carlo<br />

Faillaci, Francesco Giannelli, Daniele Marcorelli,<br />

Nicola Nicoloso, Maurizio Rossi, Maurizio<br />

Scavone, Giuseppe Tedeschi<br />

Baritoni<br />

Pierluigi Bello, Riccardo Coltellacci, Alessandro<br />

Gaetani, Francesco Luccioni, Daniele Massimi,<br />

Francesco Melis, Romualdo Savastano, Antonio<br />

Taschini, Fabio Tinalli<br />

Bassi<br />

Stefano Canettieri, Massimo Car<strong>di</strong>nali,<br />

Alessandro Fabbri, Stefano Iachetti, Massimo<br />

Mondelli, Giampiero Pippia, Stefano Pitaccio,<br />

Costantino Ridolfi<br />

137


138<br />

Corpo <strong>di</strong> Ballo del Teatro dell’Opera<br />

Micha van Hoecke<br />

Direttore del corpo <strong>di</strong> ballo<br />

Danzatore, coreografo, attore, regista: crede<br />

in un teatro totale, dove la danza si confonde<br />

con la musica, con il canto, con la recitazione<br />

per dare vita ad un’irripetibile opera d’arte.<br />

Nato a Bruxelles, il padre era un pittore belga,<br />

la madre una cantante russa e la zia materna,<br />

una ballerina. Stu<strong>di</strong>a a Parigi con Olga<br />

Preobrajenskaia e nel 1960 entra a far parte<br />

della Compagnia <strong>di</strong> Roland Petit. In questo<br />

stesso periodo svolge un’intensa attività come<br />

attore <strong>di</strong> cinema. Entra quin<strong>di</strong> a far parte del<br />

Ballet du XX siécle <strong>di</strong> Maurice Bejart <strong>di</strong> cui<br />

<strong>di</strong>venterà il fidato braccio destro. Nel 1979 è lo<br />

stesso Bejart a nominarlo <strong>di</strong>rettore artistico del<br />

centro MUDRA, il prestigioso centro <strong>di</strong> formazione<br />

per artisti <strong>di</strong> Bruxelles. Nel 1981 è chiamato<br />

a curare le coreografie del film Bolero <strong>di</strong><br />

Claude Lelouch. Quello stesso anno, con i<br />

migliori elementi del Mudra, fonda l’Ensemble,<br />

la splen<strong>di</strong>da compagnia, “unione <strong>di</strong> razze e <strong>di</strong><br />

culture”, ancora oggi impeccabile interprete<br />

delle sue creazioni oltre che uno dei più acclamati<br />

gruppi mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> danza contemporanea.<br />

Nel suo carnet non mancano le collaborazioni<br />

con interpreti straor<strong>di</strong>narie quali C. Fracci, U.<br />

Lempter, L. Savignano, o con gran<strong>di</strong> registi<br />

come L. Ronconi, L. Cavani, R. De Simone e con<br />

prestigiosi <strong>di</strong>rettori d’orchestra, ma è soprattutto<br />

con il maestro R. Muti che si è creato uno<br />

splen<strong>di</strong>do sodalizio che ha dato vita a tanti<br />

capolavori. Ha creato coreografie per l’Opera<br />

<strong>di</strong> Roma (Berg Kristall <strong>di</strong> S. Bussotti nel 1983,<br />

Hommage à Petrassi nel 1984, Fellini nel 1995),<br />

per il Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano (Orfeo <strong>di</strong><br />

Poliziano nel 1983 ideato con lo scenografo L.<br />

Damiani), per il San Carlo <strong>di</strong> Napoli (Lucia!), per<br />

il Festival d’Avignone (Antigone nel 1972 con la<br />

Compagnia A. Beranger e con M. Theodorakis,<br />

che compose le musiche). A partire dal 1990 è<br />

particolarmente intensa la sua collaborazione<br />

con Ravenna Festival, dove debutta anche<br />

come regista <strong>di</strong> opera ne La Muette <strong>di</strong> Portici <strong>di</strong><br />

Auber (1991). Molte sono le opere che ha creato<br />

per questo festival, da A<strong>di</strong>eu à l’Italie (1992:<br />

premio della critica italiana per la migliore<br />

coreografia moderna), a La memoire (con L.<br />

Savignano), Pelèrinage (con C. Muti e A. Boni),<br />

Pierrot Lunaire (con A. Ferri e M. Guerra), Il<br />

paradosso svelato (con l’orchestra Bizantina e<br />

Ensemble <strong>di</strong> Naseer Shamma), Maria Callas, la<br />

voix des choses, spettacolo <strong>di</strong> rara intensità che<br />

Micha van Hoecke e il suo Ensemble hanno<br />

portato in tournée in Italia, Stati Uniti, Russia e<br />

Cina, riscuotendo ovunque gran<strong>di</strong> successi.<br />

Nel 1997 fu nominato coor<strong>di</strong>natore per il ballo<br />

presso il Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo, con l’incarico<br />

<strong>di</strong> curare le coreografie <strong>di</strong> Aida, opera che<br />

avrebbe inaugurato la riapertura dello stesso<br />

Teatro (1998). Per il Teatro Stabile <strong>di</strong> Catania<br />

firma la regia e la coreografia de Le Troiane da<br />

Euripide e Seneca (1999-2000). Nel 1999 è<br />

nominato <strong>di</strong>rettore del ballo e coreografo principale<br />

del Teatro Massimo <strong>di</strong> Palermo. Nel<br />

2002, per I sette peccati capitali <strong>di</strong> B. Brecht,<br />

musiche <strong>di</strong> K. Weill riceve il premio Danza e<br />

Danza 2002 per la migliore coreografia. Il 7<br />

<strong>di</strong>cembre 2002 è chiamato a realizzare le coreografie<br />

<strong>di</strong> Ifigenia in Aulide, regia <strong>di</strong> Y. Kokkos<br />

che, con la Direzione <strong>di</strong> R. Muti, inaugura la stagione<br />

del Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano. Inaugura,<br />

sempre il 7 <strong>di</strong>cembre, la stagione scaligera<br />

2003/2004, con le coreografie per Moïse et<br />

Pharaon, Direttore R. Muti, regia L. Ronconi.<br />

Ha partecipato in qualità <strong>di</strong> coreografo con il<br />

suo Ensemble, allo spettacolo in <strong>di</strong>retta televisiva,<br />

il sabato in prima serata su RAIUNO, “Trash”<br />

<strong>di</strong> E. Montesano, per il quale riceve il premio<br />

Danza e Danza 2004. Crea le coreografie<br />

dell’Ensemble per il concerto <strong>di</strong> Capodanno


2005 trasmesso da RAIUNO dal Teatro la<br />

Fenice <strong>di</strong> Venezia. L’estate del 2005 crea per il<br />

suo Ensemble lo spettacolo Au Cafè. Nel 2006<br />

La Regina della Notte, omaggio a W.A. Mozart,<br />

ideazione C. Mazzavillani Muti, progetto sonoro<br />

su musiche <strong>di</strong> Mozart <strong>di</strong> L. Titi, spazializzazione<br />

del suono Tempo Reale, impianto scenico S.<br />

<strong>Battaglia</strong>, costumi M. Poli, <strong>di</strong>segno luci V.<br />

Alfieri. Nel 2007 Le Voyage, creazione Ravenna<br />

Festival, spettacolo che de<strong>di</strong>ca al suo Ensemble<br />

con musiche tzigane russe. Nel 2008 Salomè da<br />

O. Wilde regia e coreografie <strong>di</strong> M. van Hoecke,<br />

elementi scenici L. Scarpa, nuova creazione per<br />

Ravenna Festival, voce recitante C. Muti. Nel<br />

2009 Baccanti da Euripide, regia e coreografia<br />

<strong>di</strong> M. Van Hoecke, con C. Muti e P. Villoresi,<br />

costumi <strong>di</strong> M. Ferrera, impianto scenico <strong>di</strong> R.<br />

Milan. Dalla stagione 2010-2011 è Direttore del<br />

Corpo <strong>di</strong> Ballo del Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma.<br />

Primi ballerini étoiles<br />

Laura Comi<br />

Mario Marozzi<br />

Primi ballerini<br />

Lucilla Benedetti, Manuela Maturi,<br />

Gaia Straccamore<br />

Riccardo Di Cosmo, Giovanni Martelletta,<br />

Augusto Paganini, Guido Pistoni,<br />

Giovanni Rosaci, Alessandro Tiburzi<br />

Solista<br />

Tiziana Lauri<br />

Corpo <strong>di</strong> ballo<br />

Alessandra Amato, Maria Ba<strong>di</strong>ni, Loredana<br />

Barbanera, Alessia Barberini, Lucia Bellosi,<br />

Catia Brandoli, Eva Cornacchia, Patrizia Cristini,<br />

Silvia Curti, Laura Di Segni, Flavia Feliziani,<br />

Michela Fontanini, Isadora Gorra,<br />

Antonella Granata, Cristiana Greggi,<br />

Silvia Guelfi, Anjella Kouznetsova,<br />

Elisabetta Intini, Isabella Lo Balbo,<br />

Clau<strong>di</strong>a Marzano, Cristina Mirigliano,<br />

Francesca Mucci, Stefania Palmiotto,<br />

Catia Passeri, Barbara Salvatore,<br />

Sandra Sellitti, Gabriella Sormani,<br />

Anna Terziani, Flavia Torricella,<br />

Angela Zarzaca, Marco Biferali,<br />

Gianaugusto Bongiovanni,<br />

Giordano Cagnin, Domenico Casedonte,<br />

Andrea Costa, Paolo Gentile, Sergio Grandoni,<br />

Clau<strong>di</strong>o Lan<strong>di</strong>, Massimiliano Mariani, Giuseppe<br />

Marini, Francesco Milana, Paolo Mongelli,<br />

Mauro Murri, Manuel Paruccini,<br />

Gerardo Porcelluzzi, Francesco Romeo,<br />

Luca Troiano, Enzo Vizzini,<br />

Luigi Zucconi<br />

139


140<br />

La Scuola <strong>di</strong> Danza del Teatro dell’Opera<br />

DIRETTORE<br />

Paola Jorio<br />

MAESTRI OSPITI<br />

Tecnica accademica<br />

e Repertorio<br />

Anna Maria Garagozzo, Alessandro Molin,<br />

Ofelia Gonzalez, Pablo Moret<br />

e Laura Comi étoile del Teatro<br />

Tecnica contemporanea<br />

Fabrizio Monteverde, Milena Zullo<br />

MAESTRI STABILI<br />

Tecnica accademica<br />

Carla Rossi<br />

Fisiotecnica<br />

Donatella Trasatti<br />

***<br />

Primo Corso<br />

Silvia Curti<br />

Adeguamento Coreutico<br />

Lucia Bellosi<br />

Gianni Rosaci<br />

Coreografi<br />

Fabrizio Monteverde,<br />

Massimiliano Volpini,<br />

Milena Zullo, Amedeo Amo<strong>di</strong>o,<br />

Laura Martorana, Paola Jorio,<br />

Bella Ratchinskaja<br />

Maestri collaboratori<br />

al pianoforte<br />

Giuseppe Annese,<br />

Sergio Di Giacomo,<br />

Stefano Mecco<br />

Segreteria<br />

Paola Colasanti<br />

Segreteria della Scuola <strong>di</strong> Danza<br />

Via Ozieri 8 - 00182 Roma<br />

telefono 06 70301405 dalle ore 9 alle 20<br />

fax 06 7023682<br />

scuola.ballo@operaroma.it<br />

Repertorio della Scuola<br />

Paquita <strong>di</strong> Petipa<br />

Conservatoire <strong>di</strong> Auguste Bournonville<br />

Napoli <strong>di</strong> Auguste Bournonville<br />

Graduation ball <strong>di</strong> David Lichine<br />

Class concert <strong>di</strong> Floris Alexander<br />

Waltz <strong>di</strong> Floris Alexander<br />

Pinocchio <strong>di</strong> Fabrizio Monteverde<br />

Carnevale degli animali <strong>di</strong> Milena Zullo<br />

Solo bambini <strong>di</strong> Milena Zullo<br />

Cantico <strong>di</strong> Laura Martorana<br />

Balalaika magica <strong>di</strong> Bella Ratchinskaja<br />

Coppelia da Alicia Alonso<br />

La fille mal gardée da Alicia Alonso<br />

Coccodrilli in abito da sera <strong>di</strong> A. Amo<strong>di</strong>o<br />

Il Maestro <strong>di</strong> Cappella <strong>di</strong> A. Amo<strong>di</strong>o<br />

Ricercare a nove movimenti <strong>di</strong> A. Amo<strong>di</strong>o<br />

Filastrocche <strong>di</strong> Paola Jorio<br />

Rondò Concerto <strong>di</strong> Paola Jorio<br />

Amadè <strong>di</strong> Massimiliano Volpini<br />

Now <strong>di</strong> Massimiliano Volpini<br />

Tutti in quinta <strong>di</strong> Massimiliano Volpini<br />

Informazioni utili<br />

La Scuola <strong>di</strong> Danza è raggiungibile con la metropolitana A fermata San Giovanni o con gli autobus<br />

delle linee 81- 810-16, dalla metropolitana stazione Termini con autobus delle linee 105-16.


EDIZIONI DEL TEATRO DELL’OPERA<br />

Responsabile<br />

Filippo Arriva<br />

Redazione<br />

Anna Cepollaro<br />

Cosimo Manicone<br />

Maria Grazia D’Ottavio<br />

Patrizia Meloni<br />

Maria Stefanelli<br />

Il saggio <strong>di</strong> Julian Budden viene pubblicato<br />

per gentile concessione del Teatro Massimo Bellini <strong>di</strong> Catania.<br />

Si ringraziano<br />

la Biblioteca <strong>di</strong> Storia Moderna e Contemporanea e<br />

l'Istituto per la la storia del Risorgimento italiano - Museo Centrale del Risorgimento<br />

Stampa<br />

Tipografica Renzo Palozzi, Marino<br />

Prezzo del volume<br />

€ 10,00 (iva assolta dall’e<strong>di</strong>tore)<br />

141


142<br />

Stagione <strong>di</strong> Opera e Balletto 2011<br />

Teatro dell’Opera<br />

2, 5, 7, 9, 11, 12 <strong>di</strong>cembre<br />

MOÏSE ET PHARAON<br />

ou Le Passage de la Mer<br />

Rouge<br />

Opéra in quattro atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Luigi Balocchi<br />

e Étienne de Jouy<br />

Musica <strong>di</strong> Gioachino Rossini<br />

Direttore Riccardo Muti<br />

Regia, scene, costumi e video<br />

Pier’Alli<br />

Coreografia Shen Wei<br />

Luci Guido Levi<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

In lingua originale con<br />

sovratitoli in italiano<br />

Teatro Nazionale<br />

22, 23, 24, 28, 29, 30 <strong>di</strong>cembre<br />

SERATA ROLAND PETIT<br />

Coreografie Roland Petit<br />

riprese da Luigi Bonino,<br />

assistente alle riprese<br />

Jean-Philippe Halnaut<br />

Direttore Nir Kabaretti<br />

Luci Jean-Michel Desirè<br />

L’ARLÉSIENNE<br />

Musica <strong>di</strong> Georges Bizet<br />

Scene René Allio<br />

Costumi Christine Laurent<br />

CARMEN<br />

Musica <strong>di</strong> Georges Bizet<br />

Scene e costumi Antoni Clavé<br />

Teatro dell’Opera<br />

18, 20, 22, 23, 25 gennaio<br />

UNO SGUARDO DAL PONTE<br />

A View from the Bridge<br />

Opera in due atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Arnold Weinstein<br />

e Arthur Miller<br />

dalla comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Arthur Miller<br />

Musica <strong>di</strong> William Bolcom<br />

Direttore Bruno Bartoletti<br />

Regia Frank Galati<br />

Ripresa da Amy Hutchison<br />

Scene e costumi<br />

Santo Loquasto<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Teatro dell’Opera<br />

4, 6, 12, 15, 17, 18 febbraio<br />

L’ELISIR D’AMORE<br />

Melodramma giocoso<br />

in due atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Felice Romani<br />

Musica <strong>di</strong> Gaetano Donizetti<br />

Direttore Bruno Campanella<br />

Regia Ruggero Cappuccio<br />

Scene Nicola Rubertelli<br />

Costumi Carlo Poggioli<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Teatro dell’Opera<br />

10, 11, 13, 16, 19, 20 febbraio<br />

IL LAGO DEI CIGNI<br />

Balletto in quattro atti<br />

Musica <strong>di</strong> Pëtr Il’ic Cajkovskij<br />

Coreografia Galina Samsova<br />

da Marius Petipa e Lev Ivanov<br />

Direttore Andrey Anikhanov<br />

Scene e costumi Aldo Buti<br />

Luci Agostino Angelini<br />

Teatro dell’Opera<br />

12, 15, 19, 20, 22, 24 marzo<br />

NABUCODONOSOR<br />

Dramma lirico in quattro atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Temistocle Solera<br />

Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />

Direttore Riccardo Muti<br />

Regia e Scene<br />

Jean-Paul Scarpitta<br />

Costumi Maurizio Millenotti<br />

Luci Urs Schönebaum<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Teatro Nazionale<br />

29, 30, 31 marzo - 1, 2, 3 aprile<br />

DANZA CONTEMPORANEA<br />

Tre creazioni per il Corpo<br />

<strong>di</strong> Ballo<br />

Coreografie Virgilio Sieni<br />

Michele Abbondanza<br />

e Antonella Bertoni<br />

Lindsay Kemp<br />

Teatro dell’Opera<br />

12, 14, 16, 17, 19 aprile<br />

DIE ENTFÜHRUNG AUS<br />

DEM SERAIL<br />

Il ratto dal serraglio<br />

Deutsches Singspiel in tre atti<br />

K384<br />

Libretto Christoph Friedrich<br />

Bretzner<br />

Musica <strong>di</strong><br />

Wolfgang Amadeus Mozart<br />

Direttore Gabriele Ferro<br />

Regia Graham Vick<br />

Scene e costumi<br />

Richard Hudson<br />

Luci Giuseppe Di Iorio<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

In lingua originale con<br />

sovratitoli in italiano<br />

ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA


Teatro Nazionale<br />

12, 13, 14, 15, 16, 17, 19, 20 aprile<br />

SPETTACOLO DEGLI ALLIEVI<br />

DELLA SCUOLA DI DANZA<br />

<strong>di</strong>retta da Paola Jorio<br />

Riduzione coreografica dal<br />

DON CHISCIOTTE<br />

Curata da Ofelia Gonzalez<br />

e Pablo Moret<br />

Musica <strong>di</strong> Ludwig Minkus<br />

Teatro dell’Opera<br />

3, 4, 6, 7, 8 maggio<br />

BÉJART, BALANCHINE,<br />

ROBBINS<br />

GAÎTÉ PARISIENNE<br />

Musica <strong>di</strong> Jacques Offenbach<br />

Arrangiamento <strong>di</strong><br />

Manuel Rosenthal<br />

Coreografia Maurice Béjart<br />

ripresa da Piotr Nardelli,<br />

Micha van Hoecke<br />

Scene e costumi<br />

Thierry Bosquet<br />

TCHAIKOVSKY PAS DE DEUX<br />

Musica <strong>di</strong> Pëtr Il’ič Čajkovskij<br />

Coreografia<br />

George Balanchine<br />

WALPURGISNACHT BALLET<br />

Musica <strong>di</strong> Charles Gounod<br />

Coreografia <strong>di</strong><br />

George Balanchine<br />

IN THE NIGHT<br />

Musica <strong>di</strong> Frédéric Chopin<br />

Coreografia Jerome Robbins<br />

Direttore Nir Kabaretti<br />

Teatro Nazionale<br />

3, 4, 5, 6, 10, 11, 12, 13, 17, 18,<br />

19, 20 maggio<br />

LA SCUOLA ALL’OPERA<br />

Teatro dell’Opera<br />

24, 26, 28, 29, 31 maggio<br />

LA BATTAGLIA DI LEGNANO<br />

Trage<strong>di</strong>a lirica in quattro atti<br />

Libretto Salvatore Cammarano<br />

tratto dalla trage<strong>di</strong>a<br />

La bataille de Toulouse (1828)<br />

<strong>di</strong> François-Joseph Méri<br />

Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />

Direttore Pinchas Steinberg<br />

Regia Ruggero Cappuccio<br />

Scene e costumi Carlo Savi<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Teatro dell’Opera<br />

16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24,<br />

25, 26 giugno<br />

LA BOHÈME<br />

Opera in quattro atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Luigi Illica e<br />

Giuseppe Giacosa<br />

Musica <strong>di</strong> Giacomo Puccini<br />

Direttore James Conlon<br />

Regia e Scene<br />

Franco Zeffirelli<br />

Costumi Piero Tosi<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Teatro dell’Opera<br />

5 luglio<br />

SAGGIO CONCERTO DELLA<br />

GIOVANE ORCHESTRA<br />

DEL TEATRO DELL’OPERA<br />

Teatro dell’Opera<br />

12, 13 luglio<br />

SAGGIO SPETTACOLO<br />

DEGLI ALLIEVI DELLA<br />

SCUOLA DI DANZA<br />

DEL TEATRO DELL’OPERA<br />

<strong>di</strong>retta da Paola Jorio<br />

Teatro dell’Opera<br />

30 settembre, 2, 4, 6, 8 ottobre<br />

ELEKTRA<br />

Trage<strong>di</strong>a in un atto<br />

Libretto <strong>di</strong><br />

Hugo von Hofmannsthal<br />

Basata sulla trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Sofocle<br />

Musica <strong>di</strong> Richard Strauss<br />

Direttore Fabio Luisi<br />

Regia Nikolaus Lehnhoff<br />

Scene Raimund Bauer<br />

Costumi<br />

Andrea Schmidt-Futterer<br />

Movimenti coreografici<br />

Denni Sayers<br />

Luci Duane Schuler<br />

In lingua originale con<br />

sovratitoli in italiano<br />

Teatro Nazionale<br />

18, 19, 20, 21, 22, 23 ottobre<br />

SPETTACOLO DEGLI ALLIEVI<br />

DELLA SCUOLA DI DANZA<br />

DEL TEATRO DELL’OPERA<br />

<strong>di</strong>retta da Paola Jorio<br />

Teatro dell’Opera<br />

19, 20, 21, 22, 23, 25, 26, 27,<br />

28, 29, 30 ottobre<br />

LA BAYADÈRE<br />

Balletto in tre atti<br />

Musica <strong>di</strong> Ludwig Minkus<br />

Orchestrazione <strong>di</strong><br />

John Lanchbery<br />

Coreografia Natalia Makarova<br />

da Marius Petipa<br />

ripresa da Olga Evreinoff<br />

Direttore David Garforth<br />

ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA<br />

143


144<br />

Stagione <strong>di</strong> Musica da Camera<br />

Teatro Nazionale<br />

CONCERTI APERITIVO DELLA DOMENICA MATTINA ore 11.00 DATA<br />

I fiati del Teatro dell’Opera<br />

Musiche <strong>di</strong> Wolfgang Amadeus Mozart 5 <strong>di</strong>cembre<br />

Vincenzo Bolognese violino 12 <strong>di</strong>cembre<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Musiche <strong>di</strong> Antonio Vival<strong>di</strong><br />

Coro del Teatro dell’Opera 9 gennaio<br />

Direttore Roberto Gabbiani<br />

Musiche <strong>di</strong> Johannes Brahms<br />

Pietro De Maria pianoforte 30 gennaio<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Musiche <strong>di</strong> Frédéric Chopin e Johannes Brahms<br />

Dante Symphonie 6 febbraio<br />

per coro femminile e due pianoforti<br />

Musiche <strong>di</strong> Franz Liszt<br />

Direttore Roberto Gabbiani<br />

Laura Calzolari soprano<br />

Coro del Teatro dell’Opera<br />

Roberto Cominati pianoforte 3 aprile<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Musiche <strong>di</strong> Wolfgang Amadeus Mozart, Antonin Dvorak<br />

Francesco Malatesta, Carlo Alberto Gardenghi violini<br />

Koram Jablonko viola<br />

Andrea Noferini violoncello<br />

Michele Campanella pianoforte 10 aprile<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Musiche <strong>di</strong> Wolfgang Amadeus Mozart<br />

e Ludwig Van Beethoven<br />

Enoch Arden 8 maggio<br />

Musica <strong>di</strong> Richard Strauss<br />

Gabriele Lavia voce recitante<br />

Sandro De Palma pianoforte<br />

I solisti del Teatro dell’Opera 15 maggio<br />

Musiche <strong>di</strong> Antonio Vival<strong>di</strong><br />

Alexandre Tharaud 22 maggio<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Musiche <strong>di</strong> Claude Debussy,<br />

Maurice Ravel e Francis Poulenc<br />

Andrea Noferini violoncello 23 ottobre<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Musiche <strong>di</strong> Antonio Vival<strong>di</strong>, Giuseppe Tartini,<br />

Franz Joseph Haydn, Niccolò Paganini


Stagione <strong>di</strong> Musica da Camera<br />

In collaborazione con AGIS Lazio<br />

CONCERTI APERITIVO DELLA DOMENICA MATTINA ore 11.00 DATA<br />

I solisti del Teatro dell’Opera 16 gennaio, Piccolo Eliseo<br />

Andrea Bergamelli, Augusto Chiri violoncelli<br />

Gennarino Frezza, Michele Palmiero contrabbassi<br />

Musiche <strong>di</strong> Colin Brumby, Giuseppe Ver<strong>di</strong>,<br />

Johann Strauss, Gioachino Rossini, Nacio Herb Brown<br />

I solisti del Teatro dell’Opera 23 gennaio, Teatro Manzoni<br />

Luca Vignali oboe<br />

Angelo De Angelis clarinetto<br />

Eliseo Smordoni fagotto<br />

Musiche <strong>di</strong> Wolfgang Amadeus Mozart,<br />

Henri Tomasi, Jean Francaix, Ludwig van Beethoven<br />

Storia <strong>di</strong> Babar 13 febbraio, Piccolo Eliseo<br />

Musica <strong>di</strong> Francis Poulenc<br />

Monica Guerritore voce recitante<br />

Angelo De Angelis clarinetto<br />

Enrica Ruggiero pianoforte<br />

Misa Criolla 20 febbraio, Teatro Vittoria<br />

Musica <strong>di</strong> Ariel Ramìrez<br />

A ceremony of Carols<br />

Musica <strong>di</strong> Benjamin Britten<br />

Direttore Roberto Gabbiani<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Coro del Teatro dell’Opera<br />

Il quartetto classico 27 febbraio, Teatro Manzoni<br />

Musiche per quartetto d’archi <strong>di</strong><br />

Wolfgang Amadeus Mozart,<br />

Felix Bartholdy Mendelsshon,<br />

Ludwig van Beethoven<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Omaggio a Nino Rota nel centenario della nascita 13 marzo, Teatro Vascello<br />

I solisti del Teatro dell’Opera<br />

Ottetto <strong>di</strong> violoncelli del Teatro dell’Opera 20 marzo, Teatro Vittoria<br />

Musiche <strong>di</strong> Heitor Villa Lobos,<br />

John Lennon-Paul McCartney<br />

Storia <strong>di</strong> Babar 27 marzo, Teatro Vascello<br />

Le Bestiaire ou le Cortége <strong>di</strong>’ Orphée<br />

su testi <strong>di</strong> G. Apollinaire<br />

Musiche <strong>di</strong> Francis Poulenc<br />

Francesco Siciliano voce recitante<br />

Fabio Morbidelli fagotto e controfagotto<br />

Enrica Ruggiero pianoforte<br />

Nonetto del Teatro dell’Opera 17 aprile, Sala Umberto<br />

Musiche <strong>di</strong> Ludwig van Beethoven,<br />

Gioachino Rossini, Charles Gounod<br />

Ottoni del Teatro dell’Opera 29 maggio, Sala Umberto<br />

Musiche <strong>di</strong> Leonard Bernstein, George Gershwin,<br />

Modest Musorgskij, Georges Bizet, Pietro Mascagni<br />

Decimino del Teatro dell’Opera 2 ottobre, Teatro Manzoni<br />

Musiche <strong>di</strong> Vincenzo Bellini, Giuseppe Ver<strong>di</strong>,<br />

Gioachino Rossini<br />

“Giasscritto” 16 ottobre, Teatro Manzoni<br />

Jazz group del Teatro dell’Opera<br />

Musiche <strong>di</strong> Duke Ellington, Leonard Bernstein,<br />

George Gershwin, Miles Davis, Johnny Mandell, Cole Porter ecc.<br />

145


146<br />

Eventi<br />

Teatro dell’Opera<br />

Serata della Presidenza del<br />

Consiglio dei Ministri<br />

17 marzo<br />

NABUCODONOSOR<br />

Dramma lirico in quattro atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Temistocle Solera<br />

Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />

Direttore Riccardo Muti<br />

Regia e Scene<br />

Jean-Paul Scarpitta<br />

Costumi Maurizio Millenotti<br />

Luci Urs Schönebaum<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Palazzo Montecitorio<br />

21 marzo<br />

CONCERTO PER CELEBRARE<br />

I 150 ANNI DELL’UNITÀ<br />

D’ITALIA<br />

ALLA CAMERA DEI DEPUTATI<br />

Direttore Riccardo Muti<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Teatro Marijinskij<br />

<strong>di</strong> San Pietroburgo<br />

27 marzo<br />

NABUCODONOSOR<br />

Dramma lirico in quattro atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Temistocle Solera<br />

Musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />

Direttore Nicola Paszkowski<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Esecuzione in forma <strong>di</strong> concerto<br />

Duomo <strong>di</strong> Orvieto<br />

23 aprile<br />

CONCERTO DI PASQUA<br />

Direttore Jesus Lopez Cobos<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Antonio Vival<strong>di</strong><br />

Credo RV 591<br />

per coro, archi e basso continuo<br />

Gioachino Rossini<br />

Stabat Mater<br />

per soli, coro e orchestra<br />

Sala Nervi - Vaticano<br />

5 maggio<br />

CONCERTO OFFERTO<br />

DAL PRESIDENTE<br />

DELLA REPUBBLICA<br />

AL SANTO PADRE<br />

NELLA RICORRENZA<br />

DEL SESTO ANNIVERSARIO<br />

DI PONTIFICATO<br />

Direttore Jesus Lopez Cobos<br />

Maestro del Coro<br />

Roberto Gabbiani<br />

Antonio Vival<strong>di</strong><br />

Credo RV 591<br />

per coro, archi e basso continuo<br />

Gioachino Rossini<br />

Stabat Mater<br />

per soli, coro e orchestra<br />

ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA


Informazioni<br />

Tel. 06 481 601<br />

www.operaroma.it<br />

Referenti servizi:<br />

Archivio Storico e Au<strong>di</strong>ovisuale<br />

Francesco Reggiani<br />

Tel./fax 06 481 602 14<br />

e-mail: archivio.storico@operaroma.it<br />

Biglietteria<br />

Daniela Pasquali<br />

Tel. 06 481 602 55 - 06 481 700 3<br />

fax 06 488 175 5<br />

e-mail: ufficio.biglietteria@operaroma.it<br />

Servizio Sponsorizzazioni e Promozione Pubblico<br />

Marina Poscia<br />

Tel. 06 481 602 87<br />

fax 06 481 602 19<br />

e-mail: promozione.pubblico@operaroma.<br />

Attività Didattiche e Formative<br />

Nunzia Nigro<br />

Tel. 06 481 602 52 - 06 481 602 38<br />

fax 06 481 602 38<br />

e-mail: servizio.<strong>di</strong>dattica@operaroma.it<br />

Casting Manager<br />

Nicoletta Finzi<br />

Tel. 06 481 603 40<br />

fax 06 487 209 6<br />

e-mail: nicoletta.finzi@operaroma.it<br />

147


25 gennaio, ore 16<br />

La vedova allegra<br />

FRANZ LEHÁR<br />

Direzione d’Orchestra Daniel Oren<br />

Regia Mauro Bolognini<br />

Scene e costumi Piero Tosi<br />

Interpreti Silvano Pagliuca,<br />

Daniela Mazzuccato,<br />

Mikael Melbye, Raina Kabaivanska<br />

Stagione 1991-92<br />

9 febbraio, ore 16<br />

Coppelia LÉO DELIBES<br />

Direzione d’Orchestra Nicola Samale<br />

Coreografia Mauro Bigonzetti<br />

Scene Maurizio Varamo<br />

Costumi Christopher Millar e Lois Swandal<br />

Interpreti Raffaele Paganini, Mario Marozzi,<br />

Silvia Guelfi, Manuela Maturi<br />

Stagione 1994-95<br />

25 febbraio, ore 16<br />

Adriana Lecouvreur<br />

FRANCESCO CILEA<br />

Direzione d’Orchestra Daniel Oren<br />

Regia Mauro Bolognini<br />

Scene Ettore Rondelli<br />

Costumi Maria De Matteis<br />

Interpreti Raina Kabaivanska,<br />

Fiorenza Cossotto,<br />

Alberto Cupido, Ivo Vinco<br />

Stagione 1988-89<br />

8 marzo, ore 16<br />

Cabiria<br />

GIUSEPPE CALÌ<br />

Coreografia Amedeo Amo<strong>di</strong>o<br />

Scene Clau<strong>di</strong>o Parmiggiani<br />

Costumi Luisa Spinatelli<br />

Interpreti Alessandro Molin,<br />

Lucilla Benedetti,<br />

Riccardo Di Cosmo<br />

Stagione 1997-98<br />

23 marzo, ore 16<br />

Ernani<br />

GIUSEPPE VERDI<br />

Direzione d’Orchestra Giuseppe Patané<br />

Regia Wolfram Kremer<br />

Scene Nicola Benois<br />

Costumi Enrico Serafini<br />

Interpreti Giuseppe Giacomini,<br />

Giorgio Zancanaro,<br />

Dimitri Kavrakos, Silvia Mosca<br />

Stagione 1988-89<br />

13 aprile, ore 16<br />

Werther<br />

JULES MASSENET<br />

Direzione d’Orchestra Nicola Rescigno<br />

Regia Alberto Fassini<br />

Scene e Costumi Pasquale Grossi<br />

Interpreti Alfredo Kraus, Roberto Frontali<br />

Sesto Bruscantini, Martha Senn<br />

Stagione 1989-90<br />

28 aprile, ore 16<br />

Don Chisciotte<br />

LUDWIG MINKUS<br />

Direzione d’Orchestra David Machado<br />

Coreografia Aleksandr Gorskij<br />

ripresa da Zarko Prebil<br />

Scene Nicola Benois<br />

Costumi Mario Giorsi<br />

Interpreti Ambra Vallo, Raffaele Paganini,<br />

Zarko Prebil<br />

Stagione 1992-93<br />

11 maggio, ore 16<br />

Les <strong>di</strong>alogues des Carmélites<br />

FRANCIS POULENC<br />

Direzione d’Orchestra Jan Latham-Koenig<br />

Regia Alberto Fassini<br />

Scene e costumi Pasquale Grossi<br />

Interpreti René Massis, Patricia Schuman,<br />

Clau<strong>di</strong>o Di Segni, Diego D'Auria<br />

Stagione 1990-91<br />

STAGIONE 2011<br />

Rassegna Video<br />

Storiche produzioni liriche e <strong>di</strong> balletto a cura dell'Archivio Storico ed Au<strong>di</strong>ovisuale<br />

Sala “Emma Carelli” - IV piano


26 maggio, ore 16<br />

Romeo e Giulietta<br />

pas de deux<br />

HECTOR BERLIOZ<br />

Direzione d’Orchestra André Presser<br />

Coreografia Maurice Béjart<br />

Interpreti Ekaterina Maximova,<br />

Vla<strong>di</strong>mir Vassiliev<br />

1981<br />

La Sylphide<br />

pas de deux<br />

HERMAN SEVERIN LOVENSKJOLD<br />

Direzione d’Orchestra André Presser<br />

Coreografia August Bournonville<br />

ripresa da Peter Schaufuss<br />

Interpreti Elisabetta Terabust,<br />

Patrice Bart<br />

1981<br />

Carmen Suite<br />

GEORGES BIZET<br />

Direzione d’Orchestra Alberto Ventura<br />

Coreografia Alberto Alonso<br />

Interpreti Maya Plisetskaia,<br />

Viktor Barytkin<br />

1985<br />

Spartacus<br />

pas de deux<br />

ARAM KAčATURIAN<br />

Direzione d’Orchestra André Presser<br />

Coreografia Jurij Grigorovic<br />

Interpreti Nadejda Pavlova,<br />

Vyaceslav Gordeev<br />

1981<br />

8 giugno, ore 17<br />

Don Pasquale<br />

GAETANO DONIZETTI<br />

Direzione d’Orchestra Paolo Carignani<br />

Regia Giancarlo Menotti<br />

ripresa da Gianfranco Ventura<br />

Scene e costumi Pierluigi Samaritani<br />

Interpreti Natale De Carolis,<br />

Alfonso Antoniozzi,<br />

Raùl Giménez, Giusi Devinu<br />

Stagione 1993-94<br />

30 giugno, ore 17<br />

Fedora<br />

UMBERTO GIORDANO<br />

Direzione d’Orchestra Steven Mercurio<br />

Regia Beppe De Tommasi<br />

Scene Ferruccio Villagrossi<br />

Costumi Pierluciano Cavallotti<br />

Interpreti Daniela Dessì, Cinzia Forte,<br />

Placido Domingo,<br />

Mihaly Kalman<strong>di</strong><br />

Stagione 1998-99<br />

16 settembre, ore 17<br />

Giselle<br />

ADOLPHE-CHARLES ADAM<br />

Direzione d’Orchestra Roberto Tolomelli<br />

Coreografia Carla Fracci,<br />

da Joan Coralli, Marius Petipa<br />

Scene e costumi Anna Anni<br />

Interpreti Laura Comi, Roberto Bolle<br />

Stagione 2005<br />

6 ottobre, ore 16<br />

••<br />

Die Zauberflote<br />

WOLFGANG AMADEUS MOZART<br />

Direzione d’Orchestra Gianluigi Gelmetti<br />

Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi<br />

Interpreti Raúl Giménez, Eva Mei,<br />

Penelope Randall Davies,<br />

Steven Cole<br />

Stagione 2004<br />

28 ottobre, ore 16<br />

L ’italiana in Algeri<br />

GIOACHINO ROSSINI<br />

Direzione d’Orchestra Alessandro Siciliani<br />

Regia Lorenzo Salveti<br />

Scene e costumi Emanuele Luzzati<br />

Interpreti Ruggero Raimon<strong>di</strong>,<br />

Elvira Spica,<br />

Laura Musella<br />

Stagione 1986-87<br />

Con la rassegna Fogli d’Album l’Archivio Storico ed Au<strong>di</strong>ovisuale della Fondazione Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Roma, propone, in<br />

orario pomeri<strong>di</strong>ano, una selezione <strong>di</strong> pregevoli ed interessanti produzioni andate in scena negli ultimi venticinque anni. È l’occasione<br />

unica per rivedere opere rare, interpreti d’eccezione e allestimenti <strong>di</strong> prestigio.<br />

Riprese video, masterizzazione e <strong>di</strong>gitalizzazione a cura del Reparto au<strong>di</strong>o-video. Ingresso € 5<br />

Il Teatro si riserva <strong>di</strong> apportare mo<strong>di</strong>fiche al programma dettate da cause <strong>di</strong> forza maggiore, le eventuali variazioni saranno comunicate tempestivamente.


DVD VD<br />

SINFONIA<br />

F FFANT<br />

ANTASTI ASTICA<br />

<strong>di</strong>retta<br />

da<br />

Daniel<br />

aniel Barenboim<br />

LIBRO<br />

FERRAGUS<br />

<strong>di</strong> Honoré<br />

onoré de Balzac

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