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JOHN CONNOLLY TUTTO CIÃ? CHE MUORE

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cantonare il pensiero di Roy Borden.<br />

Telefonò a Heather ogni giorno durante la settimana di reclusione e non<br />

capitò mai che non sapessero di cosa parlare. Colin scoprì molte cose sul<br />

conto di lei e scoprì che Heather gli piaceva sempre di più. Sperava di averle<br />

fatto un'impressione altrettanto favorevole ed era impaziente di rivederla.<br />

Si aspettava che Roy si presentasse a casa sua, o che telefonasse per minacciarlo;<br />

ma i giorni trascorrevano senza che nulla accadesse. Pensò allora<br />

di prendere lui l'iniziativa, tanto per vedere quello che sarebbe successo.<br />

Un paio di volte al giorno sollevava il ricevitore e cominciava a comporre<br />

il numero dei Borden, ma non si spingeva mai oltre le prime tre cifre. A<br />

quel punto la paura tornava ad afferrarlo e lui riattaccava.<br />

Lesse una mezza dozzina di libri in edizione economica: fantascienza,<br />

fantasy, racconti dell'occulto, storie piene di mostri malvagi, proprio quelle<br />

che lui apprezzava maggiormente. Ma doveva esserci qualcosa che non<br />

andava nelle trame o nello stile narrativo, perché non ne ricavava più la gelida<br />

paura di un tempo.<br />

Rilesse alcuni dei romanzi che anni prima aveva trovato assolutamente<br />

terrorizzanti. Scoprì di apprezzarne ancora la suspense e la suggestione ma<br />

l'intenso terrore sperimentato durante la prima lettura si era dileguato. Persino<br />

i racconti più spaventosi di Theodore Sturgeon gli trasmettevano palpitanti<br />

visioni del male, ma non lo inducevano più a guardarsi dietro le<br />

spalle quando girava le pagine.<br />

Dormiva male. Quando chiudeva gli occhi, gli sembrava di sentire strani<br />

suoni: i rumori furtivi ma insistenti che avrebbe fatto un intruso che cercasse<br />

di entrare in camera sua dalla porta chiusa o dalla finestra. Udì anche<br />

qualcosa in solaio, qualcosa di pesante che si spostava avanti e indietro,<br />

come in cerca di un punto debole nel soffitto della sua stanza. Ripensò alle<br />

accuse che sua madre gli aveva rivolto e si disse che in solaio non c'era<br />

proprio niente; si disse che la colpa era della sua immaginazione troppo<br />

fervida, ma continuò a sentire i rumori. Dopo due brutte nottate, cedette alla<br />

paura e rimase alzato a leggere fino all'alba; solo allora, con le prime luci,<br />

poté prendere sonno.<br />

29<br />

Il mercoledì mattina, otto giorni dopo gli eventi verifìcatisi nel cimitero<br />

delle auto, Colin non era più recluso. E tuttavia era riluttante a uscire di ca-

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