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"Non se ti fa star bene."<br />
"Non farebbe star bene lei."<br />
"Mi amerà nell'attimo stesso in cui glielo metterò dentro."<br />
Arrossendo, Colin borbottò: "Sei strano."<br />
"Aspetta di vedere Sarah."<br />
"Non voglio vederla."<br />
"La vorrai quando l'avrai vista."<br />
"Stai sparando un mucchio di idiozie."<br />
"Pensaci."<br />
Uh furgone color crema passò lungo Palisades Lane. Sulla fiancata era<br />
dipinto un paesaggio desertico incorniciato da teschi sogghignanti.<br />
L'aria si riempì di musica rock e della risata alta, dolce di una ragazza.<br />
"Pensaci," ripetè Roy.<br />
"Non ho bisogno di pensarci."<br />
"Tette belle grosse."<br />
"Ma dai."<br />
"Pensaci."<br />
"Questa è come la storia del gatto," proruppe Colin. "Non uccideresti<br />
mai un gatto e neppure stupreresti una ragazza."<br />
"Se fossi sicuro di farla franca, mi piacerebbe un casino dare un paio di<br />
colpi a Sarah, e faresti meglio a crederci, vecchio mio."<br />
"Invece non ci credo."<br />
"In due non sarebbe difficile. Anzi, sarebbe facilissimo. Ci penserai almeno<br />
per un paio di giorni?"<br />
"Piantala, Roy. So benissimo che mi stai stuzzicando."<br />
"Parlo sul serio."<br />
Colin sospirò e scosse la testa guardando l'orologio. "Non ho tempo da<br />
perdere con queste stronzate. È tardi."<br />
"Pensaci."<br />
"Ma santo Dio!"<br />
Roy sorrideva. La luce metallica giocava con lui, trasformando i suoi<br />
denti in zanne; il freddo bagliore dei lampioni a vapori di mercurio glieli<br />
tingeva di bluastro, scuriva ed enfatizzava le fessure che li separavano,<br />
rendendoli più aguzzi e irregolari. Agli occhi di Colin, era come se Roy si<br />
fosse applicato dei denti falsi, una di quelle brutte dentature di plastica che<br />
si comprano nelle cartolerie.<br />
"Devo andare a casa," ribadì. "Ci si vede domenica alle undici?"<br />
"Sicuro."