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JOHN CONNOLLY TUTTO CIÃ? CHE MUORE

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illuminata come una sala operatoria preparata per l'intervento.<br />

La vista dei suoi tesori gli fu di qualche conforto. Cinquecento libri in<br />

edizione economica riempivano due alti scaffali. Alle pareti erano affissi i<br />

poster: Bela Lugosi in Dracula; Christopher Lee in L'orrore di Dracula; la<br />

creatura del Mostro della laguna nera; Lon Chaney Jr. nella parte del Lupo<br />

Mannaro; il mostro di Alien di Ridley Scott; e lo spettrale manifesto<br />

tratto da Incontri ravvicinati del terzo tipo. I suoi modellini, quelli che aveva<br />

costruito con le proprie mani, erano disposti sul tavolo accanto alla<br />

scrivania. Un ghoul di plastica congelato per sempre nell'atto di irrompere<br />

in un cimitero dipinto a mano. La creazione di Frankenstein stava con le<br />

braccia spalancate, il viso distorto da un ringhio di odio puro. In tutto, i<br />

modellini erano una dozzina. Le molte ore che aveva trascorso con loro erano<br />

state ore durante le quali aveva saputo soffocare la paura della notte e<br />

la coscienza della sua voce sinistra, perché maneggiando quei simboli di<br />

plastica del male ne aveva avuto il controllo, li aveva dominati e, curiosamente,<br />

si era sentito superiore ai mostri che raffiguravano.<br />

Clic!<br />

Creeeeeeaak...<br />

Dopo un po' si abituò ai rumori della casa e quasi cessò di udirli. Sentì,<br />

invece, la voce della notte, la voce che nessun altro sembrava in grado di<br />

sentire. C'era sempre, dal tramonto all'alba, una presenza costante e maligna,<br />

un fenomeno soprannaturale, la voce dei morti che volevano tornare<br />

alle loro tombe, la voce del diavolo. Farfugliava follemente, chiocciava,<br />

ridacchiava, ansimava, sibilava, bisbigliava di sangue e morti. In toni sepolcrali,<br />

parlava delle cripte umide e senza aria, dei morti che ancora<br />

camminavano, di carne percorsa dai vermi. Per quasi tutti gli abitanti del<br />

paese era una voce subliminale, che parlava solo all'inconscio; ma Colin ne<br />

era terribilmente consapevole. Un mormorio continuo. A volte un grido. A<br />

volte addirittura un urlo.<br />

L'una.<br />

Dove diavolo era sua madre?<br />

Tap-tap-tap.<br />

Qualcosa alla finestra.<br />

Tap. Tap-tap. Tap-tap-tap-tap. Tap.<br />

Solo una grossa falena che sbatteva contro il vetro. Nient'altro. Non poteva<br />

essere nient'altro. Solo una falena.<br />

Una e trenta.<br />

Ormai trascorreva quasi tutte le serate in solitudine. Mangiare da solo

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