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L'Uomo Scomparso...

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JEFFERY DEAVER<br />

L’UOMO SCOMPARSO<br />

(The Vanished Man, 2003)<br />

A Madelyn Warcholik<br />

«Il trucco dell'evocazione generalmente è ritenuto dai<br />

maghi un insieme di effetto e di metodo. L'effetto è ciò<br />

che lo spettatore vede... il metodo è il segreto che si cela<br />

dietro l'effetto e che permette all'effetto di accadere.»<br />

PETER LAMONT e RICHARD WISEMAN<br />

Magic in Theory<br />

PARTE PRIMA<br />

EFFETTO<br />

Sabato 20 aprile<br />

«Il mago esperto cerca di trarre in inganno la mente, non<br />

l'occhio.»<br />

MARVIN KAYE<br />

The Creative Magician's Handbook<br />

1<br />

Buona sera, Riveriti Spettatori. Benvenuti.<br />

Benvenuti al nostro spettacolo.<br />

Abbiamo moltissime eccitanti sorprese in serbo per voi nel corso dei<br />

prossimi due giorni, in cui i nostri illusionisti, i nostri maghi, i nostri prestidigitatori<br />

tesseranno i loro incantesimi per divertirvi e intrattenervi.<br />

Il nostro primo numero è tratto dal repertorio dell'uomo di cui tutti hanno<br />

sentito parlare: Harry Houdini, il più grande artista della fuga d'America,<br />

se non del mondo, l'uomo che si è esibito di fronte a teste coronate e<br />

presidenti degli Stati Uniti. Alcune delle sue fughe sono così difficili che<br />

nessuno ha più osato tentarle, in tutti gli anni che sono trascorsi dalla sua<br />

morte prematura.<br />

Oggi ricreeremo una fuga in cui Houdini ha rischiato il soffocamento in<br />

un numero noto come il Boia Pigro.


In questo trucco, il nostro artista giace prono sul ventre, le mani legate<br />

dietro la schiena con delle classiche manette Darby. Ha le caviglie legate<br />

e un altro pezzo di corda stretto attorno al collo, come un nodo scorsoio, e<br />

annodato alle caviglie. La naturale tendenza delle gambe a raddrizzarsi<br />

stringe il nodo scorsoio dando inizio al terribile processo del soffocamento.<br />

Perché questo numero viene chiamato il Boia «Pigro»? Perché è lo<br />

stesso condannato a eseguire la sentenza.<br />

In molti dei più pericolosi numeri del signor Houdini, erano presenti assistenti<br />

con coltelli e chiavi per liberarlo nel caso non fosse riuscito a mettere<br />

in atto la sua fuga. Spesso era presente anche un dottore.<br />

Oggi non verrà presa nessuna di queste precauzioni. Se non riuscirà a<br />

fuggire entro quattro minuti, l'artista morirà.<br />

Cominceremo tra un attimo... ma prima qualche parola di avvertimento:<br />

Non dimenticate mai che entrando nel nostro spettacolo comincerete ad<br />

abbandonare la realtà.<br />

Ciò che sarete assolutamente convinti di vedere potrebbe non esistere<br />

affatto. Quella che secondo voi non può essere che un'illusione potrebbe<br />

rivelarsi come la severa verità di Dio.<br />

Il vostro compagno nel nostro show potrebbe rivelarsi in realtà un completo<br />

sconosciuto. Un uomo o una donna tra il pubblico che non riconoscete<br />

potrebbe conoscervi persino troppo bene.<br />

Ciò che sembra sicuro potrebbe essere mortale. E i pericoli da cui vi<br />

guardate potrebbero essere solo distrazioni per attrarvi verso un pericolo<br />

più grande.<br />

Nel nostro spettacolo, a cosa potrete credere? Di chi vi potrete fidare?<br />

Be', Riveriti Spettatori, la risposta è che non dovreste credere a niente.<br />

E che non dovreste fidarvi di nessuno. Proprio di nessuno.<br />

Ora il sipario si alza, le luci si abbassano, la musica sfuma, lasciando<br />

solo il suono sublime di cuori che battono nell'attesa.<br />

E il nostro spettacolo ha inizio...<br />

L'edificio doveva aver visto un bel po' di spettri.<br />

Gotico, sudicio, oscuro. Stretto tra due grattacieli dell'Upper West Side,<br />

sormontato da una balaustra di ferro battuto, aveva molte finestre rotte.<br />

Costruito durante l'era vittoriana, era stato prima un convitto e più tardi un<br />

manicomio giudiziario, dove i pazzi criminali avevano consumato le loro<br />

tragiche esistenze.


La Manhattan School of Music and Performing Arts avrebbe potuto ospitare<br />

una dozzina di spiriti.<br />

Ma nessuno così vicino quanto quello che adesso stava aleggiando sopra<br />

il corpo caldo della giovane donna che giaceva prona nel vestibolo poco illuminato<br />

del piccolo teatro. I suoi occhi erano immobili e sgranati ma non<br />

ancora vitrei e il sangue sulle sue guance non era ancora marrone.<br />

Il suo viso era scuro come una prugna a causa della costrizione della<br />

stretta corda che le legava il collo alle caviglie.<br />

Attorno a lei erano sparpagliati una custodia da flauto, spartiti e un<br />

grande bicchiere rovesciato di Starbucks, il caffè che le macchiava i jeans<br />

e la camicia verde Izod e disegnava una virgola di liquido scuro sul pavimento<br />

di marmo.<br />

Era presente anche l'uomo che l'aveva uccisa, chino su di lei per esaminarla<br />

con attenzione. Era calmo e non sentiva alcun bisogno di fare in fretta.<br />

Oggi era sabato, ed era ancora presto. Come ben sapeva, durante i<br />

weekend a scuola non si tenevano lezioni. Gli studenti usavano le sale<br />

prove, ma queste si trovavano in un'altra ala dell'edificio. L'uomo si chinò<br />

ancora di più sulla donna, strizzando gli occhi, chiedendosi se avrebbe visto<br />

una qualche essenza, uno spirito forse, sollevarsi dal suo corpo. Non<br />

vide niente.<br />

Si raddrizzò, pensando a cos'altro avrebbe potuto fare alla forma immobile<br />

di fronte a lui.<br />

«È certo che fossero delle grida?»<br />

«Sì... No», disse la guardia di sicurezza. «Forse non erano grida, capisce.<br />

Urla. Preoccupate. Per un secondo o due. Poi si sono fermate.»<br />

L'agente di pattuglia Diane Franciscovich, che lavorava al Ventesimo<br />

Distretto, continuò: «Qualcun altro ha sentito qualcosa?»<br />

La guardia massiccia, che respirava rumorosamente, lanciò un'occhiata<br />

all'agente alta e bruna, scosse la testa e strinse e aprì le grandi mani. Si<br />

passò i palmi scuri sui pantaloni blu.<br />

«Chiamiamo i rinforzi?» domandò Nancy Ausonio, un'altra giovane agente<br />

di pattuglia, bionda e più bassa della sua partner.<br />

Franciscovich non pensava che fosse necessario, anche se non ne era sicura.<br />

Gli agenti che pattugliavano quel tratto dell'Upper West Side si occupavano<br />

per lo più di incidenti stradali, taccheggi, furti d'auto e di confortare<br />

le persone aggredite e sotto choc. Era la prima volta che accadeva una<br />

cosa del genere — mentre stavano facendo il loro giro di controllo del sa-


ato mattina, le due agenti erano state avvistate e chiamate dentro la scuola<br />

dalla guardia di sicurezza perché lo aiutassero a controllare l'origine delle<br />

grida. Be', delle urla preoccupate.<br />

«Aspettiamo un momento», rispose calma Franciscovich. «Stiamo a vedere<br />

che cosa succede.»<br />

La guardia disse: «Sembrava che provenissero da qualche parte qui dentro.<br />

Non so».<br />

«Che posto spettrale», disse Ausonio, stranamente a disagio. Era un'agente<br />

sempre pronta a buttarsi nel bel mezzo di una mischia anche se doveva<br />

affrontare uomini grossi due volte lei.<br />

«I suoni, sapete. Difficile capire. Capite cosa sto dicendo? Difficile capire<br />

da dove arrivano.»<br />

Franciscovich era concentrata su ciò che aveva detto la sua collega. Un<br />

posto dannatamente spettrale, aggiunse mentalmente.<br />

Dopo che i tre ebbero percorso quelli che sembravano chilometri di corridoi<br />

senza trovare niente fuori dall'ordinario, la guardia di sicurezza si<br />

fermò.<br />

Con un cenno, Franciscovich indicò una porta di fronte a loro.<br />

«Cosa c'è qui?»<br />

«Non c'è motivo per cui debbano esserci degli studenti. È solo...»<br />

Franciscovich aprì la porta.<br />

Si ritrovarono in un piccolo vestibolo su cui si apriva un'altra porta sulla<br />

quale era scritto «Teatro A». E vicino a quella porta c'era il corpo di una<br />

giovane donna, legata stretta, un cappio attorno al collo, i polsi ammanettati.<br />

Gli occhi aperti nella morte. Un uomo sui cinquant'anni con i capelli<br />

scuri e la barba era chino su di lei. L'uomo alzò lo sguardo, sorpreso dalla<br />

loro entrata.<br />

«No!» gridò Ausonio.<br />

«Oh, Cristo», gemette la guardia.<br />

Gli agenti estrassero le loro armi e Franciscovich puntò la pistola sull'uomo<br />

con quella che, pensò, era una mano straordinariamente salda. «Tu,<br />

non muoverti! Alzati lentamente, allontanati da lei e alza le mani.» La sua<br />

voce era molto meno ferma delle dita strette attorno all'impugnatura della<br />

Glock.<br />

L'uomo obbedì.<br />

«Sdraiati, faccia a terra. Tieni le mani in vista!»<br />

Ausonio fece un passo verso la ragazza.<br />

Fu Franciscovich a notare che la mano destra dell'uomo, sopra la sua te-


sta, era stretta in un pugno.<br />

«Aprila...»<br />

Pop...<br />

Il flash di luce abbagliante riempì la stanza e l'accecò. Il lampo parve<br />

scaturire direttamente dalla mano del sospetto e brillò per qualche istante<br />

prima di spegnersi. Ausonio si fermò di colpo e Franciscovich si accovacciò,<br />

arretrando e strizzando le palpebre, facendo oscillare la pistola a destra<br />

e a sinistra. Era in preda al panico, sapeva che il killer aveva tenuto gli occhi<br />

chiusi per proteggerli dal flash e ora probabilmente stava puntando su<br />

di loro la sua arma o era sul punto di aggredirli con un coltello.<br />

«Dove, dove, dove?» gridò.<br />

Poi — vagamente, a causa della vista offuscata e del fumo che si stava<br />

disperdendo — vide l'assassino correre nel teatro e chiudere la porta sbattendola.<br />

Si udì il rumore attutito di una sedia o un tavolo spinto contro la<br />

porta.<br />

Ausonio cadde in ginocchio accanto alla ragazza. Con un coltellino svizzero<br />

tagliò la corda che le stringeva il collo, la fece rotolare supina e, usando<br />

un boccaglio usa e getta, cominciò a praticarle la procedura di rianimazione.<br />

«Ci sono altre uscite?» gridò Franciscovich alla guardia.<br />

«Solo una, sul retro, dietro l'angolo. A destra.»<br />

«Finestre?»<br />

«No.»<br />

«Ehi», disse ad Ausonio mentre scattava. «Tieni d'occhio questa porta!»<br />

«Ricevuto!» rispose l'agente bionda e soffiò un altro respiro tra le labbra<br />

pallide della vittima.<br />

Altri colpi dall'interno del teatro mentre l'assassino rinforzava la sua barricata;<br />

Franciscovich svoltò di corsa l'angolo diretta alla porta di cui le aveva<br />

parlato la guardia, mentre chiedeva rinforzi alla centrale con il suo<br />

Motorola. In quel momento vide davanti a sé qualcuno fermo in fondo al<br />

corridoio. Franciscovich si fermò di colpo, puntò la pistola in direzione del<br />

petto dell'uomo e il fascio di luce brillante della torcia alogena sul suo volto.<br />

«Oh, Signore», gracchiò il vecchio custode, lasciando cadere a terra la<br />

scopa che aveva tra le mani.<br />

Franciscovich ringraziò Dio per averle tenuto il dito lontano dal grilletto<br />

della Glock. «Ha visto qualcuno uscire da questa porta?»<br />

«Cosa succede?»


«Ha visto qualcuno?» gridò Franciscovich.<br />

«No, signora.»<br />

«Da quanto tempo è qui?»<br />

«Non lo so. Forse dieci minuti.»<br />

Giunse un altro suono dall'interno mentre l'assassino continuava a bloccare<br />

la porta. Franciscovich ordinò al custode di andare nel corridoio principale<br />

insieme alla guardia di sicurezza, quindi si avvicinò alla porta laterale.<br />

Tenendo la pistola all'altezza degli occhi, provò a ruotare dolcemente<br />

la maniglia. La porta era aperta. Le si mise accanto in modo da non trovarsi<br />

sulla linea di tiro, nel caso l'assassino avesse deciso di sparare attraverso<br />

il legno. Un trucco che ricordava di aver visto in New York Police Department,<br />

anche se forse lo aveva sentito da un istruttore dell'Accademia.<br />

Un altro suono attutito.<br />

«Nancy, ci sei?» sussurrò Franciscovich nel walkie-talkie.<br />

La voce scossa di Ausonio disse: «È morta, Diane. Ho tentato. Ma è<br />

morta».<br />

«Il sospetto non è uscito da questa parte. È ancora dentro. Riesco a sentirlo.»<br />

Silenzio.<br />

«Ho tentato, Diane. Ho tentato.»<br />

«Basta così. Coraggio. Sei pronta? Sei pronta?»<br />

«Certo, sto bene. Veramente.» La voce dell'agente si fece più dura. «Andiamo<br />

a prenderlo.»<br />

«No», disse Franciscovich, «lo teniamo sotto controllo fino all'arrivo<br />

dell'Unità Emergenze. È tutto quello che dobbiamo fare. Resta in posizione.<br />

Stai lontana dalla porta. E resta in posizione.»<br />

In quell'istante sentì la voce dell'uomo che gridava: «Ho un ostaggio. Ho<br />

una ragazza qui con me. Se cercate di entrare la uccido!»<br />

Oh, Gesù...<br />

«Tu, lì dentro!» gridò Franciscovich. «Nessuno farà niente. Non preoccuparti.<br />

Ma non farle del male.» Qual era la procedura? si chiese. In quel<br />

momento non le erano d'aiuto né i programmi televisivi di prima serata né<br />

il suo addestramento all'Accademia. Sentì Ausonio chiamare la Centrale<br />

per informare i loro colleghi che ora il sospetto si era barricato e aveva un<br />

ostaggio.<br />

Franciscovich gridò all'assassino: «Cerca di restare calmo! Puoi...»<br />

Un fragoroso colpo di pistola proveniente dall'interno dell'edificio fece<br />

trasalire Franciscovich. «Cos'è successo? Sei stata tu?» gridò alla radio.<br />

«No», replicò la collega. «Credevo fossi stata tu.»


«No. È stato lui. Tu stai bene?»<br />

«Sì. Ha detto di avere un ostaggio. Credi che le abbia sparato?»<br />

«Non lo so. Come faccio a saperlo?» Franciscovich continuò tra sé e sé:<br />

Dove diavolo sono i rinforzi?<br />

«Diane», sussurrò Ausonio dopo qualche istante. «Dobbiamo entrare.<br />

Forse la ragazza è ferita.» Poi, gridando: «Tu, lì dentro!» Nessuna risposta.<br />

«Rispondi!»<br />

Niente.<br />

«Forse si è ucciso», disse Franciscovich.<br />

O forse ha sparato per farci credere che si è ucciso e ci sta aspettando,<br />

con la pistola puntata sulla porta, all'altezza dello stomaco.<br />

Poi le tornò in mente quella terribile immagine: la porta consunta che<br />

dava sul vestibolo si apriva gettando una luce pallida sulla vittima, il suo<br />

viso blu e freddo come un tramonto d'inverno. Impedire alla gente di compiere<br />

gesti simili era il motivo principale per cui aveva deciso di diventare<br />

un'agente di polizia.<br />

«Dobbiamo entrare, Diane», sussurrò Ausonio.<br />

«Lo credo anch'io. Okay. Entriamo.» Parlò in modo leggermente meccanico<br />

mentre contemporaneamente pensava alla sua famiglia e a come tenere<br />

la mano sinistra premuta sulla destra, ora che stava per fare fuoco con<br />

un'automatica. «Di' alla guardia che abbiamo bisogno di avere le luci accese<br />

nel teatro.»<br />

Un istante dopo Ausonio confermò: «Gli interruttori sono qui fuori. Li<br />

premerà quando glielo dirò io». Un profondo respiro, che Franciscovich<br />

sentì attraverso il microfono. Poi disse: «Pronta. Al tre. Conta tu».<br />

«Okay, Uno... Aspetta. Quando entrerò sarò alla tua destra, a ore due.<br />

Non spararmi.»<br />

«Okay. A ore due. Io sarò...»<br />

«Alla mia sinistra.»<br />

«Continua.»<br />

«Uno.» Franciscovich afferrò la maniglia con la mano sinistra. «Due.»<br />

Questa volta infilò il dito nel ponticello della sua arma, accarezzando<br />

gentilmente il secondo grilletto, la sicura delle Glock.<br />

«Tre!» Franciscovich gridò con tanta forza che fu certa che la sua collega<br />

l'avrebbe sentita anche senza la radio. Spalancò la porta e si precipitò<br />

nella grande sala rettangolare proprio mentre si accendevano le luci.<br />

«Fermo!» gridò... a una stanza vuota.<br />

Accovacciandosi, la pelle che le formicolava per la tensione, puntò l'ar-


ma a destra e a sinistra mentre scandagliava con gli occhi ogni centimetro<br />

di quello spazio.<br />

Nessun segno dell'assassino, nessun segno dell'ostaggio.<br />

Lanciò uno sguardo alla sua sinistra, all'altro ingresso, dove vide Nancy<br />

Ausonio esaminare la sala proprio come aveva appena fatto lei. «Dove?»<br />

sussurrò la donna.<br />

Franciscovich scosse la testa. Notò una cinquantina di sedie pieghevoli<br />

di legno disposte in file ordinate. Quattro o cinque erano rovesciate di lato<br />

o all'indietro. Ma non sembrava che fossero sistemate per creare una barricata,<br />

erano state semplicemente buttate per terra. Alla sua destra c'era un<br />

basso palcoscenico su cui si trovavano un amplificatore, due altoparlanti e<br />

un malconcio pianoforte a coda.<br />

La giovane agente riusciva a vedere tutto ciò che la sala conteneva.<br />

Tranne l'assassino.<br />

«Cos'è accaduto, Nancy? Dimmi cos'è accaduto.»<br />

Ausonio non rispose; come la sua collega, si stava guardando attorno<br />

freneticamente, in ogni direzione, scrutando ogni ombra, ogni mobile, anche<br />

se era ormai chiaro che l'uomo non si trovava in quella sala.<br />

Spettrale...<br />

L'ambiente era praticamente un cubo sigillato. Nessuna finestra. Le grate<br />

dell'aria condizionata e del riscaldamento erano larghe al massimo quindici<br />

centimetri. Un soffitto rivestito di legno, e non di pannelli acustici. Nessuna<br />

botola sul palco. Nessun'altra porta eccetto quella principale usata da<br />

Ausonio e quella di sicurezza da cui era entrata Franciscovich.<br />

«Dove?» sussurrò quest'ultima senza quasi emettere un suono.<br />

La sua collega mormorò qualcosa in risposta. L'agente non riuscì a decifrare<br />

le sue parole ma lesse con chiarezza il messaggio sul suo volto: non<br />

ne ho idea.<br />

«Ehi», chiamò con forza una voce dalla soglia. Le due agenti si voltarono<br />

in quella direzione, puntando le pistole sul vestibolo vuoto. «Sono arrivati<br />

altri poliziotti e un'ambulanza.» Era la guardia di sicurezza, che si teneva<br />

nascosta nel corridoio principale.<br />

Con il cuore che le batteva all'impazzata nel petto, Franciscovich gli disse<br />

di entrare.<br />

Lui domandò: «È, uhm... Ecco, lo avete preso?»<br />

«Non è qui», rispose Ausonio con voce tremante.<br />

«Cosa?» L'uomo lanciò un'occhiata nel teatro.<br />

Franciscovich sentì le voci degli agenti e dei tecnici della scientifica che


le stavano raggiungendo. I suoni secchi delle attrezzature. Tuttavia, le due<br />

agenti non riuscivano ancora a decidersi a raggiungere i loro colleghi. Erano<br />

come pietrificate, in mezzo al teatro, entrambe inquiete e frastornate, e<br />

cercavano inutilmente di capire come avesse fatto l'assassino a fuggire da<br />

una stanza in cui non c'erano vie di fuga.<br />

2<br />

«Sta ascoltando della musica.»<br />

«Io non sto ascoltando della musica. Lo stereo è semplicemente acceso.<br />

Ecco tutto.»<br />

«Musica, eh?» mormorò Lon Sellitto entrando nella camera da letto di<br />

Lincoln Rhyme. «Questa sì che è una coincidenza.»<br />

«Gli è venuta la passione per il jazz», spiegò Thom al detective corpulento.<br />

«E ammetto che la cosa mi ha sorpreso non poco.»<br />

«Come ho già detto», continuò Lincoln in tono petulante, «sto lavorando<br />

e la musica è semplicemente un sottofondo. Cosa intendi con coincidenza?»<br />

Indicando con un cenno del capo il monitor a schermo piatto di fronte al<br />

letto Flexicair di Rhyme, il giovane assistente, che indossava una camicia<br />

bianca, pantaloni marroni e una cravatta viola, precisò: «No, non sta lavorando.<br />

A meno che fissare per ore la stessa pagina non sia lavorare. Lui<br />

non mi permetterebbe di lavorare così».<br />

«Comando, volta pagina.» Il computer riconobbe la voce di Rhyme e<br />

obbedì al suo ordine, visualizzando sul monitor una nuova pagina della<br />

Forensic Science Review. Lincoln chiese a Thom in tono aspro: «Hai forse<br />

voglia di interrogarmi su quello che sto fissando? La composizione delle<br />

cinque principali tossine esotiche che sono state trovate ultimamente in<br />

Europa nei laboratori dei terroristi? E se ci giocassimo un po' di soldi sulle<br />

risposte?»<br />

«No, abbiamo altre cose da fare», replicò l'assistente, alludendo alle varie<br />

funzioni corporali a cui devono dedicarsi gli infermieri quando i loro<br />

pazienti sono quadriplegici come Lincoln Rhyme.<br />

«Ce ne occuperemo tra qualche minuto», disse il criminologo, piacevolmente<br />

concentrato sull'energico riff di tromba.<br />

«Ce ne occuperemo subito. Se vuoi scusarci un momento, Lon.»<br />

«Certo, non c'è problema.» Grosso e sgualcito come sempre, Sellitto uscì<br />

nel corridoio fuori dalla camera da letto al secondo piano della casa di


Rhyme a Central Park West e si chiuse la porta alle spalle.<br />

Mentre Thom eseguiva i suoi compiti con precisione, Lincoln Rhyme<br />

ascoltava la musica e si chiedeva: Coincidenza?<br />

Cinque minuti dopo, Thom chiamò di nuovo Sellitto in camera da letto.<br />

«Caffè?»<br />

«Grazie. Ci vuole proprio. È sabato ed è fottutamente troppo presto per<br />

lavorare.»<br />

L'assistente uscì dalla stanza.<br />

«Allora, come mi trovi, Linc?» chiese con una piroetta il detective di<br />

mezza età, che indossava il suo tipico completo grigio, fatto, a quanto pareva,<br />

di un tessuto eternamente spiegazzato.<br />

«Sto assistendo a una sfilata?» domandò Rhyme.<br />

Coincidenza?<br />

Poi la sua mente tornò nuovamente a concentrarsi sul CD. Come diavolo<br />

fa uno a suonare la tromba in modo così dolce? Come è possibile trarre un<br />

suono simile da uno strumento metallico?<br />

Il detective continuò: «Ho perso sei chili. Rachel mi ha messo a dieta. È<br />

tutta colpa dei grassi. Elimina i grassi e sarai stupito da quanto peso riuscirai<br />

a perdere».<br />

«I grassi, sì. Lo sapevo già, Lon. E allora...?» Replicò, sottintendendo:<br />

Arriva al punto.<br />

«C'è un caso davvero bizzarro. Mezz'ora fa è stato ritrovato un corpo alla<br />

scuola di musica che si trova a pochi passi da qui. Mi occupo io del caso<br />

e potrei aver bisogno di un po' d'aiuto.»<br />

Scuola di musica. E io sto ascoltando della musica. Che misera coincidenza.<br />

Sellitto gli espose i fatti principali: una studentessa era stata uccisa, l'assassino<br />

era stato quasi catturato ma era riuscito a scappare attraverso una<br />

botola che nessuno era ancora riuscito a trovare.<br />

La musica era matematica. Rhyme, che era uno scienziato, lo capiva benissimo.<br />

La musica era logica, perfettamente strutturata. E, rifletté, era anche<br />

infinita. Si poteva scrivere un infinito numero di melodie. Si chiese<br />

quale fosse il procedimento. Rhyme era convinto di non possedere alcuna<br />

creatività. Aveva preso lezioni di piano all'età di undici o dodici anni e,<br />

anche se aveva avuto una cotta incredibile per la signorina Osborne, le lezioni<br />

in sé erano state un assoluto fallimento. I suoi ricordi più cari legati<br />

al pianoforte riguardavano le immagini stroboscopiche delle corde in risonanza<br />

nel suo progetto per un concorso scolastico di scienze.


«Mi stai ascoltando, Linc?»<br />

«Un caso, hai detto. Bizzarro.»<br />

Sellitto fornì altri dettagli, conquistando lentamente l'attenzione di<br />

Rhyme. «Ci dev'essere un modo per uscire dal teatro. Ma nessuno di quelli<br />

della scuola o della nostra squadra è riuscito a trovarlo.»<br />

«Com'è la scena?»<br />

«Ancora piuttosto vergine. Possiamo farla esaminare da Amelia?»<br />

Rhyme lanciò un'occhiata all'orologio. «Sarà impegnata ancora per una<br />

ventina di minuti.»<br />

«Nessun problema», disse Sellitto, massaggiandosi l'addome come se<br />

fosse in cerca dei chili perduti. «La chiamerò sul cercapersone.»<br />

«Non è il caso di distrarla proprio adesso.»<br />

«Perché, cosa sta facendo?»<br />

«Oh, qualcosa di pericoloso», disse Rhyme, tornando a concentrarsi ancora<br />

una volta sulla voce vellutata della tromba. «Che altro?»<br />

Amelia Sachs sentiva l'odore della parete di mattoni umidi contro cui<br />

stava premendo il volto.<br />

Aveva i palmi delle mani sudati e, sotto la chioma rosso fuoco raccolta<br />

sotto il cappello d'ordinanza, il cuoio capelluto le prudeva terribilmente.<br />

Tuttavia restò completamente immobile mentre un poliziotto in uniforme<br />

le scivolava accanto e premeva a sua volta il viso contro la parete.<br />

«Okay, questa è la situazione», disse l'uomo, indicando con un cenno del<br />

capo la loro destra. Le spiegò che proprio dietro l'angolo dell'edificio c'era<br />

un cortile vuoto, in mezzo al quale si trovava l'auto che era servita per la<br />

fuga e si era schiantata pochi minuti prima, dopo un inseguimento a tutta<br />

velocità.<br />

«È ancora utilizzabile?» domandò Amelia.<br />

«No. Ha colpito in pieno un cassonetto ed è fuori uso. Tre criminali. Sono<br />

scappati ma siamo riusciti ad arrestarne uno. Un altro è nell'auto, con<br />

un grosso fucile da caccia. Ha ferito un agente di pattuglia.»<br />

«Condizioni?»<br />

«Ferita superficiale.»<br />

«Qui?»<br />

«No. Fuori dal perimetro. Un palazzo a ovest rispetto alla nostra posizione.»<br />

«Il terzo criminale?»<br />

L'agente sospirò. «Dannazione, lui è riuscito a rifugiarsi qui dentro.»


Con un cenno indicò l'edificio di mattoni che stavano praticamente abbracciando.<br />

«Si è barricato all'interno. Ha un ostaggio. Una donna incinta.»<br />

Amelia assimilò quelle informazioni mentre appoggiava il peso prima su<br />

un piede poi sull'altro per trovare sollievo dalle fitte dell'artrite che le tormentava<br />

le giunture. Accidenti al dolore. Notò il nome del collega, scritto<br />

sul petto. «L'arma del criminale con l'ostaggio, Wilkins?»<br />

«Una pistola. Tipo sconosciuto.»<br />

«Dove sono i nostri?»<br />

Il giovane indicò due poliziotti dietro un muro in fondo al cortile. «Altri<br />

due sono davanti al palazzo e sorvegliano il criminale con l'ostaggio.»<br />

«Qualcuno ha chiamato i rinforzi?»<br />

«Non lo so. Ho perso la mia radio quando c'è stato lo scontro a fuoco.»<br />

«Indossi il giubbotto antiproiettile?»<br />

«Negativo. Stavo dirigendo il traffico... Cosa diavolo facciamo?»<br />

Lei sintonizzò il suo Motorola su una particolare frequenza e disse:<br />

«Scena del Crimine Cinque Otto Otto Cinque al Supervisore».<br />

Un istante dopo: «Qui il capitano Sette Quattro. Continua».<br />

«Un dieci-tredici in un cortile a est del sei-zero-cinque della Delancey.<br />

Un agente colpito. Abbiamo bisogno immediato di rinforzi, di un'ambulanza<br />

e di una squadra dell'UE. Due soggetti, entrambi armati. Uno con ostaggio;<br />

avremo bisogno di un negoziatore.»<br />

«Roger, Cinque Otto Otto Cinque. Un elicottero di osservazione?»<br />

«Negativo, Sette Quattro. Uno dei sospetti ha un fucile di grosso calibro.<br />

E i poliziotti sono i loro bersagli.»<br />

«Manderemo rinforzi il prima possibile. Ma i Servizi Segreti hanno<br />

chiuso metà del centro per la visita del vicepresidente, che sta per atterrare<br />

al JFK. Ci sarà un ritardo. Gestite la situazione a vostra discrezione. Chiudo.»<br />

«Roger. Chiudo.»<br />

Il vicepresidente, pensò Amelia. Si è appena giocato il mio voto.<br />

Wilkins scosse la testa. «Non possiamo mandare un negoziatore all'appartamento.<br />

Non con un criminale armato ancora nell'auto.»<br />

«Ci sto lavorando», replicò Amelia.<br />

Si sporse ancora oltre l'angolo dell'edificio e lanciò un'occhiata al veicolo,<br />

una macchina bassa con la parte anteriore contro un cassonetto, le portiere<br />

spalancate, da cui si intravedeva un uomo magro che imbracciava un<br />

fucile.<br />

Ci sto lavorando...


Gridò: «Tu nell'auto, sei circondato. Se non lascerai cadere l'arma, apriremo<br />

il fuoco. Fallo subito!»<br />

L'uomo si accucciò e puntò il fucile nella sua direzione. Amelia si accovacciò<br />

per proteggersi. Con il Motorola chiamò gli agenti appostati in fondo<br />

al cortile. «Ci sono ostaggi nell'auto?»<br />

«Nessun ostaggio.»<br />

«Siete sicuri?»<br />

«Affermativo», rispose l'agente. «Prima che cominciasse a sparare, abbiamo<br />

avuto modo di dare una bella occhiata.»<br />

«Okay. Potete colpirlo?»<br />

«Probabilmente attraverso la portiera.»<br />

«No, non sparate alla cieca. Prendete posizione. Ma solo se siete al riparo<br />

per tutto il percorso.»<br />

«Roger.»<br />

Amelia vide gli uomini mettersi in posizione. Un istante più tardi, uno<br />

degli agenti disse: «Lo tengo sotto tiro. Devo fare fuoco?»<br />

«Aspetta.» Quindi gridò: «Tu, nell'auto. Con il fucile. Hai dieci secondi<br />

prima che apriamo il fuoco. Lascia cadere l'arma. Hai capito?» Ripeté il<br />

tutto in spagnolo.<br />

«Fottiti.»<br />

Amelia la considerò una risposta affermativa. «Dieci secondi», gridò.<br />

«Stiamo contando.» Alla radio disse ai due agenti: «Dategli venti secondi.<br />

Poi avete via libera».<br />

I dieci secondi erano quasi trascorsi, quando l'uomo buttò il fucile e uscì<br />

dall'auto con le mani in alto. «Non sparate! Non sparate!»<br />

«Tieni le mani bene in alto. Raggiungi l'angolo di questo edificio. Se abbassi<br />

le mani, ti spariamo.»<br />

Quando l'uomo arrivò all'angolo, Wilkins lo ammanettò e lo perquisì.<br />

Amelia restò accovacciata. Chiese al criminale: «Il tizio dentro l'edificio. Il<br />

tuo amico. Chi è?»<br />

«Non te lo dirò...»<br />

«Oh, sì, che me lo dirai. Perché se lo prenderemo, cosa che stiamo per<br />

fare, verrai accusato di omicidio aggravato. Ora, vale la pena farsi quarantacinque<br />

anni a Ossining per quello là dentro?»<br />

L'uomo sospirò.<br />

«Forza», sbottò lei. «Nome, indirizzo, famiglia, cosa gli piace mangiare,<br />

il nome di sua madre, altri parenti conosciuti... scommetto che puoi farti<br />

venire in mente un sacco di informazioni utili sul suo conto.»


Lui emise un profondo sospiro e cominciò a parlare. Amelia prendeva<br />

appunti.<br />

Il Motorola gracchiò. Il negoziatore e la squadra d'appoggio erano appena<br />

arrivati. Amelia passò i suoi appunti a Wilkins. «Portali al negoziatore.»<br />

Lesse al criminale i suoi diritti, domandandosi se aveva gestito la situazione<br />

nel miglior modo possibile. Aveva messo in pericolo delle vite? Avrebbe<br />

dovuto occuparsi in prima persona dell'agente ferito?<br />

Cinque minuti più tardi, il capitano supervisore svoltò l'angolo del palazzo.<br />

Sorrise. «Il criminale con l'ostaggio ha liberato la donna. Nessun ferito.<br />

Li abbiamo arrestati tutti e tre. L'agente ferito sta bene. Solo un graffio.»<br />

Una donna poliziotto dai corti capelli biondi che le sfuggivano dal cappello<br />

d'ordinanza si era unita a loro. «Ehi, guardate. Abbiamo vinto un<br />

premio supplementare.» Sollevò una grande borsa piena di polvere bianca<br />

e un'altra che conteneva pipe e altri ammennicoli per la droga.<br />

Mentre il capitano controllava, annuendo con aria di approvazione, Amelia<br />

domandò: «Era nella loro macchina?»<br />

«No. L'ho trovata in una Ford dall'altra parte della strada. Stavo interrogando<br />

il proprietario in qualità di testimone e lui ha cominciato a sudare e<br />

a innervosirsi, così ho perquisito la sua auto.»<br />

«Dov'era parcheggiata?» chiese Amelia.<br />

«Nel suo garage.»<br />

«Hai fatto richiesta di un mandato?»<br />

«No. Come vi ho detto, l'uomo cominciava a essere un po' troppo nervoso<br />

e dal marciapiede potevo vedere un angolo della borsa. Si tratta di causa<br />

probabile.»<br />

«No.» Amelia stava scuotendo la testa. «È perquisizione illegale.»<br />

«Illegale? Abbiamo fermato quel tizio la scorsa settimana per eccesso di<br />

velocità e gli abbiamo trovato un chilo d'erba nel bagagliaio. Lo abbiamo<br />

arrestato legalmente.»<br />

«Per strada è diverso. C'è una minore aspettativa della privacy in un veicolo<br />

in movimento su una strada pubblica. In questo caso, tutto ciò di cui<br />

hai bisogno per un arresto è una causa probabile. Ma quando un'auto si<br />

trova su una proprietà privata, anche se vedi della droga, hai comunque bisogno<br />

di un mandato.»<br />

«Ma questo è pazzesco», protestò l'agente sulla difensiva. «Aveva con sé<br />

tre etti di cocaina pura. È uno spacciatore. Quelli della narcotici passano<br />

mesi interi cercando di inchiodare gente del genere.»


Il capitano si rivolse ad Amelia. «Ne sei sicura, agente?»<br />

«Affermativo.»<br />

«Suggerimenti?»<br />

Amelia rispose: «Confiscare la droga, mettere una paura del diavolo al<br />

delinquente e fornire il suo numero di targa e le sue generalità alla narcotici».<br />

Quindi lanciò un'occhiata all'agente bionda. «E tu faresti meglio a ripassare<br />

le procedure per la perquisizione e il sequestro.»<br />

L'agente fece per ribattere, ma Amelia non le stava più prestando attenzione.<br />

Osservava l'auto dei fuggitivi contro il cassonetto. Strizzò gli occhi.<br />

«Agente...» cominciò a dire il capitano.<br />

Lei lo ignorò e chiese a Wilkins: «Hai detto tre fuggitivi?»<br />

«Esatto.»<br />

«Come fai a saperlo?»<br />

«Era nel rapporto della gioielleria che hanno rapinato.»<br />

Amelia si incamminò nel cortile pieno di detriti, estraendo la Glock.<br />

«Osserva bene l'auto», disse in tono brusco.<br />

«Gesù», mormorò Wilkins.<br />

Tutte e quattro le portiere erano spalancate. Con quell'auto erano scappati<br />

quattro uomini.<br />

Accovacciandosi, Amelia scrutò il cortile e puntò l'arma in direzione<br />

dell'unico nascondiglio possibile: un breve vicolo cieco dietro il cassonetto.<br />

«Uomo armato!» gridò, quasi prima di scorgere il movimento.<br />

Tutti attorno a lei si voltarono mentre il massiccio individuo in T-shirt<br />

che imbracciava una doppietta lasciava di corsa il suo nascondiglio diretto<br />

verso la strada.<br />

Non appena l'uomo abbandonò il riparo, Amelia puntò la Glock su di lui,<br />

mirando al petto. «Getta via l'arma!» ordinò.<br />

Lui esitò per un istante, quindi sogghignò e puntò il fucile contro gli agenti.<br />

Lei spinse la Glock in avanti.<br />

E in tono allegro disse: «Bang, bang... Sei morto».<br />

L'uomo col fucile si bloccò e scoppiò a ridere. Scosse la testa, ammirato.<br />

«Sei dannatamente brava. Pensavo di avercela fatta.» Tenendo il tozzo fucile<br />

contro una spalla, si avvicinò al gruppo di colleghi poliziotti fermi vicino<br />

all'edificio. L'altro «sospetto», l'uomo che era stato nell'auto, si voltò<br />

per farsi togliere le manette da Wilkins.<br />

L'«ostaggio», impersonato da un'agente ispanica per nulla incinta che


Amelia conosceva da anni, si unì a loro e le diede una pacca sulla spalla.<br />

«Bel lavoro, Amelia, mi hai salvato il culo.»<br />

Amelia mantenne un'espressione solenne, anche se si sentiva soddisfatta.<br />

Come uno studente che avesse appena passato un esame importante.<br />

Cosa che, in effetti, era appena accaduta.<br />

Amelia Sachs stava per raggiungere un nuovo obiettivo. Suo padre<br />

Herman era stato per tutta la vita un poliziotto nella Divisione Servizi di<br />

Pattuglia. Ora Amelia aveva lo stesso rango e sarebbe anche stata felice di<br />

mantenere quel grado per qualche altro anno, ma dopo gli attacchi dell'11<br />

settembre aveva deciso di provare a fare di più per la sua città. Così aveva<br />

fatto richiesta per essere promossa a sergente.<br />

Non esiste un altro gruppo di agenti che abbia lottato contro il crimine<br />

come quello dei detective del Dipartimento di Polizia di New York. La loro<br />

tradizione risale al duro e brillante ispettore Thomas Byrnes, incaricato<br />

di dirigere il neonato Detective Bureau negli anni successivi al 1880. L'arsenale<br />

di Byrnes includeva minacce, percosse e sottili deduzioni: una volta<br />

identificò un gruppo di ladri rintracciando la provenienza di una minuscola<br />

fibra rinvenuta su una scena del crimine. Sotto la magnifica guida di<br />

Byrnes, i detective del Bureau divennero noti come gli Immortali e riuscirono<br />

a ridurre drasticamente il numero di crimini in una città selvaggia<br />

quanto il Far West.<br />

L'agente Herman Sachs era stato un collezionista di cimeli del Dipartimento<br />

di Polizia e poco prima di morire aveva regalato alla figlia uno dei<br />

suoi pezzi preferiti: un taccuino consunto che Byrnes aveva usato per<br />

prendere appunti durante gli interrogatori. Quando Amelia era giovane —<br />

e sua madre non era nei paraggi — il padre le leggeva i brani ancora decifrabili<br />

e insieme creavano delle storie.<br />

12 Ottobre 1883. È stata trovata anche l'altra gamba! A Slaggardy, nel<br />

secchio del carbone da cinque pinte. Mi aspetto la confessione di Cotton<br />

Williams da un momento all'altro.<br />

Dato il prestigio (nonché i soldi) di cui godeva il gruppo, era strano che<br />

le donne avessero maggiori opportunità nel Detective Bureau piuttosto che<br />

in qualunque altra divisione del Dipartimento di Polizia di New York. Se<br />

Thomas Byrnes era l'icona del detective uomo, Mary Shanley era la sua<br />

controparte femminile — e una delle eroine di Amelia. Impegnata nella<br />

caccia ai criminali negli anni Trenta, la Shanley era stata un'agente forte e<br />

tutta d'un pezzo, che una volta aveva detto: «Se hai un'arma da usare, usala».<br />

Cosa che aveva fatto di frequente. Dopo anni passati a combattere il


crimine in città, si era ritirata con la qualifica di detective di primo grado.<br />

Tuttavia Amelia voleva essere qualcosa di più di un detective, che è soltanto<br />

una specializzazione. Amelia voleva anche il grado. Nel Dipartimento<br />

di Polizia di New York, come nella maggior parte delle forze dell'ordine,<br />

un agente diventa detective sulla base del merito e dell'esperienza. Ma<br />

per diventare sergente, il candidato doveva sottoporsi a un arduo triathlon<br />

di esami: scritto, orale e — cosa che Amelia aveva appena fatto — un esercizio<br />

pratico, una simulazione per testare la competenza nella gestione<br />

degli uomini, la sensibilità verso la comunità e la capacità di giudizio in<br />

uno scontro a fuoco.<br />

Al capitano, un veterano dalla voce dolce che assomigliava a Laurence<br />

Fishburne, spettava di valutare la sua competenza durante l'esercizio e per<br />

tutto il tempo aveva preso appunti sulla performance di Amelia.<br />

«Okay, agente», disse, «scriveremo i nostri risultati e li aggiungeremo a<br />

quelli del tuo colloquio. Ma lascia che ti dia un'opinione ufficiosa.» Consultò<br />

il taccuino. «La tua valutazione circa il pericolo corso da civili e agenti<br />

è stata perfetta. La richiesta di rinforzi è stata tempestiva e appropriata.<br />

Lo spiegamento degli agenti ha tolto ogni possibilità ai criminali di<br />

sfuggire alla situazione di contenimento e ha minimizzato i rischi di esposizione.<br />

Hai giustamente giudicato illegale la perquisizione e la confisca<br />

della droga. E chiedere al sospetto arrestato le informazioni personali circa<br />

il criminale con ostaggio è stata un'ottima idea. Non avevamo pensato di<br />

includere questa parte nell'esercizio, ma lo faremo d'ora in poi. Infine, be',<br />

francamente non immaginavamo che avresti capito che c'era un altro criminale<br />

nascosto. Avevamo pensato di fargli sparare a Wilkins e poi di vedere<br />

come avresti gestito una situazione con un agente a terra e organizzato<br />

la cattura di un fuggitivo pericoloso.»<br />

A quel punto abbandonò l'ufficialese e disse: «Ma hai inchiodato quel<br />

bastardo».<br />

Bang, bang.<br />

Poi domandò: «Hai già fatto lo scritto e gli orali, giusto?»<br />

«Sissignore. Dovrei avere i risultati in questi giorni.»<br />

«Il mio gruppo completerà la valutazione e la manderà alla commissione<br />

con le nostre segnalazioni. Ora puoi andare.»<br />

«Sissignore.»<br />

Il poliziotto che aveva impersonato l'ultimo criminale — quello con la<br />

doppietta — si avvicinò ad Amelia. Era un italiano di bell'aspetto, allontanatosi<br />

di mezza generazione dai moli di Brooklyn, pensò lei, e aveva i mu-


scoli di un pugile. Una corta barba ispida e disordinata gli copriva le guance<br />

e il mento. Portava una grossa automatica cromata alta sopra il fianco<br />

snello e il suo sorriso vanitoso le fece venir voglia di suggerirgli che avrebbe<br />

fatto meglio a usare la pistola come specchio per radersi.<br />

«Devo proprio dirtelo... Ho fatto una decina di valutazioni e questa è la<br />

migliore che abbia mai visto, dolcezza.»<br />

Lei scoppiò a ridere nel sentirgli usare quel termine. Naturalmente c'erano<br />

ancora degli uomini delle caverne nel dipartimento — dalle squadre di<br />

pattuglia fino agli uffici dei pezzi grossi — ma di solito si mostravano più<br />

condiscendenti che apertamente sessisti. Amelia non sentiva pronunciare<br />

un «dolcezza» o un «tesoro» da almeno un anno.<br />

«Preferisco 'agente', se non ti spiace.»<br />

«No, no, no», replicò lui, ridendo. «Adesso puoi rilassarti. La prova è finita.»<br />

«Cosa vuoi dire?»<br />

«Quando ho detto 'dolcezza' non faceva parte della valutazione. Non devi<br />

rispondere in modo ufficiale, ecco. L'ho detto solo perché sono rimasto<br />

davvero impressionato. E perché tu sei... be', hai capito.» Le sorrise guardandola<br />

negli occhi, il suo fascino scintillante quanto la sua pistola. «Non<br />

faccio molti complimenti. Se ne faccio uno, significa davvero qualcosa.»<br />

Perché tu sei... be', hai capito.<br />

«Ehi, non ti sarai incazzata o cose del genere, vero?» domandò.<br />

«Assolutamente no. Ma preferisco ancora 'agente'. È così che devi chiamarmi<br />

tu ed è così che ti chiamerò io.»<br />

Almeno quando ti avrò di fronte.<br />

«Ehi, non volevo offenderti o roba del genere. Sei una bella ragazza. E<br />

io sono un ragazzo. Sai come funziona... Così.»<br />

«Così», ripeté lei e fece per andarsene.<br />

Lui la fermò e le si piazzò davanti, corrucciato. «Ehi, aspetta. Così non<br />

va bene. Senti, lascia che ti offra un caffè. Vedrai che ti piacerò quando<br />

imparerai a conoscermi.»<br />

«Non ci scommetterei, fossi in te», disse uno dei suoi colleghi, ridendo.<br />

Gentilmente, l'Uomo Dolcezza gli mostrò il dito e poi tornò a voltarsi<br />

verso Amelia.<br />

In quel momento il suo cercapersone emise un «bip» e lei lesse il numero<br />

di Lincoln Rhyme sul display. Seguito dalla parola «URGENTE».<br />

«Devo andare», disse.<br />

«Non hai proprio tempo per un caffè?» domandò lui, un finto broncio


stampato sul volto.<br />

«Proprio no.»<br />

«Be', che ne dici di darmi il tuo numero di telefono?»<br />

Lei formò una pistola con l'indice e il pollice e la puntò contro di lui.<br />

«Bang, bang», disse. E si diresse di corsa verso la Camaro gialla.<br />

3<br />

Questa è una scuola?<br />

Tirandosi dietro una grossa valigia nera a rotelle sulla scena del crimine,<br />

Amelia Sachs attraversò il corridoio immerso nella semioscurità. Sentiva<br />

odore di muffa e di legno vecchio. Ragnatele impolverate si erano raggrumate<br />

vicino agli alti soffitti e scaglie di pittura verde si arricciavano sulle<br />

pareti. Come si poteva studiare musica in un posto così? Quel luogo era<br />

l'ambientazione perfetta per uno di quei romanzi di Anne Rice che la madre<br />

di Amelia amava leggere.<br />

«Spettrale», aveva mormorato uno degli agenti, scherzando solo in parte.<br />

Quel termine diceva tutto.<br />

Una mezza dozzina di poliziotti — quattro agenti di pattuglia e due in<br />

borghese — erano fermi vicino a una porta a doppio battente alla fine del<br />

corridoio. Uno scarmigliato Lon Sellitto, la testa china e una mano stretta<br />

attorno a uno dei suoi taccuini, stava parlando con una guardia. Come le<br />

pareti e i pavimenti, anche la divisa della guardia era macchiata e impolverata.<br />

Oltre l'ingresso, Amelia notò un altro spazio poco illuminato in mezzo al<br />

quale si trovava una forma dai colori chiari. La vittima.<br />

Al tecnico della scientifica che camminava al suo fianco disse: «Abbiamo<br />

bisogno di luci. Un paio di set». Il giovane annuì e tornò al VER — il<br />

veicolo di intervento rapido per la scena del crimine, una station wagon<br />

piena di attrezzature della scientifica. Era posteggiato fuori, per metà sul<br />

marciapiede, dove l'agente lo aveva lasciato dopo la corsa fin lì (probabilmente<br />

a una velocità molto inferiore a quella tenuta da Amelia a bordo della<br />

sua Camaro del 1969, che aveva superato i centodieci chilometri orari in<br />

città per arrivare il prima possibile alla scuola dalla zona dell'esercizio di<br />

valutazione).<br />

Amelia studiò la giovane bionda distesa a tre metri da lei, l'addome inarcato<br />

verso l'alto a causa delle mani che erano ancora legate dietro la schiena.<br />

Persino nella penombra del vestibolo, gli occhi acuti di Amelia notaro-


no i profondi segni di legatura sul suo collo e il sangue sulle labbra e sul<br />

mento, probabilmente si era morsicata la lingua, cosa che accadeva spesso<br />

negli strangolamenti.<br />

Automaticamente osservò anche orecchini color smeraldo, scarpe da<br />

ginnastica malconce, apparentemente nessuna traccia di rapina, molestie<br />

sessuali o mutilazioni. Niente fede nuziale.<br />

«Chi è stato il primo agente ad arrivare?»<br />

Un donna alta con corti capelli scuri, la targhetta col nome che diceva D.<br />

Franciscovich, rispose: «Siamo qui». Con un cenno del capo indicò la collega<br />

bionda, N. Ausonio. Avevano entrambe un'espressione preoccupata e<br />

Franciscovich tamburellava con le dita sulla fondina della pistola. Ausonio<br />

continuava a fissare il cadavere. Amelia capì che quello doveva essere il<br />

loro primo omicidio.<br />

Le due agenti di pattuglia le raccontarono cos'era successo. L'assassino<br />

chino sulla vittima, un lampo di luce, la scomparsa dell'uomo, la barricata<br />

contro la porta. E poi il killer si era volatilizzato.<br />

«E ha affermato di avere un ostaggio?»<br />

«Così ha detto», rispose Ausonio. «Ma tutti quelli che frequentano la<br />

scuola sono stati rintracciati. Siamo sicure che stesse bluffando.»<br />

«La vittima?»<br />

«Svetlana Rasnikov», disse Ausonio. «Ventiquattro anni. Studentessa.»<br />

Sellitto finì di parlare con la guardia e si rivolse ad Amelia: «Bedding e<br />

Saul stanno interrogando tutti quelli che si trovavano nell'edificio stamattina».<br />

Lei fece un cenno del capo per indicare la scena del crimine. «Chi è stato<br />

nella stanza?»<br />

Sellitto disse: «I primi agenti». Indicò le due donne. «Poi due medici e<br />

due dell'UE. Sono usciti appena l'hanno sgombrata. È ancora abbastanza<br />

intatta.»<br />

«Anche la guardia è entrata nella stanza», disse Ausonio. «Ma solo per<br />

un minuto. Lo abbiamo fatto uscire il prima possibile.»<br />

«Bene», approvò Amelia. «Testimoni?»<br />

Ausonio rispose: «C'era un custode fuori dalla stanza quando siamo arrivati».<br />

«Lui non ha visto niente», aggiunse Franciscovich.<br />

«Ho comunque bisogno di vedere le suole delle sue scarpe per il confronto.<br />

Una di voi potrebbe farlo venire qui?» chiese Amelia.<br />

«Certo.» Ausonio si allontanò.


Dalla valigia nera Amelia prese una busta di plastica trasparente chiusa<br />

da una cerniera. L'aprì ed estrasse una tuta bianca di tyvek. Dopo averla<br />

indossata, si infilò il cappuccio. Quindi i guanti. La tuta era una dotazione<br />

standard ormai per tutti i tecnici della scientifica del Dipartimento di Polizia<br />

di New York; impediva che capelli, cellule di tessuto epiteliale ed elementi<br />

esterni contaminassero la scena.<br />

La tuta era completa di stivali, tuttavia Amelia seguì una delle immancabili<br />

raccomandazioni di Rhyme: si sistemò degli elastici attorno agli stivali<br />

per distinguere le proprie impronte da quelle della vittima e del colpevole.<br />

Dopo essersi aggiustata l'auricolare e il microfono, li collegò al Motorola.<br />

Chiese il collegamento e un attimo dopo un complesso insieme di<br />

sistemi di comunicazione fece risuonare nel suo orecchio la voce profonda<br />

di Lincoln Rhyme.<br />

«Sachs, ci sei?»<br />

«Certo. Era proprio come hai detto tu... lo hanno messo con le spalle al<br />

muro e lui è scomparso.»<br />

Rhyme ridacchiò. «E adesso vogliono che lo troviamo noi. Possibile che<br />

dobbiamo sempre correggere gli sbagli degli altri? Aspetta un minuto.<br />

Comando, abbassa volume... Abbassa.» La musica in sottofondo sfumò.<br />

Il tecnico che aveva accompagnato Amelia lungo il corridoio buio tornò<br />

portando alcune potenti lampade montate su treppiedi. Amelia le posizionò<br />

nel vestibolo e fece scattare l'interruttore.<br />

Si discute molto sul modo appropriato di gestire la scena di un crimine.<br />

Generalmente gli investigatori si trovano d'accordo sul fatto che sia meglio<br />

intervenire il meno possibile, anche se i dipartimenti usano ancora squadre<br />

di esperti della scientifica. Prima dell'incidente, Lincoln Rhyme aveva analizzato<br />

da solo la maggior parte delle sue scene del crimine e oggi insisteva<br />

perché Amelia Sachs facesse altrettanto. Con altri tecnici sul posto, tendevi<br />

a distraiti e a essere meno vigile perché avevi la sensazione — anche se a<br />

livello inconscio — che il tuo partner avrebbe trovato ciò che a te sarebbe<br />

sfuggito.<br />

Ma c'erano altri fattori a sostegno della ricerca solitaria. Rhyme si rendeva<br />

conto che si creava una macabra intimità nella profanazione della<br />

scena del crimine. Chi la analizzava da solo aveva maggiori possibilità di<br />

sviluppare un legame mentale con la vittima e con il colpevole, di cogliere<br />

intuizioni più profonde sugli indizi rilevanti e su dove avrebbero potuto<br />

trovarsi.<br />

Con questa difficile disposizione d'animo, Amelia Sachs osservò il corpo


della giovane donna riverso sul pavimento accanto a un tavolo di compensato.<br />

Vicino al corpo c'erano una tazza di caffè versato, fogli di uno spartito,<br />

la custodia di uno strumento musicale e un pezzo del flauto d'argento che,<br />

a quanto pareva, la musicista stava assemblando quando l'assassino le aveva<br />

stretto la corda attorno al collo. Nella morsa della morte, la donna aveva<br />

afferrato un altro cilindro dello strumento. Aveva pensato di usarlo come<br />

arma?<br />

O forse la giovane, in preda alla disperazione aveva desiderato soltanto<br />

sentire sotto le dita qualcosa di familiare e confortante mentre moriva?<br />

«Sono vicino al corpo, Rhyme», disse Amelia, scattando fotografie digitali<br />

del cadavere.<br />

«Continua.»<br />

«È riversa sulla schiena... ma le agenti l'hanno trovata a faccia in giù.<br />

L'hanno voltata per cercare di rianimarla. Evidenti segni di strangolamento.»<br />

Amelia girò delicatamente il cadavere. «I polsi sono bloccati da manette<br />

antiquate. Non le riconosco. Il suo orologio è rotto. Si è fermato esattamente<br />

alle otto del mattino. Non mi sembra accidentale.» Strinse la mano<br />

guantata attorno al polso sottile della donna. Le ossa erano spezzate. «Sì,<br />

Rhyme, lo ha calpestato. Ed è anche un bell'orologio. Un Seiko. Perché<br />

romperlo? Perché non rubarlo?»<br />

«Bella domanda, Sachs... Potrebbe essere un indizio, potrebbe non essere<br />

niente.»<br />

Questo sarebbe potuto essere un ottimo slogan per la scienza forense,<br />

pensò lei.<br />

«Una delle agenti ha tagliato la corda che la vittima aveva attorno al collo.<br />

Ha mancato il nodo.» Gli agenti non devono mai tagliare il nodo per liberare<br />

da una corda una vittima di strangolamento: può rivelare una grande<br />

quantità di informazioni sulla persona che lo ha fatto.<br />

Poi si servì di un rotolo adesivo per prelevare gli indizi — ultimamente<br />

gli esperti di scienza forense si erano accorti che gli aspirapolvere portatili,<br />

che somigliavano a mangiapolvere, raccoglievano tracce in eccesso. La<br />

maggior parte delle squadre scientifiche era passata ai rotoli adesivi, simili<br />

a quelli che si usano per togliere i pelucchi dai vestiti. Amelia ripose le<br />

tracce e usò un vic kit per prelevare capelli e frammenti di unghie dal corpo<br />

della donna.<br />

Disse: «Sto per percorrere la griglia».<br />

Quella frase — inventata da Lincoln Rhyme — nasceva dalla sua pas-


sione per l'esame della scena del crimine. La griglia è in assoluto il metodo<br />

più completo: si procede avanti e indietro in una direzione, quindi ci si volta<br />

perpendicolarmente e si analizza ancora la stessa porzione di terreno,<br />

senza dimenticarsi di esaminare anche le pareti e il soffitto oltre che il terreno<br />

o il pavimento.<br />

Amelia iniziò l'analisi, cercando oggetti gettati, caduti o lasciati cadere,<br />

tracce, rilevando impronte elettrostatiche e scattando foto digitali. La<br />

squadra fotografica avrebbe poi realizzato una panoramica e una videoregistrazione<br />

della scena, ma quella procedura avrebbe richiesto del tempo e<br />

Rhyme insisteva sempre per avere qualche prova fotografica il prima possibile.<br />

«Agente?» disse Sellitto.<br />

Amelia si voltò.<br />

«Mi stavo solo chiedendo... Visto che non sappiamo dov'è andato questo<br />

stronzo, vuoi dei rinforzi là dentro?»<br />

«No», rispose lei, ringraziandolo tra sé e sé per averle ricordato che l'assassino<br />

era stato visto per l'ultima volta poco lontano dal punto in cui si<br />

trovava ora. Un altro degli aforismi da scena del crimine di Lincoln<br />

Rhyme era: Cerca con cura ma guardati le spalle. Amelia toccò il calcio<br />

della Glock per ricordare a se stessa dove si trovava esattamente nel caso<br />

fosse stata obbligata a sfoderarla alla svelta — la fondina era leggermente<br />

più in alto quando indossava la tuta di tyvek — e continuò la ricerca.<br />

«Okay, ho trovato qualcosa», disse a Rhyme un momento dopo. «Nel<br />

vestibolo. A circa tre metri dalla vittima. Del tessuto nero. Seta. Voglio dire,<br />

sembra seta. Copre la sommità di una parte del flauto della vittima,<br />

quindi deve appartenere o a lei o all'assassino.»<br />

«Interessante», rifletté Rhyme. «Mi chiedo che cosa significhi.»<br />

Nel vestibolo non c'era nient'altro e Amelia entrò nel teatro, la mano ancora<br />

vicina al calcio della Glock. Si rilassò per un attimo, accorgendosi che<br />

non c'era assolutamente alcun posto in cui l'assassino avrebbe potuto nascondersi,<br />

nessuna porta e nessuna uscita. Ma mentre cominciava a percorrere<br />

la griglia anche lì, provò una crescente sensazione di disagio.<br />

Spettrale...<br />

«Rhyme, c'è qualcosa di strano...»<br />

«Non riesco a sentirti, Sachs.»<br />

Amelia si rese conto di aver cominciato a sussurrare per l'inquietudine.<br />

«C'è della corda bruciata legata attorno alle sedie rovesciate. Sembra che<br />

ci siano anche delle micce. Sento odore di nitrato e di residui di zolfo. Le


due agenti hanno detto che l'assassino ha esploso un colpo. Ma l'odore non<br />

è quello della polvere senza fumo. E qualcos'altro. Ah, okay... È un piccolo<br />

petardo grigio. Forse è stato questo lo scoppio che hanno sentito... Aspetta.<br />

C'è qualcos'altro... sotto una sedia. E una piccola scheda elettrica collegata<br />

a un altoparlante.»<br />

«Piccola?» chiese Rhyme caustico. «Trenta centimetri sono piccoli rispetto<br />

a un acro. Un acro è piccolo rispetto a cento acri, Sachs.»<br />

«Scusa. La scheda è cinque centimetri per dodici.»<br />

«Sarebbe piuttosto grossa rispetto a una moneta da un centesimo, non ti<br />

pare?»<br />

Messaggio ricevuto, grazie mille, pensò lei.<br />

Amelia ripose tutte le prove, poi uscì dalla seconda porta — la porta di<br />

emergenza — e rilevò le impronte elettrostatiche che trovò lì. Alla fine,<br />

prese dei campioni per compararli con le tracce trovate sulla vittima e con<br />

quelle rilevate nel punto in cui aveva camminato l'assassino. «Ho tutto,<br />

Rhyme. Sarò di ritorno tra mezz'ora.»<br />

«E le botole, i passaggi segreti di cui parlano tutti?»<br />

«Non ne ho trovato nessuno.»<br />

«D'accordo. Torna a casa, Sachs.»<br />

Amelia tornò nel vestibolo e lasciò che la squadra che si occupava delle<br />

fotografie e delle impronte latenti prendesse possesso della scena del crimine.<br />

Trovò Franciscovich e Ausonio vicino alla porta. «Avete trovato il<br />

custode?» domandò. «Ho bisogno di esaminare le sue scarpe.»<br />

Ausonio scosse la testa. «Ha avvisato la guardia di sicurezza che doveva<br />

accompagnare sua moglie al lavoro. Ho lasciato un messaggio alla manutenzione,<br />

dicendogli di richiamarmi.»<br />

La sua collega con aria solenne intervenne. «Ehi, agente, io e Nancy stavamo<br />

proprio dicendo che non vogliamo che questo stronzo la faccia franca.<br />

Se c'è qualcosa che possiamo fare per dare una mano, ce lo dica.»<br />

Amelia capiva perfettamente come dovevano sentirsi. «Vedrò cosa posso<br />

fare», rispose.<br />

La radio di Sellitto gracchiò e lui prese la chiamata. Restò in ascolto per<br />

qualche istante. «Sono gli Hardy Boys. Hanno finito di interrogare i testimoni<br />

e sono nell'atrio principale.»<br />

Amelia, Sellitto e le due agenti di pattuglia tornarono nella zona anteriore<br />

della scuola e si unirono a Bedding e Saul. I due detective, uno alto e<br />

lentigginoso, l'altro basso e con la carnagione chiara, erano specializzati<br />

nell'interrogare i testimoni.


«Abbiamo parlato con le sette persone che erano qui stamattina.»<br />

«Più la guardia.»<br />

«Nessun insegnante...»<br />

«... solo studenti.»<br />

Chiamati a volte i Gemelli, anche se non si somigliavano affatto, i due<br />

formavano una squadra particolarmente abile nel far parlare delinquenti e<br />

testimoni. Cercare di distinguerli l'uno dall'altro poteva creare confusione.<br />

Considerarli come una sola persona invece era il modo migliore per riuscire<br />

a capirli.<br />

«Le informazioni raccolte non sono particolarmente illuminanti.»<br />

«Tra l'altro erano tutti spaventati a morte.»<br />

«E questo posto non aiuta.» Un cenno del capo, a indicare un groviglio<br />

di ragnatele che penzolava dal soffitto scuro e macchiato di umidità.<br />

«Nessuno conosceva bene la vittima. Quando è arrivata stamattina si è<br />

diretta verso il teatro con un amico. Non...»<br />

«L'amico.»<br />

«... ha visto dentro nessuno. Sono rimasti a parlare nel vestibolo per cinque,<br />

dieci minuti. Poi, attorno alle otto, l'amico se n'è andato.»<br />

«Quindi», considerò Rhyme che aveva sentito il rapporto attraverso la<br />

radio, «l'assassino l'aspettava nel vestibolo.»<br />

«La vittima», disse il più basso dei due detective biondi, «era venuta in<br />

America dalla Georgia...»<br />

«Dalla Georgia russa, non dalla Georgia degli alberi di pesco.»<br />

«... un paio di mesi fa. Era una ragazza piuttosto solitaria.»<br />

«Il consolato si sta mettendo in contatto con la sua famiglia.»<br />

«Oggi tutti gli altri studenti erano in varie sale prove e nessuno di loro<br />

ha sentito niente o ha visto qualche sconosciuto.»<br />

«Perché Svetlana non era in una sala prove?» domandò Amelia.<br />

«L'amico ha detto che Svetlana preferiva l'acustica del teatro.»<br />

«Marito, fidanzato, fidanzata?» si informò Amelia, pensando alla regola<br />

numero uno delle indagini per omicidio: di solito l'assassino conosce la<br />

vittima.<br />

«Gli studenti non ne hanno idea.»<br />

«Com'è riuscito l'assassino a entrare nella scuola?» domandò Rhyme, e<br />

Amelia ripeté la domanda.<br />

La guardia rispose: «L'unica porta aperta è quella principale. Abbiamo<br />

porte di emergenza, naturalmente. Ma non si possono aprire dall'esterno».<br />

«E comunque avrebbe dovuto passarle davanti, giusto?»


«E firmare. E farsi riprendere dalla telecamera.»<br />

Amelia alzò lo sguardo. «C'è una telecamera di sicurezza, Rhyme, ma<br />

sembra che le lenti non vengano pulite da mesi.»<br />

Si spostarono dietro la scrivania della guardia, che premette qualche tasto<br />

e avviò il nastro. Bedding e Saul avevano interrogato sette persone. Ma<br />

erano entrambi sicuri che una persona — un uomo maturo con i capelli castani<br />

e la barba, che indossava un paio di jeans e un giubbotto — non era<br />

tra quelli con cui avevano parlato.<br />

«È lui», disse Franciscovich. «È lui l'assassino.» Nancy Ausonio annuì.<br />

Sul nastro sfuocato, l'uomo firmava il registro delle presenze ed entrava,<br />

mentre la guardia esaminava il registro ma non il volto dell'uomo che lo<br />

aveva firmato.<br />

«Non lo ha visto in faccia?» domandò Amelia.<br />

«Non gli ho prestato attenzione», ribatté l'uomo sulla difensiva. «Se firmano,<br />

li lascio entrare. È tutto quello che devo fare. È questo il mio lavoro.<br />

Sono qui più che altro per evitare che la gente esca portandosi via roba<br />

della scuola.»<br />

«Abbiamo la sua firma, Rhyme. E un nome. Saranno sicuramente falsi<br />

ma almeno abbiamo un campione della sua calligrafia. Dove ha firmato?»<br />

domandò Amelia, prendendo il registro con le dita protette dai guanti di<br />

lattice.<br />

Guardarono nuovamente il nastro dall'inizio, a doppia velocità. L'assassino<br />

era stato il quarto a firmare il registro. Ma la quarta firma era il nome<br />

di una donna.<br />

Rhyme disse: «Contate tutte le persone che hanno firmato».<br />

Amelia lo disse alla guardia e insieme videro nove persone firmare il registro<br />

con il loro nome: otto studenti, inclusa la vittima, e il suo assassino.<br />

«Hanno firmato in nove, Rhyme. Ma sul registro ci sono solo otto nomi.»<br />

«Com'è possibile?» domandò Sellitto.<br />

Rhyme: «Domanda alla guardia se è sicuro che l'assassino abbia firmato<br />

davvero. Forse ha solo fatto finta».<br />

Lei pose la domanda all'uomo placido.<br />

«Sì, ha firmato. L'ho visto con i miei occhi. Non guardo sempre le loro<br />

facce ma mi assicuro che firmino.»<br />

È tutto quello che devo fare. È questo il mio lavoro.<br />

Amelia scosse la testa.<br />

«Be', portami il registro insieme a tutto il resto e daremo un'occhiata»,


ordinò Rhyme.<br />

In un angolo della stanza, una giovane donna asiatica era ferma in piedi,<br />

le braccia strette attorno al corpo, e guardava attraverso la finestra dai vetri<br />

piombati e sporchi. Si voltò e chiese ad Amelia: «Vi ho sentito parlare.<br />

Avete detto... ecco, sembra quasi che non siate sicuri che quell'uomo abbia<br />

lasciato la scuola dopo che ha... dopo. Pensate che sia ancora qui?»<br />

«No, non credo», disse Amelia. «Solo non siamo sicuri su come sia riuscito<br />

a scappare.»<br />

«Ma se non sapete come, questo significa che potrebbe essere ancora<br />

nascosto qui, da qualche parte. In attesa di un'altra vittima. E voi non avete<br />

idea di dove si trovi.»<br />

Amelia le rivolse un sorriso rassicurante. «Lasceremo qui molti agenti<br />

finché non avremo capito cos'è successo esattamente. Non deve preoccuparsi.»<br />

Anche se, in realtà, stava pensando che la ragazza aveva assolutamente<br />

ragione. Sì, l'assassino poteva essere ancora lì, in attesa di un'altra vittima.<br />

E, no, non abbiamo idea di chi sia e di dove si trovi.<br />

4<br />

E ora, Riveriti Spettatori, faremo una breve pausa.<br />

Godetevi il ricordo del Boia Pigro... e gustatevi l'attesa di ciò che verrà<br />

tra poco.<br />

Rilassatevi.<br />

Il nostro prossimo numero avrà inizio tra breve...<br />

L'uomo camminava lungo la Broadway sull'Upper West Side di Manhattan.<br />

Quando raggiunse un angolo si fermò, come se si fosse dimenticato<br />

qualcosa, ed entrò nell'ombra di un edificio. Prese il cellulare dalla cintura<br />

e se lo portò all'orecchio. Mentre parlava, sorridendo di tanto in tanto, come<br />

fanno le persone ai cellulari, si guardava attorno con aria svagata, anche<br />

questo un gesto comune tra coloro che usano i cellulari.<br />

Tuttavia, l'uomo non stava facendo nessuna chiamata. Era alla ricerca di<br />

un qualunque indizio che gli rivelasse di essere stato seguito dalla scuola<br />

di musica.<br />

In quel momento, l'aspetto di Malerick era molto diverso da quello che<br />

aveva quando era scappato dalla scuola quella mattina. Ora era biondo,<br />

non aveva più la barba e indossava una tuta da jogging e una maglietta da<br />

atleta con il collo alto. Se i passanti lo avessero guardato con attenzione,


avrebbero notato qualche stranezza nel suo aspetto fisico: del tessuto cicatriziale<br />

spuntava dal colletto e risaliva lungo il collo, e due dita — il mignolo<br />

e l'anulare — della sua mano sinistra erano fuse insieme.<br />

Ma nessuno lo stava guardando. Perché i suoi gesti e le sue espressioni<br />

erano naturali e — come sanno bene tutti gli illusionisti — agire in modo<br />

naturale rende invisibili.<br />

Alla fine, contento di non essere stato seguito, riprese a camminare,<br />

svoltò l'angolo di un incrocio e continuò lungo il marciapiede alberato fino<br />

al suo appartamento. Per strada c'erano solo alcune persone che facevano<br />

jogging e qualche residente che tornava a casa con il Times e le borse delle<br />

spesa, pregustando un caffè, un'ora in compagnia dei giornali e magari una<br />

tranquilla sessione di sesso mattutino.<br />

Malerick salì le scale fino all'appartamento che aveva affittato qualche<br />

mese prima in quel palazzo buio e silenzioso, molto diverso dalla sua casa<br />

e dal suo negozio nel deserto fuori Las Vegas. Raggiunse il suo appartamento<br />

sul retro.<br />

Come vi stavo dicendo, il nostro prossimo numero avrà inizio tra breve.<br />

Per il momento, Riveriti Spettatori, commentate l'illusione a cui avete<br />

appena assistito, intrattenetevi in piacevole conversazione con quelli seduti<br />

accanto a voi, cercate di indovinare cosa c'è dopo in programma.<br />

Il nostro secondo numero richiederà abilità completamente diverse ma<br />

sarà, ve lo assicuro, non meno irresistibile del Boia Pigro.<br />

Queste parole e molte altre si rincorsero automaticamente nella mente di<br />

Malerick. Riveriti Spettatori... Parlava costantemente a questo pubblico<br />

immaginario. (Talvolta riusciva persino a udire gli applausi, gli scoppi di<br />

risa e, di tanto in tanto, i gemiti di orrore.) Un rumore neutro di parole, con<br />

quell'intonazione teatrale che userebbe un direttore di circo equestre con<br />

troppo cerone o un illusionista vittoriano. Era un monologo indirizzato agli<br />

spettatori per dare loro tutte le informazioni necessarie perché un trucco<br />

funzioni, per creare un legame con loro. E anche per disarmarli, rabbonirli<br />

e distrarli.<br />

Dopo l'incendio, Malerick aveva rotto la maggior parte dei contatti con<br />

gli esseri umani, e i suoi Riveriti Spettatori li avevano lentamente rimpiazzati,<br />

diventando i suoi onnipresenti compagni. Il monologo aveva ben presto<br />

cominciato a riempire i suoi pensieri sia quando era sveglio che quando<br />

dormiva e, Malerick lo sapeva, rischiava di farlo impazzire completamente.<br />

Allo stesso tempo, però, sapere di non essere rimasto del tutto solo dopo<br />

la tragedia di tre anni prima gli comunicava un intenso conforto. Il suo


Riverito Pubblico era sempre con lui.<br />

Nell'appartamento aleggiava un odore di vernice da quattro soldi misto a<br />

un curioso aroma di carne che proveniva dalla carta da parati e dai pavimenti.<br />

C'erano pochi mobili: divani e poltrone da poco prezzo, un tavolo<br />

da pranzo funzionale, ora apparecchiato per una persona sola. Le camere<br />

da letto invece erano stipate — riempite con attrezzature da illusionisti: arredi<br />

scenici, strumenti, corde, costumi, strumenti per modellare il lattice,<br />

parrucche, foulard colorati, una macchina da cucire, tinte, petardi, cosmetici,<br />

pannelli elettrici, cavi, batterie, carta e cotone lampo, bobine di micce,<br />

attrezzi per lavorare il legno... e un centinaio di altri oggetti.<br />

Malerick si preparò un infuso di erbe e si sedette al tavolo del soggiorno,<br />

sorseggiando la bevanda leggera e mangiando un frutto e una barretta di<br />

cereali senza grassi. L'illusione è un'arte fisica e il numero riesce bene solo<br />

se il corpo è in perfetta forma. Mangiare cibo sano e fare esercizio erano<br />

due condizioni indispensabili per avere successo.<br />

Era soddisfatto del numero di quella mattina. Aveva ucciso la prima artista<br />

con facilità — ripensò con un brivido di piacere a come si era irrigidita<br />

per lo choc quando era comparso dietro di lei e le aveva fatto passare la<br />

corda attorno al collo. Non aveva neanche lontanamente intuito che lui era<br />

rimasto in attesa in un angolo per mezz'ora, sotto la seta nera. L'entrata a<br />

sorpresa della polizia... be', quella aveva scioccato lui. Ma come tutti i bravi<br />

illusionisti, Malerick aveva preparato un numero di uscita che aveva eseguito<br />

alla perfezione.<br />

Finì la colazione e portò la tazza in cucina, la sciacquò con cura e la mise<br />

ad asciugare nello scolapiatti. Era meticoloso in tutto: il suo mentore, un<br />

illusionista feroce, ossessivo e privo di ogni senso dell'umorismo, gli aveva<br />

insegnato la disciplina con la forza.<br />

L'uomo andò poi nella camera da letto più grande e inserì nel videoregistratore<br />

il nastro che aveva girato del luogo dove si sarebbe svolto il suo<br />

prossimo numero. Aveva visto la cassetta già una decina di volte ma, anche<br />

se ormai l'aveva imparata a memoria, voleva studiarla ancora. (Il suo<br />

mentore gli aveva insegnato con la forza — a volte letteralmente — anche<br />

l'importanza della regola 100 a 1. Per ogni minuto sul palcoscenico ci vogliono<br />

cento minuti di prove.)<br />

Mentre osservava il nastro, tirò verso di sé un tavolino di scena coperto<br />

di velluto. Senza guardarsi le mani, Malerick eseguì qualche semplice gioco<br />

con le carte: la Finta Mescolata a Coda di Colomba, il Falso Taglio in<br />

Tre Pile, e poi qualche gioco più impegnativo, come le Carte Fantasma di


Stanley Palm, il celebre Mistero delle Sei Carte di Maldo, molti altri del<br />

famoso maestro e attore Ricky Jay, e infine alcuni di Cardini.<br />

Eseguì anche alcuni trucchi con le carte che erano stati nei primi spettacoli<br />

di Houdini. Molti pensano a Houdini esclusivamente come a un escapologista,<br />

ma l'artista era stato un mago a trecentosessanta gradi, in grado<br />

di eseguire numeri da illusionista — talvolta clamorosi come far sparire<br />

un'assistente o un elefante — ma anche piccole magie. La figura di Houdini<br />

aveva sempre esercitato un grande fascino su di lui. Quando aveva cominciato<br />

la sua carriera di prestidigitatore, da adolescente, Malerick aveva<br />

usato il nome d'arte di «Giovane Houdini». L'«erick» che ancora conservava<br />

nel suo nome era una reliquia della sua vita precedente — la sua vita<br />

prima dell'incendio — e un omaggio allo stesso Houdini, il cui vero nome<br />

era Ehrich Weisz. Riguardo al prefisso «Mal», un mago avrebbe potuto sospettare<br />

che provenisse da un altro artista famoso in tutto il mondo, Max<br />

Breit, il cui nome d'arte era Malini. Ma in realtà, Malerick aveva scelto<br />

quelle tre lettere perché provenivano dalla radice latina che indica il «male»,<br />

cosa che rifletteva la natura oscura delle sue imprese illusionistiche.<br />

Studiò il nastro, misurando gli angoli, prendendo nota delle finestre e<br />

della posizione di possibili testimoni, prevedendo tutti i possibili ostacoli<br />

come fanno i bravi artisti. Mentre osservava la cassetta, le carte tra le sue<br />

dita si mescolavano alla velocità della luce sibilando come serpenti. I re, i<br />

fanti, le regine e i jolly e tutte le altre carte scivolavano sul velluto nero e<br />

poi sembravano sfidare la gravità mentre saltavano di nuovo tra le sue mani<br />

forti, dove scomparivano alla vista. Guardando questo spettacolo improvvisato<br />

gli spettatori avrebbero scosso la testa, quasi convinti che la realtà<br />

avesse lasciato spazio all'illusione, che un essere umano non potesse<br />

realmente fare ciò a cui stavano assistendo.<br />

Ma la verità era l'esatto opposto: i trucchi con le carte che Malerick stava<br />

eseguendo con aria assente sul morbido tessuto nero non avevano nulla<br />

di miracoloso, erano semplicemente esercizi di destrezza e percezione, governati<br />

dalle normali leggi della fisica.<br />

Oh, sì, Riveriti Spettatori, ciò che avete visto e ciò che state per vedere è<br />

reale.<br />

Reale quanto un fuoco che brucia la carne.<br />

Reale quanto una corda stretta attorno al collo di una giovane donna.<br />

Reale quanto il cerchio tracciato dalle lancette dell'orologio che si avvicinano<br />

lentamente all'orrore che il nostro prossimo artista sta per sperimentare.


«Ehi, ciao.»<br />

La giovane donna si sedette accanto al letto dove giaceva sua madre.<br />

Fuori dalla finestra, nel giardino ben curato, vide un'alta quercia sul cui<br />

tronco cresceva un tentacolo di edera, formando un disegno che aveva interpretato<br />

in vari modi negli ultimi mesi. Oggi l'anemica pianta rampicante<br />

non era un drago o uno stormo di uccelli o un soldato. Era semplicemente<br />

una pianta di città che lottava per sopravvivere.<br />

«Allora, come ti senti, mamma?» domandò Kara.<br />

«Molto bene, tesoro. E a te come va la vita?»<br />

«Meglio di come va ad alcune persone, peggio di come va ad altre. Ehi,<br />

ti piacciono?» Kara sollevò la mano per mostrarle le unghie corte e curate,<br />

che oggi erano laccate di nero come un pianoforte a coda.<br />

«Sono adorabili, tesoro. Mi stavo stancando del rosa. Lo si vede dappertutto<br />

oggigiorno. È terribilmente banale.»<br />

Kara si alzò e sistemò meglio il cuscino sotto la testa di sua madre. Poi<br />

tornò a sedersi e bevve un sorso dal suo grande bicchiere di Starbucks. Il<br />

caffè era la sua unica droga, ma era un vizio irrinunciabile e costoso e<br />

quella mattina ne aveva già bevuti tre.<br />

Aveva i capelli tagliati corti, attualmente tinti di viola e castano dorato,<br />

ma negli anni che aveva vissuto a New York li aveva avuti praticamente di<br />

ogni sfumatura dello spettro cromatico. Alcuni dicevano che aveva un taglio<br />

da folletto, ma era una definizione che Kara odiava. Lei diceva semplicemente<br />

che era «comodo». Poteva essere fuori di casa pochi minuti<br />

dopo essere uscita dalla doccia — un autentico vantaggio per una che non<br />

andava mai a letto prima delle tre del mattino e che non era di certo una<br />

persona mattiniera.<br />

Oggi indossava pantaloni elasticizzati neri e, anche se non era molto più<br />

alta di un metro e cinquanta, scarpe senza tacco. Aveva un top viola scuro<br />

senza maniche che metteva in mostra muscoli tesi e ben modellati. Kara<br />

aveva frequentato un college in cui l'arte e la politica avevano la precedenza<br />

sul culto del fisico, ma dopo la maturità si era iscritta alla Gold's Gym e<br />

ora sollevava pesi e praticava jogging regolarmente. Da una ragazza di circa<br />

trent'anni che abitava da otto in un quartiere bohémien come il Greenwich<br />

Village, ci si sarebbe aspettati che fosse un'appassionata di body art o<br />

che avesse almeno un anello o una borchia nascosta da qualche parte, ma<br />

la pelle lattea di Kara era priva di tatuaggi e di piercing.<br />

«Ora senti questa notizia, mamma. Domani ho uno spettacolo. Sai, uno


dei piccoli show del signor Balzac.»<br />

«Mi ricordo.»<br />

«Ma questa volta è diverso. Questa volta mi farà esibire da sola. Sono<br />

entusiasta. E sono persino pagata bene.»<br />

«Davvero, tesoro?»<br />

«Assolutamente.»<br />

Davanti alla porta della camera passò il signor Geldter. «Ehi, salve.»<br />

Kara lo salutò con un cenno del capo. Ricordò che quando aveva portato<br />

sua madre al Stuyvesant Manor, una delle migliori case di cura per anziani<br />

della città, insieme avevano causato non poca agitazione.<br />

«Pensano che io abbia una storia con qualcuno», le aveva detto la madre<br />

in un sussurro.<br />

«Ed è così?» aveva chiesto Kara, pensando che fosse tempo che sua madre<br />

allacciasse una relazione con un uomo dopo cinque anni di vedovanza.<br />

«Naturalmente no!» aveva sibilato sua madre, furiosa. «Che idea orribile.»<br />

(Quell'incidente definiva perfettamente il carattere della donna: un<br />

pizzico di malizia andava bene, ma c'era un confine ben preciso — deciso<br />

arbitrariamente da lei — oltrepassato il quale si diventava il Nemico, anche<br />

se si era carne della sua carne.)<br />

Kara continuò, dondolandosi in avanti eccitata e raccontando a sua madre<br />

con voce animata cosa aveva deciso per il giorno successivo. Mentre<br />

parlava, studiava sua madre con attenzione, la pelle stranamente morbida<br />

per una donna di settantacinque anni e rosea come quella di un bambino, i<br />

capelli quasi tutti grigi ma striati di folte ciocche corvine. L'estetista della<br />

casa di cura li aveva raccolti in uno chignon all'ultima moda. «Comunque,<br />

mamma, ci saranno alcuni amici e mi piacerebbe che venissi anche tu.»<br />

«Ci proverò.»<br />

Di colpo Kara, ora seduta sul bordo della poltrona, si rese conto di avere<br />

i pugni stretti e il corpo annodato dalla tensione. Il respiro le usciva in pesanti<br />

ansiti sibilanti.<br />

Ci proverò...<br />

Chiuse gli occhi, che si colmarono di lacrime.<br />

Maledizione!<br />

Ci proverò...<br />

No, no, no, è tutto sbagliato, pensò con rabbia. Sua madre non avrebbe<br />

mai detto «Ci proverò». Non era il suo modo di parlare. Avrebbe potuto<br />

dire: «Ci sarò, tesoro. In prima fila». Oppure avrebbe potuto ribattere freddamente:<br />

«Be', domani non posso. Avresti dovuto dirmelo prima».


Sua madre non era certo il tipo di persona che diceva «ci proverò».<br />

Tranne adesso — ora che la donna era a malapena un essere umano. Una<br />

bambina che dormiva con gli occhi aperti, nel migliore dei casi.<br />

La conversazione che Kara aveva appena avuto con sua madre era avvenuta<br />

soltanto nella speranzosa immaginazione della ragazza. Be', la parte<br />

di Kara era stata reale. Ma quella di sua madre, da Molto bene, cara. E a te<br />

come va la vita? alla battuta sbagliata Ci proverò l'aveva inventata lei.<br />

No, oggi sua madre non aveva detto una parola. Né durante la visita di<br />

ieri. O quella precedente. Era rimasta sdraiata accanto alla finestra con l'edera<br />

in una sorta di coma vigile. Alcuni giorni era così.<br />

Altri giorni poteva essere completamente sveglia ma balbettava orribili<br />

frasi senza senso che attestavano soltanto la presenza dell'esercito invisibile<br />

che si muoveva senza sosta nel suo cervello, contorcendo memoria e ragione.<br />

Ma c'era un risvolto ancora peggiore in quella tragedia. Di tanto in tanto,<br />

molto raramente, c'erano fragili momenti di lucidità che, per quanto fossero<br />

brevi, annullavano la disperazione di Kara. Proprio quando la ragazza<br />

riusciva ad accettare il peggio — che la madre che conosceva se n'era andata<br />

per sempre — la donna tornava, proprio com'era stata prima dell'emorragia<br />

cerebrale. E le difese di Kara cadevano, nello stesso modo in cui<br />

una donna maltrattata perdona il marito violento al minimo segno di contrizione.<br />

In momenti come quelli, Kara si convinceva che sua madre stesse<br />

migliorando.<br />

Naturalmente, i medici le avevano detto che non c'era praticamente alcuna<br />

possibilità di recupero. Tuttavia loro non erano stati al capezzale di<br />

sua madre quando, molti mesi prima, d'un tratto si era svegliata e le aveva<br />

detto: «Ciao, tesoro. Ho mangiato quei biscotti che mi hai portato ieri. Hai<br />

messo una doppia dose di noci, proprio come piace a me. E al diavolo le<br />

calorie». Aveva sorriso come una ragazzina. «Oh, sono felice che tu sia<br />

qui. Volevo raccontarti quello che la signora Brandon ha fatto ieri sera.<br />

Con il telecomando.»<br />

Kara aveva battuto le palpebre, attonita. Perché, maledizione, il giorno<br />

prima aveva davvero portato a sua madre dei biscotti a cui aveva davvero<br />

aggiunto una doppia dose di noci. E, sì, la folle signora Brandon del quinto<br />

piano aveva davvero rubato un telecomando e l'aveva puntato mandando il<br />

segnale da una finestra nella sala TV della casa di cura, creando confusione<br />

per mezz'ora fra i pazienti seduti davanti alla televisione, cambiando i<br />

canali e il volume come un poltergeist.


Ecco! Non aveva avuto bisogno di una prova più convincente del fatto<br />

che sua madre, la sua vera madre, continuasse a vivere dentro il guscio ferito<br />

di quel corpo e che un giorno avrebbe potuto tornare per sempre.<br />

Ma il giorno dopo sua madre non aveva fatto che fissarla con sospetto,<br />

chiedendole perché si trovasse lì e che cosa volesse da lei. Se si trattava<br />

della bolletta dell'elettricità di ventidue dollari e quindici cent, l'aveva già<br />

pagata e aveva la ricevuta per provarlo. Dal giorno dei biscotti alle noci e<br />

del telecomando, non c'erano stati altri bis.<br />

Ora Kara toccò il braccio della madre, caldo, liscio, roseo, augurandosi<br />

ciò che si augurava sempre durante tutte le sue visite giornaliere: che finalmente<br />

morisse o che tornasse alla vita intensa che aveva sempre vissuto<br />

— e, insieme, di poter sfuggire al terribile peso che comportava il desiderare<br />

le due cose allo stesso tempo.<br />

Un'occhiata all'orologio. Come sempre, era in ritardo per il lavoro. Il signor<br />

Balzac non sarebbe stato contento. Sabato era il loro giorno più indaffarato.<br />

Finì il suo caffè, buttò il bicchiere di carta e si incamminò per il<br />

corridoio.<br />

Una grassa donna di colore in uniforme bianca sollevò una mano per salutarla.<br />

«Kara! Da quanto sei qui?» Un ampio sorriso nel volto largo.<br />

«Venti minuti.»<br />

«Sarei passata a salutarti», disse Jaynene. «È ancora sveglia?»<br />

«No. Era inconsciente quando sono arrivata.»<br />

«Oh, mi dispiace.»<br />

«Prima ha parlato?» domandò Kara.<br />

«Sì. Solo qualche parola. Non saprei dirti se fosse lucida o meno. Lo<br />

sembrava, però... È una giornata meravigliosa, non è vero? Più tardi, se sarà<br />

sveglia, io e Sophie le faremo fare una passeggiata in giardino. Le piace<br />

tanto. Dopo, sta sempre meglio.»<br />

«Devo andare a lavorare», disse Kara all'infermiera. «Ehi, domani farò<br />

uno spettacolo. Al negozio. Ti ricordi l'indirizzo?»<br />

«Certo. A che ora?»<br />

«Alle quattro. Passa a dare un'occhiata.»<br />

«Domani finisco presto. Ci sarò. Dopo, ci berremo qualche altro margarita<br />

alla pesca. Come la volta scorsa.»<br />

«Favoloso», replicò Kara. «Ehi, porta Pete.»<br />

La donna si accigliò. «Ehi, ragazza, niente di personale, ma l'unico modo<br />

per farti vedere da quell'uomo di domenica è fare lo spettacolo nell'intervallo<br />

della partita dei Knicks o dei Lakers. Alla televisione.»


«Non stento a crederti», borbottò Kara.<br />

5<br />

Cent'anni fa un finanziere di modesto successo avrebbe potuto chiamare<br />

quel posto casa.<br />

Oppure il proprietario di un piccolo negozio di abbigliamento nel lussuoso<br />

quartiere dello shopping della Quattordicesima Strada.<br />

O forse un politico che avesse a che fare con il Tammany Hall, abile nell'antichissima<br />

arte di fare soldi attraverso un pubblico ufficio.<br />

Tuttavia, l'attuale proprietario del piccolo palazzo di Central Park West<br />

non conosceva le sue origini, e non se ne curava. Lincoln Rhyme non avrebbe<br />

amato nemmeno i mobili vittoriani e gli oggetti d'arte fin de siecle<br />

che un tempo avevano decorato quelle stanze. Lui era soddisfatto delle cose<br />

che lo circondavano ora: tavoli solidi disseminati disordinatamente,<br />

sgabelli girevoli, computer, strumenti scientifici — un'apparecchiatura per<br />

il gradiente di densità, un gascromatografo/spettrometro di massa, microscopi,<br />

scatole di plastica dai mille colori, alambicchi, barattoli, termometri,<br />

bombole di propano, occhiali di protezione, custodie grigie o nere dalle<br />

strane forme che sembravano contenere esotici strumenti musicali.<br />

E cavi.<br />

Cavi e fili ovunque, che coprivano la maggior parte della limitata superficie<br />

calpestabile della stanza, alcuni arrotolati strettamente a collegare<br />

macchinari vicini, altri che scomparivano dentro fori slabbrati praticati<br />

senza ritegno nelle pareti dall'intonaco liscio vecchie di un secolo.<br />

Lincoln Rhyme era collegato a pochi cavi, ora. I progressi nella tecnologia<br />

radio e a infrarossi avevano messo in comunicazione il microfono posto<br />

sulla sua sedia a rotelle — e quello sul suo letto al piano di sopra — ai<br />

computer e alle unità di controllo ambientali. Lincoln guidava la sua Storni<br />

Arrow muovendo l'anulare sinistro su un touchpad MKIV ma tutti gli altri<br />

comandi, dalle telefonate alle e-mail al passaggio dell'immagine dal microscopio<br />

composto al monitor del computer, potevano essere eseguiti attraverso<br />

la voce.<br />

Poteva persino controllare il suo nuovo Harmon Kardon 8000, che ora<br />

stava diffondendo un piacevole assolo di jazz in tutto il laboratorio.<br />

«Controllo, stereo spento», ordinò Rhyme a malincuore, quando udì<br />

sbattere la porta d'ingresso.<br />

La musica si interruppe, rimpiazzata dal ritmo confuso dei passi nell'a-


trio e nel salotto. Rhyme sapeva che uno dei visitatori era Amelia Sachs:<br />

per essere una donna così alta aveva un passo decisamente leggero. Poi<br />

sentì il tipico passo pesante dei grossi piedi di Lon Sellitto.<br />

«Sachs», borbottò mentre lei entrava nella stanza, «era una scena del<br />

crimine molto grande? Era enorme?»<br />

«Non così tanto.» Amelia si accigliò a quella domanda. «Perché?»<br />

Gli occhi di Rhyme erano fissi sulle casse grigie che contenevano gli indizi<br />

che lei e altri agenti avevano portato. «Mi stavo solo chiedendo perché<br />

c'è voluto così tanto tempo per esaminare la scena e tornare qui. Potevi usare<br />

quella luce lampeggiante che hai sull'auto. È per questo che le fanno,<br />

sai. Anche le sirene sono permesse.» Quando era annoiato diventava irascibile.<br />

La noia era il male peggiore che affliggeva la sua vita.<br />

Ma Sachs non si curò della sua amarezza — sembrava particolarmente<br />

di buon umore — e disse semplicemente: «Abbiamo un po' di misteri da<br />

risolvere, Rhyme».<br />

A lui tornò in mente che Lon aveva definito «bizzarro» quell'omicidio.<br />

«Descrivimi la scena. Cos'è successo?»<br />

Sachs gli riferì gli eventi culminati nella fuga dell'assassino dal teatro.<br />

«Le agenti hanno udito uno sparo provenire dal teatro e hanno deciso di<br />

intervenire. Sono entrate insieme attraverso le due uniche porte della stanza.<br />

L'uomo era svanito.»<br />

Sellitto consultò i propri appunti. «Le agenti di pattuglia lo hanno descritto<br />

come un uomo sui cinquant'anni, altezza media, corporatura media,<br />

nessun segno distintivo tranne la barba, capelli castani. C'era un custode<br />

che ha detto di non aver visto nessuno entrare o uscire dal teatro. Ma forse<br />

gli è venuta la testimonite, sai. La scuola ci chiamerà per darci il suo nome<br />

e numero di telefono. Vedrò se riesco a rinfrescargli la memoria.»<br />

«E la vittima? Qual è stato il movente?»<br />

Sachs disse: «Non è stata né violentata né derubata».<br />

«Ho appena parlato con i Gemelli. La vittima non ha fidanzati attuali o<br />

recenti. Nessuno nel suo passato che potrebbe essere stato un problema»,<br />

aggiunse Sellitto.<br />

«Era una studentessa a tempo pieno?» domandò Rhyme. «O aveva anche<br />

un lavoro?»<br />

«Studentessa a tempo pieno. Ma a quanto pare si esibiva di tanto in tanto.<br />

Stiamo controllando dove.»<br />

Rhyme reclutò il suo assistente, Thom, affidandogli il compito di trascrivere<br />

con la sua elegante calligrafia l'elenco degli indizi su una delle


grandi lavagne bianche del laboratorio. Thom prese il pennarello e cominciò<br />

a scrivere.<br />

Qualcuno bussò alla porta e l'assistente scomparve per un attimo.<br />

«Visite!» gridò Thom dall'ingresso.<br />

«Visite?» si stupì Rhyme che non si sentiva affatto in vena di avere<br />

compagnia. Thom, però, stava scherzando. Nella stanza fece il suo ingresso<br />

Mel Cooper, lo snello tecnico di laboratorio con pochi capelli che<br />

Rhyme, all'epoca capo della scientifica del Dipartimento di Polizia di New<br />

York, aveva conosciuto anni prima mentre indagava su un caso di furto/rapimento.<br />

Cooper aveva messo in dubbio l'analisi di Rhyme di un particolare<br />

tipo di terriccio e aveva dimostrato di avere ragione. Colpito,<br />

Rhyme aveva esaminato le credenziali del tecnico, scoprendo che, come<br />

lui, Cooper era un membro attivo e molto rispettato dell'Associazione Internazionale<br />

per l'Identificazione, un gruppo di esperti che si dedicavano a<br />

identificare individui basandosi su scanalature di frizione, DNA, ricostruzioni<br />

forensi e impronte dentali. Laureato in matematica, fisica e chimica<br />

organica, Cooper era imbattibile nell'analisi delle prove fisiche.<br />

Rhyme aveva fatto di tutto per ottenere il suo trasferimento a New York<br />

e Cooper alla fine aveva accettato. Il tecnico — nonché campione di ballo<br />

— lavorava nel laboratorio del Dipartimento di Polizia di New York del<br />

Queens ma spesso collaborava con Rhyme quando il criminologo faceva<br />

da consulente nelle indagini su un caso.<br />

Dopo aver salutato tutti, Cooper si spinse sul naso gli spessi occhiali dalla<br />

montatura alla Harry Potter e osservò con occhio critico le casse di prove,<br />

come un giocatore di scacchi intento a scrutare il suo avversario. «Che<br />

cosa abbiamo qui?»<br />

«Misteri», rispose Rhyme. «Per usare la definizione della nostra Sachs.<br />

Misteri.»<br />

«Be', vediamo se possiamo renderli un po' meno misteriosi.»<br />

Sellitto descrisse a Cooper la scena del crimine mentre il tecnico si infilava<br />

dei guanti di lattice e cominciava a esaminare i sacchetti e i barattoli.<br />

Rhyme gli si avvicinò con la sedia a rotelle. «Ecco», disse facendo un cenno<br />

con il capo. «Che cos'è questo?» Stava fissando la scheda verde collegata<br />

a un altoparlante.<br />

«L'ho trovata nel teatro», intervenne Amelia. «Non ho idea di cosa sia.<br />

So solo che è stato il nostro assassino a metterla lì... l'ho dedotto dalle sue<br />

impronte.»<br />

La scheda sembrava presa da un computer, cosa che Rhyme non trovava


sorprendente; i criminali sono sempre stati all'avanguardia in materia di<br />

progressi tecnologici. I rapinatori di banche si erano armati con le celebri<br />

Colt .45 semiautomatiche del 1911 pochi giorni dopo che erano state immesse<br />

sul mercato, anche se la legge permetteva soltanto ai militari di possederne<br />

una. Radio, telefoni modificati, fucili mitragliatori, mirini laser,<br />

GPS, tecnologia cellulare, attrezzatura per la sorveglianza e la crittografia<br />

avevano finito per far parte dell'arsenale dei criminali spesso prima che<br />

venissero dati in dotazione alle forze dell'ordine.<br />

Rhyme era il primo ad ammettere che alcuni criminali erano molto più<br />

esperti di lui. Quando si trovava a dover analizzare prove come computer,<br />

telefoni cellulari o come quel curioso congegno — indizi che il criminologo<br />

aveva soprannominato «indizi NASDAQ» — si rivolgeva agli specialisti.<br />

«Mandatelo a Tobe Geller», ordinò.<br />

L'FBI aveva un giovane agente di talento nei suoi uffici di New York<br />

che si occupavano di crimini informatici. Geller li aveva già aiutati in passato<br />

e Rhyme sapeva che se c'era qualcuno in grado di rivelare loro la natura<br />

e l'origine di quel congegno, quel qualcuno era senz'altro lui.<br />

Amelia consegnò la busta a Sellitto, che a sua volta la diede a un poliziotto<br />

in uniforme perché la portasse da Geller. Ma l'aspirante sergente<br />

Amelia Sachs lo fermò. Si assicurò che compilasse il documento di custodia<br />

su cui sono riportati i nomi di tutte le persone che hanno maneggiato o<br />

trasportato ciascuna prova dalla scena del crimine al processo. Controllò<br />

con attenzione l'etichetta, poi lasciò andare l'agente.<br />

«A proposito, com'è andata la valutazione, Sachs?» domandò Rhyme.<br />

«Bene», rispose lei. Un'esitazione. «Penso di avercela fatta.»<br />

Rhyme fu sorpreso da quella risposta. Amelia Sachs aveva dimostrato<br />

spesso difficoltà ad accettare le lodi degli altri ed era sempre molto dura<br />

con se stessa.<br />

«Non ne avevo alcun dubbio», borbottò lui.<br />

«Sergente Sachs», disse Lon Sellitto, come riflettendo ad alta voce.<br />

«Suona bene.»<br />

Passarono a occuparsi degli oggetti pirotecnici trovati alla scuola di musica:<br />

le micce e il petardo.<br />

Amelia aveva risolto almeno un mistero. L'assassino, spiegò, aveva inclinato<br />

all'indietro due sedie, tenendole in quella posizione con un sottile<br />

filo di cotone. Aveva legato le micce al centro e le aveva accese. Dopo circa<br />

un minuto, la fiamma aveva raggiunto il filo bruciandolo. Le sedie era-


no cadute a terra dando l'impressione che il killer fosse ancora all'interno<br />

della stanza. L'uomo inoltre aveva acceso un'altra miccia facendo scoppiare<br />

il petardo, che era stato scambiato per un colpo di pistola.<br />

«Possiamo risalire alla fonte di qualcuno di questi oggetti?» chiese Sellitto.<br />

«Le micce sono generiche, irrintracciabili, e il petardo è distrutto. Nessuna<br />

ditta produttrice, niente.» Cooper scosse la testa. Tutto ciò che restava,<br />

Rhyme poteva vederlo con i suoi occhi, erano minuscoli brandelli di<br />

carta con un nucleo di metallo bruciato. Il filo era di cotone al cento per<br />

cento, generico, impossibile da identificare.<br />

«C'è stato anche un lampo», disse Amelia controllando i propri appunti.<br />

«Quando le agenti lo hanno visto curvo sulla vittima, l'uomo ha sollevato<br />

una mano e c'è stata una luce abbagliante, come quella di una torcia. Le ha<br />

accecate per qualche istante.»<br />

«Qualche traccia?»<br />

«Non sono riuscita a trovarne. Hanno detto che la luce si è dissolta nell'aria.»<br />

«Continuiamo. Le impronte delle scarpe?»<br />

Cooper si collegò al database delle suole del Dipartimento di Polizia di<br />

New York, una versione digitale dello schedario cartaceo creato da Rhyme<br />

quando era stato capo della scientifica del Dipartimento di Polizia di New<br />

York. Dopo qualche minuto di consultazione, disse: «Le scarpe sono delle<br />

Ecco nere senza stringhe. Misura quarantaquattro».<br />

«Altre tracce?» chiese Rhyme.<br />

Amelia prese diverse buste di plastica da una delle casse grigie. All'interno<br />

c'erano pezzi di nastro prelevati dal rullo adesivo. «Provengono dal<br />

punto in cui ha camminato e dall'area attorno al cadavere.»<br />

Cooper prese le buste ed estrasse i rettangoli di nastro adesivo uno alla<br />

volta, sistemandoli su vassoi di analisi separati per evitare che si contaminassero<br />

a vicenda. Le tracce che avevano aderito ai rettangoli erano costituite<br />

per lo più da polvere che coincideva con i campioni di controllo di<br />

Amelia, il che significava che non proveniva né dall'assassino né dalla vittima<br />

ma che si trovava naturalmente sulla scena del crimine. Tuttavia su<br />

diversi pezzi di nastro c'erano alcune fibre che Amelia aveva trovato solo<br />

nei punti in cui aveva camminato l'omicida o sugli oggetti che aveva toccato.<br />

«Passali al microscopio.»<br />

Il tecnico sollevò le fibre servendosi di un paio di pinzette e le depositò


su alcuni vetrini. Li sistemò sotto il microscopio binoculare stereo — lo<br />

strumento migliore per analizzare le fibre — e poi premette un pulsante.<br />

L'immagine che stava osservando attraverso l'oculare apparve sul grande<br />

schermo piatto di un computer che tutti potevano vedere.<br />

Le fibre sembravano fili spessi di colore grigiastro.<br />

Le fibre sono molto importanti in un'analisi forense perché. sono comuni,<br />

facili da prelevare e classificare. Sono divise in due categorie: naturali e<br />

artificiali. Rhyme notò subito che i fili non erano di rayon viscoso o di un<br />

qualche altro materiale derivato dai polimeri e che quindi dovevano essere<br />

naturali.<br />

«Ma di che tipo sono esattamente?» chiese Mel Cooper riflettendo ad alta<br />

voce.<br />

«Osserva la struttura cellulare. Scommetto che è un tessuto escrementizio.»<br />

«Cosa?» chiese Sellitto. «Escrementi? Come la merda?»<br />

«Escrementi, come la seta. La seta proviene dal tratto digerenti dei bachi.<br />

Il tessuto è stato tinto di grigio. Finitura opaca. Cosa c'è sugli altri vetrini,<br />

Mel?»<br />

Il tecnico li passò al microscopio e scoprì che vi erano fibre identiche alle<br />

prime.<br />

«L'assassino indossava qualcosa di grigio?»<br />

«No», rispose Sellitto.<br />

«Neanche la vittima», precisò Amelia.<br />

Altri misteri.<br />

«Ah», disse Cooper guardando attraverso l'oculare, «potremmo avere un<br />

capello, qui.»<br />

Sullo schermo comparve la lunga traccia di un capello castano.<br />

«È un capello umano», disse Rhyme, notando centinaia di scaglie. Un<br />

pelo animale ne avrebbe avute al massimo poche decine. «Ma è falso.»<br />

«Falso?» chiese Sellitto.<br />

«Be'», disse il criminologo con impazienza, «è un capello autentico ma<br />

proviene da una parrucca. È ovvio. Guarda... l'estremità. Quello non è un<br />

bulbo. È colla. Potrebbe non appartenere all'assassino, naturalmente, ma<br />

mi sembra il caso di aggiungerlo alla tabella.»<br />

«Cosa? Che l'assassino non ha i capelli castani?» domandò Thom.<br />

«I fatti», ribatté Rhyme conciso, «sono la sola cosa di cui ci dobbiamo<br />

occupare. Scrivi che il nostro uomo potrebbe indossare una parrucca castana.»


«Okay, buana.»<br />

Cooper continuò la sua analisi e scoprì che due dei rettangoli adesivi rivelavano<br />

un minuscolo frammento di terriccio e di materiale vegetale.<br />

«Esamina prima il materiale vegetale, Mel.»<br />

Nell'analisi delle scene del crimine a New York, Lincoln Rhyme aveva<br />

sempre attribuito una grande importanza alle tracce geologiche, vegetali e<br />

animali perché solo l'ottantuno percento della città sorge sul continente<br />

nordamericano; il resto è situato su isole. Questo significa che i minerali,<br />

la flora e la fauna tendono a essere più o meno comuni in determinate zone,<br />

cosa che rende più facile rintracciare con precisione la provenienza di<br />

alcune sostanze.<br />

Un attimo dopo, un'immagine piuttosto artistica di un rametto rossiccio e<br />

del frammento di una foglia apparve sullo schermo.<br />

«Bene», annunciò Rhyme.<br />

«Bene in che senso?» domandò Thom.<br />

«Bene perché è una pianta rara. È noce rosso americano. È difficilissimo<br />

trovarne in città. Gli unici posti che conosco sono il Central Park e il Riverside<br />

Park. E... oh, guarda quello. Quella piccola massa blu-verde.»<br />

«Dove?» chiese Amelia.<br />

«Ma non vedi? È proprio lì!» Rhyme si sentiva dolorosamente frustrato<br />

dall'impossibilità di alzarsi di scatto e indicarle il punto sullo schermo.<br />

«Nell'angolo in basso a destra. Se il rametto è l'Italia, la massa è la Sicilia.»<br />

«Ci sono.»<br />

«Che cosa ne pensi, Mel? È un lichene, giusto? Direi di Parmelia conspersa.»<br />

«Può essere», ipotizzò cautamente il tecnico. «Ci sono molti tipi di licheni.»<br />

«Ma non ci sono molti licheni blu-verdi e grigi», ribatté seccamente<br />

Rhyme. «In realtà quasi non ce ne sono. E questo si può trovare in abbondanza<br />

a Central Park... Abbiamo due indizi che conducono al parco. Bene.<br />

Adesso diamo un'occhiata al terriccio.»<br />

Cooper montò un altro vetrino. L'immagine al microscopio — granelli di<br />

terra simili ad asteroidi — non era illuminante dal punto di vista forense e<br />

Rhyme disse: «Passane un campione al gascromatografo/spettrometro di<br />

massa».<br />

Il gascromatografo/spettrometro di massa è l'applicazione combinata di<br />

due strumenti per l'analisi chimica. Il primo scompone una sostanza scono-


sciuta nei suoi componenti essenziali, il secondo identifica ciascuna delle<br />

parti. Per esempio, della polvere bianca in apparenza uniforme potrebbe<br />

essere scomposta in una decina di diverse sostanze chimiche — bicarbonato<br />

di sodio, arsenico, talco per bambini, fenolo e cocaina. Il cromatografo è<br />

stato paragonato a una corsa di cavalli: le sostanze cominciano a muoversi<br />

insieme attraverso lo strumento ma avanzano a velocità diverse finendo<br />

per separarsi. Raggiunto il «traguardo», lo spettrometro di massa compara<br />

ciascuna sostanza con quelle contenute in un enorme database per identificarla.<br />

I risultati dell'analisi di Cooper mostrarono che il terriccio recuperato da<br />

Amelia era impregnato di un olio. Il database però evidenziò solo che<br />

quell'olio era di origine minerale — non vegetale né animale — senza identificarlo<br />

con precisione.<br />

Rhyme ordinò: «Mandatelo all'FBI. Vediamo di scoprire se i loro tecnici<br />

lo hanno mai incontrato». Poi abbassò lo sguardo su un sacchetto di plastica.<br />

«Quello è il pezzo di tessuto nero che hai trovato?»<br />

Potrebbe essere un indizio, potrebbe non essere niente...<br />

Amelia annuì. «Era nell'angolo del vestibolo dove la vittima è stata<br />

strangolata.»<br />

«Apparteneva a lei?» chiese Cooper.<br />

«Può darsi», disse Rhyme, «ma per il momento partiamo dal presupposto<br />

che appartenga al killer.»<br />

Con attenzione, Cooper prelevò il materiale. Lo esaminò.. «Seta. Lavorata<br />

a mano.»<br />

Rhyme notò che anche se il tessuto poteva essere ripiegato in un minuscolo<br />

fagotto, aperto era piuttosto ampio, un metro e ottanta per un metro e<br />

venti.<br />

«Dalla ricostruzione, sappiamo che la stava aspettando nel corridoio»,<br />

disse Rhyme. «Scommetto che ha fatto così: si è nascosto nell'angolo coprendosi<br />

con quel tessuto. Questo deve averlo reso invisibile. Probabilmente<br />

lo avrebbe portato via con sé, ma quando sono comparsi gli agenti è<br />

stato costretto a scappare.»<br />

Chissà cosa doveva aver provato la povera ragazza quando l'assassino si<br />

era materializzato come per magia, l'aveva ammanettata e le aveva stretto<br />

una corda attorno al collo.<br />

Cooper trovò diversi frammenti sul tessuto nero. Li posò su un vetrino.<br />

Sullo schermo apparve un'immagine. Ingranditi, i frammenti sembravano<br />

pezzetti irregolari di lattuga color carne. Ne toccò uno con una sonda sotti-


le. Il materiale era elastico.<br />

«Ma che diavolo è quella roba?» chiese Sellitto.<br />

Rhyme suggerì: «Un qualche tipo di gomma. Il frammento di un palloncino...<br />

no, è troppo spesso. E poi guarda il vetrino, Mel. Qualcosa ha lasciato<br />

del colore. Sempre color carne. Passalo al gascromatografo».<br />

Mentre attendevano i risultati, qualcuno suonò alla porta.<br />

Thom uscì dalla stanza per andare ad aprire e tornò con una busta.<br />

«Le impronte latenti», annunciò.<br />

«Ah, bene», esclamò Rhyme. «Le impronte sono tornate. Passale al<br />

SAIID, Mel.»<br />

I potenti server del sistema automatico di identificazione delle impronte<br />

dell'FBI in West Virginia avrebbero cercato le immagini digitalizzate delle<br />

scanalature di frizione — delle impronte — in tutto il Paese e nel giro di<br />

qualche ora avrebbero fornito i risultati, forse persino nel giro di pochi minuti<br />

nel caso fossero state rilevate delle impronte latenti abbastanza chiare.<br />

«Come ti sembrano?» chiese Rhyme.<br />

«Piuttosto chiare.» Amelia sollevò le foto per fargliele osservare. Molte<br />

erano solo parziali. Tuttavia avevano una buona impronta di tutta la mano<br />

sinistra dell'assassino. La prima cosa che Rhyme notò fu che il killer aveva<br />

due dita deformate: il mignolo e l'anulare. Sembravano unite ed entrambe<br />

erano lisce, prive di impronte. Rhyme aveva un'ottima esperienza nel campo<br />

della patologia forense ma non riusciva a capire se si trattasse di un difetto<br />

congenito o delle conseguenze di un incidente.<br />

Che ironia, pensò Lincoln osservando l'immagine, l'anulare sinistro del<br />

nostro killer è danneggiato mentre il mio è l'unica estremità al di sotto del<br />

collo che io riesca a muovere.<br />

Poi si accigliò. «Aspetta un minuto, Mel... Avvicinati, Sachs. Voglio vederle<br />

meglio.»<br />

Amelia si spostò accanto a Rhyme e lui esaminò di nuovo le impronte.<br />

«Non noti niente di strano?»<br />

«Per la verità, no... aspetta!» Amelia scoppiò a ridere. «Sono tutte identiche.»<br />

Sfogliò le fotografie. «Tutte le dita... sono identiche. Quella piccola<br />

cicatrice è nella stessa posizione su ciascun dito.»<br />

«Deve aver indossato un particolare tipo di guanti», disse Cooper, «con<br />

finte scanalature di frizione. Mai vista una cosa simile.»<br />

Chi diavolo era quell'assassino?<br />

I risultati del cromatografo/spettrometro comparvero sullo schermo di<br />

uno dei computer. «Allora, abbiamo del lattice puro... e questo cos'è?


Qualcosa che il computer identifica come alginato. Mai sentito...»<br />

«Denti.»<br />

«Cosa?» chiese Cooper a Rhyme.<br />

«È una polvere che si mescola con l'acqua per realizzare calchi. I dentisti<br />

lo usano per le corone e per i lavori dentali. Forse il nostro colpevole è appena<br />

stato dal dentista.»<br />

Cooper continuò a esaminare lo schermo del computer. «Abbiamo tracce<br />

minime di olio di ricino, glicole propilenico, alcool cetilico, mica, ossido<br />

di ferro, diossido di titanio, catrame di carbone e alcuni pigmenti neutri.»<br />

«Alcune di queste sostanze si trovano nei prodotti per il trucco», disse<br />

Rhyme, ricordandosi di un caso in cui era riuscito a risalire all'identità di<br />

un assassino dopo che l'uomo aveva scritto messaggi osceni sullo specchio<br />

della vittima con un rossetto che aveva lasciato alcune tracce sulla sua manica.<br />

Indagando su quel caso, Rhyme aveva studiato la composizione di<br />

molti cosmetici.<br />

«Della vittima?» chiese Cooper ad Amelia.<br />

«No», rispose lei. «Ho preso campioni della sua pelle. Non era truccata.»<br />

«Be', aggiungilo alla lavagna. Scopriremo se significa qualcosa.»<br />

Passando all'analisi della corda, l'arma del delitto, Mel Cooper spostò lo<br />

sguardo su un vassoio da analisi di porcellana. «È una corda bianca avvolta<br />

attorno a un nucleo nero. Sia la corda che il nucleo sono di seta intrecciata<br />

— molto leggera e molto sottile — ed è per questo che non sembra<br />

più spessa di una corda normale anche se in realtà è come un insieme di<br />

due corde.»<br />

«Per quale motivo? Il nucleo la rende forse più forte?» domandò Rhyme.<br />

«Più facile da slegare? Più difficile da slegare? Cosa?»<br />

«Non ne ho idea.»<br />

«La faccenda si fa sempre più misteriosa», disse Amelia con un tono<br />

drammatico che Rhyme avrebbe trovato irritante se non fosse stato d'accordo<br />

con lei.<br />

«Già», disse, sconcertato. «Roba mai vista prima. Continuiamo. Voglio<br />

qualcosa di familiare, qualcosa che possiamo utilizzare.»<br />

«E il nodo?»<br />

«È stato fatto da un esperto ma non lo riconosco», rispose Cooper.<br />

«Mandane una foto al bureau. E... non conosciamo qualcuno al Museo<br />

Marittimo?»<br />

«Ci hanno aiutato qualche volta con i nodi», disse Amelia. «Manderò


una foto anche a loro.»<br />

Arrivò una telefonata da Tobe Geller dell'Unità Crimini Informatici del<br />

quartier generale dell'FBI di New York. «Questo è molto divertente, Lincoln.»<br />

«Sono contento che tu sia così allegro», borbottò Rhyme. «C'è qualcosa<br />

di utile che puoi dirci a proposito del nostro giocattolo?»<br />

Geller, un giovane dai capelli ricci, ignorò la frecciata di Rhyme soprattutto<br />

perché stavano parlando di un apparecchio elettronico. «È un registratore<br />

digitale. Affascinante. Il vostro assassino l'ha usato per registrare<br />

qualcosa, ha immagazzinato dei suoni su un hard disk e poi lo ha programmato<br />

perché li riproducesse dopo un certo intervallo. Non sappiamo<br />

quale fosse il suono — ha dotato l'apparecchio di un programma di cancellazione<br />

e i dati sono andati distrutti.»<br />

«Era la sua voce», mormorò Rhyme. «Quando ha detto di avere un ostaggio<br />

era solo una registrazione. Come le sedie. Le ha usate per far pensare<br />

che fosse ancora nella stanza.»<br />

«Tutto torna. Aveva un altoparlante speciale... piccolo ma perfetto per i<br />

bassi e i mezzi toni. Si potrebbe usare per imitare piuttosto bene una voce<br />

umana.»<br />

«Non è rimasto niente sul disco?»<br />

«Niente. È stato tutto cancellato.»<br />

«Dannazione. Volevo un'impronta vocale.»<br />

«Mi dispiace. Non c'è più niente.»<br />

Rhyme sospirò frustrato e tornò ai vassoi di analisi; lasciò ad Amelia il<br />

compito di dire a Geller quanto avessero apprezzato il suo aiuto.<br />

La squadra passò a esaminare l'orologio da polso della vittima che era<br />

stato rotto per ragioni che nessuno di loro riusciva a capire. Non c'era alcun<br />

indizio, solo l'ora che segnavano le lancette quando era stato rotto.<br />

Talvolta i criminali rompono gli orologi che si trovano sulle scene del crimine<br />

dopo averli regolati su un'ora sbagliata per sviare le indagini. Ma<br />

questo era fermo a un'ora praticamente identica a quella dell'omicidio. Che<br />

cosa si poteva dedurre?<br />

Sempre più misteriosa...<br />

Mentre l'assistente riportava sulla lavagna le loro osservazioni, Rhyme<br />

lanciò un'occhiata al sacchetto che conteneva il registro. «Il nome mancante<br />

nel registro», rifletté. «Nove persone lo hanno firmato ma sono riportati<br />

solo otto nomi... Credo che abbiamo bisogno di un esperto.» Disse, parlando<br />

nel microfono: «Comando, telefono. Chiamare Kincaid, virgola Par-


ker».<br />

6<br />

Sullo schermo comparve il prefisso della Virginia, 703, quindi il numero<br />

che il computer stava chiamando.<br />

Uno squillo. La voce di una ragazzina disse: «Casa Kincaid».<br />

«Uhm, sì. C'è Parker? Tuo padre, voglio dire.»<br />

«Chi parla?»<br />

«Lincoln Rhyme. Da New York.»<br />

«Un momento, per favore.»<br />

Un attimo dopo, la voce rilassata di uno dei più importanti analisti di documenti<br />

del Paese disse: «Ehi, Lincoln. Sarà un paio di mesi che non ci<br />

sentiamo».<br />

«Ho avuto molto da fare», disse Rhyme. «E tu cosa combini, Parker?»<br />

«Oh, sto cercando di mettermi nei guai. Ho quasi causato un incidente<br />

diplomatico. La Società Culturale Inglese del distretto mi ha chiesto di autenticare<br />

un taccuino di re Edoardo che avevano acquistato da un collezionista<br />

privato. Da notare l'uso del verbo al passato, Lincoln.»<br />

«Lo avevano già pagato.»<br />

«Seicentomila dollari.»<br />

«Un tantino costoso. Lo volevano così disperatamente?»<br />

«Oh, conteneva dei succosi pettegolezzi su Churchill e Chamberlain.<br />

Be', non in quel senso, naturalmente.»<br />

«Naturalmente no.» Rhyme cercava sempre di essere paziente con le<br />

persone a cui chiedeva aiuto gratuitamente.<br />

«L'ho esaminato, e cosa avrei potuto fare? Ne ho messo in dubbio l'autenticità.»<br />

Quell'espressione innocua usata da un importante analista di documenti<br />

come Kincaid significava che Parker aveva bollato il diario come sfacciatamente<br />

fasullo.<br />

«Ah, sopravviveranno», continuò. «Però, adesso che ci penso, non mi<br />

hanno ancora pagato la parcella... No, tesoro, non possiamo fare la glassa<br />

prima che la torta si sia raffreddata... Perché lo dico io.»<br />

Kincaid era un padre single ed era l'ex capo del dipartimento documenti<br />

del quartier generale dell'FBI. Aveva lasciato il bureau per occuparsi privatamente<br />

di analisi di documenti e per poter passare più tempo con i suoi<br />

figli, Robbie e Stephanie.


«Come sta Margaret?» disse Amelia nel ricevitore.<br />

«Sei tu, Amelia?»<br />

«Sì.»<br />

«Sta bene. Non la vedo da qualche giorno. Mercoledì abbiamo portato i<br />

bambini al Planet Play e stavo per batterla alla pistola laser quando il suo<br />

cercapersone si è messo a suonare. Ha dovuto buttare giù la porta di qualcuno<br />

per arrestarlo. A Panama o in Ecuador o in qualche posto del genere.<br />

Non mi dà mai i dettagli. Allora, che succede?»<br />

«Ci stiamo occupando di un caso e ho bisogno d'aiuto. La scena è questa:<br />

il sospetto è stato visto scrivere il suo nome su un registro della sicurezza.<br />

Okay?»<br />

«Capito. E voi avete bisogno di un'analisi della calligrafia?»<br />

«Il problema è che non abbiamo niente da analizzare.»<br />

«La firma è scomparsa?»<br />

«Sì.»<br />

«E siete sicuri che il sospetto non abbia finto di scrivere?»<br />

«Sicurissimi. C'era una guardia che ha visto l'inchiostro sulla carta,<br />

quindi nessun dubbio.»<br />

«E ora non c'è niente di visibile?»<br />

«Niente.»<br />

Kincaid fece una cupa risata. «Davvero astuto. Così non c'era alcuna registrazione<br />

del colpevole che è entrato nell'edificio. E poi qualcun altro ha<br />

scritto il suo nome nello spazio bianco e ha rovinato qualunque traccia potesse<br />

esserci della sua firma.»<br />

«Esatto.»<br />

«Non c'è niente sul foglio sotto quello con le firme?»<br />

Rhyme lanciò un'occhiata a Cooper, che illuminò con una luce radente e<br />

intensa il secondo foglio del registro — questo, piuttosto che coprire la pagina<br />

con la grafite di una matita, era il metodo preferito per raccogliere le<br />

tracce sulla carta. Scosse la testa.<br />

«Niente», disse Rhyme all'analista di documenti. Poi: «Allora, come ha<br />

fatto?»<br />

«Ha usato un ex-lax», annunciò Kincaid.<br />

«Un cosa?» chiese Sellitto.<br />

«Ha usato l'inchiostro che scompare. Noi del settore lo chiamiamo exlax.<br />

Il vecchio ex-lax conteneva fenolftaleina, prima che questa venisse<br />

messa fuori commercio dal FDA. Scioglievi una pillola nell'alcool e ottenevi<br />

dell'inchiostro blu. Aveva un ph alcalino. Poi scrivevi qualcosa. Dopo


qualche secondo di esposizione all'aria, il blu scompariva.»<br />

«Certo», disse Rhyme ricordando le sue nozioni di chimica. «L'anidride<br />

carbonica presente nell'aria rende acido l'inchiostro e questo neutralizza il<br />

colore.»<br />

«Esattamente. Oggi la fenolftaleina non è più reperibile. Ma si può ottenere<br />

lo stesso effetto con un indicatore di timolftaleina e con l'idrossido di<br />

sodio.»<br />

«C'è un posto in particolare in cui si possono acquistare queste sostanze?»<br />

«Mmmm», rifletté Kincaid. «Be'... solo un attimo, tesoro. Papà è al telefono...<br />

No, è tutto okay. Tutte le torte sembrano storte quando sono nel<br />

forno. Vengo subito... Lincoln? Quello che ti volevo dire è che la tua è una<br />

grande idea in teoria ma quando lavoravo per il bureau non c'è mai stato<br />

nessun criminale o nessuna spia che abbia effettivamente usato l'inchiostro<br />

che scompare. È una novità, sai. Lo usa la gente di spettacolo.»<br />

Gente di spettacolo, pensò cupamente Rhyme, guardando la lavagna a<br />

cui erano state fissate le foto della povera Svetlana Rasnikov. «Dove potrebbe<br />

aver trovato questo tipo di inchiostro il nostro sospetto?»<br />

«Molto probabilmente nei negozi di giocattoli o nei negozi di magia.»<br />

Interessante...<br />

«Be', mi sei stato di grande aiuto, Parker.»<br />

«Vieni a trovarci qualche volta», si intromise Amelia. «E porta anche i<br />

bambini.»<br />

Rhyme fece una smorfia nel sentire quell'invito. Sussurrò ad Amelia: «E<br />

allora perché non inviti anche tutti i loro amici? Tutta la scuola...»<br />

Scoppiando a ridere, lei gli fece segno di star zitto.<br />

Una volta conclusa la telefonata, Rhyme borbottò: «Più scopriamo, meno<br />

sappiamo».<br />

Telefonarono Bedding e Saul e riferirono che a quanto pareva Svetlana<br />

era benvoluta alla scuola di musica e che non aveva nemici. Era improbabile<br />

che il suo lavoro part-time avesse attirato l'attenzione di un maniaco;<br />

la vittima cantava alle feste di compleanno dei bambini.<br />

Arrivò un pacchetto dall'ufficio del Medico Legale. All'interno c'era un<br />

sacchetto di plastica che conteneva le vecchie manette con cui era stata<br />

immobilizzata la vittima. Non erano state aperte, come Rhyme aveva ordinato.<br />

Aveva detto al medico legale di toglierle comprimendo le mani della<br />

vittima, dal momento che trapanando il lucchetto avrebbero corso il rischio<br />

di distruggere indizi importanti.


«Non ho mai visto niente del genere», confessò Cooper sollevandole,<br />

«tranne che nei film.»<br />

Rhyme era d'accordo con lui. Le manette erano antiche, pesanti e fatte di<br />

ferro dalla superficie irregolare.<br />

Cooper spazzolò e picchiettò attorno al meccanismo dei lucchetti ma<br />

non trovò tracce significative. Il fatto che le manette fossero antiche, però,<br />

era incoraggiante, perché avrebbe ristretto il campo delle ricerche. Rhyme<br />

disse a Cooper di fotografarle in modo da avere delle immagini da mostrare<br />

ai commercianti.<br />

Sellitto ricevette un'altra telefonata. Rimase ad ascoltare per un attimo,<br />

poi con aria sconvolta disse: «Impossibile... È sicuro?... Già. Grazie». Interrompendo<br />

la comunicazione, il detective lanciò un'occhiata a Rhyme.<br />

«Non capisco.»<br />

«Che cosa?» chiese Rhyme, che non era dell'umore per affrontare altri<br />

misteri.<br />

«Era il direttore della scuola di musica. Non c'è nessun custode.»<br />

«Ma le agenti di pattuglia lo hanno visto», gli fece notare Amelia.<br />

«Il personale che si occupa delle pulizie non lavora di sabato. Soltanto le<br />

sere dal lunedì al venerdì. E nessuno di loro assomiglia all'uomo che hanno<br />

visto le agenti.»<br />

Nessun custode?<br />

Sellitto esaminò i suoi appunti. «Era vicino alla seconda porta e stava<br />

pulendo il pavimento. L'uomo...»<br />

«Oh, maledizione», ringhiò Rhyme. «Era lui!» Un'occhiata al detective.<br />

«Il custode non assomigliava neanche lontanamente all'assassino, giusto?»<br />

Sellitto consultò il suo taccuino. «Era sui sessant'anni, calvo, niente barba<br />

e indossava una tuta grigia.»<br />

«Una tuta grigia!» gridò Rhyme.<br />

«Già.»<br />

«Le fibre di seta. Era un costume.»<br />

«Di cosa stai parlando?» chiese Cooper.<br />

«Il nostro uomo ha ucciso la studentessa. Quando è stato sorpreso dalle<br />

agenti le ha abbagliate con il flash, poi è corso nel teatro, ha acceso le micce<br />

e il registratore digitale per far loro credere che fosse ancora dentro, si è<br />

travestito da custode ed è corso fuori dalla porta secondaria.»<br />

«Ma non si è semplicemente levato uno strato di vestiti di dosso come<br />

uno scippatore su un convoglio della metropolitana», gli fece notare il poliziotto<br />

corpulento. «Come diavolo può aver fatto? Lo hanno perso di vista


per... quanto, sessanta secondi?»<br />

«Benissimo, se hai una spiegazione che non abbia niente a che fare con<br />

l'intervento divino sono prontissimo ad ascoltarla.»<br />

«Andiamo. È impossibile, cazzo.»<br />

«Impossibile?» chiese Rhyme cinicamente avvicinando la Storm Arrow<br />

alla lavagna su cui Thom aveva fissato le stampe delle foto digitali delle<br />

impronte dell'assassino scattate da Amelia. «Allora cosa ne dici di un po'<br />

di prove?» Esaminò le impronte lasciate dal killer, quindi quelle che Amelia<br />

aveva rilevato nel corridoio vicino al punto in cui il custode era stato<br />

visto.<br />

«Scarpe», annunciò.<br />

«Sono le stesse?» chiese il detective.<br />

«Sì», disse Amelia avvicinandosi alla lavagna. «Delle Ecco, numero<br />

quarantaquattro.»<br />

«Cristo», mormorò Sellitto.<br />

Rhyme domandò: «Okay, che cosa abbiamo? Un assassino sulla cinquantina,<br />

corporatura media, altezza media, probabilmente senza barba,<br />

due dita deformi, forse già schedato perché ha nascosto le impronte... e<br />

queste sono tutte le dannate informazioni che abbiamo». Poi si accigliò.<br />

«No», borbottò cupamente, «queste non sono tutte le informazioni che abbiamo.<br />

C'è qualcos'altro. L'uomo aveva con sé un cambio di vestiti, le armi<br />

con cui ha ucciso... È un aggressore organizzato.» Lanciò un'occhiata a<br />

Sellitto e aggiunse: «Ucciderà ancora».<br />

Amelia annuì con aria grave.<br />

Rhyme guardò l'ordinata calligrafia di Thom sulla lavagna delle prove e<br />

si chiese: Cosa lega tutti questi elementi?<br />

La seta nera, il trucco, il cambio di costume, i travestimenti, il flash, gli<br />

effetti pirotecnici.<br />

L'inchiostro che scompare.<br />

Disse lentamente: «Sto cominciando a pensare che il nostro ragazzo abbia<br />

studiato magia».<br />

Amelia annuì. «Ha senso.»<br />

Sellitto annuì. «Okay. Può darsi. Ma adesso cosa facciamo?»<br />

«Mi sembra ovvio», rispose Rhyme. «Troviamo qualcuno che ci aiuti.»<br />

«Qualcuno chi?» domandò Sellitto.<br />

«Un mago, naturalmente. Chi altro?»<br />

«Fallo ancora.»


Lo aveva già fatto altre otto volte.<br />

«Ancora?»<br />

L'uomo annuì.<br />

E allora Kara lo fece di nuovo.<br />

La Liberazione dei Tre Fazzoletti — inventata dal famoso mago e insegnante<br />

Harlan Tarbell — è uno dei numeri preferiti dal pubblico. Si tratta<br />

di separare tre fazzoletti di seta di colori diversi che sembrano indissolubilmente<br />

annodati tra loro. È un numero difficile da eseguire in modo fluido,<br />

ma Kara era certa del risultato.<br />

Tuttavia David Balzac non era d'accordo con lei. «Le tue monete stavano<br />

parlando», disse con un sospiro, una critica feroce che significava che<br />

un'illusione o un trucco erano stati eseguiti goffamente e in modo banale.<br />

L'uomo anziano e robusto con i capelli bianchi e la barbetta macchiata di<br />

tabacco scosse la testa esasperato.<br />

«Penso sia stato fluido. A me è sembrato fluido.»<br />

«Ma tu non sei il pubblico. Io sono il pubblico. Ora, di nuovo.»<br />

Si trovavano sul piccolo palco nel retro dello Smoke & Mirrors, il negozio<br />

che Balzac aveva comprato dieci anni prima, dopo essersi ritirato dal<br />

circuito internazionale di magia e illusionismo. Il cadente negozio vendeva<br />

strumenti di magia e noleggiava costumi e arredamenti scenici. Tutte le<br />

settimane vi venivano organizzati per i clienti e i residenti della zona spettacoli<br />

gratuiti di magia eseguiti da dilettanti. Un anno e mezzo prima Kara,<br />

allora editor freelance della rivista Self, si era fatta coraggio e aveva finalmente<br />

deciso di provare — la reputazione di Balzac l'aveva intimidita per<br />

mesi. Il vecchio mago l'aveva guardata svolgere il suo numero, poi l'aveva<br />

convocata nel suo ufficio. Il Grande Balzac le aveva detto con voce brusca<br />

ma accattivante che pensava avesse del talento. Aveva aggiunto che avrebbe<br />

potuto diventare una grande illusionista — con il giusto allenamento —<br />

e le aveva proposto di andare a lavorare nel suo negozio. Lui sarebbe diventato<br />

il suo mentore e insegnante.<br />

Kara si era trasferita a New York dal Midwest anni prima e conosceva<br />

bene la vita della città; sapeva bene che cosa avrebbe potuto significare il<br />

termine «mentore», soprattutto perché a utilizzarlo era un uomo che aveva<br />

già divorziato quattro volte e lei era una donna attraente di quarant'anni più<br />

giovane di lui. Ma Balzac era un mago molto apprezzato, era stato spesso<br />

ospite di Johnny Carson e si era esibito per anni a Las Vegas. Aveva girato<br />

il mondo decine di volte e conosceva personalmente tutti i più grandi illusionisti<br />

viventi. L'illusionismo era la grande passione di Kara e quella era


la sua grande occasione. E così aveva accettato.<br />

Alla prima lezione si era presentata con la guardia alzata, pronta a respingere<br />

ogni tentativo di abbordaggio. Quella lezione era stata uno choc<br />

per lei... ma per una ragione del tutto diversa.<br />

Balzac l'aveva massacrata.<br />

Dopo un'ora passata a criticare praticamente ogni aspetto della sua tecnica,<br />

il mago aveva guardato il volto pallido e coperto di lacrime di Kara e<br />

aveva abbaiato: «Ho detto che hai del talento. Non ho detto che sei brava.<br />

Se vuoi qualcuno che ti lucidi l'ego, sei venuta nel posto sbagliato. Ora,<br />

vuoi correre a casa a farti consolare dalla mammina o hai intenzione di rimetterti<br />

al lavoro?»<br />

Si erano rimessi al lavoro.<br />

Così diciotto mesi prima era cominciato un rapporto di amore-odio tra<br />

mentore e apprendista che li aveva tenuti svegli fino a notte fonda sette<br />

giorni alla settimana, a fare pratica, fare pratica, fare pratica.<br />

Anche se Balzac nel corso degli anni aveva avuto molti assistenti, era<br />

stato il mentore di due soli apprendisti e in entrambi i casi, a quanto pareva,<br />

era rimasto deluso. Non voleva che accadesse la stessa cosa con Kara.<br />

Talvolta gli amici le chiedevano da dove venisse il suo amore — la sua<br />

ossessione — per l'illusionismo. Probabilmente si aspettavano di sentire<br />

qualche racconto strappalacrime sull'infanzia difficile e tormentata di una<br />

ragazzina che aveva cercato di usare la fantasia per sfuggire a una realtà<br />

crudele. Ma Kara era stata una ragazza normale — una brava studentessa,<br />

una brava atleta, aveva cucinato dolci e cantato nel coro della scuola, e si<br />

era appassionata all'illusionismo in modo per niente drammatico assistendo<br />

con i nonni a uno spettacolo di Penn e Teller a Cleveland e, un mese più<br />

tardi, a Las Vegas, in viaggio con i suoi genitori, scoprendo le tigri volanti<br />

e le illusioni con il fuoco, tutto lo splendore della magia.<br />

Era bastato questo. A tredici anni, a scuola, aveva fondato il club della<br />

magia e ben presto aveva cominciato a spendere ogni penny che guadagnava<br />

in riviste di magia, videocassette di illusionismo e scatole di trucchi.<br />

Più tardi i suoi sforzi da imprenditrice l'avevano portata a falciare prati e<br />

spalare neve in cambio di passaggi per il Big Apple Circus e il Cirque du<br />

Soleil ogni volta che comparivano nel raggio di cinquanta chilometri dalla<br />

sua città.<br />

Il che non significa che non ci fossero motivazioni importanti nella sua<br />

decisione. No, ciò che spingeva Kara si poteva trovare senza difficoltà negli<br />

occhi stupiti e incantati degli spettatori, che fossero parenti invitati per


il Giorno del Ringraziamento (lo spettacolo comprendeva rapidi cambi di<br />

costume e un gatto che levitava anche senza la botola che suo padre si era<br />

rifiutato di lasciarle realizzare nel pavimento del salotto) o gli studenti e i<br />

genitori allo spettacolo dell'ultimo anno di liceo, dove si era guadagnata<br />

due bis e una standing ovation.<br />

La vita con David Balzac, però, era molto diversa dal trionfo di quello<br />

spettacolo: nel corso dell'ultimo anno e mezzo talvolta Kara aveva avuto la<br />

sensazione di aver perso tutto il proprio talento.<br />

Ma ogni volta che era stata sul punto di darsi per vinta, Balzac aveva annuito<br />

rivolgendole un sorriso appena accennato. E a volte aveva persino<br />

detto: «È stato un bel numero».<br />

E in momenti come quello il suo mondo era perfetto.<br />

Tuttavia, il resto della sua vita si era volatizzato come polvere quando lei<br />

aveva preso a passare tutto il tempo al negozio, maneggiando libri e occupandosi<br />

dell'inventario, della contabilità e facendo da webmaster per il sito<br />

Internet dello Smoke & Mirrors. Dal momento che Balzac non la pagava<br />

molto, Kara aveva bisogno di un altro lavoro e così aveva di volta in volta<br />

accettato impieghi almeno vagamente compatibili con la sua laurea in inglese,<br />

curando i testi di altri siti web sull'illusionismo e sul teatro. Poi, circa<br />

un anno prima, le condizioni di sua madre erano peggiorate e Kara, figlia<br />

unica, aveva trascorso con lei il poco tempo libero che le restava.<br />

Una vita estenuante.<br />

Ma per il momento riusciva a gestirla. Di lì a qualche anno Balzac l'avrebbe<br />

ritenuta capace di esibirsi e Kara avrebbe potuto cominciare a lavorare,<br />

grazie alla sua benedizione e ai suoi contatti, con vari produttori in giro<br />

per il mondo.<br />

Tieni duro, ragazza, come avrebbe potuto dire Jaynene, e non farti disarcionare<br />

dal cavallo al galoppo.<br />

Kara finì di eseguire per l'ennesima volta il trucco dei tre fazzoletti. Gettando<br />

un po' di cenere della sigaretta sul pavimento, Balzac si accigliò.<br />

«Tieni il dito indice leggermente più in alto.»<br />

«È riuscito a vedere il nodo?»<br />

«Se non fossi riuscito a vederlo», ribatté lui con rabbia, «perché dovrei<br />

chiederti di tenere più in alto il dito? Prova ancora.»<br />

Ancora una volta.<br />

Quel maledetto indice leggermente più in alto.<br />

Wshhhh... i fazzoletti di seta annodata si separarono e volarono nell'aria<br />

come bandiere trionfanti.


«Ah», disse Balzac. Un vago cenno del capo.<br />

Non esattamente un complimento tradizionale. Ma Kara aveva imparato<br />

ad accontentarsi dei suoi ah.<br />

Ripose il necessario per il numero e si spostò dietro il bancone per registrare<br />

la merce che era arrivata con la consegna del venerdì pomeriggio.<br />

Balzac tornò al computer su cui stava scrivendo per il sito web del negozio<br />

un articolo su Jasper Maskelyne, il mago inglese che aveva creato una<br />

speciale unità militare durante la Seconda guerra mondiale che si serviva<br />

di tecniche illusionistiche contro i tedeschi in Nordafrica. Stava scrivendo<br />

tutto a memoria, senza appunti o ricerche: quella era una delle doti di David<br />

Balzac... la sua conoscenza della magia era tanto profonda quanto il<br />

suo temperamento era instabile e collerico.<br />

«Ha saputo che il Cirque Fantastique è in città?» chiese Kara. «La prima<br />

è stasera.»<br />

Il vecchio illusionista grugnì. Si era tolto gli occhiali per mettere le lenti<br />

a contatto. Balzac teneva sempre presente l'importanza dell'immagine di un<br />

illusionista e cercava di apparire al meglio per qualsiasi pubblico, compreso<br />

quello dei suoi clienti.<br />

«Ci andrà?» insistette lei. «Penso che dovremmo andarci.»<br />

Il Cirque Fantastique — concorrente del più antico e più grande Cirque<br />

du Soleil — apparteneva ai circhi di nuova generazione. Combinava tradizionali<br />

numeri da circo con l'antica commedia dell'arte, la musica contemporanea<br />

e la danza, la performance art d'avanguardia e la magia di strada.<br />

Ma David Balzac era della vecchia scuola: Las Vegas, Atlantic City, il<br />

Late Show. «Perché cambiare qualcosa che funziona?» borbottava sempre.<br />

Kara invece amava il Cirque Fantastique ed era determinata a portarlo ad<br />

assistere a uno spettacolo. Tuttavia, prima di poter tentare di convincerlo<br />

ad accompagnarla, la porta del negozio si aprì e un'attraente donna poliziotto<br />

dai capelli rossi entrò chiedendo chi fosse il proprietario.<br />

«Sono io. Sono David Balzac. Cosa posso fare per lei?»<br />

L'agente rispose: «Stiamo indagando su un caso che coinvolge una persona<br />

che potrebbe essere esperta di magia. Stiamo parlando con i proprietari<br />

di tutti i negozi di magia della città, speriamo che possiate esserci<br />

d'aiuto».<br />

«Vuole dire che state indagando su un truffatore o qualcosa di simile?»<br />

domandò Balzac. Sembrava sulla difensiva, e anche Kara si sentiva così.<br />

In passato la magia era spesso stata collegata a imbroglioni, ciarlatani, finti<br />

veggenti che usavano tecniche da illusionisti per convincere familiari in


lutto che i loro parenti defunti stavano comunicando con loro.<br />

Ma l'agente era lì per un'altra ragione.<br />

«Per la verità», rispose lanciando un'occhiata a Kara e poi tornando a<br />

guardare Balzac, «si tratta di un caso di omicidio.»<br />

7<br />

«Ho una lista di alcuni oggetti che abbiamo trovato sulla scena del crimine»,<br />

disse Amelia Sachs al proprietario, «e mi chiedevo se per caso siano<br />

stati acquistati qui.»<br />

Balzac prese il foglio che gli stava porgendo e lo lesse mentre Amelia si<br />

guardava attorno. La caverna dipinta di nero dello Smoke & Mirrors, che<br />

si trovava nel photo district, zona del quartiere di Chelsea a Manhattan, sapeva<br />

di muffa e sostanze chimiche — anche di plastica, l'aroma petrolchimico<br />

di fondo delle centinaia di costumi, simili a una folla di spettatori<br />

senza vita, esposti nel negozio. I vecchi banconi di vetro percorsi da crepe<br />

richiuse con pezzi di nastro adesivo erano occupati da mazzi di carte, bacchette,<br />

monete finte e scatole polverose che contenevano trucchi di magia.<br />

Una replica a grandezza naturale della creatura dei film di Alien si trovava<br />

accanto a un costume da Lady Diana con tanto di maschera («Sarai la<br />

Principessa della Festa!» diceva un cartello, come se nessuno nel negozio<br />

sapesse ancora che era morta).<br />

L'uomo batté leggermente sul foglio con un dito, poi indicò i banconi<br />

con un cenno del capo. «Penso di non potervi essere d'aiuto. Noi vendiamo<br />

alcuni di questi articoli, certo. Ma li vende anche ogni altro negozio di magia<br />

del Paese. E anche molti negozi di giocattoli.»<br />

Amelia notò che Balzac aveva studiato la lista solo per qualche secondo:<br />

«Cosa mi sa dire di queste?» Gli mostrò una fotografia delle manette.<br />

Lui la guardò appena. «Non so niente di escapologia.»<br />

Quella era una risposta? «Quindi questo significa che non le riconosce?»<br />

«No.»<br />

«E una cosa molto importante», insistette Amelia.<br />

La giovane donna dagli straordinari occhi azzurri e dalle unghie laccate<br />

di nero guardò la fotografia. «Sono delle Darby», disse poi. L'uomo le lanciò<br />

un'occhiata glaciale. La ragazza rimase in silenzio per un attimo, poi:<br />

«Nell'Ottocento erano le manette regolamentari di Scotland Yard. Vengono<br />

usate da molti escapologisti. Erano le preferite di Houdini».<br />

«Quale potrebbe essere la loro provenienza?»


Balzac si dondolò con impazienza sulla sedia del suo ufficio. «Non sapremmo<br />

proprio dirglielo. Come le ho già spiegato, non abbiamo esperienza<br />

in questo campo.»<br />

La giovane donna annuì, dandogli ragione. «Probabilmente c'è un museo<br />

di escapologia da qualche parte con cui potrebbe mettersi in contatto.»<br />

«Quando hai finito di occuparti del magazzino», intervenne Balzac rivolgendosi<br />

alla sua assistente, «ho bisogno che inoltri questi ordini. Ne sono<br />

arrivati più di una decina ieri sera dopo che te ne sei andata.» Si accese<br />

una sigaretta.<br />

Amelia gli porse nuovamente la lista. «Prima ha detto che tenete alcuni<br />

di questi oggetti. Avete un registro dei clienti?»<br />

«Intendevo dire che vendiamo oggetti simili a questi. E, no, non abbiamo<br />

un registro dei clienti.»<br />

Dopo una breve discussione, Amelia gli fece finalmente ammettere che<br />

avevano una registrazione degli ordini per posta e delle vendite on line. La<br />

giovane li controllò ma scoprì che nessuno aveva comprato gli oggetti della<br />

lista.<br />

«Mi dispiace», disse Balzac. «Vorrei esserle di maggior aiuto.»<br />

«Sa una cosa? Anch'io vorrei che potesse essermi di maggior aiuto», ribatté<br />

Amelia, sporgendosi in avanti. «Perché, vede, questo tizio ha ucciso<br />

una donna ed è scappato utilizzando trucchi da illusionista. E temiamo che<br />

ucciderà ancora.»<br />

Aggrottando la fronte in segno di preoccupazione, Balzac mormorò: «È<br />

terribile... Sa, potrebbe provare all'East Side Magic and Theatrical. Sono<br />

molto più forniti di noi».<br />

«Da loro c'è già un nostro agente proprio in questo momento.»<br />

«Ah, benissimo.»<br />

Amelia restò in silenzio per qualche secondo, quindi concluse: «Be', se<br />

le dovesse venire in mente qualcos'altro, apprezzerei molto una sua telefonata».<br />

Un bel sorriso da pubblico ufficiale, un sorriso da sergente del Dipartimento<br />

di Polizia di New York («Ricordate: i rapporti con i cittadini<br />

sono importanti quanto le indagini su un crimine»).<br />

«Buona fortuna, agente», le augurò Balzac.<br />

«Grazie», rispose lei.<br />

Grazie, gelido figlio di puttana.<br />

Con un cenno del capo salutò la donna e lanciò un'occhiata al bicchiere<br />

di carta da cui stava sorseggiando. «Senta, c'è un posto qui vicino dove poter<br />

bere una buona tazza di caffè?»


«All'incrocio tra la Quinta e la Diciannovesima.»<br />

«E hanno anche degli ottimi bagel», aggiunse Balzac, pronto a rendersi<br />

utile ora che non era richiesto alcun rischio, né alcuno sforzo.<br />

Fuori, Amelia svoltò verso la Quinta Strada e trovò la caffetteria che le<br />

avevano indicato. Entrò e ordinò un cappuccino. Si appoggiò contro uno<br />

stretto bancone di mogano davanti alla vetrina impolverata sorseggiando la<br />

bevanda calda e osservando il popolo del sabato mattina che affollava<br />

Chelsea: venditori di negozi di abbigliamento della zona, fotografi professionisti<br />

seguiti dai loro assistenti, ricchi yuppie che vivevano in enormi<br />

loft, artisti squattrinati, giovani e vecchi innamorati, qualche tizio dall'aria<br />

strana che scribacchiava su un taccuino.<br />

E una commessa di un negozio di magia che stava entrando nel locale.<br />

«Salve», la salutò la donna dai corti capelli rosso-viola, che portava con<br />

sé una malconcia borsa a tracolla zebrata. Ordinò un caffè lungo, versò<br />

dello zucchero nella tazza e raggiunse Amelia al bancone.<br />

Allo Smoke & Mirrors, la donna poliziotto aveva chiesto dove poteva<br />

bere un buon caffè perché l'assistente le aveva lanciato un'occhiata d'intesa;<br />

aveva avuto l'impressione che volesse dirle qualcosa ma che non potesse<br />

farlo in presenza di Balzac.<br />

Sorseggiando avidamente il caffè, la giovane donna disse: «Il problema<br />

di David è che...»<br />

«Che non collabora?»<br />

La ragazza si accigliò per un attimo. «Già. È questo il punto. È diffidente<br />

nei confronti di qualsiasi cosa non appartenga al suo mondo. Aveva paura<br />

che saremmo stati costretti a testimoniare o qualcosa del genere. E secondo<br />

lui, io non devo farmi distrarre.»<br />

«Da cosa?»<br />

«Dalla professione.»<br />

«Dalla magia?»<br />

«Esatto. Vede, più che il mio capo, è una specie di mentore per me.»<br />

«Come ti chiami?»<br />

«Kara... è il mio nome d'arte ma lo uso sempre.» Un sorriso dolente.<br />

«Sempre meglio di quello che i miei genitori sono stati così gentili da affibbiarmi.»<br />

Amelia, incuriosita, inarcò un sopracciglio.<br />

«Preferisco che resti un segreto.»<br />

«Allora», disse Amelia, «perché mi ha lanciato quell'occhiata al negozio?»


«David ha ragione a proposito di quella lista. Quegli articoli si potrebbero<br />

comprare ovunque, in qualsiasi negozio. Oppure su Internet, in centinaia<br />

di siti. Ma le Darby, quelle manette... Sono molto rare. Dovrebbe rivolgersi<br />

al museo di New Orleans dedicato a Houdini e all'escapologia. È<br />

il migliore del mondo. Sono una vera appassionata di escapologia. Ma lui<br />

non lo sa.» Una reverente enfasi sul pronome. «David è piuttosto dogmatico...<br />

Può dirmi cos'è successo? Parlo dell'omicidio.»<br />

Di solito prudente circa le informazioni da rivelare su un caso ancora in<br />

corso, Amelia sapeva che avevano bisogno di aiuto e così descrisse a<br />

grandi linee a Kara l'omicidio e la fuga dell'assassino.<br />

«Oh, è terribile», sussurrò la giovane.<br />

«Già», ribatté Amelia sottovoce. «È terribile.»<br />

«Il modo in cui è scomparso. C'è qualcosa che dovrebbe sapere, agente...<br />

un attimo, devo chiamarla 'agente'? O forse è detective o qualcosa del genere?»<br />

«Puoi chiamarmi Amelia», rispose Sachs godendosi per un attimo il ricordo<br />

dell'esercizio di valutazione.<br />

Bang, bang...<br />

Kara bevve un altro po' di caffè, decise che non era abbastanza dolce e<br />

versò dell'altro zucchero dalla zuccheriera di vetro. Amelia guardò le agili<br />

mani della giovane donna, poi abbassò lo sguardo sulle proprie unghie,<br />

due delle quali erano rosicchiate, le pellicine macchiate di sangue. Le unghie<br />

della ragazza, invece, erano perfettamente curate, e lo smalto nero e<br />

lucido rifletteva le luci sopra il bancone in una perfetta miniatura. Una fitta<br />

dolorosa — al pensiero di quelle unghie e dell'autocontrollo che le manteneva<br />

così curate — l'attraversò per un istante, poi Amelia Sachs si affrettò<br />

a soffocarla.<br />

Kara domandò: «Sai che cos'è l'illusionismo?»<br />

«David Copperfield», replicò Amelia, scrollando le spalle. «Houdini.»<br />

«Copperfield, sì. Houdini, no... lui era un escapologista. Be', l'illusionismo<br />

è diverso dai giochi di destrezza con le mani o dalla magia close-up,<br />

come la chiamiamo noi. Come...» Kara tenne sollevato un quarto di dollaro<br />

tra le dita, il resto del suo caffè. Chiuse la mano e quando la riaprì la<br />

moneta era scomparsa.<br />

Amelia scoppiò a ridere. Dove diavolo era finita?<br />

«Questo era un gioco di destrezza. L'illusionismo è fatto di trucchi che<br />

coinvolgono oggetti grandi, persone o animali. Quello che mi hai appena<br />

descritto, quello che ha eseguito l'assassino, è un classico numero da illu-


sionista. Si chiama l'Uomo <strong>Scomparso</strong>.»<br />

«Continua.»<br />

«Di solito viene eseguito in modo leggermente diverso da come lo hai<br />

descritto, ma essenzialmente comporta la sparizione dell'illusionista da una<br />

stanza chiusa. Gli spettatori lo vedono entrare in questa piccola stanza sul<br />

palco... possono vederne la parte posteriore grazie a un grande specchio.<br />

Lo sentono battere contro le pareti. E quando gli assistenti abbassano le<br />

pareti di cartone, il mago è scomparso. Poi uno di loro si volta e il pubblico<br />

si accorge che è l'illusionista.»<br />

«Come funziona?»<br />

«C'è una porta sulla parete di fondo della stanza. L'illusionista si copre<br />

con un grande pezzo di seta nera in modo che il pubblico non possa vederlo<br />

nello specchio e scivola fuori subito dopo essere entrato. In una delle<br />

pareti c'è un altoparlante, che dà l'impressione che lui sia dentro per tutto il<br />

tempo, e c'è un marchingegno che colpisce le pareti per dare l'impressione<br />

che sia lui a colpirle. Una volta che l'illusionista è fuori, fa un veloce cambio<br />

d'abito sotto la seta nera e indossa un costume da assistente.»<br />

Amelia annuì. «Certo, ho capito. Potremmo avere una breve lista delle<br />

persone che conoscono questo numero?»<br />

«No, mi dispiace... è un trucco piuttosto comune.»<br />

<strong>L'Uomo</strong> <strong>Scomparso</strong>...<br />

Amelia si ricordò che il killer aveva cambiato velocemente travestimento<br />

per apparire come un uomo anziano e ripensò anche alla mancanza di<br />

collaborazione di Balzac e allo sguardo glaciale — quasi sadico — che aveva<br />

quando parlava con Kara. Domandò: «Devo chiedertelo... dov'era lui<br />

stamattina?»<br />

«Chi?»<br />

«Il signor Balzac.»<br />

«Era qui. Cioè, era nell'edificio. Abita proprio sopra il negozio... Aspetta<br />

un attimo, non starai pensando che sia coinvolto?»<br />

«Ci sono domande che devo fare», rispose Amelia evasiva. Comunque<br />

la giovane donna sembrava più divertita che turbata da quella domanda.<br />

Emise una breve risata. «Ascolta, so che è brusco e ha... un caratteraccio. È<br />

irascibile. Ma non ha mai fatto del male a nessuno.»<br />

Amelia annuì ma poi chiese: «Comunque sai dov'era alle otto di questa<br />

mattina?»<br />

Kara annuì. «Certo, era in negozio. Ha aperto presto, perché in città è arrivato<br />

un suo amico che deve fare uno spettacolo e aveva bisogno di pren-


dere in prestito alcune attrezzature. Io ho telefonato per avvisarlo che sarei<br />

arrivata tardi.»<br />

Amelia annuì. Un attimo dopo domandò: «Puoi allontanarti dal lavoro<br />

per un po'?»<br />

«Io? Oh, no, è impossibile.» Una risata imbarazzata. «Sono già stata abbastanza<br />

fortunata a riuscire a sgattaiolare fuori adesso. Ci sono mille cose<br />

da fare in negozio. E poi ho tre o quattro ore di prove con David per uno<br />

spettacolo che farò domani. Non mi lascia mai riposare il giorno prima di<br />

un'esibizione. Io...»<br />

Amelia fissò la donna negli occhi. «Temiamo che questa persona possa<br />

uccidere di nuovo.»<br />

Kara guardò per un attimo l'appiccicoso bancone di mogano.<br />

«Per favore. Solo qualche ora. Dovresti esaminare le prove con noi. Discutere<br />

con noi del caso.»<br />

«Lui non me lo permetterà. Non sai com'è fatto David.»<br />

«Quello che so è che non ho intenzione di permettere che qualcun altro<br />

subisca un'aggressione se posso impedirlo.»<br />

Kara finì il suo caffè e giocherellò distrattamente con la tazza. «Usare i<br />

nostri trucchi per uccidere», sussurrò sconvolta.<br />

Amelia non aprì bocca e lasciò che fosse il silenzio a parlare per lei.<br />

Alla fine, la giovane fece una smorfia. «Mia madre è in una casa di riposo.<br />

È entrata e uscita molte volte dall'infermeria di recente. Il signor Balzac<br />

lo sa. Penso che potrei dirgli che devo andare a trovarla.»<br />

«Potrebbe davvero servirci il tuo aiuto.»<br />

«Oh-oh. La scusa della madre malata... Dio mi punirà per questo.»<br />

Amelia abbassò di nuovo lo sguardo sulle perfette unghie nere di Kara.<br />

«Ehi, un'ultima cosa: che ne è stato di quel quarto di dollaro?»<br />

«Guarda sotto la tua tazza di caffè», rispose la ragazza.<br />

Impossibile. «Non scherzare.»<br />

Amelia sollevò la tazza. La moneta era lì.<br />

«Ma come hai fatto?»<br />

La risposta di Kara fu un sorriso enigmatico. Con un cenno del capo indicò<br />

le tazze. «Prendiamocene altri due.» Afferrò la moneta. «Testa, paghi<br />

tu, croce, pago io. Due su tre.» Fece roteare la moneta nell'aria.<br />

Amelia annuì. «D'accordo.»<br />

La giovane afferrò la moneta e sbirciò nella mano socchiusa. Sollevò lo<br />

sguardo. «Abbiamo detto due su tre, giusto?»<br />

Amelia annuì.


Kara aprì le dita. Sul palmo della sua mano c'erano due monete da dieci<br />

centesimi e una da cinque. Entrambe quelle da dieci centesimi erano a faccia<br />

in su. Non c'era traccia del quarto di dollaro. «Credo che questo significhi<br />

che paghi tu.»<br />

8<br />

«Lincoln, ti presento Kara.»<br />

Rhyme si accorse che la ragazza era stata avvertita delle sue condizioni,<br />

ma la vide comunque battere le palpebre sorpresa e fissarlo con lo Sguardo.<br />

Quello che lui conosceva fin troppo bene. Accompagnato dal Sorriso.<br />

Era il famoso sguardo non-fissare-il-suo-corpo, accompagnato dal sorrisetto<br />

oh-sei-handicappato-non-me-n'ero-accorta.<br />

E Rhyme sapeva che la giovane avrebbe contato i minuti che la separavano<br />

dal momento in cui avrebbe potuto alzare i tacchi e andarsene.<br />

La ragazza si addentrò nel salotto laboratorio della casa di Rhyme. «Salve.<br />

Piacere di conoscerla.» Tenne gli occhi fissi in quelli di lui. Almeno<br />

non si era presentata accennando a sporgersi in avanti come per stringergli<br />

la mano per poi ritrarsi, conscia di aver commesso un orribile passo falso.<br />

Okay, Kara. Non preoccuparti. Di' pure allo storpio quello che sai e levati<br />

dai piedi.<br />

Le offrì un sorriso superficiale identico a quello che gli stava rivolgendo<br />

lei e disse che anche per lui era un piacere conoscerla.<br />

Cosa che almeno dal punto di vista professionale non era per nulla ironica:<br />

Kara infatti era l'unica esperta di magia che erano riusciti a trovare.<br />

Nessuno degli impiegati degli altri negozi della città era stato di alcun aiuto,<br />

e tutti avevano un alibi per l'ora del delitto.<br />

Kara venne presentata a Lon Sellitto e a Mel Cooper. Thom annuì e fece<br />

una delle cose per cui era famoso, che Rhyme lo volesse o meno: offrì da<br />

bere.<br />

«Thom, questa non è una festa parrocchiale», borbottò Rhyme.<br />

Kara ringraziò ma disse che non prendeva niente, tuttavia Thom insistette.<br />

«Posso avere un caffè?» chiese lei.<br />

«Arriva subito.»<br />

«Nero. Zuccherato. Due cucchiaini, per favore.»<br />

«Dovremmo proprio...» cominciò Rhyme.<br />

«Caffè per tutti i presenti», annunciò l'aiutante. «Preparo una caraffa.


Porterò anche qualche bagel.»<br />

«Bagel?» chiese Sellitto.<br />

«Perché non apri un ristorante nel tempo libero?» chiese bruscamente<br />

Rhyme al suo assistente. «Così potresti darti pace.»<br />

«E chi ha del tempo libero?» ribatté prontamente l'uomo snello e biondo,<br />

dirigendosi in cucina.<br />

«L'agente Sachs», continuò Rhyme rivolgendosi a Kara, «ci ha detto che<br />

hai qualche informazione che pensi potrebbe esserci utile.»<br />

«Lo spero.» Un altro esame accurato del volto di Rhyme. Di nuovo lo<br />

Sguardo. Più vicino, questa volta. Oh, Cristo santo, di' qualcosa. Chiedimi<br />

com'è successo. Chiedimi se fa male. Chiedimi com'è pisciare in un catetere.<br />

«Ehi, come dobbiamo chiamarlo?» Sellitto batté un dito sulla lavagna<br />

delle prove. Finché l'identità di un assassino non viene scoperta, molti detective<br />

hanno l'abitudine di dargli un soprannome. «Che ne dite di 'Mago-<br />

'?»<br />

«No, troppo banale», disse Rhyme, osservando le fotografie della vittima.<br />

«Che ne dite di 'Negromante'?» Propose, sorprendendosi di offrire un<br />

suggerimento decisamente da emisfero destro.<br />

«Per me funziona.»<br />

Con una calligrafia molto meno elegante di quella di Thom, il detective<br />

scrisse il nome in cima alla lavagna.<br />

Il Negromante...<br />

«Ora, vediamo se riusciamo a farlo comparire», disse Rhyme.<br />

Amelia disse: «Raccontagli dell'Uomo <strong>Scomparso</strong>».<br />

La giovane si sfregò una mano sui capelli dal taglio mascolino e descrisse<br />

un trucco da illusionista che sembrava quasi identico a ciò che il Negromante<br />

aveva fatto nella scuola di musica. Aggiunse una notizia scoraggiante,<br />

però, ovvero il fatto che quasi tutti gli illusionisti conoscevano bene<br />

quel numero.<br />

Rhyme domandò: «Dacci un'idea sul modo in cui esegue i trucchi. Sulle<br />

tecniche. Così sapremo cosa aspettarci da lui nel caso decidesse di colpire<br />

di nuovo».<br />

«Volete che vi faccia dare un'occhiata dentro il cappello a cilindro, eh?»<br />

«Dare un'occhiata...?»<br />

«Dentro il cappello a cilindro», ripeté Kara, poi spiegò: «Vedete, tutti i<br />

numeri di magia sono composti di effetto e metodo. L'effetto è ciò che vede<br />

il pubblico. Sapete: la ragazza che levita, le monete che cadono attra-


verso il solido ripiano di un tavolo. Il metodo è il meccanismo con cui il<br />

mago esegue il trucco — i fili che sollevano la ragazza, nascondere le monete<br />

in una mano e poi farne cadere di identiche da un nascondiglio sotto il<br />

ripiano».<br />

Effetto e metodo, rifletté Rhyme. È simile a ciò che faccio io: l'effetto è<br />

la cattura di un criminale che sembra inafferrabile. Il metodo è la scienza<br />

e la logica che ci permettono di farlo.<br />

Kara continuò. «Far dare un'occhiata dentro il cappello a cilindro significa<br />

rivelare il metodo di un trucco. Come ho appena fatto... spiegandovi il<br />

funzionamento dell'Uomo <strong>Scomparso</strong>. È un nervo scoperto per chi fa il nostro<br />

lavoro: il signor Balzac, il mio mentore, dà sempre la caccia ai maghi<br />

che rivelano al pubblico i trucchi, che siano loro o di altre persone.»<br />

Thom entrò nella stanza spingendo un carrello. Versò caffè per chi ne<br />

voleva. Kara zuccherò abbondantemente il suo e svuotò la tazza in un baleno<br />

anche se a Rhyme sembrava bollente. Lincoln lanciò un'occhiata alla<br />

bottiglia di Macallan invecchiato diciotto anni che si trovava sulla libreria<br />

dall'altra parte della stanza. Thom notò il suo sguardo e disse: «Siamo a<br />

metà mattina. Non pensarci nemmeno».<br />

Sellitto guardò i bagel con una bramosia non molto diversa. Se ne concesse<br />

solo metà. Senza crema di formaggio. Sembrava sempre più addolorato,<br />

morso dopo morso.<br />

Esaminarono ogni traccia rinvenuta insieme a Kara, che studiò con cura<br />

gli indizi e disse che purtroppo quegli oggetti potevano essere reperiti in<br />

centinaia di negozi. La corda faceva parte di un trucco in cui una corda<br />

cambiava colore, venduto da FAO Scharw e dai negozi di magia di tutto il<br />

Paese. Il nodo era di una varietà che Houdini aveva usato nei suoi numeri<br />

quando aveva in programma di tagliare la corda per fuggire... difatti per un<br />

artista legato era impossibile scioglierlo.<br />

«Anche senza le manette», mormorò Kara, «quella ragazza non sarebbe<br />

mai potuta fuggire.»<br />

«È un nodo molto raro?»<br />

Lei spiegò che, no, lo conosceva chiunque avesse una minima familiarità<br />

con i numeri di Houdini.<br />

L'olio di ricino nel trucco, continuò Kara, significava che i cosmetici che<br />

l'assassino aveva usato erano molto realistici e duraturi, e di solito venivano<br />

impiegati negli spettacoli, e il lattice probabilmente proveniva, come<br />

Rhyme aveva sospettato, dai finti copridita, un altro strumento molto popolare<br />

tra i maghi.


L'alginato non proveniva da un calco dentale ma veniva usato per fare<br />

stampi per le colate di lattice, probabilmente per i copridita e la cuffia da<br />

calvo che aveva indossato quando si era travestito da custode. L'inchiostro<br />

che scompare era già qualcosa di più particolare anche se alcuni illusionisti,<br />

di tanto in tanto, se ne servivano nei loro spettacoli.<br />

Solo poche cose erano davvero uniche, spiegò; per esempio, il circuito<br />

elettrico (che era un «gimmick», disse, un marchingegno che il pubblico<br />

non deve vedere). Ma l'assassino l'aveva assemblato di persona.<br />

Anche le manette Darby erano rare. Rhyme ordinò che qualcuno facesse<br />

un controllo al museo di escapologia di New Orleans menzionato da Kara.<br />

Amelia suggerì di approfittare dell'offerta d'aiuto fatta dalle due agenti di<br />

pattuglia, Franciscovich e Ausonio. Quell'incarico sarebbe stato ideale per<br />

due giovani agenti desiderose di rendersi utili. Rhyme si trovò d'accordo e<br />

Sellitto diede l'ordine tramite il capo della Divisione Servizi di Pattuglia.<br />

«E cosa ci puoi dire della sua fuga?» chiese Sellitto. «Come ha fatto a<br />

travestirsi da custode così in fretta?»<br />

«È un tipo di magia chiamata 'trasformismo'», rispose Kara. «Cambi rapidissimi.<br />

Mi occupo di trasformismo da anni, ma c'è gente che vi si dedica<br />

completamente. Può essere sensazionale. Qualche anno fa ho visto Arturo<br />

Brachetti. Riusciva a fare quaranta o cinquanta cambi d'abito in un solo<br />

spettacolo, alcuni dei quali in meno di tre secondi.»<br />

«Tre secondi?»<br />

«Già. E, vedete, i veri trasformisti non si cambiano soltanto d'abito. Sono<br />

dei veri e propri attori. Camminano in modo diverso, assumono un atteggiamento<br />

diverso e parlano in modo diverso. Il trasformista prepara tutto<br />

in anticipo. I vestiti vengono strappati via... sono tenuti insieme da fermagli<br />

o da lembi di velcro. Il trasformismo è una sorta di spogliarello velocissimo.<br />

Gli indumenti sono di seta o nylon molto sottile, in modo da poter<br />

indossare molti strati uno sopra l'altro. A volte indosso fino a sei costumi<br />

insieme.»<br />

«Seta?» domandò Rhyme, quindi spiegò: «Abbiamo trovato delle fibre<br />

di seta grigia. Le agenti che sono intervenute per prime stamattina hanno<br />

dichiarato che il custode indossava un'uniforme grigia. Le fibre erano lise e<br />

avevano un sorta di finitura opaca».<br />

Kara annuì. «In questo modo il costume poteva passare per lino o cotone<br />

e non aveva un aspetto lucido. Noi trasformisti usiamo cappelli e valigette<br />

pieghevoli, copriscarpe, ombrelli telescopici, tutta una serie di oggetti che<br />

ci nascondiamo addosso. E, naturalmente, parrucche.


«Per alterare i tratti del volto si devono modificare le sopracciglia. Cambiate<br />

le sopracciglia e il volto si trasforma per il sessanta, settanta per cento.<br />

Poi aggiungete qualche protesi — noi le chiamiamo 'accessori': strisce e<br />

cuscinetti di lattice che vengono applicati con mastice. I trasformisti studiano<br />

le diverse strutture facciali di razze e generi. Un bravo trasformista<br />

conosce le proporzioni del viso delle donne e degli uomini. Studiamo le<br />

reazioni psicologiche che si riflettono su volti e atteggiamenti — così possiamo<br />

diventare belli, mostruosi, terrificanti o apparire comprensivi o bisognosi.<br />

Qualunque cosa decidiamo.»<br />

Gli aspetti esoterici dell'illusionismo erano interessanti, ma Rhyme voleva<br />

suggerimenti ben precisi. «C'è qualcosa di pratico e utile che puoi dirci<br />

per aiutarci a catturare l'assassino?»<br />

Lei scosse la testa. «Non mi viene in mente niente che possa indirizzarvi<br />

a un negozio o a un luogo particolari. Ma posso fare qualche considerazione<br />

generale.»<br />

«Va' avanti.»<br />

«Be', il fatto che abbia usato una corda che cambia colore e copridita mi<br />

dice che ha familiarità con i giochi di destrezza. Ciò significa che dev'essere<br />

bravo a borseggiare e a nascondere pistole, coltelli o cose simili. A procurarsi<br />

le chiavi e le carte d'identità delle persone. È un trasformista, ed è<br />

ovvio che questo sarà un grosso problema per voi. Ma ciò che più conta, il<br />

numero dell'Uomo <strong>Scomparso</strong>, le micce e i petardi, l'inchiostro che svanisce,<br />

la seta nera, il cotone lampo significano che il vostro uomo è un autentico<br />

ed esperto illusionista.»<br />

Spiegò la differenza tra un prestigiatore e un vero illusionista, i cui trucchi<br />

contemplavano persone e oggetti di grandi dimensioni.<br />

«Perché questo dovrebbe essere importante per noi?»<br />

Kara annuì. «Perché l'illusionismo è molto di più di una tecnica fisica.<br />

Gli illusionisti studiano la psicologia del pubblico e inventano numeri in<br />

grado di ingannare gli spettatori... non solo i loro occhi ma anche la loro<br />

mente. Il loro obiettivo non è farvi ridere perché vedete scomparire una<br />

moneta; il loro obiettivo è convincervi in modo assoluto che tutto ciò a cui<br />

assistete e che credete vero sia in un modo mentre invece è l'esatto opposto.<br />

C'è una cosa che dovete tenere a mente e non dimenticarvi mai.»<br />

«Cosa?»<br />

«La diversione... Il signor Balzac dice che è il cuore dell'illusionismo.<br />

Avete mai sentito l'espressione: la mano è più veloce dell'occhio? Be', non<br />

è così. L'occhio è sempre più veloce. Così gli illusionisti ingannano l'oc-


chio distogliendolo da ciò che sta facendo la mano.»<br />

«Intendi dire una specie di distrazione?» domandò Sellitto.<br />

«In parte. Con la diversione potete dirigere l'attenzione degli spettatori<br />

dove desiderate e allontanarla da dove non volete si concentri. Ci sono un<br />

sacco di regole che Balzac mi sta insegnando, per esempio che il pubblico<br />

non nota ciò che gli è familiare ma è attratto dalla novità. Quindi non nota<br />

una serie di cose comuni ma si focalizza su ciò che è diverso dal solito. Ignora<br />

oggetti o persone che restano fermi ed è attratto dal movimento. Volete<br />

rendere qualcosa invisibile? Ripetetelo per quattro o cinque volte e alla<br />

fine gli spettatori si annoiano e si distraggono. Possono anche fissare le<br />

vostre mani e non vedere ciò che state facendo. Ed è in questo preciso<br />

momento che mettete in pratica il vostro inganno.<br />

«Okay, ci saranno un paio di diversioni che userà: per prima cosa, una<br />

diversione fisica. Guardate.» Kara si avvicinò ad Amelia, sollevò un braccio<br />

molto lentamente e indicò il muro, strizzando gli occhi. Quindi lasciò<br />

cadere la mano. «Ecco, avete tutti guardato il mio braccio e il punto che ho<br />

indicato. È una reazione perfettamente naturale. Così, probabilmente non<br />

avete notato che la mia mano sinistra ha preso la pistola di Amelia.»<br />

Amelia sobbalzò mentre abbassava lo sguardo e si rendeva conto che le<br />

dita di Kara avevano estratto per metà la Glock dalla fondina.<br />

«Fa' attenzione», disse Amelia, rinfoderando l'arma.<br />

«Ora, guardate quell'angolo.» Indicò di nuovo un punto con la mano destra.<br />

Questa volta, però, Rhyme e gli altri tennero lo sguardo fisso sulla sua<br />

mano sinistra.<br />

«Avete guardato la mia mano sinistra, vero?» Scoppiò a ridere. «Ma non<br />

avete notato il mio piede che spingeva quell'oggetto bianco dietro il tavolo.»<br />

«Una padella», borbottò Rhyme in tono acido, irritato per essere stato<br />

ingannato di nuovo ma contento di aver menzionato l'indelicata natura dell'oggetto<br />

spostato dalla ragazza.<br />

«Davvero?» domandò lei, per nulla turbata. «Be', non è soltanto una padella:<br />

è anche una diversione. Perché mentre la stavate guardando, io ho<br />

preso questa con l'altra mano. Oh, ecco! È molto importante?»<br />

Porse ad Amelia una bomboletta di Mace.<br />

La donna poliziotto si accigliò, abbassò lo sguardo sul suo cinturone per<br />

controllare se mancasse qualcos'altro, quindi rimise a posto la bomboletta.<br />

«Allora, questa è una diversione fisica. È piuttosto facile. Il secondo tipo<br />

di diversione è di carattere psicologico. Ed è più difficile. Gli spettatori


non sono stupidi. Sanno bene che cercherai di ingannarli. Insomma, questa<br />

è la ragione principale per cui sono venuti a vedere lo spettacolo, giusto?<br />

Così noi cerchiamo di ridurre o eliminare i sospetti degli spettatori. La cosa<br />

più importante da fare nella diversione psicologica è comportarsi con<br />

naturalezza. Parlare di cose che gli spettatori possono aspettarsi. Ma intanto,<br />

sotto la superficie, si può fare qualsiasi cosa...» La sua voce si spense<br />

quando si rese conto che «qualsiasi cosa» avrebbe potuto significare anche,<br />

com'era accaduto quella mattina, un omicidio.<br />

«Non appena facciamo qualcosa in modo innaturale, il pubblico ci smaschera»,<br />

continuò Kara. «Diciamo che voglia leggerti nel pensiero. In questo<br />

caso, ecco cosa faccio.» La giovane mise le mani sulle tempie di Amelia<br />

e chiuse gli occhi per un attimo.<br />

Fece un passo indietro e porse ad Amelia l'orecchino che le aveva appena<br />

tolto dal lobo sinistro.<br />

«Non mi sono accorta di niente.»<br />

«Ma il pubblico si accorgerebbe subito di come ho fatto, perché toccare<br />

qualcuno quando si cerca di leggere il pensiero, cosa a cui la maggior parte<br />

della gente comunque non crede, non è naturale. Ma se dicessi che parte<br />

del trucco comporta che io sussurri una parola che nessun altro deve sentire...»<br />

Si sporse verso l'orecchio di Amelia coprendosi la bocca con la mano<br />

destra. «Ecco, in questo caso il gesto sarebbe naturale.»<br />

«Ti è sfuggito l'altro orecchino, però», disse Amelia, scoppiando a ridere:<br />

si era portata una mano all'orecchio quando Kara si era avvicinata.<br />

«Lo so, ma ti ho fatto sparire la collana.»<br />

Nemmeno Lincoln Rhyme poté nascondere lo stupore — e il divertimento<br />

— nel guardare Amelia toccarsi il collo e il petto, sorridente ma<br />

preoccupata da quella continua perdita di accessori.<br />

Sellitto scoppiò a ridere come un ragazzino e Mel Cooper smise di analizzare<br />

gli indizi per assistere allo spettacolo improvvisato. La donna poliziotto<br />

si guardò attorno in cerca dei suoi gioielli, poi guardò Kara che le<br />

mostrò la mano destra vuota. «Svaniti», disse.<br />

«Tuttavia», intervenne Rhyme in tono sospettoso, «io ho notato che hai<br />

la mano sinistra chiusa a pugno e che la nascondi dietro la schiena. E questo,<br />

tra l'altro, è un gesto estremamente innaturale. Quindi sono portato a<br />

credere che la collana sia lì.»<br />

«Ah, lei è molto bravo», disse Kara. Poi scoppiò a ridere. «Ma non nel<br />

notare i movimenti, temo.» Aprì la mano sinistra, vuota come l'altra.<br />

Rhyme si accigliò.


«Tenere il pugno chiuso e nascosto è la diversione più importante di tutte.<br />

L'ho fatto perché sapevo che l'avrebbe notato e perché l'avrebbe costretta<br />

a focalizzare l'attenzione sulla mano sinistra. Chiamiamo questo stratagemma<br />

'forzare'. L'ho forzata a pensare che sarebbe riuscito a capire il mio<br />

metodo. Non appena lo ha pensato, la sua mente si è chiusa e ha smesso di<br />

prendere in considerazione altre possibili spiegazioni. E mentre lei — o<br />

chiunque altro — mi fissava la mano sinistra, ho avuto la possibilità di far<br />

scivolare la collana nella tasca di Amelia.»<br />

Amelia controllò e tirò fuori la collana.<br />

Cooper applaudì. Rhyme grugnì, impressionato suo malgrado.<br />

Kara indicò la lavagna con un cenno del capo. «È questo che farà l'assassino.<br />

Userà delle diversioni. Voi penserete di aver capito che cosa sta<br />

combinando ma questo fa solo parte del suo piano. Proprio come ho fatto<br />

io, si servirà dei vostri sospetti e della vostra intelligenza per far funzionare<br />

i suoi trucchi. Il signor Balzac dice che i migliori illusionisti sanno eseguire<br />

un trucco indicando chiaramente il metodo che stanno usando, spiegando<br />

ciò che hanno intenzione di fare. Ma il pubblico non crede mai alle<br />

loro parole. Gli spettatori guardano nell'altra direzione. Quando questo accade,<br />

il gioco è fatto. Il pubblico ha perso e l'illusionista ha vinto.» Il riferimento<br />

al suo mentore sembrò inquietarla e la giovane donna guardò l'orologio<br />

e fece una smorfia. «Adesso devo tornare al negozio. Sono stata<br />

via anche troppo.»<br />

Amelia la ringraziò e Sellitto disse: «Ti farò accompagnare al negozio<br />

con una delle nostre auto».<br />

«Be', facciamo vicino al negozio. Non voglio che lui sappia dove sono<br />

stata... Oh, un'ultima cosa. È arrivato un circo in città. Il Cirque Fantastique.<br />

So che hanno un numero di trasformismo. Vi consiglio di andare a<br />

vederlo.»<br />

Amelia annuì. «Sì l'ho notato, è proprio dall'altra parte della strada, a<br />

Central Park.»<br />

Spesso in primavera e in estate il parco veniva usato per grandi concerti<br />

e altre manifestazioni. Rhyme e Amelia una volta avevano «assistito» a un<br />

concerto di Paul Simon dalla finestra aperta della camera da letto.<br />

Rhyme borbottò: «Ah, ecco chi suonava quell'orribile musica tutta la sera».<br />

«Non ti piace il circo?» chiese Sellitto.<br />

«Ovviamente non mi piace», ribatté lui bruscamente. «A chi può piacere?<br />

Pessimo cibo, clown, acrobati che minacciano di morire sotto gli occhi


dei bambini... Ma», si rivolse a Kara, «questo è un ottimo suggerimento.<br />

Grazie... Uno di noi comunque avrebbe dovuto pensarci prima», aggiunse<br />

in tono caustico osservando gli altri membri della squadra.<br />

La osservò mentre si metteva a tracolla una brutta borsa bianca e nera.<br />

Pronta a fuggire da lui, a tornare nel mondo dei non-storpi, portandosi via<br />

lo Sguardo e il Sorriso.<br />

Non preoccuparti. Di' pure allo storpio quello che sai e levati dai piedi.<br />

Lei esitò, guardò ancora una volta la lavagna degli indizi, un'ombra che<br />

le incupiva gli incredibili occhi azzurri, quindi si incamminò verso la porta.<br />

«Aspetta», la fermò Rhyme.<br />

Lei si voltò.<br />

«Vorrei che restassi.»<br />

«Cosa?»<br />

«Vorrei che lavorassi con noi a questo caso. Almeno per oggi. Potresti<br />

andare con Lon o con Amelia a parlare con la gente del circo. E tra l'altro<br />

potremmo scoprire altre prove di carattere magico.»<br />

«Oh, no. Non posso proprio. E già stato abbastanza difficile allontanarmi<br />

per poco tempo. Non posso assentarmi dal negozio più di così.»<br />

Rhyme insistette. «Il tuo aiuto potrebbe farci comodo. Abbiamo solo<br />

cominciato a scalfire la superficie, con questo tizio.»<br />

«Tu hai visto il signor Balzac», disse Kara ad Amelia.<br />

In nomine patri...<br />

«Sai, Linc», intervenne Sellitto a disagio, «credo che sia meglio non<br />

coinvolgere troppi civili durante le indagini. Ci sono dei regolamenti in<br />

proposito.»<br />

«Ma una volta non hai assunto una medium?» domandò Rhyme seccamente.<br />

«Non l'ho assunta io, cazzo. È stato qualcuno del quartier generale.»<br />

«E poi hai chiesto aiuto all'impiegato del cinodromo e...»<br />

«Continui a dire 'tu'. No, io non assumo civili. A parte te. Cosa che mi<br />

causa già abbastanza guai.»<br />

«Ah, non ci sono mai abbastanza guai quando si lavora in polizia, Lon.»<br />

Lanciò un'occhiata a Kara. «Per favore. È molto importante.»<br />

La giovane donna esitò. «Pensate davvero che ucciderà ancora?»<br />

«Sì», rispose lui, «ne siamo convinti.»<br />

Alla fine Kara annuì. «Se devo essere licenziata, almeno sarà per una<br />

buona causa.» Poi emise una breve risata. «Sapete... Robert-Houdin ha fat-


to la stessa cosa.»<br />

«Chi sarebbe?»<br />

«Un famoso mago e illusionista francese. Ha anche aiutato la polizia, be-<br />

', insomma l'esercito francese. Non so di preciso quando, ma nell'Ottocento<br />

c'erano degli estremisti algerini, i marabutti. Volevano convincere le tribù<br />

locali a insorgere contro i francesi e affermavano di possedere poteri magici.<br />

Il governo francese ha mandato Robert-Houdin in Algeria per affrontare<br />

una specie di duello magico. Per dimostrare alle tribù che i francesi avevano<br />

una magia migliore... più potente. E ha funzionato. Robert-Houdin aveva<br />

trucchi più stupefacenti di quelli dei marabutti.» Poi si accigliò. «Se non<br />

sbaglio, però, loro lo hanno quasi ucciso.»<br />

«Non preoccuparti», la rassicurò Amelia. «Farò in modo che questo a te<br />

non accada.»<br />

Poi Kara guardò la lavagna. «Lo fate in tutti i vostri casi? Scrivete tutte<br />

le prove e gli indizi che avete scoperto?»<br />

«Esatto», confermò Amelia.<br />

«Ho un'idea... di solito gli illusionisti si specializzano in particolari settori<br />

della magia. Il Negromante sembra esperto di trasformismo e grandi<br />

numeri di illusionismo. È una cosa insolita. Appuntiamo le sue tecniche.<br />

Questo potrebbe aiutarci a restringere la lista dei sospetti.»<br />

«Già», disse Sellitto, «un profilo. Ottimo.»<br />

La giovane fece una smorfia. «Dovrò trovare qualcuno che mi sostituisca<br />

al negozio. Il signor Balzac doveva uscire con il suo amico e lasciare<br />

me a badare al negozio... Oh, ragazzi, questa storia non gli piacerà.» Si<br />

guardò attorno. «C'è un telefono che posso usare? Sapete, uno di quelli<br />

speciali.»<br />

«Un telefono speciale?» chiese Thom.<br />

«Sì, in un'altra stanza. Così nessuno potrà sentirmi mentre mento al mio<br />

capo.»<br />

«Oh, uno di quei telefoni», disse l'aiutante circondandole le spalle con<br />

un braccio e accompagnandola verso la porta. «Quello che uso io è nell'atrio.»<br />

9<br />

Sentirono molti odori mentre camminavano: lillà in fiore, fumo dalle<br />

bancarelle dei venditori di pretzel e dai barbecue, lozioni abbronzanti.<br />

Attraversando l'erba umida del Central Park, Amelia e Kara si stavano


dirigendo verso l'enorme tendone bianco del Cirque Fantastique.<br />

Notando due innamorati che si stavano baciando su una panchina, Kara<br />

domandò: «Lui è qualcosa di più di un capo per te, vero?»<br />

«Lincoln? Sì, è così.»<br />

«Me ne sono accorta... Come vi siete conosciuti?»<br />

«Durante le indagini su un caso. Una serie di rapimenti. Qualche anno<br />

fa.»<br />

«Le sue condizioni rendono le cose difficili?»<br />

«No, per niente», si limitò a rispondere Amelia. Quella era la pura e<br />

semplice verità.<br />

«I dottori non possono fare niente per lui?»<br />

«C'è un'operazione chirurgica a cui sta pensando da qualche tempo. È<br />

molto rischiosa, però, e probabilmente non gli sarebbe di grande aiuto.<br />

L'anno scorso ha deciso di non sottoporvisi e da allora non ne ha più parlato.<br />

Per cui è tutto rimasto in sospeso. Prima o poi potrebbe cambiare idea.<br />

Vedremo quando sarà il momento.»<br />

«Non mi sembri molto favorevole a questo intervento.»<br />

«Infatti non lo sono. Troppi rischi e pochi benefici. Per come la vedo io,<br />

è solo una questione di calcolo dei rischi. Diciamo che vuoi arrestare un<br />

criminale e hai tutte le carte che ti servono, okay? I mandati, voglio dire.<br />

Sai che è in un certo appartamento. Be', entri buttando giù la porta anche<br />

quando non sai se sta dormendo o se lui e i suoi amici hanno degli MP5<br />

puntati contro la porta? Oppure aspetti i rinforzi e corri il rischio di dargli<br />

la possibilità di fuggire? Talvolta vale la pena correre dei rischi, talvolta<br />

no. Ma se Lincoln vorrà sottoporsi all'operazione, io sarò al suo fianco. È<br />

così che lavoriamo.»<br />

Amelia le spiegò che Rhyme si era sottoposto a una serie di trattamenti,<br />

tra cui la stimolazione elettronica dei muscoli e degli esercizi che Thom e<br />

alcuni fisioterapisti gli facevano svolgere, gli stessi esercizi che con risultati<br />

notevoli stava facendo l'attore Christopher Reeve. «Reeve è un uomo<br />

straordinario», disse. «Ha una determinazione incredibile. E Lincoln è come<br />

lui. Non ne parla molto, ma talvolta scompare e chiede a Thom e ai fisioterapisti<br />

di fargli fare gli esercizi. Certe volte non lo sento per giorni interi.»<br />

«Un altro uomo scomparso, eh?» disse la giovane donna.<br />

«Esattamente», rispose Amelia sorridendo. Restarono in silenzio per un<br />

attimo e lei si chiese se Kara si aspettasse di sapere qualcosa di più sulla<br />

loro relazione. Di sentire racconti di perseveranza e ostacoli da superare,


qualche accenno alla difficile vita di un quadriplegico. Le reazioni della<br />

gente quando uscivano insieme. O persino qualche dettaglio sulla natura<br />

dei loro rapporti intimi. Tuttavia se anche era curiosa, non chiese nulla.<br />

In realtà, Amelia percepiva in lei qualcosa di simile all'invidia. Kara<br />

continuò: «Non ho avuto molta fortuna ultimamente con gli uomini».<br />

«Non esci con nessuno?»<br />

«Non ne sono sicura», rispose Kara, pensosa. «Il nostro ultimo incontro<br />

è stato a base di toast alla francese e mimose. A casa mia. Un brunch a letto.<br />

Molto romantico. Lui ha detto che mi avrebbe chiamata il giorno dopo.»<br />

«E non ti ha chiamata.»<br />

«Non mi ha chiamata. Ah, forse dovrei aggiungere che il succitato<br />

brunch è stato tre settimane fa.»<br />

«Tu lo hai chiamato?»<br />

«Non lo farei mai», rispose lei con fermezza. «È compito suo.»<br />

«Brava.» L'orgoglio e il potere sono come gemelli siamesi, Amelia lo<br />

sapeva.<br />

Kara rise. «C'è un vecchio numero che era solito fare un mago chiamato<br />

William Ellsworth Robinson. Era molto popolare. Si chiamava Come Liberarsi<br />

di una Moglie, altrimenti noto come La Macchina del Divorzio.»<br />

Un'altra breve risata. «La storia della mia vita. Sono capace di far svanire i<br />

miei fidanzati più in fretta di chiunque altro.»<br />

«Be', sai, a volte sono molto bravi a svanire da soli», commentò Amelia.<br />

«Ai ragazzi che ho incontrato quando lavoravo alla rivista e che incontro<br />

adesso lavorando in negozio interessano solo due cose. O un'avventura di<br />

una notte. Oppure l'esatto contrario — il fidanzamento, il matrimonio con<br />

tanto di casetta in periferia... Ti hanno mai fatto una proposta di matrimonio?»<br />

«Certo. Può essere spaventoso. Tutto dipende da chi ti chiede in moglie,<br />

naturalmente.»<br />

«Esatto, sorella. Quindi sia l'avventura di una notte sia gli impegni seri...<br />

sono un problema per me. Non voglio nessuna delle due cose. Be', un'avventura<br />

di tanto in tanto. Cerchiamo di essere realistici.»<br />

«Cosa mi dici dei tuoi colleghi?»<br />

«Ah, vedo che hai notato che li ho esclusi dalla mia equazione avventura/matrimonio.<br />

Gli altri maghi... No, li escludo. Troppi conflitti d'interesse.<br />

Dicono di amare le donne forti, ma la verità è che quasi nessuno di loro ci<br />

vuole, in questo ambiente. Il rapporto tra uomini e donne è di circa cento a


uno. Adesso le cose vanno meglio. Ci sono anche famose illusioniste.<br />

Princess Tenko, un'illusionista orientale... è davvero brillante. E poi alcune<br />

altre. Ma è un fenomeno recente. Venti o trent'anni fa una donna non avrebbe<br />

mai potuto essere la star di uno spettacolo, al massimo l'assistente.»<br />

Un'occhiata ad Amelia. «Un po' come in polizia, vero?»<br />

«Non va più tanto male oggigiorno. Con la mia generazione le cose sono<br />

cambiate. Negli anni Sessanta e Settanta le donne hanno rotto il ghiaccio.<br />

È stato un periodo difficile. Ma anch'io ho avuto la mia parte. Sono stata<br />

un'agente di pattuglia prima di passare alla scientifica. Se una donna lavorava<br />

a Hell's Kitchen a Midtown, come partner le affiancavano sempre un<br />

agente maschio con molta esperienza. Di tanto in tanto mi ritrovavo in<br />

coppia con uno scimmione che odiava lavorare con una donna. Non lo<br />

sopportava. Non mi rivolgeva la parola per tutto il turno. Otto ore passate a<br />

camminare su e giù per le strade e lui non mi diceva una parola. Quando<br />

andavamo a mangiare, io me ne stavo seduta lì e cercavo di essere gentile<br />

mentre lui se ne stava a mezzo metro da me a leggere la pagina sportiva e a<br />

sospirare perché doveva sprecare il suo tempo con una donna.» Fu assalita<br />

dai ricordi. «Lavoravo alla casa Sette-cinque...»<br />

«La cosa?»<br />

Amelia spiegò: «Il distretto. Noi li chiamiamo 'case'. E i poliziotti per la<br />

maggior parte non dicono Settantacinquesimo. Dicono sempre Settecinque<br />

o Settanta-cinque. Come dire che il Macy's è sulla Tre-quattro».<br />

«Okay.»<br />

«Comunque, il solito supervisore non c'era e noi avevamo un sergente<br />

temporaneo che era della vecchia scuola. Così, uno dei miei primi giorni<br />

alla Sette-cinque mi ritrovo a essere l'unica donna di un certo turno. E<br />

quando vado nella sala riunioni, trovo una decina di assorbenti attaccati al<br />

podio.»<br />

«No!»<br />

«Non scherzo. Il solito supervisore non avrebbe mai permesso che accadesse<br />

una cosa simile. Ma sotto molti aspetti, i poliziotti sono come dei ragazzini.<br />

Insistono finché un adulto non li ferma.»<br />

«Non è quello che si vede nei film.»<br />

«I film vengono fatti a Hollywood, non alla Sette-cinque.»<br />

«E tu cos'hai fatto quando hai visto gli assorbenti?»<br />

«Ho raggiunto la prima fila e ho chiesto al poliziotto che sedeva davanti<br />

al podio di lasciarmi il suo posto — era lì che mi sarei seduta comunque.<br />

Gli altri ridevano così forte che mi sorprende che nessuno se la sia fatta


addosso. Comunque, mi sono seduta e ho cominciato a prendere appunti su<br />

ciò che ci stava dicendo il sergente... sai, mandati in sospeso, rapporti con<br />

la comunità, angoli di strada in cui si spacciava droga. E circa due minuti<br />

più tardi nessuno stava più ridendo. La cosa era diventata imbarazzante.<br />

Non per me. Per loro.»<br />

«Sapevi chi era stato?»<br />

«Certo.»<br />

«E gli hai fatto rapporto?»<br />

«No. Vedi, questa è la parte più difficile dell'essere una donna poliziotto.<br />

Devi lavorare, con queste persone. Hai bisogno di loro, hai bisogno che ti<br />

guardino le spalle. Puoi lottare a ogni passo. Ma se lo fai, hai già perso. La<br />

parte più difficile non è avere le palle per combattere. E sapere quando<br />

combattere e quando lasciar correre.»<br />

L'orgoglio e il potere...<br />

«Come noi, credo. Nel nostro ambiente. Ma se sei in gamba, se riesci ad<br />

avere un pubblico, la direzione ti ingaggerà. Comunque è una specie di<br />

Comma 22. Non puoi dimostrare che riempirai il teatro se non ti ingaggiano,<br />

e loro non ti ingaggiano se non puoi dimostrare che farai il tutto esaurito.»<br />

Si avvicinarono all'immenso tendone luccicante e Amelia notò gli occhi<br />

della giovane donna illuminarsi mentre lo guardava.<br />

«Questo è il tipo di posto dove vorresti lavorare?»<br />

«Oh, ragazzi, certo. È la mia idea di paradiso. Il Cirque Fantastique e gli<br />

speciali in televisione.» Dopo un attimo di silenzio, si guardò attorno e disse:<br />

«Il signor Balzac mi sta insegnando molti vecchi trucchi e questo è importante:<br />

bisogna conoscerli alla perfezione. Però...» fece un cenno col capo<br />

per indicare il tendone «... questa è la direzione in cui sta andando la<br />

magia. David Copperfield, David Blaine... Performance art, magia di strada.<br />

Magia sexy».<br />

«Dovresti fare un'audizione qui.»<br />

«Io? Stai scherzando», rispose Kara. «Non sono nemmeno lontanamente<br />

pronta. Il numero che esegui dev'essere perfetto. Devi essere il migliore.»<br />

«Migliore di un uomo, vuoi dire?»<br />

«No, migliore di tutti, uomini e donne.»<br />

«Perché?»<br />

«Per il pubblico», spiegò Kara. «Il signor Balzac è come un disco rotto:<br />

lo devi al pubblico. Ogni respiro che fai sul palco è per il tuo pubblico.<br />

L'illusione non è abbastanza, devi dare il brivido. Se anche una sola perso-


na tra il pubblico nota i tuoi gesti, hai fallito. Se esiti per un secondo di<br />

troppo e l'effetto risulta smorzato, hai fallito. Se una persona su tre sbadiglia<br />

o guarda l'orologio, hai fallito.»<br />

«Non si può essere al cento per cento ventiquattr'ore al giorno, credo»,<br />

osservò Amelia.<br />

«Ma è necessario», si limitò a dire Kara, stupita dal fatto che qualcuno<br />

potesse pensarla diversamente.<br />

Arrivarono al Cirque Fantastique, dov'erano in corso le prove per lo<br />

spettacolo serale. C'erano decine di artisti, alcuni in costume, altri semplicemente<br />

in jeans e T-shirt.<br />

«Oh, ragazzi...» disse una voce senza fiato. Era la voce di Kara. Il suo<br />

volto era come quello di una ragazzina, gli occhi che osservavano il brillante<br />

tessuto bianco del tendone che ondeggiava al vento. Amelia trasalì<br />

quando alle sue spalle riecheggiò uno schiocco fragoroso. Alzò lo sguardo<br />

e vide due alti striscioni che sbattevano sospinti dal vento, rischiarati dalla<br />

luce abbagliante del sole. Su uno dei due striscioni c'era la scritta «Cirque<br />

Fantastique».<br />

Sull'altro c'era il grande disegno di un uomo magro con una tuta a scacchi<br />

bianchi e neri. Aveva le braccia protese in avanti, i palmi all'insù come<br />

per invitare il pubblico a entrare. Indossava una maschera dal grosso naso<br />

e dai lineamenti grotteschi che gli copriva la parte superiore del volto. Era<br />

un'immagine inquietante. Amelia pensò immediatamente al Negromante<br />

nascosto da uno dei suoi travestimenti.<br />

Anche il suo movente e i suoi piani erano indecifrabili.<br />

Kara notò lo sguardo di Amelia. «È Arlecchino», spiegò. «Conosci la<br />

commedia dell'arte?» chiese.<br />

«No», rispose Amelia.<br />

«È teatro italiano. È nata nel... non so, 1500 ed è durata per un paio di<br />

secoli. Il Cirque Fantastique la usa come tema principale.» Indicò due striscioni<br />

più piccoli ai lati del tendone, che mostravano altre maschere. Con i<br />

loro grossi nasi a becco, le sopracciglia arcuate, gli zigomi sporgenti, avevano<br />

un aspetto soprannaturale e sinistro. Kara continuò: «C'era una decina<br />

di personaggi ricorrenti che le tutte compagnie della commedia dell'arte<br />

usava nelle loro rappresentazioni. Indossavano delle maschere per mostrare<br />

al pubblico quale dei personaggi stavano interpretando».<br />

«Commedia?» chiese Amelia, inarcando un sopracciglio mentre osservava<br />

una maschera dall'aria particolarmente demoniaca.<br />

«Credo che oggi le definiremmo commedie nere. Arlecchino non era una


figura precisamente eroica. Non aveva alcun tipo di morale. Le sole cose<br />

che gli interessavano erano il cibo e le donne. Appariva e scompariva nei<br />

momenti più impensati. Un altro personaggio, Pulcinella, era estremamente<br />

sadico. Faceva scherzi davvero crudeli alla gente, persino alle sue amanti.<br />

Poi c'era un dottore che avvelenava le persone. L'unica voce della ragione<br />

era una donna, Colombina. Una delle cose che mi piacciono della<br />

commedia dell'arte è il fatto che la sua parte veniva davvero interpretata da<br />

una donna. Non come in Inghilterra, dove alle donne non era permesso fare<br />

teatro.»<br />

Lo striscione schioccò di nuovo. Gli occhi di Arlecchino sembravano<br />

fissi su un punto alle loro spalle, come se il Negromante le stesse seguendo,<br />

un'eco dell'inquietudine che aveva provato ispezionando la scuola di<br />

musica.<br />

No, non abbiamo idea di chi sia e di dove si trovi.<br />

Voltandosi, Amelia notò una guardia che si stava avvicinando. Notando<br />

la sua uniforme, si fece avanti. «Posso aiutarla, agente?»<br />

Lei chiese di poter parlare con il direttore. L'uomo le spiegò che in quel<br />

momento non c'era ma che avrebbe potuto farla parlare con la sua assistente.<br />

Amelia disse di sì e un attimo dopo arrivò una donna bassa, magra e dall'aria<br />

infastidita, con la carnagione scura da zingara.<br />

«Sì, posso aiutarvi?» domandò con un accento impossibile da identificare.<br />

Dopo le presentazioni, Amelia disse: «Stiamo indagando su una serie di<br />

crimini avvenuti in questa zona. Vorremmo sapere se nel vostro spettacolo<br />

si esibiranno degli illusionisti o dei trasformisti».<br />

La preoccupazione si dipinse sul volto della donna. «Sì, ce ne sono, naturalmente»,<br />

rispose. «Irina e Vlad Klodoya.»<br />

«Mi faccia lo spelling, per favore.»<br />

Kara annuì mentre Amelia scriveva quei nomi. «Certo, li conosco. Qualche<br />

anno fa lavoravano con il Circo di Mosca.»<br />

«Esatto», confermò l'assistente.<br />

«Sono stati qui tutta la mattina?»<br />

«Sì. Hanno provato fino a una ventina di minuti fa. Adesso sono in giro<br />

a fare shopping.»<br />

«È sicura che non si siano assentati in un altro momento?»<br />

«Sì. Ho il compito di controllare dove si trovano tutti i nostri artisti.»<br />

«Non c'è qualcun altro che abbia studiato illusionismo o trasformismo?


Voglio dire, anche qualcuno che non si esibisce.»<br />

«No, nessuno. Loro due sono gli unici.»<br />

«Okay», disse Amelia. «Dovremo mandare qui un paio di agenti. Saranno<br />

qui tra una quindicina di minuti. Se qualcuno dovesse infastidire i suoi<br />

dipendenti o il pubblico, o comportarsi in modo sospetto, avverta subito gli<br />

agenti.» Quella era stata un'idea di Rhyme.<br />

«Avvertirò tutti, sì. Ma potrebbe dirmi di cosa si tratta?»<br />

«Un uomo con una notevole esperienza di illusionismo è stato coinvolto<br />

in un omicidio. Non c'è nessun collegamento con il vostro spettacolo ma<br />

non vogliamo correre rischi.»<br />

Ringraziarono l'assistente che le salutò turbata, probabilmente rimpiangendo<br />

di aver aver voluto conoscere la ragione della loro visita.<br />

Una volta fuori, Amelia chiese: «Cosa sai dirmi di quei due artisti?»<br />

«Gli ucraini?»<br />

«Già. Possiamo fidarci di loro?»<br />

«Sono marito e moglie. Hanno uri paio di bambini che viaggiano con loro.<br />

Sono due dei migliori trasformisti del mondo. Ritengo impossibile che<br />

abbiano qualcosa a che fare con l'omicidio.»<br />

Amelia chiamò Rhyme e fu Thom a rispondere. Gli diede i nomi degli<br />

artisti ucraini e gli riferì ciò che aveva scoperto. «Chiedi a Mel o a qualcun<br />

altro di fare un controllo sui loro nomi con il centro nazionale informazione<br />

sul crimine, l'NCIC, e con il Dipartimento di Stato.»<br />

«Certo.»<br />

Amelia chiuse la comunicazione e insieme a Kara si diresse verso l'uscita<br />

ovest del parco. Nel cielo un grappolo di nuvole scure come le striature<br />

di un livido si stavano addensando nel cielo terso.<br />

Un altro rumoroso schiocco alle sue spalle... di nuovo gli striscioni sospinti<br />

dalla brezza, mentre l'allegro Arlecchino continuava a invitare i passanti<br />

a entrare nel suo magico regno.<br />

Vi siete riposati, Riveriti Spettatori?<br />

Vi siete rilassati? Bene, perché è arrivato il momento del nostro secondo<br />

numero.<br />

Forse non conoscete il nome di ET. Selbit, ma se siete stati a qualche<br />

spettacolo di magia o avete visto qualche illusionista alla televisione probabilmente<br />

avrete familiarità con alcuni dei trucchi che questo geniale inglese<br />

ha reso popolari nei primi anni del Novecento.<br />

Selbit ha cominciato la carriera esibendosi con il suo vero nome, Percy


Thomas Tibbles, ma ben presto ha scoperto che un nome così banale non<br />

si addiceva a un artista specializzato non in trucchi con le carte, in colombe<br />

che svaniscono o in bambini che levitano, ma in numeri sadomasochistici<br />

che scioccavano — e quindi attraevano — gli spettatori di tutto il<br />

mondo.<br />

Selbit — sì, il suo nome d'arte era il suo cognome al contrario — ha<br />

creato il famoso Puntaspilli Vivente, un numero in cui una ragazza viene<br />

apparentemente trafitta da ottantaquattro punte affilate. Un'altra delle sue<br />

creazioni è stata la Quarta Dimensione, un numero in cui il pubblico paralizzato<br />

dall'orrore vedeva una giovane donna che apparentemente moriva<br />

schiacciata da un'enorme scatola. Tra i numeri di Selbit che preferisco ce<br />

n'è uno che ha inaugurato nel 1922. Il nome dice già tutto, Riveriti Spettatori:<br />

L'Idolo di Sangue o Come Distruggere una Ragazza.<br />

Oggi ho il piacere di presentarvi una versione aggiornata della più rinomata<br />

illusione di Selbit che è stata presentata in decine di Paesi e persino<br />

alla Royal Command Variety Performance dell'Ippodromo di Londra.<br />

È nota come...<br />

Ah, ma no...<br />

No, Riveriti Spettatori, penso che vi lascerò nel dubbio, in attesa del<br />

momento opportuno per rivelarvi il nome di questa illusione. Ma voglio<br />

darvi un indizio: quando Selbit metteva in scena questo numero, ordinava<br />

ai suoi assistenti di versare sangue finto nei canali di scolo davanti al teatro<br />

per catturare l'attenzione di possibili spettatori. E questa strategia, naturalmente,<br />

era dì grande effetto.<br />

Godetevi il nostro prossimo numero.<br />

Spero che vi piacerà.<br />

Ma conosco una persona che di certo non lo gradirà.<br />

10<br />

Quanto ho dormito? si domandò il giovane.<br />

Lo spettacolo era finito a mezzanotte, poi aveva bevuto qualche drink al<br />

White Horse dov'era rimasto fino a chissà che ora, era arrivato a casa alle<br />

tre, era stato al telefono con Bragg per quaranta minuti, no, forse persino<br />

un'ora. E poi, alle otto e mezza, quelle dannate tubature avevano cominciato<br />

a fare un chiasso infernale.<br />

Allora quante ore di sonno erano?<br />

La matematica non era il forte di Tony Calvert, che alla fine decise che


forse era meglio non conoscere fino in fondo il proprio grado di stanchezza.<br />

Ma almeno stava lavorando a Broadway e non stava facendo spot pubblicitari<br />

dove a volte si cominciava a girare — Dio ce ne scampi — alle sei<br />

del mattino. Il suo impegno pomeridiano al Gielgud Theatre compensava il<br />

fatto che doveva lavorare sia il sabato sia la domenica.<br />

Osservò i suoi strumenti di lavoro e decise che gli sarebbe servito altro<br />

trucco per coprire i tatuaggi, dal momento che il ragazzo dal mento perfetto<br />

avrebbe dovuto esibirsi oggi, e le signore del Teaneck and Garden City<br />

avrebbero potuto mettere in dubbio la sua credibilità di protagonista che<br />

vuole sedurre l'ingenua starlet se avessero notato che sui suoi grossi bicipiti<br />

campeggiava la scritta «Io amo Robert».<br />

Chiuse la grande valigetta per il trucco gialla e si lanciò un'occhiata nello<br />

specchio vicino alla porta. Aveva un aspetto migliore di come si sentiva,<br />

doveva ammetterlo. La sua carnagione era ancora vagamente abbronzata<br />

per il sole che aveva preso durante il favoloso viaggio a St. Thomas che<br />

aveva fatto in febbraio. La sua corporatura snella celava la pancetta sporgente.<br />

(Cristo santo, non superare le quattro birre. Bene. Ma qualcuno può<br />

davvero vivere così?) Gli occhi però erano molto arrossati e segnati da<br />

profonde occhiaie. Un problema non difficile da risolvere. Un truccatore<br />

conosce centinaia di modi per far sembrare giovane chi è vecchio, bellissimo<br />

chi è banale e in forma chi è sfinito. Mise qualche goccia di collirio e<br />

poi diede il colpo di grazia allo sguardo affaticato passandosi il correttore<br />

stick sotto gli occhi.<br />

Si infilò la giacca di pelle, chiuse a chiave la porta e si incamminò nell'atrio<br />

del suo palazzo nell'East Village che ora, qualche minuto prima di<br />

mezzogiorno, era silenzioso. La maggior parte degli inquilini doveva essere<br />

già uscita e probabilmente si stava godendo il primo vero weekend di<br />

primavera dell'anno, o forse stava ancora dormendo per smaltire gli eccessi<br />

della notte passata.<br />

Come faceva sempre usò l'uscita posteriore che dava sul retro del palazzo.<br />

Mentre si dirigeva verso il marciapiede a poco più di una decina di metri<br />

da lui, notò qualcosa: un movimento in una delle rientranze che si aprivano<br />

sui lati del vicolo.<br />

Si fermò e scrutò nella semioscurità. Un animale. Gesù, era un topo?<br />

No, no, era un gatto, a quanto pareva ferito. Calvert si guardò attorno ma<br />

il vicolo era completamente deserto, nessuna traccia del proprietario del<br />

gatto.<br />

Oh, povera creatura!


Lui non era di certo un amante degli animali ma l'anno precedente si era<br />

occupato del terrier di un suo vicino di casa e ricordava che l'uomo gli aveva<br />

detto che il veterinario di Bilbo si trovava sulla St. Marks. Decise che<br />

avrebbe portato il gatto dal veterinario mentre si dirigeva verso la metropolitana.<br />

Magari sua sorella lo avrebbe adottato. Aveva adottato anche dei<br />

bambini. Perché non un gatto?<br />

Attardarsi in un vicolo non era la cosa più saggia da fare in un quartiere<br />

come quello, ma oltre a lui non sembrava esserci anima viva. Si mosse lentamente<br />

per non spaventare l'animale. Il gatto giaceva su un fianco e miagolava<br />

debolmente.<br />

Poteva prenderlo in braccio? L'animale lo avrebbe graffiato? Ricordava<br />

di aver letto qualcosa a proposito della febbre da graffi di gatto. Tuttavia la<br />

creatura sembrava troppo stremata per potergli fare del male.<br />

«Ehi, che ti è capitato, amico?» chiese con voce rassicurante. «Sei ferito?».<br />

Si accovacciò, appoggiando sul selciato la valigetta per il trucco, e allungò<br />

una mano con cautela nel caso il gatto avesse tentato di graffiarlo.<br />

Lo toccò ma subito ritrasse la mano, sconvolto. L'animale era freddo come<br />

il ghiaccio ed emaciato — aveva sentito le ossa sotto il pelo. Era morto?<br />

No, no, la zampa si muoveva ancora. E stava ancora miagolando.<br />

Lo toccò di nuovo. Ma, un attimo, quelle che sentiva sotto il pelo non<br />

erano ossa ma barre. E all'interno del suo corpo c'era una scatola metallica.<br />

Che cazzo era?<br />

Era su Candid Camera? O qualche stronzo gli stava facendo uno scherzo?<br />

Poi alzò lo sguardo e vide qualcuno a tre metri da lui. Calvert trasalì e<br />

arretrò. Era un uomo accovacciato.<br />

No, no, si rese conto che ciò che stava vedendo era la sua immagine riflessa<br />

in uno specchio a figura intera in fondo al vicolo buio. Calvert vide<br />

il riflesso del proprio viso sconvolto, gli occhi sgranati, impietriti. Cominciò<br />

a rilassarsi ed emise una risatina, ma poi si accigliò vedendosi cadere<br />

lentamente all'indietro, quando lo specchio scivolò sul selciato, cadendo e<br />

andando in mille pezzi.<br />

L'uomo di mezza età con la barba che era rimasto nascosto dietro lo<br />

specchio si avventò su di lui, sollevando un lungo tubo di metallo.<br />

«No! Aiuto!» gridò il giovane, cercando di allontanarsi. «Mio Dio, mio<br />

Dio!»<br />

Il tubo calò in un rapido arco direttamente sulla sua testa.


Calvert afferrò la valigetta del trucco e la spinse verso il suo aggressore,<br />

deviando il colpo. Riuscì ad alzarsi in piedi e cominciò a correre. L'assalitore<br />

si lanciò all'inseguimento ma scivolò sul selciato umido e cadde sbattendo<br />

con violenza un ginocchio.<br />

Prendi il portafogli! Prendilo! Calvert estrasse da una tasca il portafogli<br />

e se lo lanciò alle spalle. Ma l'uomo lo ignorò, si rimise in piedi e continuò<br />

a seguirlo. Era tra Calvert e la strada: l'unica via di fuga per il giovane uomo<br />

era riuscire a rientrare nel palazzo.<br />

Oh, Gesù, Gesù, Signore...<br />

«Aiutatemi, aiutatemi, aiutatemi!»<br />

Le chiavi! pensò. Prendile subito! Togliendosele dalla tasca dei jeans, si<br />

lanciò una breve occhiata alle spalle. L'uomo era solo a una decina di metri<br />

da lui. Se non apro la porta al primo tentativo, è la fine... sono morto.<br />

Calvert non rallentò. Sbatté con violenza contro la porta di metallo e,<br />

come per miracolo, infilò la chiave nella toppa in un istante, girandola subito.<br />

La serratura scattò, lui tolse la chiave e con un balzo attraversò la soglia,<br />

richiudendosi con forza la porta d'acciaio alle spalle. La porta si chiuse<br />

automaticamente.<br />

Con il cuore che gli batteva violentemente nel petto, si fermò per un attimo,<br />

cercando di riprendere fiato, chiedendosi se fosse un rapinatore, uno<br />

che ce l'aveva coi gay, un tossico. Non aveva importanza. Non ho intenzione<br />

di permettere a quello stronzo di passarla liscia, pensò. Percorse il<br />

corridoio diretto al suo appartamento. Anche la sua porta si aprì alla svelta.<br />

Si precipitò all'interno e chiuse a chiave.<br />

Si diresse subito in cucina, afferrò il telefono e chiamò il 911. Un attimo<br />

dopo, la voce di una donna disse: «Pronto intervento, polizia e vigili del<br />

fuoco».<br />

«Un uomo! Un uomo mi ha appena aggredito! È qua fuori.»<br />

«È ferito?»<br />

«No, ma dovete mandare la polizia!» gridò lui. «Sbrigatevi!»<br />

«L'uomo è lì con lei?»<br />

«No, non è riuscito a entrare. Ho chiuso le porte a chiave. Ma potrebbe<br />

essere ancora nel vicolo! Dovete sbrigarvi!»<br />

Cos'è stato? Si chiese. Sentì un'improvvisa brezza accarezzargli il viso.<br />

Era una sensazione familiare e subito si rese conto che era la corrente d'aria<br />

che sentiva quando qualcuno apriva la porta d'ingresso del suo appartamento.<br />

L'operatrice del 911 chiese: «Pronto, signore, è ancora lì? Può...»


Calvert si voltò di scatto verso la porta e lanciò un urlo, vedendo l'uomo<br />

barbuto con il tubo a pochi passi da lui, che, con calma, scollegava dalla<br />

parete il cavo del telefono. Le porte! Come aveva fatto ad aprire le serrature?<br />

Calvert arretrò per quanto gli fu possibile e si ritrovò con la schiena contro<br />

il frigorifero; non aveva alcuna via di fuga.<br />

«Cosa vuoi?» sussurrò, notando le cicatrici sul collo dell'uomo, la mano<br />

sinistra deforme. «Che cosa vuoi?»<br />

L'aggressore lo ignorò per un attimo e si guardò attorno; prima lanciò<br />

un'occhiata al tavolo della cucina, poi al tavolino di legno del soggiorno.<br />

Qualcosa di ciò che vide parve rallegrarlo. Quindi si voltò e, quando calò il<br />

tubo sulle braccia alzate di Calvert, il suo gesto sembrò quasi un distratto<br />

ripensamento.<br />

Arrivarono a sirene spente.<br />

Due auto di pattuglia, due agenti su ciascuna.<br />

Il sergente scese dalla macchina prima che si fermasse completamente.<br />

Erano passati solo sei minuti da quando era giunta la chiamata al 911. La<br />

centrale sapeva da quale palazzo e da quale appartamento era partita la telefonata<br />

grazie all'identificatore di chiamate.<br />

Sei minuti... Se fossero stati fortunati, avrebbero trovato la vittima viva e<br />

in buone condizioni. Se fossero stati meno fortunati, almeno il colpevole<br />

sarebbe stato ancora nell'appartamento, impegnato a impossessarsi degli<br />

oggetti di valore della vittima.<br />

Chiamò con il suo Motorola: «Sergente Quattro Cinque Tre Uno a Centrale.<br />

Sono dieci-ottanta-quattro sulla scena dell'aggressione sulla Nona<br />

strada, passo».<br />

«Roger, Quattro Cinque Tre Uno. L'ambulanza sta arrivando. Ci sono<br />

feriti? Passo.»<br />

«Non lo so ancora. Chiudo.»<br />

«Roger, Quattro Cinque. Chiudo.»<br />

Il sergente mandò uno dei suoi uomini sul retro del palazzo per sorvegliare<br />

la porta di servizio e le finestre posteriori e disse a un altro di fermarsi<br />

davanti all'ingresso. Il terzo agente entrò nel palazzo con il sergente.<br />

Se fossero stati fortunati, il criminale sarebbe saltato dalla finestra e si<br />

sarebbe rotto una caviglia. Il sergente non era dell'umore adatto per gettare<br />

a terra un delinquente in una giornata così bella.<br />

Quella era Alphabet City: prendeva il nome dalle strade che andavano da


nord a sud, A, B, C. Le cose stavano lentamente migliorando, tuttavia<br />

quello restava uno dei quartieri più pericolosi di Manhattan. Quando arrivarono<br />

alla porta, entrambi avevano già sfoderato le pistole d'ordinanza.<br />

Se fossero stati fortunati, il criminale sarebbe stato armato solo di un<br />

coltello. O di qualcosa di simile a ciò che quel relitto umano strafatto di<br />

crack aveva usato per minacciarlo la settimana precedente: la bacchetta di<br />

un ristorante cinese e il coperchio di un bidone dell'immondizia usato come<br />

scudo.<br />

Be', avevano già avuto un colpo di fortuna a non dover cercare qualcuno<br />

che aprisse loro la porta d'ingresso. Una donna anziana, che si stava trascinando<br />

dietro una pesante borsa della spesa da cui sporgeva un grosso ananas,<br />

stava uscendo dal palazzo proprio in quel momento. Battendo le palpebre<br />

sorpresa, tenne la porta aperta ai due poliziotti, che si affrettarono a<br />

entrare e risposero alla sua domanda a proposito della loro presenza con un<br />

vago: «Non c'è niente di cui preoccuparsi, signora».<br />

Se siamo fortunati...<br />

L'appartamento 1J era al piano terra, sul retro dell'edificio. Il sergente si<br />

posizionò a sinistra della porta. L'altro agente dalla parte opposta. Si<br />

scambiarono un'occhiata e annuirono. Il sergente bussò con forza con le<br />

grosse nocche. «Polizia. Apra la porta. La apra subito!»<br />

Nessuna risposta.<br />

«Polizia!»<br />

Provò a ruotare la maniglia. Un altro colpo di fortuna. La porta non era<br />

chiusa a chiave. Il sergente l'aprì ed entrambi gli uomini si tennero indietro,<br />

in attesa. Alla fine il sergente sbirciò oltre l'angolo.<br />

«Oh, Cristo santissimo», sussurrò quando vide cosa c'era al centro del<br />

soggiorno.<br />

La parola «fortuna» svanì in un istante dalla sua mente.<br />

Il segreto del successo di un numero di trasformismo è apportare all'aspetto<br />

e all'atteggiamento cambiamenti significativi ma semplici mentre allo<br />

stesso tempo si distrae il pubblico con una qualche diversione.<br />

E nessun cambiamento era più significativo di quello di trasformarsi in<br />

un'anziana signora di settantacinque anni.<br />

Malerick aveva saputo fin dall'inizio che la polizia sarebbe arrivata in<br />

fretta, così, dopo il breve numero nell'appartamento di Tony Calvert, aveva<br />

indossato rapidamente uno dei suoi travestimenti da fuga: un abito blu dal<br />

colletto alto e una parrucca bianca. Aveva arrotolato i jeans elasticizzati al


di sopra dell'orlo del vestito, scoprendo i collant opachi che indossava. Si<br />

era tolto la barba scoprendo il viso su cui aveva applicato uno spesso strato<br />

di fard rosso da vecchia signora eccentrica. Aveva usato volutamente troppa<br />

matita per mettere in risalto le sopracciglia. E delle sottilissime linee<br />

tracciate con una sottile matita color terra di Siena gli avevano conferito<br />

rughe da ultrasettantenne. Quindi aveva dato il tocco finale con un rapido<br />

cambio di scarpe.<br />

Quanto alla diversione, aveva trovato una borsa della spesa e ne aveva<br />

riempito la parte inferiore con fogli di giornale appallottolati tra cui aveva<br />

nascosto il tubo e l'altra arma usata per il numero, poi aveva aggiunto un<br />

grande ananas fresco preso dalla cucina di Calvert. Se avesse incontrato altre<br />

persone mentre lasciava il palazzo, gli avrebbero lanciato una rapida<br />

occhiata ma subito la loro attenzione sarebbe stata attratta dal grosso ananas,<br />

proprio ciò che era accaduto quando aveva gentilmente tenuto la porta<br />

aperta ai due poliziotti.<br />

Ora, a circa mezzo chilometro dall'edificio, ancora vestito da donna, si<br />

fermò e si appoggiò al muro di un palazzo come se stesse cercando di riprendere<br />

fiato. Fatto questo, imboccò un vicolo poco illuminato. Con un<br />

unico strattone, il vestito tenuto insieme da minuscole strisce di velcro si<br />

staccò. Nascose l'indumento e la parrucca sotto la fascia elastica larga trenta<br />

centimetri che teneva attorno allo stomaco e che compresse gli oggetti<br />

rendendoli invisibili sotto la sua camicia.<br />

Srotolò i pantaloni, si prese da una tasca i dischetti struccanti e si pulì il<br />

volto fino a far sparire il fard, le rughe e la matita con cui si era truccato le<br />

sopracciglia, controllando il risultato in uno specchietto. Lasciò cadere i<br />

dischetti nella borsa della spesa, che poi infilò in un sacco verde della<br />

spazzatura. Trovò un'auto parcheggiata in sosta vietata, aprì la serratura del<br />

bagagliaio e vi gettò dentro il sacco. Gli agenti non avrebbero mai pensato<br />

di perquisire i bagagliai delle auto parcheggiate, e comunque era probabile<br />

che quel veicolo venisse rimosso prima del ritorno del suo proprietario.<br />

Tornato sulla strada principale, si incamminò verso la metropolitana.<br />

E come vi è sembrato il nostro secondo numero, Riveriti Spettatori?<br />

A suo avviso era andato tutto molto bene, considerando anche il fatto<br />

che, poiché lui era scivolato su quel maledetto selciato, l'altro artista era<br />

scappato ed era riuscito a nascondersi dietro ben due porte.<br />

Ma quando Malerick aveva raggiunto la porta sul retro del palazzo di<br />

Calvert, aveva già preso i suoi strumenti per forzare la serratura.<br />

Malerick aveva studiato per anni la difficile arte di aprire le serrature.


Era stato uno dei primi insegnamenti che il suo mentore gli aveva trasmesso.<br />

Per riuscire nell'impresa servono due strumenti: un sottile tirante che<br />

viene inserito nella serratura e girato in modo da esercitare una pressione<br />

costante sulle copiglie, e il grimaldello, che spinge da parte ogni copiglia<br />

in modo che la serratura possa scattare nella posizione di apertura.<br />

Spingere da parte le copiglie una alla volta può essere un'operazione<br />

molto lunga, però; così Malerick aveva approfondito lo studio di una tecnica<br />

assai difficile chiamata «pulitura», in cui si muove velocemente avanti<br />

e indietro il grimaldello per spostare le copiglie più in fretta. La pulitura<br />

funziona solo quando lo scassinatore intuisce con esattezza la giusta combinazione<br />

del momento torcente sul cilindro e la giusta pressione sulle copiglie.<br />

Usando strumenti lunghi solo pochi centimetri, Malerick aveva impiegato<br />

meno di trenta secondi per aprire la serratura della porta sul retro e<br />

quella dell'appartamento di Calvert.<br />

Vi sembra impossibile, Riveriti Spettatori?<br />

Ma è questo il compito degli illusionisti, sapete: realizzare l'impossibile.<br />

Fermandosi davanti all'ingresso della metropolitana comprò una copia<br />

del New York Times che si mise a sfogliare mentre in realtà osservava i<br />

passanti. A quanto pareva nessuno lo aveva seguito. Scese le scale di corsa<br />

per prendere il treno. Un illusionista veramente cauto forse avrebbe aspettato<br />

qualche istante di più per essere assolutamente sicuro di non essere<br />

seguito. Ma Malerick non aveva così tanto tempo. Il prossimo numero sarebbe<br />

stato molto difficile — aveva scelto di affrontare grandi sfide — e<br />

doveva prepararsi.<br />

Non voleva correre il rischio di deludere il suo pubblico.<br />

11<br />

«È terribile, Rhyme.»<br />

Ferma in piedi sulla soglia dell'appartamento 1J nel cuore di Alphabet<br />

City, Amelia Sachs stava parlando nel microfono.<br />

Qualche ora prima, quella mattina, Lon Sellitto aveva dato ordine a tutti<br />

i centralini del quartier generale di chiamarlo immediatamente nel caso avessero<br />

avuto notizie di omicidi commessi in città. Quando lo avevano informato<br />

di quel particolare delitto, lui e gli altri avevano concluso che dovesse<br />

essere opera del Negromante: il modo misterioso in cui l'assassino si<br />

era introdotto nell'appartamento dell'uomo era un indizio chiaro. La certezza,<br />

comunque, era giunta quando si era scoperto che l'orologio della vitti-


ma era stato rotto, proprio come il Negromante aveva già fatto con la studentessa<br />

quella mattina.<br />

L'unica differenza con il primo delitto era la causa della morte. Che aveva<br />

suscitato quel commento da parte di Amelia. Mentre Sellitto dava ordini<br />

agli altri detective e agli agenti di pattuglia nell'atrio, era andata a esaminare<br />

il corpo della sventurata vittima — un giovane di nome Anthony Calvert.<br />

Giaceva sulla schiena al centro del tavolino del soggiorno, braccia e<br />

gambe aperte, le mani e i piedi legati alle gambe del mobile. Il suo addome<br />

era stato segato completamente fino alla spina dorsale.<br />

Amelia descrisse la ferita a Rhyme.<br />

«Bene», disse il criminologo con voce priva di emozioni. «Interessante.»<br />

«Interessante?»<br />

«Direi che sta continuando con il tema della magia. Corde nel primo omicidio.<br />

E ora qualcuno tagliato a metà.» Alzò la voce rivolgendosi a<br />

qualcuno dall'altra parte della stanza, presumibilmente Kara. «È un trucco<br />

di magia, giusto? Tagliare una persona in due?» Una pausa, poi tornò a rivolgersi<br />

ad Amelia: «Ha detto che è un classico trucco da illusionisti».<br />

Amelia si rese conto che Rhyme aveva ragione: era rimasta talmente<br />

scioccata da ciò che aveva visto che non era riuscita a individuare il collegamento<br />

tra i due omicidi.<br />

Un trucco da illusionisti...<br />

Anche se il termine «mutilazione grottesca» descriveva molto meglio<br />

quello spettacolo.<br />

Mantieni il distacco, si disse. Un sergente sarebbe in grado di mantenere<br />

il distacco.<br />

Ma poi un pensiero la attraversò. «Rhyme, credi che...»<br />

«Che cosa?»<br />

«Credi che fosse ancora vivo quando l'assassino ha cominciato a tagliare?<br />

Ha le mani legate alle gambe del tavolo.»<br />

«Oh, vuoi dire che potrebbe averci lasciato qualcosa, una qualche traccia<br />

sull'identità del killer? Molto bene.»<br />

«No», mormorò, «pensavo al dolore.»<br />

«Oh. Quello.»<br />

Oh, quello...<br />

«Ce lo diranno le analisi.»<br />

Poi lei notò una ferita alla tempia di Calvert, provocata da un oggetto<br />

smussato. La ferita non aveva sanguinato molto, il che suggeriva che il suo<br />

cuore aveva smesso di battere non appena il cranio era stato fracassato.


«No, Rhyme, sembra che il taglio sia stato eseguito post-mortem.»<br />

Sentì la voce del criminologo che parlava con il suo assistente dicendogli<br />

di aggiungere quel dettaglio alla lavagna delle prove. Disse anche qualcos'altro,<br />

ma Amelia non gli prestò attenzione. La vista della vittima la<br />

stava stringendo in una morsa a cui non riusciva a sfuggire. Ma questo era<br />

ciò che voleva. Sì, avrebbe potuto ignorare la vittima — come tutti i poliziotti<br />

della scientifica dovevano fare — e di lì a poco lo avrebbe fatto. Ma<br />

Amelia era convinta che la morte meritasse un momento di immobilità.<br />

Non lo faceva per ragioni di tipo spirituale o per un astratto rispetto nei<br />

confronti dei morti; no, lo faceva per se stessa, perché il suo cuore non diventasse<br />

duro come una pietra, cosa che accadeva fin troppo spesso a chi<br />

faceva il suo lavoro.<br />

Si rese conto che Rhyme le stava parlando. «Cosa?» domandò.<br />

«Mi stavo chiedendo se hai trovato qualche arma.»<br />

«Non ce n'è traccia, ma non ho ancora analizzato la scena.»<br />

Un sergente e un agente in uniforme raggiunsero Sellitto sulla soglia.<br />

«Abbiamo parlato con gli altri inquilini», disse uno di loro. Indicò con un<br />

cenno del capo il cadavere, poi lo guardò meglio e trasalì. Amelia si disse<br />

che probabilmente il poliziotto non aveva ancora visto da vicino quella<br />

carneficina. «La vittima era un tipo gentile, tranquillo. Sembra che piacesse<br />

a tutti. Era gay ma non si prostituiva e non faceva niente di strano. Da<br />

qualche tempo era single.»<br />

Amelia annuì, poi disse nel microfono: «Sembra che non conoscesse il<br />

suo assassino, Rhyme».<br />

«Non pensavamo che questo fosse comunque probabile, ricordi?» ribatté<br />

il criminologo. «Il Negromante ha piani ben diversi... quali che siano.»<br />

«Che lavoro faceva?» domandò lei agli altri agenti.<br />

«Faceva il truccatore in alcuni teatri di Broadway. Abbiamo trovato la<br />

sua valigetta nel vicolo. Sa, lacca per capelli, trucco, pennelli. Stava andando<br />

al lavoro.»<br />

Amelia si domandò se Calvert avesse mai lavorato per i fotografi di moda<br />

e, se sì, se l'avesse mai truccata quando lavorava all'agenzia di moda<br />

Chantelle su Madison Avenue. A differenza di molti fotografi e della maggior<br />

parte della gente che lavorava per le agenzie, i truccatori trattavano le<br />

modelle come esseri umani. Una volta un dirigente aveva detto: «D'accordo,<br />

pitturiamola e vediamo che aspetto ha», e il truccatore aveva ribattuto:<br />

«Scusi, non sapevo che la ragazza fosse un cancello».<br />

Un detective di origine asiatica del Nono Distretto, che copriva quella


parte della città, si fermò sulla porta mentre finiva di parlare al cellulare.<br />

«Che è successo qui?» domandò in tono leggero.<br />

«Che è successo», borbottò Sellitto. «Hai idea di come se ne sia andato?<br />

La vittima ha chiamato il 911. I tuoi agenti saranno arrivati qua nel giro di<br />

dieci minuti.»<br />

«Di sei minuti», puntualizzò il detective.<br />

Il sergente spiegò: «Siamo arrivati a sirene spente e abbiamo coperto tutte<br />

le porte e le finestre. Quando siamo entrati, il cadavere era ancora caldo.<br />

Parlo di trentasette gradi. Abbiamo fatto una ricerca porta a porta ma non<br />

abbiamo trovato traccia del responsabile».<br />

«Testimoni?»<br />

Il sergente annuì. «L'unica persona nell'atrio quando siamo arrivati qui<br />

era una vecchia signora. È stata lei a farci entrare. Quando tornerà parleremo<br />

anche con lei. Forse è riuscita a vedere l'assassino.»<br />

«Se n'è andata?» chiese Sellitto.<br />

«Già.»<br />

Rhyme aveva sentito. «Sai chi era, vero?»<br />

«Maledizione», ringhiò la donna poliziotto.<br />

Il detective disse: «No, è tutto okay. Abbiamo lasciato biglietti da visita<br />

sotto le porte di tutti gli inquilini. Ci richiamerà».<br />

«No, non lo farà», ribatté Amelia sospirando. «Era l'assassino.»<br />

«Lei?» chiese il sergente con voce acuta. Scoppiò a ridere.<br />

«Non era una lei», spiegò Amelia. «Era solo un travestimento da vecchia<br />

signora.»<br />

«Ehi, agente», disse Sellitto, «non diventiamo troppo paranoici. Questo<br />

tizio non può cambiare sesso o roba del genere.»<br />

«Sì, invece può. Ricordati di quello che ci ha spiegato Kara. Era lei, tenente.<br />

Vuoi scommettere?»<br />

La voce di Rhyme borbottò: «Non sono un bookmaker, Sachs».<br />

Sulla difensiva, il sergente spiegò: «La donna avrà avuto circa settant'anni.<br />

Aveva un grossa borsa della spesa. Un ananas...»<br />

«Guardate», esclamò Amelia, e indicò il bancone della cucina su cui c'erano<br />

due foglie appuntite. Accanto a esse, un cartellino fissato a un elastico,<br />

regalo della Dole, che offriva gustose ricette da preparare con ananas<br />

fresco.<br />

Dannazione. Avrebbero potuto prenderlo... gli erano passati accanto.<br />

«E», continuò Rhyme, «probabilmente in quella borsa della spesa aveva<br />

l'arma del delitto.»


Amelia riferì tutto al detective del Nono, che si stava incupendo sempre<br />

di più.<br />

«Non l'avete vista in faccia, giusto?» chiese poi al sergente.<br />

«In realtà, no. L'ho guardata appena. Era, sa, truccata con quella roba. La<br />

usava anche mia nonna, come si chiama?»<br />

«Fard?» chiese Amelia.<br />

«Esatto. E aveva le sopracciglia molto truccate... Be', adesso che lo sappiamo<br />

la troveremo. Non può essere andata... voglio dire non può essere<br />

andato molto lontano.»<br />

Rhyme intervenne: «Si è cambiato di nuovo, Sachs. Probabilmente ha<br />

buttato gli abiti da qualche parte non lontano da lì».<br />

Lei lo disse al detective asiatico. «Adesso è vestito in maniera diversa.<br />

Ma il sergente può darvi una descrizione degli abiti. Dovrebbe ordinare ai<br />

suoi uomini di controllare tutti i cassonetti dei vicoli qui attorno.»<br />

Il detective si accigliò e, con uno sguardo glaciale, squadrò Amelia dall'alto<br />

in basso. Un'occhiata di avvertimento lanciatale da Sellitto le ricordò<br />

che una parte importante del diventare sergente era non comportarsi come<br />

tale prima di esserlo effettivamente diventato. Alla fine il detective autorizzò<br />

la ricerca, poi prese la radio e diede l'ordine.<br />

Amelia indossò la tuta di tyvek e percorse la griglia nell'atrio e nel vicolo<br />

(dove trovò il più strano indizio che le fosse mai capitato di rinvenire:<br />

un gatto nero giocattolo). Quindi analizzò la terribile scena dell'appartamento<br />

del giovane, esaminò il corpo e raccolse tutte le prove.<br />

Si stava dirigendo alla sua auto quando Sellitto la fermò.<br />

«Ehi, aspetta un attimo, agente.» Chiuse la comunicazione sul suo cellulare<br />

— doveva aver avuto una discussione difficile, a giudicare da com'era<br />

accigliato. «Devo discutere col capitano e con la commissione del Dipartimento<br />

del caso del Negromante. Ma ho bisogno che tu faccia una cosa<br />

per me. Dobbiamo aggiungere una persona alla squadra, e vorrei che passassi<br />

tu a prenderlo.»<br />

«Certo. Ma perché qualcun altro?»<br />

«Perché abbiamo trovato due cadaveri nel giro di quattro ore e non abbiamo<br />

nessun fottutissimo sospetto», ribatté bruscamente lui. «E questo significa<br />

che i pezzi grossi non saranno per nulla contenti. E questa è la tua<br />

prima lezione per diventare un bravo sergente: quando i pezzi grossi non<br />

sono contenti, nemmeno tu sei contento.»<br />

Il Ponte dei Sospiri.


Era il passaggio sospeso che collegava le due alte torri del Centro di Detenzione<br />

di Manhattan di Centre Street, in piena Manhattan.<br />

Il Ponte dei Sospiri, il cammino percorso dai più grandi mafiosi a cui<br />

venivano attribuite centinaia di delitti. Percorso da giovani uomini spaventati<br />

che non avevano fatto niente di più che prendere una mazza da baseball<br />

per dare una lezione allo stronzo che aveva picchiato le loro sorelle o<br />

le loro cugine. Percorso da criminali che avevano ammazzato un turista per<br />

rubargli quarantadue dollari perché ho bisogno del crack, amico, ne ho bisogno,<br />

cazzo se ne ho bisogno...<br />

Amelia Sachs ora stava percorrendo il ponte diretta al Centro di Detenzione<br />

— tecnicamente il Bernard B. Kirek Complex, ma universalmente<br />

noto come le Tombe, soprannome ereditato dall'antica prigione della città<br />

che aveva avuto sede dall'altra parte della strada. Lì, in alto sopra il quartiere<br />

direzionale della città, diede il proprio nome a una guardia, consegnò<br />

la Glock (aveva lasciato la sua arma non ufficiale — un coltello a serramanico<br />

— nella Camaro) ed entrò nell'atrio, oltrepassando una rumorosa porta<br />

elettrica che si richiuse con un gemito.<br />

Pochi minuti dopo, l'uomo che era venuta a prendere uscì da una stanza<br />

per gli interrogatori poco lontano. Era snello, aveva circa quarant'anni, capelli<br />

castani che si andavano diradando e un vago sorriso che gli illuminava<br />

il volto simpatico. Indossava una giacca sportiva nera, una camicia azzurra<br />

e dei jeans.<br />

«Ehilà, Amelia», la salutò. «Sei venuta per darmi uno strappo fino a casa<br />

di Lincoln?»<br />

«Ciao, Rol. Sì, ci puoi scommettere.»<br />

Il detective Roland Bell si sbottonò la giacca e Amelia intravide il suo<br />

cinturone. Anche lui, in rispetto delle regole, non aveva armi. Ma Amelia<br />

notò due fondine vuote sui fianchi di Bell. Si ricordò che quando avevano<br />

lavorato insieme spesso si erano scambiati aneddoti sulle loro prodezze al<br />

poligono di tiro — per Bell un hobby e per Amelia uno sport che praticava<br />

a livello agonistico.<br />

Altri due uomini uscirono dalla stanza degli interrogatori e li raggiunsero.<br />

Uno indossava un completo ed era un detective che Amelia aveva già<br />

incontrato. Luis Martinez aveva i capelli a spazzola ed era un uomo silenzioso<br />

dagli occhi rapidi e attenti.<br />

Il secondo era vestito in modo informale: pantaloni kaki e una camicia<br />

nera Izod sotto una giacca a vento sbiadita. Venne presentato ad Amelia<br />

come Charles Grady, anche se lei lo conosceva già di vista; il viceprocura-


tore distrettuale era una specie di celebrità tra gli agenti di polizia di New<br />

York. Laureato a Harvard, snello e di mezza età, Grady era rimasto all'ufficio<br />

del procuratore per molto tempo rispetto alla maggior parte dei pubblici<br />

ministeri che si erano ben presto spostati verso pascoli più remunerativi.<br />

«Mastino» e «tenace» erano solo due delle molte etichette che i giornalisti<br />

gli avevano regolarmente affibbiato. Era stato paragonato a Rudolph<br />

Giuliani; tuttavia, a differenza dell'ex sindaco della città, Grady non aveva<br />

alcuna aspirazione politica. Era soddisfatto di lavorare nell'ufficio del procuratore<br />

e di potersi dedicare alla sua passione, che lui con semplicità descriveva<br />

come «mettere in prigione i cattivi».<br />

Cosa che sapeva fare dannatamente bene; il suo curriculum di condanne<br />

era uno dei migliori della storia della città.<br />

Bell si trovava lì per il caso di cui si stava occupando in quel momento<br />

Grady. Lo Stato stava processando un assicuratore quarantenne che viveva<br />

in una cittadina rurale a nord di New York. Andrew Constable era noto<br />

non tanto per le polizze che aveva stipulato quanto per la sua milizia locale,<br />

l'Alleanza Patriottica. Era accusato di concorso in omicidio e in crimini<br />

razziali e il caso era stato trasferito lì per una mozione di cambiamento di<br />

sede del processo.<br />

Con l'avvicinarsi della data del processo, Grady aveva cominciato a ricevere<br />

minacce di morte. Poi, qualche giorno prima, il procuratore aveva<br />

ricevuto una telefonata dall'ufficio di Fred Dellray, un agente dell'FBI che<br />

spesso lavorava con Rhyme e Sellitto. Dellray attualmente faceva parte di<br />

un gruppo speciale antiterrorismo, e alcuni suoi colleghi gli avevano confermato<br />

la serietà della minacce rivolte a Grady. Giovedì notte o forse nelle<br />

prime ore di venerdì mattina, l'ufficio di Grady era stato messo a soqquadro.<br />

A quel punto era stato chiamato Roland Bell.<br />

L'agente, originario del North Carolina, inizialmente era stato assegnato<br />

alla omicidi e aveva lavorato con Lon Sellitto, ma si era anche occupato di<br />

una squadra non ufficiale di detective del Dipartimento di Polizia di New<br />

York nota come SICUT, ovvero «Salviamo il Culo al Testimone».<br />

Bell aveva, per dirlo con parole sue, «una specie di talento a far restare<br />

vive le persone che altri vorrebbero morte».<br />

Quindi, oltre al suo normale lavoro di indagini con Sellitto e Rhyme, finiva<br />

per fare gli straordinari con la protezione testimoni.<br />

Ma ora le guardie del corpo di Grady erano al loro posto e i pezzi grossi<br />

della Centrale — i pezzi grossi scontenti — avevano deciso di intensificare<br />

gli sforzi nella ricerca del Negromante. Alla squadra Sellitto-Rhyme servi-


vano altri muscoli, e quella di Bell era la scelta più logica.<br />

«E così quello era Andrew Constatile», disse Grady a Bell, indicando<br />

con un cenno del capo la finestra sudicia della stanza degli interrogatori.<br />

Amelia si avvicinò alla finestra e, seduto a un tavolo con il capo chino<br />

intento ad annuire lentamente, vide un prigioniero snello, dall'aria piuttosto<br />

distinta, che indossava una tuta arancione.<br />

«È come te lo aspettavi?» continuò Grady.<br />

«Non esattamente», rispose Bell. «Pensavo che fosse un tipo più rozzo.<br />

Il tipico bigotto di provincia, sai cosa intendo. Ma quel tizio ha una certa<br />

classe. Il fatto è, Charles, te lo devo dire, che non si sente colpevole.»<br />

«Certo che no.» Grady fece una smorfia. «Sarà difficile ottenere una<br />

condanna.» Fece una breve risata. «Ma in fondo è per questo che mi pagano<br />

un sacco di soldi.» Lo stipendio di Grady era più basso di quello di un<br />

associato del primo anno di uno studio legale di Wall Street.<br />

Bell domandò: «C'è qualche novità a proposito dell'irruzione nel tuo ufficio?<br />

È già arrivato il rapporto preliminare sulla scena del crimine? Ho bisogno<br />

di vederlo».<br />

«Stanno facendo il più in fretta possibile. Vedremo di fartene avere una<br />

copia.»<br />

«C'è un altro caso di cui mi devo occupare. Lascerò i miei uomini con te<br />

e la tua famiglia. Ma potrai chiamarmi in qualsiasi momento», lo avvertì<br />

Bell.<br />

«Grazie, detective», disse Grady. Poi aggiunse: «Mia figlia ti manda i<br />

suoi saluti. Bisognerà che le facciamo conoscere i tuoi figli. E che le presentiamo<br />

quella tua amica. Dove hai detto che abita?»<br />

«Lucy? Giù in North Carolina.»<br />

«Anche lei è in polizia, giusto?»<br />

«Già, è a capo dell'ufficio dello sceriffo. Nella metropoli di Tanner's<br />

Corner.»<br />

Luis notò che Grady si stava incamminando verso la porta e gli si affiancò<br />

immediatamente. «Le dispiace aspettare un attimo, Charles?» La<br />

guardia del corpo lasciò l'area protetta, recuperò la pistola che aveva consegnato<br />

alla guardia che si occupava degli armadietti di sicurezza e controllò<br />

con attenzione il corridoio e il ponte.<br />

In quel momento, una voce morbida risuonò alle spalle di Amelia.<br />

«Salve, signorina.»<br />

Amelia individuò in quelle parole un tono particolare, frutto di lunghi<br />

anni a contatto con la gente. Si voltò e vide Andrew Constable in piedi ac-


canto a una guardia robusta. Il prigioniero era piuttosto alto, e teneva la<br />

schiena perfettamente dritta. I capelli brizzolati erano folti e ondulati. Accanto<br />

a lui c'era il suo avvocato, un uomo basso e rotondo.<br />

Constable continuò: «Lei fa parte della squadra che si occupa di proteggere<br />

il signor Grady?»<br />

«Andrew», lo ammonì il suo avvocato.<br />

Il prigioniero annuì, tuttavia inarcò le sopracciglia guardando Amelia.<br />

«Non è questo il mio incarico», rispose lei con noncuranza.<br />

«Ah, no? Stavo per dirle ciò che ho appena detto al detective Bell. Cioè<br />

che sinceramente non so proprio nulla a proposito delle minacce contro il<br />

signor Grady.» Si voltò verso Bell, che lanciò un'occhiata al sospetto. A<br />

volte, il poliziotto di Tar Heel poteva sembrare timido e riservato, ma mai<br />

quando si trovava ad avere a che fare con un sospetto. Reagì con uno<br />

sguardo gelido.<br />

«Lei deve fare il suo lavoro. Lo capisco. Ma, mi creda, non farei mai<br />

nulla di male al signor Grady. Il rispetto è una delle cose che hanno reso<br />

grande questo Paese.» Rise. «Lo batterò al processo. E ce la farò — grazie<br />

al mio brillante giovane amico qui.» Con un cenno del capo indicò il suo<br />

avvocato. Poi rivolse a Bell uno sguardo incuriosito. «A proposito, detective,<br />

mi stavo chiedendo se potrebbe interessarle quello che i miei Patrioti<br />

stanno facendo su a Canton Falls.»<br />

«A me?»<br />

«Oh, non mi riferisco a quell'assurda accusa di concorso in omicidio. Mi<br />

riferisco a quello che siamo veramente.»<br />

L'avvocato del prigioniero disse: «Andiamo, Andrew. Meglio non aggiungere<br />

altro».<br />

«Sto solo conversando, Joe.» Scoccò un'occhiata a Bell. «Che cosa mi<br />

dice?»<br />

«A quale proposito, signore?» domandò Bell in tono duro.<br />

Ma il prigioniero preferì non chiarire oltre la sua allusione al razzismo e<br />

alla provenienza di Bell da uno Stato del Sud. Disse invece: «I diritti degli<br />

Stati, i lavoratori, il governo locale contro quello federale. Dovrebbe andare<br />

a visitare il nostro sito, detective». Rise. «La gente si aspetta delle svastiche<br />

e invece trova Thomas Jefferson e George Mason.» Bell non rispose<br />

e un pesante silenzio calò su di loro. Alla fine il prigioniero scosse la testa,<br />

poi scoppiò a ridere e assunse un'aria imbarazzata. «Dio, sono desolato... A<br />

volte non riesco proprio a fermarmi... tutte queste prediche ridicole. Basta<br />

che mi trovi in mezzo a poche persone e guardate che cosa succede... abu-


so della pazienza degli altri.»<br />

La guardia disse: «Andiamo».<br />

«D'accordo, allora», rispose il prigioniero. Un cenno col capo ad Amelia,<br />

uno a Bell, e si incamminò lungo il corridoio accompagnato dal leggero<br />

tintinnio delle manette che gli sbattevano sulle gambe. L'avvocato fece<br />

un cenno al procuratore — due avversari che si rispettavano a vicenda ma<br />

che non si fidavano l'uno dell'altro — e lasciò l'area protetta.<br />

Un attimo dopo Grady, Bell e Amelia fecero altrettanto seguiti da Martinez.<br />

La donna poliziotto osservò: «Non mi è sembrato un mostro. Quali sono<br />

esattamente le accuse a suo carico?»<br />

«Alcuni agenti dell'antiterrorismo che lavoravano sotto copertura per indagare<br />

su un traffico d'armi hanno scoperto un piano ordito da Constable.<br />

Alcuni dei suoi uomini dovevano attirare degli agenti di polizia in zone<br />

remote facendo finte chiamate al 911. Se avessero risposto agenti di colore,<br />

gli uomini di Constable dovevano rapirli, spogliarli e linciarli. Qualcuno<br />

aveva proposto persino la castrazione», rispose Grady.<br />

Amelia, che nel corso degli anni si era occupata di crimini terribili, batté<br />

le palpebre sconvolta da quell'orribile notizia. «Dice sul serio?»<br />

Grady annuì. «E questo sarebbe stato solo l'inizio. Sembrava che i linciaggi<br />

facessero parte di un grande disegno. Constable e i suoi speravano<br />

che se avessero assassinato abbastanza poliziotti e i media avessero trasmesso<br />

le immagini delle impiccagioni, i neri sarebbero insorti in una specie<br />

di rivolta. Avrebbero dato ai bianchi di tutto il Paese il pretesto per fare<br />

una rappresaglia contro di loro e spazzarli via. Speravano che i latinoamericani<br />

e gli asiatici si sarebbero uniti ai neri e che la rivoluzione bianca avrebbe<br />

cancellato anche loro.»<br />

«Al giorno d'oggi?»<br />

«Ci può scommettere.»<br />

Bell rivolse un cenno a Luis. «Lo hai tu in custodia adesso. Restagli<br />

sempre vicino.»<br />

«Certo», rispose il detective. Grady e la snella guardia del corpo lasciarono<br />

l'atrio del centro di detenzione mentre Amelia e Bell ritiravano le loro<br />

armi. Mentre attraversavano il Ponte dei Sospiri diretti all'edificio adibito<br />

alle aule giudiziarie, Amelia raccontò a Bell del Negromante e delle sue<br />

vittime.<br />

Bell fece una smorfia quando lei gli riferì i dettagli dell'orribile morte di<br />

Anthony Calvert. «Movente?»


«Non lo conosciamo.»<br />

«Schema?»<br />

«Come sopra.»<br />

«Che aspetto ha il sospetto?» domandò Bell.<br />

«Anche su questo ci sarebbe da discutere.»<br />

«Quindi non avete niente?»<br />

«Pensiamo che sia un maschio bianco di media statura.»<br />

«Quindi nessuno è riuscito a vederlo, giusto?»<br />

«A dire il vero l'hanno visto in tanti. Solo che la prima volta aveva i capelli<br />

scuri, la barba e sembrava un uomo di circa cinquant'anni. La seconda<br />

volta aveva l'aspetto di un custode calvo sulla sessantina. E la terza volta<br />

aveva quello di una donna di settant'anni.»<br />

Bell rimase ad aspettare una risata da parte di Amelia, convinto che gli<br />

avrebbe rivelato che si trattava di uno scherzo. Quando vide che la sua espressione<br />

seria non svaniva, chiese: «Non mi stai prendendo in giro?»<br />

«Temo di no, Roland.»<br />

«Sono bravo», disse Bell, scuotendo la testa e battendo una mano sul<br />

calcio dell'automatica che teneva nella fondina destra. «Mi serve un bersaglio,<br />

però.»<br />

Ti conviene pregare di trovarlo, pensò Amelia Sachs.<br />

12<br />

Gli indizi raccolti sulla seconda scena del crimine erano arrivati e Mel<br />

Cooper stava sistemando i sacchetti e le provette sui grandi tavoli da laboratorio<br />

nel soggiorno di Rhyme.<br />

Sellitto era appena tornato da una tesa riunione alla centrale di polizia,<br />

durante la quale si era discusso del caso del Negromante. Il sovrintendente<br />

e il sindaco avevano preteso di conoscere i dettagli sui progressi nelle indagini...<br />

peccato che non ce ne fossero stati.<br />

Rhyme aveva ricevuto le informazioni richieste sui due illusionisti ucraini<br />

che lavoravano con il Cirque Fantastique e aveva scoperto che non<br />

avevano precedenti. I due agenti di polizia che sorvegliavano il tendone<br />

avevano fatto un controllo nel circo e fatto rapporto dicendo di non aver<br />

trovato tracce di attività sospette.<br />

Un attimo dopo, Amelia fece il suo ingresso nella stanza in compagnia<br />

del pacato Roland Bell. Quando a Sellitto era stato ordinato di aggiungere<br />

un altro detective alla squadra, Rhyme aveva immediatamente fatto il suo


nome: gli piaceva l'idea che ci fosse un poliziotto esperto, nonché tiratore<br />

formidabile, come lui a dare una mano ad Amelia sul campo.<br />

Ci fu un rapido giro di presentazioni e saluti. Nessuno aveva informato<br />

Bell della presenza di Kara e lei rispose al suo sguardo incuriosito dicendo:<br />

«Sono come lui». Indicò Rhyme con un cenno. «Una specie di consulente.»<br />

«Piacere di conoscerti», disse Bell. Batté le palpebre quando la vide farsi<br />

rotolare avanti e indietro con aria assorta tre monete sulle nocche contemporaneamente.<br />

Mentre Amelia si metteva al lavoro sulle prove insieme a Cooper,<br />

Rhyme chiese: «Chi è la vittima?»<br />

«Si chiamava Anthony Calvert. Trentadue anni. Scapolo. Be', nel suo<br />

caso, senza un compagno.»<br />

«Qualche legame con la studentessa della scuola di musica?»<br />

«A quanto pare no», rispose Sellitto. «Bedding e Saul hanno controllato.»<br />

«Che lavoro faceva?» chiese Cooper.<br />

«Truccatore a Broadway.»<br />

E la prima volta era toccato a una studentessa di musica, rifletté Rhyme.<br />

Una donna eterosessuale, un gay. Vivevano e lavoravano in quartieri diversi.<br />

Che collegamento poteva esserci tra i due omicidi? «L'assassino ha<br />

preso con sé qualche trofeo dal corpo della vittima?»<br />

Dal momento che non c'era stato niente di sessuale nella natura del primo<br />

crimine, Rhyme non fu sorpreso quando Amelia rispose: «No. A meno<br />

che non si porti a casa i suoi ricordi... e non si ecciti con questo». Andò alla<br />

lavagna, a cui fissò le foto digitali del cadavere.<br />

Rhyme si avvicinò e studiò le immagini raccapriccianti.<br />

«Maniaco del cazzo», fu il letargico commento di Sellitto.<br />

«E quale arma ha usato?» domandò Roland Bell.<br />

«A quanto pare una sega a telaio», disse Cooper esaminando alcuni primi<br />

piani delle ferite.<br />

Bell, che lavorando come poliziotto nel North Carolina e a New York<br />

aveva visto ben più di un omicidio efferato, scosse la testa. «Be', questo sarà<br />

un osso duro.»<br />

Mentre continuava a studiare le fotografie Rhyme si accorse all'improvviso<br />

di uno strano rumore, un sibilo irregolare vicino a lui. Si voltò e vide<br />

Kara alle sue spalle. Il rumore era quello dei suoi respiri affannosi. Stava<br />

osservando le foto del cadavere di Calvert. Si stava passando compulsiva-


mente una mano tra i corti capelli mentre fissava sconvolta le fotografie,<br />

gli occhi sgranati e pieni di lacrime, il mento che le tremava. Distolse lo<br />

sguardo dalla lavagna.<br />

«Ti senti...» cominciò Amelia.<br />

Kara sollevò una mano e chiuse gli occhi, traendo dei profondi respiri.<br />

Rhyme capì in quel momento, vedendo il dolore sul suo viso, che per lei<br />

questo era troppo. Aveva raggiunto il limite. La sua vita — l'analisi delle<br />

scene dei crimini — implicava quel tipo di orrore; il mondo di Kara, no. I<br />

rischi, i pericoli della professione di quella ragazza erano, naturalmente, illusori,<br />

e lui non poteva chiedere ai civili di affrontare volontariamente<br />

quell'orrore. Era un vero peccato, perché avevano disperatamente bisogno<br />

del suo aiuto. Ma notando l'orrore sul suo viso, Lincoln seppe che non avrebbero<br />

potuto sottoporla oltre a quella violenza. Si chiese se la giovane<br />

non fosse sul punto di vomitare.<br />

Amelia fece un passo verso Kara; si fermò quando vide Rhyme scuotere<br />

la testa; colse il suo messaggio: sapeva che stavano per perdere la ragazza<br />

e che era giusto lasciarla andare.<br />

Ma Rhyme si sbagliava.<br />

Kara trasse un altro profondo respiro — come un apneista in procinto di<br />

tuffarsi dalla barca — e tornò a guardare le fotografie, un'espressione determinata<br />

negli occhi. Si era fatta forza per affrontare di nuovo quelle immagini.<br />

Le studiò con attenzione e alla fine annuì. «P. T. Selbit», disse, asciugandosi<br />

gli occhi azzurri.<br />

«È una persona?» Era stata Amelia a domandarlo.<br />

Kara annuì. «Il signor Balzac era solito fare alcuni dei suoi numeri. Selbit<br />

è un illusionista vissuto attorno al 1900. Quello è un suo numero. Si<br />

chiama la Donna Segata in Due. Questo è uguale, le gambe e le braccia<br />

aperte, legate. La sega. L'unica differenza è che ha preso un uomo per il<br />

suo numero.» Batté le palpebre e si corresse: «Voglio dire per l'omicidio».<br />

Di nuovo Rhyme chiese: «È un trucco che solo un numero limitato di<br />

persone potrebbe conoscere?»<br />

«No. È un numero molto famoso. Più famoso persino dell'Uomo <strong>Scomparso</strong>.<br />

È noto a chiunque abbia una minima conoscenza della storia della<br />

magia.»<br />

Rhyme si era aspettato quella risposta scoraggiante. «Aggiungilo comunque<br />

al profilo, Thom.» Si rivolse ad Amelia: «Okay, raccontaci quello<br />

che è successo da Calvert».


«Sembra che la vittima sia uscita dalla porta posteriore del palazzo per<br />

andare al lavoro — come faceva sempre, ci hanno detto i vicini. È passato<br />

vicino a un vicolo e ha visto questo.» Indicò il gatto nero giocattolo che si<br />

trovava in un sacchetto di plastica. «Un gatto giocattolo.»<br />

Kara lo osservò. «È un automa. Un robot. Un falso, come diremmo nel<br />

mio ambiente.»<br />

«Un falso?»<br />

«Esatto. Uno strumento che il pubblico dovrebbe scambiare per vero.<br />

Come un coltello con la lama che scompare o una tazza da caffè con un<br />

doppio fondo.»<br />

Spinse un interruttore e d'improvviso il gatto meccanico cominciò a<br />

muoversi emettendo un miagolio piuttosto realistico. «La vittima deve avere<br />

visto il gatto ed essersi avvicinato, magari pensando che fosse ferito»,<br />

continuò Amelia. «Dev'essere così che il Negromante lo ha sorpreso nel<br />

vicolo.»<br />

«Fonte?» chiese Rhyme a Cooper.<br />

«La Sing-Lu Manufacturing di Hong Kong. Ho controllato il loro sito<br />

web. Il giocattolo è disponibile in centinaia di negozi in tutto il Paese.»<br />

Rhyme sospirò. «Impossibile da rintracciare» era un tema ricorrente in<br />

quelle indagini, a quanto pareva.<br />

Amelia riprese: «Così Calvert si è avvicinato al gatto e si è accovacciato<br />

per guardarlo meglio. L'assassino era nascosto da qualche parte e...»<br />

«Lo specchio», la interruppe Rhyme. Un'occhiata a Kara, che stava annuendo.<br />

«Gli illusionisti si servono spesso degli specchi. Orientandoli nel<br />

modo giusto si può far svanire qualunque cosa o chiunque si trovi dietro di<br />

essi.»<br />

Rhyme si ricordò che il nome del negozio in cui lavorava Kara era Smoke<br />

& Mirrors, Fumo & Specchi.<br />

«Ma qualcosa è andato storto e la vittima è scappata», continuò Sellitto.<br />

«Ora viene la parte più assurda. Abbiamo controllato il nastro del 911.<br />

Calvert è rientrato nel palazzo, poi nel suo appartamento e ha chiamato il<br />

pronto intervento. Ha detto che l'aggressore era fuori dal palazzo e che le<br />

porte erano chiuse a chiave. Ma è caduta la linea. In qualche modo il Negromante<br />

è riuscito a entrare.»<br />

«Magari dalla finestra... Sachs, hai controllato l'uscita antincendio?»<br />

«No. La finestra che dava sull'uscita di emergenza era chiusa dall'interno.»<br />

«Però l'hai esaminata», disse Rhyme in tono sbrigativo.


«Non è entrato da lì. Non ne avrebbe avuto il tempo.»<br />

«Be', allora deve aver preso le chiavi della vittima», disse il criminologo.<br />

«Niente impronte latenti sulle chiavi», ribatté Amelia. «Solo le impronte<br />

della vittima.»<br />

«Deve aver fatto così», insistette Rhyme.<br />

«No», disse Kara. «Ha forzato la serratura.»<br />

«Impossibile», obiettò Rhyme. «O forse si è introdotto prima nell'appartamento<br />

e ha fatto una copia delle chiavi. Sachs, dovresti tornare a controllare<br />

se ha...»<br />

«Ha forzato la serratura», ripeté con convinzione la donna. «Glielo garantisco.»<br />

Rhyme scosse la testa. «E avrebbe aperto due porte in sessanta secondi?<br />

È impossibile.»<br />

Kara sospirò. «Mi dispiace ma, sì, in sessanta secondi è riuscito ad aprire<br />

due porte. Potrebbe averci messo anche meno.»<br />

«Be', dobbiamo presumere che non ci sia riuscito», tagliò corto Rhyme.<br />

«Ora...»<br />

«Dobbiamo presumere che ci sia riuscito. Ascolti, non possiamo sorvolare<br />

su questo dettaglio. Ci dice qualcos'altro sul suo conto... qualcosa di<br />

importante... ovvero che le porte chiuse a chiave non possono nemmeno<br />

rallentarlo», esclamò la giovane.<br />

Rhyme lanciò un'occhiata a Sellitto, il quale precisò: «Devo dire che ho<br />

arrestato decine di ladri, e nessuno di loro sarebbe mai riuscito a forzare<br />

una serratura così in fretta».<br />

«Il signor Balzac mi fa esercitare a forzare serrature dieci ore alla settimana»,<br />

disse Kara. «Non ho con me il mio kit, ma se lo avessi potrei aprire<br />

la sua porta d'ingresso in trenta secondi. Il chiavistello in sessanta. Non so<br />

fare la pulitura a una serratura. Se il Negromante ne è capace potrebbe impiegare<br />

la metà del tempo di cui ho bisogno io. Ora, so che tutto questo le<br />

piace, lo studio delle prove intendo, ma sprecherebbe il suo tempo se mandasse<br />

Amelia a cercare qualcosa che non c'è.»<br />

«Ne sei sicura?» chiese Sellitto.<br />

«Se non vi fidate della mia opinione, perché volete il mio aiuto?»<br />

Amelia lanciò un'occhiata a Rhyme. Lui accettò controvoglia la dichiarazione<br />

di Kara, annuendo appena (anche se dentro di sé era contento che<br />

la giovane avesse dimostrato di avere del fegato; questo la riscattava dallo<br />

Sguardo e dal Sorriso). Disse a Thom: «Okay, aggiungi alla tabella che il<br />

nostro ragazzo è un maestro nel forzare serrature».


Amelia continuò: «Nessun segno dello strumento, qualunque sia, che il<br />

Negromante ha usato per far perdere i sensi alla vittima. Ha un trauma da<br />

oggetto smussato. Potrebbe trattarsi di un tubo. Ma l'assassino comunque<br />

l'ha portato via con sé».<br />

Arrivò il rapporto sulle impronte latenti. Nella scena del crimine ne erano<br />

state rinvenute ottantanove nell'area vicino alla vittima e nei punti che<br />

più probabilmente il Negromante aveva toccato. Rhyme, tuttavia, notò subito<br />

che alcune avevano un aspetto strano, e un'analisi più approfondita rivelò<br />

che erano state lasciate da copridita. Non perse tempo a esaminare le<br />

altre.<br />

Analizzando l'indizio che Amelia aveva raccolto sulla scena, scoprirono<br />

minime quantità dello stesso olio minerale rinvenuto alla scuola di musica<br />

quella mattina e altre tracce di lattice, cosmetici e alginato.<br />

Telefonò il detective Kuan del Nono Distretto, e riferì che la ricerca nei<br />

cassonetti attorno al palazzo di Calvert non aveva dato risultati: non erano<br />

stati trovati né il travestimento né le armi del delitto usati dall'assassino.<br />

Rhyme lo ringraziò e lo invitò a continuare. L'uomo disse che lo avrebbe<br />

fatto, ma con un entusiasmo talmente falso che Lincoln capì che la ricerca<br />

era già finita.<br />

Il criminologo si rivolse ad Amelia. «Mi hai detto che l'assassino ha rotto<br />

l'orologio di Calvert, giusto?»<br />

«Sì. Segnava le dodici in punto. Le dodici e qualche secondo.»<br />

«E quello dell'altra vittima segnava le otto. Sembra che stia seguendo<br />

una tabella di marcia. E probabilmente ha già in programma di uccidere<br />

qualcun altro alle quattro di oggi pomeriggio.»<br />

Mancavano meno di tre ore.<br />

«Non abbiamo avuto fortuna con lo specchio. Nessun marchio di fabbrica...<br />

doveva essere sulla cornice ma il killer lo ha cancellato. Alcune impronte<br />

reali, ma coperte dalle sbavature lasciate dai copridita, per cui credo<br />

che appartengano al commesso del negozio in cui lo ha comprato oppure al<br />

produttore. Comunque, le manderò al SAIID», intervenne Cooper.<br />

«Ho trovato delle scarpe», disse Amelia prendendo un sacchetto da una<br />

scatola di cartone.<br />

«Sue?»<br />

«È probabile. Sono delle Ecco, la stessa marca di quelle di cui abbiamo<br />

trovato le impronte alla scuola di musica; sono anche dello stesso numero.»<br />

«Se le è lasciate dietro. Perché?» chiese Sellitto, riflettendo ad alta voce.


«Probabilmente ha pensato che avessimo già scoperto che sulla prima<br />

scena del crimine indossava delle Ecco e ha temuto che i poliziotti potessero<br />

notarle ai piedi della vecchia signora», siggerì Rhyme.<br />

Esaminando le scarpe, Mel Cooper disse: «Abbiamo delle buone tracce<br />

nella scanalatura sulla parte anteriore del tacco e tra la tomaia e la suola».<br />

Aprì un sacchetto e grattò via il materiale. «Ce n'è un bel po'», aggiunse il<br />

tecnico con aria assorta chinandosi sul terriccio.<br />

Non era un ritrovamento memorabile, ma per l'analisi forense quei residui<br />

erano come una montagna e avrebbero potuto rivelare un gran numero<br />

di informazioni. «Passali al microscopio, Mel», ordinò Rhyme. «Vediamo<br />

un po' cosa abbiamo.»<br />

Il cavallo da tiro degli strumenti di un laboratorio di analisi scientifica è<br />

il microscopio e, benché ci siano stati molti miglioramenti nel corso degli<br />

anni, in teoria lo strumento non è diverso dal piccolo microscopio di ottone<br />

inventato da Antonie van Leeuwenhoek in Olanda nel sedicesimo secolo.<br />

Oltre a un vecchio microscopio elettronico a scansione, di cui raramente<br />

c'era bisogno, Rhyme aveva altri due microscopi nel suo laboratorio. Uno<br />

era un Leitz Orthoplan composto, un modello vecchio ma assolutamente<br />

affidabile. Era trinoculare: c'erano due oculari per il tecnico e una microtelecamera<br />

al centro.<br />

Il secondo — che Cooper si stava preparando a usare — era un microscopio<br />

stereo, che il tecnico aveva usato per esaminare le fibre della prima<br />

scena del crimine. Questi strumenti hanno una capacità di ingrandimento<br />

relativamente bassa e vengono usati per analizzare oggetti tridimensionali<br />

come insetti e vegetali.<br />

L'immagine apparve sullo schermo del computer e Rhyme e gli altri poterono<br />

osservarla. Gli studenti di analisi criminologica del primo anno tendono<br />

a utilizzare subito la massima potenza del microscopio per analizzare<br />

le prove. Ma in realtà, il miglior ingrandimento che si possa usare per questi<br />

scopi è solitamente piuttosto basso. Cooper cominciò a 4x e salì fino a<br />

30x.<br />

«Ah, metti a fuoco, metti a fuoco», ordinò Rhyme.<br />

Cooper regolò la manopola in modo che l'immagine del materiale risultasse<br />

perfettamente nitida.<br />

«Okay, vediamo un po'», mormorò.<br />

Il tecnico spostò il portaoggetti muovendo impercettibilmente i sensori<br />

che vi erano collegati. Centinaia di sagome scorsero sullo schermo, alcune<br />

nere, alcune rosse o verdi, alcune traslucide.


Come gli accadeva sempre quando guardava nell'oculare di un microscopio,<br />

Rhyme ebbe l'impressione di essere un voyeur intento a esaminare<br />

un mondo che non sapeva minimamente di essere spiato.<br />

Un mondo da cui ci si potevano aspettare molte rivelazioni.<br />

«Peli», borbottò studiando una lunga striscia. «Di animale.» Lo aveva<br />

capito osservando il numero delle scaglie.<br />

«Che genere di animale?» chiese Amelia.<br />

«Un cane, direi», rispose Cooper. Rhyme era d'accordo con lui. Il tecnico<br />

si collegò a Internet e un attimo dopo si mise a confrontare le immagini<br />

con quelle contenute nel database di peli animali del Dipartimento di Polizia<br />

di New York.<br />

«Ho trovato due razze, no, tre. Sembra una razza a pelo medio-lungo.<br />

Pastore tedesco o Malinois. E ci sono anche peli di due razze a pelo più<br />

lungo. Cane da pastore inglese, Briard.» Cooper fermò l'immagine sullo<br />

schermo. Stavano osservando una massa di granelli e bastoncini marroni.<br />

«Cos'è quella roba lunga?» chiese Sellitto.<br />

«Fibre?» suggerì Amelia.<br />

Rhyme le osservò. «Erba secca, direi, o comunque vegetazione di un<br />

qualche tipo. Non riconosco l'altro materiale. Passalo al gascromatografo,<br />

Mel.»<br />

Ben presto il cromatografo/spettrometro fornì i risultati dell'analisi. Sul<br />

monitor apparve una tabella: pigmenti biliari, stercobilina, urobilina, indolo,<br />

nitrati, scatolo, mercaptano, solfito di idrogeno.<br />

«Ah.»<br />

«Ah?» chiese Sellitto. «Che significa 'ah'?»<br />

«Comando, microscopio uno.»<br />

L'immagine riapparve sullo schermo del computer.<br />

«È ovvio: materia batterica morta, erba e fibre parzialmente digerite. È<br />

merda. Oh, perdonate la mia indelicatezza», disse in tono sarcastico. «È<br />

cacca di cane. Il nostro uomo ha messo un piede dove non avrebbe dovuto.»<br />

Era una notizia incoraggiante: i peli e la materia fecale erano delle buone<br />

prove, e così se avessero trovato tracce simili su un sospetto, in un luogo<br />

particolare o in un'auto ci sarebbero state buone probabilità che lui fosse o<br />

avesse avuto a che fare con il Negromante.<br />

Arrivò il rapporto sulle impronte rinvenute nel vicolo sui frammenti di<br />

specchio. Era negativo, cosa che non sorprese nessuno.<br />

«Abbiamo qualcos'altro dalla scena del crimine?» volle sapere Rhyme.


«Niente», rispose Amelia. «Questo è quanto.»<br />

Rhyme stava studiando la tabella delle prove quando suonarono alla porta.<br />

Thom andò ad aprire. Un attimo dopo riapparve in compagnia di un agente<br />

in uniforme. Il poliziotto rimase timidamente sulla soglia, come facevano<br />

spesso molti giovani agenti quando entravano nel regno del leggendario<br />

Lincoln Rhyme. «Sto cercando il detective Bell. Mi hanno detto<br />

che era qui.»<br />

«Sono io», disse Bell.<br />

«Le ho portato i risultati dell'analisi della scena del crimine. L'irruzione<br />

nell'ufficio di Charles Grady.»<br />

«Grazie, figliolo.» Il detective prese la busta e fece un cenno al giovane<br />

che, lanciando una breve, intimidita occhiata a Lincoln Rhyme, si voltò e<br />

se ne andò.<br />

Leggendo il contenuto della busta, Bell scrollò le spalle. «Non è il mio<br />

campo. Ehi, Lincoln, potresti darci un'occhiata tu?»<br />

«Certo, Roland», rispose Rhyme. «Togli i fermagli e montalo sull'apparecchio<br />

voltapagine. Ci penserà Thom. Riguarda il caso di Andrew Constable?»<br />

«Sì.» Raccontò a Rhyme dell'irruzione nell'ufficio di Charles Grady.<br />

Quando l'aiutante ebbe finito di sistemare il rapporto, Lincoln si mise in<br />

posizione. Lesse la prima pagina con attenzione. Poi disse: «Comando,<br />

volta pagina». Continuò a leggere.<br />

Il responsabile si era introdotto nell'ufficio semplicemente mandando in<br />

pezzi un angolo del vetro della porta che dava sul corridoio e aprendola<br />

dall'interno (la porta tra l'ufficio della segretaria e quello del procuratore<br />

aveva una doppia serratura ed era fatta di legno spesso; e questo aveva fermato<br />

l'intruso).<br />

I tecnici della scientifica, notò Rhyme, avevano trovato delle tracce interessanti:<br />

attorno e sul tavolo della segretaria c'era un gran numero di fibre.<br />

Sul rapporto era indicato soltanto il loro colore — erano per lo più bianche,<br />

alcune nere e una sola rossa — ma non c'erano altri particolari in proposito.<br />

Erano stati rinvenuti anche due minuscoli frammenti di foglia d'oro.<br />

La scientifica aveva scoperto che l'irruzione era avvenuta dopo che gli<br />

addetti alle pulizie avevano finito il loro turno, quindi le fibre probabilmente<br />

non erano state lasciate dalla segretaria di Grady o da qualcun altro<br />

che era stato nell'ufficio durante il giorno. Quasi certamente era stato l'intruso<br />

a lasciarle.<br />

Rhyme arrivò all'ultima pagina. «Tutto qui?» chiese.


«Suppongo di sì», rispose Bell.<br />

Il criminologo grugnì. «Comando, telefono, chiamare Peretti virgola<br />

Vincent.»<br />

Rhyme aveva assunto Peretti nella sua squadra anni prima e l'uomo si<br />

era dimostrato molto abile nell'analisi forense. Ciò in cui eccelleva, comunque,<br />

era l'arte esoterica della politica del Dipartimento di Polizia, cosa<br />

che, al contrario di Rhyme, preferiva all'analisi sul campo delle scene del<br />

crimine. Attualmente era a capo della Divisione Indagini e Risorse, che<br />

sovrintendeva l'unità scientifica.<br />

Quando Rhyme riuscì finalmente a mettersi in contatto con lui, l'uomo<br />

domandò: «Come stai, Lincoln?»<br />

«Bene, Vince. Io...»<br />

«Ti stai occupando del caso del Negromante, vero? Come sta andando?»<br />

«Sta andando. Ascolta, ti sto chiamando per un'altra ragione. Sono qui<br />

con Roland Bell. Ho ricevuto il rapporto sull'irruzione nell'ufficio di<br />

Grady.»<br />

«Oh, quella storia di Andrew Constable. Le minacce contro Grady. Certo.<br />

Cosa posso fare per te?»<br />

«Sto dando un'occhiata al rapporto. Ma è solo un rapporto preliminare.<br />

Ho bisogno di maggiori informazioni. La scientifica ha trovato delle fibre.<br />

Ho bisogno di conoscere l'esatta composizione di ciascuna fibra, la lunghezza,<br />

il diametro, la temperatura del colore, i coloranti usati e il grado di<br />

logoramento.»<br />

«Aspetta un attimo. Prendo una penna.» Un attimo dopo la sua voce si<br />

risentì. «Continua.»<br />

«Ho anche bisogno delle elettrostatiche di tutte le impronte e le foto del<br />

disegno del pavimento. E voglio sapere tutto sulla scrivania della segretaria,<br />

sulla credenza e sulle librerie. Tutto su qualunque superficie, dai cassetti<br />

alle pareti. E l'esatta collocazione.»<br />

«Tutto ciò che ha toccato il criminale? Okay, nessun problema. Noi...»<br />

«No, Vince. Tutto quello che c'era nell'ufficio. Tutto. Fermagli, fotografie<br />

dei figli della segretaria. La muffa nel primo cassetto. Non mi importa<br />

che abbia toccato qualcosa o meno.»<br />

Infastidito, Peretti disse: «Farò in modo che se ne occupi qualcuno».<br />

Rhyme non capiva perché Peretti non volesse farlo di persona. Al suo<br />

posto lui lo avrebbe fatto, anche se fosse stato a capo della DIR, per assicurarsi<br />

che il lavoro venisse svolto immediatamente.<br />

Ma nel suo attuale ruolo di consulente, non poteva pretendere di più.


«Prima lo farai, meglio sarà... Grazie, Vince.»<br />

«Di niente», rispose freddamente l'altro.<br />

Riappesero. Rhyme si rivolse a Bell. «Non posso fare molto di più, Roland,<br />

finché non otteniamo le informazioni.»<br />

Un'occhiata al rapporto sull'irruzione. Fibre e rozzi miliziani... Misteri.<br />

Ma per il momento quegli enigmi sarebbero appartenuti a qualcun altro.<br />

Lincoln aveva già i suoi misteri da risolvere e non gli restava molto tempo<br />

per farlo: le annotazioni sulla tabella delle prove sugli orologi rotti gli ricordarono<br />

che avevano meno di tre ore per fermare il Negromante prima<br />

che colpisse di nuovo.<br />

13<br />

Nel 1900 a Manhattan c'erano più di centomila cavalli e, dal momento<br />

che nemmeno a quei tempi lo spazio abbondava sull'isola, molti animali<br />

venivano tenuti in condomini, così venivano considerati all'epoca i palazzi<br />

di due o tre piani.<br />

Una di queste stalle a più piani esiste ancora oggi ed è la celebre Accademia<br />

Ippica Hammerstead dell'Upper West Side. Costruita nel 1885 e rimasta<br />

immutata da allora, l'Accademia ha centinaia di stalle sopra il pianoterra,<br />

che invece è adibito a spettacoli e lezioni private di equitazione. Una<br />

grande stalla affollata come questa può sembrare un'anomalia in una città<br />

come la Manhattan del ventunesimo secolo finché non si pensa ai nove<br />

chilometri di sentieri da equitazione ben curati del Central Park, che si trova<br />

a pochi isolati da lì.<br />

Nell'Accademia sono ospitati novanta cavalli, alcuni appartengono a<br />

privati, altri sono per il noleggio, ed era proprio uno di questi ultimi che<br />

una giovane stalliera dai capelli rossi stava accompagnando giù lungo la<br />

rampa dove lo attendeva una cavallerizza.<br />

Cheryl Marston sentì lo stesso brivido che provava ogni sabato a quell'ora<br />

quando vedeva il cavallo alto e superbo con il dorso screziato da Appaloosa.<br />

«Ehi, Donny Boy», lo salutò, usando il soprannome che aveva dato all'animale,<br />

che in realtà si chiamava Don Juan di Middleburg. Un nome da<br />

rubacuori, pensava spesso Cheryl. Uno scherzo che però aveva un fondo di<br />

verità: quando era un uomo a cavalcarlo, l'animale diventava diffidente e<br />

recalcitrante. Ma con lei era docile.<br />

«Ci vediamo tra un'ora», disse Cheryl alla stalliera montando su Donny


Boy, afferrando le redini e sentendo sotto di sé gli stupefacenti muscoli del<br />

cavallo.<br />

Un leggero tocco con le staffe e uscirono dalla stalla. Sull'Ottantaseiesima,<br />

si diressero lentamente a est, verso Central Park, gli zoccoli che battevano<br />

rumorosamente sull'asfalto attirando l'attenzione di tutti che osservavano<br />

sia lo stupendo animale sia la cavallerizza dal volto serio e affilato<br />

che indossava calzoni da equitazione, una giacca rossa e un cap di velluto<br />

nero da cui spuntava una lunga treccia bionda.<br />

Entrando a Central Park, Cheryl lanciò un'occhiata verso sud e vide in<br />

lontananza il palazzo di Midtown in cui passava cinquanta ore la settimana<br />

a lavorare come avvocato praticante. Riguardo al suo lavoro aveva mille<br />

pensieri che avrebbero potuto sommergerla, progetti che erano finiti «bruciati»,<br />

come era solito dire con irritante frequenza uno dei suoi colleghi.<br />

Ma ora niente di tutto ciò la toccava. Sarebbe stato impossibile. Era invulnerabile<br />

quando si trovava lì, su una delle più magnifiche creature di<br />

Dio e sentiva sul volto l'aria tiepida profumata di terra, mentre Donny Boy<br />

trottava lungo il sentiero scuro, circondato da giunchiglie, forsizie e lillà.<br />

Il primo bellissimo giorno di primavera.<br />

Per mezz'ora seguì lentamente il percorso, ammirata e rapita dallo straordinario<br />

legame che univa due animali diversi, complementari, ciascuno<br />

potente e intelligente a modo suo. Fece una breve galoppata, poi rallentò<br />

passando al trotto, quando raggiunsero le curve più strette nella parte più<br />

deserta del parco, a nord, vicino a Harlem.<br />

Completamente in pace.<br />

Finché non accadde qualcosa di terribile.<br />

Non capì esattamente come andarono le cose. Aveva rallentato per svoltare<br />

in uno stretto passaggio tra due gruppi di cespugli quando un piccione<br />

andò a sbattere contro il muso di Donny Boy. Nitrendo, il cavallo si fermò<br />

di colpo, così in fretta che Cheryl per poco non venne disarcionata. Poi l'animale<br />

si impennò e lei fu quasi sbalzata all'indietro.<br />

Cheryl gli afferrò la criniera e si tenne alla parte anteriore della sella per<br />

non farsi scaraventare sul terreno roccioso due metri e mezzo più in basso.<br />

«Buono, Donny», gridò, cercando di accarezzargli il collo. «Donny Boy,<br />

va tutto bene. Buono!»<br />

Ma lui continuò a impennarsi, come impazzito. La collisione con il piccione<br />

l'aveva forse ferito agli occhi? La sua preoccupazione per il cavallo,<br />

tuttavia, si mescolava alla paura che provava per sé. Sul terreno, alla loro<br />

destra e alla loro sinistra, c'erano rocce affilate. Se Donny Boy avesse con-


tinuato a impennarsi avrebbe potuto perdere l'equilibrio sul terreno irregolare<br />

e cadere rovinosamente, rischiando di schiacciarla. Quasi tutte le ferite<br />

più serie che i suoi amici appassionati di equitazione avevano riportato erano<br />

state causate non da una caduta da cavallo ma dall'essere rimasti<br />

schiacciati tra il terreno e l'animale durante una caduta.<br />

«Donny!» gridò senza fiato. Ma lui si impennò di nuovo, danzando sulle<br />

zampe posteriori e avvicinandosi sempre più alle rocce.<br />

«Gesù», ansimò Cheryl. «No, no...»<br />

In quel momento capì che lo avrebbe perso. I suoi zoccoli stavano sbattendo<br />

sulle rocce e lei sentì i potenti muscoli del cavallo che cominciava a<br />

perdere l'equilibrio. L'animale emise un alto nitrito.<br />

Si sarebbe rotta la gamba in una decina di punti. Forse si sarebbe persino<br />

fracassata le costole.<br />

Le sembrava quasi di sentire già il dolore. E di sentire il dolore del cavallo.<br />

«Oh, Donny...»<br />

Poi, d'un tratto, un uomo in tenuta da jogging sbucò dai cespugli. Con gli<br />

occhi sgranati guardò il cavallo. Balzò in avanti afferrando morso e briglie.<br />

«No, stia indietro!» gridò Cheryl. «Ha perso il controllo!»<br />

L'uomo si sarebbe preso un calcio in testa.<br />

«Si tolga di...»<br />

Ma... Cosa stava succedendo?<br />

L'uomo non stava guardando lei ma teneva lo sguardo fisso negli occhi<br />

marroni del cavallo. E pronunciava parole che Cheryl non riusciva a sentire.<br />

Come per miracolo l'Appaloosa iniziò a calmarsi. Smise di impennarsi.<br />

Donny Boy cadde in avanti su tutti e quattro gli zoccoli. Era ancora insicuro<br />

e continuava a tremare — proprio come il cuore di Cheryl — ma il peggio<br />

sembrava essere passato. L'uomo fece abbassare la testa al cavallo, avvicinandola<br />

a sé e pronunciando qualche altra parola.<br />

Alla fine fece un passo indietro, lanciò al cavallo un'occhiata di approvazione<br />

e poi guardò lei. «Si sente bene?» domandò.<br />

«Penso di sì.» Cheryl trasse un profondo respiro portandosi una mano al<br />

petto. «Io non... È successo tutto così in fretta.»<br />

«Cos'è capitato?»<br />

«Un uccello lo ha spaventato. Gli ha sbattuto contro il muso. Potrebbe<br />

avergli colpito gli occhi.»<br />

L'uomo esaminò attentamente il muso del cavallo. «Mi sembra che sia<br />

tutto okay. Potrebbe farlo vedere comunque da un veterinario. Ma non mi


sembra che ci siano tagli.»<br />

«Come ha fatto?» chiese lei. «È un...?»<br />

«Un uomo che sussurra ai cavalli?» replicò lui scoppiando a ridere e distogliendo<br />

timidamente lo sguardo. Sembrava più a suo agio quando guardava<br />

il cavallo negli occhi. «Niente affatto. Ma vado molto a cavallo. Devo<br />

avere un specie di effetto calmante.»<br />

«Pensavo che stesse per cadere.»<br />

Lui le rivolse un sorriso incerto. «Vorrei poter dire qualcosa per calmare<br />

lei.»<br />

«Ciò che fa bene al mio cavallo fa bene a me. Non so come ringraziarla.»<br />

Si avvicinò un'altra persona a cavallo e l'uomo con la barba fece allontanare<br />

Donny Boy dal sentiero, accompagnandolo fino al castagno poco lontano.<br />

Esaminò di nuovo l'animale con attenzione. «Come si chiama?»<br />

«Don Juan.»<br />

«Lo ha noleggiato all'Hammerstead? Oppure è suo?»<br />

«All'Hammerstead. Ma è come se fosse mio. Lo cavalco tutte le settimane.»<br />

«Anch'io noleggio lì i miei cavalli di tanto in tanto. Che animale stupendo.»<br />

Ora che si era calmata, Cheryl osservò meglio l'uomo. Era un tipo attraente<br />

sulla cinquantina. Aveva la barba ben curata e sopracciglia folte che si<br />

toccavano sopra la radice del naso. Notò che sul collo — e anche sul petto<br />

— aveva delle profonde cicatrici e che aveva la mano sinistra deforme.<br />

Tuttavia niente di tutto questo aveva importanza, visto che possedeva la<br />

caratteristica che più lo rendeva affascinante agli occhi di Cheryl: amava i<br />

cavalli. Cheryl Marston, che aveva trentotto anni e quattro anni prima aveva<br />

divorziato, si rese conto che lei e l'uomo si stavano studiando con interesse.<br />

Lui emise una debole risata e distolse lo sguardo. «Mi stavo...» La sua<br />

voce sfumò e lui riempì il silenzio dando qualche pacca sulla spalla di<br />

Donny Boy.<br />

Lei inarcò un sopracciglio. «Sì?» gli chiese incoraggiante.<br />

«Be', dal momento che lei sta per allontanarsi cavalcando verso il tramonto,<br />

potrei non rivederla più...» Mise da parte la timidezza e continuò:<br />

«Mi stavo chiedendo se sarebbe fuori luogo invitarla a prendere un caffè».<br />

«Non sarebbe per niente fuori luogo», rispose lei, apprezzando il suo


approccio diretto. Ma aggiunse, per dirgli qualcosa di sé: «Sto per finire la<br />

mia ora. Mi restano ancora una ventina di minuti... Devo risalire in sella,<br />

per così dire. Lei che impegni ha?»<br />

«Tra venti minuti andrà benissimo. L'aspetterò alla stalla.»<br />

«Bene», disse Cheryl. «Oh, non gliel'ho ancora chiesto: lei cavalca all'inglese<br />

o all'americana?»<br />

«Per lo più cavalco senza sella. Un tempo ero un professionista.»<br />

«Davvero? E dove?»<br />

«Che ci creda o no», rispose lui timidamente, «lavoravo in un circo.»<br />

14<br />

Un debole suono giunse dal computer di Cooper per indicare che aveva<br />

ricevuto un'e-mail.<br />

«Un messaggio da parte dei nostri amici del Nono e della Pennsylvania.»<br />

Decrittò l'e-mail del laboratorio dell'FBI e disse: «I risultati delle<br />

analisi sull'olio. È disponibile in commercio con il nome di Tack-Pure.<br />

Viene usato per ammorbidire selle, redini, sacchetti di cuoio per la biada e<br />

altri oggetti relativi al mondo equestre.»<br />

Cavalli...<br />

Rhyme fece voltare la sua Storm Arrow e osservò la lavagna delle prove.<br />

«No, no, no...»<br />

«Cosa c'è?» domandò Amelia.<br />

«Gli escrementi sulle scarpe del Negromante.»<br />

«Sì?»<br />

«Non sono di cane. Ma di cavallo! Guarda la vegetazione. A cosa diavolo<br />

stavo pensando? I cani sono carnivori. Non mangiano erba e fieno...<br />

Okay, riflettiamo. Il terriccio e il lichene e le altre prove indicavano Central<br />

Park. E i peli... Conoscete quella zona, la collinetta dei cani? Anche<br />

quella è nel parco.»<br />

«È proprio dall'altra parte della strada», fece notare Sellitto. «Dove tutti<br />

portano a passeggio i loro cani.»<br />

«Kara», esclamò Rhyme, «il Cirque Fantastique ha dei cavalli?»<br />

«No», rispose la giovane donna. «Non ha numeri con animali.»<br />

«Okay, quindi dobbiamo eliminare il circo... Che cosa potrebbe avere in<br />

mente? La collinetta dei cani si trova proprio accanto al sentiero da equitazione,<br />

giusto? Forse è un azzardo, ma il Negromante potrebbe andare a cavallo<br />

o aver tenuto d'occhio qualcuno che va a cavallo. Ecco chi potrebbe


essere un bersaglio. Forse non la sua prossima vittima, ma partiamo dal<br />

presupposto che lo sia... perché questa è la nostra unica, dannatissima pista<br />

valida.»<br />

Sellitto chiese: «C'è una stalla da qualche parte nelle vicinanze, vero?»<br />

«Devo averla vista», disse Amelia. «Credo che sia all'altezza dei numeri<br />

ottanta.»<br />

«Scoprite dov'è esattamente», ordinò Rhyme. «E mandate lì degli agenti.»<br />

Amelia lanciò un'occhiata all'orologio. Era l'una e trentacinque. «Be',<br />

abbiamo un po' di tempo. Due ore e mezza prima della prossima vittima.»<br />

«Bene», disse Sellitto. «Manderò delle squadre di sorveglianza al parco<br />

e alla stalla. Se saranno pronte per le due e mezza, avremo abbastanza<br />

tempo per individuare l'assassino.»<br />

Poi Rhyme notò che Kara si era accigliata. «Cosa c'è?» le chiese.<br />

«Sa, non sono così sicura che abbiate davvero tutto questo tempo.»<br />

«Perché?»<br />

«Ricorda quello che le ho spiegato a proposito della diversione?»<br />

«Certo.»<br />

«Be', esistono anche diversioni temporali. Servono a ingannare il pubblico<br />

portandolo a pensare che qualcosa succederà in un certo momento<br />

quando invece succederà in un altro. Un illusionista ripete un'azione a intervalli<br />

regolari. Inconsciamente gli spettatori arrivano a credere che quell'azione<br />

debba accadere solo in uno di quei momenti. Invece l'artista abbrevia<br />

l'intervallo che intercorre tra quei momenti. In questo modo il pubblico<br />

smette di prestare attenzione e non si accorge di ciò che l'illusionista<br />

sta facendo. Potete individuare una diversione temporale perché in questo<br />

caso l'illusionista fa sempre sapere al pubblico quale sarà l'intervallo.»<br />

«Come ha fatto il Negromante rompendo gli orologi?» domandò Amelia.<br />

«Esattamente.»<br />

Rhyme chiese: «Allora non pensi che abbiamo tempo fino alle quattro?»<br />

Kara scrollò le spalle. «È possibile. Forse l'assassino ha in programma di<br />

uccidere tre persone ogni quattro ore e poi di uccidere la sua quarta vittima<br />

solo un'ora più tardi. Non lo so.»<br />

«Qui nessuno di noi sa qualcosa con certezza», disse Rhyme con decisione.<br />

«Tu che cosa ne pensi, Kara? Che cosa faresti?»<br />

La giovane donna fece una risata nervosa al pensiero di dover entrare<br />

nella mente dell'assassino. Dopo un momento di attenta riflessione, rispo-


se: «Sa che avete trovato gli orologi, ormai. Sa che siete in gamba. Non ha<br />

bisogno di ribadire oltre il concetto. Se fossi in lui, farei in modo di uccidere<br />

la mia prossima vittima prima delle quattro. Credo che dobbiamo individuarlo<br />

subito».<br />

«Per me va bene», concordò Rhyme. «Lasciamo perdere le squadre di<br />

sorveglianza e muoviamoci. Lon, chiama Haumann e fa' venire l'UE a<br />

Central Park. In forze.»<br />

«Potremmo metterlo in allarme, Linc, se è travestito e sta studiando la<br />

sua vittima.»<br />

«Credo che dobbiamo correre questo rischio. Di' all'UE che stiamo cercando...<br />

chi può dire cosa diavolo stiamo cercando? Fornisci a Haumann<br />

una descrizione generica, la migliore che riesci a mettere insieme.»<br />

Killer cinquantenne, custode sessantenne, eccentrica signora settantenne...<br />

Cooper distolse lo sguardo dal monitor del computer. «Ho trovato la<br />

stalla. È l'Accademia Ippica Hammerstead.»<br />

Bell, Sellitto e Amelia si avviarono verso la porta. Kara intervenne:<br />

«Voglio venire con voi».<br />

«No», disse Rhyme.<br />

«Potrebbe esserci qualcosa che solo io posso notare. Un atto di trasformismo<br />

o un trucco di destrezza di qualcuno nella folla. Io potrei accorgermene.»<br />

Con un cenno del capo indicò i poliziotti. «Loro no.»<br />

«No. È troppo pericoloso. Niente civili durante un'operazione tattica.<br />

Questa è la regola.»<br />

«Non mi importa delle regole», ribatté la giovane, chinandosi coraggiosamente<br />

verso Rhyme. «Posso essere d'aiuto.»<br />

«Kara...»<br />

Ma lei lo zittì lanciando un'occhiata alle fotografie dei cadaveri di Tony<br />

Calvert e di Svetlana Rasnikov e poi tornando a guardarlo con un'espressione<br />

fredda negli occhi. Con quel semplice gesto gli ricordò che era stato<br />

lui a volerla lì, che era stato lui a portarla nel suo mondo e a trasformarla in<br />

una persona capace di guardare quegli orrori senza battere ciglio.<br />

«D'accordo», disse Rhyme. Poi fece un cenno ad Amelia e aggiunse:<br />

«Non perderla d'occhio».<br />

Era cauta, notò Malerick, come si addiceva a una donna che aveva appena<br />

conosciuto un uomo a Manhattan, benché quello sconosciuto fosse timido,<br />

amichevole e capace di calmare cavalli imbizzarriti.


Tuttavia, Cheryl Marston si stava a poco a poco rilassando e cominciava<br />

a godersi i racconti sul circo che Malerick abbellì considerevolmente allo<br />

scopo di divertirla e farle abbassare la guardia ancora di più.<br />

Dopo che la stalliera e il veterinario di turno all'Hammerstead avevano<br />

esaminato Donny Boy e lo avevano dichiarato in perfetta salute, Malerick<br />

e la sua prossima, inconsapevole artista lasciarono la stalla e si recarono in<br />

un ristorante poco lontano da Riverside Drive.<br />

Ora la donna chiacchierava amabilmente con John (il personaggio che<br />

lui stava interpretando per quell'appuntamento) della sua vita in città, del<br />

suo precoce amore per i cavalli, degli animali che aveva avuto o cavalcato,<br />

delle sue speranze di comprare una casa per le vacanze a Middleburg, in<br />

Virginia. Lui rispondeva di tanto con piccoli aneddoti sui cavalli — basandosi<br />

in parte su ciò che riusciva a estrapolare dai discorsi di lei, in parte<br />

sulla sua esperienza nel mondo del circo e dell'illusionismo. Gli animali<br />

hanno sempre ricoperto un ruolo importante nella professione del mago.<br />

Venivano ipnotizzati, fatti svanire, tramutati in esemplari di specie diverse.<br />

Nell'Ottocento, un illusionista aveva creato un numero estremamente popolare<br />

trasformando in un istante un pollo in un'anatra. (Il metodo era di<br />

una semplicità estrema: l'anatra arrivava sul palco camuffata da pollo.) I<br />

numeri in cui si uccidevano e si resuscitavano gli animali erano stati molto<br />

popolari in tempi meno politicamente corretti benché gli animali venissero<br />

feriti raramente durante lo svolgimento; dopotutto, solo un illusionista inetto<br />

uccide un animale per creare l'illusione che sia morto. E questo tipo<br />

di metodo è anche molto costoso.<br />

Per il numero con cui quel giorno a Central Park aveva preso in trappola<br />

Cheryl Marston, Malerick aveva tratto ispirazione dai trucchi di Howard<br />

Thurston, un popolare illusionista dei primi del Novecento che si era specializzato<br />

in numeri con gli animali. Il trucco che Malerick aveva usato<br />

non avrebbe incontrato l'approvazione di Thurston, però: il famoso illusionista<br />

aveva trattato gli animali nei suoi spettacoli come se fossero stati assistenti<br />

umani se non addirittura membri della sua famiglia. Malerick non<br />

era stato così gentile. Aveva catturato un piccione a mani nude. Poi lo aveva<br />

girato sulla schiena e gli aveva accarezzato il collo e i fianchi fino a ipnotizzarlo:<br />

una tecnica che i maghi usano da sempre per creare l'illusione<br />

di un uccello morto. Quando Cheryl Marston si era avvicinata a cavallo,<br />

Malerick aveva scagliato il piccione con forza contro il muso dell'animale.<br />

Il dolore e la paura di Donny Boy però non avevano niente a che fare con<br />

il piccione, ma erano stati causati da un generatore di ultrasuoni regolato


su una frequenza che solo le orecchie dei cavalli potevano percepire.<br />

Quando Malerick era sbucato dai cespugli per «salvare» Cheryl, aveva<br />

spento il generatore e quando aveva afferrato le briglie il cavallo aveva già<br />

cominciato a calmarsi.<br />

Ora, poco alla volta, la cavallerizza si stava facendo sempre meno cauta<br />

nello scoprire che avevano tante cose in comune.<br />

O almeno, questo era ciò che lui le stava facendo credere.<br />

Questa illusione era dovuta all'uso del mentalismo, che, pur non essendo<br />

una delle specialità di Malerick, era comunque un campo in cui era più che<br />

competente. Il mentalismo non ha niente a che fare con la telepatia, naturalmente.<br />

È una combinazione di tecniche meccaniche e psicologiche usata<br />

per dedurre fatti. Malerick, ora, stava facendo ciò che solo i migliori mentalisti<br />

fanno: stava leggendo il corpo, l'esatto contrario della lettura del<br />

pensiero. Stava prestando attenzione ai più piccoli cambiamenti della postura<br />

di Cheryl, delle espressioni del suo viso e dei suoi gesti, in risposta ai<br />

commenti fatti da lui. Alcuni gli dicevano che si stava allontanando dai<br />

pensieri della donna, altri invece che stava centrando l'obiettivo.<br />

Accennò, per esempio, a un amico che aveva appena divorziato e non gli<br />

fu difficile capire che anche lei era una donna divorziata, e che era stato il<br />

marito a lasciarla. Così, facendo una smorfia, Malerick le disse che anche<br />

lui aveva divorziato, che sua moglie si era trovata un amante e lo aveva lasciato.<br />

La cosa lo aveva distrutto ma ora stava cominciando a riprendersi.<br />

«Ho rinunciato persino a una barca», disse lei amaramente, «pur di tagliare<br />

i ponti con quel figlio di puttana. Una barca a vela di sette metri.»<br />

Malerick si servì anche dell'«effetto Barnum» per convincerla che avessero<br />

in comune molte cose. Il classico esempio di effetto Barnum è un<br />

mentalista che scruta il soggetto e poi dice in tono grave: «Sento che tu la<br />

maggior parte del tempo sei estroverso ma che a volte ti senti piuttosto timido».<br />

Il che viene interpretato come un commento molto profondo, ma che naturalmente<br />

è applicabile a quasi chiunque al mondo.<br />

Né «John» né Cheryl avevano figli. Entrambi amavano i gatti, avevano<br />

genitori divorziati ed erano appassionati di tennis. Ma quante coincidenze!<br />

Sembriamo fatti l'uno per l'altra.<br />

È quasi ora, pensò Malerick. Tuttavia non aveva fretta. Se anche la polizia<br />

avesse trovato qualche traccia su ciò che aveva intenzione di fare, gli<br />

investigatori avrebbero pensato che avrebbe ucciso soltanto alle quattro e<br />

adesso erano le due passate da poco.


Potreste pensare, Riveriti Spettatori, che il mondo dell'illusionismo non<br />

interagisca mai con la realtà, ma questo non è del tutto vero.<br />

Penso a John Mulholland, noto mago ed editor di una rivista di magia,<br />

La Sfinge. Negli anni Cinquanta, improvvisamente, ha annunciato la sua<br />

intenzione di ritirarsi dalla magia e dal giornalismo. Nessuno capiva perché<br />

ma poi le voci sono cominciate — voci secondo le quali aveva iniziato<br />

a lavorare per l'intelligence americana insegnando alle spie come usare<br />

trucchi di magia per somministrare droghe in modo talmente invisibile che<br />

nemmeno il comunista più paranoico si sarebbe mai accorto di nulla.<br />

Che cosa vedete nelle mie mani, Riveriti Spettatori? Guardate bene le<br />

mie dita. Non notate niente, giusto? Sembrano vuote. Eppure, come probabilmente<br />

avrete indovinato, non lo sono affatto...<br />

Ora, usando una delle tecniche migliori di Mulholland per drogare qualcuno,<br />

Malerick sollevò il cucchiaino con la mano sinistra. Con aria assorta,<br />

picchiettò con la posata sul tavolo, attirando l'attenzione di Cheryl. Soltanto<br />

una frazione di secondo. Ma aveva dato a Malerick il tempo di svuotare<br />

nel caffè di lei una minuscola capsula di polvere insapore mentre con l'altra<br />

mano prendeva lo zucchero.<br />

John Mulholland sarebbe stato fiero di lui.<br />

Dopo qualche istante, Malerick notò che la droga stava già facendo effetto:<br />

Cheryl aveva gli occhi leggermente appannati e ondeggiava sulla sedia.<br />

Tuttavia lei non si rese conto di niente. Era quello l'aspetto migliore<br />

del flunitrazepam, altrimenti noto come Roipnol, la famosa pillola dello<br />

stupro: la vittima non capiva di essere stata drogata. O almeno non lo capiva<br />

fino al mattino dopo. Il che nel caso di Cheryl Marston non era un problema.<br />

Malerick la guardò e sorrise. «Ehi, vuoi sapere una cosa?»<br />

«Cosa?» domandò lei intontita. Batté le palpebre, e fece un ampio sorriso.<br />

Lui pagò il conto, poi le disse: «Ho appena comprato una barca».<br />

Lei rise entusiasta. «Una barca? Io adoro le barche. Di che tipo?»<br />

«Una barca a vela. Di dodici metri. Io e mia moglie ne avevamo una»,<br />

aggiunse Malerick in tono triste, «ma dopo il divorzio l'ha tenuta lei.»<br />

«Oh, no, John, stai scherzando!» esclamò lei ridendo stordita. «Anche io<br />

e mio marito ne avevamo una! E lui si è preso la nostra dopo il divorzio.»<br />

«Davvero?» Lui rise e si alzò. «Be', facciamo due passi fino al fiume. Da<br />

lì potrai vederla.»<br />

«Mi piacerebbe moltissimo.» Si alzò malferma sulle gambe e si aggrap-


pò al braccio di lui.<br />

Lui l'aiutò a uscire dal locale. Il dosaggio sembrava giusto. Cheryl era<br />

docile ma non avrebbe perso i sensi prima che lui l'avesse portata ai cespugli<br />

vicino all'Hudson.<br />

Si diressero verso Riverside Park. «Stavi parlando di barche», disse lei<br />

con voce impastata.<br />

«Esatto.»<br />

«Io e il mio ex marito ne avevamo una», ripeté la donna.<br />

«Lo so», disse Malerick. «Me lo hai già detto.»<br />

«Oh, davvero?» rise Cheryl.<br />

«Aspetta. Devo prendere una cosa.»<br />

Si fermò alla sua auto, una Mazda rubata, e dai sedili posteriori prese<br />

una pesante borsa sportiva, quindi chiuse la macchina. Dall'interno della<br />

borsa giunse un forte rumore metallico. Cheryl la guardò, fece per parlare<br />

ma poi si dimenticò ciò che aveva intenzione di chiedere.<br />

«Da questa parte.» Malerick la condusse in fondo alla strada, oltre un<br />

ponte pedonale che passava sopra la strada alberata, e poi giù fino alla<br />

sponda del fiume deserta e invasa dalla vegetazione.<br />

Liberò il braccio da quello di lei e l'afferrò saldamente, circondandole la<br />

schiena con il braccio. Con la mano le sfiorò un seno mentre lei appoggiava<br />

la testa sulla sua spalla.<br />

«Guarda», mormorò lei indicando vagamente l'Hudson le cui acque azzurro<br />

scuro erano solcate da decine di yacht e barche a vela.<br />

Malerick disse: «La mia barca è laggiù».<br />

«Mi piacciono le barche.»<br />

«Anche a me», mormorò lui.<br />

«Davvero?» chiese lei e sussurrando aggiunse che anche lei e il suo ex<br />

marito ne avevano avuta una. Purtroppo l'aveva tenuta lui dopo il divorzio.<br />

Che combinazione.<br />

15<br />

L'Accademia Ippica era un angolo di vecchia New York.<br />

Sentendo il forte odore della stalla, Amelia Sachs guardò attraverso un<br />

ingresso ad arco l'interno del vecchio edificio di legno. C'erano diverse<br />

persone a cavallo e tutte, con i loro pantaloni beige, le giacche nere o rosse<br />

e i cap di velluto, avevano un'aria solenne.<br />

Una decina di agenti in uniforme venuti dal Ventesimo Distretto, il più


vicino, si trovavano dentro e fuori l'edificio. Altri agenti erano nel parco<br />

sotto il comando di Lon Sellitto, distribuiti attorno al sentiero da equitazione,<br />

in cerca della loro elusiva preda.<br />

Amelia e Bell entrarono nell'ufficio e il detective mostrò il distintivo dorato<br />

alla donna che sedeva dietro il bancone. La donna lanciò un'occhiata<br />

agli agenti che aspettavano fuori e chiese, a disagio: «Sì? C'è qualche problema?»<br />

«Signora, qui usate olio Tack-Pure per trattare le selle e i finimenti di<br />

cuoio?»<br />

Lei guardò un assistente che annuì. «Sissignore, lo usiamo. Ne usiamo<br />

molto.»<br />

Bell continuò: «Abbiamo trovato tracce di Tack-Pure e di sterco di cavallo<br />

sulla scena di un delitto, oggi. Pensiamo che il sospetto possa lavorare<br />

qui o forse stia dando la caccia a uno dei vostri impiegati o a uno dei<br />

vostri clienti».<br />

«No! Chi?»<br />

«Di questo non siamo molto sicuri, mi dispiace. E non siamo nemmeno<br />

sicuri dell'aspetto del criminale. Sappiamo soltanto che è di corporatura<br />

media. Sulla cinquantina. Bianco. Potrebbe avere la barba o i capelli castani,<br />

ma non ne siamo sicuri. Potrebbe avere le dita della mano sinistra deformi.<br />

Abbiamo bisogno che parli con i suoi impiegati e con i clienti abituali<br />

se sono rintracciabili e che scopra se hanno notato qualcuno che corrisponda<br />

a questa descrizione. O qualcuno che potrebbe rappresentare una<br />

minaccia.»<br />

«Naturalmente», disse la donna esitante. «Farò il possibile. Certo.»<br />

Bell prese con sé diversi agenti in uniforme e scomparve oltre una vecchia<br />

porta nell'arena dal pavimento coperto di segatura. «Faremo una perquisizione»,<br />

disse ad Amelia prima di andarsene.<br />

La donna poliziotto annuì e guardò fuori dalla finestra per controllare<br />

Kara che sedeva da sola sull'auto di Sellitto, parcheggiata lungo il ciglio<br />

della strada dietro alla Camaro giallo scuro di Amelia. La giovane non era<br />

felice di essere stata confinata in macchina ma Amelia era stata intransigente:<br />

non doveva correre alcun pericolo.<br />

Robert-Houdin aveva trucchi più stupefacenti di quelli dei marabutti. Se<br />

non sbaglio, però, loro lo hanno quasi ucciso.<br />

Non preoccuparti. Farò in modo che questo a te non accada.<br />

Controllò velocemente l'ora; erano le due. Con la radio chiamò la Centrale<br />

e si fece mettere in collegamento con il telefono di Rhyme. Un attimo


dopo, udì la voce del criminologo. «Sachs, le squadre di Lon non hanno<br />

notato niente di strano a Central Park. Tu hai avuto più fortuna?»<br />

«La direttrice sta parlando con i dipendenti e i clienti dell'Accademia.<br />

Roland e la sua squadra stanno perquisendo le stalle.» In quel momento<br />

scorse la direttrice in mezzo a un gruppo di impiegati. Sui loro volti si notavano<br />

espressioni accigliate e preoccupate. Una ragazza dal volto rotondo<br />

e dai capelli rossi si coprì all'improvviso la bocca con la mano, sconvolta.<br />

Cominciò ad annuire.<br />

«Aspetta un momento, Rhyme. Potrebbe esserci qualcosa.»<br />

La direttrice fece cenno ad Amelia di avvicinarsi e la ragazza disse: «Insomma,<br />

non so se possa essere importante, ma c'è una cosa».<br />

«Come ti chiami?»<br />

«Tracey?» rispose come se stesse ponendo una domanda. «Faccio la<br />

stalliera qui?»<br />

«Continua.»<br />

«Be', il fatto è che c'è una cliente che viene ogni sabato. Cheryl Marston.»<br />

Rhyme gridò nell'orecchio di Amelia: «Sempre alla stessa ora? Chiedile<br />

se viene sempre alla stessa ora ogni settimana».<br />

Amelia riferì la domanda.<br />

«Oh, sì, certo», rispose la ragazza. «È puntuale, sì, insomma, come un<br />

orologio. È nostra cliente da anni.»<br />

«Le persone con abitudini regolari sono i bersagli più facili. Dille di<br />

continuare», intervenne il criminologo.<br />

«Cosa mi sai dire di lei, Tracey?»<br />

«Oggi è tornata dalla cavalcata? Mezz'ora fa? Circa mezz'ora fa? E, insomma,<br />

mi ha restituito Don Juan, il suo cavallo preferito e ha chiesto a<br />

me e al veterinario di controllarlo con attenzione perché un uccello gli è<br />

andato a sbattere sul muso e lo ha spaventato. Insomma, noi stiamo dando<br />

un'occhiata al cavallo e lei mi dice che è arrivato un tizio che ha calmato<br />

Donny. Noi le diciamo che Donny sta bene e lei continua a parlare di questo<br />

tizio, bla bla bla, e di com'era interessante e del fatto che è tutta eccitata<br />

perché andrà a prendere un caffè con lui e del fatto che potrebbe essere un<br />

vero uomo che sussurra ai cavalli. Io l'ho visto giù che l'aspettava. E, insomma,<br />

mi sono chiesta ma che cos'ha alla mano? Perché la teneva come<br />

nascosta. Sembrava che avesse solo tre dita.»<br />

«È lui!» esclamò Amelia. «Sai dirmi dov'erano diretti?»<br />

La ragazza indicò un punto a ovest lontano dal parco. «Da quella parte,


credo. Ma non ha detto esattamente dove.»<br />

«Fatti dare una descrizione», ordinò Rhyme.<br />

La ragazza spiegò che l'uomo aveva la barba e che aveva delle strane<br />

sopracciglia. «Erano come unite.»<br />

Per alterare i tratti del volto si devono modificare le sopracciglia. Cambiate<br />

le sopracciglia e il volto si trasforma per il sessanta per cento.<br />

«Com'era vestito?» chiese Amelia.<br />

«Aveva una giacca a vento, scarpe da ginnastica e pantaloncini da jogging.»<br />

«Di che colore?»<br />

«La giacca e i pantaloncini erano scuri. Blu o neri. Non ho visto la maglietta.»<br />

Bell tornò con i suoi agenti e borbottò: «Non abbiamo trovato niente».<br />

«Qui abbiamo una pista.» Gli riferì della cavallerizza e dell'uomo con la<br />

barba, quindi chiese alla ragazza: «Sei proprio sicura che non conoscesse<br />

l'uomo?»<br />

«Sicurissima. La signorina Marston e io ci conosciamo da un bel pezzo e<br />

mi ha detto che non esce con nessuno. Non si fida più degli uomini. Il suo<br />

ex marito la tradiva e dopo il divorzio si è preso la loro barca a vela. E la<br />

cosa non le è ancora andata giù.»<br />

Gli illusionisti più esperti, amici miei, programmano l'ordine e il ritmo<br />

dei loro numeri con grande attenzione per rendere la messinscena il più<br />

coinvolgente possibile.<br />

Nel nostro terzo numero di oggi, per prima cosa abbiamo visto la nostra<br />

prima illusione con gli animali, di cui è stato protagonista Donny Boy, il<br />

cavallo-meraviglia, a Central Park. Poi abbiamo rallentato il ritmo con un<br />

classico gioco di destrezza della mano unito a un tocco di mentalismo.<br />

E ora stiamo per passare all'escapologia.<br />

Vedremo quella che è forse la più famosa fuga di Harry Houdini. In<br />

questo numero, che Houdini ha messo a punto personalmente, l'illusionista<br />

veniva legato, appeso per i piedi e immerso in una stretta vasca d'acqua.<br />

Aveva solo pochi minuti per cercare di piegarsi verso l'alto, liberarsi<br />

le caviglie e aprire la chiusura della vasca prima di annegare.<br />

La vasca, naturalmente, era «preparata». Le sbarre che apparentemente<br />

dovevano impedire al vetro di andare in frantumi servivano in realtà come<br />

appigli per permettere al mago di arrivare alle caviglie. I lucchetti ai suoi<br />

piedi e sulla chiusura stessa della vasca avevano serrature a scatto che


immediatamente liberavano le caviglie e il coperchio.<br />

Nella nostra reinvenzione del numero del famoso escapologista, è quasi<br />

inutile dirlo, non ci saranno queste comodità. La nostra artista potrà contare<br />

sulle sue sole forze. E io ho personalmente aggiunto qualche mia variante.<br />

Tutto per il vostro intrattenimento, naturalmente.<br />

E ora, per gentile concessione del signor Houdini: la Tortura della Cella<br />

d'Acqua.<br />

Senza barba e con indosso un paio di pantaloni di cotone cachi e una<br />

camicia bianca sopra una T-shirt bianca, Malerick strinse con forza le catene<br />

attorno a Cheryl Marston. Prima le circondò le caviglie, quindi il petto<br />

e le braccia.<br />

Fece una pausa e si guardò di nuovo attorno, e vide che gli spessi cespugli<br />

li nascondevano dalla strada e dal fiume.<br />

Erano sulla riva del fiume Hudson accanto a una piccola pozza di acqua<br />

stagnante che a quanto pareva un tempo era stata una stretta insenatura per<br />

piccole imbarcazioni. Terra e detriti l'avevano chiusa molto tempo prima,<br />

creando quella maleodorante pozza di circa tre metri di diametro. Su un lato<br />

c'erano i resti di un molo, al centro del quale stava un gru arrugginita<br />

che era stata usata per togliere le barche dall'acqua. Malerick gettò una<br />

corda sul braccio della gru, stringendone la cima in un cappio, quindi cominciò<br />

a legare l'altra estremità alle catene che intrappolavano i piedi di<br />

Cheryl.<br />

Gli escapologisti amano le catene. Fanno molta scena e possiedono una<br />

fantastica aura sadica e sembrano molto più resistenti della seta e delle<br />

corde. Inoltre sono pesanti: lo strumento ideale per tenere legato un'artista<br />

sott'acqua.<br />

«No, no, noooo», gemette la donna stordita.<br />

Lui le accarezzò i capelli controllando le catene. Semplici e strette. Houdini<br />

aveva scritto: «Per quanto strano questo possa apparire, ho scoperto<br />

che più una trappola è spettacolare agli occhi del pubblico meno difficile è<br />

liberarsi».<br />

Era vero, Malerick lo sapeva per esperienza personale. Fitte masse di<br />

corde e di catene dall'aria drammatica legate ancora e ancora attorno all'illusionista<br />

erano in realtà facili da sciogliere. Costrizioni più semplici ed<br />

essenziali risultavano molto più difficili. Come quelle, per esempio.<br />

«Nooooooo», gemette la donna. «Mi fai male. Ti prego!... Cosa stai...?»<br />

Malerick le chiuse la bocca con un pezzo di nastro adesivo. Poi si assicurò<br />

di avere una salda presa sulla corda e cominciò a tirarla lentamente.


La corda sollevò i piedi dell'avvocato mugolante e prese a trascinarla inesorabilmente<br />

verso l'acqua putrida.<br />

In quello stupendo pomeriggio di primavera, una fiera riempiva la grande<br />

piazza centrale del West Side College tra la Settantanovesima e l'Ottantesima<br />

strada, così affollata di visitatori che sarebbe stato praticamente impossibile<br />

individuare l'assassino e la sua vittima in mezzo a tutta quella<br />

gente.<br />

In quello stupendo pomeriggio di primavera, i ristoranti e le caffetterie<br />

del quartiere erano piene di avventori e in uno qualunque di quei locali, in<br />

quel momento, forse il Negromante stava invitando Cheryl Marston a fare<br />

un giro in macchina con lui o le stava chiedendo di poter salire a casa da<br />

lei.<br />

In quello stupendo pomeriggio di primavera, cinquanta vicoli si snodavano<br />

tra gli isolati offrendo con il loro buio isolamento il luogo ideale per<br />

commettere un omicidio.<br />

Amelia, Bell e Kara correvano su e giù per le strade setacciando la fiera,<br />

i ristoranti e i vicoli. E qualsiasi altro luogo venisse loro in mente.<br />

Non trovarono niente.<br />

Finché, alcuni disperati minuti più tardi, ci fu una svolta.<br />

I due poliziotti e Kara entrarono nell'Ely's Coffe Shop, nei pressi della<br />

Riverside Drive, e scrutarono la folla. Amelia mise una mano sul braccio a<br />

Bell indicandogli con un cenno del capo il registratore di cassa accanto al<br />

quale c'erano un cap di velluto nero e uno sporco frustino di cuoio.<br />

Amelia corse dal direttore, un mediorientale dalla carnagione scura.<br />

«Questi li ha lasciati qui una donna?»<br />

«Sì, dieci minuti fa. Era...»<br />

«Era con un uomo?»<br />

«Sì.»<br />

«Un uomo con la barba, in tenuta da jogging?»<br />

«Sono loro. La donna si è dimenticata il cappello e la frusta sul pavimento<br />

accanto al tavolino.»<br />

«Ha visto da che parte sono andati?»<br />

«Ma cosa succede? C'è...»<br />

«Dove?» insistette Amelia.<br />

«Ecco, ho sentito che lui le diceva che voleva mostrarle la sua barca. Ma<br />

spero che l'abbia accompagnata a casa.»<br />

«Che intende dire?» domandò Amelia.


«La donna non si sentiva bene. Penso che sia per questo che si è dimenticata<br />

la sua roba.»<br />

«Non si sentiva bene?»<br />

«Faceva fatica a camminare. Sembrava ubriaca anche se avevano bevuto<br />

solo un caffè. E stava benissimo quando sono arrivati qui.»<br />

«L'ha drogata», sussurrò Amelia a Bell.<br />

«Drogata?» chiese il direttore. «Ehi, ma che succede?»<br />

«A quale tavolo erano seduti?»<br />

Il direttore le indicò un tavolo a cui sedevano quattro donne che mangiavano<br />

e chiacchieravano rumorosamente. «Scusate», disse Amelia e fece un<br />

rapido esame del tavolino, ma non trovò alcuna traccia evidente né sopra<br />

né sotto.<br />

«Dobbiamo andare a cercarla», disse a Bell.<br />

«Se ha parlato di una barca, andiamo a ovest. Verso l'Hudson.»<br />

Amelia fece un cenno per indicare il punto in cui si erano seduti il Negromante<br />

e Cheryl. «Questa è una scena del crimine: non pulisca né il tavolo<br />

né il pavimento sotto il tavolo. E faccia spostare le signore», gridò indicando<br />

le quattro donne dagli occhi sgranati e improvvisamente silenziose,<br />

poi corse fuori nella luce abbagliante del pomeriggio.<br />

16<br />

Vide suo marito piangere.<br />

Lacrime di rimpianto per aver dovuto «far finire il matrimonio».<br />

Far finire il matrimonio.<br />

Come portare fuori la spazzatura.<br />

Portare il cane a fare una passeggiata.<br />

Era il nostro fottuto matrimonio! Non era una cosa.<br />

Ma Roy non la pensava così. Roy voleva una tozza viceanalista dei sistemi<br />

di sicurezza più di quanto volesse lei, e questo era quanto.<br />

Un altro fiotto soffocante di acqua viscida le invase le narici.<br />

Aria, aria, aria... Datemi dell'aria!<br />

Poi Cheryl Marston vide suo padre e sua madre a Natale, molti anni<br />

prima, mentre timidamente spingevano la bicicletta che Babbo Natale le<br />

aveva portato dal Polo Nord. Guarda, tesoro, Babbo Natale ti ha portato<br />

persino un casco rosa per proteggere la tua graziosa testolina...<br />

«Ahhhhhh...»<br />

Tossendo e singhiozzando, stretta dalle catene, Cheryl venne tirata fuori


dall'acqua limacciosa e putrida della pozza, a testa in giù, girando pigramente<br />

su se stessa, sollevata da una corda fissata al braccio della gru che si<br />

sporgeva sopra l'acqua.<br />

Le pulsava la testa per l'afflusso di sangue. «Basta, basta, basta!» gridò<br />

senza voce. Cosa stava succedendo? Ricordava Donny Boy che si impennava,<br />

qualcuno che lo calmava, un uomo gentile, un caffè in un ristorante<br />

greco, una conversazione, qualcosa che aveva a che fare con le barche, poi<br />

il mondo si era smarrito in una spirale di stordimento, di sciocche risate.<br />

E poi le catene. E quell'acqua disgustosa.<br />

Adesso l'uomo la stava guardando morire con compiaciuta curiosità.<br />

Chi è? Perché lo sta facendo? Perché?<br />

La forza d'inerzia la fece ruotare lentamente su se stessa e lui non riuscì<br />

più a vedere i suoi occhi disperati, che scorsero invece in lontananza l'orizzonte<br />

caliginoso del New Jersey, al di là del fiume.<br />

Ruotò lentamente in senso inverso finché non si ritrovò a guardare i rovi<br />

e i lillà. E lui.<br />

L'uomo la scrutò con attenzione, annuì, quindi fece scorrere la corda,<br />

abbassandola nuovamente in quella pozza disgustosa.<br />

Cheryl si piegò con tutte le sue forze all'altezza della vita, cercando disperatamente<br />

di allontanarsi dalla superficie dell'acqua, come se fosse stata<br />

bollente. Ma il suo stesso peso unito al peso delle catene la trascinò giù, al<br />

di sotto della superficie. Trattenendo il fiato, si dimenò con forza e scosse<br />

la testa, cercando inutilmente di liberarsi dal metallo che non poteva spezzare.<br />

Poi il marito riapparve davanti a lei, spiegandole, spiegandole, spiegandole,<br />

perché il divorzio sarebbe stata la cosa migliore che le potesse capitare.<br />

Roy sollevò lo sguardo, si asciugò le lacrime da coccodrillo dagli occhi<br />

e disse che era davvero la cosa migliore. Che lei sarebbe stata più felice<br />

così. Guarda, ho una cosa per te. Roy aprì una porta e le mostrò una nuova<br />

e scintillante bicicletta Schwimm. Nastri colorati che decoravano il manubrio,<br />

rotelline fissate alle ruote posteriori e un casco — un casco rosa —<br />

per proteggere la sua graziosa testolina.<br />

Cheryl si arrese. Hai vinto tu, hai vinto tu. Prenditi la stramaledetta barca,<br />

prenditi la tua stramaledetta ragazza. Lasciami andare e basta, lasciami<br />

in pace. Trasse un respiro col naso per lasciare che il conforto della morte<br />

le riempisse i polmoni.<br />

«Laggiù!» gridò Amelia Sachs.


Lei e Bell attraversarono di corsa il ponte pedonale che portava a un fitto<br />

intrico di cespugli e alberi sulla riva dell'Hudson. C'era un uomo in piedi<br />

su un molo fatiscente che evidentemente era stato usato per anni, prima<br />

che l'accesso al fiume venisse chiuso. L'area era abbandonata, piena di rifiuti<br />

e puzzava di acqua stagnante.<br />

Un uomo in pantaloni cachi e camicia bianca stava tenendo una corda<br />

che passava sulla sommità del braccio di una piccola gru arrugginita. L'altra<br />

estremità spariva sotto la superficie dell'acqua.<br />

«Ehi, tu», gridò Bell, «fermo!»<br />

Certo, l'uomo aveva i capelli castani ma indossava abiti diversi. E non<br />

aveva nemmeno la barba. E le sue sopracciglia non erano così folte. Amelia<br />

non riusciva a vedere se avesse o meno le dita della mano sinistra fuse<br />

insieme.<br />

Eppure, che importanza aveva?<br />

Il Negromante poteva essere un uomo, poteva essere una donna.<br />

Il Negromante poteva essere invisibile.<br />

Mentre si avvicinavano di corsa, l'uomo alzò lo sguardo, apparentemente<br />

sollevato. «Qui!» gridò. «Venite ad aiutarmi! C'è una donna nell'acqua!»<br />

Bell e Amelia lasciarono Kara sul ponte e si precipitarono verso i cespugli<br />

che circondavano la pozza d'acqua. «Non fidarti di lui», disse lei senza<br />

fiato a Bell mentre correvano.<br />

«Ci puoi contare, Amelia.»<br />

L'uomo tirò con più forza e dall'acqua emersero i piedi, poi le gambe coperte<br />

da pantaloni marroni e infine il corpo di una donna. Era avvolta da<br />

catene. Oh, poverina! pensò Amelia. Ti prego, fa' che non sia morta.<br />

Coprirono velocemente la distanza che li separava dal molo mentre Bell<br />

chiamava rinforzi con la radio. Sul ponte si stava radunando un folto gruppo<br />

di persone allarmate da ciò che stava succedendo.<br />

«Aiutatemi! Non riesco a sollevarla da solo», gridò l'uomo a Bell e ad<br />

Amelia. Era senza fiato per lo sforzo. «C'era un uomo che l'ha legata e l'ha<br />

buttata nell'acqua. Ha cercato di ucciderla!»<br />

Amelia sfoderò la pistola e la puntò sull'uomo.<br />

«Ehi, ma cosa sta facendo?» domandò lui, sconvolto. «Io sto cercando di<br />

salvarla!» Abbassò lo sguardo sul cellulare che aveva fissato alla cintura.<br />

«Sono stato io a chiamare il 911.»<br />

Amelia non riusciva ancora a vedere la sua mano sinistra; era coperta<br />

dalla destra.<br />

«Tenga le mani su quella corda, signore», disse. «Le tenga dove le posso


vedere.»<br />

«Io non ho fatto niente!» Respirava male, producendo uno strano suono.<br />

Forse non era colpa dello sforzo, forse soffriva d'asma.<br />

Tenendosi lontano dalla linea di fuoco, Bell afferrò la piccola gru e la<br />

fece ruotare verso la riva fangosa. Quando la donna fu abbastanza vicino,<br />

la tirò a sé mentre l'uomo lasciava andare lentamente la corda. Alla fine la<br />

donna giacque sull'erba, cianotica e senza vita. Il detective le tolse il nastro<br />

adesivo dalle labbra, la liberò dalle catene e cominciò a praticarle la respirazione<br />

bocca a bocca.<br />

Rivolgendosi alle numerose persone che si erano radunate nelle vicinanze,<br />

Amelia gridò: «C'è un dottore?»<br />

Nessuno rispose. Lei tornò a guardare la vittima e vide che si stava<br />

muovendo... Vide che stava tossendo e sputando acqua. Sì! L'avevano trovata<br />

in tempo. Di lì a un minuto, sarebbe stata in grado di confermare l'identità<br />

dell'uomo. Poi sollevò lo sguardo e, poco lontano, notò un fagotto<br />

di lucido tessuto blu scuro. Intravide una cerniera lampo e una manica. Poteva<br />

trattarsi della giacca da jogging che il Negromante si era tolto per indossare<br />

altri vestiti.<br />

Gli occhi dell'uomo seguirono il suo sguardo e anche lui vide ciò che<br />

aveva notato lei.<br />

C'era stata una reazione, una smorfia quasi impercettibile? Ma Amelia<br />

non poteva esserne sicura.<br />

«Signore», disse in tono deciso, «dovrò ammanettarla, finché non si sarà<br />

chiarita la situazione. Mi porga le mani...»<br />

All'improvviso, la voce di un uomo in preda al panico gridò: «Ehi, signora,<br />

attenta! Quel tizio in tuta da jogging alla sua destra! È armato!»<br />

La gente prese a gridare e si gettò a terra e Amelia si accovacciò, girandosi<br />

a destra in cerca di un bersaglio. «Roland, fa' attenzione!»<br />

Bell si gettò a terra accanto alla donna e guardò nella direzione che gli<br />

stava indicando Amelia, impugnando la pistola.<br />

Ma Amelia non vide nessuno vestito da jogging.<br />

Oh, no, pensò. No! Furiosa con se stessa, capì che cos'era accaduto: era<br />

stato l'uomo, a mimare quella voce. Con il ventriloquio.<br />

Si voltò velocemente e vide un'abbagliante palla di fuoco esplodere nella<br />

mano dell'uomo, che fluttuò nell'aria abbagliandola.<br />

«Amelia!» gridò Bell. «Non riesco a vedere niente! Dov'è andato?»<br />

«Non lo...»<br />

Una rapida serie di colpi di pistola risuonò nel punto in cui si era trovato


il Negromante. I passanti fuggirono in preda al panico mentre Amelia<br />

prendeva la mira seguendo quel suono. Bell fece altrettanto. Entrambi<br />

strizzarono gli occhi in cerca di un bersaglio, ma quando riuscirono di<br />

nuovo a vedere con chiarezza, l'assassino era scomparso: Amelia si accorse<br />

di aver puntato la pistola su una vaga nuvola di fumo generata da altri<br />

petardi.<br />

Poi scorse il Negromante sull'altro lato del viale. Stava correndo in mezzo<br />

alla strada ma Amelia vide che un'auto di pattuglia gli si stava avvicinando<br />

a sirene spiegate. Il Negromante balzò sull'ampia scalinata che conduceva<br />

al college e svanì tra la gente che affollava la fiera, come un serpente<br />

velenoso che sparisce nell'erba alta.<br />

17<br />

Erano ovunque...<br />

Decine di agenti.<br />

E tutti stavano cercando lui.<br />

Ansimando per la corsa, i polmoni e i muscoli dei fianchi in fiamme,<br />

Malerick si appoggiò alla fredda pietra di uno degli edifici del college.<br />

Davanti a lui la grande piazza era occupata dalla fiera invasa dai visitatori.<br />

Si lanciò un'occhiata alle spalle nella direzione da cui era arrivato. La<br />

polizia aveva già chiuso quell'entrata. Sul lato nord e su quello sud della<br />

piazza si ergevano alti edifici di cemento. Le finestre erano sigillate e non<br />

c'erano porte. La sua unica via d'uscita era a est, dall'altra parte di quello<br />

spiazzo grande come un campo da football affollato di persone e bancarelle.<br />

Si incamminò in quella direzione. Ma non osò mettersi a correre.<br />

Perché tutti gli illusionisti sanno che i movimenti rapidi attirano l'attenzione.<br />

Mentre quelli lenti rendono invisibili.<br />

Continuò verso est, chiedendosi come avessero fatto gli agenti a localizzarlo.<br />

Naturalmente aveva previsto che sarebbero riusciti a trovare in giornata<br />

il cadavere della donna. Ma si erano mossi troppo in fretta, era come<br />

se avessero saputo che avrebbe rapito qualcuno proprio in quella parte della<br />

città, forse persino all'Accademia Ippica. Come avevano fatto?<br />

Sempre a est.<br />

Oltre le bancarelle, oltre il baracchino degli hot dog, oltre un complesso<br />

dixieland che suonava su un palco decorato con festoni rossi, bianchi e blu.


Davanti a lui c'era l'uscita, la scalinata che dalla piazza portava a Broadway.<br />

Altri quindici metri per raggiungere la libertà, altri dieci.<br />

Otto...<br />

Ma poi vide i lampeggianti. Sembravano luminosi come il cotone lampo<br />

che aveva usato per sfuggire all'agente dai capelli rossi. Erano i lampeggianti<br />

di quattro auto di pattuglia che si erano fermate accanto alla scalinata.<br />

Una decina di agenti in uniforme scesero dalle macchine. Rimasero vicino<br />

alle loro vetture, sorvegliando la scalinata. Nel frattempo stavano arrivando<br />

altri agenti in borghese. Salirono le scale e si mescolarono alla folla,<br />

osservando con particolare attenzione gli uomini.<br />

Circondato, Malerick tornò al centro della fiera.<br />

Gli agenti in borghese si stavano muovendo lentamente verso ovest.<br />

Fermavano tutti gli uomini sulla cinquantina senza barba che indossavano<br />

camicie chiare e pantaloni cachi. Esattamente come lui.<br />

Ma fermavano anche cinquantenni che avevano la barba ed erano vestiti<br />

in modo diverso. Il che significava che erano al corrente della sua abilità di<br />

trasformista.<br />

Poi scorse ciò che più aveva temuto: la donna poliziotto dagli occhi<br />

d'acciaio e dai cappelli rosso fuoco che aveva cercato di arrestarlo vicino al<br />

molo comparve in cima alle scale, all'estremità ovest della fiera. La donna<br />

cominciò a farsi largo tra la folla.<br />

Malerick si voltò e abbassò la testa per dare l'impressione di osservare<br />

una bruttissima scultura di ceramica.<br />

Si chiese disperatamente che cosa fare. Gli restava un ultimo travestimento<br />

sotto quello che stava indossando. Ma oltre a quello non aveva altro.<br />

L'agente dai capelli rossi notò qualcuno vestito più o meno come lui e<br />

con la stessa corporatura. Esaminò l'uomo con attenzione. Poi si voltò e<br />

continuò a scrutare la folla.<br />

Il poliziotto snello dai capelli castani che aveva praticato a Cheryl Marston<br />

la respirazione bocca a bocca apparve in cima alle scale e raggiunse la<br />

donna poliziotto. Discussero per qualche istante. Con loro c'era anche un'altra<br />

donna, ma non sembrava della polizia. Aveva brillanti occhi azzurri,<br />

capelli rossi-viola ed era piuttosto magra. Guardò la folla e sussurrò qualcosa<br />

alla donna poliziotto, che si diresse in un'altra direzione. La ragazza<br />

dai capelli corti rimase con il poliziotto e insieme cominciarono a farsi largo<br />

tra la folla.<br />

Malerick sapeva che presto o tardi sarebbe stato individuato. Doveva


andarsene subito dalla fiera prima che arrivassero altri poliziotti. Raggiunse<br />

una fila di toilette chimiche, entrò in una delle cabine e cambiò travestimento.<br />

Trenta secondi più tardi era già uscito e stava gentilmente tenendo<br />

la porta aperta a una donna di mezza età che esitò e poi si ritrasse, decidendo<br />

di aspettare che si liberasse un bagno che non fosse appena stato usato<br />

da un biker dalla coda di cavallo e il ventre sporgente che indossava<br />

un cappellino Penzoil, un'unta camicia di jeans Harley-Davidson con le<br />

maniche lunghe e un paio di sudici jeans neri.<br />

Malerick prese un vecchio giornale e lo arrotolò, tenendolo con la mano<br />

sinistra per nascondere le dita deformi, quindi si incamminò nuovamente<br />

verso il lato est della fiera, fermandosi a guardare di tanto in tanto vetrate<br />

colorate, tazze e coppe, giocattoli fatti a mano, cristalli, CD. Un poliziotto<br />

lo guardò, ma fu solo una breve occhiata, quindi si voltò.<br />

Raggiunse il lato est della fiera.<br />

La scalinata che conduceva a Broadway era larga trenta metri e i poliziotti<br />

in uniforme erano riusciti a bloccarla quasi completamente. Ora stavano<br />

fermando tutti gli uomini e le donne che lasciavano la fiera e chiedevano<br />

loro di esibire i documenti.<br />

Malerick vide il detective e la ragazza coi capelli viola poco lontano dal<br />

baracchino degli hot dog. Lei gli stava sussurrando qualcosa. Possibile che<br />

lo avesse notato?<br />

Si sentì invadere da una furia incontrollabile. Aveva pianificato con estrema<br />

cura ogni aspetto del suo numero, aveva studiato nei minimi particolari<br />

la coreografia di ogni trucco, per arrivare al gran finale del giorno<br />

successivo. Quel weekend avrebbe dovuto essere il più perfetto numero di<br />

illusionismo mai realizzato. E ora rischiava di andare tutto in pezzi. Pensò<br />

alla delusione che avrebbe dato al suo mentore. Pensò che avrebbe tradito<br />

le aspettative dei suoi Riveriti Spettatori... Si accorse che la mano con cui<br />

teneva un piccolo dipinto a olio della Statua della Libertà stava tremando.<br />

Tutto questo è inaccettabile! pensò con rabbia.<br />

Posò il quadro e si voltò.<br />

Ma si fermò di colpo, trattenendo il fiato.<br />

La donna poliziotto dai capelli rossi era a pochi metri da lui e stava<br />

guardando in un'altra direzione. Malerick si affrettò a spostare lo sguardo<br />

su un espositore di gioielli e chiese al venditore, con un pesante accento di<br />

Brooklyn, il prezzo di un paio di orecchini.<br />

Con la coda dell'occhio vide la donna poliziotto scrutarlo per un istante<br />

prima di distogliere lo sguardo e prendere la radio. «Cinque Otto Otto


Cinque. Richiesta di collegamento via terra alla linea telefonica di Lincoln<br />

Rhyme.» Un attimo dopo: «Siamo alla fiera, Rhyme. Lui deve essere qui...<br />

Non può essere fuggito mentre chiudevamo le uscite. Lo troveremo. Anche<br />

se dovessimo perquisire tutti i presenti uno per uno, lo troveremo».<br />

Malerick si spostò in mezzo alla folla. Che cosa poteva fare?<br />

La diversione sembrava l'unica risposta possibile. Qualcosa che distraesse<br />

la polizia per fargli guadagnare i cinque secondi necessari a passare oltre<br />

lo sbarramento e scomparire tra i pedoni della Broadway.<br />

Ma quale diversione avrebbe potuto dargli il tempo necessario?<br />

Aveva finito i petardi con cui simulava i colpi di pistola. Avrebbe potuto<br />

dare fuoco a una bancarella? Certo, ma questo non avrebbe causato il tipo<br />

di panico di cui adesso aveva bisogno.<br />

La rabbia e la paura si impossessarono nuovamente di lui. Ma poi sentì<br />

le parole che tanti anni prima gli aveva detto il suo mentore, dopo che lui,<br />

ancora ragazzo, aveva commesso un errore sul palco rischiando di rovinare<br />

uno dei numeri del maestro. Il demoniaco illusionista con la barba aveva<br />

preso da parte il ragazzo dopo lo spettacolo. Questi, prossimo alle lacrime,<br />

aveva tenuto gli occhi bassi sul pavimento mentre l'uomo gli chiedeva:<br />

«Che cos'è l'illusione?»<br />

«È scienza e logica», aveva risposto Malerick senza esitare. (Il suo mentore<br />

gli aveva impresso nell'anima centinaia di risposte come quella.)<br />

«Scienza e logica, sì. Se accade un imprevisto — a causa tua o del tuo<br />

assistente o di Dio in persona — devi usare la scienza e la logica per riacquistare<br />

immediatamente il controllo della situazione. Non deve trascorrere<br />

nemmeno un secondo tra l'errore e la reazione. Sii coraggioso. Leggi il tuo<br />

pubblico. Trasforma il disastro in un applauso.»<br />

Ripensando a quella parole, Malerick si calmò. Si sistemò la coda di cavallo<br />

da biker, si guardò attorno e rifletté sul da farsi.<br />

Sii coraggioso. Leggi il tuo pubblico.<br />

Trasforma il disastro in un applauso.<br />

Amelia scrutò ancora una volta le persone che la circondavano: una madre<br />

e un padre con due bambini annoiati, una coppia di anziani, un biker<br />

con una camicia Harley-Davidson, due giovani donne europee che contrattavano<br />

con un venditore il prezzo di alcuni gioielli.<br />

Notò Bell dall'altra parte della piazza, vicino a un baracchino degli hot<br />

dog. Ma dov'era finita Kara? La ragazza avrebbe dovuto restare vicino a


uno di loro. Fece un cenno al detective ma un gruppo di persone passò tra<br />

di loro e lei lo perse di vista. Si diresse verso di lui guardandosi attorno e<br />

studiando la folla.<br />

Si rese conto di sentirsi turbata come si era sentita quella mattina alla<br />

scuola di musica, benché il cielo fosse limpido e luminoso e lo scenario<br />

che la circondava fosse molto diverso dalla cupa costruzione gotica dove<br />

aveva avuto luogo il primo omicidio.<br />

Spettrale...<br />

Sapeva qual era il problema.<br />

Quando si pattugliava un quartiere, o si era in sintonia con l'ambiente<br />

circostante o non lo si era. Non si trattava solo di conoscere le persone e la<br />

geografia del luogo: si trattava di capire quale fosse la sua energia essenziale,<br />

quali criminali ci si potesse aspettare di incontrare, quanto potessero<br />

essere pericolosi, come avrebbero aggredito le loro vittime — e i poliziotti.<br />

Se non si era in sintonia con un quartiere era inutile pattugliarlo.<br />

Con il Negromante, ora Amelia se ne rendeva conto, non aveva la minima<br />

sintonia. In quel momento avrebbe potuto essere su un treno della linea<br />

9 diretto in centro oppure a pochi passi da lei, e non se ne sarebbe resa<br />

conto.<br />

Proprio in quel momento qualcuno passò alle sue spalle. Si sentì accarezzare<br />

il collo da un respiro o forse dal lembo di un vestito. Si voltò di<br />

scatto rabbrividendo spaventata, la mano sul calcio della pistola, ripensando<br />

alla facilità con cui Kara l'aveva distratta per sfilarle l'arma dalla fondina.<br />

Intorno a lei c'era una mezza dozzina di persone ma nessuna di loro<br />

sembrava aver mosso l'aria alle sue spalle.<br />

O forse sì?<br />

Un uomo si stava allontanando, zoppicante. Non poteva essere il Negromante.<br />

O forse sì?<br />

Il Negromante può trasformarsi in un'altra persona nel giro di pochi secondi,<br />

ricordi?<br />

Vicino a lei: una coppia di anziani, il biker con la coda di cavallo, tre ragazzine,<br />

un uomo robusto che indossava un'uniforme della CONED. Amelia<br />

era in alto mare, frustrata e spaventata per se stessa e per tutti coloro<br />

che vedeva attorno a sé.<br />

Nessuna sintonia...<br />

Fu allora che le grida di una donna riempirono l'aria.


Una voce disse: «Là! Guardate! Dio, qualcuno sta male».<br />

Amelia prese la pistola dalla fondina e si diresse verso il capannello che<br />

si stava formando poco lontano.<br />

«Chiamate un dottore!»<br />

«Cosa succede?»<br />

«Oh, Dio, non guardare, tesoro!»<br />

Una piccola folla si era radunata attorno al confine est della piazza, non<br />

lontano dal baracchino degli hot dog. Tutti, in preda all'orrore, tenevano lo<br />

sguardo fisso su qualcuno che giaceva sui mattoni ai loro piedi.<br />

Amelia prese il Motorola per chiamare una squadra medica e si fece largo<br />

tra la folla. «Fatemi passare, fatemi...»<br />

Si fermò di colpo e rimase senza fiato.<br />

«No», disse con un filo di voce, rabbrividendo sconvolta davanti a quello<br />

spettacolo.<br />

Amelia Sachs stava fissando l'ultima vittima del Negromante.<br />

Kara giaceva a terra, il sangue che inzuppava il suo top viola e i mattoni<br />

attorno a lei. Aveva il capo riverso all'indietro e giaceva immobile, gli occhi<br />

morti che fissavano il cielo azzurro.<br />

18<br />

Stordita, Amelia si portò una mano alla bocca.<br />

Oh, Signore, no...<br />

Robert-Houdin aveva trucchi più stupefacenti di quelli dei marabutti. Se<br />

non sbaglio, però, loro lo hanno quasi ucciso.<br />

Non preoccuparti. Farò in modo che questo a te non accada.<br />

Ma non era riuscita a mantenere la promessa. Si era talmente concentrata<br />

sul Negromante che aveva finito per trascurare la ragazza.<br />

No, no, Rhyme, ci sono morti che non puoi abbandonare. Non avrebbe<br />

mai potuto dimenticare quella tragedia.<br />

Ma poi pensò: Ci sarà tempo per il lutto. Ci sarà tempo per le recriminazioni<br />

e per le conseguenze. Adesso cerca di pensare come un dannato<br />

poliziotto. Il Negromante è vicino. E non riuscirà a fuggire. Questa è una<br />

scena del crimine, sai quello che devi fare.<br />

Uno. Blocca tutte le vie d'uscita.<br />

Due. Proteggi la scena.<br />

Tre. Identifica, proteggi e interroga i testimoni.<br />

Si voltò verso due agenti di pattuglia per affidare loro quei compiti. Fece


per parlare ma sentì una voce provenire dalla radio. «RMP Quattro Sette a<br />

tutti gli agenti disponibili sul dieci-venti-quattro vicino al fiume. Il sospetto<br />

ha appena superato il perimetro del confine est della fiera. Adesso è sulla<br />

West End e si sta avvicinando alla Sette-otto, si dirige a nord a piedi...<br />

Indossa dei jeans, una camicia blu con il logo della Harley-Davidson. Capelli<br />

lunghi raccolti a coda di cavallo. Berretto da baseball nero. Nessuna<br />

arma visibile... Lo sto perdendo in mezzo alla folla... A tutti gli agenti disponibili,<br />

rispondete.»<br />

Il biker! Il Negromante si era tolto i vestiti da uomo d'affari ed era passato<br />

a quel travestimento. Aveva accoltellato Kara per distrarli, quindi era<br />

scivolato oltre il perimetro quando gli agenti si erano avvicinati alla ragazza.<br />

E io ero a meno di un metro da lui!<br />

Gli altri poliziotti risposero alla chiamata e si lanciarono all'inseguimento<br />

anche se, a quanto pareva, il killer aveva un buon vantaggio su di loro.<br />

Amelia scorse Roland Bell che teneva lo sguardo basso su Kara, accigliato,<br />

mentre si sistemava l'auricolare del Motorola e ascoltava lo stesso messaggio<br />

che stava ascoltando Amelia. Lei e Roland si guardarono negli occhi<br />

e lui le fece un cenno col capo per dirle di seguire gli altri agenti. Amelia<br />

ordinò a un poliziotto vicino a lei di proteggere la scena dell'omicidio di<br />

Kara, di chiamare il medico legale e di trovare i testimoni.<br />

«Ma...» fece per protestare il giovane agente dai capelli radi, tutt'altro<br />

che contento, immaginò Amelia, di prendere ordini da una collega che aveva<br />

all'incirca la sua età.<br />

«Niente ma», tagliò corto lei, che non era dell'umore di stare a discutere<br />

su chi fosse in polizia da più tempo. «Potrai lagnarti con il tuo supervisore<br />

più tardi.»<br />

Se il poliziotto ribatté qualcosa, Amelia non lo sentì: ignorando le fitte<br />

dolorose dovute all'artrite, scese la scalinata due gradini alla volta seguendo<br />

Roland Bell e si lanciò all'inseguimento dell'uomo che aveva ucciso la<br />

loro amica.<br />

È veloce.<br />

Ma io sono più veloce.<br />

L'agente di pattuglia Lawrence Burke con uno scatto lasciò il Riverside<br />

Park e imboccò la West End Avenue a meno di una decina di metri dal<br />

criminale, uno stronzo biker con una camicia della Harley.<br />

Schivando i passanti, proprio come aveva fatto ai tempi del liceo quando


giocava a football per inseguire il ricevitore.<br />

E, proprio come allora, «Gambe Larry» stava guadagnando terreno.<br />

Quando aveva sentito la chiamata, si stava dirigendo al fiume Hudson<br />

per aiutare a proteggere la scena di un crimine 10-24, si era voltato e per<br />

puro caso si era trovato a fissare il criminale, uno sporco biker.<br />

«Ehi, tu! Fermo!»<br />

Ma lui non si era fermato. Aveva superato Burke e aveva continuato a<br />

correre verso nord, in preda al panico. E così, proprio come alla partita di<br />

ex alunni del liceo Woodrow Wilson quando aveva rincorso per settantadue<br />

iarde Chris Broderick (riuscendo ad atterrarlo a mezzo metro dalla meta),<br />

Gambe aveva ingranato la marcia e si era lanciato all'inseguimento del<br />

criminale.<br />

Burke non estrasse la pistola. Se il sospetto che si sta inseguendo non è<br />

armato e non c'è un immediato pericolo che apra il fuoco, non si può usare<br />

la pistola per fermarlo. E sparare a qualcuno, a chiunque, alle spalle non<br />

farebbe una buona impressione nel corso dell'inchiesta, per non parlare<br />

della cattiva pubblicità che si avrebbe sui giornali.<br />

«Ehi, tu, brutto stronzo!» ansimò Burke.<br />

Il biker raggiunse un incrocio e svoltò a est dopo essersi lanciato un'occhiata<br />

alle spalle e aver visto Gambe guadagnare terreno.<br />

L'uomo imboccò un vicolo sulla sinistra. Il poliziotto lo seguì senza perdere<br />

di vista Mr Harley nemmeno per un secondo.<br />

Alcuni dipartimenti di polizia fornivano reti o pistole di stordimento per<br />

fermare i sospetti in fuga, ma il Dipartimento di Polizia di New York non<br />

era così hi-tech. Comunque in quel caso attrezzature del genere non sarebbero<br />

servite. La corsa non era l'unica abilità di Larry Burke. Era bravo anche<br />

a placcare i suoi avversari.<br />

Quando fu a circa un metro di distanza, spiccò un balzo, ricordandosi di<br />

saltare più in alto che poteva e di cercare di usare il corpo dell'altro per attutire<br />

la caduta.<br />

«Gesù», ansimò il biker quando caddero rovinosamente sul selciato e<br />

scivolarono contro una pila di sacchi dell'immondizia.<br />

«Dannazione!» ringhiò Burke, sbucciandosi un gomito. «Brutto figlio di<br />

puttana.»<br />

«Io non ho fatto niente!» ansimò il biker. «Perché mi stavi inseguendo?»<br />

«Chiudi il becco.»<br />

Burke lo ammanettò e, dal momento che lo stronzo sembrava così portato<br />

per la corsa, gli intrappolò le caviglie con un legaccio di plastica. Lo


strinse per bene. Si guardò il gomito sanguinante. «Maledizione, ho perso<br />

un pezzo di pelle. Ahi, che male. Brutto stronzo.»<br />

«Io non ho fatto niente. Stavo solo facendo un giro alla fiera. Stavo solo...»<br />

Burke sputò a terra e trasse qualche profondo respiro. Poi ansimò: «Quale<br />

parte di chiudi il becco non hai afferrato? Non ho intenzione di ripetertelo...<br />

Cazzo, che male!»<br />

Perquisì l'uomo con attenzione e trovò il suo portafogli. Non aveva documenti,<br />

soltanto soldi. Strano. Non aveva nemmeno armi né droga, il che<br />

era veramente insolito per un biker.<br />

«Puoi minacciarmi quanto vuoi, ma voglio un avvocato. Ti farò causa!<br />

Se pensi che abbia fatto qualcosa, ti sbagli di grosso, mister.»<br />

Ma poi Burke sollevò la camicia e la T-shirt dell'uomo e sbatté le palpebre.<br />

Aveva il petto e l'addome segnati da terribili cicatrici. Proprio uno<br />

spettacolo spaventoso. Ma la cosa più strana era la borsa che aveva attorno<br />

alla vita, come quei marsupi che lui e sua moglie avevano usato quando<br />

erano stati in vacanza in Europa. Burke si sarebbe aspettato una mazzetta<br />

di banconote ma, no, il tizio stava nascondendo soltanto dei pantaloncini<br />

da jogging, un maglione a collo alto, dei pantaloni cachi, una camicia<br />

bianca e un telefono cellulare. E — quello era proprio il colmo della stranezza<br />

— dei cosmetici. Oltre a una tonnellata di carta igienica appallottolata<br />

ficcata nella borsa come se stesse cercando di apparire grasso.<br />

Veramente strano...<br />

Burke trasse un altro profondo respiro e sfortunatamente inspirò la puzza<br />

di spazzatura e urina che impregnava il vicolo. Premette un pulsante sul<br />

suo Motorola. «Agente di pattuglia Cinque Due Uno Due a Centrale... Ho<br />

catturato il sospetto di quel dieci-due-quattro, passo.»<br />

«Ci sono feriti?»<br />

«Negativo.»<br />

A parte il mio fottuto gomito.<br />

«Posizione?»<br />

«A un isolato e mezzo dall'inizio della West End, passo. Un attimo, controllo<br />

il nome della strada.»<br />

Burke raggiunse l'imboccatura del vicolo per leggere la targa e aspettare<br />

che i suoi colleghi si facessero vivi. Fu solo in quel momento che l'adrenalina<br />

cominciò ad abbandonarlo lasciando posto a una gustosa euforia. Non<br />

aveva sparato nemmeno un colpo. E aveva catturato quel figlio di puttana...<br />

Stramaledizione, lo faceva sentire bene — quasi bene quanto si era


sentito durante quella partita di dodici anni prima atterrando Chris Broderick<br />

che aveva strillato come una ragazzina e aveva sbattuto il muso sul<br />

terreno vicino alla meta dopo aver coperto tutto il campo senza sapere che<br />

Gambe Larry gli era stato alle calcagna per tutto il tempo.<br />

«Ehi, tutto bene?»<br />

Bell appoggiò una mano sul braccio di Amelia Sachs. Era rimasta talmente<br />

scossa dalla morte di Kara che non riuscì a rispondergli. Annuì,<br />

senza fiato per il dolore.<br />

Ignorando le fitte alle ginocchia, che correndo si erano fatte più acute,<br />

insieme al detective Amelia continuò a percorrere velocemente la West<br />

End verso il punto in cui l'agente Burke aveva fermato l'assassino.<br />

Amelia si stava chiedendo che vita facesse Kara. Aveva tanti amici? Dei<br />

fratelli? Oh, Dio, dovremo informare noi la sua famiglia.<br />

No, non noi.<br />

Io dovrò farlo. È colpa mia. Questo compito spetta a me.<br />

Distrutta dal dolore, si affrettò verso il vicolo. Bell la guardò di nuovo,<br />

respirando profondamente per riprendere fiato.<br />

Ma almeno avevano preso il Negromante.<br />

Anche se in fondo al cuore le dispiaceva di non essere stata lei a catturarlo.<br />

Rimpianse di non essersi trovata da sola nel vicolo ad affrontare il<br />

Negromante, la pistola stretta in pugno. Forse avrebbe usato prima la<br />

Glock del Motorola, colpendolo alla spalla con un unico proiettile. Nei<br />

film, i colpi alla spalla erano soltanto ferite superficiali, piccoli inconvenienti,<br />

e gli eroi sopravvivevano senza difficoltà. Ma la verità era che anche<br />

la più piccola ferita da arma da fuoco cambiava la vita di una persona<br />

per molto, molto tempo. Talvolta per sempre.<br />

Invece il killer era stato preso e Amelia avrebbe dovuto accontentarsi<br />

della condanna per omicidio multiplo.<br />

Non preoccuparti, non preoccuparti, non preoccuparti...<br />

Kara...<br />

Amelia si rese conto di non conoscere nemmeno il suo vero nome.<br />

È il mio nome d'arte ma lo uso sempre. Sempre meglio di quello che i<br />

miei genitori sono stati così gentili da affibbiarmi.<br />

Il fatto di non conoscere quell'informazione la fece quasi scoppiare in<br />

lacrime.<br />

Si rese conto che Bell le stava dicendo qualcosa. «Ehi, ci sei, Amelia?»<br />

Un breve cenno di assenso.


Svoltarono l'angolo sulla Ottantottesima strada, dove l'agente aveva catturato<br />

il criminale. Entrambe le imboccature della strada erano presidiate<br />

da poliziotti. Bell guardò in fondo all'isolato e notò un vicolo. «Laggiù»,<br />

disse indicandoglielo. Fece cenno di seguirli a diversi agenti, sia detective<br />

in borghese che poliziotti in uniforme.<br />

«Okay, andiamo a prenderlo», mormorò Amelia. «Dio, spero che Grady<br />

chiederà la pena di morte.»<br />

Si fermarono e guardarono il canyon poco illuminato. Il vicolo era deserto.<br />

«Ma non era qui?» chiese Bell.<br />

«Ha detto Otto-otto, giusto?» disse Amelia. «Un isolato e mezzo dalla<br />

West End. Ne sono sicura.»<br />

«Anch'io», disse il detective.<br />

«Dovrebbe essere questo il posto.» Amelia si guardò attorno. «Non ci<br />

sono altri vicoli.»<br />

Vennero raggiunti da altri tre agenti. «Abbiamo capito male?» domandò<br />

uno di loro. «Il posto è questo oppure no?»<br />

Bell prese il Motorola. «Agente Cinque Due Uno Due, rispondi, passo.»<br />

Nessuna risposta.<br />

«Agente Cinque Due, in che strada ti trovi, passo?»<br />

Amelia guardò in fondo al vicolo. «Oh, no.» Si sentì stringere il cuore in<br />

una morsa.<br />

Corse nel vicolo e, sul selciato vicino a una pila di spazzatura, trovò un<br />

paio di manette aperte. Accanto alle manette, un legaccio di plastica che<br />

era stato tagliato. Bell si affrettò a raggiungerla.<br />

«Si è tolto quelle dannate manette e ha tagliato il legaccio.» Amelia si<br />

guardò attorno.<br />

«Be', ma allora dove sono?» domandò uno dei poliziotti in un uniforme.<br />

«Dov'è Larry?» chiese un altro.<br />

«Lo sta inseguendo?» disse qualcun altro. «Forse è in una zona di non<br />

ricezione.»<br />

«Forse», mormorò Bell. La preoccupazione nella sua voce derivava dal<br />

fatto che i Motorola raramente avevano problemi di funzionamento e che<br />

le loro capacità di ricezione in città erano migliori di quelle della maggior<br />

parte dei telefoni cellulari.<br />

Bell chiamò per avvertire di un 10-39, che segnalava la fuga di un sospetto<br />

con un agente scomparso o impegnato nell'inseguimento. Chiese alla<br />

centrale se ci fossero state altre trasmissioni da Burke e gli fu detto che


no, non ce n'erano state. E non c'erano state nemmeno segnalazioni da parte<br />

di terzi di colpi sparati nelle vicinanze.<br />

Amelia percorse tutto il vicolo in cerca di prove che potessero suggerirle<br />

dove si fosse diretto l'assassino o dove il Negromante potesse aver scaricato<br />

il cadavere dell'agente, nel caso fosse riuscito a impadronirsi dell'arma<br />

di Burke e a ucciderlo. Ma né lei né Bell trovarono alcuna traccia dell'agente<br />

o del criminale. Amelia tornò tra i poliziotti all'imboccatura del vicolo.<br />

Che giornata terribile. Due omicidi quella mattina. Poi Kara.<br />

E adesso un agente di polizia era scomparso.<br />

Con la mano prese l'altoparlante/microfono del suo SP-50. Era ora di<br />

sentire Rhyme. Oh, ragazzi. Non voglio fare questa chiamata. Si mise in<br />

contatto con la centrale e chiese un collegamento. Mentre aspettava di essere<br />

messa in comunicazione con Rhyme, si sentì tirare una manica.<br />

Amelia si voltò. Trasse un profondo e sconvolto respiro, il microfono le<br />

scivolò di mano e cadde dondolandole dal fianco come un pendolo.<br />

Davanti a lei c'erano due persone. Uno era l'agente dai capelli radi a cui<br />

Amelia aveva dato ordini una decina di minuti prima.<br />

L'altra era Kara, che indossava una giacca a vento del Dipartimento di<br />

Polizia di New York. Accigliandosi, la giovane donna si guardò attorno<br />

nel vicolo. Chiese: «Allora, dov'è il Negromante?»<br />

19<br />

«Stai bene?» balbettò Amelia. «Ma cosa... Aspetta, cos'è successo?»<br />

«Sto bene, certo...» Kara notò lo sguardo attonito di Amelia e disse:<br />

«Vuoi dire che non lo sapevi?»<br />

L'agente dai capelli radi si rivolse ad Amelia. «Ho cercato di dirtelo. Ma<br />

sei scappata prima che potessi aprire bocca.»<br />

«Dirmi...?» Amelia si sentì mancare la voce. Era talmente stupefatta — e<br />

invasa dal sollievo — che non riusciva a parlare.<br />

«Hai pensato che fossi davvero ferita?» chiese Kara. «Oh, mio Dio.»<br />

Bell li raggiunse e salutò con un cenno del capo Kara che disse: «Lei<br />

non lo sapeva».<br />

«Cosa?»<br />

«Non sapeva del nostro piano. Il finto accoltellamento.»<br />

L'espressione sul volto di Bell fu di puro choc. «Mio Dio, hai pensato<br />

che fosse veramente morta?»


L'agente di pattuglia ripeté a Bell: «Ho cercato di informarla. All'inizio<br />

non sono riuscito a trovarla, poi quando l'ho rintracciata mi ha detto soltanto<br />

di sorvegliare la scena del crimine, di chiamare l'ambulanza e poi se n'è<br />

andata».<br />

«Roland e io stavamo parlando e abbiamo pensato che il Negromante<br />

stesse per ferire veramente qualcuno — che forse avrebbe appiccato un incendio<br />

oppure avrebbe sparato o accoltellato qualcuno», spiegò Kara. «Sai,<br />

come diversione per depistarci e poter fuggire. Quindi abbiamo deciso di<br />

usare per primi la diversione.»<br />

«Per far uscire il ragazzo allo scoperto», aggiunse Bell. «Kara ha preso<br />

del ketchup al baracchino degli hot dog, se l'è spruzzato addosso, ha urlato<br />

ed è caduta.»<br />

Kara si abbassò la lampo della giacca a vento mostrando la macchia rossa<br />

sul top viola.<br />

Il detective continuò: «Temevamo che la gente alla fiera si spaventasse...»<br />

Be', lo credo bene...<br />

«... ma abbiamo pensato che sarebbe stato comunque meglio che permettere<br />

che qualcuno venisse aggredito o, peggio, ferito dal Negromante.»<br />

Bell aggiunse orgoglioso: «L'idea è stata di Kara. Sul serio».<br />

«Sto cominciando a capire come pensa l'assassino», disse la giovane<br />

donna.<br />

«Gesù!» Amelia si sorprese a tremare. «Era tutto così reale.»<br />

Bell annuì. «È veramente brava a fare la morta.»<br />

Amelia abbracciò Kara mormorandole in tono severo: «Ma d'ora in avanti<br />

restami vicina. O comunque non perdermi di vista. Sono troppo giovane<br />

per farmi venire un attacco di cuore».<br />

Attesero per qualche minuto ma non giunsero nuove segnalazioni di persone<br />

sospette avvistate nella zona. Alla fine Bell disse: «Tu occupati della<br />

scena del crimine qui, Amelia. Io andrò a interrogare la vittima. Cercherò<br />

di scoprire se sa dirmi qualcosa. Ci vediamo alla fiera».<br />

Un furgone della scientifica era parcheggiato sull'Ottantottesima strada.<br />

Amelia lo raggiunse e cominciò a raccogliere le attrezzature che le sarebbero<br />

servite per esaminare la scena. Una voce gracchiò dall'altoparlante<br />

che le pendeva ancora lungo il fianco, facendola trasalire. Amelia si tolse<br />

dalla cintura l'auricolare con microfono e lo collegò. «Cinque Otto Otto<br />

Cinque, ripetete, passo.»<br />

«Sachs, cosa diavolo sta succedendo? Ho sentito che lo avevate preso e


che adesso è scappato.»<br />

Amelia riferì a Rhyme ciò che era successo e di come avevano stanato il<br />

Negromante alla fiera.<br />

«È stata un'idea di Kara? Quella di fingersi morta? Hmm.» Quell'ultimo<br />

suono — una specie di grugnito, in realtà — era un vero complimento se a<br />

pronunciarlo era Lincoln Rhyme.<br />

«Ma ora è scomparso», aggiunse Amelia. «E non riusciamo a trovare<br />

nemmeno l'agente. Forse lo sta inseguendo. Ma non lo sappiamo. Roland<br />

sta interrogando la donna che abbiamo salvato. Per scoprire se può offrirci<br />

qualche pista.»<br />

«Va bene. Analizza la scena, Sachs.»<br />

«Le scene», lo corresse lei amaramente. «La caffetteria, la riva del fiume<br />

e il vicolo. Sono dannatamente troppe.»<br />

«Niente affatto», ribatté lui. «Ci danno il triplo delle possibilità di trovare<br />

delle buone prove.»<br />

Rhyme aveva ragione.<br />

Le tre scene avevano fornito una grande quantità di indizi.<br />

Era stato difficile esaminarle ma per una ragione insolita: il Negromante<br />

era stato presente in tutte e tre le occasioni... il suo fantasma, quantomeno.<br />

Aveva aleggiato attorno a lei. L'aveva costretta a fermarsi spesso per toccare<br />

il calcio della sua Glock, a guardarsi attorno per assicurarsi che il<br />

killer non si fosse materializzato dietro di lei.<br />

Cerca con cura ma guardati le spalle.<br />

In realtà non aveva visto nessuno. Ma nemmeno Svetlana Rasnikov aveva<br />

visto il suo assassino togliersi di dosso il telo nero e scivolarle alle spalle<br />

tra le ombre.<br />

Tony Calvert non lo aveva visto nascosto dietro lo specchio nel vicolo<br />

quando si era avvicinato al gatto meccanico.<br />

E nemmeno Cheryl Marston aveva veramente visto il Negromante anche<br />

se aveva chiacchierato a lungo con lui. Aveva visto una persona completamente<br />

diversa e non aveva mai sospettato della terribile morte che l'assassino<br />

aveva in programma per lei.<br />

Amelia aveva percorso la griglia sulle varie scene del crimine e scattato<br />

foto digitali prima di consegnare i luoghi agli specialisti delle impronte e ai<br />

fotografi della scientifica. Poi era tornata alla fiera dove la stava aspettando<br />

Roland Bell. Lui aveva interrogato Cheryl Marston all'ospedale. Naturalmente<br />

l'assassino non le aveva detto niente di utile per loro («Una dan-


nata montagna di bugie», aveva commentato amaramente la Marston) ma<br />

si era ricordata di alcuni dettagli che aveva notato prima che la droga facesse<br />

effetto. Gli aveva fornito una descrizione fisica, inclusi alcuni dettagli<br />

sulle cicatrici. Si era anche ricordata la marca e i primi numeri della<br />

targa dell'auto da cui il Negromante aveva preso la borsa. Quella era un'ottima<br />

notizia. Ci sono centinaia di modi per risalire a un criminale o a un testimone<br />

servendosi dei dati di una macchina. Lincoln Rhyme chiamava le<br />

automobili «generatori di prove».<br />

L'Ufficio della Motorizzazione aveva detto che un'auto che corrispondeva<br />

alla descrizione — una Mazda marrone 626 del 2001 — era stata rubata<br />

all'aeroporto di White Plains una settimana prima. Sellitto aveva inoltrato<br />

un ordine urgente di ricerca del veicolo a tutti gli agenti dell'area metropolitana<br />

e mandato alcuni poliziotti a cercare l'auto nelle strade della zona<br />

circostante, anche se nessuno di loro pensava che il veicolo fosse ancora lì.<br />

Bell stava concludendo il suo racconto sulla testimonianza di Cheryl<br />

Marston quando un agente di pattuglia che aveva risposto a una chiamata<br />

radio lo interruppe.<br />

«Detective Bell? Come ha detto che era quella macchina? Quella guidata<br />

dal sospetto?»<br />

«Una Mazda marrone. Sei due sei. La targa è FET due tre sette.»<br />

«Esatto», disse l'agente nel microfono. Poi, rivolgendosi a Bell e ad Amelia,<br />

aggiunse: «È appena arrivata una segnalazione: degli agenti hanno<br />

visto il sospetto a Central Park West. Lo hanno inseguito ma — tenetevi<br />

forte — lui è salito con la macchina sul marciapiede ed è entrato nel parco.<br />

I nostri hanno cercato di seguirlo ma sono rimasti bloccati sul terrapieno».<br />

«Central Park West dove?» domandò Amelia.<br />

«Nei pressi della Nove-due.»<br />

«Probabilmente è già riuscito a svignarsela.»<br />

«Se la svignerà», disse Amelia. «Ma prima cercherà di allontanarsi.» Indicò<br />

con un cenno del capo le cassette che contenevano le prove. «Portatele<br />

a Rhyme», ordinò, e dieci secondi dopo era dietro il volante della Camaro<br />

e aveva già avviato il potente motore. Si infilò la cintura di sicurezza da<br />

auto da corsa e la regolò per stare più comoda.<br />

«Amelia, aspetta!» la chiamò Bell. «L'UE sta arrivando!»<br />

Ma lo stridore dei pneumatici e la nuvola di fumo blu che i Goodyear si<br />

lasciarono dietro furono la sola risposta di Amelia alle parole di Bell.<br />

Sbandando su Central Park West, diretta a nord, Amelia si concentrò per


evitare i pedoni, le altre auto, i ciclisti e i ragazzi sui rollerblade.<br />

E anche i passeggini. Erano dappertutto. Dio, ma quei bambini non andavano<br />

mai a casa a fare un sonnellino?<br />

Posizionò il lampeggiante blu sul cruscotto e lo collegò all'accendisigari.<br />

La luce brillante prese a ruotare e mentre Amelia scattava in avanti, si ritrovò<br />

a dare colpi di clacson a ritmo col lampeggiante.<br />

Davanti a lei, una striscia grigia.<br />

Cazzo... Frenando di colpo per evitare un automobilista che aveva fatto<br />

un'inversione a U, Amelia fermò la Camaro a una trentina di centimetri da<br />

una macchina che costava il doppio di quello che lei guadagnava in un anno.<br />

Poi premette di nuovo l'acceleratore e la General Motors rispose all'istante.<br />

Riuscì a tenersi al di sotto degli ottanta chilometri all'ora, finché il<br />

traffico non si fece meno intenso attorno alla Novantesima strada e lei poté<br />

lanciare la Camaro a tutta velocità.<br />

Nel giro di pochi secondi superò i centodieci chilometri all'ora.<br />

Dall'auricolare del Motorola posato sul sedile del passeggero giunse un<br />

ticchettio. Lo afferrò con una mano e premette un pulsante.<br />

«Sì?» disse, senza curarsi delle procedure ufficiali per rispondere alla<br />

radio.<br />

«Amelia? Sono Roland», rispose Bell. Anche lui non stava seguendo i<br />

protocolli standard per la comunicazione.<br />

«Raccontami tutto.»<br />

«Stanno arrivando delle nostre auto.»<br />

«Lui dov'è?» chiese lei, gridando per farsi sentire al di sopra del ruggito<br />

del motore.<br />

«Aspetta... È uscito dal parco su Central Park North. Ha urtato di striscio<br />

un camion e ha tirato dritto.»<br />

«Dove si sta dirigendo?»<br />

«Questo è accaduto... meno di un minuto fa. È diretto a nord.»<br />

«D'accordo.»<br />

Sta andando a Harlem? si domandò Amelia. Da quella zona della città<br />

avrebbe potuto prendere diverse strade per lasciare New York ma non pensava<br />

che fosse quello il suo scopo; tutte obbligavano a passare sopra dei<br />

ponti e la maggior parte erano ad accesso controllato, quindi sarebbe stato<br />

individuato facilmente.<br />

Era più probabile che abbandonasse la berlina in un quartiere relativamente<br />

tranquillo e che rubasse un'altra auto.<br />

Una nuova voce risuonò nell'auricolare di Amelia. «Sachs, lo abbiamo


localizzato!»<br />

«Dove, Rhyme?»<br />

Il criminologo le spiegò che il Negromante aveva svoltato a ovest sulla<br />

125 ma strada. «Vicino alla Quinta strada.»<br />

«Sono quasi all'incrocio tra la Uno Due Cinque e la Adam Clayton Powell.<br />

Cercherò di bloccarlo. Ma mandatemi dei rinforzi», disse.<br />

«Ci abbiamo già pensato, Sachs. A che velocità stai andando?»<br />

«Non sto guardando il tachimetro.»<br />

«Probabilmente è meglio così. Tieni gli occhi sulla strada.»<br />

Amelia si fece largo a colpi di clacson fino all'incrocio con la 125 ma .<br />

Fermò l'auto di traverso in mezzo alla strada, bloccando le due carreggiate<br />

che andavano a ovest. Con un balzo scese dalla Camaro, la Glock in pugno.<br />

Due auto si fermarono sulle carreggiate dirette a est. Gridò ai conducenti:<br />

«Allontanatevi! Questa è un'operazione di polizia. Scendete dalle<br />

macchine e mettetevi al riparo». I conducenti — un fattorino e una donna<br />

con una divisa di McDonald's — ubbidirono all'ordine.<br />

Adesso tutte le corsie della 125 ma Strada erano bloccate.<br />

«Mettetevi tutti al riparo! Immediatamente!» gridò Amelia.<br />

«Vaffanculo.»<br />

«Stronza.»<br />

Amelia guardò a destra e vide quattro membri di una gang appoggiati a<br />

una rete metallica che osservavano con blando interesse la pistola austriaca,<br />

l'auto fabbricata a Detroit e la donna dai capelli rossi a cui appartenevano.<br />

Quasi tutti gli altri passanti si erano messi al riparo, ma quei quattro ragazzi<br />

non si erano mossi. Perché avrebbero dovuto? Non capitava spesso<br />

che un film con Wesley Snipes approdasse nel loro quartiere.<br />

Amelia vide in lontananza la Mazda che avanzava sbandando freneticamente<br />

in mezzo al traffico, dirigendosi verso il posto di blocco improvvisato.<br />

Il Negromante lo notò solo quando ebbe oltrepassato la strada che avrebbe<br />

dovuto imboccare per evitarlo. Si fermò di colpo. Dietro di lui, un<br />

camion della nettezza urbana che stava facendo una curva frenò bruscamente.<br />

Il guidatore e gli altri netturbini videro cosa stava succedendo e<br />

fuggirono via, lasciando il camion a bloccare anche l'ultima via di fuga<br />

dell'assassino.<br />

Amelia lanciò un'altra occhiata ai ragazzi. «State giù!»<br />

Ridacchiando, loro la ignorarono.<br />

Lei scrollò le spalle, si appoggiò al tetto della Camaro e mirò al para-


ezza della Mazda.<br />

E così eccolo finalmente, il Negromante. Poteva vedere il suo volto, la<br />

sua camicia Harley azzurra. Sotto un cappello da baseball nero, la sua finta<br />

coda di cavallo oscillava avanti e indietro mentre l'assassino si guardava<br />

disperatamente attorno in cerca di una via d'uscita.<br />

Ma non ce n'erano.<br />

«Tu! Sulla Mazda! Scendi dall'auto e sdraiati a terra!»<br />

Nessuna risposta.<br />

«Sachs?» la voce di Rhyme risuonò nella cuffie. «Riesci a...»<br />

Amelia si strappò l'auricolare e spostò il mirino sulla sagoma della testa<br />

dell'assassino.<br />

Se hai un'arma da usare, usala...<br />

Sentendo le parole del detective Mary Shanley riecheggiarle nella testa,<br />

Amelia trasse un profondo respiro e strinse saldamente le mani attorno al<br />

calcio della pistola, un po' più in alto, un po' più a sinistra per compensare<br />

la forza di gravità e la piacevole brezza di aprile.<br />

Quando spari, esistete solamente tu e il tuo bersaglio, collegati da un filo<br />

invisibile simile alla calma energia della luce. La tua capacità di colpire il<br />

bersaglio dipende esclusivamente dal punto di origine di questa energia. Se<br />

la fonte è la tua mente, hai buone probabilità di colpire ciò a cui stai mirando.<br />

Ma se la fonte è il tuo cuore, ci riuscirai quasi sempre. Le vittime<br />

del Negromante — Tony Calvert, Svetlana Rasnikov, Cheryl Marston, l'agente<br />

Larry Burke — ora avevano fissato saldamente nel suo cuore quell'energia<br />

e Amelia sapeva che non avrebbe sbagliato.<br />

Andiamo, figlio di puttana, pensò. Ingrana la marcia. Provaci.<br />

Andiamo!<br />

Dammi un pretesto...<br />

L'auto scattò in avanti. Le dita di Amelia circondarono il grilletto.<br />

Come se se ne fosse accorto, il Negromante frenò.<br />

«Andiamo», si ritrovò a sussurrare lei.<br />

Pensò a come affrontare la situazione. Se lui avesse solo tentato di fuggire,<br />

lei avrebbe sparato al radiatore o a un pneumatico per cercare di catturarlo<br />

vivo. Ma se si fosse diretto contro di lei o verso il marciapiede,<br />

mettendo in pericolo la vita di qualcuno, avrebbe sparato direttamente a<br />

lui.<br />

«Ehi!» esclamò uno dei ragazzi sul marciapiede.<br />

«Spara a quel figlio di puttana!»<br />

«Fagli il culo, stronza!»


Non avete bisogno di convincermi, ragazzini. Sono pronta, disposta e in<br />

grado...<br />

Decise che se avesse fatto anche solo tre metri verso di lei, a qualunque<br />

velocità, gli avrebbe sparato. Il motore dell'auto color cerotto aumentò i giri<br />

e Amelia vide — o immaginò di vedere — il veicolo vibrare.<br />

Tre metri. Non chiedo altro.<br />

Un nuovo ringhio del motore. Fallo! pensò Amelia.<br />

E poi vide una lenta sagoma gialla scivolare dietro la Mazda.<br />

Uno scuolabus della Chiesa del Tabernacolo Profetico di Zion pieno di<br />

bambini si allontanò dal ciglio della strada e si immise nel traffico, il conducente<br />

del tutto inconsapevole di ciò che stava succedendo. Si fermò di<br />

traverso tra la Mazda e il camion della nettezza urbana.<br />

No...<br />

Anche un centro perfetto avrebbe potuto non riuscire a fermare la pallottola,<br />

che avrebbe rischiato di andare a conficcarsi nello scuolabus dopo aver<br />

attraversato il suo bersaglio.<br />

Allontanando le dita dal grilletto e alzando la canna della pistola verso il<br />

cielo, Amelia guardò attraverso il parabrezza della Mazda. Poté scorgere il<br />

debole movimento della testa del Negromante che si voltava a guardare alla<br />

sua destra, notando lo scuolabus nello specchietto retrovisore.<br />

Poi l'uomo tornò a guardare Amelia e lei ebbe l'impressione che stesse<br />

sorridendo, resosi conto che lei ora non poteva sparare.<br />

Lo stridore dei pneumatici anteriori della Mazda riempì la strada mentre<br />

l'assassino premeva l'acceleratore a tavoletta e si avvicinava ad Amelia a<br />

trenta, cinquanta, settanta chilometri all'ora. Puntò dritto verso la donna<br />

poliziotto e la sua Camaro di un giallo molto più chiaro dello scuolabus<br />

che con la sua presenza aveva involontariamente protetto il Negromante.<br />

20<br />

Mentre la Mazda sfrecciava dritto verso di lei, Amelia corse sul marciapiede<br />

per tentare di sparare da una posizione laterale.<br />

Sollevando la Glock, mirò alla sagoma scura della testa del Negromante.<br />

Ma dietro di lui c'erano una decina di vetrine di negozi e di finestre di appartamenti<br />

oltre a numerosi passanti accovacciati sul marciapiede. Era del<br />

tutto impossibile sparare anche un unico colpo in assoluta sicurezza.<br />

Al suo pubblico non importava, però.<br />

«Ehi, stronza, vediamo come secchi quel figlio di puttana.»


«Che stai aspettando?»<br />

Amelia abbassò la pistola, le spalle curve mentre guardava la Mazda<br />

puntare dritto contro la Camaro.<br />

Oh, no, la macchina no... No!<br />

Ripensò a quando suo padre le aveva comprato quella potente auto del<br />

'69, un rottame, a come insieme avevano ricostruito gran parte del motore<br />

e delle sospensioni aggiungendo una nuova trasmissione e a come l'avevano<br />

modificata per potenziarla al massimo. Quell'auto e l'amore per il lavoro<br />

nella polizia erano l'eredità che suo padre le aveva lasciato.<br />

A una decina di metri dalla Camaro, il Negromante sterzò bruscamente a<br />

sinistra dirigendosi verso il punto in cui Amelia era accovacciata. Lei balzò<br />

di lato e lui sterzò nell'altra direzione, di nuovo verso la Chevy. La Mazda<br />

slittò tagliando in diagonale verso il marciapiede e andò a sbattere contro<br />

la portiera del passeggero e il paraurti anteriore della Camaro. L'auto di<br />

Amelia ruotò su se stessa per due corsie andando a finire in fondo al marciapiede<br />

dove si trovavano i quattro ragazzi, che finalmente mostrarono un<br />

po' di energia e fuggirono.<br />

Anche Amelia si tolse con un balzo dalla traiettoria della Camaro e atterrò<br />

con le ginocchia sul cemento, restando senza fiato per le terribili fitte alle<br />

articolazioni dovute all'artrite. La Camaro si fermò a pochi passi da lei,<br />

la parte posteriore sollevata sopra il vecchio cestino della spazzatura arancione<br />

che aveva rovesciato.<br />

La Mazda percorse per qualche metro il marciapiede, poi imboccò nuovamente<br />

la strada e si diresse a nord. Amelia si alzò in piedi ma non perse<br />

tempo a puntare la pistola in direzione dell'auto beige: sparare era ancora<br />

troppo rischioso. Diede un'occhiata alla Camaro. La fiancata e la parte anteriore<br />

erano un disastro ma il paraurti danneggiato non toccava nessuno<br />

dei due pneumatici. Già, probabilmente sarebbe riuscita a prenderlo. Salì a<br />

bordo in un lampo e accese il motore. In prima. Un rombo. Il contagiri<br />

schizzò a 5000 e lei staccò la frizione.<br />

Ma l'auto non si mosse di un centimetro. Perché? Si era per caso rotto<br />

l'albero di trasmissione?<br />

Amelia guardò fuori dal finestrino e vide che le ruote posteriori — le<br />

ruote motrici — non toccavano terra a causa del cestino della spazzatura.<br />

Sospirò frustrata e colpì il volante con il palmo della mano. Dannazione!<br />

Vide la Mazda tre isolati più in là. Il Negromante non stava fuggendo molto<br />

in fretta; anche la sua auto doveva essere rimasta danneggiata nella collisione.<br />

C'era ancora una chance di catturarlo.


Ma non con un'auto bloccata.<br />

Avrebbe dovuto...<br />

La Camaro cominciò a ondeggiare avanti e indietro.<br />

Amelia guardò nello specchietto retrovisore e vide che tre membri della<br />

gang si erano tolti le giacche militari e stavano tentando di spingere la<br />

macchina in avanti per liberarla.<br />

Il quarto, il più grosso del gruppo e a quanto pareva il leader, si avvicinò<br />

al finestrino dalla parte del conducente. Si chinò, un dente d'oro che scintillava<br />

al centro del suo volto scuro. «Ehi.»<br />

Amelia annuì e sostenne il suo sguardo.<br />

Lui lanciò un'occhiata ai suoi amici. «Su, negri, spingete questa macchina<br />

del cazzo! Smettetela di farvi seghe e muovete il culo.»<br />

«Va' a farti fottere», rispose uno dei tre, senza fiato.<br />

Il leader si chinò di nuovo. «Ehi, signora, ti faremo scendere. Con cosa<br />

sparerai a quel figlio di puttana?»<br />

«Una Glock. Calibro quaranta.»<br />

Lui lanciò un'occhiata alla sua fondina. «Una vera bellezza. Dev'essere<br />

una ventitré. Compact?»<br />

«No, full size.»<br />

«Ottima pistola. Io invece ho una Smittie.» Sollevò l'orlo della felpa e,<br />

con un misto di orgoglio e sfacciataggine, le mostrò il calcio argentato di<br />

una Smith and Wesson automatica. «Ma penso che mi prenderò una Glock<br />

come la tua.»<br />

Un ragazzino armato, rifletté Amelia. Come si comporterebbe un sergente<br />

in una situazione come questa?<br />

Con un sussulto, l'auto scese dal cestino, le ruote posteriori pronte allo<br />

scatto.<br />

Amelia decise che non le importava quale sarebbe stata la cosa giusta da<br />

dire per un sergente in quelle circostanze. Decise di fare a modo suo e annuì<br />

con aria solenne guardando il leader del gruppo. «Grazie, amico.» Poi<br />

aggiunse con aria minacciosa: «Non sparare a nessuno altrimenti dovrò<br />

venire a cercarti. Intesi?»<br />

Un ampio sogghigno dorato.<br />

Poi ingranò la prima e i pneumatici bruciarono sull'asfalto. In pochi secondi<br />

Amelia Sachs era lanciata a quasi cento chilometri orari.<br />

«Vai, vai, vai», si disse a mezza voce, concentrandosi sulla sfuocata<br />

macchia beige in lontananza. La Chevy sobbalzava ma riusciva comunque<br />

ad andare dritta. A fatica Amelia recuperò l'auricolare e il microfono del


Motorola. Chiamò la centrale e riferì dell'inseguimento e del nuovo percorso<br />

che i rinforzi avrebbero dovuto seguire.<br />

Accelerazioni, frenate improvvise... Le strade affollate di Harlem non<br />

erano fatte per quel tipo di inseguimenti. Il Negromante, che non valeva la<br />

metà di lei al volante, riusciva ad avanzare in quel traffico, ma Amelia stava<br />

guadagnando lentamente terreno. Poi l'assassino si diresse verso il cortile<br />

di una scuola dove alcuni ragazzi stavano giocando a basket e a softball.<br />

Il cortile non era molto affollato; il cancello era chiuso a chiave e chiunque<br />

avesse voluto giocare lì avrebbe dovuto infilarsi tra le sbarre come un contorsionista<br />

oppure arrampicarsi e scavalcare la rete metallica, alta più di sei<br />

metri.<br />

Il Negromante, però, si limitò a dare gas e a investire il cancello. I ragazzi<br />

si sparpagliarono e il killer per poco non ne travolse uno mentre aumentava<br />

la velocità per abbattere il secondo cancello del cortile.<br />

Amelia esitò ma alla fine decise di non seguirlo, non al volante di quell'auto<br />

instabile nel cortile di una scuola. Girò rapidamente attorno all'isolato<br />

pregando di riuscire a ritrovare il Negromante sul lato opposto, svoltò<br />

bruscamente l'angolo e si fermò.<br />

Di lui non c'era più traccia.<br />

Amelia non riusciva a capire come avesse fatto a dileguarsi. Lo aveva<br />

perso di vista solo per dieci secondi o poco più, mentre girava attorno alla<br />

scuola. E l'unica via di fuga era una breve strada senza uscita che terminava<br />

in una parete di cespugli e alberelli. Oltre la vegetazione, poteva vedere<br />

la sopraelevata Harlem River Drive, al di là della quale c'era solo una sudicia<br />

banchina che conduceva al fiume.<br />

E così ce l'ha fatta a fuggire... E tutto quello che ho ottenuto con questo<br />

inseguimento sono cinquemila dollari di danni alla macchina. Ragazzi...<br />

Poi una voce gracchiò: «A tutte le unità nelle vicinanze della Frederick<br />

Douglass e della Uno-cinque-tre, attenzione, abbiamo un dieci-cinquequattro».<br />

Incidente d'auto con probabili feriti.<br />

«Un veicolo è finito nel fiume Harlem. Ripeto, abbiamo un veicolo nel<br />

fiume.»<br />

Possibile che si trattasse di lui? «Scena del crimine Cinque Otto Otto<br />

Cinque. Richiedo informazioni sul dieci-cinque-quattro. Qual è la marca<br />

del veicolo, passo?»<br />

«Mazda o Toyota. Modello recente. Beige.»<br />

«Okay, centrale, ho ragione di credere che sia il veicolo dell'inseguimen-


to di Central Park. Dieci-otto-quattro sulla scena. Chiudo.»<br />

«Roger, Cinque Otto Otto Cinque. Chiudo.»<br />

Amelia guidò la Camaro fino in fondo alla strada senza uscita e la parcheggiò<br />

sul marciapiede. Scese mentre un'ambulanza dell'Unità Emergenze<br />

arrivava e passava lentamente attraverso la vegetazione che era stata<br />

schiacciata dalla corsa della Mazda. Seguì l'ambulanza camminando con<br />

cautela tra i detriti. Quando emerse dalla vegetazione vide un gruppo di baracche<br />

cadenti. Decine di barboni, per lo più uomini. L'area era fangosa,<br />

piena di erbacce, rifiuti e carcasse di automobili.<br />

A quanto pareva, il Negromante, convinto di trovare una strada dall'altra<br />

parte, aveva lanciato l'auto attraverso la vegetazione. Amelia vide i segni<br />

dei pneumatici lasciati dalla Mazda quando era slittata sulla fanghiglia scivolosa,<br />

abbattendo una delle baracche prima di scivolare da un molo fatiscente.<br />

Due agenti dell'UE aiutarono gli abitanti della baracca — che non erano<br />

rimasti feriti — mentre altri scrutavano il fiume in cerca del conducente.<br />

Amelia chiamò con la radio Rhyme e Sellitto, raccontò loro cos'era accaduto<br />

e chiese al detective di inoltrare una richiesta urgente per un veicolo<br />

di intervento rapido per la scena del crimine.<br />

«Lo hanno preso, Amelia?» domandò Sellitto. «Dimmi che lo hanno<br />

preso.»<br />

Scrutando la superficie dell'acqua oleosa di benzina e gasolio, lei rispose:<br />

«Non c'è traccia di lui».<br />

Passando accanto a tazze del water frantumate e a un fetido sacco dell'immondizia,<br />

si avvicinò ad alcuni uomini intenti a pescare che stavano<br />

parlando concitatamente tra di loro in spagnolo. Avevano bevuto ma erano<br />

abbastanza lucidi da riferirle in modo sensato ciò che era accaduto. L'auto<br />

era sbucata dai cespugli ed era finita dritta nel fiume. Tutti avevano visto<br />

un uomo dietro il volante ed erano d'accordo nel dire che non era riuscito a<br />

saltare fuori dal veicolo.<br />

Amelia parlò brevemente con Carlos e il suo amico, i due senzatetto che<br />

vivevano nella baracca che era stata distrutta. Erano entrambi ubriachi e,<br />

dal momento che erano all'interno della piccola costruzione quando la Mazda<br />

l'aveva colpita, non avevano visto niente di utile. Carlos era furioso e<br />

sembrava convinto che la città gli dovesse un qualche risarcimento per la<br />

perdita. Altri due testimoni che al momento dell'incidente stavano frugando<br />

nella spazzatura in cerca di bottiglie e lattine confermarono ciò che i<br />

pescatori le avevano detto.


Erano arrivate altre auto della polizia, persino alcune troupe televisive<br />

che stavano riprendendo ciò che restava della baracca e la barca della polizia<br />

dalla quale due agenti sommozzatori si stavano tuffando nelle acque<br />

del fiume.<br />

Ora che l'attività delle squadre di emergenza si stava concentrando sul<br />

fiume vero e proprio, Amelia Sachs si occupò delle operazioni sulla terraferma.<br />

Sulla Camaro aveva solo il minimo indispensabile per esaminare la<br />

scena del crimine, tuttavia aveva una gran quantità di nastro giallo con il<br />

quale circondò un'ampia sezione della riva del fiume. Quando ebbe finito,<br />

arrivò il veicolo di intervento rapido. Amelia si mise l'auricolare, chiamò<br />

la centrale e si fece mettere in comunicazione con Rhyme ancora una volta.<br />

«Abbiamo seguito le operazioni, Sachs. I sommozzatori non hanno ancora<br />

trovato niente?»<br />

«Non penso.»<br />

«È riuscito a mettersi in salvo?»<br />

«Secondo i testimoni, no. Devo analizzare la scena del crimine qui, sulla<br />

riva del fiume, Rhyme», gli disse lei. «Porterà fortuna.»<br />

«Fortuna?»<br />

«Certo. Mi prendo il disturbo di analizzare la scena. E questo significa<br />

che certamente i sommozzatori troveranno il suo cadavere e io avrò sprecato<br />

il mio tempo.»<br />

«Ci sarà comunque un'inchiesta e...»<br />

«Rhyme, stavo scherzando.»<br />

«Già, be', questo assassino in par-tic-olare non mi fa affatto venire voglia<br />

di ridere. Percorri la griglia.»<br />

Lei portò una delle valigie della scientifica fino al perimetro della scena<br />

del crimine e la stava aprendo quando sentì una voce dal pesante accento<br />

ispanico esclamare: «Mio Dio, cos'è successo? Stanno tutti bene?»<br />

Vicino alle troupe televisive, un uomo dai capelli ben curati che indossava<br />

jeans e una giacca sportiva si fece largo tra la folla. Guardò allarmato<br />

la scena e si precipitò verso la baracca distrutta.<br />

«Ehi», gli gridò Amelia. Lui non la sentì.<br />

Passò sotto la striscia di nastro giallo e corse verso la baracca, calpestando<br />

i segni dei pneumatici della Mazda e forse qualunque cosa potesse essere<br />

caduta o potesse essere stata gettata dalla macchina, rischiando di distruggere<br />

le impronte del killer nel caso fosse riuscito a mettersi in salvo,<br />

nonostante ciò che i pescatori credevano di aver visto.


Ormai sospettosa nei riguardi di chiunque, Amelia controllò subito la<br />

mano dell'uomo e notò che non aveva l'anulare e il mignolo fusi insieme.<br />

Quindi non era il Negromante, ma chi diavolo era? Si domandò. E che cosa<br />

ci faceva sulla sua scena del crimine?<br />

L'uomo si mise a frugare tra i rottami della baracca sollevando assi di<br />

legno e pezzi di lamiera arrugginita, spostandoli e gettandoli via.<br />

«Ehi, lei!» gridò Amelia. «Se ne vada immediatamente da lì!»<br />

Lui si voltò al di sopra della spalla e le rispose: «Potrebbe esserci ancora<br />

qualcuno qui sotto!»<br />

Con rabbia, Amelia ribatté: «Questa è la scena di un crimine! Non può<br />

stare qui!»<br />

«Potrebbe esserci ancora qualcuno qui sotto!»<br />

«No, no, no. Sono tutti in salvo. Stanno bene. Ehi, mi ha sentita?... Mi<br />

scusi, amico. Mi ha sentita?»<br />

Che l'avesse sentita o meno, non aveva alcuna importanza per lui, a<br />

quanto pareva. Continuò a scavare freneticamente. Ma perché lo stava facendo?<br />

L'uomo era ben vestito e aveva un Rolex d'oro; quello strafatto di<br />

crack di Carlos evidentemente non poteva essere un suo parente.<br />

Recitando tra sé la famosa preghiera del poliziotto — Signore, liberaci<br />

dai cittadini preoccupati — Amelia fece un cenno a due agenti che si trovavano<br />

vicino. «Portatelo via.»<br />

Ora l'uomo stava gridando: «Servono altri paramedici! Potrebbero esserci<br />

dei bambini qui sotto!»<br />

Amelia guardò disgustata le impronte degli agenti che contribuivano alla<br />

lenta erosione della sua scena del crimine. I due poliziotti afferrarono l'intruso<br />

per le braccia e lo fecero alzare. Lui si liberò con uno strattone, gridando<br />

ad Amelia in tono arrogante il suo nome come se fosse stato una<br />

specie di mafioso che tutti avrebbero dovuto conoscere, e cominciò a farle<br />

una lezione sul vergognoso trattamento che la polizia riservava ai cittadini<br />

latino-americani.<br />

«Signora, ha idea di...»<br />

«Ammanettatelo», disse Amelia, «e levatemelo dai piedi.» Aveva deciso<br />

che i buoni rapporti tra un sergente e la comunità non potevano essere più<br />

importanti di un'indagine criminale.<br />

Gli agenti ammanettarono l'uomo rosso in viso che, fumante e rabbioso,<br />

venne allontanato dalla scena del crimine. «Vuole che lo arrestiamo?»<br />

«No, tenetelo in panchina solo per un po'», gridò lei, facendo scoppiare a<br />

ridere alcuni dei presenti.


Guardò mentre i due poliziotti facevano salire a bordo di un'auto di pattuglia<br />

l'intruso, ennesimo ostacolo nella ricerca apparentemente impossibile<br />

di quell'assassino inafferrabile.<br />

Indossò la tuta di tyvek, si armò di macchina fotografica e sacchetti e,<br />

dopo essersi messa gli elastici attorno alle scarpe, si preparò a esaminare la<br />

scena cominciando da quel che restava della magione di Carlos. Procedette<br />

con calma, conducendo con cura la sua analisi. Dopo quell'interminabile<br />

inseguimento, Amelia Sachs non aveva intenzione di farsi ingannare dalle<br />

apparenze. Certo, il Negromante avrebbe potuto trovarsi a una decina di<br />

metri sotto la superficie dell'acqua grigio-marrone del fiume. Ma con altrettanta<br />

facilità avrebbe potuto essersi messo in salvo e trovarsi sulla riva,<br />

poco lontano.<br />

Non sarebbe rimasta sorpresa di scoprire che l'assassino si trovava già a<br />

chilometri da lì, con un nuovo travestimento, impegnato a dare la caccia<br />

alla sua prossima vittima.<br />

Il reverendo Ralph Swensen era in città ormai da parecchi giorni — era<br />

la prima volta che veniva a New York — e aveva capito che non si sarebbe<br />

mai abituato a quel luogo.<br />

Swensen era magro e stava incominciando a perdere i capelli, aveva un'aria<br />

timida ed era il pastore di anime di una città mille volte più piccola e<br />

decenni più indietro di Manhattan.<br />

Se nella sua città, guardando dalla finestra della sua chiesa, vedeva acri e<br />

acri di campi dove pascolavano placidi animali, a New York guardava fuori<br />

dalla finestra protetta da sbarre di un hotel da quattro soldi nei pressi di<br />

Chinatown e vedeva un muro di mattoni coperto di graffiti e scritte oscene.<br />

Se nella sua città quando camminava per strada la gente lo salutava dicendo<br />

«Salve, reverendo» o «Fantastico sermone, Ralph», a New York gli<br />

dicevano «Dammi un dollaro» oppure «Ho l'AlDS» oppure semplicemente<br />

«Succhiamelo».<br />

Eppure il reverendo Swensen non sarebbe rimasto ancora a lungo quindi,<br />

era certo di poter sopportare lo choc culturale ancora per un po'.<br />

Aveva trascorso le ultime ore leggendo la vecchia malconcia Bibbia fornita<br />

dall'hotel. Ma alla fine aveva rinunciato. Il Vangelo secondo san Matteo<br />

narrava una storia appassionante ma non riusciva a scacciare gli ululati<br />

del gay e del suo cliente che si accoppiavano rumorosamente per il dolore<br />

o per il piacere o, molto più probabilmente, per entrambe le cose.<br />

Il reverendo sapeva che avrebbe dovuto sentirsi onorato di essere stato


scelto per quella missione a New York, tuttavia si sentiva come l'apostolo<br />

Paolo in uno dei suoi viaggi per convertire i non credenti della Grecia e<br />

dell'Asia Minore che lo avevano accolto solo con la derisione e lo scherno.<br />

Ah, ah, ah, ah... Proprio lì, proprio lì... Oh, sì, sì, sì, ancora ancora ancora...<br />

Okay, la misura era colma. Nemmeno Paolo aveva dovuto affrontare un<br />

simile livello di depravazione. Il concerto non sarebbe cominciato prima di<br />

alcune ore, ma il reverendo Swensen decise di uscire prima. Si spazzolò i<br />

capelli. Si infilò gli occhiali e gettò nella sua valigetta la Bibbia, una cartina<br />

della città e un sermone su cui stava lavorando. Scese le scale fino all'atrio<br />

dove sedeva una prostituta, anche se era impossibile essere sicuri che<br />

fosse davvero una donna.<br />

Padre Nostro che sei nei cieli...<br />

Con un nodo di tensione che gli serrava lo stomaco, passò velocemente<br />

oltre tenendo lo sguardo basso sul pavimento in attesa dell'inevitabile proposta.<br />

Ma la donna — o l'uomo o qualunque cosa fosse — si limitò a sorridere<br />

e a dire: «Che tempo stupendo, vero, padre?»<br />

Il reverendo Swensen batté le palpebre e rispose al sorriso. «Sì, certo»,<br />

disse resistendo alla tentazione di aggiungere «figliola», un'espressione<br />

che non aveva mai usato da quando aveva preso i voti. Decise di concludere<br />

con: «Buona giornata».<br />

Era fuori, nelle dure strade del Lower East Side, a New York.<br />

Si fermò davanti all'albergo mentre i taxi rombavano lungo la strada,<br />

giovani asiatici e ispanici gli passavano accanto velocemente, gli autobus<br />

si lasciavano dietro densi fumi metallici e fattorini cinesi a bordo di biciclette<br />

malridotte sfrecciavano sul marciapiede. Era tutto così stancante.<br />

Nervoso e turbato, il reverendo decise che andare a piedi alla scuola dove<br />

si sarebbe tenuto il concerto lo avrebbe aiutato a calmarsi. Aveva consultato<br />

la cartina e sapeva che c'era molta strada da fare, ma aveva bisogno di<br />

fare qualcosa per liberarsi di quell'insostenibile ansia. Avrebbe guardato<br />

qualche vetrina, si sarebbe fermato per cenare da qualche parte e per lavorare<br />

al suo sermone.<br />

Mentre si guardava attorno per orientarsi, ebbe la sensazione di essere<br />

osservato. Lanciò un'occhiata a sinistra verso il vicolo accanto all'hotel.<br />

Seminascosto dietro un cassonetto c'era un uomo dai capelli castani che<br />

indossava una tuta e aveva con sé una piccola cassetta degli attrezzi. Stava<br />

squadrando il prete dall'alto in basso con aria risoluta. Poi, come se fosse<br />

stato colto di sorpresa, si voltò e scomparve nel vicolo.


Il reverendo Swensen strinse con forza la valigetta chiedendosi se non<br />

avesse commesso un errore ad abbandonare la sicurezza della sua stanza<br />

— per quanto brutta e rumorosa potesse essere — in attesa dell'ora del<br />

concerto. Poi emise una debole risata. Rilassati, si disse. Quell'uomo senz'altro<br />

non era che un custode o un operaio, forse un impiegato del suo hotel,<br />

sorpreso nel vedere un prete in un luogo così decadente.<br />

Inoltre, rifletté mentre cominciava a incamminarsi verso nord, lui era un<br />

uomo di chiesa e questo doveva dargli una certa immunità, persino in quella<br />

moderna Sodoma.<br />

21<br />

Un secondo prima c'era, il secondo dopo era scomparsa.<br />

La pallina rossa non poteva in nessun modo essersi spostata dalla mano<br />

destra tesa di Kara a dietro il suo orecchio.<br />

Ma invece così era stato.<br />

Dopo averla recuperata e averla lanciata in aria, la sfera cremisi non poteva<br />

essere svanita e riapparsa dietro il suo gomito sinistro.<br />

Invece così era stato anche in questo caso.<br />

Com'è possibile? si domandò Rhyme.<br />

Kara e il criminologo erano nel laboratorio del piano terra della casa di<br />

Rhyme e stavano aspettando Amelia Sachs e Roland Bell. Mentre Mel Cooper<br />

riordinava le prove su uno dei tavoli e un CD diffondeva nell'aria le<br />

note di un pezzo jazz per pianoforte, Lincoln stava assistendo a uno show<br />

di destrezza messo in scena esclusivamente per lui.<br />

Kara era davanti a una finestra e indossava una delle T-shirt nere di Amelia.<br />

Thom in quel momento stava lavando il suo top per far sparire la<br />

macchia di «sangue» di ketchup Heinz 57 con cui aveva improvvisato il<br />

suo numero da illusionista alla fiera.<br />

«Quelle dove le hai prese?» domandò Rhyme indicando le palline. Non<br />

l'aveva neanche vista estrarle dalla borsa o togliersele di tasca.<br />

Lei rispose con un sorriso dicendogli che le aveva «materializzate.»<br />

«Dove vivi?» domandò lui.<br />

«Al Village.»<br />

Rhyme annuì. «Quando mia moglie e io eravamo ancora insieme, i nostri<br />

amici vivevano quasi tutti lì. E a SoHo e a TriBeCa.»<br />

«Io non vado molto spesso oltre la Ventitreesima», disse lei.<br />

Il criminologo emise una risata. «Ai miei tempi, la Quattordicesima era


l'inizio della zona smilitarizzata.»<br />

«Sembra che il nostro quartiere stia vincendo», scherzò lei mentre le sfere<br />

rosse apparivano e scomparivano, spostandosi da una mano all'altra,<br />

prima di fluttuare nell'aria in un improvvisato numero da giocoliere.<br />

«E il tuo accento?» chiese lui.<br />

«Ho un accento?» si stupì lei.<br />

«Un'intonazione, un'inflessione... una cadenza.»<br />

«È dell'Ohio, probabilmente. Midwest.»<br />

«Anch'io vengo da lì. Illinois.»<br />

«Ma vivo qui da quando avevo diciotto anni. Sono andata a scuola a<br />

Bronxville.»<br />

«Sarah Lawrence, teatro», dedusse Rhyme.<br />

«Inglese.»<br />

«E sei rimasta perché qui ti trovavi bene.»<br />

«Be', ho cominciato a trovarmi bene quando ho lasciato la periferia e sono<br />

venuta a vivere in città. Poi, dopo la morte di mio padre, mia madre si è<br />

trasferita qui per poter essere più vicina a me.»<br />

Figlia di una madre vedova... Proprio come Amelia, rifletté Rhyme. Si<br />

chiese se Kara avesse gli stessi problemi con sua madre che Sachs aveva<br />

con la sua. Qualche anno prima le due donne avevano stipulato un trattato<br />

di pace, ma fino ad allora i rapporti tra madre e figlia erano stati tempestosi,<br />

difficili e imprevedibili. Rose non capiva perché suo marito non volesse<br />

essere niente di più che un poliziotto né capiva perché sua figlia volesse<br />

essere qualcosa di diverso da ciò che lei voleva che fosse. Tutto questo aveva<br />

portato padre e figlia a stringere una naturale alleanza che aveva contribuito<br />

a peggiorare la situazione. Amelia aveva raccontato a Rhyme che<br />

il loro rifugio nelle giornate difficili era il garage, dove avevano trovato un<br />

universo accogliente e rassicurante: quando un carburatore non funzionava,<br />

la ragione era da attribuire a una semplice e normale legge fisica, ossia<br />

al fatto che era rotto, che le tolleranze della macchina erano sbagliate oppure<br />

una guarnizione era stata tagliata male. I motori, le sospensioni e le<br />

trasmissioni non reagivano a malumori melodrammatici o a recriminazioni<br />

incomprensibili e, anche nei momenti peggiori, non davano mai agli altri<br />

la colpa dei propri fallimenti.<br />

Rhyme aveva incontrato Rose Sachs diverse volte e l'aveva trovata affascinante,<br />

espansiva, eccentrica e molto fiera di sua figlia. Ma il passato, il<br />

criminologo lo sapeva, non è mai così presente come lo è tra genitori e figli.


«E com'è averla vicino?» chiese Rhyme scettico.<br />

«Sembra la sit-com venuta dall'inferno, vero? Ma non è cosi, mia madre<br />

è grandiosa. Lei è... sai, una madre. E le madri hanno tutte un certo modo<br />

di essere che non abbandonano mai.»<br />

«Dove abita?»<br />

«È in una casa di cura nell'Upper East Side.»<br />

«È molto malata?»<br />

«Non ha niente di serio. Presto starà bene.» Con aria distratta, Kara si<br />

fece rotolare le palline dalle nocche al palmo della mano. «Appena si sarà<br />

rimessa, andremo in Inghilterra, noi due sole. Londra, Stratford, il Cotswolds.<br />

Io e i miei genitori ci siamo andati, una volta. È stata la vacanza<br />

più bella che abbiamo mai fatto insieme. E questa volta potrò guidare sulla<br />

sinistra e bere birra calda. L'altra volta, i miei non me l'hanno permesso.<br />

Anche perché avevo tredici anni. Tu ci sei mai stato?»<br />

«Certo. Collaboravo con Scotland Yard di tanto in tanto. Ho tenuto anche<br />

alcune lezioni, là. Non ci sono più tornato da... be' da alcuni anni.»<br />

«La magia e l'illusionismo sono sempre stati molto più popolari in Inghilterra<br />

di quanto non lo siano qui in America. C'è così tanta storia. Voglio<br />

mostrare a mia madre il punto in cui si trovava l'Egyptian Hall a Londra.<br />

Per un centinaio di anni, quello è stato il centro dell'universo per i maghi.<br />

Sai, sarebbe una specie di pellegrinaggio per me.»<br />

Rhyme lanciò un'occhiata verso la porta. Nessuna traccia di Thom.<br />

«Fammi un favore.»<br />

«Certo.»<br />

«Ho bisogno di una medicina.»<br />

Kara notò alcune boccette di medicinali allineate contro la parete.<br />

«No, non lì, sulla libreria.»<br />

«Ah! Quale?» chiese lei.<br />

«Quella in fondo. Il Macallan, invecchiato diciotto anni.» Sussurrò: «E<br />

probabilmente sarebbe meglio che lo versassi in silenzio».<br />

«Ehi, stai parlando con la persona giusta. Robert-Houdin diceva sempre<br />

che c'erano tre doti necessarie per diventare illusionisti di successo. La destrezza,<br />

la destrezza e la destrezza.» Nel giro di pochi istanti, Kara aveva<br />

versato una salutare dose di whisky dalla bottiglia, senza fare alcun rumore<br />

e senza farsi assolutamente notare. Thom avrebbe potuto trovarsi con loro<br />

nella stanza e non si sarebbe accorto di niente. Kara mise la cannuccia nel<br />

bicchiere, che sistemò nell'apposito supporto della Storm Arrow.<br />

«Serviti pure», disse lui.


Lei scosse la testa e indicò la caraffa di caffè che aveva finito quasi da<br />

sola. «È quello il mio veleno.»<br />

Rhyme bevve un sorso di scotch. Gettò la testa all'indietro e lasciò che il<br />

bruciore gli riempisse la bocca prima di sparire. Continuava a fissare le<br />

mani di Kara e l'imprevedibile comportamento delle palline rosse. Un altro<br />

lungo sorso. «Mi piace.»<br />

«Che cosa?»<br />

«L'idea dell'illusione.» Vedi di non essere piagnucoloso, si disse. Lo diventi<br />

sempre quando sei ubriaco. Ma quella considerazione non gli impedì<br />

di bere un altro sorso di whisky e di continuare. «Talvolta la realtà può essere<br />

piuttosto dura da sopportare, sai.» Non poté impedirsi di abbassare lo<br />

sguardo sul proprio corpo immobile.<br />

Subito si pentì di quel commento — e di quell'occhiata — e decise di<br />

cambiare argomento, ma Kara non rispose con frasi di compassione preconfezionata.<br />

Disse invece: «Sai, non sono così sicura che esista davvero<br />

una realtà».<br />

Lui la guardò con aria interrogativa.<br />

«In fondo, le nostre vite non sono tutta un'illusione?» continuò lei.<br />

«In che senso?»<br />

«Be', il nostro passato è solo memoria, giusto?»<br />

«Verissimo.»<br />

«E il futuro è immaginazione. Entrambe le cose sono illusioni... i ricordi<br />

sono inaffidabili e quanto al futuro possiamo solo fare speculazioni. L'unica<br />

cosa veramente reale è il momento presente, che cambia continuamente<br />

trasformandosi da immaginazione a ricordo. Quindi, vedi? Gran parte della<br />

nostra vita è solo un'illusione.»<br />

Rhyme emise una bassa risata. Come scienziato e amante della logica,<br />

gli sarebbe piaciuto trovare una falla nella teoria di Kara. Ma non ce n'erano.<br />

La ragazza aveva ragione, concluse. Lui stesso passava gran parte del<br />

suo tempo in compagnia dei ricordi del Prima, prima dell'incidente, e dei<br />

pensieri sul Dopo.<br />

E il futuro? Oh, sì, era un territorio che visitava spesso. Fatta eccezione<br />

per Amelia e Thom, a insaputa di tutti, Rhyme passava almeno un'ora al<br />

giorno a fare esercizi — eseguendo gli esercizi di motilità manuale, facendo<br />

acquaterapia in un ospedale vicino o usando la cyclette a stimolazione<br />

Electrologic che si trovava in un angolo della camera da letto al piano superiore.<br />

Quel regime di esercizi aveva in parte lo scopo di riattivare funzioni<br />

nervose e motorie, di migliorare la sua resistenza e prevenire i pro-


lemi di salute collaterali che possono affliggere i quadriplegici. Ma la ragione<br />

principale era che voleva tenere in forma i muscoli per il giorno in<br />

cui sarebbe stata trovata una cura.<br />

Provò ad applicare la teoria di Kara anche alla sua professione: quando<br />

lavorava a un caso, attingeva continuamente ai ricordi, alla conoscenza<br />

delle procedure forensi e dei crimini del passato, mentre cercava di prevedere<br />

la mossa successiva del sospetto.<br />

Il nostro passato è solo memoria, il futuro è immaginazione...<br />

«Ora che abbiamo rotto il ghiaccio», disse Kara, aggiungendo altro zucchero<br />

nel suo caffè, «devo farti una confessione.»<br />

Un altro sorso. «Sì?»<br />

«Quando ti ho visto la prima volta, ho pensato una cosa.»<br />

Oh, sì, ricordava. Lo Sguardo. Il famoso sguardo scappiamo-dallostorpio.<br />

Accompagnato dall'immancabile Sorriso. C'era solo una cosa peggiore:<br />

le scuse, sempre imbarazzate, per lo Sguardo e il Sorriso. Kara esitò<br />

per un attimo. Poi disse: «Ho pensato che saresti stato uno straordinario illusionista».<br />

«Io?» chiese uno stupefatto Lincoln Rhyme.<br />

Kara annuì. «Tu sei fatto di percezione e realtà. La gente ti guarda e vede<br />

che sei handicappato... È così che dici?»<br />

«Gli amanti del politicamente corretto dicono 'disabile'. Io mi limito a<br />

dire che sono fottuto.»<br />

Kara rise e continuò: «Gli altri vedono che non puoi muoverti. Probabilmente<br />

pensano che tu abbia problemi mentali o che sia ritardato. Giusto?»<br />

Era vero. Quelli che non lo conoscevano spesso gli parlavano molto lentamente<br />

e a voce alta, spiegando in termini semplici ciò che era ovvio.<br />

(Con grande disgusto di Thom, Rhyme talvolta rispondeva balbettando<br />

frasi senza senso o fingendo di essere affetto dalla Sindrome di Tourette,<br />

facendo fuggire i visitatori in preda all'orrore.) «Degli spettatori si farebbero<br />

subito un'opinione su di te e si convincerebbero che non potresti mai essere<br />

responsabile delle illusioni e dei trucchi a cui stanno assistendo. Metà<br />

di loro sarebbero ossessionati dalla tua condizione. Gli altri non ti guarderebbero<br />

nemmeno. E sarebbe quello il momento in cui potresti catturarli...<br />

Comunque, quando ti ho incontrato, ho visto che eri sulla sedia a rotelle e<br />

ho capito subito che dovevi aver passato momenti terribili. E non ho cercato<br />

di essere compassionevole, non ti ho chiesto come stavi. Non ti ho nemmeno<br />

detto 'Mi dispiace'. Invece ho pensato: Dannazione, che grande illu-


sionista potrebbe essere. È stato un pensiero piuttosto irriverente e ho avuto<br />

la sensazione che tu lo avessi intuito.»<br />

Rhyme fu assolutamente deliziato da quella rivelazione. La rassicurò.<br />

«Credimi, la compassione e i guanti di velluto non fanno per me. Preferisco<br />

di gran lunga l'irriverenza.»<br />

«Sul serio?»<br />

«Già.»<br />

Kara sollevò la sua tazza di caffè. «Brindiamo al famoso illusionista,<br />

<strong>L'Uomo</strong> Immobilizzato.»<br />

«I giochi di destrezza potrebbero essere un problema», le fece notare<br />

Rhyme.<br />

Ma Kara rispose: «Come dice sempre il signor Balzac, la destrezza della<br />

mente è la dote più importante».<br />

In quel momento sentirono la porta d'ingresso che veniva aperta e le voci<br />

di Amelia e Sellitto in corridoio. Rhyme inarcò un sopracciglio e avvicinò<br />

il viso alla cannuccia. Sussurrò: «Sta' a guardare. Questo è un numero che<br />

chiamo la Sparizione delle Prove Compromettenti».<br />

«Prima di tutto, dobbiamo pensare che sia morto? Che dorma coi pesci?»<br />

chiese Lon Sellitto.<br />

Amelia e Rhyme si scambiarono un'occhiata e insieme dissero: «No».<br />

Il detective corpulento aggiunse: «Lo sapete come sono le acque dell'Harlem?<br />

Un sacco di ragazzini provano a nuotarci e nessuno li rivede<br />

più».<br />

«Portami il suo cadavere», disse Rhyme, «e ci crederò.»<br />

C'era un fatto incoraggiante, comunque: non avevano ricevuto segnalazioni<br />

di omicidi o sparizioni. La cattura sfiorata e la nuotata nel fiume probabilmente<br />

avevano spaventato l'assassino; forse adesso che sapeva di avere<br />

la polizia alle calcagna avrebbe rinunciato alle sue aggressioni o almeno<br />

le avrebbe sospese per un po', dando a Rhyme e alla squadra l'opportunità<br />

di scoprire dove si stava nascondendo.<br />

«E Larry Burke?» chiese il criminologo.<br />

Sellitto scosse la testa. «Decine di uomini lo stanno cercando. Molti volontari,<br />

poliziotti e vigili del fuoco che non sono in servizio, sai. Il sindaco<br />

ha offerto una ricompensa... Ma devo dirti la verità, non la vedo bene. Probabilmente<br />

era nel bagagliaio della Mazda.»<br />

«Non l'hanno ancora ripescata?»<br />

«Non l'hanno ancora trovata. L'acqua è nera come la notte e un som-


mozzatore mi ha detto che con quella corrente un'auto potrebbe andare alla<br />

deriva per più di mezzo chilometro prima di fermarsi sul fondo.»<br />

«Dobbiamo presumere», fece notare Rhyme, «che l'assassino abbia l'arma<br />

e la radio di Burke. Lon, dovremmo cambiare la frequenza, così non<br />

potrà scoprire che cosa abbiamo in mente.»<br />

«Sicuro.» Il detective chiamò la centrale e fece trasferire la frequenza di<br />

tutte le trasmissioni sul caso del Negromante a quella delle operazioni speciali.<br />

«Torniamo alle prove. Che cos'abbiamo, Sachs?»<br />

«Niente dal ristorante greco», disse, facendo una smorfia. «Avevo detto<br />

al proprietario di preservare la scena ma forse non mi ha capita. O non ha<br />

voluto capirmi. Quando siamo tornati il personale aveva già pulito il tavolo<br />

e lavato il pavimento.»<br />

«E cosa mi dici della pozza dove avete trovato il Negromante?»<br />

«Abbiamo raccolto alcuni indizi», disse Amelia. «L'assassino ci ha abbagliati<br />

con del cotone lampo, poi ha fatto esplodere dei petardi. Sul momento<br />

abbiamo creduto che fossero spari.»<br />

Cooper esaminò i residui bruciacchiati. «Proprio come gli altri. Impossibile<br />

risalire alla fonte.»<br />

«D'accordo», sospirò Rhyme. «Che altro c'è?»<br />

«Catene. Di due lunghezze diverse.»<br />

Il Negromante le aveva avvolte attorno alle braccia e alle caviglie di<br />

Cheryl Marston e le aveva chiuse con dei moschettoni, simili a quelli dei<br />

guinzagli per cani. Cooper e Rhyme studiarono con cura tutti gli indizi. Né<br />

le catene né i moschettoni avevano marchi che potessero far risalire al produttore.<br />

Lo stesso valeva per la corda e per il nastro adesivo con cui l'assassino<br />

aveva imbavagliato la vittima.<br />

La borsa da ginnastica che il killer aveva preso dalla macchina e in cui<br />

era presumibile che avesse tenuto le catene e la corda, non aveva marca ed<br />

era stata fabbricata in Cina. Se si avevano abbastanza uomini a disposizione,<br />

talvolta era possibile trovare la fonte di oggetti comuni come quelli<br />

passando al setaccio i discount e le bancarelle di strada. Ma era praticamente<br />

impossibile compiere una ricerca così complessa per una borsa tanto<br />

comune.<br />

Cooper girò la borsa sopra un vassoio da analisi di porcellana e batté sul<br />

fondo per far uscire qualunque frammento potesse essere rimasto all'interno.<br />

Cadde un po' di polvere bianca. Il tecnico eseguì l'analisi per le droghe<br />

e scoprì che la sostanza era flunitrazepam.


«La classica droga dello stupro», disse Amelia a Kara.<br />

C'erano anche minuscole palline di un materiale traslucido e appiccicoso.<br />

Sembrava simile alla sostanza rinvenuta nella cerniera lampo e sulla<br />

maniglia. «Non lo riconosco», disse Cooper.<br />

Ma Kara, dopo aver osservato e annusato la sostanza, disse: «Cera adesiva<br />

per maghi. La usiamo per appiccicare temporaneamente oggetti durante<br />

gli spettacoli. Forse aveva la capsula che conteneva la droga attaccata<br />

al palmo della mano. Quando si è allungato verso il drink o il caffè della<br />

vittima, ce l'ha versata dentro».<br />

«Possibili fonti a cui far risalire la cera?» chiese Rhyme cinicamente.<br />

«Lasciami indovinare... qualsiasi negozio di magia del mondo libero, giusto?»<br />

Kara annuì. «Mi dispiace.»<br />

All'interno della borsa Cooper trovò anche minuscoli residui di limatura<br />

metallica e un cerchietto nero, simile a una goccia di vernice.<br />

Un'analisi al microscopio rivelò che il metallo probabilmente era ottone<br />

e che mostrava inconfondibili tracce di lavorazione. Ma Lincoln Rhyme<br />

non sapeva che cosa dedurne. «Manda qualche fotografia ai nostri amici<br />

del bureau.» Cooper scattò delle foto, le compresse e le inviò con un'e-mail<br />

criptata a Washington.<br />

Le macchie nere, si scoprì, non erano di vernice ma di inchiostro permanente.<br />

Purtroppo il database non riuscì a identificare con precisione di che<br />

tipo, dato che non avevano alcuna particolarità.<br />

«Quello cos'è?» chiese Rhyme indicando un sacchetto di plastica che<br />

conteneva un indumento blu.<br />

«Il nostro unico colpo di fortuna», rispose Amelia. «È la giacca a vento<br />

che l'assassino indossava quando ha avvicinato la Marston. Non è riuscito<br />

a portarla con sé quando è stato costretto a scappare.»<br />

«Segni di identificazione?» domandò Rhyme, sperando che sulla giacca<br />

ci fossero delle iniziali o l'etichetta di una lavanderia.<br />

Dopo una lunga analisi dell'indumento, Cooper concluse: «Niente. Sono<br />

state rimosse tutte le etichette».<br />

«Tuttavia», disse Amelia, «abbiamo trovato alcune cose nelle tasche.»<br />

Il primo oggetto che esaminarono fu il pass di un giornalista di una televisione<br />

via cavo. Il nome del reporter era Stanley Saferstein e la foto sul<br />

tesserino mostrava il volto di un uomo magro con la barba e i capelli castani.<br />

Sellitto telefonò all'emittente e chiese di parlare con il capo della sicurezza.<br />

Si scoprì che Saferstein era uno dei loro reporter e lavorava per la


TV da molti anni. Il suo pass era stato rubato la settimana prima durante<br />

una conferenza stampa in centro. Il reporter non si era accorto di niente<br />

quando il ladro aveva tagliato il cordoncino con cui lo portava al collo.<br />

Il Negromante aveva preso il tesserino di Saferstein, immaginò Rhyme,<br />

perché tra lui e il reporter c'era una vaga somiglianza: circa cinquant'anni,<br />

il volto sottile e i capelli scuri.<br />

«Il tesserino rubato era stato annullato», spiegò il capo della sicurezza,<br />

«ma il vostro uomo potrebbe averlo usato comunque per passare un controllo.<br />

Le guardie di sicurezza e i poliziotti non fanno mai molta attenzione<br />

se vedono il nostro logo.»<br />

Al termine della telefonata, Rhyme disse a Cooper: «Controlla 'Saferstein,<br />

Stanley' col VICAP e l'NCIC».<br />

«Certo. Ma perché?»<br />

«Per sicurezza», rispose Rhyme.<br />

Non fu sorpreso quando la ricerca diede esito negativo. Non aveva veramente<br />

pensato che potessero esserci collegamenti tra il reporter e il Negromante,<br />

ma con quell'assassino Rhyme non voleva lasciare niente di intentato.<br />

Nella giacca c'era anche una tessera di plastica grigia di un hotel. Rhyme<br />

fu entusiasta di quella scoperta. Anche se sulla tessera non c'era il nome<br />

dell'albergo — solo l'immagine di una chiave e una freccia che indicava<br />

agli ospiti come inserirla — era certo che sarebbero bastati i codici della<br />

striscia magnetica per identificare l'hotel e il numero della stanza.<br />

Cooper trovò il nome del produttore scritto in caratteri minuscoli dietro<br />

la tessera: APC. Inc., Akron, Ohio. Grazie a una ricerca nel database dei<br />

marchi registrati, scoprirono che APC stava per American Plastic Cards,<br />

una compagnia che produceva centinaia di tipi diversi di tessere.<br />

Nel giro di pochi minuti, la squadra era al telefono con il presidente dell'APC<br />

in persona — un dirigente, immaginò Rhyme, che non aveva alcun<br />

problema a lavorare di sabato o a rispondere da solo al telefono. Il criminologo<br />

gli spiegò la situazione, gli descrisse la tessera e gli chiese a quanti<br />

alberghi nell'area di New York l'avesse fornita.<br />

«Ah, la APC-42. È il nostro modello più popolare. Le produciamo per<br />

tutte le ditte di serrature più importanti. Ilco, Saflok, Tesa, Ving, Sargent e<br />

tutte le altre.»<br />

«Cosa ci consiglia per restringere le ricerche dell'hotel a cui appartiene?»<br />

«Temo che dovrete cominciare a telefonare a tutti gli alberghi per sco-


prire quali usano la APC-42. Da qualche parte abbiamo quelle informazioni,<br />

ma non saprei come recuperarle. Cercherò di rintracciare il mio addetto<br />

alle vendite o il suo assistente. Ma potrei metterci anche un giorno o due.»<br />

«Ahi», sospirò Sellitto.<br />

Già, ahi.<br />

Conclusa la telefonata, Rhyme decise che non potevano aspettare le informazioni<br />

dell'APC, così chiese a Sellitto di mandare la chiave a Bedding<br />

e Saul con l'ordine di cominciare a setacciare gli alberghi di Manhattan per<br />

scoprire quali usassero la stramaledetta, popolarissima APC-42. Ordinò<br />

anche un controllo delle impronte digitali sul tesserino e sulla chiave dell'albergo,<br />

ma l'analisi diede esiti negativi anche questa volta, rivelando soltanto<br />

due macchie lasciate dai copridita.<br />

Roland Bell tornò dalle scene del crimine del West Side e Cooper lo aggiornò<br />

su ciò che la squadra aveva scoperto in sua assenza. Quindi ricominciarono<br />

a studiare le prove e scoprirono che la giacca a vento del Negromante<br />

conteneva anche qualcos'altro: la ricevuta di un ristorante chiamato<br />

Riverside Inn a Bedford Junction, New York. Il conto rivelava che<br />

quattro persone avevano pranzato al tavolo 12 sabato 6 aprile, due settimane<br />

prima. I quattro avevano preso tacchino, polpettone, una bistecca e un<br />

piatto del giorno. Nessuno aveva bevuto alcolici.<br />

Amelia scosse la testa. «Dove diavolo è Bedford Junction?»<br />

«Credo a nord», rispose Mel Cooper.<br />

«C'è un numero di telefono sulla ricevuta», disse Bell. «Chiamiamoli. E<br />

chiediamo a Debby o a Tanya o a chiunque sia la graziosa cameriera del<br />

locale se quattro clienti abituali sono soliti sedersi al...» diede un'occhiata<br />

alla ricevuta «... tavolo 12. O almeno se si ricorda chi abbia ordinato quei<br />

piatti. Le possibilità sono pochissime, ma chissà...?»<br />

«Qual è il numero?» chiese Sellitto.<br />

Bell glielo lesse.<br />

Le possibilità erano pochissime, troppo poche, come Rhyme aveva previsto.<br />

Il direttore disse che le cameriere non avevano idea di chi avesse<br />

pranzato lì quel sabato.<br />

«È un 'posto molto animato'», riferì Sellitto, roteando gli occhi. «Cito le<br />

sue parole.»<br />

«Non mi piace», disse Amelia.<br />

«Cosa?»<br />

«Perché il Negromante ha pranzato con altre tre persone?»<br />

«Ottima domanda», intervenne Bell. «Pensi che lavori con qualcuno?»


Sellitto rispose: «No, ne dubito. I criminali che seguono uno schema<br />

preciso sono quasi sempre dei solitari».<br />

Kara non era convinta. «Non ne sono sicura. I maghi e i prestigiatori lavorano<br />

da soli. Ma lui è un illusionista, ricordate? E gli illusionisti lavorano<br />

sempre con altre persone. Ci sono i volontari che l'illusionista sceglie<br />

tra il pubblico. Poi ci sono gli assistenti che lavorano con lui sul palco. E<br />

infine ci sono i complici. Sono persone che lavorano con l'illusionista all'insaputa<br />

del pubblico. Possono essere travestiti da attrezzisti, spettatori,<br />

volontari. In qualsiasi buono spettacolo non si può mai essere sicuri di chi<br />

sia veramente chi.»<br />

Cristo, pensò Rhyme, quel criminale era già abbastanza cattivo ed era<br />

capace di servirsi del trasformismo, dell'escapologia e dell'illusionismo. Se<br />

era vero che lavorava con degli assistenti, allora era cento volte più pericoloso.<br />

«Aggiungilo alla tabella, Thom», abbaiò. «Vediamo cos'hai trovato nel<br />

vicolo dove Burke lo ha arrestato.»<br />

Il primo oggetto erano le manette dell'agente.<br />

«Se le è tolte in un secondo. Probabilmente aveva una chiave», disse<br />

Amelia. Con grande disappunto dei poliziotti di tutto il Paese, quasi tutti i<br />

modelli di manette possono essere aperti con chiavi generiche disponibili<br />

per pochi dollari presso i fornitori delle forze dell'ordine.<br />

Rhyme guidò la Storm Arrow fino al tavolo delle prove e osservò con<br />

attenzione le manette. «Voltale... Sollevale... Potrebbe aver usato una<br />

chiave, certo, ma ci sono dei graffi fatti di recente attorno alla serratura.<br />

Direi che l'ha forzata...»<br />

«Ma Burke deve averlo perquisito», gli fece notare Amelia. «Dove può<br />

aver preso un grimaldello?»<br />

Kara spiegò: «Poteva averlo nascosto ovunque. Nei capelli, in bocca».<br />

«In bocca?» chiese Rhyme. «Mel, analizza le manette con l'ALS.»<br />

Cooper si mise gli occhiali e diresse sulle manette una fonte di luce alternativa.<br />

«Già, ci sono delle sbavature e dei segni attorno alla serratura.»<br />

Questo significava, spiegò Rhyme a Kara, che era presente un liquido corporeo,<br />

probabilmente saliva.<br />

«Houdini lo faceva sempre. A volte chiedeva a qualcuno del pubblico di<br />

controllargli la bocca. Poi, appena prima che cominciasse il suo numero,<br />

sua moglie lo baciava... lui diceva che gli portava fortuna ma in realtà lei<br />

gli faceva scivolare in bocca una chiave.»<br />

«Ma il Negromante era ammanettato dietro la schiena», disse Sellitto.


«Come può essere riuscito a raggiungersi la bocca?»<br />

«Oh», disse Kara con una risata. «Qualsiasi escapologista è in grado di<br />

portarsi le mani intrappolate davanti al corpo in tre o quattro secondi.»<br />

Cooper analizzò le tracce di saliva. Alcuni individui secernono anticorpi<br />

in tutti i fluidi corporei, che gli investigatori usano per determinare il<br />

gruppo sanguigno. Tuttavia il Negromante non risultò essere un secretore.<br />

Amelia aveva trovato anche un minuscolo pezzo di metallo dal bordo<br />

dentellato.<br />

«Sì, dev'essere suo anche questo», disse Kara. «È un altro strumento da<br />

escapologisti. Una sega a rasoio. Probabilmente l'ha usata per tagliare i legacci<br />

di plastica che aveva attorno alle caviglie.»<br />

«Ma può aver tenuto anche questo in bocca? Non sarebbe stato troppo<br />

pericoloso?»<br />

«Oh, molti di noi si nascondono chiodi e lamette in bocca durante gli<br />

spettacoli. Se si ha esperienza, non è affatto rischioso.<br />

Esaminando l'ultimo degli indizi rinvenuti nel vicolo, trovarono altri<br />

frammenti di lattice e tracce di cosmetici identici a quelli che avevano già<br />

rilevato. C'erano anche residui di Tack-Pure.<br />

«Cos'hai trovato sulle rive del fiume, Sachs?»<br />

«Solo i segni dei pneumatici nel fango.» Amelia fissò alla tabella delle<br />

prove le foto digitali che Cooper aveva stampato dal computer. «Un cittadino<br />

volenteroso è riuscito a rovinare la scena del crimine», spiegò. «Ma<br />

ho passato mezz'ora a esaminare il fango. Sono piuttosto sicura che il Negromante<br />

non abbia gettato niente e che non sia riuscito a fuggire.»<br />

«Cosa mi dici della vittima, Cheryl Marston? Ha raccontato qualcosa?»<br />

chiese Sellitto a Bell.<br />

Il poliziotto di Tarheel riassunse le dichiarazioni della donna.<br />

Un avvocato, rifletté Rhyme. Perché scegliere proprio lei? Che diavolo<br />

di schema stava seguendo l'assassino? Una musicista, un truccatore e un<br />

avvocato.<br />

Bell aggiunse: «È divorziata. Il marito vive in California. Non è stato il<br />

divorzio più amichevole della storia ma sono convinto che lui non sia<br />

coinvolto. Ho chiesto al Dipartimento di Polizia di Los Angeles di fare un<br />

controllo e a quanto pare per oggi l'ex marito ha un alibi di ferro. E non è<br />

inserito nel NCIC e nel VICAP».<br />

Cheryl Marston aveva detto che il Negromante era snello, forte, che aveva<br />

la barba e il collo e il petto segnati da cicatrici. «E le dita deformi,<br />

proprio come avevamo immaginato. Fuse insieme, ha detto. Oh, lui non ha


fatto alcun accenno al quartiere dove vive, e come alias ha scelto il nome<br />

'John'. Un ragazzo davvero astuto.»<br />

Era tutto inutile, dichiarò Rhyme.<br />

Poi Bell spiegò alla squadra come aveva fatto il Negromante ad avvicinarla<br />

e cos'era successo in seguito. «Qualcosa ti sembra familiare?» domandò<br />

Lincoln a Kara.<br />

«Potrebbe aver ipnotizzato un piccione o un gabbiano e averlo lanciato<br />

contro il cavallo. Quindi può aver usato un qualche gimmick per tenere il<br />

cavallo agitato.»<br />

«Che tipo di gimmick?» chiese Rhyme. «Conosci qualche produttore?»<br />

«No, probabilmente è di fabbricazione artigianale. Un tempo molti maghi<br />

usavano elettrodi o pungoli per far ruggire i leoni a comando, roba del<br />

genere. Ma oggigiorno gli attivisti per i diritti degli animali non permetterebbero<br />

più a un mago di fare una cosa del genere.»<br />

Bell continuò descrivendo ciò che era successo quando la Marston e il<br />

Negromante erano andati a prendere il caffè.<br />

«Ha detto che c'era una cosa particolarmente strana. Era come se lui fosse<br />

in grado di leggerle nel pensiero.» Bell riferì alla squadra le cose che il<br />

Negromante aveva dato l'impressione di conoscere sul conto di Cheryl<br />

Marston.<br />

«Si tratta di lettura del corpo», spiegò Kara. «L'assassino diceva qualcosa<br />

e osservava attentamente le reazioni della donna. Questo deve avergli<br />

fornito molte informazioni su di lei. Gli illusionisti chiamano questa tecnica<br />

'vendere la medicina'. Un mentalista davvero in gamba può scoprire ogni<br />

genere di cose sulla persona con cui sta parlando anche durante una<br />

conversazione banale.»<br />

«Quindi la Marston stava cominciando a sentirsi a suo agio quando lui<br />

l'ha drogata e l'ha portata allo stagno. Dove l'ha appesa a testa in giù.»<br />

«Una variazione della Tortura della Cella d'Acqua», spiegò Kara. «Uno<br />

dei più famosi numeri di Houdini.»<br />

«E la fuga del Negromante dallo stagno?» chiese Rhyme ad Amelia.<br />

«All'inizio non ero sicura che fosse lui... aveva cambiato travestimento»,<br />

cominciò lei. «I suoi vestiti erano diversi così come...» lanciò un'occhiata a<br />

Kara «... le sue sopracciglia. Non sono riuscita a vedergli la mano, le dita.<br />

Poi mi ha distratta, usando il ventriloquio. Lo stavo guardando in faccia: le<br />

sue labbra sono rimaste immobili.»<br />

Kara intervenne: «Scommetto che ha scelto parole che non contenevano<br />

né b né p. Probabilmente nemmeno f o v».


«Hai ragione. Mi pare che abbia detto qualcosa come 'Ehi, signora, attenta!<br />

Quel tizio in tuta da jogging alla sua destra! È armato'.» Fece una<br />

smorfia. «Ho distolto lo sguardo... ho guardato dove stava guardando lui,<br />

come tutti i presenti. A quel punto lui ha usato il cotone lampo, abbagliandomi.<br />

Ha fatto scoppiare i petardi e io ho creduto che fossero degli spari.<br />

Mi ha colto completamente alla sprovvista.»<br />

Rhyme notò il disgusto sul suo volto. Amelia Sachs riservava per sé le<br />

sue critiche più severe.<br />

Ma Kara la giustificò. «Non essere dura con te stessa. L'udito è il senso<br />

più facile da ingannare. Non usiamo molto spesso le illusioni acustiche negli<br />

spettacoli. Le consideriamo troppo facili.»<br />

Amelia scrollò le spalle e continuò: «Mentre Roland e io eravamo ancora<br />

accecati, lui è scomparso e si è confuso tra la folla della fiera». Un'altra<br />

smorfia. «E poi l'ho visto quindici minuti più tardi: era travestito da biker,<br />

aveva una camicia Harley Davidson. Voglio dire, Cristo santo, mi è passato<br />

proprio davanti».<br />

«Ragazzi», mormorò Kara scuotendo la testa. «Le sue monete non parlano<br />

proprio.»<br />

«Che significa?» domandò Rhyme. «Monete?»<br />

«Oh, è un'espressione che usiamo noi maghi. Letteralmente significa che<br />

nessuno riesce a sentire alcun tintinnio quando esegui un trucco con le<br />

monete. Ma in generale la usiamo per dire che qualcuno è veramente bravo,<br />

che ha trucchi formidabili.»<br />

Kara si avvicinò alla lavagna riservata al profilo del Negromante come<br />

mago, prese il pennarello e aggiunse alcune voci, commentando: «Quindi,<br />

il nostro uomo fa trucchi di destrezza, usa il mentalismo e persino il ventriloquio.<br />

E i trucchi con gli animali. Sapevamo già che è abile nel forzare le<br />

serrature — lo abbiamo scoperto dopo il secondo omicidio — ma adesso<br />

sappiamo anche che è un esperto escapologista. Esiste un tipo di magia che<br />

non fa?»<br />

Mentre Rhyme posava il capo contro il poggiatesta, guardando Kara che<br />

scriveva, Thom entrò nella stanza portando una grande busta.<br />

La porse a Bell. «Per te.»<br />

«Cos'è?» chiese il detective di Tarheel, mentre estraeva il contenuto dalla<br />

busta e cominciava a leggere. Annuì lentamente. «È il rapporto sulla<br />

nuova analisi dell'ufficio di Grady. Quella che hai chiesto a Peretti di svolgere.<br />

Ti dispiace dargli un'occhiata, Lincoln?»<br />

Ai documenti era allegato un biglietto che diceva soltanto LR — Come


ichiesto — VP. Rhyme lesse il rapporto con l'aiuto di Thom, che a ogni<br />

suo brusco cenno del capo voltava le pagine per lui. I tecnici della scientifica<br />

avevano completato l'analisi dell'ufficio della segretaria e avevano identificato<br />

e catalogato tutte le impronte trovate nella stanza, esattamente<br />

come aveva chiesto il criminologo. Rilesse quest'ultima parte varie volte,<br />

quindi chiuse gli occhi, cercando di visualizzare la scena.<br />

Dopo di che passò alla completa analisi delle fibre che erano state rinvenute.<br />

La maggior parte di quelle bianche era di un misto di poliestere e rayon.<br />

Alcune erano attaccate a una spessa fibra di cotone anch'essa bianca.<br />

Per lo più erano opache e sporche. Le fibre nere invece erano di lana.<br />

«Mel, che ne pensi delle fibre nere?»<br />

Il tecnico si alzò dal suo sgabello ed esaminò le immagini. «Le fotografie<br />

non sono di buona qualità», disse. Dopo qualche istante concluse:<br />

«Provengono da un tessuto a trama stretta e diagonale».<br />

«Gabardine?» domandò Rhyme.<br />

«Non posso rispondere senza un campione più grande che mi permetta<br />

di vedere il disegno diagonale. Comunque direi gabardine.»<br />

Rhyme finì di leggere la pagina e scoprì che l'unica fibra rossa rinvenuta<br />

nell'ufficio era di satin. «Okay, okay», disse riflettendo ad alta voce e chiudendo<br />

gli occhi per assimilare tutto ciò che aveva letto.<br />

Poi chiese a Cooper: «Cosa sai di trame e tessuti, Mel?»<br />

«Non molto. Ma, se posso citare le tue parole, Lincoln, la domanda non<br />

è 'che cosa sai?' ma 'puoi scoprire qualcosa?' e la risposta è sì, mi metto<br />

subito al lavoro.»<br />

22<br />

Harry Houdini era famoso per le doti di escapologista ma in realtà alcuni<br />

grandi esperti di escapologia erano vissuti prima di lui e altri erano suoi<br />

contemporanei.<br />

Ciò che distingueva Houdini da tutti gli altri era un ingrediente che veniva<br />

sempre aggiunto ai suoi numeri: la sfida. Una parte fondamentale dei<br />

suoi spettacoli consisteva nell'invitare un qualsiasi abitante della città in<br />

cui si esibiva a sfidare Houdini a liberarsi da un marchingegno o a fuggire<br />

da un luogo fornito o indicato da colui che lanciava la sfida: le manette di<br />

un poliziotto del luogo o una cella nella prigione della città.<br />

Era stato quell'elemento competitivo a rendere grande e a far prosperare<br />

Houdini.


E sarà così anche per me, pensò Malerick entrando nel suo appartamento<br />

dopo la fuga dal fiume Harlem e un po' di lavoro di perlustrazione.<br />

Ma era ancora molto scosso dagli eventi di quel pomeriggio. Ai<br />

tempi in cui si era esibito regolarmente, prima dell'incendio, c'era stato<br />

spesso un elemento di pericolo nei suoi numeri. Di autentico pericolo. Il<br />

suo mentore gli aveva insegnato che senza rischio non si poteva sperare di<br />

catturare l'attenzione del pubblico. Per Malerick non esisteva peccato più<br />

grave dell'annoiare coloro che erano venuti per farsi intrattenere. Ma che<br />

incredibile serie di sfide si era rivelato quel particolare numero: i poliziotti<br />

erano molto più in gamba di quello che si era aspettato. Come avevano fatto<br />

a prevedere che avrebbe preso di mira la donna dell'Accademia Ippica?<br />

E che avrebbe tentato di affogarla? Lo avevano intrappolato alla fiera e poi<br />

lo avevano identificato a bordo della Mazda e lo avevano inseguito di nuovo,<br />

avvicinandosi talmente tanto che lui era stato costretto a gettare la<br />

macchina nel fiume. Le sfide erano un conto, ma adesso cominciava a sentirsi<br />

paranoico. Avrebbe voluto dedicarsi alla preparazione del prossimo<br />

numero ma decise di restare in casa fino all'ultimo minuto.<br />

Inoltre, c'era qualcos'altro che doveva fare. Qualcosa per sé, non i per i<br />

suoi Riveriti Spettatori. Chiuse le tende e sistemò una candela sulla mensola<br />

del caminetto, accanto a una piccola scatola di legno intarsiato. Con un<br />

fiammifero accese la candela. Poi si sedette sul tessuto ruvido del divano<br />

da quattro soldi. Cercò di controllare la respirazione. Inspirando lentamente,<br />

espirando.<br />

Lentamente, lentamente, lentamente...<br />

Si concentrò sulla fiamma andando alla deriva nella meditazione.<br />

L'arte della magia è sempre stata divisa in due scuole. La prima è quella<br />

a cui appartengono i prestidigitatori, i giocolieri, gli illusionisti: persone<br />

che intrattengono i loro spettatori con giochi di destrezza e abilità fisiche.<br />

La seconda è molto più controversa e riguarda la pratica dell'occulto.<br />

Persino in quest'epoca dominata dalla scienza, alcuni maghi sostengono di<br />

possedere davvero poteri soprannaturali che permettono loro di leggere il<br />

pensiero, spostare gli oggetti con la forza della mente, predire il futuro e<br />

comunicare con gli spiriti.<br />

Per migliaia di anni, ciarlatani che dichiaravano di essere veggenti e medium<br />

si sono arricchiti dichiarando di essere in grado di evocare gli spiriti<br />

dei morti e di farli comunicare con i parenti in lutto. Prima che lo Stato<br />

cominciasse a impedire questo tipo di frodi, erano stati i maghi più seri a<br />

proteggere gli ingenui rivelando pubblicamente i trucchi che stavano alla


ase di alcune cosiddette pratiche esoteriche. Ancora oggi il brillante mago<br />

James Randi passa la maggior parte del suo tempo a smascherare gli imbroglioni.<br />

Lo stesso Harry Houdini aveva dedicato gran parte della sua vita<br />

e del suo patrimonio a sfidare falsi medium. Tuttavia una delle ragioni per<br />

cui aveva fatto propria quella causa era la disperata ricerca di un vero medium<br />

che fosse capace di metterlo in contatto con lo spirito della madre,<br />

dalla cui morte Houdini non si era mai completamente ripreso.<br />

Malerick ora stava fissando la candela, la fiamma. Fissando, pregando<br />

che lo spirito della sua anima gemella comparisse e accarezzasse il cono di<br />

luce gialla per mandargli un segno. Malerick usava la candela come mezzo<br />

di comunicazione perché era stato proprio il fuoco a portargli via il suo<br />

amore, perché era stato proprio il fuoco a cambiargli per sempre la vita.<br />

Un momento, la fiamma aveva tremolato? Sì, o forse no. Non poteva esserne<br />

sicuro.<br />

Le due scuole di magia erano in lotta dentro di lui. Come illusionista di<br />

talento, naturalmente, Malerick sapeva che i suoi numeri non erano altro<br />

che fisica, chimica e psicologia applicate. Tuttavia c'era una scheggia di<br />

dubbio nella sua mente che lo spingeva a chiedersi se la magia non fosse<br />

realmente la chiave del mondo soprannaturale: Dio come illusionista, che<br />

faceva svanire i nostri fragili corpi e rubava le anime di coloro che amavamo,<br />

trasformandole e riportandole a noi, i Suoi tristi e speranzosi spettatori.<br />

Non era impensabile, si disse Malerick. Lui...<br />

E in quel momento la fiamma tremolò! Sì, l'aveva vista.<br />

La fiamma si mosse di un millimetro verso la scatola intarsiata. Molto<br />

probabilmente, significava che la sua anima gemella stava fluttuando vicino<br />

a lui, evocata non dalla meccanica ma dal legame e dalla connessione<br />

che la magia può rivelare solo a chi riesce a restare ricettivo.<br />

«Ci sei?» sussurrò. «Sei proprio tu?»<br />

Respirò con estrema lentezza, temendo che il suo fiato raggiungesse la<br />

candela facendo tremolare la fiamma: voleva la prova che gli dimostrasse<br />

che non era solo.<br />

Alla fine, la candela si spense da sola e Malerick rimase seduto a lungo<br />

in meditazione a guardare il fumo grigio che saliva in una spirale verso il<br />

soffitto prima di svanire.<br />

Diede un'occhiata all'orologio. Non poteva indugiare oltre. Prese i costumi<br />

e gli strumenti che gli sarebbero serviti, li riordinò, si vestì e si truccò<br />

con cura.


Lo specchio gli disse che era entrato nel ruolo.<br />

Raggiunse l'atrio del palazzo e guardò fuori dalla finestra. La strada era<br />

deserta.<br />

Poi uscì nella sera di primavera per un numero che, sì, avrebbe rappresentato<br />

una sfida ancora più ardita delle precedenti.<br />

Il fuoco e l'illusione sono anime gemelle.<br />

Lampi di polvere abbagliante, candele, fiamme su cui dondolano gli artisti<br />

della fuga...<br />

Il fuoco, Riveriti Spettatori, è il giocattolo del Diavolo e il Diavolo è<br />

sempre stato collegato alla magia. Il fuoco illumina e il fuoco oscura, distrugge<br />

e crea.<br />

Il fuoco trasforma.<br />

Ed è il fulcro del nostro prossimo numero. Il numero che ho chiamato<br />

<strong>L'Uomo</strong> Carbonizzato.<br />

La Neighborhood School, nel Greenwich Village, poco lontano dalla<br />

Quinta strada, è un caratteristico edificio di pietra calcarea modesto nell'aspetto<br />

quanto lo è nel nome. Nessuno penserebbe mai che i figli di alcune<br />

delle famiglie più ricche e potenti di New York imparino a leggere, a scrivere<br />

e a contare proprio lì.<br />

Era noto non solo come istituto scolastico di qualità — sempre che si<br />

possa usare questo termine per una scuola elementare — ma anche, per<br />

quella parte della città, come centro per importanti eventi culturali.<br />

Come, per esempio, il concerto delle otto di sabato sera.<br />

A cui il reverendo Ralph Swensen si stava recando proprio ora.<br />

Era sopravvissuto al lungo tragitto attraverso Chinatown e Little Italy fino<br />

al Greenwich Village senza gravi fastidi a parte le continue richieste di<br />

elemosina, delle quali ormai non si curava praticamente più. Si era fermato<br />

a mangiare in un ristorante italiano e aveva ordinato degli spaghetti (oltre<br />

ai ravioli, l'unico piatto del menu che conosceva). E dal momento che sua<br />

moglie non era con lui si era concesso anche un bicchiere di vino rosso. Il<br />

cibo era fantastico e il reverendo si era trattenuto a lungo nel ristorante,<br />

sorseggiando la bevanda proibita e godendosi la vista dei bambini che giocavano<br />

nelle strade di quel rumoroso quartiere.<br />

Aveva pagato il conto, sentendosi in qualche modo in colpa per aver usato<br />

i fondi della parrocchia per degli alcolici, quindi si era incamminato<br />

nuovamente verso nord in direzione del Village, lungo una strada che lo<br />

aveva portato ad attraversare un luogo chiamato Washington Square. An-


che se a prima vista gli era sembrata una Sodoma in miniatura, quando si<br />

era addentrato nel cuore del caotico parco il reverendo aveva scoperto che<br />

gli unici peccatori lì erano ragazzi che ascoltavano musica ad alto volume<br />

e gente che beveva birra e vino da bottiglie avvolte in sacchetti di carta.<br />

Benché credesse in un sistema morale che voleva che alcuni peccatori fossero<br />

destinati all'inferno (come i chiassosi omosessuali che si prostituivano<br />

e impedivano agli altri di dormire), le offese spirituali che aveva trovato lì<br />

non erano del genere che assicurava un biglietto di sola andata per la grande<br />

fornace.<br />

Arrivato a metà strada nel parco aveva cominciato a sentirsi a disagio.<br />

Aveva pensato di nuovo all'uomo che lo aveva spiato, l'uomo in tuta con la<br />

cassetta degli attrezzi che aveva visto accanto all'hotel. Swensen era sicuro<br />

di averlo visto una seconda volta, nel riflesso della vetrina di un negozio<br />

poco dopo aver lasciato l'hotel. Aveva provato la stessa sensazione di essere<br />

osservato. Si era voltato di scatto guardandosi alle spalle. Be', nessun<br />

operaio. Ma aveva intravisto un uomo che indossava una giacca sportiva<br />

nera e che lo stava fissando. Con fare noncurante, l'uomo aveva distolto lo<br />

sguardo e si era diretto verso un bagno pubblico.<br />

Paranoia?<br />

Non poteva essere che così. L'uomo non assomigliava per niente all'operaio.<br />

Ma quando aveva lasciato il parco, imboccando la Quinta strada, e<br />

aveva cominciato a fare lo slalom tra i passeggini sul marciapiede, il reverendo<br />

aveva avuto di nuovo l'impressione di essere seguito. Si era lanciato<br />

un'occhiata alle spalle. Questa volta aveva visto un uomo biondo dagli occhiali<br />

spessi, vestito con una giacca sportiva marrone e una T-shirt, che<br />

guardava nella sua direzione. Il reverendo Swensen aveva notato che stava<br />

attraversando la strada nel punto in cui l'aveva appena attraversata lui.<br />

Ma adesso era certo di essere solo stato paranoico. Tre uomini diversi<br />

non potevano averlo seguito. Rilassati, pensò, continuando sulla Quinta<br />

strada, affollata di persone che si godevano quella splendida sera di primavera.<br />

Il reverendo Swensen arrivò alla Neighborhood School alle sette in punto,<br />

mezz'ora prima dell'apertura. Appoggiò a terra la valigetta e incrociò le<br />

braccia sul petto. Poi decise che, no, avrebbe fatto meglio a tenersela stretta<br />

e la sollevò di nuovo. Si appoggiò contro il cancello di ferro battuto che<br />

circondava il giardino accanto alla scuola, guardando inquieto nella direzione<br />

da cui era arrivato.<br />

No, nessuno. Nessun operaio con la cassetta degli attrezzi. Nessun uomo


in giacca sportiva. Era...<br />

«Mi scusi, padre.»<br />

Sorpreso, Swensen si voltò di scatto e si ritrovò a guardare un uomo<br />

bruno, robusto e con la barba di due giorni.<br />

«Uhm, sì?»<br />

«È qui per lo spettacolo?» Con un cenno del capo l'uomo indicò la Neighborhood<br />

School.<br />

«Esatto», rispose lui, cercando di non far trapelare l'inquietudine nella<br />

sua voce.<br />

«A che ora dovrebbe cominciare?»<br />

«Alle otto. La scuola apre alle sette e trenta.»<br />

«Grazie, padre.»<br />

«Nessun problema.»<br />

L'uomo sorrise e si allontanò in direzione della scuola. Il reverendo<br />

Swensen continuò ad attendere, stringendo nervosamente la maniglia della<br />

valigetta. Uno sguardo all'orologio: le 7:15.<br />

Poi, finalmente, dopo cinque interminabili minuti, vide ciò che stava aspettando,<br />

ciò per cui aveva intrapreso quel lungo viaggio: la Lincoln nera<br />

con la targa governativa. L'auto si fermò a un isolato di distanza dalla Neighborhood<br />

School. Il reverendo strizzò gli occhi nella semioscurità per<br />

leggere il numero di targa. Era il veicolo giusto... Ti ringrazio, Signore.<br />

Dai sedili anteriori della Lincoln scesero due giovani uomini che indossavano<br />

completi scuri. Si guardarono attorno controllando il marciapiede<br />

— e lanciando un'occhiata a lui — e alla fine decisero che la strada era sicura.<br />

Uno dei due uomini si chinò verso un finestrino e parlò con qualcuno<br />

che sedeva sui sedili posteriori.<br />

Il reverendo sapeva con chi stava parlando: il viceprocuratore distrettuale<br />

Charles Grady, l'uomo che si stava occupando del processo ad Andrew<br />

Constable. Grady era lì con sua moglie per assistere allo spettacolo a cui<br />

partecipava la figlia. Era proprio il procuratore il fulcro della sua missione<br />

di quel weekend a Sodoma. Come san Paolo, il reverendo Swensen era entrato<br />

in un mondo di miscredenti per mostrare loro l'errore che stavano<br />

commettendo e portare loro la verità. Aveva deciso, però, di farlo in modo<br />

più determinato dell'apostolo: uccidendo Charles Grady con la pesante pistola<br />

che teneva nella valigetta che si stringeva al petto come se fosse stata<br />

l'arca dell'alleanza stessa.


23<br />

Soppesò la scena che aveva davanti agli occhi.<br />

Valutò con attenzione le angolazioni, le vie di fuga, il numero dei passanti<br />

che si trovavano sul marciapiede, l'intensità del traffico sulla Quinta<br />

strada. Non poteva permettersi di sbagliare. Molte cose dipendevano dal<br />

suo successo; il reverendo aveva motivi personali per volere la morte di<br />

Charles Grady.<br />

Martedì, attorno a mezzanotte, Jeddy Barnes, un miliziano della sua città,<br />

si era inaspettatamente presentato alla porta della casa prefabbricata che<br />

il reverendo usava sia come abitazione sia come chiesa. Correva voce che<br />

Barnes si fosse nascosto in un camper nel fitto dei boschi attorno a Canton<br />

Falls dopo le operazioni della polizia di Stato contro l'Alleanza Patriottica<br />

di Andrew Constable qualche mese prima.<br />

«Preparami un caffè», aveva ordinato Barnes guardando il reverendo terrorizzato<br />

con i suoi occhi feroci e fanatici.<br />

L'unico suono era quello del battito irregolare della pioggia sul tetto di<br />

metallo. Barnes, un tipo duro, solitario e inquietante, con capelli grigi a<br />

spazzola e il volto scavato, si era sporto in avanti e aveva detto: «Ho bisogno<br />

che tu faccia una cosa per me, Ralph».<br />

«Che cosa?»<br />

Barnes aveva allungato le gambe e aveva fissato l'altare di legno che il<br />

reverendo Swensen aveva costruito e verniciato malamente. «C'è un uomo<br />

che ce l'ha con noi. Che ci perseguita. È uno di loro.»<br />

Swensen sapeva già che con «loro» Barnes si riferiva a un'indefinita alleanza<br />

composta dal governo federale e quello statale, dai media, dai non<br />

cristiani, dai membri di qualsiasi partito politico organizzato e dagli intellettuali<br />

— per cominciare. («Noi» indicava chiunque non appartenesse a<br />

quelle categorie, sempre che quel qualcuno fosse bianco.) Il reverendo non<br />

era fanatico quanto Barnes e i suoi amici miliziani — che per la verità lo<br />

spaventavano a morte — tuttavia era convinto che ci fosse qualcosa di vero<br />

in ciò che predicavano.<br />

«Dobbiamo fermarlo.»<br />

«Chi è?»<br />

«Un procuratore di New York.»<br />

«Oh, quello che vuol far condannare Andrew?»<br />

«Proprio lui. Charles Grady.»<br />

«Che cosa dovrei fare?» aveva chiesto il reverendo Swensen immagi-


nando una raccolta di firme o un sermone infuocato.<br />

«Ucciderlo», aveva risposto semplicemente Barnes.<br />

«Cosa?»<br />

«Voglio che tu vada a New York e che lo uccida.»<br />

«Oh, Signore! Be', non posso farlo.» Aveva tentato di usare un tono deciso<br />

anche se le mani gli tremavano talmente tanto che aveva versato il<br />

caffè sul libro degli inni. «Prima di tutto, a cosa servirà? Non aiuterà in alcun<br />

modo Andrew. Dannazione, capiranno subito che c'è lui dietro l'omicidio<br />

e la situazione diventerà anche più difficile...»<br />

«Constable non fa parte di questo piano. È fuori dall'equazione. Ci sono<br />

questioni più importanti in gioco. Abbiamo bisogno di fare una dichiarazione.<br />

Sai, come fanno tutti quegli stronzi di Washington nelle loro conferenze<br />

stampa.»<br />

«Be', scordatelo, Jeddy. Non posso farlo. È una pazzia.»<br />

«Oh, penso che tu possa farlo, invece.»<br />

«Ma sono un ministro di Dio.»<br />

«Vai a caccia ogni domenica... anche quello è omicidio da un certo punto<br />

di vista. E sei stato in Vietnam. Hai preso degli scalpi... sempre che<br />

quello che racconti sia vero.»<br />

«È stato trent'anni fa.» Il reverendo aveva parlato con voce bassa e disperata,<br />

cercando di evitare sia gli occhi dell'uomo sia di ammettere che<br />

no, i suoi racconti di guerra non erano veri. «Non ho intenzione di uccidere<br />

nessuno.»<br />

«Sono sicuro che Clara Sampson vorrebbe che lo facessi.» Silenzio per<br />

un attimo. «La verità torna sempre a galla, Ralph.»<br />

Signore, Signore, Signore...<br />

L'anno prima, Jeddy Barnes aveva impedito a Wayne Sampson di andare<br />

alla polizia dopo che l'allevatore aveva scoperto il reverendo con la figlia<br />

tredicenne nel campo giochi che aveva costruito dietro la scuola. Ora,<br />

Swensen si era reso conto che Barnes aveva fatto da mediatore solamente<br />

per poterlo ricattare. «Ti prego, ascolta...»<br />

«Clara ha scritto una bella lettera, che si dà il caso che abbia io. Ti ho<br />

detto che l'anno scorso le ho chiesto io di scriverla? Comunque, ha descritto<br />

le tue parti intime con più dettagli di quanti ne vorrei mai conoscere, ma<br />

sono sicuro che una giuria apprezzerebbe.»<br />

«Non puoi farmi questo. No, no, no...»<br />

«Non voglio discutere con te di questa faccenda, Ralph. Questa è la situazione.<br />

Se non accetti, entro un mese in prigione farai tu ai negri quello


che ti sei fatto fare da Clara Sampson. Adesso, dimmi: cosa hai deciso?»<br />

«Merda.»<br />

«Lo prendo come un sì. Ora, lascia che ti spieghi che cosa abbiamo in<br />

programma.»<br />

E Barnes gli aveva dato una pistola, l'indirizzo di un albergo e dell'ufficio<br />

di Grady, quindi lo aveva spedito a New York.<br />

Quando, qualche giorno prima, il reverendo Swensen era arrivato in città,<br />

aveva passato alcuni giorni a fare lavoro di ricognizione. Nel tardo pomeriggio<br />

di giovedì era entrato nell'edificio governativo e, con aria vagamente<br />

confusa e gli abiti da reverendo, si era aggirato senza problemi per i<br />

corridoi finché non aveva trovato il ripostiglio in fondo a un corridoio deserto<br />

dov'era rimasto nascosto fino a mezzanotte. Poi aveva fatto irruzione<br />

nell'ufficio di Grady e aveva scoperto che il procuratore e la sua famiglia<br />

sarebbero andati allo spettacolo alla Neighborhood School; la figlia di<br />

Grady era tra i giovani artisti che si sarebbero esibiti.<br />

Ora, armato, teso e con i nervi a fior di pelle, il reverendo era in piedi<br />

davanti alla scuola e stava osservando le guardie del corpo di Grady intente<br />

a parlare con il procuratore seduto sul sedile posteriore della Lincoln. Il<br />

piano era uccidere Grady e le sue guardie usando la pistola con il silenziatore<br />

e poi gettarsi a terra urlando, in preda al panico, che un uomo era passato<br />

a bordo di un'auto e aveva sparato. Il reverendo avrebbe sfruttato la<br />

confusione per fuggire.<br />

Cercò di dire una preghiera ma, anche se Charles Grady era uno strumento<br />

del demonio, l'idea di chiedere aiuto al Signore nostro Dio per uccidere<br />

un cristiano bianco e disarmato metteva terribilmente a disagio il reverendo<br />

Swensen. Così decise di recitare mentalmente qualche passo della<br />

Bibbia.<br />

Vidi un altro angelo scendere dal cielo e il suo potere era grande; e la<br />

Terra venne illuminata dalla sua gloria...<br />

Il reverendo Swensen spostò il peso da un piede all'altro pensando che<br />

non sarebbe riuscito a sopportare l'attesa ancora per molto. Nervi a fior di<br />

pelle, nervi a fior di pelle... Voleva tornare dai suoi fedeli, nella sua città,<br />

nella sua chiesa, a dedicarsi ai suoi sermoni sempre tanto apprezzati.<br />

Anche da Clara Sampson, che ormai aveva quasi quindici anni ed era<br />

sotto ogni aspetto una facile preda.<br />

E l'angelo gridò con voce potente dicendo Babilonia la grande è caduta<br />

ed è diventata la dimora dei demoni, la roccaforte degli spiriti malvagi...<br />

Rifletté sulla questione della famiglia di Grady. La moglie del procura-


tore non aveva fatto niente di male. Essere sposati a un peccatore non equivaleva<br />

a essere peccatori o a lavorare per un peccatore. No, avrebbe risparmiato<br />

la signora Grady.<br />

A meno che lei non lo avesse visto sparare. Quanto alla figlia di cui<br />

Barnes gli aveva parlato, Chrissy... Si chiese quanti anni e che aspetto avesse.<br />

E i frutti che la tua anima ha bramato sono lontani da te, e tutte le cose<br />

che erano squisite e buone sono lontane da te e tu non potrai trovarle mai<br />

più...<br />

Il giorno del giudizio è arrivato per te, Grady, pensò, e il suo strumento<br />

è un'efficiente pistola svizzera e il messaggero non è un angelo del paradiso<br />

ma un rappresentante dell'America dei giusti.<br />

Il reverendo si mosse.<br />

Le guardie del corpo stavano guardando ancora da un'altra parte.<br />

Aprì la valigetta, estrasse la cartina Rand McNally e la pesante pistola.<br />

Nascondendo l'arma sotto la cartina colorata, si avvicinò con aria noncurante<br />

alla Lincoln. Le guardie del corpo di Grady, ora, erano una accanto<br />

all'altra sul marciapiede e gli davano le spalle. Uno dei due uomini si chinò<br />

per aprire la portiera al procuratore.<br />

Ancora sei metri...<br />

Il reverendo Swensen pensò a Grady, che Dio avesse pietà della sua...<br />

E fu in quel momento che il cielo crollò sulle sue spalle.<br />

«A terra, a terra, subito, subito, subito, subito!»<br />

Una mezza dozzina tra uomini e donne, un centinaio di demoni, afferrarono<br />

il reverendo Swensen per le braccia e lo sbatterono con violenza a terra.<br />

«Non ti muovere non ti muovere non ti muovere non ti muovere!»<br />

Uno dei demoni gli tolse la pistola, un altro gli strappò la valigetta, un<br />

altro ancora gli schiacciò il volto contro il marciapiede con il peso di tutti i<br />

peccati della città. Il volto del reverendo sfregò contro il cemento e una fitta<br />

di dolore gli trafisse i polsi e le spalle quando venne ammanettato e gli<br />

vennero rivoltate le tasche.<br />

Schiacciato a terra, il reverendo Swensen vide aprirsi la portiera dell'auto<br />

di Grady, da cui scesero tre poliziotti in giubbotto antiproiettile.<br />

«Sta' giù, tieni la testa giù giù giù!»<br />

Gesù Signore onnipotente...<br />

Il reverendo vide i piedi di un uomo che gli si avvicinavano. In confronto<br />

agli altri agenti, l'uomo era molto gentile. Con un pesante accento del<br />

Sud disse: «Adesso, signore, la volteremo e io le leggerò i suoi diritti. E lei


mi dirà se li ha capiti».<br />

Diversi poliziotti lo voltarono a faccia in su e lo fecero alzare in piedi.<br />

Il reverendo li fissò sconvolto.<br />

L'uomo che stava parlando era l'uomo con la giacca sportiva scura che<br />

aveva notato a Washington Square. Accanto a lui c'era l'uomo biondo con<br />

gli occhiali. Il terzo, l'uomo bruno che gli aveva chiesto a che ora sarebbe<br />

iniziato il concerto, era in piedi poco lontano.<br />

«Signore, io sono il detective Bell. E sto per leggerle i suoi diritti. È<br />

pronto? Molto bene. Cominciamo.»<br />

Bell esaminò il contenuto della valigetta di Swensen.<br />

Munizioni extra per la pistola H&K. Un blocco per appunti giallo su cui<br />

era scarabocchiato quello che sembrava un pessimo sermone. Una guida,<br />

New York, spendendo cinquanta dollari al giorno. Una Bibbia malconcia<br />

su cui erano stampati un nome e un indirizzo: Hotel Adelphi, 232 Bowery,<br />

New York, New York.<br />

Mmm, pensò Bell ironico, a quanto pare possiamo aggiungere l'accusa<br />

di furto di Bibbia.<br />

Non trovò niente, però, che suggerisse un collegamento diretto tra l'attentato<br />

alla vita di Grady e Andrew Constable. Scoraggiato, lasciò che altri<br />

agenti si occupassero di raccogliere le prove e chiamò Rhyme per dirgli<br />

che l'intervento improvvisato della squadra Salviamo il Culo aveva avuto<br />

successo.<br />

Un'ora prima, a casa di Rhyme, il criminologo aveva continuato a studiare<br />

il nuovo rapporto sulla scena del crimine mentre Mel Cooper si occupava<br />

dell'analisi delle fibre rinvenute nell'ufficio di Grady. Alla fine<br />

Rhyme aveva tratto delle inquietanti conclusioni. L'analisi delle impronte<br />

aveva rivelato che l'intruso era rimasto per alcuni minuti in un unico punto:<br />

l'angolo a destra, davanti alla scrivania della segretaria. L'inventario dell'ufficio<br />

aveva evidenziato un unico oggetto su quella parte della scrivania:<br />

il calendario giornaliero della donna. E l'unico appunto per quel weekend<br />

era l'esibizione di Chrissy Grady allo spettacolo della Neighborhood School.<br />

Questo significava che la persona che si era introdotta nell'ufficio senz'altro<br />

aveva notato l'appunto. Quanto all'aggressore, Rhyme aveva azzardato<br />

l'ipotesi che potesse essere travestito da reverendo o da prete. Con<br />

l'aiuto di un database dell'FBI, Cooper era riuscito a far risalire le fibre nere<br />

e la tinta a un produttore del Minnesota che — Cooper e Rhyme lo ave-


vano scoperto visitando il suo sito web — era specializzato in gabardine<br />

nero per le sartorie che confezionavano abiti clericali. Lincoln inoltre aveva<br />

notato che alcune delle fibre bianche ritrovate dalla scientifica erano di<br />

poliestere e cotone inamidato, il che suggeriva che provenissero da una<br />

camicia leggera con un rigido colletto clericale.<br />

L'unica fibra rossa di satin avrebbe potuto provenire dal segnalibro di<br />

tessuto di un vecchio volume, così come la foglia d'oro. Una Bibbia, per<br />

esempio. Anni prima, Rhyme si era occupato di un caso in cui un trafficante<br />

aveva nascosto della droga in una Bibbia svuotata: la squadra della<br />

scientifica aveva trovato tracce simili nell'ufficio dell'uomo.<br />

Bell aveva ordinato a Grady e alla sua famiglia di non recarsi allo spettacolo<br />

di Chrissy. Al loro posto, una squadra di agenti dell'UE si sarebbe<br />

recata alla scuola a bordo dell'auto di Grady. Alcune squadre si erano posizionate<br />

a nord della scuola sulla Quinta strada, a ovest all'incrocio con la<br />

Sesta strada, a est a University Piace e a sud al Washington Square Park.<br />

Ben presto Bell, che aveva sorvegliato il parco, aveva individuato un reverendo<br />

che camminava nervosamente verso la scuola. Aveva cominciato<br />

a seguirlo ma l'uomo l'aveva notato, così aveva dovuto allontanarsi. Un altro<br />

agente aveva preso il suo posto seguendolo fino alla scuola. Un terzo<br />

detective del gruppo di Bell si era avvicinato e gli aveva chiesto del concerto,<br />

ma non avendo notato tracce che indicassero che portava una pistola<br />

non aveva potuto fermarlo e perquisirlo.<br />

Il sospetto era comunque stato tenuto sotto stretta sorveglianza e appena<br />

era stato visto estrarre l'arma dalla valigetta e avvicinarsi ai falsi bersagli,<br />

era stato atterrato.<br />

Convinti che si trattasse di un falso prete, erano stati tutti sorpresi nello<br />

scoprire che ne avevano arrestato uno vero, cosa che era stata confermata<br />

dal contenuto del portafogli di Swensen, benché il pessimo e imbarazzante<br />

sermone sembrasse suggerire il contrario. Ora Bell indicò con un cenno del<br />

capo la H&K automatica. «Pistola un po' ingombrante per un prete», disse.<br />

«Sono un ministro di Dio.»<br />

«Ma non mi dica.»<br />

«Consacrato.»<br />

«Buon per lei. Adesso mi stavo chiedendo: le ho letto i suoi diritti. Vuole<br />

rinunciare al suo diritto di rimanere in silenzio? Le dirò, signore, se dovesse<br />

ammettere ciò che stava per fare, le cose diventerebbero molto più<br />

semplici per lei. Ci dica chi le ha chiesto di uccidere il signor Grady.»<br />

«È stato Dio.»


«Mmm», disse Bell. «Okay. Qualcun altro?»<br />

«Questo è tutto quello che dirò a lei o a chiunque altro. È la mia risposta.<br />

È stato Dio.»<br />

«Be', d'accordo. Adesso la portiamo alla centrale e vedremo se l'Altissimo<br />

sarà disposto a pagarle la cauzione.»<br />

24<br />

E questa la chiamano musica?<br />

Il battito di un tamburo seguito dal suono ruvido di uno strumento a fiato<br />

che ripeteva continuamente dei brevi passaggi penetrò nel salotto di<br />

Rhyme. Giungeva dal Cirque Fantastique dall'altra parte della strada, nel<br />

parco. Le note erano squillanti e il timbro allegro ed esuberante. Il criminologo<br />

cercò di ignorarlo e tornò alla sua conversazione telefonica con<br />

Charles Grady, che lo stava ringraziando per aver contribuito alla cattura<br />

del reverendo arrivato in città per ucciderlo. Bell aveva appena interrogato<br />

Constable al centro di detenzione. Il prigioniero aveva detto di conoscere<br />

Swensen ma di averlo allontanato dall'Alleanza Patriottica più di un anno<br />

prima a causa di un «interesse malsano» che nutriva per le figlie di alcuni<br />

parrocchiani. Constable non aveva avuto più niente a che fare con lui dopo<br />

che, secondo alcune voci, era entrato in contatto con alcuni miliziani indipendenti.<br />

Il prigioniero aveva negato risolutamente di sapere qualcosa del<br />

tentato omicidio.<br />

Tuttavia Grady aveva fatto in modo di far consegnare a Rhyme una scatola<br />

con le prove raccolte sulla scena del crimine davanti alla Neighborhood<br />

School e un'altra con quelle raccolte nella camera d'albergo del reverendo<br />

Swensen. Rhyme le aveva esaminate velocemente ma non aveva<br />

trovato alcun legame evidente con Constable. Lo spiegò a Grady e aggiunse:<br />

«Dobbiamo sottoporre le prove a qualche esperto della scientifica su al<br />

Nord... come si chiama la cittadina?»<br />

«Canton Falls.»<br />

«Devono raccogliere campioni di terreno e tracce per le comparazioni.<br />

Potrebbe esserci qualche collegamento tra Swensen e Constable, ma io non<br />

ho alcun campione dell'area di Canton Falls.»<br />

«Grazie dell'aiuto, Lincoln. Farò mandare le prove a qualcuno della zona<br />

il più presto possibile.»<br />

«Se vuoi che scriva un rapporto in qualità di esperto, sarò felice di aiutarti»,<br />

disse il criminologo, ma subito dovette ripetere la sua offerta: l'ulti-


ma parte della frase era stata cancellata da un assolo di tromba particolarmente<br />

rauco.<br />

Dannazione, persino io sarei in grado di scrivere musica migliore, pensò.<br />

Thom gli fece concludere la telefonata e gli misurò la pressione. Era<br />

piuttosto alta. «Non mi piace», disse l'assistente.<br />

«Be', per la cronaca, anche a me non piacciono un sacco di cose», rispose<br />

Rhyme petulante, frustrato dalla lentezza dei progressi nel caso del Negromante.<br />

Un tecnico del laboratorio dell'FBI di Washington aveva chiamato<br />

e detto che avrebbero avuto i risultati delle analisi sui frammenti di<br />

metallo trovati della borsa del Negromante solo la mattina dopo. Bedding e<br />

Saul avevano telefonato a più di cinquanta alberghi di Manhattan ma avevano<br />

scoperto che nessuno di quegli hotel usava schede APC uguali a<br />

quella trovata nella giacca a vento del Negromante. Sellitto aveva fatto dare<br />

il cambio agli agenti che per molte ore avevano sorvegliato il Cirque<br />

Fantastique e che non avevano niente da segnalare.<br />

E, cosa ancora più preoccupante, non avevano avuto fortuna nella ricerca<br />

di Larry Burke, l'agente di pattuglia scomparso che aveva arrestato il<br />

Negromante vicino alla fiera. Decine di agenti stavano setacciando la West<br />

Side, ma finora non avevano trovato testimoni o indizi su dove potesse essere<br />

Burke. Un'unica notizia incoraggiante: il cadavere dell'agente non era<br />

sulla Mazda rubata. L'auto non era ancora stata recuperata dal fiume ma un<br />

sommozzatore, che aveva sfidato le forti correnti, aveva riferito che non<br />

c'erano cadaveri all'interno della macchina o nel bagagliaio.<br />

«Quando arriva la cena?» chiese Sellitto guardando fuori dalla finestra.<br />

Amelia e Kara erano andate a prendere qualcosa da mangiare a un takeaway<br />

cubano poco lontano (la giovane illusionista era eccitata non tanto all'idea<br />

della cena quanto a quella del suo primo caffè cubano, che Thom aveva<br />

descritto come «metà espresso, metà latte condensato e metà zucchero»,<br />

concetto che, malgrado le proporzioni impossibili, l'aveva subito conquistata).<br />

Il detective corpulento si rivolse a Rhyme e Thom e chiese: «Avete mai<br />

provato uno di quei sandwich cubani? Sono fantastici».<br />

Ma né il cibo né il caso avevano importanza per Thom. «È ora di andare<br />

a letto.»<br />

«Sono le nove e trentotto», gli fece notare Rhyme. «È praticamente pomeriggio.<br />

Quindi non è. Ora. Di. Andare. A. Letto.» Riuscì a far sembrare<br />

la sua voce cantilenante allo stesso tempo infantile e minacciosa. «Abbia-


mo un fottutissimo killer in libertà che continua a cambiare idea su quanto<br />

spesso ha voglia di ammazzare qualcuno. Ogni quattro ore, ogni due ore.»<br />

Diede un'occhiata all'orologio. «E proprio in questo momento potrebbe essere<br />

impegnato a commettere il suo delitto delle nove e trentotto. Apprezzo<br />

il fatto che questo non ti piaccia, ma ho del lavoro da sbrigare.»<br />

«No, Lincoln. Se vuoi proprio lavorare stanotte, d'accordo. Andremo di<br />

sopra, ci occuperemo di alcune cose e poi farai un pisolino per un paio d'ore.»<br />

«Ah. Speri che mi addormenti e che vada avanti fino a domani mattina.<br />

Be', non sarà così. Starò sveglio tutta la notte.»<br />

L'aiutante alzò gli occhi al cielo. In tono deciso annunciò: «Lincoln sarà<br />

al piano di sopra per qualche ora».<br />

«Hai proprio voglia di restare senza lavoro?» chiese Rhyme bruscamente.<br />

«Hai proprio voglia di finire in coma?» ribatté Thom.<br />

«Queste sono fottute molestie a uno storpio», borbottò il criminologo.<br />

Ma stava per cedere. Si rendeva conto del pericolo. Quando un quadriplegico<br />

resta seduto troppo a lungo nella stessa posizione o ha le estremità costrette<br />

o, come Rhyme amava dire indelicatamente in presenza di estranei,<br />

ha bisogno di pisciare o di cagare e non lo fa da un po', c'è il rischio di disriflessia<br />

autonoma, una crescita della pressione sanguigna che può provocare<br />

un infarto o portare a un aggravamento della paralisi o alla morte. La<br />

disriflessia è rara ma può portare a un ricovero in ospedale o alla tomba<br />

molto velocemente, e così Rhyme accettò di farsi portare al piano superiore<br />

per riposare. Erano i momenti come quelli — interruzioni della sua vita<br />

«normale» — a farlo infuriare più di ogni altro aspetto della sua condizione<br />

di disabile. Lo facevano infuriare e, anche se non lo avrebbe mai ammesso,<br />

lo deprimevano profondamente.<br />

Nella camera da letto al piano di sopra, Thom si occupò delle sue necessità<br />

corporali. «Okay. Due ore di riposo. Cerca di dormire un po'.»<br />

«Un'ora», borbottò Rhyme.<br />

L'assistente stava per replicare ma poi osservò il volto di Rhyme, e oltre<br />

alla rabbia e all'espressione che significava «non provare a fottermi», che<br />

non lo avrebbero minimamente sorpreso, notò una preoccupazione sincera<br />

per le prossime vittime sulla lista del Negromante. Thom concesse: «Un'ora.<br />

Ma solo se dormi».<br />

«Vada per un'ora», disse Rhyme. Poi aggiunse, ironico: «E farò sogni<br />

d'oro... A proposito, un drink mi sarebbe d'aiuto».


L'assistente si lisciò la sottile cravatta viola: un segno di debolezza di cui<br />

Rhyme approfittò come uno squalo che si lancia verso la più piccola traccia<br />

di sangue. «Solo uno», propose il criminologo.<br />

«D'accordo.» Thom versò un po' di Macallan invecchiato in uno dei bicchieri<br />

di Rhyme e gli sistemò la cannuccia vicino alla bocca.<br />

Il criminologo bevve un lungo sorso. «Ah, il paradiso...» Poi lanciò un'occhiata<br />

al bicchiere vuoto. «Un giorno o l'altro dovrò insegnarti come si<br />

versa seriamente un drink.»<br />

«Sarò di ritorno tra un'ora», disse Thom.<br />

«Comando, sveglia», borbottò Rhyme bruscamente. Sullo schermo piatto<br />

del monitor apparve l'immagine di un orologio che il criminologo puntò<br />

con comandi vocali affinché lo svegliasse dopo un'ora.<br />

«Ti avrei svegliato io», disse l'assistente.<br />

«Ah, be', nel caso fossi stato troppo occupato e per qualche ragione ti<br />

fossi dimenticato», ribatté Rhyme in tono falsamente timido. «Così adesso<br />

sarò sicuro di essere svegliato, giusto?»<br />

L'assistente se ne andò chiudendosi la porta alle spalle e Rhyme spostò<br />

lo sguardo sulla finestra su cui spesso si appollaiavano i falchi pellegrini<br />

che dominavano la città, con quelle teste che ruotavano in un modo strano,<br />

inconfondibile, brusco ed elegante al tempo stesso. Poi un esemplare — la<br />

femmina, la cacciatrice migliore — lo guardò rapidamente, battendo i piccoli<br />

occhi come se avesse appena percepito il suo sguardo. Inclinò la testa,<br />

poi tornò a esaminare la baraonda del circo a Central Park.<br />

Rhyme chiuse gli occhi, anche se la sua mente si stava aggirando veloce<br />

tra le prove, cercando di capire che cosa significassero gli indizi: l'ottone,<br />

la chiave dell'hotel, il tesserino del giornalista, l'inchiostro. Tutto era sempre<br />

più misterioso... Alla fine spalancò gli occhi di colpo. Era assurdo.<br />

Non si sentiva minimamente stanco. Voleva tornare subito al piano inferiore<br />

e rimettersi al lavoro. Dormire era fuori discussione.<br />

Sentì una brezza accarezzargli la guancia e subito si arrabbiò con Thom<br />

che, evidentemente, aveva lasciato in funzione l'aria condizionata. Quando<br />

a un quadriplegico gocciola il naso, è meglio che ci sia qualcuno nelle vicinanze<br />

ad asciugarglielo. Richiamò sul monitor il pannello di controllo<br />

del climatizzatore, pensando di dire a Thom che gli sarebbe piaciuto dormire<br />

ma che non aveva potuto farlo perché in camera faceva troppo freddo.<br />

Ma un'occhiata allo schermo gli disse che il condizionatore era spento.<br />

Era stata una corrente d'aria?<br />

La porta era sempre chiusa.


Eccola! La sentì di nuovo, una chiara carezza d'aria sull'altra guancia, la<br />

destra. Voltò rapidamente la testa. Veniva dalle finestre? No, erano chiuse.<br />

Be', probabilmente era...<br />

Ma poi notò la porta.<br />

Oh no, pensò, pietrificato. La porta della sua camera da letto aveva una<br />

serratura che poteva essere chiusa solo dall'interno. Non dall'esterno.<br />

E adesso era chiusa.<br />

Un altro alito sulla pelle. Caldo, questa volta. Molto vicino. Sentì anche<br />

un leggero ansito.<br />

«Dove sei?» sussurrò Rhyme.<br />

Restò senza fiato quando una mano apparve di colpo davanti alla sua<br />

faccia, due dita deformate fuse insieme. La mano impugnava una lametta,<br />

il filo puntato verso gli occhi di Rhyme.<br />

«Se chiedi aiuto», disse il Negromante in un sussurro rauco, «se fai anche<br />

solo un rumore, ti acceco. Capito?»<br />

Lincoln Rhyme annuì.<br />

25<br />

La lametta nella mano del Negromante svanì.<br />

Non la mise via, non la nascose. Un istante prima il rettangolo di metallo<br />

era nelle sue dita rivolto verso il viso di Rhyme e un istante dopo non c'era<br />

più.<br />

L'uomo — capelli castani, niente barba, un'uniforme da poliziotto — si<br />

spostò nella stanza esaminando i libri, i CD, i manifesti. Sembrò annuire<br />

con aria di approvazione notando qualcosa. Si soffermò a studiare una curiosa<br />

decorazione: un piccolo altare rosso sul quale si trovava l'immagine<br />

del dio cinese della guerra e dei detective, Guan Di. Il Negromante parve<br />

indifferente alla contraddizione di un oggetto come quello nella camera da<br />

letto di uno scienziato forense.<br />

Tornò a rivolgersi a Rhyme.<br />

«Be'», mormorò l'uomo in un sussurro rauco, lanciando un'occhiata al<br />

letto Flexicair. «Non sei come mi aspettavo.»<br />

«L'auto», si stupì Rhyme. «Nel fiume. Come hai fatto?»<br />

«Oh, quello?» disse il Negromante con noncuranza. «Il trucco della<br />

Macchina Sommersa? Non ero più nell'auto quando è finita nel fiume. Sono<br />

sceso tra i cespugli in fondo alla strada. Un numero semplice: un finestrino<br />

chiuso — così i testimoni avrebbero visto soltanto riflessi — e il


mio cappello sul poggiatesta. È stata l'immaginazione del mio pubblico a<br />

vedermi. Houdini non è mai stato in alcuni dei bauli e delle botti da cui<br />

fingeva di fuggire.»<br />

«Quindi quelle sul fango non erano tracce di frenata», fece notare<br />

Rhyme. «Erano tracce di accelerazione.» Era furioso con se stesso per non<br />

essersene accorto. «Hai messo un mattone sull'acceleratore.»<br />

«Un mattone sarebbe sembrato innaturale quando i sommozzatori avessero<br />

recuperato la macchina; l'ho tenuto premuto con una scarpa.» Il Negromante<br />

guardò Rhyme con attenzione poi, con voce ansimante, disse:<br />

«Ma tu non hai mai creduto che fossi morto». Non era una domanda.<br />

«Come hai fatto entrare nella stanza senza che ti sentissi?»<br />

«Ero qui da prima. Sono salito dieci minuti fa. Ero al piano di sotto nella<br />

tua sala di guerra o come diavolo la chiami. Nessuno mi ha notato.»<br />

«Sei stato tu a portare le prove?» Rhyme ricordava vagamente di aver<br />

visto due poliziotti che entravano portando le prove raccolte davanti alla<br />

Neighborhood e nella stanza d'albergo del reverendo Swensen.<br />

«Esatto. Ho aspettato sul marciapiede. È arrivato un poliziotto con due<br />

scatole. Io l'ho salutato e gli ho offerto il mio aiuto. Nessuno ti ferma mai<br />

se indossi un'uniforme e dai l'impressione di avere uno scopo.»<br />

«E ti sei nascosto quassù, coperto da un pezzo di seta dello stesso colore<br />

delle pareti.»<br />

«Hai scoperto quel trucco, vero?»<br />

Rhyme si accigliò, guardando l'uniforme dell'uomo. Sembrava autentica,<br />

non un costume da poliziotto. Ma, contrariamente a quello che prevedeva<br />

il regolamento, non aveva la targhetta con il nome. Ebbe un tuffo al cuore.<br />

Sapeva dove il Negromante aveva preso l'uniforme. «Hai ucciso Larry<br />

Burke... Lo hai ucciso e hai indossato i suoi vestiti.»<br />

Il Negromante si guardò l'uniforme e scrollò le spalle. «Il contrario.<br />

Prima gli ho rubato l'uniforme», mormorò, la voce bassa e innaturale.<br />

«L'ho convinto che volevo spogliarlo per avere una chance di fuggire. Lui<br />

mi ha risparmiato lo sforzo di doverlo spogliare dopo l'omicidio. Poi gli ho<br />

sparato.»<br />

Disgustato, Rhyme pensò che aveva preso in considerazione il pericolo<br />

che l'assassino avesse preso la radio e l'arma di Burke. Non gli era venuto<br />

in mente, però, che avrebbe potuto servirsi dell'uniforme dell'agente per<br />

travestirsi e attaccare coloro che gli stavano dando la caccia. A bassa voce<br />

domandò: «Dov'è il suo cadavere?»<br />

«Sulla West Side.»


«Dove?»<br />

«Credo che terrò per me questa informazione. Qualcuno lo troverà tra un<br />

paio di giorni. Sentirà la puzza. Fa già piuttosto caldo.»<br />

«Sei un figlio di puttana», ringhiò il criminologo. Poteva anche essere<br />

ufficialmente un civile ora, ma nel suo cuore Lincoln Rhyme sarebbe sempre<br />

rimasto un poliziotto. E non c'è legame più forte di quello che si instaura<br />

tra colleghi in polizia.<br />

Fa già piuttosto caldo...<br />

Tuttavia si sforzò di mantenere la calma e chiese: «Come hai fatto a trovarmi?»<br />

«Alla fiera. Mi sono avvicinato alla tua partner. Quell'agente con i capelli<br />

rossi. Ero molto vicino. Vicino come lo ero a te un attimo fa. Le ho anche<br />

respirato sul collo — non so che cosa mi sia piaciuto di più... Comunque<br />

l'ho sentita parlare con te alla radio. Ha fatto il tuo nome. Poi mi è bastato<br />

fare qualche ricerca per trovarti. Sei finito sui giornali. Sei famoso.»<br />

«Famoso? Uno storpio come me?»<br />

«A quanto pare.»<br />

Rhyme scosse la testa e disse lentamente: «Sono storia antica. Ho passato<br />

il testimone del comando ad altri molto tempo fa».<br />

La parola «comando» lasciò le labbra di Lincoln e attraversò il microfono<br />

montato nella testata del letto e fu captata dal software di riconoscimento<br />

vocale del computer. «Comando» era la parola chiave che diceva al<br />

computer di prepararsi a ricevere istruzioni. Una finestra si aprì sul monitor<br />

che Rhyme, a differenza del Negromante, poteva vedere. Istruzioni?<br />

domandò il computer silenziosamente.<br />

«Il testimone del comando?» chiese il Negromante. «Che cosa vuoi dire?»<br />

«Che una volta ero a capo del Dipartimento. Adesso gli agenti più giovani<br />

non si prendono nemmeno il disturbo di chiamare per chiedermi un<br />

consiglio.»<br />

Il computer captò la parola «chiamare». Rispose: Chi vuoi chiamare?<br />

Rhyme sospirò. «Voglio raccontarti una storia: l'altro giorno dovevo<br />

mettermi in contatto con un agente. Un tenente. Lon Sellitto.»<br />

Sul monitor comparve: Chiamata per Lon Sellitto.<br />

«E gli ho detto...»<br />

Di colpo il Negromante si accigliò.<br />

Fece un passo in avanti voltando bruscamente il monitor e guardandolo.<br />

Con una smorfia, strappò le prese telefoniche dal muro e staccò la spina


del computer. L'apparecchio emise un debole «pop» e si spense.<br />

Mentre l'uomo indugiava a pochi metri da lui, Rhyme appoggiò il capo<br />

ai cuscini, certo che la lametta affilata sarebbe riapparsa. Ma il Negromante<br />

fece un passo indietro, respirando a fatica come se fosse affetto da asma.<br />

Sembrava più colpito che arrabbiato per ciò che il criminologo aveva tentato<br />

di fare.<br />

«Sai che cosa hai appena combinato, vero?» domandò con un sorriso<br />

freddo. «Puro illusionismo. Mi hai distratto e hai usato qualche classica<br />

diversione verbale. Noi maghi lo chiamiamo artificio. Sei stato bravo. Le<br />

cose che hai detto sembravano molto naturali... ma poi hai fatto quel nome.<br />

È stato il nome a rovinare tutto. Vedi, riferirmelo non era naturale. Mi hai<br />

insospettito. Ma fino a quel momento sei stato molto bravo.»<br />

<strong>L'Uomo</strong> Immobilizzato...<br />

Continuò: «Anch'io sono bravo, però». Il Negromante si avvicinò mostrandogli<br />

il palmo della mano vuoto. Rhyme tirò indietro la testa quando<br />

le dita gli passarono vicino agli occhi. Sentì qualcosa sfregargli contro l'orecchio.<br />

Quando la mano del Negromante riapparve un istante dopo, aveva<br />

quattro lamette strette tra le dita. Richiuse a pugno la mano e le quattro<br />

lame diventarono una sola che prese tra il pollice e l'indice.<br />

No, ti prego... Se c'era una cosa che Lincoln temeva più del dolore era<br />

l'orrore di essere privato di un altro dei suoi sensi. L'assassino avvicinò il<br />

filo della lametta agli occhi di Rhyme spostandolo avanti e indietro.<br />

Poi sorrise e fece un passo indietro. Lanciò un'occhiata dall'altra parte<br />

della stanza, alle ombre sulla parete. «Ora, Riveriti Spettatori, cominceremo<br />

il nostro numero con un po' di prestidigitazione. Il mio assistente sarà<br />

questo mio collega artista.» Parlava con uno strano tono teatrale.<br />

La mano dell'uomo si alzò per mostrare la lametta luccicante. Con un<br />

gesto aggraziato, sollevò l'elastico dei pantaloni della tuta e degli slip di<br />

Rhyme e lanciò dentro la lametta come un frisbee contro il suo inguine<br />

nudo.<br />

Il criminologo fece una smorfia.<br />

«Chissà che cosa sta pensando...» disse il Negromante al pubblico immaginario.<br />

«Sa che la lama è contro la sua pelle, che forse gli sta tagliando<br />

la pelle, i genitali, una vena o un'arteria. E non può sentire niente!»<br />

Rhyme si abbassò lo sguardo sull'inguine in attesa di veder comparire<br />

una macchia di sangue sui pantaloni.<br />

Il Negromante sorrise. «Ma forse la lametta non è lì... Forse è da qualche<br />

altra parte. Forse è qui.» Si mise due dita in bocca ed estrasse il piccolo


ettangolo d'acciaio. Lo sollevò. Poi si accigliò. «Un attimo.» Dalla bocca<br />

si tolse un'altra lametta. Poi altre due. Adesso nella mano teneva quattro<br />

lamette. Le agitò come se fossero state le carte di un mazzo, quindi le lanciò<br />

nell'aria sopra Rhyme che rimase senza fiato, certo che lo avrebbero<br />

colpito. Ma... niente. Erano svanite.<br />

Nel collo e nelle tempie, Rhyme sentiva i battiti violenti del suo cuore,<br />

sempre più forti. Aveva le tempie e la fronte madide di sudore. Lanciò un'occhiata<br />

alla sveglia. Aveva l'impressione che fossero trascorse ore. Ma<br />

Thom se n'era andato solo quindici minuti prima.<br />

Domandò: «Perché lo stai facendo? Perché hai ucciso quelle persone?<br />

Qual è il tuo scopo?»<br />

«Non le ho uccise tutte», gli fece notare rabbioso. «Hai rovinato il mio<br />

numero con la cavallerizza vicino al fiume Hudson.»<br />

«Be', allora perché le hai aggredite? Perché?»<br />

«Non è niente di personale», rispose l'assassino, e venne colto da un accesso<br />

di tosse.<br />

«Niente di personale?» ripeté Rhyme incredulo.<br />

«Diciamo che l'ho fatto più per ciò che rappresentavano che per ciò che<br />

erano.»<br />

«Cosa significa? Che vuoi dire con 'rappresentavano'? Spiegati meglio.»<br />

Il Negromante sussurrò: «No, non penso che lo farò». Camminò lentamente<br />

attorno al letto di Rhyme, respirando affannosamente. «Lo sai che<br />

cosa passa per la mente degli spettatori? Alcuni di loro sperano che l'illusionista<br />

non riuscirà a fuggire in tempo, che affogherà, che cadrà su punte<br />

acuminate, che brucerà vivo, che resterà schiacciato. C'è un numero chiamato<br />

lo Specchio Che Brucia. È il mio preferito. Comincia con un illusionista<br />

vanitoso che si guarda allo specchio. L'illusionista vede una bellissima<br />

donna dall'altra parte del vetro. Lei lo invita ad avvicinarsi e alla<br />

fine lui cede alla tentazione e attraversa lo specchio. Ci accorgiamo che si<br />

sono scambiati il posto. Adesso la donna è davanti allo specchio. Ma c'è<br />

uno sbuffo di fumo e lei rapidamente indossa un travestimento che la trasforma<br />

in Satana.<br />

«Ora l'illusionista è intrappolato all'inferno, incatenato al pavimento. Le<br />

fiamme cominciano a divampare attorno a lui. Sono un muro di fuoco che<br />

si avvicina sempre di più. Proprio quando sta per essere inghiottito dalle<br />

fiamme, si libera dalle catene, salta attraverso il fuoco e lo specchio mettendosi<br />

in salvo. Il diavolo corre verso l'illusionista, fa un balzo e svanisce<br />

a mezz'aria. L'illusionista manda in pezzi lo specchio con un martello. Poi


attraversa il palco, si ferma e schiocca le dita. C'è un lampo di luce e, come<br />

probabilmente avrai già capito, lui si trasforma nel diavolo... Il pubblico<br />

adora questo numero... Ma so che una parte della mente degli spettatori fa<br />

il tifo per il fuoco e spera che le fiamme abbiano la meglio e che l'illusionista<br />

muoia.» Fece una pausa. «E, naturalmente, di tanto in tanto è questo<br />

che accade.»<br />

«Chi sei tu?» sussurrò Rhyme in preda alla disperazione.<br />

«Io?» Il Negromante si sporse in avanti e in tono appassionato ansimò:<br />

«Sono lo Stregone del Nord. Sono il più grande illusionista che sia mai esistito.<br />

Sono Houdini. Sono l'uomo che può fuggire dallo Specchio Che<br />

Brucia. Che può liberarsi da manette, catene, camere chiuse, ceppi, corde,<br />

qualsiasi cosa...» Fissò Lincoln negli occhi. «Tranne che... tranne che da<br />

te. Temevo che tu fossi l'unica cosa a cui non sarei riuscito a sfuggire. Sei<br />

troppo in gamba. Dovevo fermarti prima di domani pomeriggio...»<br />

«Perché? Cosa succederà domani pomeriggio?»<br />

Il Negromante non rispose. Scrutò nell'oscurità. «E ora, Riveriti Spettatori,<br />

il nostro numero principale... l'Uomo Carbonizzato. Guardate il nostro<br />

artista: niente catene, niente manette, niente corde. Eppure è impossibile<br />

che riesca a fuggire. Questo è ancora più difficile del primo numero di escapologia<br />

mai realizzato: quello di san Pietro. Venne gettato in una cella,<br />

ammanettato e sorvegliato. Eppure riuscì a fuggire. Naturalmente, aveva<br />

un complice importante. Dio. Il nostro artista di stasera, invece, è completamente<br />

solo.»<br />

Un piccolo oggetto grigio apparve nella mano del Negromante che si<br />

chinò in avanti prima che Rhyme riuscisse a voltare la testa. L'assassino gli<br />

premette sulla bocca un pezzo di nastro adesivo.<br />

Quindi spense tutte le luci nella stanza tranne una piccola lampada da<br />

notte. Tornò al letto di Rhyme, sollevò l'indice e vi sfregò contro il pollice.<br />

Dal polpastrello si levò una fiamma alta sette centimetri.<br />

Spostò la mano avanti e indietro. «Stai sudando, vedo.» Avvicinò la<br />

fiamma al volto del criminologo. «Il fuoco... Non è affascinante? Probabilmente<br />

è l'immagine più potente dell'illusionismo. Il fuoco è la diversione<br />

perfetta. Tutti guardano la fiamma. Non riescono a distogliere lo sguardo<br />

quando la vedono sul palco. Con l'altra mano potrei fare qualsiasi cosa<br />

e tu non te ne accorgeresti. Per esempio...»<br />

La bottiglia di scotch di Rhyme comparve nella mano dell'uomo. Tenne<br />

la fiamma sotto la bottiglia per un lungo istante. Poi bevve un sorso di liquore<br />

e si portò alle labbra il dito in fiamme, fissando Rhyme che tirò in-


dietro la testa. Ma il Negromante sorrise, si voltò e soffiò il liquore sulla<br />

fiamma verso il soffitto, arretrando leggermente quando la vampata si dissolse<br />

nell'oscurità.<br />

Rhyme spostò lo sguardo verso un angolo della camera.<br />

Il Negromante scoppiò a ridere. «Il rilevatore di fumo? L'ho disattivato<br />

prima. La batteria è andata.» Soffiò un'altra fiammata verso il soffitto, poi<br />

posò la bottiglia.<br />

All'improvviso apparve un fazzoletto bianco. Glielo mise sotto il naso.<br />

Era imbevuto di benzina. L'odore acre bruciò le narici e gli occhi di Lincoln.<br />

Il Negromante avvolse il fazzoletto in una corta corda e aprendo la<br />

giacca del pigiama di Rhyme glielo mise attorno al collo come una sciarpa.<br />

L'uomo si avvicinò alla porta. Aprì silenziosamente la serratura, quindi<br />

la porta, e guardò fuori.<br />

Rhyme riconobbe un altro odore mescolato a quello della benzina. Che<br />

cos'era? Qualcosa di ricco, fumoso... Ah, lo scotch. Il killer doveva aver<br />

lasciato la bottiglia aperta.<br />

Solo che ben presto l'odore dello scotch cancellò l'odore della benzina.<br />

Era potentissimo. C'era scotch dovunque. E Rhyme capì con orrore ciò che<br />

l'uomo aveva intenzione di fare. Aveva versato una striscia di liquore che<br />

andava dalla porta al letto, come una miccia. Il Negromante schioccò le dita<br />

e una palla di fuoco bianco sfrecciò dalla sua mano sulla pozzanghera di<br />

single malt.<br />

Il liquore prese fuoco e le fiamme blu corsero lungo il pavimento. Ben<br />

presto una pila di riviste e una scatola di cartone accanto al letto presero<br />

fuoco. Così come una delle sedie di rattan.<br />

Il fuoco non avrebbe tardato ad arrampicarsi sulle lenzuola e a cominciare<br />

a divorare il suo corpo che non avrebbe sentito niente e poi il suo viso e<br />

la sua testa che invece avrebbero sentito orribilmente tutto. Si voltò verso<br />

il Negromante, ma l'uomo era scomparso e la porta era chiusa. Il fumo<br />

cominciò a pungere gli occhi di Rhyme e a riempirgli le narici. Il fuoco si<br />

avvicinò avvolgendo scatole, libri e poster, sciogliendo CD.<br />

Ben presto, le fiamme gialle e blu presero a lambire le coperte ai piedi<br />

del letto di Lincoln Rhyme.<br />

26<br />

Un diligente poliziotto del Dipartimento di Polizia di New York, forse<br />

perché aveva sentito uno strano rumore, forse perché aveva visto una porta


aperta, si inoltrò in un vicolo del West Side. Quindici secondi più tardi un<br />

altro uomo emerse da quello stesso vicolo, vestito con un maglione a collo<br />

alto marrone, dei jeans attillati e un berretto da baseball.<br />

Abbandonato il ruolo dell'agente Larry Burke, Malerick si incamminò<br />

con aria risoluta lungo la Broadway. Guardando il suo volto, notando il<br />

modo con cui si guardava attorno, si sarebbe pensato che era un uomo in<br />

cerca di compagnia, diretto a un qualche bar del West Side dove defibrillarsi<br />

l'ego e i genitali, entrambi in arresto ora che si stava avvicinando alla<br />

mezza età.<br />

Si fermò davanti a un bar che si trovava in un seminterrato e lanciò un'occhiata<br />

all'interno. Decise che sarebbe stato un buon posto per nascondersi<br />

temporaneamente in attesa del momento di tornare brevemente da<br />

Lincoln Rhyme per scoprire quali danni aveva provocato l'incendio.<br />

Trovò uno sgabello in fondo al bancone vicino alla porta della cucina e<br />

ordinò una Sprite e un sandwich al tacchino. Si guardò attorno: una schiera<br />

di videogiochi che emettevano suoni elettronici, un juke-box polveroso,<br />

l'ambiente buio e fumoso, pieno di odori di sudore, di profumo e di disinfettante,<br />

di risate indotte dall'alcool e di inutili conversazioni. Tutto questo<br />

lo riportò ai giorni della sua giovinezza nella città costruita sulla sabbia.<br />

Las Vegas è uno specchio circondato da luci abbaglianti; bastava fissarlo<br />

abbastanza a lungo per perdere la percezione di se stessi, delle proprie tasche,<br />

delle rughe, della vanità, dell'avidità, della disperazione. È un posto<br />

duro e polveroso dove le luci sgargianti della Strip svaniscono a un paio di<br />

isolati di distanza e non riescono a penetrare il resto della città: le roulotte,<br />

i bungalow cadenti, gli empori polverosi, banchi dei pegni che vendono<br />

anelli di fidanzamento, giacche, protesi di braccia... qualsiasi cosa possa<br />

essere trasformata in quarti di dollaro o in dollari d'argento.<br />

E dovunque, il deserto, infinito e polveroso.<br />

Quello era il mondo in cui era nato Malerick.<br />

Suo padre, mazziere di blackjack, e sua madre, cameriera in un ristorante<br />

(finché il suo peso divenuto eccessivo non l'aveva relegata dietro un registratore<br />

di cassa), avevano fatto parte dell'esercito di persone che lavoravano<br />

a Las Vegas e che venivano trattate come formiche sia dalla direzione<br />

sia dagli ospiti dei casinò. L'esercito di persone che passavano le loro<br />

vite continuamente a contatto col denaro al punto che avevano l'impressione<br />

di poter sentire l'odore dell'inchiostro, il profumo o il sudore sulle banconote,<br />

ma che sapevano che quello stupefacente flusso era destinato soltanto<br />

a transitare per un istante nelle loro mani.


Come molti bambini di Las Vegas lasciati soli da genitori che facevano<br />

turni lunghi e irregolari — e come i bambini che dovunque vivevano in situazioni<br />

difficili — il loro figlio aveva gravitato in un luogo in cui trovava<br />

conforto.<br />

E quel luogo per lui era la Strip.<br />

Vi stavo parlando, Riveriti Spettatori, della diversione — del modo in<br />

cui noi illusionisti vi distraiamo distogliendo la vostra attenzione dal nostro<br />

metodo con movimenti, colori, luci, sorprese, rumori. Bene, la diversione<br />

è qualcosa di più di una tecnica di magia; è anche un aspetto della<br />

vita. Siamo tutti disperatamente attratti da ciò che è luccicante e luminoso<br />

nella speranza di allontanarci dalla noia, dalla routine, da famiglie soffocanti,<br />

da ore calde e immobili sul confine col deserto, da ragazzini prepotenti<br />

che se la prendono con te perché sei magrolino e timido e ti picchiano<br />

con pugni duri come corazze di scorpioni...<br />

La Strip era stata il suo rifugio.<br />

Soprattutto i negozi di magia. Ce n'erano molti. Las Vegas è nota ai maghi<br />

di tutto il mondo come la Capitale della Magia. Il ragazzo aveva scoperto<br />

che quei negozi erano qualcosa di più di semplici negozi; erano luoghi<br />

dove gli aspiranti maghi, i maghi e i maghi in pensione trascorrevano il<br />

tempo raccontandosi aneddoti e scambiandosi trucchi e pettegolezzi.<br />

Era stato proprio in uno di quei negozi che il ragazzo aveva imparato<br />

qualcosa di importante su se stesso. Poteva anche essere magrolino e timido<br />

e lento nella corsa, ma possedeva una destrezza miracolosa. Quando i<br />

maghi gli mostravano qualche trucco lui lo capiva e lo imparava immediatamente.<br />

Una volta uno degli impiegati di un negozio aveva inarcato un<br />

sopracciglio e aveva detto al ragazzino allora tredicenne: «Sei un prestidigitatore<br />

nato».<br />

Il ragazzo si era incuriosito. Non aveva mai sentito quella parola.<br />

«L'ha inventata un mago francese nell'Ottocento», aveva spiegato l'uomo.<br />

«'Presti' come presto, alla svelta. 'Digit' come digitale, dito. Prestidigitazione...<br />

dita veloci. Destrezza della mano.»<br />

Così poco alla volta si era convinto di essere qualcosa di più del ragazzino<br />

strano che i suoi genitori pensavano fosse, qualcosa di più della vittima<br />

designata delle prepotenze da cortile della scuola.<br />

Ogni giorno, alle tre e dieci, usciva da scuola e si recava direttamente nel<br />

suo negozio di magia preferito, dove passava il tempo a imparare il metodo.<br />

A casa, faceva continuamente pratica. Uno dei proprietari del negozio<br />

di tanto in tanto lo assoldava per dimostrazioni e brevi spettacoli per i


clienti della Caverna Magica nel retro del negozio.<br />

Ancora oggi ricordava perfettamente la sua prima esibizione. Da quel<br />

giorno in avanti il Giovane Houdini — il suo nome d'arte — aveva fatto di<br />

tutto per riuscire a esibirsi ogni volta che ne aveva l'occasione. Che gioia<br />

era stata affascinare i suoi spettatori, deliziarli, vendergli la medicina, ingannarli.<br />

E anche spaventarli. Gli piaceva spaventarli.<br />

Alla fine era stato scoperto da sua madre. Un giorno la donna si era resa<br />

conto che il ragazzo non stava quasi più a casa e aveva fatto una perquisizione<br />

della sua stanza per scoprire il perché delle sue assenze. «Ho trovato<br />

questi soldi», aveva sbottato una sera alzandosi dal divano e ballonzolando<br />

verso la cucina per affrontarlo quando lui era rientrato dalla porta sul retro.<br />

«Voglio delle spiegazioni.»<br />

«Vengono dall'Abracadabra.»<br />

«E cosa sarebbe?»<br />

«Quel negozio. Vicino al Tropicana. Ho cercato di parlartene...»<br />

«Devi stare lontano dalla Strip.»<br />

«Mamma, è solo un negozio. È un negozio di magia.»<br />

«Dove sei stato? A bere? Fammi sentire l'alito.»<br />

«Mamma, no.» Era indietreggiato, disgustato dall'enorme donna che indossava<br />

un top sporco di salsa di pomodoro, dal suo alito orribile.<br />

«Se ti beccano in un casinò, potrei anche perdere il posto. E anche tuo<br />

padre potrebbe essere licenziato.»<br />

«Sono stato solo al negozio. Faccio un piccolo spettacolo. Gli spettatori<br />

mi lasciano delle mance.»<br />

«Ma questi sono troppi soldi per essere delle mance. Non ho mai avuto<br />

mance simili quando facevo la cameriera.»<br />

«Sono bravo», aveva replicato il ragazzo.<br />

«Anch'io lo ero... Hai detto uno spettacolo? Che tipo di spettacolo?»<br />

«Di magia.» Si era sentito terribilmente frustrato. Gliene aveva già parlato<br />

mesi prima. «Sta' a guardare.» Le aveva mostrato un trucco con le carte.<br />

«Sei stato bravo», aveva detto sua madre alla fine, annuendo. «Ma dato<br />

che mi hai mentito, mi terrò io questi soldi.»<br />

«Ma io non ho mentito.»<br />

«Non mi hai detto cosa stavi facendo. E questo è come mentire.»<br />

«Mamma, quei soldi sono miei.»<br />

«Se menti, devi pagare.»<br />

Non senza una certa fatica, si era infilata i soldi in una tasca dei jeans,


sigillata dalla sua pancia. Poi aveva esitato. «Okay, prendi dieci dollari.<br />

Ma solo se mi dici una cosa.»<br />

«Cosa...?»<br />

«Devi dirmi una cosa. Hai mai visto tuo padre insieme a Tiffany Loam?»<br />

«Non lo so... chi è?»<br />

«Lo sai. Non far finta di niente. È quella cameriera del Sands che è stata<br />

a cena qui con suo marito un paio di mesi fa. Quella con la camicetta gialla.»<br />

«Io...»<br />

«Allora, li hai visti? Li hai visti ieri che andavano insieme nel deserto?»<br />

«Non li ho visti.»<br />

Lei lo aveva guardato con attenzione e aveva deciso che le stava dicendo<br />

la verità. «Se dovessi vederli, ricordati di dirmelo.»<br />

Detto questo, lo aveva lasciato per tornare a dedicarsi ai suoi spaghetti<br />

che si stavano coagulando su un vassoio davanti alla televisione nel soggiorno.<br />

«I miei soldi, mamma!»<br />

«Sta' zitto. C'è il Super Premio.»<br />

Un giorno, mentre faceva un piccolo spettacolo all'Abracadabra, il ragazzo<br />

era rimasto sorpreso nel notare un uomo snello dal volto cupo che<br />

entrava nel negozio. Quando si era avvicinato alla Caverna Magica, tutti i<br />

maghi e gli impiegati del negozio si erano zittiti. L'uomo era un famoso illusionista<br />

che si esibiva al Tropicana. Era noto per il carattere ombroso e<br />

per le sue cupe e inquietanti illusioni.<br />

Dopo lo spettacolo, l'illusionista aveva fatto cenno al ragazzo di avvicinarsi<br />

e con un cenno del capo aveva indicato il cartello scritto a mano che<br />

si trovava sul palcoscenico. «Ti fai chiamare il 'Giovane Houdini'?»<br />

«Già.»<br />

«Pensi di essere degno di questo nome?»<br />

«Non lo so. Mi piaceva e basta.»<br />

«Mostrami qualcos'altro.» Gli aveva indicato un tavolo coperto di velluto.<br />

Il ragazzo, ora nervoso, lo aveva accontentato mentre il leggendario illusionista<br />

studiava tutte le sue mosse.<br />

Alla fine l'uomo aveva annuito, un cenno apparentemente di approvazione.<br />

Il fatto che un ragazzino di quattordici anni potesse ricevere un simile<br />

complimento proprio da lui aveva lasciato senza parole gli altri ma-


ghi.<br />

«Vuoi una lezione?»<br />

Il ragazzo aveva annuito, eccitato.<br />

«Dammi quelle monete.»<br />

Lui aveva aperto la mano per offrirgliele. L'illusionista aveva abbassato<br />

lo sguardo accigliandosi. «Dove sono?»<br />

La sua mano era vuota. L'illusionista gli aveva già sottratto le monete<br />

che ora si trovavano nella sua mano. Rise aspramente dell'espressione sbalordita<br />

del ragazzo, che non si era accorto di niente.<br />

«Ora terrò questa moneta a mezz'aria...»<br />

Il ragazzo aveva alzato lo sguardo ma l'istinto gli aveva detto: Chiudi le<br />

dita! Vuole rimettere le monete al loro posto. Vuole metterti in imbarazzo<br />

davanti a tutti questi maghi. Afferragli la mano!<br />

D'un tratto, senza abbassare gli occhi, l'illusionista si era fermato e aveva<br />

sussurrato: «Sei proprio sicuro di volerlo fare?»<br />

Il ragazzo aveva battuto le palpebre, sorpreso. «Io...»<br />

«Pensaci bene.» Un'occhiata alla mano del ragazzo.<br />

Il Giovane Houdini si era guardato il palmo già teso per afferrare la<br />

grande mano dell'illusionista. Notò sconvolto che l'uomo gli aveva già lasciato<br />

qualcosa in mano, ma non le monete: erano cinque lamette. Se avesse<br />

chiuso le dita come aveva pensato di fare, il Giovane Houdini avrebbe<br />

avuto bisogno di più di una decina di punti.<br />

«Fammi vedere le mani», aveva detto l'illusionista, riprendendo le lamette<br />

e facendole svanire in un istante.<br />

Il Giovane Houdini gli aveva mostrato le mani, i palmi rivolti verso l'alto,<br />

e l'uomo le aveva toccate, accarezzate con i pollici. Il ragazzo aveva<br />

avuto la sensazione di una scossa elettrica.<br />

«Con queste mani potresti diventare un grande illusionista», aveva sussurrato<br />

l'uomo, la voce così bassa che solo il ragazzo aveva potuto sentirlo.<br />

«Hai la passione e so che hai la crudeltà... Ma non hai la visione. Non ancora.»<br />

Era ricomparsa una delle lamette e l'uomo l'aveva usata per tagliare<br />

un foglio di carta, che aveva cominciato a sanguinare. Aveva appallottolato<br />

il foglio e poi lo aveva riaperto. Nessun taglio e nessuna traccia di sangue.<br />

Lo aveva dato al ragazzo, che aveva notato che all'interno c'era un indirizzo<br />

scritto con inchiostro rosso.<br />

Mentre i pochi spettatori applaudivano sinceramente ammirati, o forse<br />

invidiosi, l'illusionista aveva sussurrato: «Vieni a trovarmi», chinandosi e<br />

sfiorando l'orecchio del Giovane Houdini con le labbra. «Hai molto da im-


parare. E io ho molto da insegnare.»<br />

Il ragazzo aveva tenuto l'indirizzo dell'illusionista ma non era riuscito a<br />

trovare il coraggio di andare a trovarlo. Poi, il giorno del suo quindicesimo<br />

compleanno, sua madre aveva cambiato completamente il corso della sua<br />

vita facendo una scenata e lanciando un piatto di fettuccine contro il marito<br />

per alcune informazioni che aveva ricevuto di recente a proposito della signora<br />

Loam. Erano volati piatti e soprammobili, era arrivata la polizia.<br />

Il ragazzo aveva deciso che la misura era colma. Il giorno dopo era andato<br />

a trovare l'illusionista, che aveva accettato di diventare il suo mentore.<br />

La scelta dei tempi era stata perfetta. Di lì a due giorni, l'uomo avrebbe iniziato<br />

una lunga tournée in tutti gli Stati Uniti. Aveva bisogno di un assistente.<br />

Il Giovane Houdini aveva ritirato tutti i soldi che aveva sul suo conto<br />

corrente segreto e aveva fatto proprio come il grande illusionista che aveva<br />

ispirato il suo nome: era scappato di casa per diventare un mago. Ma<br />

c'era una grande differenza tra di loro; a differenza di Harry Houdini, che<br />

se n'era andato di casa solo per guadagnare e aiutare i suoi familiari e che<br />

ben presto era tornato da loro, il giovane Malerick non avrebbe mai più rivisto<br />

né sua madre né suo padre.<br />

«Ehi, come te la passi?»<br />

La voce roca della donna lo risvegliò da quei ricordi indelebili che lo avevano<br />

assorbito mentre sedeva al bancone del locale dell'Upper West<br />

Side. Doveva essere una cliente abituale, pensò. La donna aveva circa cinquant'anni<br />

anche se tentava, senza riuscirci, di apparire di dieci anni più<br />

giovane, e doveva aver scelto quel terreno di caccia principalmente per la<br />

scarsa illuminazione. Si spostò sullo sgabello accanto al suo e si sporse in<br />

avanti per mettere in mostra la scollatura.<br />

«Scusa?»<br />

«Ti ho solo chiesto come te la passi. Non mi sembra di averti mai visto<br />

qui.»<br />

«Sono in città solo da un paio di giorni.»<br />

«Ah», fece lei con la voce impastata dall'alcool. «Ehi, mi serve un accendino.»<br />

Gli diede la fastidiosa impressione che pensasse di concedergli<br />

un grande privilegio offrendogli di accenderle la sigaretta.<br />

«Oh, certo», disse lui.<br />

Prese un accendino e sollevò la fiammella che tremolò quando la donna<br />

gli circondò la mano con dita ossute per avvicinare l'accendino alla sigaretta.<br />

«Grazie.» Soffiò un sottile filo di fumo verso il soffitto. Quando tornò a


guardarlo, Malerick aveva già pagato il conto e si stava allontanando dal<br />

bancone.<br />

La donna si accigliò.<br />

«Devo andare.» Le sorrise. «Oh, questo puoi tenerlo».<br />

Le porse il piccolo accendino di metallo. Lei lo prese e batté le palpebre.<br />

Si accigliò ancora di più. Era il suo accendino, che lui le aveva sfilato dalla<br />

borsa quando lei si era chinata in avanti.<br />

Malerick sussurrò freddamente: «A quanto pare non avevi bisogno che<br />

qualcuno ti facesse accendere».<br />

Lasciando la donna al bancone, due lacrime che le scendevano sulle<br />

guance truccate, Malerick pensò che di tutte le sadiche illusioni che aveva<br />

inscenato e programmato per quel weekend — il sangue, la carne tagliata,<br />

il fuoco — quella forse sarebbe stata la più soddisfacente.<br />

Sentì le sirene quando si trovavano a un paio di isolati dalla casa di<br />

Rhyme.<br />

La mente di Amelia Sachs le giocò uno di quegli strani tiri: nell'udire<br />

l'incalzante ululato elettronico di un veicolo di emergenza, pensò che sembrava<br />

si stesse dirigendo proprio verso il palazzo di Rhyme.<br />

Naturalmente non poteva essere così, decise.<br />

Troppe coincidenze.<br />

Ma poi notò che le luci lampeggianti blu e rosse erano davvero lì a Central<br />

Park West, dove si trovava la casa di Rhyme.<br />

Andiamo, ragazza, si rassicurò, è solo la tua immaginazione. Amelia<br />

non riusciva a liberarsi del ricordo di quel sinistro Arlecchino sullo striscione<br />

appeso davanti al Cirque Fantastique, degli artisti mascherati, dell'orrore<br />

dei delitti del Negromante. La stavano rendendo paranoica.<br />

Spettrale...<br />

Non ci pensare.<br />

Spostando da una mano all'altra il grosso sacchetto che conteneva il piccante<br />

cibo cubano, in compagnia di Kara, continuò a percorrere il marciapiede<br />

affollato, chiacchierando di genitori, carriere e del Cirque Fantastique.<br />

E anche di uomini.<br />

Bang, bang...<br />

La giovane donna bevve un sorso del suo doppio caffè cubano che, aveva<br />

annunciato, era diventato da subito la sua nuova droga. Non solo costava<br />

la metà di un caffè di Starbucks, aveva detto Kara, ma era anche due<br />

volte più forte. «Non sono sicura di aver fatto bene i conti, ma è almeno


quattro volte più buono», disse. «Sai, amo fare scoperte come questa. Sono<br />

i piccoli piaceri della vita, non credi?»<br />

Ma Amelia aveva perso il filo della conversazione. Era passata un'altra<br />

ambulanza a gran velocità. Pregò che non fosse diretta alla casa di Rhyme.<br />

Ma non era così. Il veicolo si fermò bruscamente proprio all'angolo del<br />

palazzo accanto al suo.<br />

«No», mormorò Amelia.<br />

«Che succede?» chiese Kara. «Un incidente?»<br />

Con il cuore che le batteva all'impazzata nel petto, Amelia lasciò cadere<br />

il sacchetto e si mise a correre verso il palazzo.<br />

«Oh, Lincoln...»<br />

Kara la seguì versandosi su una mano un po' di caffè bollente mentre lasciava<br />

cadere la tazza. Non si fece lasciare indietro dalla donna poliziotto.<br />

«Che succede?»<br />

Mentre svoltava l'angolo, Amelia contò una mezza dozzina di camion<br />

dei vigili del fuoco e di ambulanze.<br />

In un primo momento, aveva temuto che Lincoln avesse avuto un attacco<br />

di disriflessia. Ma si trattava evidentemente di un incendio. Alzò lo<br />

sguardo sul secondo piano e rimase senza fiato nel vedere del fumo che<br />

usciva dalla finestra della camera di letto di Rhyme.<br />

Gesù, no!<br />

Superò il cordone della polizia e corse verso i vigili del fuoco radunati<br />

davanti alla porta. Salì con un balzo i gradini, scordandosi in un istante<br />

dell'artrite. Poi oltrepassò la porta e per poco non scivolò sul pavimento di<br />

marmo. Il corridoio e il laboratorio sembravano intatti, ma una leggera foschia<br />

di fumo ammantava tutte le stanze.<br />

Due vigili del fuoco stavano scendendo lentamente le scale. I loro volti<br />

sembravano rassegnati.<br />

«Lincoln!» gridò lei.<br />

E cominciò a salire le scale.<br />

«No, Amelia!» La voce burbera di Lon Sellitto risuonò nel corridoio.<br />

Lei si voltò in preda al panico, pensando che il detective volesse impedirle<br />

di vedere il cadavere carbonizzato. Se il Negromante le aveva portato<br />

via Lincoln, lei lo avrebbe ucciso. Niente al mondo avrebbe potuto fermarla.<br />

«Lon!»<br />

Sellitto le fece cenno di avvicinarsi e l'abbracciò. «Lui non è di sopra,<br />

Amelia.»


«È...»<br />

«No, no, va tutto bene. Sta bene. Thom lo ha portato giù nella camera<br />

degli ospiti.»<br />

«Grazie a Dio», sussurrò Kara. Si guardò attorno sgomenta mentre altri<br />

vigili del fuoco scendevano le scale. Uomini e donne robusti resi ancora<br />

più imponenti dalle uniformi e dall'attrezzatura.<br />

Thom, scuro in volto, li raggiunse in corridoio. «Lincoln sta bene, Amelia.<br />

Nessuna ustione, ha solo inalato un po' di fumo. Ha la pressione alta.<br />

Ma gli ho dato le sue medicine. Andrà tutto bene.»<br />

«Che cos'è successo?» chiese Amelia.<br />

«Il Negromante», borbottò Sellitto. Sospirò. «Ha ucciso Larry Burke.<br />

Gli ha rubato l'uniforme. È così che è entrato. In qualche modo è riuscito a<br />

salire in camera di Rhyme. Ha acceso un fuoco attorno al suo letto. Noi<br />

non ci siamo accorti di niente quaggiù; qualcuno ha visto il fumo dalla<br />

strada e ha chiamato il 911. E poi la centrale ha chiamato me. Thom, Mel e<br />

io siamo riusciti a spegnere quasi tutte le fiamme prima che arrivassero i<br />

pompieri.»<br />

Amelia gli chiese: «Suppongo che non lo abbiano preso, il Negromante».<br />

Una risata amara. «Tu che cosa dici? È scomparso. Come un fantasma.»<br />

Dopo l'incidente che lo aveva lasciato paralizzato, quando Rhyme aveva<br />

superato la fase del dolore che lo aveva portato a trascorrere mesi cercando<br />

di far muovere le gambe con la semplice forza di volontà, aveva rinunciato<br />

all'impossibile e aveva concentrato le sue energie su un obiettivo più ragionevole.<br />

Respirare autonomamente.<br />

Un quadriplegico C4 come lui — il collo spezzato all'altezza della quarta<br />

vertebra dalla base del cranio — è a un passo dall'aver bisogno di un respiratore.<br />

I nervi che collegano il cervello ai muscoli del diaframma possono<br />

funzionare e possono non funzionare. In principio, i polmoni di<br />

Rhyme avevano dato l'impressione di non essere più in grado di funzionare,<br />

così i dottori avevano dovuto collegarlo a una macchina impiantandogli<br />

un tubo nel petto. Lincoln aveva odiato quell'apparecchio, con i suoi sospiri<br />

meccanici e la strana sensazione di non sentire la necessità di respirare<br />

anche se sapeva di doverlo fare. (Quel macchinario aveva anche la pessima<br />

abitudine di fermarsi all'improvviso, di tanto in tanto.)<br />

Ma poi i suoi polmoni avevano cominciato a funzionare spontaneamente


e il criminologo era stato liberato dall'apparecchio bionico. I dottori avevano<br />

detto che il miglioramento era dovuto alla naturale stabilizzazione<br />

post traumatica del corpo. Ma Rhyme conosceva la vera risposta. Era stato<br />

lui. Con la forza di volontà. Poter riempire d'aria i polmoni — miseri respiri<br />

all'inizio, certo, ma comunque suoi — era una delle più grandi conquiste<br />

della sua vita. Adesso si stava impegnando con quegli esercizi che avrebbero<br />

potuto incrementare le sensazioni del proprio corpo e persino permettere<br />

qualche movimento alle membra; ma che tanti sforzi avessero successo<br />

o meno, sapeva che l'orgoglio che avrebbe provato non sarebbe stato all'altezza<br />

di quello che lo aveva invaso quando gli era stato tolto il respiratore<br />

per la prima volta.<br />

Quella sera, sdraiato nella piccola camera degli ospiti, ripensò al fumo<br />

che si era levato dal tessuto, dalla carta e dalla plastica che ardevano attorno<br />

a lui nella sua stanza. In preda al panico, aveva pensato non tanto alla<br />

possibilità di morire bruciato quanto al fatto che quel terribile fumo che gli<br />

stava riempiendo i polmoni come schegge di metallo gli stava per togliere<br />

l'unica vittoria nella guerra contro la sua condizione di disabile. Era come<br />

se il Negromante avesse deciso di colpirlo nell'unico punto debole.<br />

Quando Thom, Sellitto e Cooper erano entrati nella stanza, il primo pensiero<br />

di Rhyme non era andato agli estintori che avevano portato i due poliziotti<br />

bensì alla bombola verde d'ossigeno che teneva in mano il suo aiutante.<br />

Aveva pensato: Salva i miei polmoni!<br />

Prima che le fiamme fossero spente, Thom gli aveva posizionato sul volto<br />

la mascherina e Lincoln aveva respirato avidamente il dolce ossigeno.<br />

Poi i tre lo avevano portato giù e sia i paramedici sia il dottore personale di<br />

Rhyme lo avevano visitato, pulendolo, medicandogli qualche piccola bruciatura<br />

e cercando con attenzione tagli di rasoio (non ce n'erano, e nel pigiama<br />

non vennero nemmeno ritrovate le lamette). Lo specialista della colonna<br />

vertebrale aveva dichiarato che i polmoni erano in buone condizioni<br />

anche se Thom avrebbe dovuto fargli cambiare posizione più spesso del<br />

solito per tenerli sgombri.<br />

Solo allora Rhyme aveva cominciato a calmarsi, ma era ancora molto<br />

ansioso. L'assassino aveva fatto qualcosa di ben più crudele che ferirlo.<br />

L'aggressione gli aveva ricordato quanto fosse precaria la sua vita e quanto<br />

fosse incerto il suo futuro.<br />

Odiava quella sensazione, quella terribile impotenza, quella vulnerabilità.<br />

«Lincoln!» Amelia si precipitò nella camera, si sedette sul vecchio letto


Clinitron e gli abbracciò il petto stringendolo forte. Lui abbassò il volto<br />

contro i suoi capelli. Lei stava piangendo. Le aveva visto gli occhi colmi di<br />

lacrime forse solo un paio di volte da quando la conosceva.<br />

«Niente nomi di battesimo», le sussurrò. «Portano sfortuna, ricordi? E<br />

per oggi ne abbiamo già avuta abbastanza.»<br />

«Stai bene?»<br />

«Sì, sto bene», disse lui in un sussurro, in preda all'illogica paura che se<br />

avesse parlato a voce alta, le particelle di fumo in qualche modo gli avrebbero<br />

perforato e fatto collassare i polmoni. «I falchi?» domandò, pregando<br />

che non fosse accaduto niente di male agli uccelli. Non gli sarebbe dispiaciuto<br />

se si fossero spostati su un altro palazzo. Ma sapere che i falchi erano<br />

rimasti feriti o uccisi lo avrebbe distrutto.<br />

«Thom ha detto che stanno bene. Sono sull'altro davanzale.»<br />

Lei lo abbracciò ancora per un attimo, poi Thom comparve sulla porta.<br />

«Devo farti cambiare posizione.»<br />

La donna poliziotto lo abbracciò ancora una volta, poi si scostò mentre<br />

Thom si avvicinava al letto.<br />

«Analizza la scena», le ordinò Rhyme. «Dev'essersi lasciato dietro qualcosa.<br />

Quel fazzoletto che mi ha messo attorno al collo. E le lamette.»<br />

Amelia disse che lo avrebbe fatto e lasciò la stanza. Thom cominciò a<br />

praticargli un lavaggio bronchiale.<br />

Venti minuti più tardi, Amelia ritornò. Si tolse la tuta di tyvek, la piegò<br />

con cura e la ripose nella valigetta per l'analisi della scena del crimine.<br />

«Non ho trovato un granché», riferì. «Quel fazzoletto e un paio di impronte.<br />

Porta un nuovo paio di scarpe Ecco. Ma non ho trovato nessuna<br />

lametta. E qualsiasi cosa gli sia caduta è finita vaporizzata. Ah, c'era anche<br />

una bottiglia di scotch. Ma suppongo sia tua.»<br />

«Sì, è mia», sussurrò Rhyme. In altre circostanze avrebbe fatto una battuta,<br />

dicendo qualcosa a proposito della pena che meritava qualcuno che<br />

usava dello scotch invecchiato diciotto anni come combustibile. Adesso<br />

non se la sentiva di scherzare.<br />

Sapeva che Amelia non avrebbe trovato molte prove. In un incendio di<br />

carattere sospetto il massimo che gli indizi possono rivelare è il punto di<br />

origine dell'incendio stesso. Ma quello già lo conoscevano. Tuttavia, pensava<br />

che dovesse esserci di più.<br />

«E il nastro adesivo? Thom me lo ha tolto e lo ha lasciato cadere a terra.»<br />

«Niente nastro adesivo.»


«Guarda dietro la testata del letto. Il Negromante era proprio lì. Potrebbe<br />

aver...»<br />

«Ho già guardato.»<br />

«Be', guarda di nuovo. Ti è sfuggito qualcosa. Dev'essere così.»<br />

«No», disse semplicemente lei.<br />

«Cosa?»<br />

«Scordati della scena del crimine. È andata in fumo, per così dire.»<br />

«Abbiamo bisogno di fare progressi in questo dannato caso.»<br />

«E ne faremo, Rhyme. Dovrò interrogare il testimone.»<br />

«C'era un testimone?» borbottò lui. «Nessuno mi ha detto che c'era un<br />

testimone.»<br />

«Be', è così.»<br />

Lei si avvicinò alla porta e chiamò Lon Sellitto chiedendogli di raggiungerli.<br />

Il detective entrò annusandosi la giacca e facendo una smorfia. «Un<br />

completo da duecentoquaranta fottutissimi dollari. Andato. Cazzo. Cosa<br />

c'è, agente?»<br />

«Devo interrogare il testimone, tenente. Hai il tuo registratore?»<br />

«Sicuro.» Si tolse il registratore dalla tasca e glielo porse. «C'è un testimone?»<br />

Rhyme disse: «Lascia perdere i testimoni, Sachs. Sai quanto sono inaffidabili.<br />

Concentrati solo sulle prove».<br />

«No, scopriremo qualcosa di utile. Me ne assicurerò personalmente.»<br />

Un'occhiata in direzione della porta. «Be', allora, chi diavolo è questo testimone?»<br />

«Sei tu», disse lei, avvicinando una sedia al letto.<br />

27<br />

«Io? Ridicolo.»<br />

«No, non è ridicolo.»<br />

«Scordatelo. Percorri di nuovo la griglia. Ti è sfuggito qualcosa. Hai<br />

cercato troppo in fretta. Se fossi una novellina...»<br />

«Ma non sono una novellina. So come analizzare una scena del crimine<br />

velocemente e so quando è ora di smettere di cercare e passare a qualcosa<br />

di più produttivo.» Esaminò il piccolo registratore di Sellitto, controllò il<br />

nastro, quindi lo accese.<br />

«Agente di pattuglia Amelia Sachs del Dipartimento di Polizia di New<br />

York, Distintivo numero Cinque Otto Otto Cinque. Interrogatorio di Lin-


coln Rhyme, testimone di un'aggressione dieci-venti-quattro e di un incendio<br />

dieci-venti-nove al 3-4-5 di Central Park West. Sabato, venti aprile.»<br />

Appoggiò il registratore sul comodino accanto a Rhyme, che lo guardò<br />

come se fosse un serpente.<br />

«Ora», disse Amelia. «Cominciamo con la descrizione.»<br />

«Ho già raccontato a Lon...»<br />

«Raccontalo a me.»<br />

Un'occhiata sarcastica verso il soffitto. «Corporatura media, tra i cinquanta<br />

e i cinquantacinque anni, indossava un'uniforme da poliziotto.<br />

Niente barba questa volta. Tessuto cicatriziale e decolorazione sul collo e<br />

sul petto.»<br />

«Aveva la camicia aperta? Gli hai visto il petto?»<br />

«Scusami», disse lui con allegro sarcasmo. «Tessuto cicatriziale alla base<br />

del collo e presumibilmente anche sul petto. Il mignolo e l'anulare della<br />

mano sinistra erano fusi insieme. Aveva... sembrava avere gli occhi marroni.»<br />

«Molto bene, Rhyme. Finora non sapevamo il colore dei suoi occhi.»<br />

«E potremmo non conoscerlo anche adesso, visto che è possibile che indossasse<br />

delle lenti a contatto colorate», ribatté lui bruscamente, sicuro di<br />

aver segnato un punto. «Probabilmente riuscirei a ricordare qualcosa di più<br />

con un piccolo aiuto.» Guardò Thom.<br />

«Un piccolo aiuto?»<br />

«Credo che tu abbia una bottiglia non incenerita di Macallan da qualche<br />

parte in cucina.»<br />

«Più tardi», disse Amelia. «Ho bisogno che tu sia lucido.»<br />

«Ma...»<br />

Tormentandosi il cuoio capelluto con un'unghia, lei continuò: «Allora,<br />

adesso voglio che mi racconti tutto quello che è successo. Che cos'ha detto<br />

il Negromante?»<br />

«Non ricordo un granché», rispose lui con impazienza. «Per lo più erano<br />

vaneggiamenti senza senso. Non ero esattamente dell'umore di prestare attenzione.»<br />

«Forse a te sembravano senza senso. Ma sono sicura che ci sia qualcosa<br />

in ciò che ha detto che potrebbe esserci utile.»<br />

«Sachs», la ammonì lui sardonico, «non credi che potrei essere stato un<br />

tantino spaventato e confuso? Insomma, un tantino distratto?»<br />

Lei gli toccò una spalla, un punto in cui Rhyme poteva percepire il contatto.<br />

«So che non ti fidi dei testimoni. Ma talvolta possono notare cose


importanti... Questa è la mia specialità, Rhyme.»<br />

Amelia Sachs, il poliziotto della comunità.<br />

«Ti accompagnerò io nei ricordi. Proprio come tu mi accompagni quando<br />

percorro la griglia. Troveremo qualcosa di importante.»<br />

Si alzò, andò alla porta e chiamò: «Kara?»<br />

Sì, Rhyme non si fidava dei testimoni, anche di quelli che avevano assistito<br />

agli eventi da ottimi punti di osservazione e non ne erano stati toccati<br />

direttamente. Chiunque fosse coinvolto in un vero crimine — soprattutto la<br />

vittima di un atto di violenza — era totalmente inaffidabile. Persino ora,<br />

ripensando alla visita del killer, tutto ciò che Rhyme riusciva a vedere era<br />

una confusa serie di eventi: il Negromante alle sue spalle, il Negromante<br />

davanti a lui, il Negromante che appiccava l'incendio. Le lamette. L'odore<br />

dello scotch, le volute di fumo. Non aveva nemmeno un'idea vaga della<br />

cronologia degli eventi.<br />

Il ricordo, come aveva detto Kara, è solo un'illusione.<br />

Un attimo dopo, la giovane entrò nella stanza. «Stai bene, Lincoln?»<br />

«Benissimo», borbottò lui.<br />

Amelia spiegò che voleva che Kara ascoltasse: avrebbe potuto riconoscere<br />

qualcosa tra le parole del killer che poteva risultare utile. La donna<br />

poliziotto si sedette di nuovo e avvicinò la sedia al letto. «Torniamo nella<br />

tua camera da letto, Rhyme. Dicci cos'è successo. Anche solo in termini<br />

generici.»<br />

Lui esitò, lanciando un'occhiata al registratore. Poi cominciò a raccontare<br />

gli eventi così come li ricordava. Il Negromante che era apparso, che<br />

aveva ammesso di aver rubato l'uniforme e poi ucciso l'agente, che gli aveva<br />

raccontato del cadavere del poliziotto.<br />

Fa già piuttosto caldo...<br />

Poi disse: «Era come se stesse fingendo di mettere in scena uno spettacolo<br />

e mi considerasse un suo collega artista». Riascoltando mentalmente<br />

gli strani vaneggiamenti dell'uomo, continuò: «Tuttavia, c'è una cosa che<br />

ricordo. L'assassino soffre d'asma. O almeno sembrava che avesse difficoltà<br />

a respirare. È rimasto spesso senza fiato, mi ha parlato sussurrando».<br />

«Molto bene», disse Amelia. «Lo avevo notato anch'io alla pozza dopo<br />

l'aggressione a Cheryl Marston, ma me n'ero dimenticata. Cos'altro ha detto?»<br />

Rhyme fissò il soffitto scuro della piccola camera degli ospiti. Scosse la<br />

testa. «Questo è quanto, direi. Ha minacciato di darmi fuoco o di tagliarmi...<br />

Ah, hai trovato delle lamette quando hai perquisito la stanza?»


«No.»<br />

«Ecco, vedi? È di questo che sto parlando: di prove. So che mi ha lanciato<br />

una lametta nei pantaloni della tuta. I dottori non sono riusciti a trovarla.<br />

Dev'essere scivolata fuori. Questo è il genere di cose che dovresti cercare.»<br />

«Probabilmente la lametta non è mai stata nei tuoi pantaloni», intervenne<br />

Kara. «Conosco questa illusione. Ha semplicemente fatto sparire la lametta.»<br />

«Be', a mia discolpa posso dire che si tende a non ascoltare con troppa<br />

attenzione quando si viene torturati.»<br />

«Andiamo, Rhyme, concentrati. Torniamo a qualche ora fa. Kara e io<br />

siamo andate a prendere la cena. Tu hai esaminato gli indizi. Thom ti ha<br />

portato di sopra. Eri stanco, ricordi?»<br />

«No», replicò il criminologo, «non ero stanco. Ma lui mi ha voluto portare<br />

di sopra lo stesso.»<br />

«Suppongo che la cosa non ti abbia fatto molto piacere.»<br />

«No, infatti.»<br />

«Allora, tu sei di sopra nella tua stanza.»<br />

Ripensò alle luci, alla sagoma dei falchi pellegrini. A Thom che chiudeva<br />

la porta.<br />

«È tutto tranquillo...» cominciò Amelia.<br />

«No, non è tranquillo affatto. C'è quel dannato circo dall'altra parte della<br />

strada. Comunque, punto la sveglia...»<br />

«A che ora?»<br />

«Non lo so. Che differenza fa?»<br />

«Un dettaglio può portare ad altri due.»<br />

Rhyme aggrottò la fronte. «E questa da dove arriva? Da un biscotto della<br />

fortuna?»<br />

Lei sorrise. «L'ho inventata io. Ma suona bene, non credi? Potresti usarla<br />

nella nuova edizione del tuo libro.»<br />

«Non scrivo libri su testimoni, scrivo libri su prove concrete», ribatté<br />

Rhyme soddisfatto della risposta.<br />

«Come hai fatto a capire che il Negromante era nella camera? Hai sentito<br />

qualcosa?»<br />

«No, ho percepito una corrente. All'inizio ho pensato che fosse l'aria<br />

condizionata. Ma era lui. Stava soffiandomi in faccia.»<br />

«Per quale motivo?»<br />

«Per spaventarmi, credo. E ha funzionato.» Rhyme chiuse gli occhi, poi<br />

annui mentre riaffioravano alcuni ricordi. «Ho cercato di chiamare Lon al


telefono. Ma lui...» un'occhiata a Kara «... ha capito le mie intenzioni. Ha<br />

minacciato di uccidermi — no, ha minacciato di accecarmi — se avessi<br />

tentato di chiedere aiuto. Ero certo che lo avrebbe fatto. Ma — è strano —<br />

sembrava colpito dal mio trucco e mi ha fatto i complimenti per la diversione...»<br />

La voce sfumò mentre i ricordi si spegnevano nell'oscurità.<br />

«Come ha fatto a entrare?»<br />

«È entrato insieme all'agente che portava le prove del tentato omicidio di<br />

Grady.»<br />

«Merda», disse Sellitto. «Da questo momento in poi, controlleremo l'identità<br />

di chiunque oltrepassi quella fottuta porta. E voglio dire chiunque.»<br />

«Il Negromante sta parlando della diversione», continuò Amelia. «Ti ha<br />

fatto i complimenti. Cos'altro dice?»<br />

«Non lo so», mormorò Rhyme. «Niente.»<br />

«Niente di niente?» domandò lei in un sussurro.<br />

«Non. Lo. So.» Lincoln Rhyme era furioso con Sachs perché lo stava incalzando.<br />

Perché non gli lasciava bere qualcosa per calmare il terrore.<br />

Ma era furioso soprattutto con se stesso perché la stava deludendo.<br />

Ma Amelia doveva capire quanto fosse difficile per lui tornare là — alle<br />

fiamme, al fumo che gli scivolava nelle narici e minacciava i suoi preziosi<br />

polmoni...<br />

Aspetta. Fumo...<br />

Lincoln Rhyme disse: «Il fuoco».<br />

«Il fuoco?»<br />

«Credo che sia ciò di cui abbia parlato di più. Sembrava quasi che ne<br />

fosse ossessionato. C'era un'illusione a cui ha accennato. Lo... esatto, lo<br />

Specchio che Brucia. È questo il nome. Fiamme ovunque sul palcoscenico,<br />

credo. L'illusionista deve sfuggire alle fiamme. Si trasforma nel diavolo,<br />

credo. O qualcun altro si trasforma nel diavolo.»<br />

Sia Rhyme sia Amelia guardarono Kara che stava annuendo. «Ne ho<br />

sentito parlare. Ma è un numero molto raro. Richiede una preparazione<br />

complessa ed è piuttosto pericoloso. I proprietari dei teatri, oggigiorno,<br />

non permettono agli illusionisti di metterlo in scena.»<br />

«Lui ha continuato a parlare del fuoco. A dirmi che è l'unica cosa che<br />

non puoi simulare sul palco. Che gli spettatori vedono il fuoco e sperano<br />

segretamente che l'illusionista finisca bruciato. Aspetta, mi ricordo anche<br />

qualcos'altro. Lui...»<br />

«Continua, Rhyme, stai andando benissimo.»<br />

«Allora non interrompermi», ribatté lui seccamente. «Ti ho detto che si


comportava come se si stesse esibendo, giusto? Sembrava delirante. Continuava<br />

a guardare la parete vuota e a rivolgersi a qualcuno. Diceva una<br />

cosa del tipo 'Miei qualcosa spettatori'. Non mi ricordo come li chiamasse<br />

di preciso. Farneticava.»<br />

«Un pubblico immaginario.»<br />

«Esatto. Aspetta... Credo che dicesse 'miei onorati spettatori'. Parlava direttamente<br />

con loro. 'Miei onorati spettatori'.»<br />

Amelia lanciò un'occhiata a Kara che scrollò le spalle. «Parliamo sempre<br />

con il pubblico. Ai vecchi tempi, i maghi dicevano cose come 'Miei stimati<br />

spettatori' o 'Gentili signore e signori'. Ma oggi pensano tutti che sia solo<br />

un modo di comportarsi pretenzioso e inutile.»<br />

«Continua.»<br />

«Non lo so, Sachs. Credo di avere finito. Il resto è solo una grande macchia<br />

sfuocata.»<br />

«C'è dell'altro, ne sono sicura. È come quel frammento di prove sulla<br />

scena del crimine. È lì e potrebbe essere la chiave per risolvere il caso.<br />

Devi solo pensare in modo diverso a come trovarlo.» Si sporse verso<br />

Rhyme. «Diciamo che questa è la tua camera da letto. Tu sei sul letto Flexicair.<br />

Lui dov'è?»<br />

Il criminologo fece un cenno col capo. «È là. Vicino ai piedi del letto,<br />

davanti a me. Alla mia sinistra, vicino alla porta.»<br />

«Che cosa fa?»<br />

«Che cosa fa? Non lo so.»<br />

«Prova.»<br />

«È voltato verso di me. Continua a muovere le mani. Come se stesse<br />

parlando davanti a un pubblico.»<br />

Amelia si alzò e si mise nella posizione indicata da Rhyme. «Qui va bene?»<br />

«Più vicino.»<br />

Lei obbedì.<br />

«Ecco.»<br />

Vedere Amelia nella stessa posizione dell'assassino gli riportò alla mente<br />

un altro ricordo. «Una cosa... Stava parlando delle sue vittime. Ha detto<br />

che quegli omicidi non erano niente di personale.»<br />

«Niente di personale?»<br />

«Ha detto di averle uccise... sì, adesso ricordo. Ha detto di averle uccise<br />

per ciò che rappresentavano!»<br />

Amelia stava annuendo e prendeva appunti per completare la registra-


zione. «Rappresentavano?» chiese lei, come riflettendo ad alta voce. «Cosa<br />

significa?»<br />

«Non ne ho idea. Una musicista, un avvocato, un truccatore. Età, sesso,<br />

professione, abitazione diversi, nessun collegamento tra loro. Che cosa potevano<br />

rappresentare? Gente di città, stile di vita medio-alto, istruzione superiore...<br />

Forse uno di questi elementi è la chiave — la razionalizzazione<br />

della scelta dell'assassino. Chi può dirlo?»<br />

Amelia si era accigliata. «C'è qualcosa che non va.»<br />

«Cosa?»<br />

Dopo un attimo lei disse: «Qualcosa a proposito dei tuoi ricordi».<br />

«Be', non mi ricordo tutto parola per parola. Purtroppo non avevo una<br />

stenografa a mia disposizione.»<br />

«No, non è questo che intendo.» Rifletté per qualche lungo istante. Poi<br />

annuì. «Stai caratterizzando ciò che ha detto il Negromante. Stai usando il<br />

tuo linguaggio, non il suo. 'Stile di vita medio-alto'. 'Razionalizzazione'.<br />

Voglio che usi le sue parole.»<br />

«Be', non ricordo le sue parole, Sachs. Ha detto che non aveva niente di<br />

personale contro le vittime. Punto.»<br />

Lei scosse la testa. «No, sono sicura che non abbia detto così.»<br />

«Che intendi dire?»<br />

«Gli assassini non pensano mai alle persone che uccidono come a vittime.<br />

È impossibile. Non li umanizzano mai. Quanto meno non lo farebbe<br />

mai un assassino che segue uno schema come il Negromante.»<br />

«Queste sono cazzate da accademia di polizia, Sachs.»<br />

«No, è il mondo reale. Noi sappiamo che sono vittime, ma i criminali<br />

credono sempre che per una ragione o per l'altra meritino di morire. Pensaci.<br />

Non ha detto 'vittima', vero?»<br />

«Be', che differenza fa?»<br />

«Il punto è che lui ha detto che rappresentano qualcosa e noi dobbiamo<br />

scoprire cosa. Come si è riferito alle vittime?»<br />

«Non me lo ricordo.»<br />

«Non ha detto 'vittima'. Ne sono sicura. Ha parlato di qualcuna di loro in<br />

particolare? Svetlana, Tony... E Cheryl Marston? L'ha chiamata la donna<br />

bionda o forse ha detto l'avvocato? Ha detto la donna con le tette grosse?<br />

Sono pronta a giurare che non abbia detto che il suo stile di vita era medioalto.»<br />

Rhyme chiuse gli occhi e cercò di tornare indietro con la memoria. Alla<br />

fine scosse la testa. «No, mi...»


Poi la parola gli venne in mente.<br />

«Cavallerizza.»<br />

«Cosa?»<br />

«Hai ragione. Non ha detto 'vittima'. L'ha chiamata la 'cavallerizza'.»<br />

«Eccellente!» esclamò Amelia.<br />

Rhyme si sentì invadere da un'irragionevole ondata di orgoglio.<br />

«E per quanto riguarda gli altri?»<br />

«No, Cheryl Marston è l'unica a cui abbia accennato.» Rhyme ne era<br />

certo.<br />

Sellitto disse: «Quindi l'assassino pensa alle sue vittime come a persone<br />

che fanno una cosa particolare che potrebbe essere ma potrebbe anche non<br />

essere il loro lavoro».<br />

«Giusto», confermò Rhyme. «Suonare. Truccare la gente. Andare a cavallo.»<br />

«E cosa dobbiamo dedurre da questo?» chiese Sellitto.<br />

E proprio come Rhyme le aveva ripetuto tante volte quando era stata lei<br />

a porre quella domanda a proposito delle prove raccolte sulla scena di un<br />

crimine, Amelia rispose: «Non lo sappiamo ancora, detective. Ma ci siamo<br />

avvicinati di un altro passo verso la comprensione dell'assassino». La donna<br />

poliziotto consultò gli appunti che aveva preso. «Okay, ha fatto quei<br />

giochi di prestigio con le lamette, ha menzionato lo Specchio Che Brucia.<br />

Ha parlato ai suoi onorati spettatori. È ossessionato dal fuoco. Ha deciso di<br />

uccidere un truccatore, una musicista e una cavallerizza perché rappresentano...<br />

quello che rappresentano, qualunque cosa sia. Riesci a ricordarti<br />

qualcos'altro?»<br />

Rhyme chiuse gli occhi. Si concentrò.<br />

Ma continuava a vedere ancora e ancora le lamette, le fiamme, il fumo.<br />

«No», disse, tornando a guardare Amelia. «Credo che questo sia tutto.»<br />

«Molto bene, Rhyme.»<br />

E lui riconobbe il suo tono di voce.<br />

Lo riconobbe perché anche lui lo usava spesso.<br />

Un tono che significava che Amelia non aveva ancora finito con le domande.<br />

Lei sollevò lo sguardo dagli appunti e disse lentamente: «Tu citi sempre<br />

Locard».<br />

Rhyme annuì. Locard era il detective forense francese che aveva sviluppato<br />

un principio a cui in seguito era stato dato il suo nome. Si tratta della<br />

regola secondo cui in ogni scena del crimine c'è sempre uno scambio di


prove, per quanto infinitesimale, tra il criminale e la vittima o il luogo stesso.<br />

«Be', sto pensando che potrebbe esserci anche uno scambio psicologico.<br />

Proprio come lo scambio fisico.»<br />

Rhyme scoppiò a ridere nel sentire quell'idea folle. Locard era uno<br />

scienziato; si sarebbe indignato nel vedere il suo principio applicato a<br />

qualcosa di elusivo come la psiche umana. «Dove vuoi arrivare?»<br />

Lei continuò: «Non sei stato imbavagliato per tutto il tempo, vero?»<br />

«No, solo alla fine.»<br />

«Questo significa che anche tu gli hai comunicato qualcosa. Hai preso<br />

parte a uno scambio.»<br />

«Io?»<br />

«Non è così? Non gli hai detto proprio niente?»<br />

«Certo che gli ho detto qualcosa. Ma che significa? Sono le sue parole<br />

che contano.»<br />

«Stavo pensando che il Negromante potrebbe aver replicato qualcosa<br />

quando gli hai parlato.»<br />

Rhyme scrutò Amelia con attenzione. Una macchia di fuliggine a forma<br />

di falce di luna su una guancia, il sudore che le imperlava il morbido labbro<br />

superiore. Si stava sporgendo in avanti sulla sedia e, anche se la sua<br />

voce era calma, Lincoln riusciva a intuire l'intensità della sua concentrazione.<br />

Lei non poteva saperlo, naturalmente, ma dava l'impressione di provare<br />

le stesse emozioni che sentiva lui quando la guidava attraverso una<br />

scena del crimine a chilometri di distanza.<br />

«Prova a pensarci, Rhyme», gli disse Amelia. «Immagina di essere da<br />

solo con un criminale. Non necessariamente il Negromante. Un criminale<br />

qualsiasi. Che cosa gli diresti? Che cosa vorresti sapere da lui?»<br />

Rhyme emise un sospiro stanco che voleva sembrare in qualche modo<br />

cinico. Tuttavia le parole di Amelia avevano risvegliato qualcosa nella sua<br />

mente. «Mi ricordo!» esclamò. «Gli ho chiesto chi fosse.»<br />

«Ottima domanda. E lui che cos'ha detto?»<br />

«Di essere un mago... No, non solo un mago, ma qualcosa di specifico.»<br />

Rhyme socchiuse gli occhi cercando di tornare a quei terribili momenti.<br />

«Mi ha fatto ripensare al Mago di Oz... La Malvagia Strega dell'Ovest.»<br />

Aggrottò le sopracciglia. Poi: «Ecco, ci sono. Ha detto di essere lo Stregone<br />

del Nord. Ne sono sicuro».<br />

«Questo significa qualcosa per te?» domandò Amelia a Kara.<br />

«No.»


«Ha detto di essere in grado di fuggire da qualsiasi luogo, solo che non<br />

pensava che sarebbe riuscito a sfuggire a noi. Be', a me, in realtà. Temeva<br />

che lo avremmo fermato. È questa la ragione per cui è venuto qui. Ha detto<br />

che doveva fermarmi prima di domani pomeriggio. È allora che ricomincerà<br />

a uccidere.»<br />

«Lo Stregone del Nord», mormorò Amelia, guardando i suoi appunti.<br />

«Ora...»<br />

Rhyme sospirò. «Penso che non ci sia proprio altro, Sachs. Il pozzo. È.<br />

Asciutto.»<br />

Amelia spense il registratore e si sporse in avanti con un fazzoletto per<br />

asciugare il sudore dalla fronte di Rhyme. «Lo avevo capito. Quello che<br />

volevo dire è che adesso sono io che ho bisogno di un drink. Che ne dici?»<br />

«A patto che me lo versiate o tu o Kara», rispose Rhyme. «Non lasciategli<br />

voce in capitolo.» Con un cenno del capo indicò amaramente Thom.<br />

«Ti preparo qualcosa?» chiese Thom a Kara.<br />

«Prenderà un Irish coffee, ne sono sicuro... Ma perché da Starbucks non<br />

lo mettono nel menu?» rispose Lincoln.<br />

Kara declinò l'offerta del liquore ma chiese un Maxwell House o un Folgers.<br />

Sellitto chiese se fosse possibile mangiare qualcosa dal momento che il<br />

suo tanto desiderato sandwich cubano non era arrivato a casa sano e salvo.<br />

Mentre l'assistente svaniva in cucina, Amelia porse a Kara gli appunti<br />

che aveva preso e le chiese di aggiungere sulla lavagna qualunque cosa le<br />

sembrasse rivelante al profilo dell'assassino come mago. Lei si alzò e andò<br />

nel laboratorio.<br />

«Sei stata grande», disse Sellitto ad Amelia, «con questo interrogatorio.<br />

Non conosco molti sergenti che sarebbero stati capaci di farlo meglio.»<br />

Lei annuì senza sorridere, ma Rhyme notò che era felice di quel complimento.<br />

Qualche minuto più tardi Mel Cooper entrò nella stanza, il volto sporco<br />

di fuliggine proprio come Amelia. In una mano teneva una busta di plastica.<br />

«Queste sono tutte le prove ritrovate sulla Mazda.» La busta conteneva<br />

quella che sembrava una pagina del New York Times piegata in quattro.<br />

Era chiaro che non era stata Amelia a occuparsi della scena del crimine; gli<br />

indizi bagnati devono essere conservati in contenitori di carta o di fibra<br />

sottile, non nella plastica che accelera il processo di disgregazione.<br />

«Non hanno trovato altro?» domandò Rhyme.<br />

«Questo è tutto, per ora. Non sono ancora riusciti a recuperare l'auto dal


fiume. È troppo pericoloso.»<br />

«Si riesce a leggere la data?»<br />

Cooper esaminò il foglio di carta fradicio. «È di due giorni fa.»<br />

«Allora dev'essere del Negromante», fece notare Rhyme. «La macchina<br />

è stata rubata prima. Perché un assassino dovrebbe conservare un unico<br />

foglio di giornale e non tutta la sezione?» Come molte delle domande di<br />

Rhyme anche quella era puramente retorica e il criminologo non si prese il<br />

disturbo di lasciare che qualcuno provasse a dare una risposta. «Perché su<br />

quel foglio c'è un articolo che per lui era importante. E che quindi forse<br />

potrebbe essere importante anche per noi. Non possiamo escludere, però,<br />

che sia un sessuomane con la passione per le pubblicità del catalogo Victoria's<br />

Secret. Ma persino questa potrebbe essere un'informazione utile. Riesci<br />

a leggere qualcosa?»<br />

«Niente. E non voglio aprire la pagina. La carta è ancora troppo bagnata.»<br />

«Mandala al laboratorio documenti. Se non riescono ad aprirla, almeno<br />

riusciranno a estrapolare i titoli con gli infrarossi.»<br />

Cooper chiamò un agente perché recapitasse il campione al laboratorio<br />

della scientifica del Queens, poi chiamò a casa il responsabile del laboratorio<br />

documenti per accelerare l'analisi. Scomparve quindi nel laboratorio di<br />

Rhyme per trasferire la pagina in un contenitore più adatto.<br />

Thom arrivò con i drink, e con un piatto di sandwich che Sellitto assaltò<br />

prontamente.<br />

Qualche minuto dopo, Kara ritornò nella camera degli ospiti e prese il<br />

suo caffè ringraziando l'assistente. Mentre versava dello zucchero nella<br />

tazza, si rivolse ad Amelia. «Stavo scrivendo sulla lavagna quelle cose che<br />

abbiamo scoperto sull'assassino. E mi è venuta un'idea. Così ho fatto una<br />

telefonata. Credo di aver scoperto il suo vero nome.»<br />

«Il nome di chi?» chiese Rhyme sorseggiando il suo paradisiaco scotch.<br />

«Be', del Negromante.»<br />

Il debole tintinnio del cucchiaino di Kara che mescolava il caffè fu l'unico<br />

suono che si poteva udire nella stanza.<br />

«Hai scoperto il suo nome?» domandò Sellitto. «Chi è?»<br />

«Credo che sia un uomo di nome Erick Weir.»<br />

«Fai lo spelling», disse Rhyme.<br />

28


«W-E-I-R.» Altro zucchero nel caffè. Dopo un secondo aggiunse: «Era<br />

un mago, un illusionista, alcuni anni fa. Ho telefonato al signor Balzac:<br />

nessuno conosce l'ambiente meglio di lui. Gli ho letto il profilo e gli ho riferito<br />

alcune delle cose che il Negromante ha detto a Lincoln stasera. Il signor<br />

Balzac si è alterato, per non dire che è andato su tutte le furie.» Un'occhiata<br />

ad Amelia. «Come stamattina. All'inizio si è rifiutato di aiutarmi,<br />

ma alla fine si è calmato e mi ha detto che sembrava la descrizione di<br />

Weir.»<br />

«Perché?» domandò Amelia.<br />

«Be', avrebbe la stessa età del Negromante. Circa cinquant'anni. E Weir<br />

era noto per i suoi numeri pericolosi. Giochi di destrezza con lamette e coltelli.<br />

Inoltre è uno dei pochi maghi che abbiano mai messo in scena lo<br />

Specchio Che Brucia. Ricordate quello che vi ho detto a proposito del fatto<br />

che gli illusionisti si specializzano sempre in qualcosa? È davvero insolito<br />

trovare un mago che sia bravo nello svolgere così tanti trucchi diversi... illusioni,<br />

fughe, trasformismo, destrezza, persino ventriloquio e mentalismo.<br />

Be', Weir faceva tutte queste cose. Ed era un esperto di Houdini. Alcune<br />

delle cose che il Negromante ha fatto questo weekend sono numeri di<br />

Houdini o ispirati a Houdini.<br />

«E poi c'è quella cosa che ha detto, quando si è definito uno stregone.<br />

C'è stato un mago nell'Ottocento, John Henry Anderson, che si faceva<br />

chiamare proprio così: lo Stregone del Nord. Aveva un enorme talento. Ma<br />

non aveva fortuna col fuoco. Un paio di volte il suo spettacolo è stato praticamente<br />

distrutto dalle fiamme. David mi ha detto che Weir è rimasto<br />

gravemente ustionato in un incendio scoppiato in un circo.»<br />

«Le cicatrici», disse Rhyme. «L'ossessione per il fuoco.»<br />

«E forse la sua difficoltà di parlare non era dovuta all'asma», suggerì<br />

Amelia. «Il fuoco potrebbe avergli danneggiato i polmoni o le corde vocali.»<br />

«Quando ha avuto l'incidente Weir?» chiese Sellitto.<br />

«Tre anni fa. Il tendone del circo in cui stava provando è stato distrutto e<br />

la moglie di Weir è morta. Si erano appena sposati. Nessun altro è rimasto<br />

ferito gravemente.»<br />

Era una buona pista. «Mel!» gridò Rhyme, dimenticandosi le sue preoccupazioni<br />

per i polmoni. «Mel!»<br />

Un attimo dopo, Cooper entrò nella stanza. «A quanto pare ti senti meglio.»<br />

«Ricerca Lexis/Nexis, database del VICAP, dell'NCIC e della polizia di


Stato. Tutto quello che riesci a scoprire su Erick Weir. W-E-I-R. Artista,<br />

illusionista e mago. Potrebbe essere il nostro uomo.»<br />

Kara aggiunse: «Il nome di battesimo è E-R-I-C-K».<br />

«Avete scoperto il suo nome?» domandò il tecnico, impressionato.<br />

Amelia indicò Kara con un cenno del capo. «È stata lei a scoprirlo.»<br />

«Mio Dio.»<br />

Dopo qualche minuto, Cooper tornò con alcuni stampati. Li sfogliò mentre<br />

diceva alla squadra: «Non c'è molto. È come se questo tizio avesse tenuto<br />

nascosto tutto ciò che lo riguarda. Erick Albert Weir. Nato a Las Vegas<br />

nell'ottobre del 1950. Praticamente sui suoi primi anni non ci sono informazioni.<br />

Weir ha lavorato per numerosi circhi, casinò, teatri, prima come<br />

assistente e poi come illusionista e trasformista. Si è sposato con Marie<br />

Cosgrove, tre anni fa. Poco dopo le nozze ha cominciato a esibirsi nel circo<br />

di Thomas Hasbro e dei fratelli Keller a Cleveland. Durante le prove<br />

per uno spettacolo è scoppiato un incendio. Il tendone è andato distrutto.<br />

Weir ha riportato gravi ustioni di terzo grado. E sua moglie è rimasta uccisa.<br />

Da allora di lui non si è saputo più niente».<br />

«Rintracciamo la famiglia di Weir.»<br />

Sellitto disse che avrebbe provveduto. Dal momento che Bedding e Saul<br />

erano occupati a tempo pieno, il detective chiamò gli investigatori della<br />

task force della omicidi e li mise al lavoro.<br />

«Non c'è molto altro», aggiunse Cooper, sfogliando gli stampati. «Un<br />

paio d'anni prima dell'incendio, Weir è stato arrestato e condannato nel<br />

New Jersey per condotta pericolosa per imprudenza deliberata. Ha scontato<br />

trenta giorni di carcere. Uno degli spettatori di un suo spettacolo aveva<br />

riportato gravi ustioni quando qualcosa era andato storto sul palco. Poi ci<br />

sono state alcune cause civili intentate da diversi teatri per danni ai locali e<br />

lesioni subite da alcuni dipendenti. E, per finire, alcune cause per inadempimento<br />

di contratto. Il direttore di un teatro aveva scoperto che Weir voleva<br />

usare pistole e pallottole vere in uno dei suoi numeri. Weir si era rifiutato<br />

di cambiare il numero e così il direttore lo aveva licenziato.» Continuò<br />

a leggere, poi riprese: «In uno degli articoli che ho trovato vengono fatti i<br />

nomi di due assistenti che lavoravano con lui all'epoca dell'incendio. Uno<br />

vive a Reno e l'altro a Las Vegas. Ho avuto i loro numeri dalla Polizia di<br />

Stato del Nevada».<br />

«In Nevada è ancora presto», fece notare Rhyme, lanciando un'occhiata<br />

all'orologio. «Trovami un telefono con vivavoce, Thom.»<br />

«No, dopo quello che hai passato stasera hai bisogno di riposo.»


«Devo solo fare due telefonate. Poi farò la nanna, promesso.»<br />

L'assistente sembrò indeciso.<br />

«Se te lo chiedo per favore e ti ringrazio?»<br />

Thom annuì e scomparve. Un momento più tardi tornò con il telefono, lo<br />

collegò alla presa e lo sistemò vicino a Rhyme sul comodino. «Solo dieci<br />

minuti, poi lo stacco», minacciò con voce così imperiosa che Lincoln decise<br />

di credergli.<br />

«D'accordo.»<br />

Sellitto finì il secondo sandwich e compose il numero del primo assistente<br />

sulla lista di Cooper. Fu la voce registrata della moglie di Arthur<br />

Loesser a rispondere, dicendo che non erano in casa e chiedendo di lasciare<br />

un messaggio. Sellitto lasciò un messaggio e chiamò l'altro assistente.<br />

John Keating rispose al primo squillo e Sellitto gli spiegò che dovevano<br />

fargli alcune domande in relazione a un caso su cui stavano indagando.<br />

Una pausa, poi la voce nervosa di Keating uscì con un fruscio dall'altoparlante.<br />

«Uhm. Di cosa si tratta? È la polizia di New York?»<br />

«Esatto.»<br />

«Be', direi che non c'è problema.»<br />

«Lei ha lavorato con un uomo di nome Erick Weir, giusto?» domandò<br />

Sellitto.<br />

Silenzio per un attimo. Poi Keating rispose incerto: «Il signor Weir? Be',<br />

sì. Ho lavorato per lui. Perché?» La voce era tesa e stridula. Sembrava che<br />

si fosse appena bevuto una dozzina di tazze di caffè.<br />

«Saprebbe dirmi dove si trova in questo momento?»<br />

«Insomma, perché mi chiede di Weir?»<br />

«Vorremmo parlargli, si tratta di un'indagine criminale.»<br />

«Oh, mio Dio... Cos'è successo? Cosa volete chiedergli?»<br />

«Dobbiamo solo fargli qualche domanda», rispose Sellitto. «Ha avuto<br />

contatti con Erick Weir di recente?»<br />

Ci fu una pausa. Rhyme sapeva che quello era il classico momento in cui<br />

un uomo nervoso o vuotava il sacco o decideva di non dire più niente.<br />

«Signore?» chiese Sellitto.<br />

«È veramente strano. Che mi chiediate proprio di lui.» Le sue parole risuonavano<br />

come biglie sul metallo. «Ecco, le dirò, non sentivo il signor<br />

Weir da anni. Pensavo che fosse morto. C'è stato un incendio nell'Ohio<br />

l'ultima volta che abbiamo lavorato insieme. Lui si è ustionato. Gravemente.<br />

È scomparso e tutti abbiamo pensato che fosse morto. Ma poi sei o sette<br />

settimane fa mi ha telefonato.»


«Da dove?» chiese Rhyme.<br />

«Non lo so. Non me l'ha detto. E io non gliel'ho chiesto. Non viene mai<br />

in mente a nessuno di chiedere da dove stia telefonando chi ci chiama.<br />

Almeno all'inizio. È una di quelle cose a cui non si pensa. Lei lo chiede<br />

mai?»<br />

Rhyme domandò: «Che cosa voleva?»<br />

«Okay, okay. Voleva sapere se mi ero tenuto in contatto con qualcuno<br />

che aveva lavorato al circo al tempo dell'incendio. Il Circo Hasbro. Ma a<br />

quei tempi eravamo nell'Ohio. Tre anni fa. E l'Hasbro non è nemmeno più<br />

in circolazione. Dopo l'incendio il proprietario l'ha chiuso e l'ha trasformato<br />

in un circo completamente diverso. Perché avrei dovuto tenermi in contatto<br />

con qualcuno di loro? Io vivo qui a Reno. Così gli ho detto di no. E<br />

lui l'ha presa male, sa.»<br />

Rhyme si accigliò.<br />

«Si è arrabbiato?» chiese Amelia.<br />

«Eh, già, può dirlo forte.»<br />

«Continui», lo incitò il criminologo, cercando di tenere a freno l'impazienza.<br />

«Cos'altro le ha detto?»<br />

«Nient'altro. Solo quello che le ho appena raccontato. A parte piccole<br />

cose. Ha fatto i suoi soliti commenti velenosi. Quel tizio ha gli artigli...<br />

Sapete cosa ha fatto quando ha telefonato?»<br />

«Che cosa?» lo incoraggiò Rhyme.<br />

«Ha detto soltanto 'Sono Erick'. Non ha detto 'Pronto', non ha detto 'Oh,<br />

John, come stai? Ti ricordi di me?' No, ha detto 'Sono Erick'. Non ci sentivamo<br />

dai tempi dell'incendio. E lui che cosa dice? 'Sono Erick'. Tutti questi<br />

anni che ho passato lontano da lui, che ho faticato per lasciarmelo alle<br />

spalle... e all'improvviso è stato come se niente fosse cambiato. So che non<br />

ho fatto niente di sbagliato. Ma lui è riuscito a far sembrare che fosse tutta<br />

colpa mia. È come quando prendi un'ordinazione da un cliente, poi gli porti<br />

da mangiare e lui dice che non è quello che ha chiesto. Ma tutti sanno<br />

cos'è successo — il cliente ha solo cambiato idea e vuole far sembrare che<br />

sia stato tu a capire male. E infatti sei tu quello che finisce nei guai.»<br />

Amelia indagò: «Può dirci qualcosa su di lui in generale? Amici, posti<br />

che frequentava, hobby?»<br />

«Certo», rispose la voce secca. «C'è una sola risposta per tutto: le illusioni.»<br />

«Cosa?» domandò Rhyme.<br />

«Erano i suoi amici, i posti dove gli piaceva andare, i suoi passatempi.


Capite cosa voglio dire? Non c'era nient'altro per lui. Era totalmente assorbito<br />

dalla professione.»<br />

Amelia tentò di nuovo: «Be', allora come si comportava con le persone?<br />

Cosa pensava? Che opinioni aveva?»<br />

Una lunga pausa. «Per cinquanta minuti, due volte alla settimana, per tre<br />

anni ho cercato di capirlo e non ci sono riuscito. Per tre anni. Ed è ancora<br />

in grado di ferirmi.» Keating emise una strana, ruvida risata. «Quello che<br />

volevo dire è che mi ossessiona ancora. Lunedì mattina alle nove avrò<br />

qualcosa da raccontare al mio analista. Ancora oggi non ho la più pallida<br />

idea di cosa cazzo gli passi per la testa.»<br />

Rhyme notò che anche gli altri cominciavano a essere infastiditi dalle<br />

divagazioni dell'uomo. «Abbiamo saputo che sua moglie è rimasta uccisa<br />

nell'incendio. Sa dirmi qualcosa della famiglia della donna?»<br />

«Della famiglia di Marie? So solo che lei e Weir si erano sposati una settimana<br />

o due prima dell'incendio. Erano davvero innamorati. Noi pensavamo<br />

che lei sarebbe riuscita a calmarlo. A renderlo meno ossessionante.<br />

Lo speravamo. Ma non abbiamo fatto in tempo a conoscerla.»<br />

«Può indicarci qualcuno che potrebbe sapere qualcosa sul suo conto?»<br />

«Art Loesser era il primo assistente. Io ero il secondo. Eravamo i suoi<br />

ragazzi. Ci chiamavano 'i ragazzi di Erick'. Ci chiamavano tutti così.»<br />

Rhyme disse: «Stiamo aspettando che Loesser ci richiami. Qualcun altro?»<br />

«L'unica persona che mi viene in mente è l'uomo che dirigeva il Circo<br />

Hasbro al momento dell'incidente. Si chiama Edward Kadesky. Credo che<br />

ora lavori a Chicago come impresario.»<br />

Sellitto si fece fare lo spelling del nome dell'uomo, poi chiese: «Weir<br />

l'ha più richiamata?»<br />

«No. Ma non ne aveva bisogno. Cinque minuti di conversazione e aveva<br />

già ripreso a ferirmi e a ossessionarmi.»<br />

Sono Erick...<br />

«Senta, adesso devo proprio andare. Devo stirarmi l'uniforme. Mi hanno<br />

dato il turno della domenica mattina. È molto faticoso.»<br />

Dopo che ebbero riappeso, Amelia si avvicinò al telefono e lo spense.<br />

«Ragazzi», mormorò.<br />

«Mi sa che ha bisogno di altri tranquillanti», osservò Sellitto.<br />

«Be', almeno abbiamo una pista», disse Rhyme. «Rintracciate questo<br />

Kadesky.»<br />

Mel Cooper scomparve per qualche minuto e quando tornò aveva lo


stampato di un database di compagnie teatrali. La Kadesky Productions<br />

aveva i suoi uffici sulla South Wells Street a Chicago. Sellitto telefonò ma,<br />

dato che era sabato notte, com'era prevedibile trovò solo la segreteria telefonica.<br />

Lasciò un messaggio.<br />

«D'accordo, questo Weir ha incasinato la vita del suo assistente. È un tipo<br />

instabile. Ha ferito degli spettatori e adesso è un assassino. Ma cosa lo<br />

spinge a uccidere?» si domandò.<br />

Amelia alzò lo sguardo. «Telefoniamo a Terry.»<br />

Terry Dobyns era uno psicologo del Dipartimento di Polizia di New<br />

York. Ce n'erano molti al Dipartimento, ma Dobyns era l'unico che si occupasse<br />

di tracciare profili comportamentali, cosa che aveva imparato all'FBI,<br />

a Quantico, in Virginia. Grazie alla stampa e alla letteratura popolare,<br />

il pubblico sente parlare spesso di profili psicologici, che possono risultare<br />

molto utili — ma solo, secondo Rhyme, in una quantità limitata di casi.<br />

In genere non c'è niente di misterioso nel funzionamento della mente di<br />

un criminale. Ma in casi in cui il movente è un mistero e il prossimo obiettivo<br />

è difficile da individuare, un profilo psicologico può rivelarsi fondamentale.<br />

Può aiutare gli investigatori a trovare informatori o soggetti che<br />

potrebbero conoscere l'indiziato, a prevedere la sua prossima mossa, a organizzare<br />

appostamenti nei quartieri giusti, a cercare crimini simili commessi<br />

in passato.<br />

Sellitto sfogliò l'elenco telefonico speciale del Dipartimento di Polizia di<br />

New York e chiamò Dobyns a casa.<br />

«Terry.»<br />

«Lon. Sento l'eco di un vivavoce. Immagino che ci sia anche Lincoln lì<br />

con te.»<br />

«Già», confermò Rhyme. Era profondamente affezionato a Dobyns, la<br />

prima persona che aveva visto quando si era risvegliato dopo l'incidente in<br />

cui si era rotto la spina dorsale. Lincoln ricordava che Terry amava il football,<br />

l'opera e i misteri della mente umana quasi con la stessa intensità:<br />

appassionatamente.<br />

«Scusa per l'ora», disse Sellitto che non sembrava affatto dispiaciuto.<br />

«Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto per il caso di un pluriomicida. Abbiamo<br />

un nome e non molto altro.»<br />

«Quello di cui hanno parlato al telegiornale? Quello che ha ucciso la<br />

studentessa di musica stamattina? E poi l'agente di pattuglia?»<br />

«Esatto. Ha ucciso anche un truccatore e ha tentato di uccidere una cavallerizza.<br />

Lo ha fatto per quello che, cito le sue parole, 'rappresentavano'.


Due donne etero e un gay. Nessun tipo di attività sessuale sulle vittime.<br />

Siamo a un punto morto. E l'assassino ha detto a Lincoln che ricomincerà a<br />

uccidere domani pomeriggio.»<br />

«Lo ha detto a Lincoln? Al telefono? In una lettera?»<br />

«Di persona», disse Rhyme.<br />

«Mmmm. Dev'essere stata una conversazione indimenticabile.»<br />

«Non puoi immaginare quanto.»<br />

Sellitto e Rhyme lo ragguagliarono sui crimini di Weir e su ciò che finora<br />

avevano scoperto su di lui.<br />

Dobyns fece molte domande. Poi rimase in silenzio per qualche istante e<br />

alla fine disse: «Vedo due forze al lavoro dentro di lui. Ma si potenziano a<br />

vicenda e conducono allo stesso risultato... Si esibisce ancora?»<br />

«No», rispose Kara. «A quanto pare, non si esibisce più dal giorno dell'incendio.»<br />

«L'esibizione in pubblico», spiegò Dobyns, «è un'esperienza intensa, così<br />

forte che quando viene negata a qualcuno che ha conosciuto il successo<br />

la perdita è molto grave. Gli attori e i musicisti — e, credo, anche i maghi<br />

— tendono a definire se stessi per mezzo delle loro carriere. Per cui, il risultato<br />

è che l'incendio fondamentalmente ha annientato l'uomo che era.»<br />

<strong>L'Uomo</strong> <strong>Scomparso</strong>, rifletté Rhyme.<br />

«E questo a sua volta significa che adesso è mosso non dall'ambizione o<br />

dal desiderio di compiacere il suo pubblico o dalla devozione nei confronti<br />

della sua arte ma dalla rabbia. E la rabbia è alimentata dalla seconda forza:<br />

il fuoco lo ha reso deforme e gli ha danneggiato i polmoni. Quindi in pubblico<br />

le sue deformità lo mettono particolarmente a disagio, ingigantendo<br />

esponenzialmente la sua rabbia. Potremmo chiamarla sindrome del Fantasma<br />

dell'Opera, direi. L'assassino probabilmente si vede come un mostro.»<br />

«Quindi vuole pareggiare i conti?»<br />

«Sì, ma non necessariamente in senso letterale. Il fuoco lo ha, tra virgolette,<br />

assassinato — ha assassinato la sua vecchia personalità — e così<br />

quando uccide qualcuno lui si sente meglio: questo riduce l'angoscia che la<br />

rabbia scatena dentro di lui.»<br />

«Perché proprio queste vittime?»<br />

«Non c'è modo di saperlo. 'Ciò che rappresentavano'. Che cos'hai detto<br />

che facevano?»<br />

«La prima vittima era una studentessa di musica, il secondo un truccatore<br />

e la terza un avvocato, anche se l'assassino si è riferito a lei chiamandola<br />

cavallerizza.»


«C'è qualcosa in loro che ha scatenato la sua rabbia. Non so cosa potrebbe<br />

essere... non ancora, non senza altri dati. La risposta accademica sarebbe<br />

che ciascuno di loro ha dedicato la sua vita a ciò che Weir considera<br />

'momenti cruciali.' Circostanze importanti che cambiano la vita. Forse sua<br />

moglie era una musicista o magari si sono conosciuti a un concerto. Quanto<br />

al truccatore, potrebbe esserci un nesso col rapporto con la madre. Per<br />

esempio, gli unici momenti felici che Weir potrebbe aver vissuto con lei<br />

potrebbero essere stati quando, da bambino, la guardava truccarsi. I cavalli?<br />

Chi lo sa? Forse lui o suo padre andavano a cavallo e a lui piaceva. La<br />

felicità di momenti come questi gli è stata strappata dal fuoco, quindi lui si<br />

sta concentrando su persone che gli ricordano quei momenti. O forse potrebbe<br />

essere il contrario: associa le vittime a momenti terribili. Avete detto<br />

che sua moglie è morta durante una prova. Forse in quel momento qualcuno<br />

stava suonando della musica.»<br />

«Possibile che faccia tutta questa fatica, che studi le sue vittime e concepisca<br />

piani così elaborati per ucciderle?» chiese Rhyme. «Dev'essere stato<br />

un lavoro di mesi.»<br />

«La mente deve grattare dove le prude», disse Dobyns.<br />

«Un'altra cosa, Terry. Sembrava che l'assassino si rivolgesse a un pubblico<br />

immaginario... Aspetta, mi pare che dicesse che erano i suoi 'onorati<br />

spettatori'. Ma mi sono appena ricordato che l'espressione esatta era 'riveriti<br />

spettatori'. Si rivolgeva a loro come se fossero esistiti veramente. 'E ora,<br />

riveriti spettatori, faremo questo e quello.'»<br />

«'Riveriti'», ripeté lo psicologo. «È molto importante. Dopo che la sua<br />

carriera e il suo unico amore gli sono stati tolti, Weir ha trasferito la sua riverenza,<br />

il suo amore, a un pubblico: una massa impersonale. Le persone<br />

che preferiscono i gruppi o le folle possono essere crudeli con gli altri esseri<br />

umani, talvolta persino pericolose. Non solo con gli estranei ma anche<br />

con i loro compagni, le loro mogli, i loro figli, i loro familiari.»<br />

John Keating infatti, rifletté Rhyme, sembrava proprio un bambino che<br />

aveva subito abusi da parte del padre.<br />

Dobyns continuò: «E nel caso di Weir, questo schema mentale è ancora<br />

più pericoloso perché non sta parlando con un vero pubblico ma solo con i<br />

suoi spettatori immaginari. Questo mi fa pensare che le persone reali non<br />

abbiano alcun valore per lui. e che potrebbe ucciderne anche un gran numero,<br />

senza alcun problema. Questo tizio è veramente un osso duro».<br />

«Grazie, Terry.»<br />

«Fatemi sapere quando l'avrete preso. Mi piacerebbe fare due chiacchie-


e con lui.»<br />

Conclusa la telefonata Sellitto cominciò: «Forse potremmo...»<br />

«Andare a letto», concluse Thom.<br />

«Eh?» chiese il detective.<br />

«E non è un condizionale. Tu devi dormire, Lincoln. E tutti gli altri devono<br />

andarsene. Sei pallido e stanco. Non voglio che rischi di avere problemi<br />

neurologici o cardiovascolari. Se ti ricordi bene, volevo che andassi<br />

a letto già ore fa.»<br />

«D'accordo, d'accordo», concesse Rhyme. Era davvero stanco. E, anche<br />

se non lo avrebbe mai ammesso, l'incendio lo aveva veramente spaventato.<br />

Sellitto e Cooper se ne andarono e si diressero alle rispettive abitazioni.<br />

Kara trovò la sua giacca e mentre se la infilava, Rhyme le fece notare che<br />

sembrava molto turbata.<br />

«Stai bene?» le chiese Amelia.<br />

La giovane scrollò le spalle. «Ho dovuto dire al signor Balzac perché<br />

avevo bisogno delle informazioni su Weir. E lui si è arrabbiato. Temo che<br />

non me la farà passare liscia.»<br />

«Gli scriveremo un biglietto», scherzò Amelia affettuosamente. «Una<br />

giustificazione per la tua assenza di oggi.»<br />

La ragazza fece un debole sorriso.<br />

«Al diavolo il biglietto. Se non fosse stato per te, non avremmo la minima<br />

idea dell'identità dell'assassino. Digli di telefonarmi. Gli chiarirò le idee!»<br />

esclamò Lincoln.<br />

Kara rispose con un anemico «Grazie».<br />

«Non starai andando in negozio adesso, vero?» domandò Amelia.<br />

«Solo per un po'. Il signor Balzac è un disastro con la contabilità. Dovrò<br />

registrare tutte le ricevute e mostrargli il mio numero per domani.»<br />

Il fatto che Kara obbedisse in quel modo al suo mentore non sorprese affatto<br />

Rhyme. Aveva notato che la ragazza lo aveva chiamato signor Balzac.<br />

Talvolta lo chiamava «David». Ma non ora. Questo gli ricordò ciò che<br />

Terry aveva detto prima: anche se il Negromante aveva quasi distrutto la<br />

vita di John Keating, l'assistente si riferiva all'assassino con lo stesso rispettoso<br />

appellativo. Il potere dei mentori sui loro apprendisti...<br />

«Va' a casa», insistette Amelia. «Insomma, Gesù, oggi sei stata pugnalata<br />

a morte.»<br />

Un'altra debole risata. «Non mi tratterrò a lungo in negozio.» Kara si<br />

fermò per un attimo sulla soglia. «Domani pomeriggio ho quello spettacolo.<br />

Ma domani mattina posso tornare, se volete.»


«Lo apprezzeremmo molto», disse Rhyme. «Cercheremo di sbattere<br />

Weir al fresco prima dell'ora di pranzo, così non dovrai restare qui per<br />

molto.»<br />

Thom la accompagnò alla porta.<br />

Amelia fece un passo in corridoio e respirò l'aria che sapeva ancora di<br />

fumo. Fece una smorfia, poi cominciò a salire le scale. «Mi faccio una<br />

doccia», disse.<br />

Dieci minuti dopo, Rhyme la sentì tornare al piano inferiore. Tuttavia<br />

Amelia non lo raggiunse subito in camera da letto. Da parti diverse della<br />

casa giunsero tonfi e scricchiolii, parole attutite tra lei e Thom. Alla fine,<br />

Amelia ritornò nella camera degli ospiti. Indossava la sua tenuta da notte<br />

preferita — una T-shirt nera e dei boxer di seta — ma aveva due accessori<br />

atipici: la Glock e una grossa torcia elettrica.<br />

Le appoggiò entrambe sul comodino.<br />

«Quel tizio riesce a entrare nei posti un po' troppo facilmente per i miei<br />

gusti», disse, sdraiandosi sul letto accanto a lui. «Ho controllato ogni centimetro<br />

quadrato della casa, ho sbarrato tutte le porte e ho detto a Thom di<br />

avvertirmi se sente qualcosa, ma di stare al riparo. Ho voglia di sparare a<br />

qualcuno ma preferirei che non fosse lui.»<br />

PARTE SECONDA<br />

METODO<br />

Domenica 21 aprile<br />

«L'effetto magico è come la seduzione. Entrambi vengono<br />

elaborati con attenti dettagli comunicati alla mente del<br />

soggetto.»<br />

SOL STEIN<br />

29<br />

La mattinata di domenica trascorse nella frustrante ricerca di Erick Weir.<br />

La squadra scoprì che dopo l'incendio nell'Ohio, l'illusionista era rimasto<br />

al reparto ustionati di un ospedale locale per diverse settimane e che in seguito<br />

se n'era andato senza firmare i documenti di dimissione. C'era un atto<br />

che testimoniava la vendita della sua casa di Las Vegas, vendita avvenuta<br />

non molto tempo dopo, ma nessun documento che indicasse che ne aveva<br />

acquistata un'altra. Tuttavia, pensava Rhyme, in una città come Las Vegas


non doveva essere difficile comprare una piccola casa nel deserto senza<br />

farsi fare troppe domande e senza registrare il passaggio di proprietà.<br />

La squadra riuscì a rintracciare la madre della defunta moglie di Weir.<br />

Ma la signora Cosgrove non aveva idea di dove si trovasse il genero. Non<br />

si era mai messo in contatto con loro dopo l'incidente, nemmeno per fare le<br />

condoglianze per la morte della figlia. La donna disse che comunque la cosa<br />

non l'aveva sorpresa. Secondo lei Weir era un uomo egoista e crudele,<br />

che era caduto preda dell'ossessione nei confronti di sua figlia e che l'aveva<br />

praticamente ipnotizzata per convincerla a sposarlo. Nessuno dei suoi parenti<br />

aveva più avuto alcun contatto con lui.<br />

Cooper fece la lista delle restanti informazioni su Weir ottenute grazie<br />

alle ricerche col computer, ma non c'era molto. Nessun rapporto né dal<br />

VICAP né dall'NCIC. Non si conoscevano altri dettagli su di lui e gli agenti<br />

che stavano cercando di rintracciare i suoi familiari scoprirono soltanto<br />

che entrambi i suoi genitori erano morti e che lui non aveva altri parenti<br />

prossimi.<br />

In tarda mattinata li richiamò da Las Vegas l'altro assistente di Weir, Art<br />

Loesser. L'uomo non parve sorpreso nello scoprire che il suo ex capo era<br />

ricercato dalla polizia e riferì loro cose che già sapevano: che Weir era uno<br />

dei più grandi illusionisti del mondo ma che prendeva il suo lavoro troppo<br />

seriamente e che era noto per i numeri pericolosi e per il carattere instabile.<br />

Loesser continuava ad avere incubi sul periodo in cui era stato suo apprendista.<br />

Mi ossessiona ancora...<br />

«Tutti i giovani apprendisti vengono influenzati dai loro maestri», spiegò<br />

Loesser alla squadra. «Ma il mio psicanalista dice che nel caso di Weir<br />

noi siamo stati mesmerizzati da lui.»<br />

Entrambi gli apprendisti sono in terapia.<br />

«Dice che Weir ha creato un rapporto simile alla Sindrome di Stoccolma.<br />

Sapete di cosa si tratta?»<br />

Rhyme confessò che conosceva quella condizione, in cui gli ostaggi<br />

formano legami stretti con i loro rapitori, arrivando persino a provare affetto<br />

e amore per loro.<br />

«Quando lo ha visto per l'ultima volta?» domandò Amelia. L'esercizio di<br />

valutazione era finito e ora era in borghese; indossava un paio di jeans e<br />

una camicetta verde scuro.<br />

«In ospedale, nel reparto ustionati. È stato circa tre anni fa. All'inizio<br />

andavo a trovarlo regolarmente, ma lui non parlava d'altro che della sua


idea di pareggiare i conti con tutti quelli che gli avevano fatto del male o<br />

che non approvavano il suo tipo di magia. A un certo punto è scomparso e<br />

da allora non l'ho più visto.»<br />

Ma poi l'ex protégé di Weir spiegò che l'illusionista lo aveva chiamato<br />

due mesi prima. Circa nello stesso periodo, rifletté Rhyme, Weir aveva telefonato<br />

anche al suo altro assistente. Era stata la moglie di Loesser a rispondere.<br />

«Non ha lasciato il suo numero e ha detto che avrebbe richiamato,<br />

ma grazie a Dio non l'ha fatto. Vi dirò, non so come avrei fatto ad affrontare<br />

una cosa simile.»<br />

«Sa dove si trovava quando l'ha chiamata?»<br />

«No. L'ho chiesto anch'io a Kathy — avevo paura che fosse tornato in<br />

città — ma lei mi ha detto che lui non aveva accennato a niente del genere<br />

e che sull'identificatore di chiamata era comparsa la scritta 'Chiamata Interurbana'.»<br />

«Weir non ha detto a sua moglie per quale ragione aveva telefonato? Ha<br />

qualche indizio su dove potrebbe trovarsi?»<br />

«Kathy ha detto che sembrava strano, agitato. Sussurrava, era difficile<br />

capire quello che diceva. Ha cominciato a parlare così in seguito all'incendio.<br />

Aveva subito lesioni ai polmoni. E quel modo di parlare lo rendeva<br />

ancora più spaventoso.»<br />

Dimmi di più, pensò Rhyme.<br />

«Weir voleva sapere se avevamo più avuto notizie di Edward Kadesky.<br />

Kadesky era l'impresario dell'Hasbro all'epoca dell'incendio.»<br />

Loesser non aveva altre informazioni utili da riferire e così conclusero la<br />

telefonata.<br />

Thom accompagnò due donne poliziotto nel laboratorio. Amelia le salutò<br />

con un cenno del capo e le presentò a Rhyme. Erano Diane Franciscovich<br />

e Nancy Ausonio.<br />

Rhyme ricordava che erano state loro a rispondere alla chiamata per il<br />

primo omicidio e che erano state incaricate di rintracciare le manette antiche.<br />

Franciscovich disse: «Abbiamo parlato con tutti i commercianti che trattano<br />

questo tipo di articoli e che ci ha indicato il direttore del museo». Sotto<br />

l'uniforme perfetta, sia l'agente alta e bruna che l'agente più bassa e<br />

bionda sembravano esauste. A quanto pareva avevano preso molto seriamente<br />

il loro incarico ed era probabile che non avessero chiuso occhio tutta<br />

la notte.<br />

«Le manette sono delle Darby, come avevate detto voi», spiegò Auso-


nio. «Sono molto rare — e costose. Ma abbiamo stilato una lista di dodici<br />

persone che...»<br />

«Oh, mio Dio, guarda.» Franciscovich stava indicando la tabella delle<br />

prove su cui Thom aveva scritto:<br />

* Identità dell'assassino: Erick A. Weir<br />

Ausonio sfogliò il taccuino che teneva in mano. «Erick Weir ha ordinato<br />

per posta un paio di Darby alla Ridgeway Antique Weapons il mese scorso.»<br />

«Indirizzo?» domandò Rhyme eccitato.<br />

«Una casella postale a Denver. Abbiamo fatto un controllo ma l'affitto<br />

era scaduto. E non c'è alcun documento che attesti un indirizzo permanente.»<br />

«Né che Weir abbia mai vissuto a Denver.»<br />

«Metodo di pagamento?» domandò Amelia.<br />

«Contanti», fu la risposta simultanea di Ausonio e Rhyme, che aggiunse:<br />

«Non ci aiuterà commettendo stupidi errori. Questa pista è un vicolo cielo.<br />

Ma almeno abbiamo la conferma del fatto che Weir è proprio il nostro<br />

uomo».<br />

Rhyme ringraziò le agenti e Amelia le accompagnò alla porta.<br />

Il telefono squillò di nuovo. Il prefisso sull'identificatore di chiamate aveva<br />

qualcosa di familiare, ma Rhyme non lo riconobbe. «Comando, rispondi<br />

telefono... Pronto?»<br />

«Sissignore. Sono il tenente Lansing della Polizia di Stato. Sto cercando<br />

di mettermi in contatto con il detective Roland Bell. Mi è stato dato questo<br />

numero di telefono come sua postazione di comando temporanea.»<br />

«Ehi, Harv», lo salutò Bell, avvicinandosi al microfono. «Sono qui.» A<br />

bassa voce disse a Rhyme: «È il nostro contatto sul caso Constable, su a<br />

Canton Falls».<br />

Lansing continuò: «Abbiamo le prove che ci hai spedito stamattina. I ragazzi<br />

della scientifica le stanno esaminando. Abbiamo mandato un paio di<br />

detective a parlare con la moglie di Swensen, quel reverendo che avete arrestato<br />

ieri sera. La donna non ha detto niente di utile e i miei ragazzi non<br />

hanno trovato niente nella casa che colleghi Swensen a Constable o a qualcun<br />

altro dell'Alleanza Patriottica».<br />

«Niente?» sospirò Bell. «Maledizione! Pensavo che fosse un tipo molto<br />

meno cauto.»


«Forse i ragazzi dell'Alleanza sono arrivati prima di noi e hanno ripulito<br />

per bene la casa.»<br />

«Questo è più che probabile. Amico, ho la sensazione che non avremo<br />

molta fortuna lì. Comunque, continua così, Harv, grazie.»<br />

«Se dovessimo scoprire qualsiasi altra cosa te lo farò sapere, Roland.»<br />

Riappesero.<br />

«Il caso Constable non è meno difficile di questo.» Bell indicò con un<br />

cenno del capo le lavagne bianche.<br />

Qualcuno bussò alla porta d'ingresso.<br />

Armata di una grande tazza di caffè, Kara entrò nella stanza. Sembrava<br />

più pallida ed esausta di Amelia.<br />

Sellitto stava facendo un monologo sulle nuove tecniche per dimagrire<br />

quando la sua lezione venne interrotta dall'ennesima telefonata.<br />

«Lincoln?» gracchiò una voce dall'altoparlante. «Sono Bedding. Io e<br />

Saul pensiamo di aver ristretto le ricerche della chiave a tre hotel. La ragione<br />

per cui c'è voluto tanto...»<br />

Il suo collega, Saul, lo interruppe: «È venuto fuori che ci sono molti hotel,<br />

che affittano camere mensilmente o a lungo termine, che si servono di<br />

quel tipo di scheda».<br />

«Per non parlare degli alberghi a ore. Ma questo è un altro paio di maniche.»<br />

«Abbiamo dovuto controllarli tutti. Comunque, questo è ciò che abbiamo<br />

scoperto: probabilmente, e dico probabilmente, l'albergo che cercate è<br />

o il Chelsea Lodge o il Beckman oppure il... come si chiama?»<br />

«Lanham Arms», disse il suo collega.<br />

«Esatto. Sono gli unici che usano questo Modello 42 grigio. Ora siamo<br />

al Beckman. Tra la Trentaquattro e la Quinta. Stiamo per provarla.»<br />

«Cosa significa che state per provarla?» chiese Rhyme.<br />

«Come posso spiegartelo?» rispose Bedding o Saul. «Le chiavi funzionano<br />

solo in un modo.»<br />

«Cioè?» domandò Bell.<br />

«Vedete, solo la serratura che c'è sulle porte delle camere dell'hotel può<br />

leggere una chiave. La macchina alla reception che imprime il codice di<br />

una stanza su una chiave vergine non può leggerne una che è già stata impressa<br />

e dirti che stanza è.»<br />

«Perché no? È ridicolo.»<br />

«Nessuno ha bisogno di sapere una cosa del genere.»<br />

«Tranne noi, naturalmente, ed è per questo che adesso andremo di porta


in porta a provare la chiave.»<br />

«Merda», sbottò Rhyme.<br />

«Questo riassume egregiamente come ci sentiamo noi», disse uno dei<br />

due detective.<br />

Sellitto domandò: «Okay. Avete bisogno di altri uomini?»<br />

«No. Possiamo comunque provare una sola porta alla volta. Non c'è altro<br />

modo. E se c'è un nuovo ospite nella stanza...»<br />

«... la carta non sarà comunque più valida. Il che non contribuirà a migliorare<br />

il nostro umore.»<br />

«Buon giorno, signori», disse Bell nel microfono.<br />

«Ehilà, Roland.»<br />

«Abbiamo riconosciuto l'accento.»<br />

«Avete menzionato il Lanham Arms. Dov'è?»<br />

«Settantacinque est. Vicino alla Lex.»<br />

«Il nome ha qualcosa di familiare. Non riesco a metterlo a fuoco.» Bell<br />

era accigliato e stava scuotendo la testa.<br />

«È il prossimo hotel sulla nostra lista.»<br />

«Subito dopo il Beckman.»<br />

«Che ha seicentottantadue camere. Meglio che ci mettiamo al lavoro.»<br />

Lasciarono i Gemelli al loro faticoso compito.<br />

Il computer di Cooper emise un «bip» e il tecnico lesse l'e-mail appena<br />

arrivata. «Viene dal laboratorio dell'FBI di Washington... Finalmente abbiamo<br />

il risultato dell'analisi sulla limatura di metallo trovata nel borsone<br />

del Negromante. I segni suggeriscono che la limatura provenga dal meccanismo<br />

di un orologio.»<br />

«Be' non è un orologio», disse Rhyme. «Ovviamente.»<br />

«Come lo sai?» chiese Bell.<br />

«È un detonatore», rispose Amelia con aria cupa.<br />

«Proprio quello che stavo per dire io», confermò Rhyme.<br />

«Una bomba incendiaria?» chiese Cooper, indicando con un cenno del<br />

capo il fazzoletto imbevuto di benzina che Weir aveva lasciato a Rhyme<br />

come «souvenir».<br />

«È probabile.»<br />

«Ha una scorta di benzina ed è ossessionato dal fuoco. Sicuramente ha<br />

in mente di bruciare viva la sua prossima vittima.»<br />

Proprio ciò che era quasi accaduto a lui.<br />

Il fuoco lo ha, tra virgolette, assassinato — ha assassinato la sua vecchia<br />

personalità — e così quando uccide qualcuno lui si sente meglio:


questo riduce l'angoscia che la rabbia scatena dentro di lui...<br />

Rhyme notò che erano quasi le dodici. Di lì a poco sarebbe stato pomeriggio.<br />

La prossima vittima sarebbe morta molto presto. Ma quando, alle<br />

12:01 o alle 4 del mattino? Un brivido di rabbia e frustrazione gli attraversò<br />

la base del cranio e svanì lungo il suo corpo pietrificato. Avevano talmente<br />

poco tempo.<br />

Forse non ne avevano affatto.<br />

Ma basandosi sulle prove in loro possesso non poteva giungere ad alcuna<br />

conclusione. E il giorno si trascinava lento come il gocciolare di una<br />

flebo.<br />

Arrivò un fax. Cooper lo lesse. «È dell'analista di documenti del Queens.<br />

Hanno aperto il giornale trovato nella Mazda. Non ci sono annotazioni a<br />

margine e niente è stato sottolineato. Questi sono i titoli degli articoli.»<br />

Con un pezzo di nastro adesivo fissò il fax alla lavagna.<br />

GUASTO ALLA RETE ELETTRICA<br />

CHIUDE STAZIONE DI POLIZIA<br />

PER QUASI 4 ORE<br />

NEW YORK SI PREPARA<br />

PER LA CONVENTION REPUBBLICANA<br />

GENITORI PROTESTANO<br />

PER LA SCARSA SICUREZZA<br />

IN UNA SCUOLA FEMMINILE<br />

MILIZIA ACCUSATA DI<br />

CONCORSO IN OMICIDIO<br />

LUNEDÌ SI APRE IL PROCESSO<br />

WEEKEND DI GALA AL MET<br />

PER BENEFICENZA<br />

DIVERTIMENTO PRIMAVERILE<br />

PER ADULTI E BAMBINI<br />

INCONTRO TRA IL GOVERNATORE E IL SINDACO<br />

PER DISCUTERE IL NUOVO PIANO PER IL WEST SIDE


«Uno di questi titoli è importante», disse Rhyme. Ma quale? Il killer aveva<br />

preso di mira la scuola femminile? O forse il galà? La corrente era<br />

mancata alla stazione di polizia perché lui aveva usato la rete elettrica per<br />

testare un suo gimmick? Il criminologo si sentiva ancora più frustrato all'idea<br />

di avere delle nuove prove il cui significato continuava a sfuggirgli.<br />

Il cellulare di Sellitto squillò. Lui rispose e tutti lo fissarono, convinti<br />

che si trattasse della notizia di un nuovo omicidio.<br />

L'orologio segnava 1:03.<br />

Era pomeriggio e l'assassino aveva colpito di nuovo.<br />

Ma a quanto pareva non si trattava di cattive notizie. Il detective inarcò<br />

un sopracciglio come se fosse stato piacevolmente sorpreso e disse: «Esatto...<br />

Davvero? Be', non è molto lontano. Non potrebbe venire qui?» Diede<br />

l'indirizzo di Rhyme alla persona che aveva chiamato e chiuse la comunicazione.<br />

«Chi era?»<br />

«Era Edward Kadesky. Il direttore del circo dell'Ohio, quello dell'incidente<br />

di Weir. È in città. Ha sentito il messaggio che gli abbiamo lasciato a<br />

Chicago e vuole venire a parlare con noi.»<br />

L'uomo era tarchiato, di media statura. Aveva la barba e fluenti capelli<br />

argentati.<br />

Rhyme, che ora era sospettoso dopo la visita di Weir della sera prima,<br />

salutò Edward Kadesky e poi gli chiese un documento di identità.<br />

«Se non le spiace», aggiunse Sellitto spiegandogli che ultimamente avevano<br />

avuto problemi con un criminale che si era travestito per sembrare<br />

qualcun altro.<br />

Kadesky — un uomo che evidentemente non era abituato a non essere<br />

riconosciuto, meno che mai a sentirsi chiedere i documenti — con aria infastidita<br />

porse a Sellitto la sua patente di guida dell'Illinois. Senza farsi notare,<br />

Mel Cooper controllò la fotografia sulla patente e l'impresario e alla<br />

fine guardò Rhyme annuendo. Il tecnico aveva già consultato il database<br />

della motorizzazione dell'Illinois e aveva ottenuto gli estremi della patente<br />

e una fotografia dell'uomo. Tutto corrispondeva.<br />

«Nel messaggio dicevate che si tratta di Erick Weir, giusto?» Il suo<br />

sguardo era attento e imperioso.<br />

«Esatto.»<br />

«Quindi è ancora vivo?»


Il fatto che Kadesky ponesse loro quella domanda fu una grande delusione<br />

per Rhyme: significava che probabilmente aveva ancora meno informazioni<br />

su Weir di quante ne avevano loro.<br />

«Vivissimo. È sospettato di una serie di omicidi commessi qui a New<br />

York.»<br />

«No! Chi ha ucciso?»<br />

«Alcuni civili. E anche un agente di polizia», spiegò Sellitto. «Speravamo<br />

che potesse dirci qualcosa che ci aiuti a trovarlo.»<br />

«Non lo sento da poco dopo l'incendio. Sapete dell'incendio?»<br />

«Non molto», disse Amelia. «Ce ne parli.»<br />

«Ha incolpato me dell'incendio, sapete... È successo tre anni fa. Weir e i<br />

suoi assistenti si occupavano dell'illusionismo e del trasformismo nel nostro<br />

spettacolo. Oh, erano molto bravi. Strabilianti. Ma avevamo continue<br />

lamentele. Da parte dello staff e da parte del pubblico. Weir spaventava gli<br />

spettatori. Era come un piccolo dittatore. E quei suoi assistenti... noi li avevamo<br />

soprannominati gli Alienati. Lui li aveva indottrinati per bene.<br />

L'illusionismo per lui era come una religione. Talvolta qualcuno si faceva<br />

male durante una prova o durante uno spettacolo, anche gli spettatori che<br />

si offrivano volontari. E a Weir non importava assolutamente niente. Pensava<br />

che la magia funzionasse meglio quando c'era anche il rischio. Diceva<br />

che la magia è come un ferro arroventato che deve marchiare l'anima.»<br />

L'impresario emise una risata cupa. «Ma non possiamo permettercelo<br />

quando facciamo intrattenimento, giusto? Così ho parlato con Sidney Keller<br />

— era il proprietario — e abbiamo deciso di licenziarlo. Una domenica,<br />

prima della matinée, ho incaricato il direttore artistico di dirgli di andarsene.»<br />

«È stato il giorno dell'incendio?» domandò Rhyme.<br />

Kadesky annuì. «Il direttore ha trovato Weir che stava versando del propano<br />

sul palcoscenico per una delle sue illusioni. Lo Specchio Che Brucia.<br />

Gli ha comunicato la nostra decisione. Ma Weir è come impazzito: ha<br />

spinto il direttore giù dalle scale e ha continuato a preparare il trucco. Io<br />

sono andato sul palco. Lui mi ha afferrato. Non ci stavamo picchiando veramente,<br />

ci stavamo solo azzuffando, ma eravamo vicini a una scia di propano.<br />

Siamo caduti su alcune sedie di metallo e una scintilla deve aver dato<br />

fuoco al combustibile. Lui è rimasto ustionato e sua moglie è morta. Il<br />

tendone è andato completamente distrutto. Abbiamo anche pensato di fargli<br />

causa, ma lui se l'è svignata dall'ospedale ed è scomparso.»<br />

«Abbiamo trovato un'inchiesta nel New Jersey, una condanna per con-


dotta pericolosa. Sa se è stato arrestato anche da qualche altra parte?» domandò<br />

Rhyme.<br />

«Non ne ho idea.» Kadesky scosse la testa. «Non avrei mai dovuto assumerlo.<br />

Ma se lo aveste visto esibirsi in uno spettacolo, capireste perché<br />

lo fatto. Era il migliore. Forse gli spettatori erano terrorizzati e alcuni di loro<br />

si sentivano, be', aggrediti, ma compravano comunque il biglietto per<br />

vederlo. E avreste dovuto sentire che ovazioni.» L'impresario guardò l'orologio:<br />

1:45. «Sapete, il mio show inizia tra un quarto d'ora... Penso che sarebbe<br />

una buona idea mandare qualche altra auto di pattuglia. Con Weir in<br />

giro e tutto quello che è successo tra noi...»<br />

«Mandarle dove?» domandò Rhyme.<br />

«Al mio spettacolo.» Con un cenno del capo indicò Central Park.<br />

«Quello è suo? Il Cirque Fantastique?»<br />

«Esatto. Pensavo lo sapeste. Siete stati voi a parcheggiare l'auto di pattuglia<br />

lì davanti... Lo sapete che il Cirque Fantastique è il vecchio circo<br />

Hasbro e Keller, vero?»<br />

«Cosa?» chiese Sellitto.<br />

Rhyme lanciò un'occhiata a Kara, che stava scuotendo la testa. «Il signor<br />

Balzac non me ne ha parlato quando gli ho telefonato ieri sera.»<br />

«Dopo l'incendio», disse Kadesky, «ci siamo rinnovati. Il Cirque du Soleil<br />

stava avendo un tale successo che ho proposto a Sid Keller di fare<br />

qualcosa di simile. Quando abbiamo avuto i soldi dell'assicurazione, abbiamo<br />

aperto il Cirque Fantastique.»<br />

«No, no, no», sussurrò Rhyme fissando la tabella delle prove.<br />

«Cosa c'è, Linc?» chiese Sellitto.<br />

«Ecco cosa ci fa Weir qui a New York», annunciò il criminologo. «Il<br />

suo vero obiettivo è il vostro spettacolo. Il Cirque Fantastique.»<br />

«Cosa?»<br />

Rhyme scrutò di nuovo la lavagna. Applicando i fatti alle premesse.<br />

Annuì. «I cani!»<br />

«Cosa?» domandò Amelia.<br />

«Quei dannatissimi cani! Guarda la tabella. Guardala. I peli di animale e<br />

il terriccio di Central Park provengono dalla collinetta dei cani! Proprio là<br />

fuori.» Con un cenno del capo indicò una delle finestre dell'abitazione che<br />

davano sul parco. «Non stava sorvegliando Cheryl Marston sul percorso di<br />

equitazione; stava sorvegliando il circo. Il giornale, quello trovato sulla<br />

Mazda... guardate il titolo: 'Divertimento per adulti e bambini'. Chiama il<br />

giornale, cerca di scoprire se nell'articolo c'è qualche informazione a pro-


posito del circo. Thom, chiama Peter! Subito.»<br />

L'aiutante era amico di un reporter del Times, un giovane che li aveva<br />

già aiutati in passato. Prese il telefono e compose il numero. Peter Hoddings<br />

lavorava alla redazione esteri ma impiegò meno di un minuto a trovare<br />

la risposta. Riferì le informazioni a Thom che annunciò: «Nell'articolo<br />

si parlava del circo. C'erano dettagli di ogni genere: orari, esibizioni e<br />

biografie degli artisti. C'era persino un box sulla sicurezza».<br />

«Cazzo», ringhiò Rhyme. «Stava facendo ricerche... E il tesserino da<br />

giornalista? Gli sarebbe servito per uscire ad arrivare dietro le quinte.» Fissò<br />

la lavagna socchiudendo gli occhi. «Sì! Ora ho capito. Le vittime. Che<br />

cosa rappresentavano? Rappresentavano alcuni dei lavori che si fanno in<br />

un circo. Un truccatore. Una cavallerizza... E la prima vittima! Sì, era una<br />

studentessa, ma che lavoro faceva? Cantava e intratteneva i bambini alle<br />

feste di compleanno, proprio come fanno i clown.»<br />

«E le tecniche stesse con cui ha commesso gli omicidi», fece notare<br />

Amelia. «Erano tutti trucchi di magia.»<br />

«Già. Weir vuole colpire il Cirque Fantastique. Terry Dobyns ha detto<br />

che il suo movente è prima di ogni altra cosa la vendetta. Maledizione, deve<br />

avere nascosto una bomba incendiaria da qualche parte nel circo.»<br />

«Mio Dio», disse Kadesky. «Ma ci sono duemila persone lì! Lo spettacolo<br />

comincia tra dieci minuti.»<br />

Alle due del pomeriggio...<br />

«La matinée della domenica», aggiunse Rhyme. «Proprio come nell'Ohio<br />

tre anni fa.»<br />

Sellitto afferrò il Motorola e chiamò gli agenti che sorvegliavano il circo.<br />

Non ottenne risposta. Il detective si accigliò e usò il telefono di Rhyme<br />

per fare una chiamata.<br />

«Qui agente Koslowsky», rispose l'uomo un attimo dopo.<br />

Sellitto si identificò e abbaiò: «Perché non avete la radio accesa, agente?»<br />

«La radio? Be', non siamo in servizio, tenente.»<br />

«Non siete in servizio? Ma se siete appena entrati in servizio.»<br />

«Be', detective, ci è stato detto che potevamo staccare.»<br />

«Vi è stato detto cosa?»<br />

«Mezz'ora fa è venuto un detective e ci ha detto che non c'era più bisogno<br />

di noi. Ha detto che potevamo prenderci il resto della giornata. Io sto<br />

andando a Rockaway Beach con la mia famiglia. Posso...»<br />

«Me lo descriva.»


«Sulla cinquantina. Barba e capelli castani.»<br />

«Dov'è andato?»<br />

«Non ne ho idea. Si è avvicinato alla nostra auto, ci ha mostrato il distintivo<br />

e poi ha detto che ce ne potevamo andare.»<br />

Sellitto interruppe bruscamente la telefonata. «Sta per succedere... Oh,<br />

ragazzi, sta per succedere.» Gridò ad Amelia: «Chiama il Sesto, fa' venire<br />

la Squadra Artificieri». Poi chiamò la centrale e fece mandare al circo l'Unità<br />

Emergenze e alcuni camion dei vigili del fuoco.<br />

Kadesky corse verso la porta. «Farò evacuare il tendone.»<br />

Bell disse che avrebbe chiamato i Servizi Medici di Emergenza e avrebbe<br />

fatto approntare squadre specializzate nel trattamento delle ustioni al<br />

Columbia Presbyterian.<br />

«Voglio altri agenti in borghese al parco», disse Rhyme. «Molti. Ho la<br />

sensazione che il Negromante sarà là.»<br />

«E per fare cosa?» chiese Sellitto.<br />

«Per godersi l'incendio. Sarà molto vicino. Ricordo i suoi occhi mentre<br />

guardava le fiamme nella mia stanza. Adora guardare il fuoco. No, non si<br />

perderebbe questo spettacolo per nulla al mondo.»<br />

30<br />

Il fuoco non era la cosa che lo preoccupava di più.<br />

Mentre percorreva di corsa la breve distanza che separava l'abitazione di<br />

Lincoln Rhyme e il tendone del Cirque Fantastique, Edward Kadesky stava<br />

pensando che con i nuovi codici e i fuocoritardanti, anche l'incendio<br />

peggiore si sarebbe propagato lentamente in un teatro o in un tendone da<br />

circo. No, il pericolo più grave era il panico, erano le tonnellate di muscoli<br />

umani, la fuga precipitosa che travolgeva, schiacciava, strappava e soffocava.<br />

Ossa rotte, polmoni esplosi, asfissia...<br />

Per salvare dal disastro le persone che affollano un circo bisogna farle<br />

uscire dal tendone senza che si scateni il panico. Tradizionalmente, per avvertire<br />

i clown, gli acrobati e gli altri artisti che è scoppiato un incendio, il<br />

direttore di pista faceva un segnale prestabilito al direttore della banda che<br />

dava inizio a un'energica esecuzione della marcia di John Philip Sousa,<br />

Star and Stripes Forever. A quel punto gli impiegati del circo (o almeno<br />

gli impiegati che non decidevano di abbandonare la nave per primi) dovevano<br />

mettersi ai posti di manovra e accompagnare con calma gli spettatori<br />

verso le uscite designate.


Il brano musicale era stato sostituito nel corso degli anni da procedure di<br />

evacuazione del tendone molto più efficienti. Ma se fosse esplosa un bomba<br />

incendiaria spargendo fiamme dappertutto?<br />

La folla si sarebbe precipitata verso le uscite e un migliaio di persone sarebbero<br />

morte schiacciate.<br />

Edward Kadesky entrò di corsa nel tendone e vide duemilaseicento persone<br />

in trepidante attesa dell'inizio del suo spettacolo.<br />

Il suo spettacolo.<br />

Era così che lo considerava. Lo spettacolo che lui aveva creato. Kadesky<br />

era stato venditore ambulante in spettacoli da quattro soldi, addetto al sipario<br />

in teatri di seconda categoria in città di terza categoria e bigliettaio in<br />

polverosi circhi regionali. Aveva lottato per anni per regalare al pubblico<br />

spettacoli capaci di trascendere gli aspetti più dozzinali e pacchiani del circo.<br />

C'era già riuscito una volta in passato con lo spettacolo dell'Hasbro e<br />

Keller che Erick Weir aveva distrutto. Poi c'era riuscito di nuovo con il<br />

Cirque Fantastique, un circo rinomato in tutto il mondo, che aveva dato legittimità<br />

e persino prestigio a una professione così spesso sottovalutata da<br />

coloro che andavano a teatro e all'opera e ignorata da coloro che guardavano<br />

MTV.<br />

Ripensò all'ondata di calore incandescente dell'incendio al tendone dell'Hasbro<br />

nell'Ohio. Le particelle di cenere simili a mortali fiocchi di neve<br />

grigi. L'ululato delle fiamme — l'incredibile frastuono — mentre il suo<br />

circo andava in fumo proprio davanti ai suoi occhi.<br />

C'era una differenza, però: tre anni prima, il tendone era deserto. Oggi<br />

migliaia di uomini, donne e bambini si sarebbero trovati al centro della deflagrazione.<br />

L'assistente di Kadesky, Katherine Tunney, una giovane brunetta che<br />

aveva fatto esperienza nel settore organizzativo in un parco a tema della<br />

Disney prima di venire a lavorare per lui, notò il suo sguardo turbato e lo<br />

raggiunse immediatamente. Quello era uno dei più grandi talenti di Katherine:<br />

saper intuire quasi telepaticamente i suoi pensieri. «Cosa c'è?» sussurrò<br />

la ragazza.<br />

Lui le riferì ciò che Lincoln Rhyme e la polizia gli avevano detto. Gli<br />

occhi di lei, proprio come quelli di Kadesky, presero a scrutare angosciosamente<br />

il tendone in cerca del possibile nascondiglio della bomba.<br />

«Cosa dobbiamo fare?» chiese lei concisa.<br />

Lui rifletté per un istante, poi le diede istruzioni. Alla fine aggiunse: «E<br />

poi mettiti in salvo».


«Ma tu vuoi restare? Che cosa...?»<br />

«Fa' quello che ti ho detto», la interruppe lui con fermezza. Poi le strinse<br />

la mano. In tono più dolce aggiunse: «Ti raggiungerò fuori. Andrà tutto<br />

bene».<br />

Kadesky ebbe la sensazione che lei volesse abbracciarlo, ma il suo<br />

sguardo le impose di non farlo. Erano perfettamente visibili dal pubblico e<br />

Kadesky non voleva che qualche spettatore pensasse anche solo per un<br />

momento che c'era qualcosa che non andava. «Cammina lentamente. Continua<br />

a sorridere. Prima di qualsiasi altra cosa siamo artisti, ricordatelo.»<br />

Katherine annuì e andò prima dall'addetto alle luci e poi dal direttore<br />

della banda per informarli degli ordini di Kadesky. Alla fine, prese posizione<br />

accanto all'ingresso principale.<br />

Lisciandosi la cravatta e abbottonandosi la giacca, Kadesky lanciò un'occhiata<br />

all'orchestra e annuì. Un rullo di tamburi.<br />

Comincia lo spettacolo, pensò.<br />

Mentre raggiungeva con un ampio sorriso il centro della pista, il silenzio<br />

cominciò a calare tra gli spettatori. Quando Kadesky si fermò, il rullo di<br />

tamburi si interruppe. Un attimo dopo, due fasci di luce bianca lo illuminarono.<br />

Anche se era stato lui a dire a Katherine di chiedere all'addetto alle<br />

luci di usare i riflettori principali, per un attimo rimase senza fiato, pensando<br />

che le luci brillanti fossero state prodotte dall'esplosione della bomba.<br />

Ma il suo sorriso non svanì nemmeno per un istante e lui si riprese subito.<br />

Si portò alle labbra un microfono senza filo e cominciò a parlare.<br />

«Buon pomeriggio, signore e signori, benvenuti al Cirque Fantastique.»<br />

Calmo, gentile, fermo. «Abbiamo uno strepitoso spettacolo per voi, oggi.<br />

E per cominciare vi chiederò di essere pazienti. Temo che dovremo arrecarvi<br />

un piccolo disturbo ma penso che ne varrà la pena. Abbiamo allestito<br />

un numero speciale fuori dal tendone. Vi chiedo scusa... Abbiamo provato<br />

a portare qui dentro l'Hotel Plaza, ma la direzione non ce l'ha permesso.<br />

Pare che alcuni ospiti non fossero d'accordo.»<br />

Una pausa riempita dalle risate.<br />

«Quindi vi chiedo di conservare il vostro biglietto e uscire nel parco.»<br />

Gli spettatori cominciarono a mormorare chiedendosi di quale numero<br />

potesse trattarsi.<br />

Lui sorrise. «Trovatevi un posto qui fuori. Se riuscite a vedere gli edifici<br />

di Central Park South riuscirete a vedere perfettamente il numero.»<br />

Risate ed esclamazioni entusiastiche si levarono dalla folla. Ma di cosa


stava parlando? C'erano forse degli acrobati che stavano per eseguire un<br />

numero di equilibrismo tra i grattacieli?<br />

«Adesso, prima le file più in basso, spostatevi ordinatamente per favore.<br />

Usate pure tutte le uscite vicino a voi.»<br />

Le luci si accesero. Kadesky vide Katherine Tunney in piedi vicino alla<br />

porta mentre sorrideva e faceva cenno alla gente di uscire. Ti prego, pensò<br />

lui, Vattene, esci di qui!<br />

Gli spettatori stavano chiacchierando rumorosamente mentre si alzavano<br />

— riusciva solo vagamente a vederli nella luce abbagliante. Stavano guardando<br />

i loro compagni chiedendosi chi avrebbe dovuto uscire per primo.<br />

Da che parte andare. Poi cominciarono a raggruppare i bambini, a raccogliere<br />

borse e contenitori di popcorn, a controllare i loro biglietti.<br />

Kadesky sorrise vedendo che si alzavano e si avviavano verso le uscite e<br />

verso la salvezza. Ma stava pensando:<br />

Chicago, Illinois, dicembre 1903. A una matinée di Eddie Foy che stava<br />

mettendo in scena il suo famoso numero di vaudeville all'Iroquois Theatre,<br />

un riflettore prese fuoco dando inizio a un incendio che rapidamente si<br />

propagò dal palco alla platea. Le duemila persone che assistevano allo<br />

spettacolo si precipitarono verso le uscite intasandole al punto che i vigili<br />

del fuoco non riuscirono a entrare. Più di seicento spettatori persero la vita<br />

in modo orribile.<br />

Hartford, Connecticut, luglio 1944. Un'altra matinée. Al Circo Ringling<br />

Brothers e Barnum & Bailey, proprio mentre la famosa famiglia Wallenda<br />

stava cominciando il suo celebre numero di equilibrismo, un piccolo incendio<br />

scoppiò nella parte sud-est del tendone che ben presto venne divorato:<br />

era stato impermeabilizzato con benzina e paraffina. Nel giro di pochi<br />

minuti più di centocinquanta persone morirono carbonizzate, soffocate o<br />

schiacciate.<br />

Chicago, Hartford e tante altre città. Migliaia di terribili morti in incendi<br />

scoppiati in teatri e circhi nel corso degli anni. Era questo che stava per<br />

succedere ora? Era così che il Cirque Fantastique, era così che il suo spettacolo<br />

sarebbe stato ricordato?<br />

Il tendone si stava svuotando a poco a poco — la lentezza era il prezzo<br />

da pagare per evitare il panico. C'erano ancora talmente tante persone all'interno.<br />

E alcune, a quanto pareva, avevano preferito restare sedute ai loro<br />

posti e ignorare lo spettacolo nel parco. Quando la maggior parte degli<br />

spettatori avesse lasciato il tendone, avrebbe dovuto dire a quelli che erano<br />

rimasti che cosa stava realmente per succedere.


Quando sarebbe esplosa la bomba? Probabilmente non subito. Weir avrebbe<br />

dato il tempo ai ritardatari di raggiungere il circo e di prendere posto,<br />

per causare il maggior numero possibile di vittime. Adesso erano le<br />

2:10. Forse aveva scelto un orario preciso, le 2:15 o le 2:30.<br />

E dove l'aveva nascosta?<br />

Kadesky non aveva idea di dove Weir avrebbe potuto lasciare la bomba<br />

in modo che causasse il massimo dei danni.<br />

Lanciando un'occhiata attraverso il tendone alla folla ammassata all'ingresso<br />

principale, scorse la sagoma di Katherine che con la mano gli faceva<br />

segno di uscire.<br />

Ma lui aveva deciso di restare. Avrebbe fatto tutto ciò che era necessario<br />

per far evacuare il tendone, anche prendere le persone per mano e accompagnarle<br />

all'uscita, persino spingerle fuori se avesse dovuto, e poi tornare a<br />

prenderne altre; anche se il tendone si fosse dissolto in brandelli fiammeggianti<br />

attorno a lui. Lui sarebbe stato comunque l'ultimo a uscire.<br />

Con un ampio sorriso, ricambiò lo sguardo di Katherine scuotendo la testa,<br />

quindi sollevò di nuovo il microfono e continuò a spiegare agli spettatori<br />

che magnifica sorpresa li attendesse fuori. All'improvviso la musica lo<br />

interruppe. Lui guardò il podio dei musicisti che se n'erano andati proprio<br />

come aveva ordinato. Tuttavia il direttore della banda era ancora lì alla<br />

consolle che controllava la musica preregistrata di cui talvolta si servivano.<br />

I loro sguardi si incrociarono e Kadesky annuì con aria di approvazione. Il<br />

direttore, un veterano del circo, aveva messo un nastro e lo stava riproducendo<br />

a volume molto alto. Il brano era The Stars and Stripes Forever.<br />

Amelia Sachs si fece largo tra la folla che stava uscendo dal Cirque Fantastique<br />

e corse al centro del tendone riempito dal fragore della musica,<br />

dove Edward Kadesky, parlando in un microfono, stava entusiasticamente<br />

invitando tutti a uscire per assistere a uno speciale numero di illusionismo...<br />

per evitare il panico, pensò lei.<br />

Idea brillante, rifletté Amelia, immaginando il disastro che avrebbe potuto<br />

verificarsi se tutta quella gente si fosse precipitata verso le uscite.<br />

Amelia fu la prima agente ad arrivare — l'ululato delle sirene le diceva<br />

che le squadre di soccorso l'avrebbero raggiunta ben presto — ma non rimase<br />

ad aspettare i rinforzi e cominciò immediatamente la ricerca della<br />

bomba. Si guardò attorno, cercando di capire quale fosse il posto migliore<br />

per nascondere un ordigno incendiario. Per causare il maggior numero di<br />

vittime, immaginò, Weir doveva averla nascosta sotto le gradinate vicino a


un'uscita.<br />

La bomba — o le bombe — doveva essere di grandi dimensioni. A differenza<br />

della dinamite o degli esplosivi al plastico, le bombe incendiarie<br />

devono essere grandi per provocare danni significativi. Potevano essere<br />

nascoste in scatoloni o contenitori di vario tipo. Forse in un bidone di metallo.<br />

Amelia notò un bidone di plastica della spazzatura: era molto grande,<br />

da duecento litri circa. Si trovava proprio accanto all'uscita principale e decine<br />

di persone vi transitavano accanto mentre uscivano. C'erano venti o<br />

venticinque bidoni simili a quello sotto il tendone. I contenitori verde scuro<br />

sarebbero stati la soluzione ideale per nascondere delle bombe.<br />

Amelia raggiunse di corsa il bidone più vicino e si fermò. Non riusciva a<br />

vedervi dentro. Il coperchio aveva la forma di una V rovesciata con l'apertura<br />

a spinta, ma lei sapeva che l'apertura non avrebbe fatto scattare il detonatore:<br />

i frammenti di ottone indicavano che l'assassino aveva usato un<br />

timer. Dalla tasca posteriore dei jeans prese una piccola torcia e la usò per<br />

illuminare l'interno maleodorante. Il contenitore era già pieno quasi per<br />

metà di cartacce, involucri di snack e bicchieri di carta; non riusciva a vedere<br />

il fondo. Spostò leggermente il bidone: era troppo leggero per contenere<br />

anche un solo gallone di benzina.<br />

Un'altra occhiata al tendone. All'interno c'erano ancora circa seicento<br />

persone che si stavano incamminando verso le uscite.<br />

E c'erano ancora decine di altri bidoni da controllare. Passò a esaminare<br />

il successivo.<br />

Poi si fermò e strizzò gli occhi. Sotto le gradinate principali, proprio vicino<br />

all'uscita sud del tendone, c'era un oggetto di circa un metro e venti<br />

coperto da un telone nero. Amelia pensò immediatamente a come Weir aveva<br />

usato un telo per nascondersi. Qualunque cosa ci fosse sotto il telone<br />

era virtualmente invisibile e grande abbastanza da contenere centinaia di<br />

galloni di benzina.<br />

Un folto gruppo di persone era a meno di sei metri da lì.<br />

Fuori, le sirene si fecero dapprima sempre più forti, poi tacquero di colpo<br />

quando i veicoli di emergenza si fermarono vicino al tendone. Vigili del<br />

fuoco e agenti di polizia cominciarono a entrare. Amelia mostrò il distintivo<br />

all'agente più vicino a lei. «Gli artificieri sono già arrivati?»<br />

«Saranno qui tra cinque o sei minuti.»<br />

Lei annuì e disse loro di esaminare con attenzione i bidoni della spazzatura,<br />

poi si diresse verso la scatola coperta dal telo.<br />

E fu allora che esplose.


Non la bomba. Ma il panico, che sembrò eruttare con la rapidità di una<br />

detonazione.<br />

Amelia non avrebbe saputo dire che cosa l'avesse scatenato: la vista dei<br />

veicoli di emergenza fuori dal tendone e dei vigili del fuoco che entravano<br />

probabilmente aveva spaventato alcuni degli spettatori. Poi udì una serie di<br />

colpi secchi vicino all'ingresso principale. Riconobbe quei suoni, che aveva<br />

già sentito il giorno prima: erano gli schiocchi del grande striscione con<br />

l'Arlecchino della Commedia dell'Arte che veniva sospinto dal vento. Ma<br />

gli spettatori che stavano uscendo dovevano aver pensato che fossero colpi<br />

di pistola e quindi erano tornati dentro in preda al panico, in cerca di altre<br />

uscite. All'improvviso il tendone si riempì di una gigantesca voce collettiva,<br />

simile al suono di un'enorme bocca che risucchiava aria per la paura.<br />

Un mormorio profondo, un ruggito.<br />

E poi l'ondata si infranse.<br />

Urlando e gridando, la folla si precipitò verso le uscite. Amelia fu spinta<br />

da dietro da una massa terrorizzata di persone. Sbatté con uno zigomo contro<br />

la spalla di un uomo davanti a lei e il colpo la lasciò stordita. Centinaia<br />

di persone gridavano in preda al panico che era scoppiato un incendio, che<br />

c'era una bomba, che si trattava di un attacco terroristico.<br />

«Non spingete», gridò Amelia. Ma non riuscì a sentire la sua stessa voce.<br />

Sarebbe stato impossibile fermare la marea in ogni caso. Mille individui<br />

erano diventati un'unica entità. Alcuni tentavano di fermare quel corpo<br />

sussultante ma vennero inghiottiti e divennero parte della bestia che continuò<br />

ad avanzare disperata verso il bagliore dell'uscita.<br />

Amelia riuscì a liberare un braccio incastrato tra due ragazzini, i volti<br />

paonazzi per la paura. La testa le venne spinta in avanti e intravide dei<br />

brandelli di carne sul pavimento del tendone. Rimase senza fiato pensando<br />

che un bambino fosse stato calpestato a morte. Ma, no, erano soltanto i<br />

brandelli di un palloncino. Un biberon, un pezzo di tessuto verde, dei pop<br />

corn, una maschera da Arlecchino, un lettore CD portatile vennero frantumati<br />

dall'enorme peso dei piedi. Se qualcuno fosse caduto sarebbe morto<br />

nel giro di pochi secondi. Amelia si sentiva priva di equilibrio e di controllo;<br />

le sembrava di essere sul punto di cadere da un momento all'altro.<br />

Poi venne letteralmente sollevata da terra, premuta tra due corpi sudati<br />

— quello di un uomo robusto che indossava una camicia Izod insanguinata,<br />

che teneva un bambino sollevato sopra la testa e una donna che sembrava<br />

svenuta. Le urla erano sempre più assordanti, voci di bambini e di<br />

adulti mescolate e alimentate dal panico. Amelia si sentì avvolgere dal ca-


lore soffocante e ben presto le fu quasi impossibile respirare. La claustrofobia<br />

— la più grande paura di Amelia Sachs — la strinse in una morsa<br />

e lei si sentì inghiottire da un intollerabile senso di costrizione.<br />

Quando ti muovi non possono prenderti...<br />

Ma lei non poteva muoversi. Era tenuta prigioniera da una massa soffocante<br />

di corpi potenti e umidi, non più umani ormai, un esercito di muscoli,<br />

sudore, pugni, sputi e piedi che calavano sul terreno con crescente violenza.<br />

Ti prego, no! Ti prego, lasciami andare! Vammi liberare una mano. Lasciami<br />

respirare.<br />

Pensò di vedere del sangue. Pensò di vedere della carne martoriata.<br />

Forse erano il suo stesso sangue e la sua stessa carne.<br />

In preda al terrore e al dolore, senza fiato, Amelia Sachs si sentì sul punto<br />

di svenire.<br />

No! Non cadere sotto i loro piedi. Non cadere!<br />

Ti prego!<br />

Non riusciva a respirare. Nemmeno un centimetro cubo d'aria stava entrando<br />

nei suoi polmoni. Poi vide un ginocchio vicinissimo al suo volto. Le<br />

sbatté su una guancia e rimase lì. Amelia sentì l'odore dei jeans sporchi,<br />

vide uno stivale impolverato a pochi centimetri dai suoi occhi.<br />

Ti prego, non lasciarmi cadere.<br />

E fu in quel momento che si rese conto che forse era già caduta.<br />

31<br />

Con indosso un'uniforme da cameriere, praticamente identica a quelle<br />

dei membri dello staff del Lanham Arms Hotel, nell'Upper East Side di<br />

Manhattan, Malerick stava percorrendo il corridoio del quindicesimo piano<br />

dell'hotel. Con sé aveva un pesante vassoio da servizio in camera su cui si<br />

trovavano un piatto coperto e un vaso con un grande tulipano rosso.<br />

Ogni suo gesto era in armonia con l'ambiente circostante in modo da non<br />

destare alcun sospetto. Malerick era un perfetto cameriere, gentile e deferente.<br />

Lo sguardo basso, il sorriso appena accennato, la camminata discreta,<br />

il vassoio immacolato.<br />

C'era una sola cosa che lo distingueva dagli altri camerieri del Lanham:<br />

sotto la cupola di metallo tiepido che si trovava sul vassoio, non c'era un<br />

piatto di uova alla Benedict o un club sandwich ma una Beretta automatica<br />

carica munita di un silenziatore spesso come un salsicciotto e una busta di


pelle che conteneva il necessario per scassinare una serratura e altri strumenti.<br />

«È tutto di vostro gradimento?» chiese a una coppia.<br />

L'uomo e la donna risposero di sì, certo, e gli augurarono buon pomeriggio.<br />

Lui continuò a salutare con un cenno del capo e a sorridere agli ospiti<br />

che facevano ritorno nelle loro stanze dopo il brunch domenicale o che<br />

stavano uscendo per fare una passeggiata in quello splendido pomeriggio<br />

di primavera.<br />

Passò accanto a una finestra, da cui riuscì a vedere un angolo di verde:<br />

uno scorcio di Central Park. Si chiese che cosa stesse accadendo in quel<br />

preciso momento al Cirque Fantastique, il luogo verso il quale negli ultimi<br />

due giorni aveva indirizzato la polizia con indizi che aveva deliberatamente<br />

lasciato sulle varie scene del delitto.<br />

Il luogo verso il quale li aveva indirizzati con una diversione.<br />

La diversione e l'inganno erano essenziali per il successo di un'illusione<br />

e nessuno era più bravo a servirsene di Malerick, l'uomo dai mille volti,<br />

l'uomo che si materializzava dal nulla e che scompariva come una fiamma<br />

spenta all'improvviso.<br />

L'uomo capace di far svanire se stesso.<br />

Gli agenti dovevano essere in preda al panico, alla ricerca della bomba<br />

incendiaria che temevano fosse in procinto di esplodere. Ma non c'era nessun<br />

ordigno, nessun rischio per i duemila spettatori del Cirque Fantastique<br />

(nessun rischio a parte la possibilità che qualcuno di loro venisse calpestato<br />

a morte dalla folla che fuggiva terrorizzata).<br />

Arrivato in fondo al corridoio, Malerick si lanciò un'occhiata alle spalle<br />

e si accorse di essere solo. Appoggiò il vassoio sul pavimento accanto a<br />

una porta e sollevò il coprivivande. Prese la pistola nera e la fece scivolare<br />

in una tasca della sua uniforme da cameriere. Aprì la busta di pelle da cui<br />

estrasse un cacciavite prima di mettere via anche quella.<br />

Con gesti rapidi, svitò il fermo metallico che permetteva alla finestra di<br />

aprirsi solo di pochi centimetri (gli esseri umani non si fanno mai scappare<br />

la possibilità di suicidarsi, vero?) e la aprì completamente. Ripose con cautela<br />

il cacciavite nella busta. Con le forti braccia si sollevò sul davanzale e<br />

lo scavalcò, raggiungendo il cornicione a quarantacinque metri da terra.<br />

Il cornicione era largo solo cinquanta centimetri — lo aveva misurato<br />

dalla finestra della stanza che qualche giorno prima aveva preso in quell'albergo<br />

— e anche se non si era mai dedicato più di tanto all'equilibri-


smo, Malerick possedeva il superbo senso dell'equilibrio che hanno tutti i<br />

grandi illusionisti. Si mosse sul bordo di pietra calcarea con estrema sicurezza,<br />

come se stesse camminando su un marciapiede. Dopo aver percorso<br />

circa cinque metri, arrivò all'angolo dell'edificio e si fermò osservando il<br />

palazzo che sorgeva accanto al Lanham Arms.<br />

Era un condominio sulla Settantacinquesima strada est, non aveva cornicioni<br />

ma aveva una scala antincendio a meno di due metri dal punto in cui<br />

si trovava Malerick, che dava su un pozzo di ventilazione che risuonava<br />

del ronzio dei condizionatori d'aria. Malerick prese una rincorsa infinitesimale<br />

e saltò sopra quella voragine senza fondo raggiungendo facilmente<br />

la scala antincendio di cui subito scavalcò la balaustra.<br />

Salì due rampe e si fermò accanto alla finestra del diciassettesimo piano.<br />

Lanciò un'occhiata all'interno. Il corridoio era deserto. Appoggiò la pistola<br />

e la busta di cuoio sul davanzale della finestra, quindi si tolse in un lampo<br />

la finta uniforme da cameriere sotto la quale portava un semplice completo<br />

grigio, camicia bianca e cravatta. Si infilò la pistola nella cintura, quindi<br />

usò gli strumenti contenuti nella busta per aprire la serratura della finestra.<br />

Con un balzo fu dentro.<br />

Rimase immobile per riprendere fiato. Quindi si incamminò lungo il corridoio<br />

verso l'appartamento che stava cercando. Si fermò davanti alla porta,<br />

dove si inginocchiò e aprì nuovamente la busta di pelle. Nel buco della<br />

serratura inserì un tirante e sopra di esso il grimaldello. Nel giro di tre secondi<br />

aveva aperto la serratura. In cinque aveva fatto scattare quella di sicurezza.<br />

Aprì la porta di qualche centimetro, il minimo indispensabile per<br />

vedere i cardini, sui quali spruzzò dell'olio con una piccola bomboletta per<br />

renderli perfettamente silenziosi. Un attimo dopo, entrò nel lungo corridoio<br />

buio dell'appartamento. Malerick chiuse la porta.<br />

Cercò di orientarsi guardandosi attorno.<br />

Su una parete c'erano delle riproduzioni di paesaggi surreali di Salvador<br />

Dalì, alcune fotografie della famiglia e un goffo acquerello di New York<br />

dipinto da una bambina (la firma dell'artista era «Chrissy»). Accanto alla<br />

porta c'era un tavolino da quattro soldi, con un pezzo di carta gialla ripiegata<br />

infilato sotto una gamba per impedirgli di traballare. Un unico sci,<br />

l'attacco rotto, era abbandonato in un angolo. La carta da parati era vecchia<br />

e macchiata.<br />

Malerick si incamminò lungo il corridoio verso il suono del televisore<br />

acceso in soggiorno, ma fece una breve deviazione, entrando in una piccola<br />

stanza buia dominata da un pianoforte Kawai nero. Un libro di musica


con appunti annotati a margine era aperto sul leggio. Anche lì compariva il<br />

nome «Chrissy», scritto a penna sulla copertina sul libro. Malerick aveva<br />

una conoscenza rudimentale della musica ma mentre sfogliava le pagine<br />

notò che i brani sembravano piuttosto difficili.<br />

Decise che la ragazzina poteva anche essere una pessima pittrice ma di<br />

sicuro era una musicista dotata: Christine Grady, la figlia del viceprocuratore<br />

distrettuale di New York Charles Grady.<br />

L'uomo a cui apparteneva quell'appartamento. L'uomo che Malerick avrebbe<br />

dovuto uccidere in cambio di duecentomila dollari.<br />

Amelia Sachs sedeva sull'erba fuori dal tendone del Cirque Fantastique,<br />

sul volto una smorfia sofferente per il dolore pulsante che provava al rene<br />

destro. Aveva aiutato decine di persone a sfuggire alla calca e ora aveva<br />

trovato un punto tranquillo dove riprendere fiato.<br />

Dall'alto la fissava l'enorme striscione bianco e nero con il volto mascherato<br />

di Arlecchino che continuava a sbattere rumorosamente sospinto dal<br />

vento. Il giorno prima le era sembrato inquietante; adesso, dopo il panico<br />

— che lo striscione stesso aveva causato — l'immagine le sembrava repellente<br />

e grottesca.<br />

Amelia era riuscita a evitare di essere schiacciata; il ginocchio e lo stivale<br />

che l'avevano colpita con violenza appartenevano a un uomo che si era<br />

arrampicato sopra le teste e le spalle degli spettatori per raggiungere l'uscita<br />

prima degli altri. Ma la schiena, le costole e il volto le pulsavano dolorosamente.<br />

Era rimasta seduta lì per quasi quindici minuti, esausta e tormentata<br />

da un senso di nausea, in parte per la folla in parte per l'orrenda sensazione<br />

di claustrofobia. Solitamente riusciva a sopportare le stanze piccole,<br />

persino gli ascensori. Ma il fatto di trovarsi impossibilitata a muoversi<br />

le provocava una sofferenza fisica e la faceva cadere preda del panico.<br />

Attorno a lei i feriti stavano ricevendo assistenza. Nessuno aveva riportato<br />

lesioni gravi, come le aveva detto il capo dei Servizi Medici di Emergenza:<br />

per lo più slogature e tagli superficiali. Qualche lussazione e un<br />

braccio rotto.<br />

Amelia e le persone attorno a lei erano schizzate fuori dall'uscita sud del<br />

tendone. Una volta fuori, si era lasciata cadere in ginocchio sull'erba e,<br />

strisciando, si era allontanata dalla folla. Non più intrappolati in uno spazio<br />

chiuso con una possibile bomba o un terrorista armato, gli spettatori erano<br />

diventati dei buoni samaritani e avevano aiutato coloro che non si sentivano<br />

bene o che erano rimasti feriti.


Amelia aveva fermato un agente della squadra artificieri guardandolo dal<br />

suo letto erboso, gli aveva mostrato il distintivo e gli aveva detto dell'oggetto<br />

coperto da un telo sotto le gradinate vicino all'uscita sud. L'uomo era<br />

tornato subito dai suoi colleghi all'interno del tendone.<br />

Poi la musica che giungeva dal tendone si era fermata ed Edward Kadesky<br />

era uscito.<br />

Vedendo la squadra artificieri al lavoro, alcuni spettatori si erano resi<br />

conto che la minaccia era stata reale e che la trovata di Kadesky li aveva<br />

salvati da un panico peggiore, e gli rivolsero un applauso che lui accettò<br />

con modestia mentre si aggirava controllando i suoi dipendenti e il pubblico.<br />

Altri spettatori — alcuni feriti altri no — furono meno generosi, pretesero<br />

di sapere che cos'era successo e si lamentarono del modo in cui il direttore<br />

aveva gestito l'evacuazione.<br />

Nel frattempo gli artificieri e una decina di vigili del fuoco avevano setacciato<br />

il tendone senza trovare alcuna traccia di un ordigno. Il contenitore<br />

coperto dal telone era in realtà un mucchio di cartoni pieni di carta igienica.<br />

La ricerca fu estesa alle roulotte, e ai camion, ma gli agenti non trovarono<br />

niente nemmeno lì.<br />

Amelia si accigliò. Si erano sbagliati? Com'era possibile? si chiese. Le<br />

prove erano state talmente chiare. Talvolta Rhyme traeva deduzioni azzardate<br />

basandosi sugli indizi e poteva sbagliare. Ma nel caso del Negromante,<br />

sembrava che tutte le prove indicassero inequivocabilmente che il prossimo<br />

bersaglio sarebbe stato il Cirque Fantastique.<br />

Amelia si domandò se Rhyme sapesse già che non avevano trovato ordigni.<br />

Alzandosi sulle gambe malferme, andò in cerca di qualcuno a cui<br />

chiedere in prestito la radio; il suo Motorola, che ora giaceva in pezzi vicino<br />

all'uscita sud del tendone, a quanto pareva era stato l'unica vittima del<br />

panico.<br />

Uscendo silenziosamente dalla stanza della musica dell'appartamento di<br />

Charles Grady, Malerick tornò nel corridoio poco illuminato e rimase ad<br />

ascoltare le voci che giungevano dal soggiorno e dalla cucina.<br />

Si chiese quanto sarebbe stata pericolosa quell'impresa.<br />

Aveva preso tutte le precauzioni possibili per evitare che le guardie del<br />

corpo di Grady si facessero prendere dal panico e gli sparassero. Due settimane<br />

prima, durante il pranzo al Riverside Inn di Bedford Junction, aveva<br />

esposto il suo piano a Jeddy Barnes e ad altri due miliziani. Aveva deciso<br />

che la cosa migliore sarebbe stata far sì che qualcuno tentasse di uccide-


e il procuratore prima che lui si introducesse nell'appartamento di Grady.<br />

La scelta era ricaduta sul reverendo pervertito di Canton Falls, un uomo di<br />

nome Ralph Swensen. Barnes si era servito del ricatto per convincerlo ma<br />

aveva spiegato a Malerick che non si fidava completamente di lui. Così,<br />

dopo la sua fuga dal fiume Harlem il giorno prima, l'illusionista aveva riutilizzato<br />

il travestimento da custode e aveva seguito il reverendo dal suo<br />

pulcioso hotel fino al Greenwich Village, per assicurarsi che quel buono a<br />

nulla non cambiasse idea all'ultimo momento.<br />

Il piano di Malerick prevedeva che Swensen fallisse (la pistola che Barnes<br />

gli aveva fornito era rotta). Malerick sapeva che la cattura di un assassino<br />

avrebbe indotto le guardie del corpo di Grady a rilassarsi e le avrebbe<br />

rese psicologicamente meno inclini a reagire con violenza quando avessero<br />

visto un secondo killer.<br />

Be', almeno in teoria, rifletté a disagio. Ora avrebbe scoperto cosa sarebbe<br />

accaduto in pratica.<br />

Camminando silenziosamente, passò accanto ad altri brutti dipinti, ad altri<br />

ritratti di famiglia, a pile di riviste — riviste di argomento legale, copie<br />

di Vogue e del New Yorker — e a squallidi pezzi di antiquariato comprati a<br />

qualche mercatino, con cui i Grady avevano pensato di abbellire, senza<br />

successo, l'appartamento.<br />

Malerick conosceva già l'appartamento; c'era già stato brevemente in un'altra<br />

occasione, travestito da operaio, e aveva studiato la struttura dell'abitazione,<br />

individuando i punti di entrata e le vie d'uscita. Non aveva notato<br />

il lato più personale della vita della famiglia: gli attestati di laurea di<br />

Grady e di sua moglie che lavorava come avvocato. Le foto del matrimonio,<br />

istantanee di parenti e un'infinità di fotografie della figlia, che aveva<br />

nove anni.<br />

Ripensò al suo incontro con Barnes e i suoi soci a pranzo. I miliziani si<br />

erano persi in un freddo dibattito sull'opportunità di uccidere anche la moglie<br />

e la figlia di Grady. Secondo il piano di Malerick sacrificare Swensen<br />

aveva senso, ma a che scopo, si era chiesto, uccidere anche la famiglia di<br />

Grady? Aveva posto la domanda a Barnes e agli altri mentre gustava un ottimo<br />

tacchino arrosto.<br />

«Be', signor Weir», gli aveva detto Jeddy Barnes. «È una buona domanda.<br />

Io direi che dovrebbe uccidere la donna e la bambina in ogni caso.»<br />

E Malerick aveva annuito con espressione pensierosa; sapeva che non<br />

bisognava mai apparire condiscendenti agli occhi del pubblico o dei colleghi<br />

artisti. «Be', non ho alcun problema a ucciderle», aveva spiegato. «Ma


credo che avrebbe più senso lasciarle vive... sempre che non ci sia il rischio<br />

che mi identifichino o che, per esempio, la bambina riesca a prendere<br />

il telefono e a chiamare la polizia. Tra l'altro, credo che alcuni dei suoi uomini<br />

sarebbero contrari all'omicidio di donne e bambini.»<br />

«Be', il piano è suo, signor Weir», aveva replicato Barnes. «Faremo come<br />

dice lei.»<br />

Tuttavia, Malerick aveva avuto l'impressione che l'idea della pietà avesse<br />

lasciato l'uomo vagamente deluso.<br />

Si fermò fuori dalla porta del soggiorno dei Grady e si appuntò un finto<br />

distintivo del Dipartimento di Polizia di New York, quello che aveva mostrato<br />

ai poliziotti vicino al Cirque Fantastique quando era andato a congedarli.<br />

Lanciò un'occhiata a uno specchio da mercatino delle pulci che aveva<br />

bisogno di essere lucidato.<br />

Sì, era entrato nella parte, aveva proprio l'aspetto di un detective venuto<br />

a proteggere il procuratore dalle terribili minacce di morte che gli erano<br />

state rivolte.<br />

Un profondo respiro. Nessuna traccia di nervosismo.<br />

E ora, Riveriti Spettatori, si accendano le luci e si alzi il sipario.<br />

Il vero spettacolo sta per cominciare...<br />

Tenendo le mani con naturalezza lungo i fianchi, Malerick svoltò l'angolo<br />

del corridoio ed entrò nel soggiorno.<br />

32<br />

«Ehi, come va?» domandò l'uomo con il completo grigio, facendo trasalire<br />

Luis Martinez, il silenzioso, robusto detective che lavorava per Roland<br />

Bell.<br />

La guardia del corpo era seduta sul divano davanti alla TV, una copia<br />

del numero domenicale del New York Times in grembo. «Amico, mi hai<br />

spaventato.» Salutò con un cenno del capo e lanciò un'occhiata al distintivo<br />

e al documento del nuovo arrivato prima di scrutarlo in volto. «Sei venuto<br />

a darmi il cambio.»<br />

«Esatto.»<br />

«Come hai fatto a entrare? Ti hanno dato una chiave?»<br />

«Sì, alla centrale.» Parlava con voce bassa e rauca come se avesse avuto<br />

il raffreddore.<br />

«Sei stato fortunato», borbottò Luis. «Noi abbiamo dovuto dividercene<br />

una. Che gran rottura di palle.»


«Dov'è il signor Grady?»<br />

«In cucina. Con sua moglie e Chrissy. Come mai sei arrivato in anticipo?»<br />

«Non so cosa dirti», rispose l'uomo. «Mi hanno ordinato di venire a quest'ora.»<br />

«La storia della nostra vita, eh?» commentò Luis. Si fece serio. «Non mi<br />

sembra di conoscerti.»<br />

«Mi chiamo Joe David», si presentò l'uomo. «Di norma lavoro a Brooklyn.»<br />

Luis annuì. «Già, è lì che mi sono fatto le ossa anch'io, il Settanta.»<br />

«Questo è il mio primo turno. Come guardia del corpo, voglio dire.»<br />

Un rumoroso spot pubblicitario alla TV.<br />

«Scusa», disse Luis. «Non ho sentito. Hai detto che è il tuo primo turno,<br />

giusto?»<br />

«Esatto.»<br />

Il detective robusto disse: «Bene, e se ti dicessi che sarà anche l'ultimo?»<br />

Luis lasciò cadere il giornale e si alzò in un lampo dal divano, sfoderando<br />

la Glock e puntandola contro l'uomo che, lo sapeva, in realtà era Erick<br />

Weir. Di solito tranquillo, gridò nel suo microfono: «E qui! È entrato... è<br />

nel soggiorno!»<br />

Gli altri due agenti che erano in cucina — il detective Bell e quel tenente<br />

grasso, Lon Sellitto — entrarono da un'altra porta, entrambi con espressioni<br />

sbalordite sul volto. Afferrarono Weir per le braccia e gli sfilarono dalla<br />

cintura la pistola con il silenziatore.<br />

«A terra, subito, subito, subito!» gridò Sellitto con voce rauca e tesa, la<br />

pistola premuta contro il volto dell'uomo. E che espressione c'era su quel<br />

volto! pensò Luis. Nel corso degli anni aveva visto un gran numero di criminali<br />

colti totalmente di sorpresa, ma quel tizio li batteva tutti. Era a bocca<br />

aperta ma non riusciva a dire niente. Tuttavia, Luis pensò che non fosse<br />

molto più sorpreso di quanto lo fossero i poliziotti.<br />

«Da dove diavolo è sbucato?» domandò Sellitto senza fiato. Bell si limitò<br />

a scuotere la testa, attonito.<br />

Mentre Luis, senza troppi complimenti, faceva scattare due paia di manette<br />

attorno ai polsi di Weir, Sellitto si sporse verso il killer. «Sei da solo?<br />

Hai dei complici ad aspettarti qua fuori?»<br />

«No.»<br />

«Non prenderci per il culo!»<br />

«Le braccia, mi stai facendo male alle braccia!» ansimò Weir.


«C'è qualcun altro con te?»<br />

«No, no, lo giuro.»<br />

Bell stava chiamando gli altri con il walkie-talkie. «Che Dio mi aiuti... è<br />

riuscito a entrare... non so come.»<br />

Due agenti in uniforme assegnati alla squadra Salviamo il Culo al Testimone<br />

si precipitarono nell'appartamento dall'atrio dove si erano nascosti,<br />

vicino all'ascensore. «Sembra che abbia forzato la finestra di questo piano»,<br />

disse uno di loro. «La finestra che dà sulla scala antincendio.»<br />

Bell lanciò un'occhiata a Weir e capì. «Sei saltato dal cornicione del<br />

Lanham, vero?»<br />

Weir non disse nulla ma la risposta doveva essere quella. Avevano posizionato<br />

agenti nel vicolo tra l'hotel e il palazzo di Grady e anche sui tetti di<br />

entrambi gli edifici. Ma a nessuno di loro era venuto in mente che l'assassino<br />

potesse spostarsi sul cornicione e saltare sopra il pozzo di ventilazione.<br />

Bell domandò agli agenti: «Tracce di eventuali complici?»<br />

«Nessuna. Sembra che fosse da solo.»<br />

Sellitto indossò i guanti di lattice e lo perquisì. Trovò attrezzi da scasso e<br />

vari strumenti di magia. I più strani erano i copridita, incollati perfettamente.<br />

Sellitto glieli tolse e li depositò in una busta di plastica trasparente. Se<br />

la situazione non fosse stata così snervante — un killer a pagamento era<br />

riuscito a introdursi nell'appartamento della famiglia che stavano proteggendo<br />

— l'immagine di dieci copridita in un sacchetto sarebbe stata comica.<br />

Gli altri guardavano la loro preda mentre Sellitto continuava . con la<br />

perquisizione. Weir era muscoloso e in perfetta forma, malgrado i seri<br />

danni provocati dall'incendio — le cicatrici lasciate dalle ustioni erano<br />

molto estese.<br />

«Qualche documento di identità?» domandò Bell.<br />

Sellitto scosse la testa. «F.A.O. Schwarz.» Significava che il distintivo e<br />

il documento del Dipartimento di Polizia di New York erano imitazioni di<br />

bassissima qualità. Poco più che giocattoli.<br />

Weir lanciò un'occhiata verso la cucina vuota. Si accigliò.<br />

«Oh, i Grady non sono qui», disse Bell, come se fosse stato ovvio.<br />

L'uomo chiuse gli occhi e appoggiò la testa al tappeto liso. «Come avete<br />

fatto a scoprirmi?»<br />

Sellitto diede una specie di risposta: «Be', sai una cosa? C'è qualcuno<br />

che vorrebbe spiegartelo di persona. Vieni, ti portiamo a fare un giro».


Guardando il killer ammanettato in piedi sulla porta del laboratorio, Lincoln<br />

Rhyme disse: «Bentornato».<br />

«Ma... l'incendio.» Sbalordito, l'uomo guardò in direzione delle scale<br />

che portavano alla camera da letto del piano superiore.<br />

«Scusaci se abbiamo rovinato la tua esibizione», disse freddamente<br />

Rhyme. «Alla fine non sei riuscito a sfuggirmi, Weir.»<br />

L'assassino tornò a guardare il criminologo e sibilò: «Quello non è più il<br />

mio nome».<br />

«Lo hai cambiato?»<br />

Weir scosse la testa. «Non legalmente. Ma Weir è la persona che ero un<br />

tempo. Adesso sono qualcos'altro.»<br />

Rhyme ripensò a quando Terry Dobyns aveva detto che l'incendio aveva<br />

«assassinato» la vecchia personalità di Weir trasformandolo in una persona<br />

diversa.<br />

Il killer squadrò Rhyme. «Tu lo puoi capire, vero? Anche tu vorresti dimenticare<br />

il passato e diventare qualcun altro, immagino.»<br />

«Qual è il nome che ti sei scelto?»<br />

«Questo deve restare tra me e i miei spettatori.»<br />

Ah, sì, i suoi Riveriti Spettatori.<br />

Weir, che indossava ancora il completo grigio da uomo d'affari, aveva i<br />

polsi intrappolati da due paia di manette e sul volto un'espressione infuriata<br />

e umiliata. La parrucca che aveva portato la sera prima adesso era<br />

scomparsa; i suoi veri capelli erano folti, lunghi e biondo scuro. Nella luce<br />

del giorno, Rhyme riusciva meglio a scorgere le terribili cicatrici sopra il<br />

colletto.<br />

«Come hai fatto a trovarmi?» chiese l'uomo con voce affannosa. «Io vi<br />

avevo indirizzato...»<br />

«Al Cirque Fantastique? Infatti.» Quando Rhyme riusciva a battere un<br />

criminale, il suo umore migliorava considerevolmente e gli veniva voglia<br />

di chiacchierare. «Ma quella era solo la tua diversione per noi. Vedi, stavo<br />

ripensando alle prove e mi sono accorto che tutto il caso sembrava un po'<br />

troppo semplice.»<br />

«Semplice?» Weir tossì.<br />

«Su una scena del crimine si trovano due tipi di indizi. Ci sono gli indizi<br />

che sono stati lasciati per sbaglio dal criminale e poi ci sono quelli che sono<br />

stati lasciati deliberatamente, che dovrebbero servire a sviare la polizia.<br />

«Dopo che tutti erano corsi fuori a cercare le bombe incendiarie al circo,


mi sono reso conto che alcuni degli indizi erano stati lasciati apposta.<br />

Sembravano ovvi: le scarpe che hai abbandonato nell'appartamento della<br />

seconda vittima avevano sotto le suole peli di cane, terriccio e vegetazione<br />

comune a Central Park. Ho pensato che un criminale intelligente avrebbe<br />

potuto mettere i peli e il terriccio sotto le scarpe e lasciarle sulla scena del<br />

crimine per farcele trovare e indurci a pensare alla collinetta dei cani vicino<br />

al circo. E tutti quei discorsi sul fuoco che hai fatto quando sei venuto a<br />

trovarmi ieri sera.» Lanciò un'occhiata a Kara. «Diversione verbale, giusto,<br />

Kara?»<br />

Gli occhi turbati di Weir scrutarono la giovane donna dalla testa ai piedi.<br />

«Giusto», disse lei, versando dello zucchero nel caffè.<br />

«Ma io ho cercato di ucciderti», disse Weir con il respiro affannoso. «Se<br />

ti avessi detto quelle cose per sviarti, non avrei cercato di ucciderti.»<br />

Rhyme scoppiò a ridere. «Ma tu non hai cercato affatto di uccidermi.<br />

Non ne hai mai avuto intenzione. Volevi soltanto che ne fossimo convinti<br />

in modo che prendessimo sul serio le tue parole. La prima cosa che hai fatto<br />

dopo aver appiccato il fuoco nella mia camera da letto è stata correre<br />

fuori e chiamare il 911 da un telefono pubblico. Ho fatto un controllo con<br />

il centralino di emergenza. L'uomo che ha chiamato ha detto che poteva<br />

vedere le fiamme dalla cabina telefonica. Solo che la cabina è dietro l'angolo.<br />

E da lì non si riesce a vedere la mia stanza. A proposito, è stato<br />

Thom a fare una prova. Grazie, Thom», disse Rhyme rivolto all'assistente<br />

che stava passando proprio in quel momento di fronte alla porta spalancata.<br />

«Nada», fu la frettolosa risposta dell'assistente.<br />

Weir chiuse gli occhi, scuotendo la testa mentre si rendeva conto dell'enormità<br />

del suo errore.<br />

Lincoln socchiuse gli occhi, osservando la lavagna delle prove. «E tutte<br />

le vittime avevano lavori o hobby in qualche modo connessi al mondo del<br />

circo: la musicista, il truccatore, la cavallerizza. E le tecniche usate per uccidere<br />

erano trucchi di magia. Ma se il tuo vero obiettivo fosse stato lo<br />

spettacolo di Kadesky, avresti fatto di tutto per sviarci dal Cirque Fantastique<br />

e non per indirizzarci proprio lì. Questo significava che stavi cercando<br />

di sviarci da qualcos'altro. Ma cosa? Studiai di nuovo le prove. Sulla terza<br />

scena del crimine, la riva del fiume, ti abbiamo colto di sorpresa — sei dovuto<br />

scappare e non hai avuto il tempo di prendere il giubbotto con il lasciapassare<br />

da giornalista e la chiave elettronica dell'hotel, il che significava<br />

che quelli non erano indizi lasciati apposta. E con ogni probabilità ave-


vano a che fare con ciò su cui stavi veramente lavorando.<br />

«La chiave a scheda poteva provenire solo da tre hotel; uno di questi era<br />

il Lanham Arms, al detective Bell quel nome suonava familiare e ha controllato<br />

la sua agenda. Ha scoperto che una settimana fa aveva preso un<br />

caffè con Charles Grady al bar dell'hotel per discutere dei dettagli della sicurezza<br />

della sua famiglia. Roland mi ha detto che il Lanham si trova proprio<br />

accanto al palazzo dove vive Grady. E il lasciapassare da giornalista?<br />

Ho chiamato il reporter a cui l'hai rubato. Si sta occupando del caso Andrew<br />

Constable e ha intervistato Charles Grady più di una volta...»<br />

Amelia continuò a raccontare: «E la pagina del New York Times che abbiamo<br />

trovato nell'auto caduta nel fiume? C'era un articolo sul circo, sì.<br />

Ma c'era anche un articolo sul processo Constable».<br />

Con un cenno del capo indicò la lavagna delle prove.<br />

MILIZIA ACCUSATA<br />

DI CONCORSO IN OMICIDIO<br />

LUNEDÌ SI APRE IL PROCESSO<br />

Rhyme continuò: «E il conto del ristorante. Avresti dovuto buttarlo via».<br />

«Quale conto?» domandò Weir, accigliandosi.<br />

«Abbiamo trovato anche quello nel giubbotto. È di due sabati fa.»<br />

«Ma quel weekend ero...» si fermò di colpo.<br />

«Fuori città, volevi dire?» chiese Amelia. «Sì, lo sappiamo. Il conto era<br />

di un ristorante di Bedford Junction.»<br />

«Non so di cosa stiate parlando.»<br />

«Un poliziotto che sta indagando a Canton Falls sull'Alleanza Patriottica<br />

ha chiamato qui per parlare con Roland», disse Rhyme. «Ho riconosciuto<br />

il prefisso sull'identificatore di chiamate... era lo stesso del numero di telefono<br />

sul conto del ristorante.»<br />

Gli occhi di Weir restarono gelidi e Lincoln proseguì. «A quanto pare,<br />

Bedford Junction è poco lontana da Canton Falls, dove vive Constable.»<br />

«Chi sarebbe questo Constable di cui continui a parlare?» si affrettò a<br />

chiedere Weir. Ma Rhyme notò i segni rivelatori della menzogna sul suo<br />

volto.<br />

«Barnes era una delle persone con cui hai pranzato? Jeddy Barnes?»<br />

domandò Sellitto.<br />

«Non so di chi stiate parlando.»<br />

«Conosci l'Alleanza Patriottica, però.»


«Solo quello che ho letto sui giornali.»<br />

«Non ti crediamo.»<br />

«Credete pure quello che vi pare», sbottò Weir. Rhyme poteva vedere la<br />

rabbia nei suoi occhi, la rabbia che Dobyns aveva previsto. Dopo una pausa,<br />

chiese: «Come avete scoperto il mio vero nome?»<br />

Nessuno rispose, ma gli occhi di Weir si spostarono alla lavagna, sulle<br />

ultime aggiunte che lo riguardavano. Il suo volto si incupì mentre col fiato<br />

corto diceva: «Qualcuno mi ha tradito, vero? Qualcuno vi ha raccontato<br />

dell'incendio e di Kadesky. Chi è stato?» Ebbe un sorriso crudele mentre il<br />

suo sguardo passava da Amelia a Kara e infine tornava su Rhyme. «È stato<br />

John Keating? Vi ha detto che l'ho chiamato, vero? Stupido stronzo senza<br />

spina dorsale. Non è mai stato alla mia altezza. E lo stesso vale per Art<br />

Loesser. Sono tutti dei fottutissimi Giuda. Ma non mi dimenticherò di loro.<br />

Mi ricordo sempre della gente che mi tradisce.» Un accesso di tosse.<br />

Quando fu passato, stava guardando dall'altra parte della stanza. «Kara... È<br />

così che ti ha chiamata lui, giusto? Chi sei?»<br />

«Sono un'illusionista», rispose lei coraggiosamente.<br />

«Una di noi», scherzò Weir, squadrando la ragazza dall'alto in basso.<br />

«Una donna illusionista. E cosa sei, una consulente o cosa? Forse dopo che<br />

sarò stato rilasciato verrò a trovarti. Magari ti farò svanire.»<br />

Amelia ringhiò: «Oh, ma non sarai rilasciato in questa vita, Weir».<br />

La risata affaticata del Negromante le fece venire i brividi. «Allora diciamo<br />

quando sarò riuscito a fuggire. Le mura, dopotutto, sono un'illusione.»<br />

«Non penso che avrai l'occasione di fuggire», aggiunse Sellitto.<br />

«Be', ti ho risposto sul 'come', Weir. O comunque ti faccia chiamare.<br />

Che ne diresti di rispondere al mio 'perché', adesso? Pensavamo che fosse<br />

per vendetta contro Kadesky. Ma poi si scopre che è Grady il tuo bersaglio.<br />

Che cosa saresti? Una specie di sicario-illusionista?» indagò Lincoln.<br />

«Vendetta?» chiese Weir furioso. «E a che cazzo serve la vendetta? Potrebbe<br />

cancellare le mie cicatrici e rimettermi a posto i polmoni? Potrebbe<br />

riportare in vita mia moglie? Voi proprio non capite! L'unica cosa della<br />

mia vita, l'unica cosa che abbia mai avuto importanza per me, è esibirmi.<br />

L'illusione, la magia. Il mio mentore mi ha preparato alla professione per<br />

molti lunghi anni. E l'incendio mi ha portato via tutto questo. Non ho la<br />

forza per esibirmi. La mia mano è deformata. La mia voce rovinata. Chi<br />

verrebbe mai a vedermi? Quindi non posso più fare l'unica cosa per cui<br />

Dio mi ha donato del talento. Se l'unico modo che ho per esibirmi è in-


frangere la legge, allora sono prontissimo a farlo.»<br />

La Sindrome del Fantasma dell'Opera...<br />

Lanciò un'occhiata al corpo di Rhyme. «Come ti sei sentito tu dopo il<br />

tuo incidente, quando hai pensato che non avresti più potuto fare il poliziotto?»<br />

Rhyme rimase in silenzio. Ma le parole del killer avevano colpito nel<br />

segno. Come si era sentito? Aveva provato la stessa rabbia che animava<br />

Erick Weir, sì. E, era vero, dopo l'incidente il concetto di bene e male era<br />

svanito completamente. Perché non diventare un criminale? Si era domandato<br />

nella follia della furia e della depressione. Poteva trovare prove meglio<br />

di chiunque altro sulla faccia della Terra. E questo significa anche che<br />

le poteva manipolare. Avrebbe potuto commettere il crimine perfetto...<br />

Alla fine, naturalmente, grazie a persone come Terry Dobyns e altri dottori<br />

e colleghi poliziotti — e grazie alla sua stessa anima — quei pensieri<br />

erano svaniti. Sì, sapeva esattamente di cosa stava parlando Weir. Ma anche<br />

nei più cupi momenti di rabbia, non aveva mai preso in considerazione<br />

l'idea di uccidere un essere umano — se stesso escluso, naturalmente.<br />

«E così hai venduto il tuo talento come un mercenario?»<br />

Weir parve rendersi conto di aver perso il controllo per un attimo e di<br />

aver detto troppo. Si rifiutò di aggiungere altro.<br />

La rabbia ebbe la meglio su Amelia, che si avvicinò alla lavagna e strappò<br />

alcune foto delle prime due vittime. Sbattendole in faccia a Weir, ringhiò:<br />

«Hai ucciso questa gente solo per creare una diversione? Non significavano<br />

niente per te».<br />

Weir sostenne il suo sguardo, imperturbabile. Poi si guardò attorno e rise.<br />

«Pensate davvero di potermi tenere in una prigione? Sapete che come<br />

sfida Harry Houdini si fece spogliare completamente e mettere nel braccio<br />

della morte, a Washington, D.C.? Fuggì dalla sua cella così in fretta che<br />

ebbe il tempo di aprire tutte le altre porte e di far cambiare cella ai vari prigionieri,<br />

prima che le persone che lo avevano sfidato tornassero dal pranzo.»<br />

Sellitto intervenne: «Già, be', quello è stato molto tempo fa. Siamo un<br />

po' più sofisticati, adesso». Si rivolse a Rhyme e ad Amelia. «Lo porterò<br />

alla centrale, così vedremo se ha qualcos'altro da raccontarci.»<br />

Ma mentre si dirigevano verso la porta, Rhyme ordinò: «Aspetta». Il suo<br />

sguardo era fisso sulla tabella delle prove.<br />

«Cosa c'è?» chiese Sellitto.<br />

«Quando è sfuggito a Larry Burke, dopo essere scappato dalla fiera, lo


ha fatto togliendosi le manette.»<br />

«Esatto.»<br />

«Abbiamo trovato della saliva, ricordi? Controllagli la bocca. Potrebbe<br />

nasconderci un grimaldello o una chiave.»<br />

«Non ho niente. Sul serio», ribatté Weir.<br />

Sellitto si mise i guanti di lattice che gli aveva passato Mel Cooper. «Apri<br />

la bocca. Se mi mordi, ti farò svanire le palle. Mi hai capito? Un morso<br />

e addio alle palle.»<br />

«Capito.» Il Negromante aprì la bocca e Sellitto la illuminò con una piccola<br />

torcia esaminandola attentamente. «Niente.»<br />

Rhyme disse: «C'è un altro posto che dovremmo controllare».<br />

Sellitto grugnì. «Mi assicurerò che ci pensino alla centrale, Linc. Ci sono<br />

cose che non sono disposto a fare, vista la paga che ricevo.»<br />

Mentre il detective conduceva Weir verso la porta, Kara li fermò. «Un<br />

momento. Controllategli i denti. Toccateglieli. Soprattutto i molari.»<br />

Weir si irrigidì mentre Sellitto si avvicinava. «Non potete farlo.»<br />

«Apri la bocca», sbottò il detective corpulento. «Oh, l'avvertimento sulle<br />

palle è ancora valido.»<br />

Il Negromante sospirò. «Il molare superiore destro. Alla mia destra, voglio<br />

dire.»<br />

Sellitto lanciò un'occhiata a Rhyme, poi infilò lentamente la mano in<br />

bocca al killer. Quando le dita riemersero stringevano un dente finto. All'interno<br />

c'era un pezzettino di metallo piegato. Sellitto lo lasciò cadere su<br />

un vassoio da analisi e rimise a posto il dente.<br />

Il detective disse: «È molto piccolo. Avrebbe davvero potuto usarlo?»<br />

Kara esaminò il pezzetto di metallo. «Oh, avrebbe potuto usarlo per aprire<br />

un paio di manette regolamentari in circa quattro secondi.»<br />

«Ne sai una più del diavolo, Weir, andiamo.»<br />

Rhyme ebbe un'idea. «Ehi, Lon.» Il detective gli lanciò un'occhiata.<br />

«Non pensi che il fatto che ci abbia aiutati a trovare il dente finto possa essere<br />

una piccola diversione?»<br />

Kara annuì. «Hai ragione.»<br />

Weir fece un'espressione disgustata mentre Sellitto cercava di nuovo.<br />

Questa volta controllò ogni dente. Trovò un secondo pezzetto di metallo in<br />

un altro dente finto sulla parte sinistra dell'arcata inferiore.<br />

«Farò in modo che ti mettano in una cella veramente speciale», disse il<br />

detective con aria minacciosa. Poi chiamò un altro agente nella stanza e gli<br />

ordinò di chiudere due paia di manette attorno alle caviglie di Weir.


«Così non posso camminare», si lamentò il Negromante, con voce affaticata.<br />

«Piccoli passi», disse Sellitto freddamente. «Fa' piccoli passi.»<br />

33<br />

L'uomo prese il messaggio al ristorante sulla Route 244, dove riceveva e<br />

faceva tutte le sue telefonate, dato che non aveva né voleva avere un telefono<br />

nella sua roulotte — non si fidava dei telefoni.<br />

Talvolta trascorreva un po' di tempo prima che passasse a ritirare i messaggi,<br />

ma visto che quel giorno stava aspettando una telefonata molto importante,<br />

si era precipitato all'Elma's Diner subito dopo la lettura della<br />

Bibbia.<br />

Hobbs Wentworth era un uomo grande come un orso con una rada barba<br />

rossa che gli copriva il volto e i capelli ricci più chiari della barba. Nessuno<br />

a Canton Falls, New York, avrebbe mai usato la parola «carriera» in relazione<br />

con Hobbs, il che però non significava che non lavorasse come un<br />

mulo. Valeva tutto il denaro che costava, a patto che il lavoro fosse all'aperto,<br />

non richiedesse troppi sforzi mentali e che il suo datore di lavoro<br />

fosse un cristiano bianco.<br />

Hobbs era sposato con una donna silenziosa, insignificante, di nome<br />

Cindy, che passava la maggior parte del tempo a occuparsi dell'istruzione<br />

dei figli, a cucinare, a cucire e a stare in compagnia di amiche che vivevano<br />

esattamente come lei. Hobbs trascorreva la maggior parte del tempo a<br />

lavorare e a cacciare e passava le serate con gli amici, a bere e a discutere<br />

(anche se in realtà non erano vere e proprie discussioni dato che lui e i suoi<br />

amici si trovavano quasi sempre d'accordo su tutto).<br />

Hobbs viveva da sempre a Canton Falls e amava la sua città. C'erano ottimi<br />

posti per cacciare e praticamente nessun controllo. Le persone erano<br />

serie e gentili e sapevano distinguere le loro teste dai loro posteriori.<br />

Hobbs aveva molte opportunità di fare le cose che gli piacevano. Come insegnare<br />

catechismo, per esempio. Non era andato oltre la terza media e<br />

non avrebbe mai immaginato che qualcuno potesse pensare di chiedergli di<br />

insegnare qualcosa.<br />

Ma a quanto pareva aveva talento per insegnare religione ai ragazzini.<br />

Non faceva sessioni di preghiera o canti del genere «Gesù-mi-ama-questolo-so...»<br />

No, tutto ciò che faceva era raccontare loro storie della Bibbia.<br />

Aveva subito colpito nel segno, grazie soprattutto al suo rifiuto di unifor-


marsi. Per esempio, nel suo racconto Gesù, invece di sfamare la folla con<br />

due pesci e cinque pani, andava a caccia e uccideva un cervo, lo sventrava<br />

e lo cucinava personalmente nella piazza della città. (Per illustrare quel<br />

racconto, Hobbs aveva portato il suo arco Clearwater MX Flex in classe e,<br />

chunk, aveva conficcato una freccia dalla punta di acciaio temperato nella<br />

parete della classe con grande gioia dei ragazzi.)<br />

Dopo aver finito proprio una di queste lezioni era entrato all'Elma's.<br />

La cameriera gli si avvicinò. «Ehi, Hobbs. Torta?»<br />

«No, portami un Vernors e un'omelette al formaggio. Doppio formaggio.<br />

Ehi, mi ha cercato qualcuno al tele...»<br />

Prima che potesse finire, la cameriera gli diede un foglio di carta su cui<br />

erano scritte le parole: Chiamami — JB.<br />

«Quello era Jeddy?» chiese lei. «Sembrava proprio lui. Da quando c'è in<br />

giro la polizia, non l'ho più visto.»<br />

Lui ignorò la domanda borbottando: «Aspetta un minuto con la mia ordinazione».<br />

Mentre si avvicinava al telefono pubblico, cercando qualche<br />

moneta nelle tasche dei jeans, la sua mente tornò a un pranzo di due settimane<br />

prima al Riverside Inn di Bedford Junction. Era stato insieme a<br />

Frank Stemple, a Jeddy Barnes di Canton Falls e a un uomo di nome Erick<br />

Weir che Barnes in seguito aveva cominciato a chiamare l'Uomo Magico<br />

dato che era proprio un prestigiatore professionista.<br />

Quel giorno Barnes aveva reso Hobbs felice e orgoglioso, sorridendogli<br />

e alzandosi in piedi quando lui era arrivato, dicendo a Weir: «Ecco, signore,<br />

le presento il miglior tiratore della contea. Per non parlare della sua abilità<br />

con l'arco. Ed è un elemento dannatamente indispensabile».<br />

Hobbs era rimasto seduto a mangiare quel fantastico cibo in quel fantastico<br />

ristorante, orgoglioso ma anche nervoso (non aveva mai nemmeno<br />

osato sognare di mangiare al Riverside, prima di allora), conficcando la<br />

forchetta nel piatto del giorno e ascoltando Barnes e Stemple che gli spiegavano<br />

come avevano conosciuto Weir. Era una specie di soldato mercenario,<br />

cosa di cui Hobbs sapeva tutto dato che era abbonato a Soldato di<br />

Ventura. Aveva notato le cicatrici sul collo dell'uomo e le dita deformate e<br />

si era chiesto che tipo di combattimento gli avesse causato quei danni. Del<br />

Napalm, forse.<br />

In un primo momento Barnes era stato riluttante a incontrarsi con Weir,<br />

pensando a una trappola. Ma l'Uomo Magico lo aveva messo a suo agio<br />

dicendogli di guardare il notiziario in un particolare giorno. La storia di<br />

punta era stata l'omicidio di un giardiniere messicano — un immigrato


clandestino — che lavorava per una ricca famiglia di una città poco lontano.<br />

Weir aveva portato a Barnes il portafogli della vittima. Un trofeo, come<br />

le corna di un cervo.<br />

Weir era stato chiaro fin dall'inizio. Aveva detto loro di aver scelto il<br />

messicano a causa del punto di vista di Barnes sugli immigrati ma gli aveva<br />

precisato che personalmente non credeva nella loro causa — il suo interesse<br />

primario era quello di fare soldi con il suo talento. Il che andava benissimo<br />

a tutti. Durante il pranzo, l'Uomo Magico aveva esposto il suo<br />

piano su Charles Grady, quindi aveva stretto la mano a tutti e tre e se n'era<br />

andato. Dopo qualche giorno Barnes e Stemple avevano mandato il depravato<br />

reverendo Swensen a New York con il compito di uccidere Grady sabato<br />

sera. Come previsto, non era riuscito a portare a termine il suo incarico.<br />

Hobbs avrebbe dovuto restare in attesa, aveva detto il signor Weir. «Nel<br />

caso ci fosse bisogno di lei.»<br />

E a quanto pareva adesso era così. Compose il numero del cellulare usato<br />

da Barnes, intestato a qualcun altro, e senti un brusco: «Sì?»<br />

«Sono io.»<br />

Dal momento che la polizia di Stato stava cercando Barnes in tutta la<br />

contea, avevano deciso di ridurre al minimo le conversazioni telefoniche.<br />

«Devi fare quello di cui abbiamo parlato a pranzo», disse Barnes.<br />

«Uh uh. Devo andare al lago.»<br />

«Esatto.»<br />

«Devo andare al lago e portare con me l'attrezzatura da pesca?» domandò<br />

Hobbs.<br />

«Esatto.»<br />

«Sissignore. Quando?»<br />

«Adesso. Subito.»<br />

«D'accordo.»<br />

Barnes troncò la comunicazione e Hobbs cambiò la sua ordinazione<br />

chiedendo un caffè e un sandwich con uova, bacon e doppio formaggio, da<br />

portar via. Quando Jeddy Barnes diceva subito intendeva dire che dovevi<br />

fare quello che dovevi fare subito.<br />

Quando il cibo fu pronto, Hobbs uscì, mise in moto il pick-up e si diresse<br />

velocemente verso l'autostrada. Doveva fare una sola tappa, alla roulotte.<br />

Avrebbe preso la sua vecchia Dodge registrata a nome di qualcuno che<br />

non esisteva nemmeno e si sarebbe diretto in tutta fretta al «lago», che non<br />

era affatto un lago bensì un punto preciso di New York.


Proprio come «l'attrezzatura da pesca» che avrebbe portato con sé non<br />

aveva niente a che vedere con la pesca.<br />

Di nuovo alle Tombe.<br />

Da una parte del tavolo inchiodato al pavimento sedeva un cupo Joe<br />

Roth, il paffuto avvocato di Andrew Constable.<br />

Dall'altra parte sedeva Charles Grady, affiancato dal suo secondo, Roland<br />

Bell. Amelia Sachs era in piedi; lo squallore della stanza degli interrogatori,<br />

con le sue finestre itteriche e lattiginose, faceva riaffiorare in lei<br />

quell'opprimente senso di claustrofobia che l'aveva atterrita al Cirque Fantastique:<br />

nervosa, continuava a dondolarsi avanti e indietro.<br />

La porta si aprì e una guardia fece entrare Constable, liberandogli le mani<br />

e amanettandogliele di nuovo sul davanti. Quindi tornò in corridoio e richiuse<br />

la porta con forza.<br />

«Non ha funzionato», fu la prima cosa che disse Grady al prigioniero.<br />

Una voce calma, stranamente distaccata, pensò Amelia, soprattutto considerando<br />

il fatto che la sua famiglia per poco non era stata sterminata.<br />

«Cosa non ha...?» cominciò Constable. «State parlando di quell'idiota di<br />

Ralph Swensen?»<br />

«No, stiamo parlando di Erick Weir», disse Grady.<br />

«Chi?» Sul volto dell'uomo apparve un'espressione di sincera perplessità.<br />

Il procuratore raccontò dell'attentato alla sua famiglia messo in atto dall'ex<br />

illusionista trasformatosi in killer professionista.<br />

«No, no, no... Non avevo niente a che fare con Swensen. E non ho niente<br />

a che fare con questo tizio.» L'uomo guardò disperato il malconcio ripiano<br />

del tavolo. Accanto alle sue mani c'erano alcuni graffiti incisi nella vernice<br />

grigia. Sembravano una A, una C e parte di una K. «Gliel'ho detto fin dall'inizio,<br />

Charles, ci sono alcune persone che ho conosciuto in passato che<br />

hanno perso il controllo. Vedono lei e lo Stato come nemici — nemici che<br />

collaborano con gli ebrei, gli afroamericani o quant'altri — e distorcono le<br />

mie parole usandomi come pretesto per prendersela con lei.» A bassa voce<br />

aggiunse: «Sono pronto a ripeterglielo. Le giuro che non ho niente a che<br />

fare con tutto questo».<br />

Roth si rivolse al procuratore. «Non facciamo giochetti qui, Charles. Stai<br />

bluffando. Se hai qualcosa che colleghi il mio cliente a quello che è successo<br />

nel tuo appartamento, allora...»<br />

«Questo Weir ha ucciso due persone ieri, oltre a un agente di polizia. Ri-


schia la pena di morte.»<br />

Constable fece una smorfia. Il suo avvocato aggiunse bruscamente: «Be',<br />

mi dispiace molto. Ma a quanto posso notare non avete accusato di niente<br />

il mio cliente. Perché non avete prove che lo colleghino a Weir, giusto?»<br />

Grady ignorò quel commento e continuò: «Proprio in questo momento<br />

stiamo negoziando con Weir perché ci fornisca le prove».<br />

Constable squadrò Amelia dall'alto in basso. Sembrava disperato, e il<br />

suo sguardo suggeriva una richiesta di aiuto. Forse sperava che lei potesse<br />

essere la voce femminile della ragione, ma lei rimase in silenzio, proprio<br />

come Bell. Il loro compito non era quello di discutere con i criminali. Il<br />

detective era lì per tenere d'occhio Grady e per scoprire qualcosa di più<br />

sull'attentato e su possibili futuri attentati alla vita del procuratore distrettuale.<br />

Amelia era lì nella speranza di scoprire qualcosa di più su Constable<br />

e i suoi complici, in modo da poter chiarire meglio la posizione di Weir.<br />

Inoltre, era venuta spinta dalla curiosità di conoscere quell'uomo — un<br />

uomo che le era stato descritto come l'incarnazione stessa del male e che<br />

tuttavia sembrava ragionevole, comprensivo e sinceramente turbato dagli<br />

eventi degli ultimi giorni. Rhyme sapeva accontentarsi di studiare solo le<br />

prove; non aveva alcun interesse nell'esaminare la mente o l'anima di un<br />

sospetto. Amelia, però, era affascinata dalla questione del bene e del male.<br />

Quello che stava guardando era un uomo innocente o un nuovo Adolf Hitler?<br />

Constable scosse la testa. «Ascolti, non ha alcun senso che io cerchi di<br />

ucciderla. Lo Stato la rimpiazzerebbe subito con un altro procuratore distrettuale.<br />

Il processo continuerebbe e mi ritroverei anche con un'accusa di<br />

omicidio. Perché mai dovrei volere una cosa del genere? Per quale ragione<br />

dovrei volere la sua morte?»<br />

«Perché lei è un bigotto e un assassino e...»<br />

Constable lo interruppe in tono accalorato. «Stia a sentire. Ho sopportato<br />

molte cose, signore. Sono stato arrestato, umiliato davanti alla mia famiglia.<br />

Ho subito abusi qui dentro e sui giornali. E vuole sapere qual è stato il<br />

mio unico crimine?» Fissò Grady negli occhi. «Aver posto domande scomode.»<br />

«Andrew.» Roth gli appoggiò una mano sul braccio. Ma con un rumoroso<br />

tintinnio di manette, il prigioniero si divincolò. Era indignato e non c'era<br />

modo di fermarlo. «In questo momento, in questa stanza, commetterò gli<br />

unici crimini di cui mi sia mai macchiato. Primo crimine: le chiederò se<br />

non è d'accordo con me sul fatto che il governo stia perdendo il contatto


con la gente. È questo che accade quando ai poliziotti viene concesso il potere<br />

di infilare un manico di scopa nel retto di un prigioniero di colore —<br />

un prigioniero innocente, per di più.»<br />

«Sono stati arrestati», commentò Grady in tono piatto.<br />

«Mandare quei poliziotti in galera non restituirà a quel pover'uomo la<br />

sua dignità, giusto? E quanti di loro non verranno mai presi... Guardi cos'è<br />

successo a Washington. Lasciano che i terroristi entrino nel nostro Paese<br />

con l'intenzione di ucciderci e noi abbiamo paura di offenderli, di costringerli<br />

a farsi prendere le impronte digitali e a portare documenti di identità...<br />

Vuole un altro crimine? Lasci che le chieda perché non ammettiamo<br />

che esiste una differenza tra le razze e le culture. Non ho mai detto che una<br />

razza sia migliore o peggiore di un'altra. Ho detto che i risultati sono pessimi<br />

quando si cerca di mescolarle.»<br />

«Ci siamo sbarazzati della segregazione parecchi anni fa», commentò<br />

Bell. «È un crimine, sa.»<br />

«Era un crimine anche vendere liquori, detective. Era un crimine anche<br />

lavorare la domenica. E non era un crimine far lavorare bambini di dieci<br />

anni nelle fabbriche. Poi la gente è diventata più saggia e ha cambiato<br />

quelle leggi perché non riflettevano la natura umana.»<br />

Si sporse in avanti e spostò lo sguardo da Bell ad Amelia. «I miei due<br />

amici poliziotti qui... Lasciate che faccia a voi una domanda scomoda. Ricevete<br />

una chiamata a proposito di un uomo che ha ucciso qualcuno e<br />

l'uomo in questione è un nero o un ispanico. Lo vedete in un vicolo. Be',<br />

ditemi, il vostro indice non si stringe un po' più forte attorno al grilletto<br />

della pistola di quanto si stringerebbe se fosse un bianco? E nel caso sia un<br />

bianco e abbia un'aria intelligente — se ha ancora tutti i denti e non indossa<br />

abiti che puzzano di piscio vecchio — be', allora, non impiegate un po'<br />

più di tempo a tirare il grilletto? E non lo perquisite un po' meno bruscamente?»<br />

Il prigioniero si appoggiò allo schienale della sedia e scosse la testa. «E<br />

questo il mio crimine. Niente di più. L'abitudine di porre domande come<br />

queste.»<br />

Grady disse cinicamente: «Ottima recitazione, Andrew. Ma prima che ti<br />

giochi la carta della persecuzione, che cosa mi dici del fatto che Erick<br />

Weir ha pranzato due settimane fa con altre tre persone al Riverside Inn di<br />

Bedford Junction? A due chilometri dalla sede dell'Alleanza Patriottica di<br />

Canton Falls e a cinque da casa sua».<br />

Constable batté le palpebre. «Il Riverside Inn?» Guardò fuori dalla fine-


stra talmente sudicia che era impossibile capire se il cielo fosse azzurro,<br />

giallo di inquinamento o grigio di pioggia.<br />

Grady socchiuse gli occhi. «Cosa c'è? Sa qualcosa a proposito di quel<br />

posto?»<br />

«Io...» Il suo avvocato gli toccò il braccio per zittirlo. Si scambiarono<br />

qualche parola a bassa voce.<br />

Grady non riuscì a impedirsi di insistere. «Conosce qualcuno che mangia<br />

abitualmente lì?»<br />

Constable lanciò un'occhiata a Roth che scosse la testa e il prigioniero<br />

rimase in silenzio.<br />

Dopo un momento, il procuratore domandò: «Com'è la tua cella, Andrew?»<br />

«La mia...»<br />

«La tua cella qui.»<br />

«Non mi interessa un granché. Come penso che sappia.»<br />

«In prigione è peggio. E tu dovrai stare in isolamento perché alla popolazione<br />

di colore del carcere piacerebbe molto...»<br />

«Andiamo, Charles», disse Roth in tono stanco. «Non ce n'è bisogno.»<br />

Il procuratore proseguì: «Be', Joe, ne ho avuto abbastanza. Non ho sentito<br />

altro che 'io non ho fatto questo, io non ho fatto quello... Qualcuno sta<br />

cercando di incastrarmi, qualcuno mi sta usando'. Be', se è così...» si rivolse<br />

direttamente a Constable «... alza il culo e dimostramelo. Dimostrami<br />

che non hai avuto niente a che fare col tentato omicidio della mia famiglia<br />

e dammi i nomi dei responsabili, e poi potremo parlare.»<br />

Un altro breve consulto a bassa voce tra cliente e avvocato.<br />

Roth alla fine disse: «Il mio cliente deve fare alcune telefonate. A seconda<br />

di quello che scopriremo, potrebbe prendere in considerazione l'idea<br />

di collaborare».<br />

«Non è abbastanza. Voglio dei nomi, adesso.»<br />

Turbato, Constable si rivolse direttamente a Grady. «È così che dev'essere.<br />

Devo esserne sicuro.»<br />

«Hai paura di dover tradire qualche tuo amico, vero?» chiese freddamente<br />

il procuratore. «Be', dici sempre che ti piace porre domande scomode.<br />

Lascia che ne faccia io una a te: che razza di amici sono, se sono disposti a<br />

mandarti in prigione per il resto dei tuoi giorni?» Si alzò. «Se non avrò tue<br />

notizie entro le nove di stasera, domani inizierà il processo, come previsto.»


34<br />

Non era un grande palcoscenico.<br />

Quando David Balzac dieci anni prima aveva smesso di esibirsi e aveva<br />

comprato lo Smoke & Mirrors, aveva fatto costruire un piccolo teatro nella<br />

parte posteriore del negozio. Balzac non aveva una licenza per le esibizioni<br />

così non poteva far pagare i biglietti, ma gli piaceva comunque organizzare<br />

degli spettacoli lì — ogni domenica pomeriggio e ogni giovedì sera — in<br />

modo che i suoi studenti potessero salire su un palcoscenico e fare esperienza.<br />

Kara sapeva che fare pratica a casa ed esibirsi in un vero spettacolo erano<br />

due esperienze diverse come il giorno e la notte. Quando ci si trova in<br />

presenza di un pubblico accade qualcosa di inspiegabile. Trucchi impossibili<br />

che a casa sbagli di continuo funzionano alla perfezione grazie a qualche<br />

misteriosa adrenalina spirituale che si impossessa delle tue mani e proclama:<br />

«Non puoi mandare a puttane questo numero».<br />

Al contrario, in un'esibizione potevi sbagliare un trucco semplicissimo,<br />

come la caduta della moneta francese, una manovra così elementare che<br />

non avresti mai pensato di dover preparare un'uscita nel caso qualcosa andasse<br />

storto.<br />

Un'alta e larga tenda nera separava la zona del teatro da quella del negozio<br />

vero e proprio. Di tanto in tanto veniva mossa da una corrente d'aria,<br />

quando la porta d'ingresso si apriva e si richiudeva con un debole «bipbip»<br />

emesso dalla fotocellula sullo stipite.<br />

Erano quasi le quattro di domenica pomeriggio e gli spettatori stavano<br />

entrando nel teatro e prendendo posto — cominciando sempre dal fondo<br />

(negli spettacoli di magia e illusionismo, nessuno vuole mai sedersi nelle<br />

prime file per paura di essere scelto come «volontario» per un qualche<br />

numero).<br />

Da dietro il sipario, Kara sbirciò il palco. Le pareti nere erano consumate<br />

e segnate e il pavimento di legno quercia imbarcato era coperto di decine<br />

di pezzi di nastro di mascheramento lasciati dagli illusionisti per nascondere<br />

i loro movimenti durante le prove. Come fondale solo un malconcio telone<br />

porpora. E il palco stesso era molto piccolo: tre metri per quattro.<br />

Eppure per Kara era la Carnegie Hall o l'MGM Grand, ed era pronta a<br />

dare al suo pubblico tutta se stessa.<br />

Come gli artisti del vaudeville o i prestigiatori, gli illusionisti di solito si<br />

limitano a eseguire una serie di numeri. Per quanto i trucchi possano essere


studiati con cura in modo da far crescere l'eccitazione in attesa del finale,<br />

Kara aveva la sensazione che quell'approccio fosse come stare a guardare<br />

uno spettacolo di fuochi artificiali — ogni esplosione più o meno spettacolare<br />

ma nel complesso poco soddisfacente dal punto di vista emotivo, perché<br />

non c'era un vero e proprio tema o una continuità a legare le esplosioni.<br />

Lo spettacolo di un illusionista dovrebbe raccontare una storia: ogni<br />

trucco pensato in modo da condurre al successivo, i numeri già eseguiti<br />

che ritornano nel finale per offrire agli spettatori un'ultima sorpresa capace<br />

di lasciarli senza fiato.<br />

Ora stavano entrando altre persone. Kara si chiese quanti spettatori ci sarebbero<br />

stati quel giorno, anche se per lei non faceva davvero differenza.<br />

Amava l'aneddoto a proposito di Robert-Houdin, che una sera era salito sul<br />

palco e si era esibito davanti a tre soli spettatori. Non aveva cambiato il<br />

suo spettacolo e si era esibito come se il teatro fosse stato pieno... c'era stato<br />

solo un piccolo cambiamento nel finale: aveva invitato gli spettatori a<br />

cena a casa sua.<br />

Kara era sicura dei suoi numeri: il signor Balzac le faceva fare pratica<br />

per settimane anche per quelle piccole esibizioni. E ora, negli ultimi minuti<br />

che restavano prima che si alzasse il sipario, la giovane non stava pensando<br />

ai suoi trucchi ma stava scrutando il pubblico, godendosi quel momento<br />

di tranquillità mentale. Sapeva di non avere il diritto di sentirsi così a suo<br />

agio. C'erano molte ragioni per cui non avrebbe dovuto essere così soddisfatta:<br />

le condizioni di sua madre stavano peggiorando. Così come i suoi<br />

problemi economici. La lentezza dei suoi progressi agli occhi del signor<br />

Balzac. Il ragazzo del brunch a letto che se n'era andato tre settimane prima<br />

promettendole che l'avrebbe chiamata. Davvero. Te lo prometto.<br />

Ma il trucco del Ragazzo <strong>Scomparso</strong>, così come quello dei Soldi Evaporati<br />

e della Madre Distrutta, non potevano toccarla in quel momento.<br />

Non finché era sul palco.<br />

Niente aveva importanza per lei se non la sfida di materializzare una certa<br />

espressione sui volti degli spettatori. Kara poteva vederlo chiaramente:<br />

un leggero sorriso sulle labbra, gli occhi sgranati per la sorpresa, le sopracciglia<br />

aggrottate per la più importante delle domande che ci si pone durante<br />

uno spettacolo di illusionismo: Come ha fatto?<br />

Nella magia close-up ci sono certi gesti di destrezza noti come «togli e<br />

metti». Si crea l'effetto della metamorfosi di un oggetto semplicemente togliendo<br />

l'originale e mettendo al suo posto un secondo oggetto, anche se il<br />

pubblico crede di aver assistito a una vera e propria trasformazione. E


quella era esattamente la filosofia di Kara nelle sue esibizioni: toglieva la<br />

tristezza, la noia e la rabbia al pubblico sostituendole con la gioia, la sorpresa<br />

e la serenità, trasformando gli spettatori in persone che avevano il<br />

cuore colmo di felicità, per quanto fugace potesse essere.<br />

Era quasi ora di cominciare. Kara guardò di nuovo oltre il sipario.<br />

I posti erano quasi tutti occupati, notò sorpresa. In belle giornate come<br />

quella di solito gli spettatori non erano numerosi. Fu felice quando arrivò<br />

Jaynene, l'infermiera della casa di cura; la sua enorme sagoma per un attimo<br />

bloccò l'entrata. Con lei c'erano diverse altre infermiere della Stuyvesant<br />

Manor. Entrarono nel piccolo teatro e presero posto. C'erano anche altri<br />

amici di Kara, alcuni della rivista e altri vicini di casa del suo palazzo di<br />

Greenwich Street.<br />

Poi, poco dopo le quattro, la tenda nera si scostò ed entrò l'ultimo spettatore...<br />

l'ultima persona che Kara si sarebbe mai aspettata di vedere lì.<br />

«È accessibile», commentò Lincoln Rhyme seccamente, fermando la sua<br />

lucida Storm Arrow a metà del corridoio del teatro dello Smoke & Mirrors.<br />

«Nessuna causa per violazione della legge sui diritti dei disabili, oggi.»<br />

Un'ora prima aveva sorpreso Amelia e Thom proponendo di recarsi al<br />

negozio con il furgone — il Rollx dotato di rampa — per assistere all'esibizione<br />

di Kara.<br />

Poi aveva aggiunto: «Anche se è un crimine passare al chiuso un così<br />

bel pomeriggio di primavera».<br />

Quando Amelia e Thom lo avevano fissato sbalorditi — anche prima<br />

dell'incidente, era capitato di rado che Rhyme passasse uno splendido pomeriggio<br />

di primavera all'aperto — aveva detto: «Sto scherzando. Puoi andare<br />

a prendere il furgone, Thom?»<br />

«Me lo hai quasi chiesto per favore, incredibile», aveva detto l'assistente.<br />

Mentre si guardava attorno nello squallido teatro, notò una grassa donna<br />

di colore che lo stava fissando. La donna si alzò lentamente e li raggiunse,<br />

andando a sedersi accanto ad Amelia, stringendole la mano e salutando<br />

Rhyme con un cenno del capo. Gli chiese se fossero gli agenti di polizia di<br />

cui Kara le aveva parlato. Lui rispose di sì e fece le presentazioni.<br />

La donna si presentò a sua volta: si chiamava Jaynene ed era un'infermiera<br />

che lavorava nella casa di cura e di riabilitazione per persone anziane<br />

in cui viveva la madre di Kara.


Jaynene si accorse dell'occhiataccia che le lanciò Rhyme nel sentire<br />

quella descrizione, e disse: «Oooops. Ho detto davvero così? Volevo dire<br />

'casa di cura per vecchi'».<br />

«Mi sono laureato al CASIT», disse il criminologo.<br />

La donna aggrottò le sopracciglia e alla fine scosse la testa. «Non l'ho<br />

mai sentito nominare.»<br />

Thom spiegò: «È il Centro Alleviamento Sofferenze da Incidente Traumatico».<br />

«Io lo chiamo Centro Sostegno Storpi», specificò Lincoln.<br />

«Non gli faccia caso, è un provocatore nato», aggiunse Thom.<br />

«Ho lavorato in un'unità di riabilitazione per lesioni alla spina dorsale.<br />

Ci piacevano i pazienti che ci davano il tormento. Erano quelli sempre silenziosi<br />

e di buonumore che ci spaventavano.»<br />

Perché, rifletté Rhyme, erano proprio quelli che si facevano versare un<br />

centinaio di pastiglie di Seconal nei drink dai loro amici. O che, se avevano<br />

ancora l'uso di una mano, versavano acqua sulle luci pilota delle loro<br />

stufe e aprivano il gas.<br />

Jaynene chiese a Rhyme: «Lei è un C4?»<br />

«Esatto.»<br />

«Respira autonomamente. Sono contenta per lei.»<br />

«La madre di Kara è qui?» chiese Amelia guardandosi attorno.<br />

Jaynene si accigliò per un attimo e disse: «Be', no».<br />

«Non viene mai a vedere sua figlia?»<br />

Cautamente, la donna rispose: «Sua madre non si occupa della carriera<br />

di Kara».<br />

«Kara mi ha detto che è malata. Sta migliorando?» intervenne Rhyme.<br />

«Sì, un po'», rispose la donna.<br />

C'era molto altro da aggiungere, Rhyme ne era sicuro, ma il tono dell'infermiera<br />

lasciava capire che non aveva intenzione di discutere di faccende<br />

riservate con degli sconosciuti.<br />

In quel momento le luci si abbassarono e il silenzio calò nel teatro.<br />

Un uomo dai capelli bianchi salì sul palco. Malgrado l'età e i segni di<br />

una vita dura — un naso da bevitore e una barba macchiata di tabacco —<br />

gli occhi erano acuti e vivaci e il portamento elegante mentre si avvicinava<br />

al centro del palco con la sicurezza di un artista. Si fermò accanto all'unico<br />

oggetto che si trovava in scena — una colonna in stile classico di legno intarsiato.<br />

Il teatro era misero ma l'uomo indossava un abito di sartoria, come<br />

se la sua regola d'oro fosse quella di apparire sempre al meglio quando si


presentava davanti al pubblico.<br />

Ah, dedusse Rhyme, il famigerato mentore, David Balzac. L'uomo non<br />

si presentò ma osservò gli spettatori per un attimo, indugiando su Rhyme<br />

più a lungo che sugli altri. Qualsiasi cosa stesse pensando, però, restò indecifrabile<br />

e Balzac distolse lo sguardo. «Oggi, signore e signori, ho il piacere<br />

di presentarvi la mia apprendista più promettente. Kara studia con me<br />

da più di un anno ormai. Si esibirà per voi con alcune delle illusioni più<br />

esoteriche della storia della nostra professione — così come con alcune di<br />

mia invenzione e con alcune create da lei. Non lasciatevi sorprendere...»<br />

uno sguardo demoniaco che sembrò diretto proprio a Rhyme «... o choccare<br />

da ciò a cui assisterete oggi. E ora, signore e signori... vi presento... Kara.»<br />

Lincoln aveva deciso di assistere allo spettacolo in veste di scienziato.<br />

Avrebbe tentato di scoprire la meccanica delle illusioni, di notare lo svolgimento<br />

dei trucchi, il modo in cui le carte e le monete venivano fatte sparire<br />

e come venivano nascosti i costumi per i numeri di trasformismo. Kara<br />

aveva ancora numerosi punti di vantaggio su di lui nel gioco Scopri la<br />

Mossa che senza alcun dubbio non sapeva nemmeno di stare giocando.<br />

La giovane comparve sul palco. Indossava una tuta nera aderente con la<br />

sagoma di una falce di luna ricamata sul petto sotto un drappo lucido e trasparente<br />

simile a una toga romana. Rhyme non aveva mai considerato Kara<br />

attraente, meno che mai sexy, ma quell'abbigliamento era molto sensuale.<br />

La ragazza si muoveva come una danzatrice, veloce e aggraziata. Fece<br />

una lunga pausa esaminando lentamente il pubblico. Diede l'impressione di<br />

osservare gli spettatori a uno a uno. La tensione cominciò a crescere. Alla<br />

fine, in tono teatrale disse: «Il cambiamento... come ci affascina. L'alchimia...<br />

trasformare i metalli vili in oro...» Sollevò una moneta d'argento. Vi<br />

richiuse attorno le dita e quando le riaprì sul palmo c'era una moneta d'oro<br />

che lanciò in aria; volteggiando su se stessa la moneta si trasformò in una<br />

pioggia di coriandoli dorati.<br />

Applausi e mormoni di sorpresa da parte degli spettatori.<br />

«La notte...» Le luci si abbassarono all'improvviso fino a spegnersi e un<br />

attimo dopo, non più di pochi secondi, si riaccesero «... che diventa giorno.»<br />

Kara ora indossava una tuta quasi identica, solo che era dorata e sul<br />

petto al posto della luna c'erano delle stelle. Rhyme non poté impedirsi una<br />

risata per la rapidità del cambio d'abito. «La vita...» Una rosa rossa apparve<br />

nella sua mano «... che diventa morte...» Richiuse le mani attorno alla<br />

rosa trasformandola in un fiore giallastro e appassito «... che diventa vita.»


Un bouquet di fiori freschi aveva chissà come sostituito il fiore avvizzito.<br />

Kara gettò i fiori a una spettatrice deliziata. Rhyme sentì un sospiro di sorpresa:<br />

«Sono veri!»<br />

Kara abbassò le mani lungo i fianchi e osservò il pubblico con un'espressione<br />

seria sul volto. «C'è un libro», disse, mentre il pubblico seguiva ammaliato<br />

le sue parole, «un libro scritto più di duemila anni fa da un autore<br />

romano, Ovidio. Si intitola Le Metamorfosi. Come quando un bruco si trasforma<br />

in...» Aprì la mano e una farfalla volò via e sparì dietro il palco.<br />

Rhyme aveva studiato latino per quattro anni. Si ricordava quanto era<br />

stato faticoso tradurre brani del libro di Ovidio. Ricordava che era composto<br />

da una serie di quattordici o quindici brevi miti in forma poetica. Che<br />

cosa aveva intenzione di fare Kara? Una lezione sulla letteratura classica<br />

davanti a un pubblico di donne in carriera e di ragazzi che pensavano alle<br />

loro Xbox e ai loro Nintendo (anche se aveva notato che l'attenzione degli<br />

adolescenti tra il pubblico era aumentata alla vista del costume attillato di<br />

Kara).<br />

Kara continuò: «Le Metamorfosi... è un libro sul cambiamento. Che parla<br />

di persone che si trasformano in altre persone, in animali, in alberi, in<br />

oggetti inanimati. Alcune delle storie di Ovidio sono tragiche, altre sono<br />

divertenti, ma hanno tutte una cosa in comune». Una pausa, poi a voce alta:<br />

«La magia!» In un'esplosione di luce e di fumo, Kara svanì.<br />

Per i successivi quaranta minuti la giovane illusionista intrattenne gli<br />

spettatori con una serie di trucchi di destrezza e illusioni basati sulle storie<br />

del libro. Rhyme rinunciò quasi subito al suo proposito di capire i trucchi.<br />

Certo, ormai era rapito dai suoi racconti. Ma anche quando riusciva a sottrarsi<br />

alla magia di Kara e si concentrava sulle sue mani, non era in grado<br />

di individuarne i metodi. Dopo una lunga ovazione e un bis, durante il quale<br />

Kara si trasformò in una donna anziana per poi tornare normale («Da<br />

giovane a vecchia... da vecchia a giovane»), la giovane illusionista lasciò il<br />

palco. Cinque minuti dopo riapparve indossando un paio di jeans e una<br />

camicetta bianca e scese tra gli spettatori per salutare i suoi amici.<br />

Un commesso del negozio aveva preparato su un tavolo qualche caraffa<br />

di vino, di caffè e di soda insieme a un vassoio di biscotti.<br />

«Niente scotch?» domandò Rhyme, lanciando un'occhiata ai miseri rinfreschi.<br />

«Mi dispiace, signore», replicò il giovane con la barba.<br />

Amelia, con un bicchiere di vino in mano, fece un cenno a Kara che li<br />

raggiunse. «Ehi, è grandioso. Non avrei mai pensato di vedervi qui.»


«Che dire?» fece Amelia. «Semplicemente fantastico.»<br />

«Sì, eccellente», fu d'accordo Rhyme, guardando i rinfreschi. «Forse<br />

hanno del whisky da qualche parte, Thom.»<br />

Thom indicò Rhyme con un cenno e rivolgendosi a Kara: «Sei capace di<br />

trasformare il caratteraccio di una persona?» Infilò una cannuccia in uno<br />

dei due bicchieri di Chardonnay che aveva appena preso. «O questo o<br />

niente, Lincoln.»<br />

Il criminologo bevve un sorso e disse: «Mi è piaciuto il finale con la trasformazione<br />

da giovane a vecchia. Non me l'aspettavo. Temevo che alla<br />

fine ti saresti trasformata in una farfalla. Una scelta scontata».<br />

«Dovevi essere preoccupato. Con me bisogna aspettarsi l'inaspettato.<br />

Destrezza mentale, ricordi?»<br />

«Kara», disse Amelia, «devi fare un provino al Cirque Fantastique.»<br />

La giovane donna rise ma non replicò.<br />

«No, parlo sul serio... sei veramente molto dotata», insistette Amelia.<br />

Rhyme ebbe la sensazione che Kara non volesse parlarne. La ragazza<br />

disse in tono leggero: «Non c'è fretta. Molti miei colleghi commettono l'errore<br />

di fare il passo più lungo della gamba».<br />

«Andiamo a mangiare qualcosa», propose Thom. «Sto morendo di fame.<br />

Jaynene, perché non viene anche lei?»<br />

La donna grassa disse che le sarebbe piaciuto e propose un nuovo ristorante<br />

vicino alla Jefferson Market, all'incrocio tra la Sesta e la Decima.<br />

Kara invece declinò l'offerta dicendo che doveva restare a fare pratica<br />

con alcuni numeri che non aveva svolto alla perfezione durante lo spettacolo.<br />

«Non se ne parla nemmeno, ragazza», disse l'infermiera, accigliandosi.<br />

«Davvero devi lavorare?»<br />

«Solo un paio d'ore. Quell'amico del signor Balzac farà uno spettacolo<br />

privato stasera, e chiuderemo prima il negozio per assistere.» Kara abbracciò<br />

Amelia e la salutò. Si scambiarono i numeri di telefono insieme alla<br />

promessa di tenersi in contatto. Rhyme la ringraziò di nuovo per il suo aiuto<br />

nelle indagini sul caso Weir. «Non saremmo mai riusciti a prenderlo<br />

senza di te.»<br />

«Verremo a vedere i tuoi spettacoli a Las Vegas», disse Thom.<br />

Rhyme incominciò a dirigere la Storm Arrow verso la parte anteriore del<br />

negozio. In quel momento, lanciò un'occhiata alla sua sinistra e notò che<br />

Balzac lo stava ancora fissando. Poi l'illusionista si rivolse a Kara che lo<br />

aveva raggiunto. In sua presenza, la giovane cominciò a comportarsi come


se fosse stata un'altra persona, timida e imbarazzata.<br />

Metamorfosi, pensò Lincoln, e guardò Balzac chiudere lentamente la<br />

porta dello Smoke & Mirrors, isolandosi dal resto del mondo insieme alla<br />

sua apprendista.<br />

35<br />

«Te lo ripeto. Se vuoi, puoi avere un avvocato.»<br />

«L'ho capito», rispose in un sussurro affannoso.<br />

Erano nell'ufficio di Lon Sellitto alla centrale di polizia. Era una stanza<br />

piccola, quasi completamente grigia e decorata con — avrebbe detto il detective<br />

stesso scrivendo un rapporto — «una fotografia di un neonato, una<br />

fotografia di un bambino, una fotografia di una donna, una fotografia di un<br />

lago di un qualche luogo indeterminato, una pianta — morta».<br />

Sellitto aveva interrogato centinaia di sospetti in quell'ufficio. L'unica<br />

differenza tra quelli e questo particolare indiziato era che Weir era bloccato<br />

da due paia di manette fissate alla sedia grigia dall'altra parte della scrivania.<br />

In piedi alle sue spalle c'era un poliziotto armato.<br />

«Hai capito?»<br />

«Ho detto di sì», ribadì Weir.<br />

E così ebbe inizio l'interrogatorio.<br />

A differenza di Rhyme che era specializzato nell'analisi scientifica delle<br />

prove, il detective Lon Sellitto era un investigatore nel vero senso della parola.<br />

«Investigava» la verità usando tutte le risorse che il Dipartimento di<br />

Polizia di New York e le altre agenzie gli mettevano a disposizione, oltre<br />

alla sua tenacia e all'esperienza che aveva guadagnato sul campo. Era il<br />

miglior lavoro del mondo, diceva spesso Sellitto. Un lavoro che ti chiedeva<br />

di essere un attore, un politico, un giocatore di scacchi e talvolta un pistolero.<br />

E una delle parti migliori era il gioco dell'interrogatorio, far confessare i<br />

sospetti o far loro rivelare i nomi dei complici o il luogo in cui era stato<br />

nascosto il bottino o il cadavere di una vittima. Ma era stato subito chiaro<br />

che quel cazzone non aveva intenzione di rivelare nemmeno un brandello<br />

di informazione.<br />

«Allora, Erick, che cosa sai dell'Alleanza Patriottica?»<br />

«Come ho già detto, solo quello che ho letto sui giornali», rispose Weir,<br />

grattandosi il mento su una spalla come meglio poteva. «Non potrebbe liberarmi<br />

da queste manette solo per un attimo?»


«No, non se ne parla nemmeno. Hai soltanto letto dell'Alleanza?»<br />

«Esattamente.» Weir tossì.<br />

«Dove?»<br />

«Sul Time, credo.»<br />

«Eppure sei un tipo colto, uno che sa parlare. Non sembri il genere di<br />

persona che abbraccia la loro filosofia.»<br />

«Naturalmente no», ansimò lui. «Mi sembrano solo un branco di rabbiosi<br />

bigotti.»<br />

«Quindi se non credi nelle loro idee l'unica ragione che potevi avere per<br />

uccidere Charles Grady erano i soldi. Cosa che hai ammesso a casa di<br />

Rhyme. Quindi mi piacerebbe sapere esattamente chi ti ha assoldato.»<br />

«Mi avete frainteso.»<br />

«Cosa c'è da fraintendere? Ti sei introdotto nel suo appartamento con un'arma<br />

carica.»<br />

«Senta, mi piacciono le sfide. Mi piace scoprire se riesco a entrare nei<br />

posti considerati inaccessibili da tutti. Non avrei mai fatto del male a qualcuno.»<br />

Quell'ultima affermazione era stata fatta metà a Sellitto e metà alla<br />

malconcia telecamera puntata sul suo volto.<br />

«Dimmi un po', com'era il polpettone? O hai preso il tacchino arrosto?»<br />

«Il cosa?»<br />

«A Bedford Junction. Al Riverside Inn. Secondo me tu hai preso il tacchino<br />

mentre gli uomini di Constable hanno mangiato il polpettone, la bistecca<br />

e il piatto del giorno. Che cosa ha ordinato Jeddy?»<br />

«Chi? Ah, quell'uomo di cui mi avete già chiesto. Quel Barnes. Sta parlando<br />

di quella ricevuta, giusto?» ansimò Weir. «La verità è che l'ho solo<br />

trovata. Avevo bisogno di un pezzo di carta su cui prendere un appunto e<br />

così l'ho raccolta da terra.»<br />

Possibile che fosse la verità? si chiese Sellitto. Va bene. «Avevi bisogno<br />

di prendere un appunto?»<br />

Riprendendo fiato a fatica, Weir annuì.<br />

«E dov'eri?» insistette Lon Sellitto, sempre più annoiato. «Dov'eri quando<br />

hai avuto bisogno di prendere quell'appunto?»<br />

«Non lo so. Credo da Starbucks.»<br />

«In quale?»<br />

Weir strinse gli occhi. «Non me lo ricordo.»<br />

Ultimamente i criminali avevano preso a citare spesso lo Starbucks per<br />

costruirsi un alibi. Sellitto pensava che lo facessero perché la catena aveva<br />

moltissime caffetterie tutte uguali: i criminali potevano sembrare sincera-


mente confusi a proposito di quella in cui erano stati in un particolare momento.<br />

«Perché non c'era scritto niente?» continuò Sellitto.<br />

«Dove?»<br />

«Dietro la ricevuta. Se l'hai raccolta per prendere un appunto, perché alla<br />

fine non hai scritto niente?»<br />

«Oh. Non sono riuscito a trovare una penna.»<br />

«Allo Starbucks hanno le penne. La gente usa spesso le carte di credito e<br />

le penne servono per firmare gli scontrini.»<br />

«La cameriera era impegnata. Non volevo disturbarla.»<br />

«Che appunto volevi prendere?»<br />

«Uhm», fu la risposta ansimante, «l'orario di un cinema.»<br />

«Dov'è il cadavere di Larry Burke?»<br />

«Chi?»<br />

«L'agente di polizia che ti ha arrestato sull'Ottantottesima strada. Ieri<br />

notte hai detto a Lincoln Rhyme di averlo ucciso e di aver nascosto il suo<br />

cadavere da qualche parte sulla West Side.»<br />

«Stavo solo cercando di convincerlo che avrei attaccato il circo, stavo<br />

cercando di sviarlo. Dandogli false informazioni.»<br />

«E quando hai ammesso di aver ucciso anche le altre vittime? Anche<br />

quelle erano false informazioni?»<br />

«Esattamente. Io non ho ucciso nessuno. È stato qualcun altro che sta<br />

cercando di addossarmi la colpa.»<br />

Ah, la più vecchia difesa del mondo. La più banale. La più imbarazzante.<br />

Tuttavia a volte funzionava, Sellitto lo sapeva... tutto dipendeva dall'ingenuità<br />

della giuria.<br />

«Chi sta cercando di incastrarti?»<br />

«Non lo so. Ma ovviamente è qualcuno che mi conosce.»<br />

«Certo, perché ha avuto libero accesso ai tuoi vestiti, alle tue fibre, ai<br />

tuoi capelli eccetera per poterli lasciare sulle scene del crimine.»<br />

«Proprio così.»<br />

«Bene. Allora la lista non può essere molto lunga. Dammi qualche nome.»<br />

Weir chiuse gli occhi. «Non mi viene in mente nessuno.» Abbassò la testa.<br />

«È davvero molto frustrante.»<br />

Sellitto non avrebbe saputo trovare un'espressione migliore.<br />

Il gioco si protrasse per un'altra noiosa mezz'ora. Alla fine, il detective si


arrese. Era furioso al pensiero che di lì a poco lui sarebbe tornato a casa<br />

dalla sua fidanzata e che a cena, ironia della sorte, avrebbero mangiato<br />

proprio tacchino, uno dei piatti che erano stati sul menu del Riverside Inn<br />

di Bedford Junction, ma che l'agente Larry Burke non sarebbe mai più tornato<br />

a casa da sua moglie. Abbandonò la maschera del poliziotto amichevole<br />

ma testardo e borbottò: «Per oggi ne ho avuto abbastanza di te».<br />

Sellitto e l'altro agente scortarono il prigioniero fino al Centro di Detenzione<br />

di Manhattan dove sarebbe stato incarcerato con le accuse di omicidio,<br />

tentato omicidio, aggressione e incendio doloso. Il detective informò<br />

gli agenti del Centro dell'abilità dell'uomo nella fuga e loro gli assicurarono<br />

che Weir sarebbe stato rinchiuso nel settore di Detenzione Speciale che<br />

era praticamente a prova di evasione.<br />

«Oh, detective Sellitto», lo chiamò Weir con voce rauca e ansimante.<br />

Il detective si voltò.<br />

«Le giuro su Dio che non ho fatto niente», disse la sua voce che riecheggiava<br />

di rimorso apparentemente sincero. «Forse dopo che mi sarò riposato<br />

un po' riuscirò a ricordarmi qualcosa che vi aiuti a trovare il vero<br />

assassino. Sul serio, voglio aiutarvi.»<br />

Giù nelle Tombe, i due agenti che tenevano saldamente il prigioniero per<br />

le braccia lo accompagnarono all'ufficio per la registrazione.<br />

Non mi sembra così spaventoso, pensò l'agente del Dipartimento Carcerario<br />

Linda Welles. Era un uomo forte, di questo era sicura, ma di certo<br />

non come alcuni animali che avevano processato lì, quei ragazzini di Alphabet<br />

City o di Harlem con corpi talmente perfetti che nemmeno enormi<br />

quantità di crack, eroina e whisky riuscivano a indebolire.<br />

No, l'agente Welles non capiva perché avessero sollevato un simile polverone<br />

per quel tizio magrolino e non più giovanissimo, Weir, Erick A.<br />

«Non perdetelo mai di vista, tenetegli sempre d'occhio le mani. Non levategli<br />

mai le manette.» Era stato questo l'avvertimento del detective Sellitto.<br />

Ma il sospetto sembrava soltanto triste e stanco e aveva difficoltà a<br />

respirare. L'agente Welles si chiese che cosa gli fosse successo alle mani e<br />

al collo, come si fosse procurato quelle cicatrici. Un incendio o dell'olio<br />

bollente. Il pensiero del dolore che doveva aver provato la fece rabbrividire.<br />

Welles si ricordava ciò che il prigioniero aveva detto al detective Sellitto.<br />

Sul serio, voglio aiutarvi. Weir le era sembrato uno scolaretto che aveva<br />

deluso i suoi genitori.


Malgrado le preoccupazioni del detective Sellitto, al prigioniero vennero<br />

prese le impronte e scattate le foto segnaletiche senza alcun problema e<br />

ben presto gli vennero riammanettati i polsi e le caviglie. Welles e Hank<br />

Gresham, un robusto agente del Centro di Detenzione, lo presero per le<br />

braccia e imboccarono il lungo corridoio che portava alle celle.<br />

Welles aveva trattato con migliaia di criminali e pensava di essere immune<br />

alle loro implorazioni, alle loro proteste e alle loro lacrime. Ma qualcosa<br />

nella triste promessa che Weir aveva fatto al detective Sellitto l'aveva<br />

commossa. Forse era davvero innocente. Non aveva affatto l'aria dell'assassino.<br />

Il prigioniero fece una smorfia e Welles allentò leggermente la presa attorno<br />

al suo braccio.<br />

Un attimo dopo, Weir gemette e si abbandonò contro di lei. Il suo volto<br />

era una maschera di dolore.<br />

«Cosa c'è?» chiese Hank.<br />

«Un crampo», ansimò il prigioniero. «Fa male... Oh, Dio.» Emise un debole<br />

grido. «Le manette!»<br />

Aveva la gamba sinistra rigida come un pezzo di legno e scossa da violenti<br />

tremiti.<br />

Hank chiese a Welles: «Dobbiamo liberarlo?»<br />

Lei esitò. «No.» Si rivolse a Weir. «Sdraiati, mettiti su un fianco. Ti aiuterò<br />

io.» Appassionata di jogging, Welles sapeva bene come trattare i<br />

crampi. Probabilmente il prigioniero non stava fingendo — la sua agonia<br />

sembrava troppo sincera e i suoi muscoli erano duri come rocce.<br />

«Oh, Gesù», gridò Weir in preda al dolore. «Le manette!»<br />

«Dobbiamo togliergliele», disse Hank.<br />

«No», ripeté Welles con fermezza. «Facciamolo sdraiare. Ci penso io.»<br />

Fecero sdraiare Weir sul pavimento e Welles prese a massaggiargli la<br />

gamba irrigidita. Hank rimase in disparte a guardarla. Poi a un certo punto<br />

Welles sollevò lo sguardo e vide che i polsi ammanettati di Weir ancora<br />

dietro la schiena del prigioniero si erano spostati su un fianco e che le manette<br />

erano scese di qualche centimetro.<br />

Guardò meglio. Notò che un cerotto gli si era staccato dall'anca e che<br />

sotto di esso... ma che diavolo era quella roba? L'agente si rese conto che<br />

aveva un taglio nella pelle.<br />

Fu allora che il palmo della mano del prigioniero la colpì proprio al naso<br />

spaccando la cartilagine. Un'esplosione di dolore le avvolse la faccia lasciandola<br />

senza fiato.


Una chiave! Doveva aver avuto una chiave o un grimaldello nascosto in<br />

quel piccolo taglio nella pelle sotto il cerotto.<br />

Hank fece per avvicinarsi ma Weir si alzò rapidissimo e gli assestò una<br />

gomitata alla gola. L'uomo cadde ansimando e stringendosi il collo, tossendo<br />

e tentando disperatamente di respirare. Weir richiuse le dita attorno<br />

al calcio della pistola di Welles e cercò di toglierla dalla fondina. Lei tentò<br />

di impedirglielo con entrambe le mani, facendo appello a tutte le sue forze.<br />

Cercò di urlare ma il sangue le inondò la gola e per poco non soffocò.<br />

Stringendo la pistola, il prigioniero allungò la mano sinistra e nel giro di<br />

pochi secondi si liberò le gambe. Poi con entrambe le mani cercò di strapparle<br />

la Glock.<br />

«Aiuto!» gridò Welles tossendo sangue. «Qualcuno mi aiuti!»<br />

Weir riuscì a prenderle la pistola ma Welles, pensando ai suoi figli, gli<br />

afferrò il polso. La canna della pistola si agitò nel corridoio vuoto oltre<br />

Hank, che era a terra a quattro zampe e vomitava cercando di respirare.<br />

«Aiuto! Un agente a terra! Aiuto!» gridò Welles.<br />

Udì dei movimenti in fondo al corridoio mentre una porta veniva aperta<br />

e qualcuno arrivava di corsa. Ma il corridoio sembrava lungo chilometri e<br />

Weir stava rinsaldando la presa sull'impugnatura della pistola. Lui e Welles<br />

caddero a terra, gli occhi disperati del prigioniero a pochi centimetri da<br />

quelli dell'agente, la canna della pistola che lentamente si spostava su di<br />

lei. Finì tra di loro. Senza fiato, lui cercò di circondare il grilletto con l'indice.<br />

«No, ti prego, no, no», gemette lei. Weir sorrise crudele mentre l'agente<br />

fissava l'occhio nero dell'arma a pochi centimetri dal suo volto, pronta a fare<br />

fuoco.<br />

Vide i suoi figli, vide il padre della bambina, vide sua madre...<br />

No, cazzo, pensò Welles furiosa. Piantò un piede contro la parete e spinse<br />

con forza. Weir rotolò a faccia in su e lei cadde sopra di lui.<br />

La pistola esplose un colpo e la violenza del rinculo le ferì un polso, il<br />

fragore dello sparo l'assordò.<br />

Uno schizzo di sangue sulla parete.<br />

No, no, no!<br />

Ti prego, fa' che Hank stia bene! pregò.<br />

Ma Welles vide che il suo compagno stava ancora cercando di rimettersi<br />

in piedi. Era illeso. Poi si rese conto di aver smesso di lottare per riprendersi<br />

l'arma. Era lei a impugnarla; Weir aveva perso la presa. Scossa da<br />

violenti brividi, si alzò in piedi e fece un passo indietro.


Oh, mio Dio...<br />

La pallottola aveva colpito il prigioniero proprio su un lato della testa,<br />

lasciando una ferita orribile. Sul muro dietro di lui c'era uno schizzo di<br />

sangue, materia cerebrale e frammenti d'osso. Weir giaceva sulla schiena,<br />

gli occhi che fissavano vitrei il soffitto, il sangue che gli scorreva dalla<br />

tempia raccogliendosi in una pozzanghera sul pavimento.<br />

Tremando, Welles gridò: «Dannazione, guarda cos'ho fatto! Oh, cazzo!<br />

Aiutatelo, qualcuno lo aiuti!»<br />

Una decina di altri agenti arrivò sulla scena, lei si voltò e li vide fermarsi<br />

di colpo e assumere la posizione di tiro.<br />

Welles rimase senza fiato. C'era un altro criminale alle sue spalle? Si<br />

voltò di colpo e vide che il corridoio era deserto. Tornò a guardare gli agenti<br />

ancora accovacciati, che tenevano le mani in alto, allarmati. Che gridavano.<br />

Ancora assordata dallo sparo, Welles non riusciva a capire cosa<br />

stessero dicendo. Alla fine sentì: «Gesù, la tua arma, Linda! Mettila via!<br />

Guarda dove la stai puntando!»<br />

Si rese conto che, in preda al panico, stava agitando la Glock verso il<br />

soffitto, verso il pavimento, verso di loro, come una bambina con una pistola<br />

giocattolo.<br />

Welles rise istericamente. Mentre metteva via la pistola sentì qualcosa di<br />

duro sulla cintura e lo tolse. Si trattava di una scheggia insanguinata del<br />

cranio di Weir. «Oh», disse, lasciandola cadere. E rise come faceva sua figlia<br />

quando le faceva il solletico. Si sputò su una mano e cominciò a sfregarsi<br />

il palmo sui pantaloni. Sfregò sempre più forte finché la risata non si<br />

interruppe e lei alla fine cadde in ginocchio scossa da violenti singhiozzi.<br />

36<br />

«Avresti dovuto esserci, mamma. Li ho lasciati senza parole.»<br />

Kara sedeva sul bordo della sedia, una tiepida tazza di caffè di Starbucks<br />

tra le mani, il calore della carta perfettamente identico alla temperatura<br />

della pelle umana... la temperatura della pelle di sua madre, per esempio,<br />

ancora così rosea, così luminosa.<br />

«Ho avuto il palco tutto per me per quarantacinque minuti. Che ne dici?»<br />

«Tu...?»<br />

Quella parola non faceva parte di un dialogo immaginario la donna era<br />

sveglia e le aveva parlato con voce ferma.


Tu.<br />

Tuttavia Kara non aveva idea di cosa intendesse dire.<br />

Avrebbe potuto significare: Tu, cosa mi hai appena detto?<br />

Oppure: Chi sei tu? Perché vieni nella mia stanza e ti siedi qui come se<br />

ci conoscessimo?<br />

Oppure: Ho sentito la parola «tu» una volta ma non so più cosa significhi<br />

e sono troppo imbarazzata per chiederlo. È importante, lo so, ma non<br />

riesco a ricordare. Tu, tu, tu...<br />

Poi sua madre guardò fuori dalla finestra, l'edera sul davanzale, e disse:<br />

«È andato tutto bene. Ce la siamo cavata bene».<br />

Kara sapeva che sarebbe stato inutilmente frustrante tentare di portare<br />

avanti una conversazione con lei quando era in quelle condizioni. Nessuna<br />

delle frasi che diceva era collegata alle altre. Talvolta perdeva il filo dei<br />

suoi pensieri a metà di una frase e la sua voce si spegneva in un silenzio<br />

confuso.<br />

Così Kara continuò a raccontarle dello spettacolo, a parlarle delle Metamorfosi<br />

e dei numeri che aveva eseguito. Poi, ancora più eccitata, raccontò<br />

a sua madre di come aveva aiutato la polizia a catturare un assassino.<br />

Per un attimo, le sopracciglia di sua madre si inarcarono come se avesse<br />

capito e il cuore di Kara prese a battere più forte. Si sporse in avanti.<br />

«Ho trovato la latta. Pensavo che non l'avrei rivista mai più.»<br />

Sua madre tornò ad appoggiare la testa sul cuscino.<br />

Le mani di Kara si strinsero a pugno. Il suo respiro si fece affannoso.<br />

«Sono io, mamma! Io! Non mi riconosci?»<br />

«Tu?»<br />

Maledizione! imprecò Kara mentalmente, odiando con tutta se stessa il<br />

demone che possedeva quella povera donna offuscandole l'anima. Lasciala<br />

stare! Ridammela!<br />

«Ehilà.» La voce femminile dalla soglia fece trasalire Kara, che prima di<br />

voltarsi si asciugò senza farsi notare alcune lacrime dalle guance con la<br />

stessa grazia con cui avrebbe eseguito un gioco di prestigio.<br />

«Ehi», disse ad Amelia Sachs. «Mi hai trovata.»<br />

«Sono un poliziotto, è questo che facciamo.» Entrò nella stanza tenendo<br />

due tazze di caffè di Starbucks. Lanciò un'occhiata al contenitore che Kara<br />

teneva tra le mani. «Mi dispiace. È stato un regalo inutile.»<br />

Kara scosse il bicchiere di carta. Il caffè era quasi finito. Con un'espressione<br />

grata accettò la seconda tazza. «La caffeina non va mai sprecata se ci<br />

sono io nei paraggi.» Cominciò a sorseggiare la bevanda. «Grazie. Voi ra-


gazzi vi siete divertiti?»<br />

«Ci puoi scommettere. E poi Jaynene è incredibile. Thom è innamorato<br />

di lei e lei è riuscita a far ridere persino Lincoln.»<br />

«Fa sempre questo effetto», disse Kara. «È un'ottima persona.»<br />

Amelia disse: «Balzac ti ha trascinata via molto in fretta alla fine dello<br />

spettacolo. Volevo soltanto ringraziarti di nuovo. E chiederti quanto ti<br />

dobbiamo per il tempo che ci hai dedicato».<br />

«Non pensarci nemmeno. Mi hai fatto scoprire il caffè cubano. È più che<br />

sufficiente come pagamento.»<br />

«No, insisto. Mandami la tua parcella e farò in modo che il comune ti<br />

paghi.»<br />

«Ho fatto parte di una squadra speciale», ribatté Kara. «Sarà una storia<br />

che racconterò ai miei nipotini. Ehi, ho il resto della settimana libero... il<br />

signor Balzac è fuori con il suo amico. Avevo in mente di andare a trovare<br />

degli amici a SoHo. Vuoi venire con me?»<br />

«Certo», rispose la donna poliziotto. «Potremmo...» Guardò oltre la spalla<br />

di Kara. «Salve.»<br />

Kara si lanciò un'occhiata alle spalle e vide sua madre che osservava<br />

Amelia incuriosita. «Non è veramente con noi in questo momento.»<br />

«È stato durante l'estate», disse la donna anziana. «In giugno, ne sono<br />

sicura.» Chiuse gli occhi e si abbandonò contro il cuscino.<br />

«Sta bene?»<br />

«È un problema temporaneo. Molto presto si rimetterà completamente.<br />

La sua mente gioca qualche scherzo di tanto in tanto.» Kara accarezzò un<br />

braccio all'anziana donna, poi chiese ad Amelia: «E i tuoi genitori?»<br />

«Credo di avere una situazione abbastanza simile alla tua. Mio padre è<br />

morto. Mia madre vive vicino a me, a Brooklyn. Forse un po' troppo vicino.<br />

Ma abbiamo raggiunto un... un equilibrio.»<br />

Kara sapeva che gli equilibri tra madre e figlia erano complessi quanto<br />

trattati internazionali e non chiese ad Amelia di spiegarsi meglio, non subito<br />

comunque. Avrebbe avuto occasione di farlo in futuro.<br />

Un acuto «bip» riempì la stanza ed entrambe le donne controllarono i rispettivi<br />

cercapersone. Vinse Amelia. «Ho spento il cellulare quando sono<br />

entrata qui. C'era un cartello nell'atrio che diceva che non si possono usare.<br />

Ti dispiace?» Con un cenno del capo indicò il telefono sul comodino.<br />

«No, fa' pure.»<br />

Amelia sollevò il ricevitore e compose il numero; Kara si alzò per risistemare<br />

le coperte sul letto della madre. «Ricordi quel bed & breakfast do-


ve ci siamo fermate a Warwick, mamma? Quello vicino al castello.»<br />

Ti ricordi? Dimmi che ti ricordi!<br />

La voce di Amelia: «Rhyme? Sono io».<br />

La conversazione unilaterale di Kara venne interrotta pochi secondi dopo<br />

quando udì la voce dell'agente chiedere seccamente: «Cosa? Quando?»<br />

Voltandosi a guardare la donna poliziotto, Kara aggrottò le sopracciglia.<br />

Amelia la stava guardando scuotendo la testa. «Arrivo subito... Sì, sono<br />

con lei. Glielo dico subito.» Riagganciò.<br />

«Cos'è successo?» chiese Kara.<br />

«A quanto pare non potrò venire con te, stasera. Dev'esserci sfuggito un<br />

grimaldello o una chiave. Weir si è tolto le manette e ha cercato di prendere<br />

la pistola di qualcuno. È stato ucciso.»<br />

«Oh, mio Dio.»<br />

Amelia si diresse verso la porta. «Devo andare ad analizzare la scena del<br />

crimine.» Si fermò e si voltò a guardare Kara. «Sai, ero preoccupata all'idea<br />

di dover sorvegliare Weir al processo. Quell'uomo era davvero troppo<br />

infido. Ma a quanto pare ogni tanto viene fatta giustizia. Ah, quella parcella?<br />

Qualunque fosse la cifra che intendevi chiedere, raddoppiala.»<br />

«Constable ha qualche informazione.» La voce dell'uomo giunse chiara<br />

attraverso il telefono.<br />

«Ha giocato a fare il detective, a quanto pare», disse Charles Grady in<br />

tono secco.<br />

Secco, ma non sarcastico. Il procuratore non aveva niente contro Joseph<br />

Roth, il quale — nonostante difendesse pura feccia — era un avvocato che<br />

cercava di non lasciarsi contaminare dalla viscida scia lasciata dai suoi<br />

clienti e trattava il procuratore distrettuale e i poliziotti con onestà e rispetto.<br />

Che Grady ricambiava.<br />

«Infatti, è così. Ha fatto qualche telefonata a Canton Falls e ha messo<br />

una paura del diavolo a un paio di membri dell'Alleanza Patriottica. Che<br />

hanno fatto qualche domanda in giro. A quanto pare alcuni ex patrioti hanno<br />

perso il controllo.»<br />

«Chi? Barnes? Stemple?»<br />

«Non siamo entrati nel dettaglio. Tutto quello che so è che Constable è<br />

molto preoccupato. Continua a dire 'Giuda, Giuda, Giuda' ancora e ancora.»<br />

Grady non riusciva a provare molta comprensione. Disse all'avvocato:<br />

«Spero che il tuo cliente sappia che non ho intenzione di lasciarlo andare


impunito».<br />

«Lo capisce, Charles.»<br />

«Sai che Weir è morto?»<br />

«Sì... e devo dirti che Andrew è stato molto contento quando l'ha saputo.<br />

Credo davvero che non avesse niente a che fare con il tentato omicidio,<br />

Charles.»<br />

A Grady non servivano le opinioni dell'avvocato difensore, nemmeno<br />

quando erano opinioni dirette come quelle di Roth. «Le informazioni di<br />

Constable sono affidabili?» chiese.<br />

«Sì, certo.»<br />

Grady gli credeva. Roth era un uomo che semplicemente non si poteva<br />

ingannare; se pensava che Constable fosse disposto a consegnargli alcuni<br />

dei suoi uomini, allora era questo che sarebbe accaduto. Il risultato del<br />

processo che sarebbe seguito era un altro paio di maniche, naturalmente.<br />

Ma se Constable avesse dato informazioni relativamente circostanziate e se<br />

gli agenti nelle loro indagini avessero trovato una pista decente che conducesse<br />

a un arresto, il procuratore era certo che sarebbe stato in grado di<br />

far condannare i criminali. Grady, inoltre, si sarebbe assicurato la collaborazione<br />

di Lincoln Rhyme per la parte scientifica delle indagini.<br />

Grady provava sentimenti contrastanti circa la morte di Weir. Pubblicamente,<br />

aveva espresso preoccupazione per la fine dell'uomo e aveva promesso<br />

che se ne sarebbe occupato in un'indagine ufficiale, ma in cuor suo<br />

era felice che qualcuno avesse tolto di mezzo quel figlio di puttana. Era<br />

ancora sconvolto e infuriato al pensiero che un assassino fosse entrato nell'appartamento<br />

in cui vivevano sua moglie e sua figlia, deciso a uccidere<br />

anche loro.<br />

Guardò il bicchiere di vino che avrebbe tanto voluto sorseggiare, ma si<br />

rese conto che quella telefonata gli precludeva l'alcool. Il caso Constable<br />

era troppo importante e lui aveva bisogno di restare assolutamente lucido.<br />

«Vuole incontrarti», disse Roth.<br />

Il vino era un Cabernet Sauvignon Grgich Hills. Del 1997, nientemeno.<br />

Vigneto eccezionale, annata eccezionale.<br />

Roth continuò: «Tra quanto puoi arrivare al Centro di Detenzione?»<br />

«Tra mezz'ora. Esco subito.»<br />

Grady riappese e annunciò a sua moglie: «La notizia buona è che non ci<br />

sarà nessun processo».<br />

Luis, la guardia del corpo dagli occhi imperturbabili, disse: «Vengo con<br />

lei».


Dopo la morte di Weir, Sellitto aveva ridotto la scorta a un unico elemento.<br />

«No, resta qui con la mia famiglia, Luis. Mi sentirò più tranquillo.»<br />

«Se la notizia buona è che non ci sarà alcun processo, qual è quella cattiva?»<br />

chiese sua moglie cautamente.<br />

«È che mi perderò la cena», rispose il procuratore, che si mise in bocca<br />

una manciata di cracker Goldfish e mandò giù il boccone con un lungo<br />

sorso di ottimo vino, pensando: Dannazione, bisogna pur festeggiare.<br />

La semidistrutta Camaro gialla di Amelia Sachs si fermò davanti al numero<br />

100 di Centre Street. Mise sul cruscotto il contrassegno del Dipartimento<br />

di Polizia di New York e scese. Salutò con un cenno del capo i<br />

membri della squadra della scientifica che erano in piedi accanto al loro<br />

furgone. «Dov'è la scena?»<br />

«Al primo piano sul retro. Il corridoio che porta alle celle.»<br />

«È già stata sigillata?»<br />

«Sì.»<br />

«A chi appartiene l'arma?»<br />

«A Linda Welles. Dipartimento carcerario. È piuttosto scossa. Lo stronzo<br />

le ha rotto il naso.»<br />

Amelia afferrò una delle valigette, la appoggiò su un carrellino portabagagli<br />

e si diresse verso l'ingresso del tribunale. Gli altri tecnici della scientifica<br />

fecero lo stesso e la seguirono.<br />

Quella scena sarebbe stata uno scherzetto, naturalmente. Una sparatoria<br />

accidentale che aveva coinvolto un'agente e un sospetto che aveva tentato<br />

di fuggire non era che un pro forma. Ma si trattava comunque di un omicidio<br />

e richiedeva un rapporto completo sulla scena del crimine per la commissione<br />

interna e per qualunque indagine ne fosse seguita. Amelia Sachs<br />

avrebbe analizzato quella scena del crimine con l'attenzione di sempre.<br />

Una guardia controllò i loro documenti e li condusse attraverso un labirinto<br />

di corridoi fino al seminterrato. Alla fine arrivarono a una porta chiusa<br />

dal nastro giallo della polizia. Lì Amelia trovò un detective che stava<br />

parlando con un'agente in uniforme, che aveva il naso bendato e del cotone<br />

nelle narici.<br />

Amelia si presentò e spiegò che avrebbe analizzato la scena del crimine.<br />

Il detective si fece da parte e lei chiese a Linda Welles che cosa fosse successo.<br />

Con voce incerta e nasale, la guardia spiegò che dopo che gli erano state


prese le impronte digitali, il prigioniero era riuscito in qualche modo a liberarsi<br />

dalle manette. «Gli saranno bastati due o tre secondi. Se le è tolte<br />

tutte. In un attimo erano aperte. Non mi ha preso la chiave.» Si indicò il taschino<br />

della camicia dove presumibilmente teneva la chiave. «Aveva un<br />

grimaldello o una chiave o qualcos'altro sul fianco.»<br />

«In tasca?» domandò Amelia accigliandosi. Ricordava che lo avevano<br />

perquisito con grande attenzione.<br />

«No, nella pelle. Vedrà lei stessa.» Con un cenno del capo indicò il corridoio<br />

dove giaceva il cadavere di Weir. «Ha un taglio nella pelle. Sotto un<br />

cerotto. È successo tutto così in fretta.»<br />

Amelia immaginò che Weir si fosse tagliato per creare un nascondiglio<br />

per i suoi strumenti. Quell'idea la disgustò.<br />

«Poi ha afferrato la mia arma e abbiamo lottato. È partito un colpo. Non<br />

volevo tirare il grilletto. Non volevo davvero. Ma... ho cercato di mantenere<br />

il controllo e non ci sono riuscita. È partito un colpo.»<br />

Controllo... È partito un colpo. Quelle parole erano forse un tentativo di<br />

proteggersi dal senso di colpa che doveva provare. Non avevano niente a<br />

che fare col fatto che un assassino fosse morto o che la sua vita fosse stata<br />

in pericolo o che una decina di altri agenti era stata coinvolta da quell'uomo;<br />

no, il fatto era che la donna aveva fatto un passo falso. Le donne al<br />

Dipartimento di Polizia di New York mirano sempre molto in alto e ogni<br />

loro caduta è molto più rovinosa.<br />

«Noi lo abbiamo arrestato e perquisito», disse Amelia dolcemente. «E la<br />

chiave è sfuggita anche a noi.»<br />

«Già», mormorò l'agente. «Ma se ne parlerà lo stesso.»<br />

All'inchiesta sulla sparatoria, intendeva dire. Sì, se ne sarebbe parlato.<br />

Be', Amelia decise di fare un lavoro particolarmente accurato per dare<br />

all'agente il maggior sostegno possibile.<br />

Welles si toccò con cautela il naso. «Oh, che male.» Gli occhi le si riempirono<br />

di lacrime. «Che cosa diranno i miei figli? Mi chiedono sempre se<br />

faccio un lavoro pericoloso e io dico loro di no. E adesso...»<br />

Infilandosi i guanti di lattice, Amelia chiese alla donna la sua Glock. La<br />

prese, tolse il caricatore e il colpo in canna. Mise tutto in una busta di plastica.<br />

Adottando i suoi modi da sergente, disse: «Può chiedere un periodo di<br />

riposo, sa».<br />

Welles non la sentì nemmeno. «È un partito un colpo», ripeté con voce<br />

priva di espressione. «Non volevo farlo. Non volevo uccidere nessuno.»


«Linda?» la chiamò Amelia. «Può chiedere un periodo di riposo. Una<br />

settimana o anche dieci giorni.»<br />

«Davvero?»<br />

«Parli con il suo supervisore.»<br />

«Certo. Già. Potrei.» Welles si alzò e andò dal paramedico che si stava<br />

occupando del suo compagno. Questi aveva un brutto livido sul collo ma<br />

niente di più.<br />

La squadra della scientifica si installò davanti alla porta del corridoio<br />

dove era avvenuta la sparatoria, aprendo le valigette e disponendo l'attrezzatura<br />

per raccogliere le prove e le scanalature di frizione, le videocamere<br />

e le macchine fotografiche.<br />

Amelia indossò la tuta di tyvek bianca e si infilò degli elastici attorno alle<br />

scarpe.<br />

Si mise l'auricolare e chiese un collegamento con il telefono di Lincoln<br />

Rhyme. Strappò il nastro della polizia e aprì la porta pensando: Un taglio<br />

nella pelle per nascondere grimaldelli e chiavi per manette? Tra tutti i<br />

criminali che lei e Lincoln avevano affrontato, il Negromante era...<br />

«Oh, dannazione», esclamò.<br />

«Ciao anche a te, Sachs», disse Rhyme, asciutto. «O almeno credo che<br />

sia tu. La ricezione è pessima.»<br />

«Non ci posso credere, Rhyme. Il medico legale ha portato via il cadavere<br />

senza aspettare che lo esaminassi.» Amelia stava guardando il corridoio<br />

insanguinato ma vuoto.<br />

«Che cosa?» chiese lui bruscamente. «Chi gli ha dato l'autorizzazione?»<br />

Una delle regole dell'analisi della scena del crimine voleva che il personale<br />

medico di emergenza potesse avervi accesso per salvare un ferito, ma<br />

che in caso di omicidio il cadavere non venisse toccato da nessuno, compreso<br />

il medico di turno dell'ufficio del medico legale, finché non fosse<br />

stato analizzato da qualcuno della scientifica. Quella era una procedura<br />

fondamentale e la carriera di chiunque avesse permesso che fosse portato<br />

via il cadavere del Negromante adesso era in pericolo.<br />

«C'è qualche problema?» chiese uno dei tecnici dalla soglia.<br />

«Guarda», disse lei con rabbia indicando il corridoio con un cenno del<br />

capo. «Il medico legale ha preso il cadavere prima che potessimo esaminarlo.<br />

Cos'è successo?»<br />

Il giovane tecnico con i capelli a spazzola si accigliò. Lanciò un'occhiata<br />

al suo compagno, poi disse:» Uhm, be', il medico di turno è qui fuori. Era<br />

il tizio con cui stavamo parlando quando sei arrivata. Quello che stava


dando da mangiare ai piccioni. Stava aspettando che avessimo finito per<br />

spostare il cadavere».<br />

«Cosa sta succedendo?» ringhiò Rhyme. «Sento delle voci, Sachs.»<br />

Rivolgendosi al criminologo Amelia riferì: «La squadra dell'ufficio del<br />

medico legale è qui fuori, Rhyme. A quanto pare non hanno preso il corpo.<br />

Cosa...»<br />

«Oh, Gesù Cristo. No!»<br />

Il gelo le raggiunse immediatamente l'anima. «Rhyme, non penserai...»<br />

«Che cosa vedi, Sachs? Com'è la macchia di sangue?» abbaiò lui.<br />

Amelia raggiunse di corsa il punto dove era avvenuta la sparatoria e studiò<br />

la macchia di sangue sulla parete. «Oh, no. Non sembra quella causata<br />

da un normale colpo di pistola, Rhyme.»<br />

«Materia cerebrale, frammenti d'osso?»<br />

«Materia grigia, sì. Ma c'è qualcosa che non quadra. Ci sono dei frammenti<br />

d'osso. Ma non molti, per uno sparo da distanza ravvicinata.»<br />

«Fai un'analisi preliminare del sangue. Ci toglierà ogni dubbio.»<br />

Lei tornò di corsa alla porta.<br />

«Cosa sta...?» chiese uno dei tecnici, ma non aggiunse altro quando la<br />

vide frugare freneticamente nelle valigette. Amelia prese il kit per l'analisi<br />

del sangue Kastle-Meyer, quindi tornò in corridoio e prese un campione<br />

dalla parete. Trattò il campione con la fenolftaleina e un attimo dopo ebbe<br />

la risposta. «Non so cosa sia ma decisamente non si tratta di sangue.» Lanciò<br />

un'occhiata alle macchie rossastre sul pavimento. Quelle sembravano<br />

autentiche. Analizzò un altro campione che diede risultato positivo. Poi<br />

notò una lametta insanguinata nell'angolo. «Cristo, Rhyme, ha simulato la<br />

sparatoria. Si è tagliato per sanguinare davvero e ingannare le guardie.»<br />

«Chiama la sicurezza.»<br />

Amelia gridò: «C'è stata un'evasione. Bloccate tutte le uscite!»<br />

Il detective corse in corridoio e guardò il pavimento. Linda Welles lo<br />

raggiunse, gli occhi sgranati. Il sollievo che provò nello scoprire che non<br />

aveva ucciso nessuno sfumò immediatamente quando si rese conto delle<br />

gravi conseguenze di ciò che era successo. «No! Era proprio lì. Aveva gli<br />

occhi sbarrati. Sembrava morto.» La sua voce era acuta, isterica. «Voglio<br />

dire, la sua testa... era tutta sporca di sangue. Ho visto... ho visto la ferita!»<br />

Hai visto l'illusione di una ferita, pensò amaramente Amelia.<br />

«Le guardie di tutte le uscite sono state messe in allarme. Ma, Cristo,<br />

questo non è il corridoio di massima sicurezza. Dev'essersi alzato appena<br />

abbiamo richiuso le porte», urlò il detective. «Potrebbe essere ovunque


ormai. Probabilmente in questo momento sta rubando una macchina o forse<br />

è già sulla metropolitana diretto nel Queens.»<br />

Amelia Sachs cominciò a dare ordini. Quale che fosse il suo grado, il detective<br />

era così scosso dall'evasione che non pensò nemmeno di mettere in<br />

dubbio la sua autorità. «Faccia una comunicazione urgente», disse. «A tutte<br />

le agenzie dell'area metropolitana. Federali e statali. E non dimentichi<br />

l'ufficio della motorizzazione. L'uomo si chiama Erick Weir. Maschio,<br />

bianco, circa cinquant'anni. Avete la foto segnaletica.»<br />

«Che cosa indossa?» chiese il detective a Welles e al suo collega. I due<br />

agenti cercarono di ricordare e diedero una descrizione approssimativa.<br />

Amelia stava pensando, però, che non aveva una grande importanza. Sicuramente<br />

aveva già indossato degli altri vestiti. Scrutò i quattro tentacoli<br />

di corridoi bui che poteva vedere da dove si trovava e scorse le sagome di<br />

decine di persone. Guardie, custodi, poliziotti...<br />

Forse il Negromante si era travestito ed era uno di loro.<br />

Ma per il momento lasciò agli altri il problema della cattura e tornò a<br />

dedicarsi alla sua specialità: la scena del crimine, la cui analisi avrebbe dovuto<br />

essere una breve formalità ma che ora era diventata una questione di<br />

vita o di morte.<br />

37<br />

Avanzando cautamente nel seminterrato del Centro Detenzione di Manhattan,<br />

Malerick rifletté sulla propria fuga, esponendola ai suoi Riveriti<br />

Spettatori.<br />

Lasciate che condivida con voi un segreto dell'illusionismo.<br />

Per ingannare davvero la gente non è sufficiente una diversione durante<br />

l'illusione. Questo accade perché, quando si trova di fronte a un fenomeno<br />

che sfugge alla logica, la mente umana continua a tentare di capire cos'è<br />

successo. Noi illusionisti la chiamiamo «ricostruzione» e, a meno che non<br />

abbiamo studiato il nostro trucco con grande astuzia, un pubblico intelligente<br />

e sospettoso può essere ingannato solo brevemente e può scoprire il<br />

nostro metodo quando il numero è finito.<br />

Ma allora come possiamo riuscire a ingannare il pubblico?<br />

Usiamo il metodo più implausibile che riusciamo a trovare, un metodo<br />

assurdamente semplice o eccessivamente complesso.<br />

Un esempio: un famoso illusionista sembra aver fatto sparire un'intera<br />

piuma di pavone in un fazzoletto. Gli spettatori difficilmente riusciranno a


capire che tipo di trucco di destrezza ha usato per dare l'impressione che<br />

la piuma sia effettivamente penetrata nel tessuto. Qual è il segreto? È che<br />

penetra nel tessuto. C'è un buco nel fazzoletto! Gli spettatori prendono in<br />

considerazione questa idea all'inizio, ma inevitabilmente decidono che è<br />

troppo semplice per un grande artista. E cominciano a pensare che abbia<br />

usato un metodo molto più elaborato.<br />

Un altro esempio: un illusionista si incontra a cena con alcuni amici in<br />

un ristorante e gli viene chiesto di mostrare qualche trucco. All'inizio è restio<br />

ma alla fine accetta. Prende una tovaglia, la tiene sospesa davanti al<br />

tavolo a cui siedono due innamorati e in un secondo fa svanire la coppietta<br />

e il loro tavolo. Gli amici sono sbalorditi. Come può esserci riuscito?<br />

Non possono immaginare che, pensando che probabilmente sarebbe stato<br />

invitato a esibirsi, l'illusionista si è messo d'accordo con il maître per far<br />

preparare un tavolo pieghevole e ha assunto un attore e un'attrice che interpretassero<br />

la coppietta. Quando ha sollevato la tovaglia, i due sono<br />

scomparsi come d'accordo.<br />

Ricostruendo la scena a cui hanno appena assistito, gli amici rifiutano<br />

questa ipotesi che ritengono troppo improbabile per un'esibizione apparentemente<br />

improvvisata.<br />

Ed è questo che è accaduto con l'illusione di cui siete appena stati testimoni,<br />

l'illusione che ho chiamato il Prigioniero Colpito.<br />

Ricostruzione. Molti illusionisti si dimenticano di questo processo psicologico.<br />

Ma Malerick non se ne dimenticava mai. E lo aveva preso attentamente<br />

in considerazione mentre pianificava la sua fuga dal Centro di Detenzione.<br />

Gli agenti che lo stavano scortando lungo il corridoio credevano<br />

di aver visto un prigioniero togliersi le manette, afferrare una pistola e morire<br />

per un colpo partito accidentalmente davanti ai loro occhi.<br />

Avevano provato choc, stupore e orrore.<br />

Ma persino in momenti così estremi la mente fa ciò che deve e, prima<br />

che il fumo si fosse diradato, gli agenti avevano già cominciato ad analizzare<br />

gli eventi e a prendere in considerazione le possibili modalità di intervento.<br />

Come un qualsiasi pubblico, si erano impegnati nella ricostruzione<br />

e, sapendo che Erick Weir era un illusionista molto dotato, indubbiamente<br />

si erano chiesti se l'incidente fosse stato simulato.<br />

Ma le loro orecchie avevano sentito un vero sparo partito da una vera pistola.<br />

I loro occhi avevano visto una testa esplodere all'impatto con la pallottola<br />

e un attimo dopo un corpo senza vita dagli occhi vitrei accasciato sul


pavimento sporco di sangue e frammenti d'osso.<br />

La ricostruzione aveva portato alla conclusione che era decisamente implausibile<br />

che un uomo mettesse in scena qualcosa di così elaborato come<br />

un falso incidente. Così, certi che fosse morto, lo avevano lasciato solo, in<br />

corridoio, libero dalle manette mentre loro si occupavano di chiedere aiuto<br />

via radio.<br />

E qual è stato il mio metodo, Riveriti Spettatori?<br />

Mentre percorrevano il corridoio, Malerick si era tolto il cerotto che aveva<br />

sull'anca e dal piccolo taglio che aveva nella pelle aveva preso una<br />

chiave universale per manette. Una volta libero dalle manette, aveva colpito<br />

al volto la donna e alla gola l'altro agente, quindi aveva cercato di prenderle<br />

la pistola. Una colluttazione... e alla fine aveva puntato l'arma su un<br />

punto dietro la sua testa e premuto il grilletto. Nello stesso momento aveva<br />

messo in funzione il circuito di un piccolo petardo che si era applicato a<br />

una parte rasata del cranio e che era rimasto nascosto dai suoi lunghi capelli,<br />

facendo esplodere una piccola sacca di sangue finto, di frammenti di<br />

spugna grigia e di schegge di osso di manzo. Per aggiungere credibilità alla<br />

messinscena aveva usato una lametta — nascosta nell'anca insieme alla<br />

chiave — per tagliarsi il cuoio capelluto, una parte del corpo che sanguina<br />

copiosamente ma senza eccessivo dolore.<br />

Poi si era lasciato cadere a terra, dove era rimasto come una bambola di<br />

stracci, respirando il più silenziosamente possibile. I suoi occhi erano rimasti<br />

aperti perché li aveva bagnati con un collirio viscoso che produceva<br />

una patina lattiginosa che gli aveva permesso di non sbattere le palpebre.<br />

Dannazione, guarda cos'ho fatto! Oh, cazzo! Aiutatelo, qualcuno lo aiuti!<br />

Ma, agente Welles, era troppo tardi per aiutarmi.<br />

Ero morto come un cervo investito da una macchina.<br />

Ora attraversò il labirinto di corridoi che univano i sotterranei dei due<br />

edifici governativi fino a raggiungere il ripostiglio in cui diversi giorni<br />

prima aveva nascosto il suo nuovo travestimento. All'interno della piccola<br />

stanza si spogliò e poi nascose l'attrezzatura con cui aveva simulato la ferita,<br />

i suoi vecchi vestiti e le sue scarpe in alcune scatole. Dopo aver indossato<br />

nuovi abiti ed essersi truccato, impiegò meno di dieci secondi a entrare<br />

nella parte.<br />

Un'occhiata fuori dalla porta. Il corridoio era deserto. Uscì e si affrettò a<br />

raggiungere le scale. Era quasi arrivato il momento del gran finale.


«È stata un'uscita», disse Kara.<br />

La giovane era tornata a casa di Lincoln Rhyme pochi minuti prima.<br />

«Un'uscita?» chiese il criminologo. «Di cosa si tratta?»<br />

«È un piano alternativo. Tutti i migliori illusionisti ne hanno uno o due<br />

per ciascuno dei numeri che mettono in scena. Se sbagli qualcosa o il pubblico<br />

scopre le tue mosse, devi avere uno stratagemma per salvare il trucco.<br />

Il Negromante deve aver immaginato che era possibile che venisse arrestato,<br />

così ha architettato un'uscita per riuscire a fuggire.»<br />

«E come ci è riuscito?»<br />

«Doveva avere un petardo e una sacca di sangue nascosti tra i capelli. Lo<br />

sparo? Probabilmente è stato prodotto da una pistola finta», suggerì Kara.<br />

«La maggior parte degli illusionisti che mettono in scena il trucco della<br />

pallottola vagante usano pistole finte. Sono pistole che hanno una seconda<br />

canna. O, se usano pistole vere, sono caricate a salve. Potrebbe aver sostituito<br />

la pistola dell'agente che lo stava portando alla sua cella.»<br />

«Ne dubito», disse Rhyme, guardando Sellitto.<br />

Il poliziotto era d'accordo con lui. «Già, non capisco come potrebbe aver<br />

sostituito una pistola d'ordinanza. O averla scaricata e ricaricata con pallottole<br />

finte.»<br />

Kara disse: «Be', potrebbe aver semplicemente finto lo sparo. Aver sfruttato<br />

l'angolazione, il punto di vista».<br />

«E allora i suoi occhi?» chiese Rhyme. «I testimoni hanno affermato che<br />

aveva gli occhi aperti. Non ha mai sbattuto le palpebre e gli occhi sembravano<br />

vitrei.»<br />

«Ci sono decine di gimmick che si possono usare per simulare la morte.<br />

Potrebbe essersi servito di un collirio per lubrificare la cornea. Puoi tenere<br />

gli occhi aperti per dieci o quindici minuti. E poi ci sono lenti a contatto<br />

autolubrificanti. Danno uno sguardo vitreo come quello di uno zombie.»<br />

Zombie e sangue finto... Cristo, che casino. «Come ha fatto a passare attraverso<br />

lo stramaledetto metal detector?»<br />

«Non erano ancora nell'area di massima sicurezza», spiegò Sellitto. «Era<br />

lì che si stavano dirigendo quando è successo.»<br />

Rhyme sospirò. E poi bruscamente chiese: «Dove diavolo sono le prove?»<br />

Spostò lo sguardo dalla porta a Mel Cooper come se lo snello tecnico<br />

potesse far materializzare a comando gli indizi raccolti al Centro di Detenzione.<br />

Si scoprì che c'erano due scene del crimine: una era il corridoio dov'era<br />

avvenuta la finta sparatoria. L'altra era nel sotterraneo dell'edificio,<br />

per la precisione in un ripostiglio. Una delle squadre di ricerca aveva tro-


vato gli strumenti usati per simulare la ferita, i vestiti e alcuni altri oggetti<br />

nascosti in una borsa nello stanzino.<br />

Suonarono alla porta e Thom andò ad aprire. Un attimo dopo, Roland<br />

Bell entrò nel laboratorio. «Non ci posso credere», disse senza fiato, i capelli<br />

incollati alla fronte. «È tutto confermato? Se l'è filata?»<br />

«Certo», borbottò Rhyme cupamente. «L'UE sta setacciando il palazzo.<br />

C'è anche Amelia là. Ma finora non hanno trovato nemmeno una pista.»<br />

«Probabilmente se l'è data a gambe, ma credo che sarebbe meglio portare<br />

Charles e la sua famiglia in un luogo sicuro finché non scopriamo cos'è<br />

successo», disse Bell.<br />

Sellitto approvò. «Assolutamente.»<br />

Il detective prese il cellulare e fece una telefonata. «Luis? Sono Roland.<br />

Ascolta, Weir è fuggito... No, no, non era affatto morto. È stata solo una<br />

messinscena. Voglio che Grady e la sua famiglia siano portati in un luogo<br />

sicuro finché non riacciuffiamo il nostro uomo. Manderò una... cosa?»<br />

Al suono di quell'unica sconvolta parola, l'attenzione di tutti i presenti si<br />

focalizzò su Bell. «Chi c'è con lui?... È solo? È questo che mi stai dicendo?»<br />

Rhyme stava scrutando il volto di Bell, l'espressione cupa e criptica sul<br />

volto che di solito era invece serafico. Ancora una volta, come era accaduto<br />

così spesso in quel caso, Lincoln aveva la sensazione che eventi apparentemente<br />

imprevedibili fossero stati programmati molto tempo prima del<br />

loro effettivo svolgersi.<br />

Bell si rivolse a Sellitto. «Luis mi ha detto che hai telefonato e hai richiamato<br />

tutta la scorta tranne lui.»<br />

«Telefonato a chi?»<br />

«A casa di Grady. Hai detto a Luis di mandare a casa il resto della squadra.»<br />

«Perché avrei dovuto fare una cosa del genere?» chiese Sellitto. «Cazzo,<br />

l'ha fatto di nuovo. Proprio come quando ha mandato a casa gli agenti che<br />

sorvegliavano il circo.»<br />

Bell annunciò alla squadra: «Ci sono altre cattive notizie. Grady sta andando<br />

in centro da solo per discutere con Constable un patteggiamento».<br />

Parlo nel ricevitore. «Non perdere di vista la famiglia, Luis. E richiama il<br />

resto della squadra. Di' loro che devono tornare immediatamente. Non lasciar<br />

entrare nessuno nell'appartamento a meno che non si tratti di qualcuno<br />

che conosci. Cercherò di trovare Charles.» Riagganciò e compose subito<br />

un altro numero. Rimase ad ascoltare per un lungo istante. «Non rispon-


de nessuno.» Lasciò un messaggio. «Charles, sono Roland. Weir è fuggito<br />

e non sappiamo dove possa essere o che cosa abbia in mente. Non appena<br />

senti questo messaggio, trova un agente armato che conosci personalmente<br />

e telefonami.»<br />

Gli lasciò il suo numero e poi fece un'altra telefonata, a Bo Haumann, il<br />

capo dell'Unità Emergenze. Lo avvertì che Grady si stava dirigendo al<br />

Centro di Detenzione e che non aveva alcun tipo di scorta.<br />

L'uomo con due pistole riappese e scosse la testa. «Ci siamo proprio fatti<br />

fregare.» Fissò la tabella delle prove. «Allora, che cos'ha in mente il nostro<br />

uomo?»<br />

«Di una cosa sono sicuro», disse Rhyme. «Non ha intenzione di lasciare<br />

la città. Si sta divertendo.»<br />

L'unica cosa della mia vita, l'unica cosa che abbia mai avuto importanza<br />

per me, è esibirmi. L'illusione, la magia...<br />

«Grazie, signore. Grazie.»<br />

La guardia esitò leggermente nel sentire quelle parole gentili mentre faceva<br />

entrare l'uomo che le aveva pronunciate, Andrew Constable, nella<br />

stanza degli interrogatori in cima alle Tombe, a Manhattan.<br />

Il prigioniero sorrise come un predicatore intento a ringraziare i suoi fedeli<br />

per le loro offerte.<br />

La guardia liberò le mani di Constable dietro la schiena e gliele riammanettò<br />

davanti.<br />

«Il signor Roth è già arrivato?»<br />

«Siediti e sta' zitto.»<br />

«Certo.» Constable si sedette.<br />

«Sta' zitto.»<br />

Obbedì.<br />

La guardia se ne andò e il prigioniero, solo nella stanza, guardò la città<br />

oltre il vetro sudicio della finestra. Era un ragazzo di campagna ma sapeva<br />

apprezzare New York. Si era sentito stordito e incredibilmente furioso dopo<br />

la tragedia dell'11 settembre. Se lui e la sua Alleanza Patriottica avessero<br />

potuto fare a modo loro, quell'incidente non sarebbe mai accaduto perché<br />

coloro che volevano colpire lo stile di vita americano sarebbero stati<br />

stanati e smascherati.<br />

Domande scomode...<br />

Un attimo dopo la pesante porta di metallo si aprì e la guardia fece entrare<br />

Joseph Roth.


«Ciao, Joe. Grady è pronto a negoziare?»<br />

«Certo. Dovrebbe essere qui tra dieci minuti. Dice che vuole informazioni<br />

concrete da te, Andrew.»<br />

«Oh, le avrà.» L'uomo sospirò. «E dall'ultima volta che ci siamo parlati<br />

ho scoperto che c'è dell'altro. Ti dirò. Joseph, sono desolato per quello che<br />

sta succedendo su, a Canton Falls, ed è da più di un anno che questa storia<br />

va avanti sotto il mio naso. Quella faccenda di cui continuava a parlare<br />

Grady... il progetto di uccidere i poliziotti. Ero convinto che fossero tutte<br />

assurdità. Ma invece no, c'è della gente che ha davvero in mente di fare<br />

una cosa simile.»<br />

«Hai dei nomi?»<br />

Constable rispose: «Ci puoi scommettere. Sono miei amici. Buoni amici.<br />

O almeno lo erano. Ricordi quel pranzo al Riverside Inn? Alcuni di loro<br />

hanno davvero assoldato quel tizio, Weir, per assassinare Grady. Ho nomi,<br />

date, luoghi, numeri di telefono. E c'è dell'altro. Un sacco di Patrioti saranno<br />

disposti a collaborare. Non preoccuparti».<br />

«Bene», disse Roth con aria sollevata. «All'inizio non sarà facile trattare<br />

con Grady. È questo il suo stile. Ma penso che andrà tutto per il verso giusto.»<br />

«Grazie, Joe.» Constable squadrò il suo avvocato. «Sono felice di essermi<br />

rivolto a te.»<br />

«Devo dirti la verità, Andrew. All'inizio il fatto che avessi assunto un<br />

avvocato ebreo mi ha stupito. Sai, con quello che si dice in giro sul tuo<br />

conto.»<br />

«Ma poi hai avuto modo di conoscermi.»<br />

«Poi ho avuto modo di conoscerti.»<br />

«A proposito, Joe, volevo chiederti: quando è la Pasqua ebraica?»<br />

«Scusa?»<br />

«La vostra Pasqua. Quand'è?»<br />

«È stata circa un mese fa. Ricordi quella sera che me ne sono andato<br />

prima?»<br />

«Certo.» Annuì. «Che significato ha per voi?»<br />

«Quando i primogeniti degli egiziani furono uccisi, Dio risparmiò le case<br />

degli ebrei e i loro figli. E a quel punto gli egiziani si convinsero a liberare<br />

gli ebrei dalla schiavitù.»<br />

«Oh. Comunque, scusa se non ti ho fatto gli auguri.»<br />

«Lo apprezzo molto, Andrew.» Poi lo guardò negli occhi. «Se le cose<br />

vanno come spero, forse l'anno prossimo tu e tua moglie potrete venire a


cena a casa nostra per festeggiare il Seder. È una cena, una celebrazione.<br />

Ci saranno una quindicina di persone, non tutte ebree. È un bel modo per<br />

stare insieme.»<br />

«Puoi considerare accettato l'invito.» I due uomini si strinsero la mano.<br />

«Un'altra buona ragione per uscire di qui. Quindi mettiamoci al lavoro. Ripetimi<br />

quali sono i capi d'accusa e su quali punti pensi che possiamo convincere<br />

Grady.» Constable si stiracchiò. Era bello non essere ammanettato<br />

dietro la schiena e avere le caviglie libere. Era così bello che trovò quasi<br />

divertente ascoltare il suo avvocato che gli elencava le ragioni per cui la<br />

gente dello Stato di New York riteneva che non fosse adatto a vivere nella<br />

società. Quel monologo però venne interrotto pochi istanti dopo, quando la<br />

guardia aprì la porta e fece cenno a Roth di uscire.<br />

Quando rientrò, l'avvocato sembrava turbato. Disse: «È successo un imprevisto.<br />

Weir è fuggito».<br />

«No! Grady è al sicuro?»<br />

«Non lo so. Avrà delle guardie del corpo che si occupano di proteggerlo.»<br />

Il prigioniero sospirò, disgustato. «Sai su chi ricadrà la colpa? Su di me,<br />

ecco su chi. Ne ho abbastanza di tutte queste stronzate. Devo scoprire dov'è<br />

Weir e cos'ha in mente di fare.»<br />

«Tu? E come?»<br />

«Chiamerò i miei amici a Canton Falls e li metterò alle calcagna di<br />

Jeddy Barnes. Forse riusciranno a convincerlo a dirci dov'è Weir e cosa sta<br />

facendo.»<br />

«Aspetta un attimo, Andrew», disse Roth a disagio. «Voglio che resti<br />

tutto entro i limiti della legalità.»<br />

«Non ti preoccupare. Ci penserò io.»<br />

«Sono sicuro che Grady lo apprezzerà molto.»<br />

«Che resti tra noi, Joe, ma non me ne frega un cazzo di niente di Grady.<br />

Tutto questo è per me. Voglio consegnargli la testa di Weir e di Jeddy su<br />

un piatto d'argento, così forse alla fine tutti si convinceranno che non c'entro<br />

niente. E adesso facciamo qualche telefonata per risolvere questo casino.»<br />

38<br />

Hobbs Wentworth non si allontanava molto spesso da Canton Falls.<br />

Travestito da custode, mentre spingeva un carrello su cui si trovavano


scope, stracci e la sua «attrezzatura da pesca» (ovvero il suo fucile d'assalto<br />

semiautomatico Colt AR-15), Hobbs Wentworth si rese conto che la vita<br />

nella grande città era molto cambiata negli ultimi vent'anni, ossia dall'ultima<br />

volta che era stato lì.<br />

E notò che tutto ciò che aveva sentito a proposito del lento cancro che<br />

stava divorando la razza bianca era vero.<br />

Oh, mio Signore, guarda: c'erano più giapponesi o cinesi o quello che<br />

erano — chi poteva dirlo? — lì che a Tokio. E gli ispanici erano ovunque<br />

in quella parte di New York, come zanzare. E tutti quegli arabi... ma perché<br />

non li arrestavano e non li fucilavano dopo quello che avevano fatto alle<br />

Torri Gemelle? Una donna che indossava uno di quegli abiti da musulmani<br />

che la copriva dalla testa ai piedi stava attraversando la strada. Hobbs<br />

provò l'improvviso impulso di ucciderla perché avrebbe potuto conoscere<br />

qualcuno che a sua volta avrebbe potuto conoscere qualcuno che aveva attaccato<br />

il suo Paese.<br />

E quegli indiani e quei pakistani che avrebbero dovuto essere rispediti<br />

nei rispettivi Paesi, perché Hobbs non riusciva a capire un cazzo di quello<br />

che dicevano, per non dire del fatto che non erano cristiani.<br />

Era furioso per ciò che aveva fatto il governo aprendo le frontiere e lasciando<br />

entrare quegli animali, permettendo loro di impadronirsi del Paese<br />

e costringendo la gente perbene a rifugiarsi in piccole isole di sicurezza —<br />

luoghi come Canton Falls — che giorno dopo giorno diventavano sempre<br />

più anguste.<br />

Ma Dio aveva strizzato l'occhio a Hobbs Wentworth, elemento dannatamente<br />

indispensabile, e gli aveva affidato il ruolo benedetto del combattente<br />

per la libertà. Perché Jeddy Barnes e i suoi amici sapevano che<br />

Hobbs aveva un altro talento oltre a quello di saper raccontare ai bambini<br />

le storie della Bibbia. Sapeva uccidere. E lo sapeva fare molto, molto bene.<br />

Talvolta la sua attrezzatura da pesca era un coltello K-bar, talvolta una garrota,<br />

talvolta il suo dolce Colt, talvolta l'arco. Le oltre dieci missioni che<br />

aveva portato a termine negli ultimi anni erano andate nel migliore dei<br />

modi. Uno schifoso portoricano in Massachusetts, un politico di sinistra ad<br />

Albany, un negro a Burlington, un medico abortista in Pennsylvania.<br />

E adesso alla sua lista avrebbe aggiunto anche un procuratore.<br />

Continuò a spingere il carrello attraverso il parcheggio sotterraneo semideserto<br />

che si trovava vicino a Centre Street e si fermò vicino a una delle<br />

porte, in attesa. Aveva un'aria apatica, sembrava proprio un custode che<br />

non aveva alcuna voglia di cominciare il turno di notte. Dopo qualche mi-


nuto la porta si aprì e Hobbs salutò gentilmente con un cenno del capo la<br />

donna che uscì, una donna di mezza età con una valigetta, che indossava<br />

dei jeans e una camicetta bianca. Lei gli sorrise ma si richiuse con forza la<br />

porta alle spalle e disse che le dispiaceva ma che per problemi di sicurezza<br />

non poteva lasciarlo entrare.<br />

Lui le disse che, certo, non c'era problema, capiva perfettamente. E le<br />

sorrise di nuovo.<br />

Un minuto più tardi, lasciò cadere nel suo carrello il corpo della donna<br />

che si stava contorcendo e le prese il tesserino di identificazione. Lo fece<br />

scorrere attraverso un lettore elettronico e la porta si aprì con un «clic».<br />

Prese l'ascensore fino al terzo piano, continuando a spingere il carrello,<br />

il corpo della donna nascosto da sacchetti neri della spazzatura. Hobbs trovò<br />

l'ufficio che il signor Weir gli aveva detto di usare. Da lì c'era un'ottima<br />

visuale sulla strada e, dal momento che apparteneva al Dipartimento delle<br />

Statistiche Autostradali, era improbabile che vi capitasse qualcuno in seguito<br />

a una qualche emergenza, la domenica sera. La porta era chiusa a<br />

chiave ma l'uomo robusto l'aprì semplicemente con un calcio. (Il signor<br />

Weir aveva detto che non c'era tempo per insegnargli a forzare una serratura.)<br />

All'interno dell'ufficio, Hobbs prese il fucile dal carrello, montò il mirino<br />

telescopico e lo puntò sulla strada. Una posizione perfetta. Non poteva<br />

sbagliare.<br />

Per la verità, però, si sentiva a disagio.<br />

A turbarlo non era l'idea di far fuori Grady; si sarebbe preso senza difficoltà<br />

quel trofeo. Ma era l'idea della fuga che sarebbe seguita a preoccuparlo.<br />

Gli piaceva vivere a Canton Falls, gli piaceva raccontare ai bambini<br />

le storie della Bibbia, gli piaceva andare a caccia e a pesca e passare il<br />

tempo con gli amici. Persino Cindy era divertente qualche sera, con la luce<br />

giusta e la giusta quantità di liquore in corpo.<br />

Ma il piano dell'Uomo Magico prevedeva la fuga.<br />

Quando Grady fosse apparso, Hobbs gli avrebbe sparato cinque colpi<br />

uno dopo l'altro attraverso la finestra chiusa. La prima pallottola avrebbe<br />

mandato in mille pezzi il vetro e forse sarebbe stata deviata, ma le altre avrebbero<br />

sicuramente ucciso il procuratore. Poi, aveva spiegato il signor<br />

Weir, Hobbs avrebbe dovuto aprire una delle porte antincendio, ma non<br />

per fuggire da lì. Sarebbe stata una diversione per convincere la polizia che<br />

era scappato da quella parte. In realtà, lui sarebbe tornato al parcheggio<br />

sotterraneo. Avrebbe spostato la sua vecchia Dodge in un posto riservato


agli handicappati e si sarebbe nascosto nel baule. A un certo punto — forse<br />

quella notte stessa o forse il giorno dopo — l'auto sarebbe stata portata via<br />

per divieto di sosta.<br />

La legge impediva agli addetti alla rimozione forzata di aprire le portiere<br />

e i bagagliai delle auto che portavano via, e così la macchina sarebbe stata<br />

trasportata fuori dal garage, oltre qualsiasi possibile blocco, senza che nessuno<br />

si accorgesse che a bordo c'era un passeggero. Quando fosse stato<br />

certo di essere al sicuro, Hobbs avrebbe aperto il bagagliaio dall'interno e<br />

sarebbe fuggito a Canton Falls. Nel bagagliaio c'erano dell'acqua e del cibo<br />

e anche un barattolo vuoto, nel caso dovesse urinare.<br />

Era un piano brillante.<br />

E, in quanto elemento dannatamente indispensabile, Hobbs avrebbe fatto<br />

del suo meglio per svolgerlo alla perfezione.<br />

Prendendo la mira su passanti scelti a caso per acquistare confidenza con<br />

quel punto di osservazione, Hobbs pensò che il signor Weir doveva fare<br />

spettacoli di magia maledettamente incredibili. Si chiese se una volta che<br />

tutto fosse finito sarebbe riuscito a convincerlo a tornare a Canton Falls per<br />

fare uno spettacolo per i bambini del catechismo.<br />

O almeno, decise Hobbs, avrebbe inventato qualche storia sul fatto che<br />

Gesù era stato un grande mago e aveva usato giochi di prestigio per far<br />

sparire i romani e i pagani.<br />

Brividi.<br />

Amelia Sachs stava rabbrividendo per il sudore freddo che le scorreva<br />

lungo la schiena e lungo i fianchi.<br />

E stava rabbrividendo anche per la paura.<br />

Cerca con cura...<br />

Imboccò un altro corridoio poco illuminato del palazzo dei tribunali,<br />

pronta a sfoderare la Glock.<br />

... ma guardati le spalle.<br />

Ah, ci puoi scommettere, Rhyme. Mi piacerebbe molto. Ma da chi devo<br />

guardarmi? Da un cinquantenne dal volto sottile che potrebbe avere la<br />

barba ma potrebbe anche non averla? Da una donna anziana che indossa la<br />

divisa di una caffetteria? Da un custode, da un secondino del Centro di Detenzione,<br />

da un uomo delle pulizie un poliziotto un medico un cuoco un<br />

vigile del fuoco un'infermiera? Una qualsiasi delle decine di persone che<br />

quella domenica avevano tutto il diritto di trovarsi lì.<br />

Chi, chi, chi?


La sua radio gracchiò. Era Sellitto. «Sono al terzo piano, Amelia. Ancora<br />

niente.»<br />

«Io sono nel seminterrato. Ho visto una decina di persone. Tutti i tesserini<br />

di identificazione coincidono ma, dannazione, Weir potrebbe anche<br />

aver programmato la sua fuga da settimane ed essersi preparato un documento<br />

falso.»<br />

«Vado su al quarto.»<br />

Conclusa la trasmissione, Amelia continuò la sua ricerca. Lungo altri<br />

corridoi. Decine di porte. Tutte chiuse a chiave.<br />

Ma, naturalmente, delle semplici serrature non significavano niente per<br />

un uomo come Weir. Avrebbe potuto aprirne una in pochi secondi e nascondersi<br />

in un ripostiglio buio. Avrebbe potuto entrare nell'ufficio di un<br />

giudice e restare nascosto fino a lunedì. Avrebbe potuto intrufolarsi in una<br />

delle prese d'aria che portavano ai tunnel della manutenzione dai quali avrebbe<br />

avuto accesso a metà degli edifici di Manhattan oltre che alla metropolitana.<br />

Amelia svoltò un angolo e imboccò un altro corridoio buio. Mentre controllava<br />

le maniglie delle porte, ne trovò una aperta.<br />

Se lui si trovava lì dentro doveva averla sentita — il «clic» della maniglia,<br />

il rumore dei suoi passi — e quindi non aveva altra scelta che quella<br />

di entrare velocemente. Spalancò la porta con in pugno la torcia elettrica,<br />

pronta a gettarsi sulla sinistra se avesse scorto un'arma puntata contro di lei<br />

(si ricordò che i destrorsi hanno la tendenza, quando sparano in preda al<br />

panico, a mirare a sinistra, ossia alla destra del bersaglio).<br />

Ad Amelia sembrò che le sue ginocchia artritiche si frantumassero<br />

quando accennò ad accovacciarsi, esaminando la stanza rischiarata dal fascio<br />

luminoso della torcia. Qualche scatolone e alcuni schedari. Nient'altro.<br />

Tuttavia, quando si voltò per andarsene, si ricordò che il Negromante si era<br />

confuso con l'oscurità usando un semplice pezzo di tessuto nero. Osservò<br />

la stanza con maggior attenzione.<br />

In quel momento sentì qualcosa sfiorarle il collo.<br />

Rimase senza fiato e si voltò di scatto sollevando la pistola e mirando al<br />

centro della polverosa ragnatela che le aveva accarezzato la pelle.<br />

Tornò in corridoio.<br />

Altre porte chiuse. Altri vicoli ciechi.<br />

Passi che si avvicinavano. Un uomo le passò accanto — era calvo, sulla<br />

sessantina e indossava un'uniforme da guardia con tanto di tesserino. Le<br />

rivolse un cenno. Era più alto di Weir, così lei lo lasciò passare senza dedi-


cargli più di uno sguardo.<br />

Ma poi pensò che per un esperto di trasformismo come lui non doveva<br />

essere difficile cambiare anche la propria statura.<br />

Si voltò di scatto.<br />

L'uomo era scomparso; Amelia vide solo il corridoio deserto. O il corridoio<br />

apparentemente deserto. Ripensò ancora una volta alla seta sotto cui<br />

il Negromante si era nascosto per uccidere Svetlana Rasnikov, allo specchio<br />

dietro cui si era nascosto per uccidere Tony Calvert. Il suo corpo era<br />

un nodo di tensione., Prese l'arma nella fondina e si diresse verso il punto<br />

in cui la guardia — o almeno quella che le era sembrata una guardia — era<br />

scomparsa.<br />

Dove? Dov'era Weir?<br />

Mentre percorreva Centre Street, Roland Bell si guardò attorno. Auto,<br />

camion, venditori di hot dog in piedi accanto al metallo fumante dei loro<br />

baracchini, giovani professionisti che lavoravano per studi legali o banche,<br />

ubriachi, persone che portavano a spasso il cane, o andavano a fare<br />

shopping, decine di abitanti di Manhattan che affollavano le strade in giornate<br />

belle e in giornate grigie semplicemente perché l'energia della città li<br />

spingeva a uscire.<br />

Dove?<br />

Bell pensò a quanto vivere e sparare si assomigliassero. Era cresciuto nel<br />

North Carolina, nella zona di Albemarle Sound, dove le armi da fuoco erano<br />

una necessità, non una fissazione, e dove gli era stato insegnato a rispettarle.<br />

Questo richiedeva concentrazione. Anche i colpi più semplici —<br />

quando si sparava a una sagoma di cartone, a un serpente a sonagli o a un<br />

cervo — potevano essere pericolosi se non si rimaneva concentrati sul bersaglio.<br />

Be', la vita era proprio così. E Bell sapeva che qualunque cosa stesse accadendo<br />

alle Tombe in quel momento, doveva restare concentrato sul suo<br />

unico obiettivo: proteggere Charles Grady.<br />

Amelia Sachs lo chiamò e gli riferì che stava controllando ogni essere<br />

umano che incontrava nell'edificio dei tribunali, di qualsiasi età, razza o<br />

taglia fosse (aveva appena controllato l'identità di una guardia calva, un<br />

uomo che era molto più alto di Weir e che non assomigliava per niente all'assassino<br />

ma che aveva superato l'esame perché, si era scoperto, aveva<br />

conosciuto il suo defunto padre). Amelia aveva finito di ispezionare un'ala<br />

del seminterrato e stava per cominciare con l'altra.


Le squadre agli ordini di Sellitto e Bo Haumann stavano ancora perquisendo<br />

i piani superiori dell'edificio e alla caccia si era unito il personaggio<br />

più impensato, ossia Andrew Constable, che stava cercando a Canton Falls<br />

piste che conducessero a Weir. Be', pensò Bell, sarebbe stato veramente<br />

incredibile se l'uomo che per primo era stato accusato di tentato omicidio<br />

fosse riuscito a scoprire dove si trovava il vero responsabile.<br />

Controllò le auto accanto alle quali passava, guardò i camion, scrutò nei<br />

vicoli, le pistole pronte ma non ancora sfoderate. Aveva deciso che la scelta<br />

più logica per loro fosse quella di colpire Grady sulla strada prima che<br />

entrasse nell'edificio dove avrebbe avuto maggiori possibilità di mettersi in<br />

salvo. Non pensava che quella gente avesse tendenze suicide — non coincideva<br />

con il loro profilo. L'assassino avrebbe tentato di colpirlo nel lasso<br />

di tempo tra il momento in cui Grady avesse parcheggiato la macchina e<br />

quello in cui le pesanti porte dell'edificio dei tribunali si fossero richiuse<br />

alle sue spalle. E sarebbe stato un colpo facile: praticamente non c'erano<br />

ripari, lì.<br />

Dov'era Weir?<br />

E, cosa altrettanto importante, dov'era Grady?<br />

Sua moglie aveva detto che aveva preso la loro auto privata, non quella<br />

governativa. Bell aveva fatto una richiesta urgente di localizzazione della<br />

Volvo del procuratore, ma non c'erano state segnalazioni.<br />

Si voltò lentamente, scrutando la scena come un faro. Spostò lo sguardo<br />

sul palazzo dall'altra parte della strada, un edificio governativo di nuova<br />

costruzione che ospitava degli uffici. Decine di finestre davano su Centre<br />

Street. Bell era stato in quell'edificio durante un sequestro che si era concluso<br />

quasi subito e sapeva che ora, di domenica, doveva essere praticamente<br />

deserto. Il luogo perfetto per nascondersi e aspettare Grady.<br />

Ma anche la strada sarebbe stata una scelta possibile... per sparare da un'auto<br />

in corsa, per esempio.<br />

Dove, dove?<br />

Roland Bell tornò con la mente a quella volta in cui era andato a caccia<br />

con suo padre nella Grande Palude Lugubre, nella Virginia meridionale.<br />

Erano stati attaccati da un cinghiale selvatico e suo padre aveva ferito superficialmente<br />

l'animale che era scomparso nella vegetazione. L'uomo aveva<br />

sospirato e aveva detto: «Dobbiamo prenderlo. Non possiamo lasciare<br />

in giro un animale ferito».<br />

«Ma ci ha attaccati», aveva protestato il giovane Roland.<br />

«Be', figliolo, siamo stati noi a invadere il suo mondo. Non è stato lui a


invadere il nostro. Ma non è una questione di giustizia. Dobbiamo trovarlo,<br />

anche se dovessimo impiegarci tutto il giorno. Non sarebbe giusto nei suoi<br />

confronti e per di più adesso che è ferito, è due volte più pericoloso per<br />

chiunque dovesse imbattersi in lui.»<br />

Guardandosi attorno nel fitto della vegetazione e nell'erba alta che si estendeva<br />

per chilometri e chilometri, il giovane Roland aveva detto: «Ma<br />

potrebbe essere dovunque, papà».<br />

Suo padre aveva riso cupamente: «Oh, non preoccuparti. Non saremo<br />

noi a trovare lui. Sarà lui a trovare noi. Tieni il pollice su quella sicura, figliolo.<br />

Quel fucile potrebbe servirti da un momento all'altro. Sei tranquillo?»<br />

«Sissignore.»<br />

Ora Bell con lo sguardo esaminò ancora una volta i veicoli, i vicoli e i<br />

palazzi sul lato opposto del tribunale.<br />

Niente.<br />

Nessuna traccia di Charles Grady.<br />

Nessuna traccia di Erick Weir o dei suoi complici.<br />

Bell toccò il calcio di una delle sue pistole.<br />

Oh, non preoccuparti. Sarà lui a trovare noi.<br />

39<br />

«Sto facendo una ricerca porta a porta, Rhyme. Sono nell'ultima ala del<br />

seminterrato.»<br />

«Lascia che se ne occupi l'UE.» Rhyme si accorse di aver chinato il capo<br />

in avanti per la tensione mentre parlava nel microfono.<br />

«Abbiamo bisogno di tutti», sussurrò Amelia. «È un edificio dannatamente<br />

grosso.» Adesso era nelle Tombe e stava esaminando i corridoi. «Ed<br />

è anche molto inquietante. Come la scuola di musica.»<br />

Sempre più misteriosa...<br />

«Un giorno o l'altro dovrai aggiungere al tuo libro un capitolo su come<br />

analizzare scene del crimine in luoghi spettrali», scherzò nervosa. «Okay,<br />

resterò in silenzio per un po' adesso. Ti richiamo.»<br />

Rhyme e Cooper tornarono a studiare le prove. Nel corridoio che conduceva<br />

alle celle, Amelia aveva trovato una lametta e alcuni frammenti di ossa<br />

bovine e di spugna grigia — che l'assassino aveva fatto passare per<br />

frammenti di cranio e materia cerebrale — oltre ad alcuni campioni di sangue<br />

finto: sciroppo di glucosio con colorante alimentare rosso.


Weir aveva usato la giacca o la camicia per pulire il suo vero sangue<br />

come meglio aveva potuto ma Amelia aveva analizzato la scena, come<br />

sempre, con estrema cura e ne aveva recuperato abbastanza per poterlo analizzare.<br />

L'assassino aveva portato con sé la chiave o i grimaldelli che aveva<br />

usato per aprire le manette. Oltre a quelle non c'erano altre prove utili<br />

sulla scena del crimine del corridoio.<br />

Il ripostiglio al piano inferiore dove Weir si era cambiato aveva rivelato<br />

qualcosa di più — un sacchetto di carta in cui aveva nascosto il petardo insanguinato,<br />

il contenitore per il sangue finto e i vestiti che indossava quando<br />

era stato arrestato a casa di Grady: un completo grigio e la camicia<br />

bianca che aveva utilizzato per pulire il sangue, e un paio di scarpe Oxford<br />

da uomo d'affari. Cooper aveva trovato tracce evidenti su quegli oggetti:<br />

residui di lattice e cosmetici, frammenti di cera adesiva per maghi, macchie<br />

di inchiostro simili a quelle che erano già state rinvenute, spesse fibre<br />

di nylon e altre macchie secche di sangue artificiale.<br />

Scoprirono che le fibre appartenevano a una moquette grigio ferro. Il<br />

sangue finto era vernice. I database a cui avevano accesso non fornirono<br />

alcuna informazione su quei due materiali, così il tecnico mandò l'analisi<br />

della composizione chimica e alcune foto all'FBI con una richiesta urgente<br />

di identificazione.<br />

A quel punto a Rhyme venne un'idea.<br />

«Kara», chiamò, vedendo la ragazza che, seduta accanto a Mel Cooper,<br />

si faceva dondolare una moneta da un quarto di dollaro sopra le nocche<br />

mentre fissava l'ingrandimento di una delle fibre sullo schermo del computer.<br />

«Potresti aiutarci con una cosa?»<br />

«Certo.»<br />

«Potresti andare al Cirque Fantastique e trovare Kadesky? Raccontagli<br />

dell'evasione e cerca di scoprire se ricorda qualcos'altro a proposito di<br />

Weir. Illusioni che gli piacevano particolarmente, suoi personaggi o travestimenti<br />

ricorrenti, che tipo di numeri ripeteva più spesso... qualunque cosa<br />

ci possa dare un'idea di che aspetto potrebbe avere ora.»<br />

«Magari Kadesky ha qualche vecchia fotografia di Weir con un costume<br />

di scena», suggerì lei mettendosi a tracolla la borsa zebrata.<br />

Rhyme le disse che era una buona idea e poi tornò a scrutare la tabella<br />

delle prove, una testimonianza tangibile di ciò che già aveva pensato in<br />

precedenza: più scoprivano, meno sapevano.<br />

Mancava un'ora allo spettacolo serale e il Cirque Fantastique stava pren-


dendo vita.<br />

Kara oltrepassò lo striscione con Arlecchino e notò un'auto della polizia<br />

che Lincoln Rhyme aveva mandato dopo lo spavento di quel pomeriggio.<br />

Provando un senso di cameratismo dovuto al fatto che anche lei stava giocando<br />

a fare il poliziotto, la ragazza sorrise e salutò gli agenti che, anche se<br />

non la conoscevano, risposero al saluto.<br />

Non c'era ancora nessuno a sorvegliare l'ingresso e a prendere i biglietti,<br />

così Kara entrò e raggiunse il backstage. Notò un ragazzo che stava spostando<br />

una lavagna. Aveva un lasciapassare fissato alla cintura.<br />

«Scusa», disse Kara.<br />

«Sì?» rispose lui con un pesante accento francese o francocanadese.<br />

«Sto cercando il signor Kadesky.»<br />

«Non c'è. Sono uno dei suoi assistenti.»<br />

«Dov'è?»<br />

«Non è qui. Tu chi sei?»<br />

«Lavoro con la polizia. Il signor Kadesky è stato da noi, prima. Dobbiamo<br />

fargli qualche altra domanda.»<br />

Il giovane le guardo il petto, forse, anche se non necessariamente, in cerca<br />

di un distintivo.<br />

«Uh uh. Ah. Polizia. Be', sta cenando. Tornerà tra poco.»<br />

«Sai dov'è andato a mangiare?» chiese lei.<br />

«No. Adesso devi andartene. Non puoi stare qui.»<br />

«Ho solo bisogno di vederlo...»<br />

«Hai il biglietto?»<br />

«No, io...»<br />

«Allora non puoi stare qui ad aspettarlo. Devi andartene. Non ha detto<br />

niente a proposito della polizia.»<br />

«Be', ho davvero bisogno di vederlo», disse lei con fermezza al ragazzo<br />

dall'aspetto gallico e dall'atteggiamento gelido.<br />

«Sul serio, te ne devi andare. Puoi restare fuori ad aspettarlo.»<br />

«Potrei non vederlo passare.»<br />

«Se non te ne vai, chiamerò le guardie», minacciò lui con il suo pesante<br />

accento. «Puoi credermi.»<br />

«Comprerò un biglietto», disse lei.<br />

«Sono esauriti. E anche se ne comprassi uno non potresti tornare qui dietro.<br />

Ti accompagno fuori.»<br />

La scortò fino all'ingresso dove ora i bigliettai erano al lavoro. Una volta<br />

fuori, Kara si fermò e indicò una roulotte su cui era scritto BIGLIETTE-


RIA. «È lì che posso comprare un biglietto?»<br />

Un vago sogghigno apparve sul volto dell'assistente. «Sì, quella è la biglietteria.<br />

Ma come ti ho detto, non ci sono più biglietti. Puoi chiamare<br />

l'ufficio del signor Kadesky se hai bisogno di chiedergli qualcosa.»<br />

Quando il ragazzo se ne fu andato, Kara rimase ad aspettare qualche istante,<br />

poi girò dietro il tendone e raggiunse l'entrata degli artisti. Sorrise<br />

alla guardia e lui ricambiò il suo sorriso, lanciando solo un breve sguardo<br />

alla sua cintura a cui adesso era fissato il lasciapassare dell'assistente franco-canadese,<br />

che Kara senza alcuna difficoltà gli aveva sfilato dalla cintura<br />

quando gli aveva posto quella domanda stupida, ma utile ai fini della diversione,<br />

sulla biglietteria.<br />

Ecco una regola d'oro: mai fare lo stronzo con una prestigiatrice.<br />

Nella parte del tendone riservata al backstage, nascose il lasciapassare in<br />

una tasca e trovò un'impiegata più gentile. La donna, Catherine Tunney,<br />

annuì con fare comprensivo quando Kara le spiegò la ragione della sua<br />

presenza lì e le raccontò che secondo la polizia un ex illusionista ricercato<br />

per omicidio era, un artista con cui il signor Kadesky aveva lavorato molto<br />

tempo prima. La donna aveva sentito parlare degli omicidi e invitò Kara ad<br />

aspettare finché l'impresario non fosse tornato dalla cena. Catherine le diede<br />

un lasciapassare per la zona VIP e se ne andò promettendo che avrebbe<br />

detto alle guardie di mandarle il signor Kadesky non appena fosse tornato.<br />

Mentre si dirigeva nell'area riservata, il suo cercapersone emise un «bip»<br />

insistente.<br />

Kara trasalì quando vide chi la stava chiamando e corse a una schiera di<br />

telefoni pubblici provvisori. Con mano tremante, compose il numero.<br />

«Stuyvesant Manor», disse una voce.<br />

«Jaynene Williams, per favore.»<br />

Un'attesa interminabile.<br />

«Pronto?»<br />

«Sono io. Kara. Mia madre sta bene?»<br />

«Sì, sta bene, ragazza mia. Non voglio che tu ti faccia illusioni, potrebbe<br />

non essere niente, ma qualche minuto fa si è svegliata e mi ha chiesto di te.<br />

Sa che è domenica sera e si ricordava che oggi sei passata a trovarla.»<br />

«Vuoi dire che ha chiesto di me, proprio di me?»<br />

«Sì, ha detto il tuo nome. Poi si è accigliata un attimo e ha detto 'a meno<br />

che non continui a usare quel suo assurdo nome d'arte, Kara'.»<br />

Mio Dio... possibile che fosse tornata in sé?<br />

«Mi ha riconosciuta e mi ha chiesto dov'eri. Ha detto che doveva dirti


qualcosa.»<br />

Il cuore prese a batterle più velocemente.<br />

Dirmi qualcosa...<br />

«Dovresti venire qui il più presto possibile, tesoro. Potrebbe durare ma<br />

potrebbe anche non durare. Sai come vanno queste cose.»<br />

«Adesso sono molto impegnata, Jaynene, ma verrò appena mi sarà possibile.»<br />

Conclusa la conversazione, agitata, Kara tornò a sedersi. La tensione era<br />

insopportabile. In quel momento, forse, sua madre stava chiedendo dove<br />

fosse sua figlia. Triste e delusa perché la ragazza non era lì con lei.<br />

Ti prego, pensò, guardando di nuovo in direzione dell'ingresso, sperando<br />

di vedere Kadesky.<br />

Niente.<br />

Avrebbe voluto avere una bacchetta magica per poter far materializzare<br />

l'impresario sulla soglia.<br />

Ti prego, pensò di nuovo, puntando verso la porta la sua bacchetta immaginaria.<br />

Ti prego...<br />

Ancora niente. Poi entrarono alcune persone. Nessuna di loro era Kadesky,<br />

però. Erano tre donne che indossavano costumi medievali e maschere<br />

le cui espressioni sconsolate erano smentite dall'allegria con cui gli<br />

attori si stavano preparando alla loro esibizione di quella sera.<br />

Roland Bell era in piedi in uno dei canyon del centro di Manhattan: Centre<br />

Street, tra il cupo edificio del tribunale incoronato dal Ponte dei Sospiri<br />

e l'anonimo palazzo di uffici dall'altra parte della strada.<br />

Ancora nessun segno della Volvo di Charles Grady.<br />

Ancora una volta ruotò lentamente su se stesso come la luce di un faro.<br />

Dove, dove, dove?<br />

Un colpo di clacson poco lontano, nella direzione dell'accesso al ponte.<br />

Un grido.<br />

Bell si voltò e fece qualche passo di corsa verso quei suoni, chiedendosi<br />

se fosse possibile che si trattasse di una diversione.<br />

No, era solo un litigio tra automobilisti.<br />

Tornò sui suoi passi, verso l'ingresso dell'edificio del tribunale, e si ritrovò<br />

a fissare Charles Grady che stava tranquillamente percorrendo il<br />

marciapiede, a un isolato di distanza da lui. Il procuratore camminava tenendo<br />

la testa bassa, perso nei suoi pensieri. Il detective gli corse incontro<br />

gridando: «Charles! Sta' giù! Weir è evaso».


Grady si fermò, accigliato.<br />

«Giù!» gridò Bell senza fiato.<br />

L'uomo, allarmato, si accovacciò sul marciapiede tra due macchine parcheggiate.<br />

«Cos'è successo?» gridò. «La mia famiglia!»<br />

«Ho mandato degli agenti a casa tua», disse il detective. Poi, rivolgendosi<br />

ai pedoni: «Allontanatevi dalla strada! È un'azione di polizia».<br />

I passanti si sparpagliarono immediatamente.<br />

«La mia famiglia!» gridò Grady disperato. «Sei sicuro?»<br />

«Stanno bene.»<br />

«Ma Weir...»<br />

«Ha simulato la sparatoria al Centro di Detenzione. È riuscito a scappare<br />

e adesso è da qualche parte qui attorno. Sta arrivando un furgone blindato.»<br />

Si voltò di nuovo e socchiuse gli occhi, osservando la scena.<br />

Alla fine raggiunse Grady e si fermò davanti a lui, dando le spalle alle<br />

finestre buie dell'edificio governativo dall'altra parte della strada.<br />

«Resta dove sei, Charles», disse Bell. «Andrà tutto bene.» Quindi si tolse<br />

il walkie-talkie dalla cintura.<br />

Ma cosa stava succedendo?<br />

Hobbs Wentworth guardò il suo bersaglio sotto di lui — il procuratore<br />

— che si accucciava sul marciapiede dietro un uomo in giacca sportiva,<br />

chiaramente un poliziotto.<br />

Il reticolo del mirino telescopico di Hobbs accarezzò la schiena dell'agente<br />

cercando senza successo Grady.<br />

Il procuratore era accovacciato, il poliziotto in piedi. Hobbs pensò che se<br />

avesse sparato attraverso la schiena dell'agente, probabilmente avrebbe<br />

colpito Grady al petto, considerando la sua posizione. Ma il rischio era che<br />

il colpo venisse deviato e che Grady restasse solo ferito e cercasse protezione<br />

dietro una macchina.<br />

Be', doveva fare qualcosa, e alla svelta. Il poliziotto stava parlando alla<br />

radio. Sarebbero arrivati un centinaio di altri agenti di lì a poco. Andiamo,<br />

elemento indispensabile, si disse, che cosa vuoi fare?<br />

Sotto di lui, il poliziotto si stava guardando attorno e continuava a coprire<br />

Grady, accucciato come una femmina di retriever intento a urinare.<br />

D'accordo. Decise che avrebbe sparato al poliziotto colpendolo alla coscia.<br />

In quel modo, molto probabilmente, l'agente sarebbe caduto all'indietro<br />

lasciando scoperto il procuratore. Il Colt semiautomatico poteva spara-


e cinque colpi in due secondi. Forse non era un piano perfetto ma era il<br />

migliore a cui Hobbs riuscisse a pensare.<br />

Decise di dare al poliziotto qualche altro istante per farsi da parte.<br />

Aveva entrambi gli occhi aperti e col destro guardava attraverso il mirino,<br />

dipingendo la schiena del detective con il reticolo e pensando che una<br />

volta tornato a Canton Falls avrebbe inventato un racconto della Bibbia<br />

basato su quegli avvenimenti. Gesù avrebbe interpretato il suo ruolo e sarebbe<br />

stato armato con un arco strepitoso e avrebbe teso un'imboscata a un<br />

gruppo di soldati che avevano torturato dei cristiani. Giulio Cesare si sarebbe<br />

nascosto dietro uno dei soldati pensando di essere al sicuro ma Gesù<br />

avrebbe scoccato una freccia trapassando il soldato e uccidendo quel figlio<br />

di puttana.<br />

Un'ottima storia. I bambini l'avrebbero adorata.<br />

Il poliziotto continuava a coprire il procuratore.<br />

Be', adesso ne ho abbastanza, pensò Hobbs, facendo scattare la sicura<br />

del grosso Colt. Il tempo è scaduto. Bruciate all'inferno, romani assassini<br />

di Cristo.<br />

Spostò il reticolo sulla parte posteriore della coscia del poliziotto e cominciò<br />

a premere il grilletto pensando che gli dispiaceva soltanto che l'agente<br />

fosse un bianco e non un nero.<br />

Ma se c'era una cosa che Hobbs Wentworth aveva imparato era che bisognava<br />

sempre colpire i propri bersagli ogni volta, quali che fossero.<br />

40<br />

Roland Bell avvertì l'inconfondibile odore di plastica/sudore/metallo del<br />

Motorola che si era portato al viso.<br />

«UE Quattro, siete pronti, passo?» disse nel microfono.<br />

«Roger, passo», rispose uno dei membri della squadra.<br />

«Okay, ora...»<br />

E fu allora che risuonarono gli schiocchi attutiti di alcuni colpi attraverso<br />

il canyon della strada.<br />

Bell trasalì.<br />

«Spari!» gridò Charles Grady. «Ho sentito degli spari! Ti hanno colpito?»<br />

«Resta giù», ordinò Bell accovacciandosi. Girò su se stesso sollevando<br />

la pistola e fissando l'edificio governativo dall'altra parte della strada.<br />

Stava contando freneticamente.


«Ho localizzato il punto», disse nella radio. «Terzo piano, quinto ufficio<br />

dall'estremità nord del palazzo.» Poi esaminò il vetro. «Ouch.»<br />

«Puoi ripetere, passo?» disse uno degli agenti.<br />

«Ho detto'ouch'.»<br />

«Uhm. Roger. Chiudo.»<br />

Grady, sdraiato sul marciapiede, domandò: «Cosa sta succedendo?» Fece<br />

per alzarsi.<br />

«Resta dove sei», gli impose il detective, alzandosi in piedi cautamente.<br />

Spostò lo sguardo dalla finestra ed esaminò il marciapiede attorno a loro.<br />

Era possibile che ci fossero altri cecchini nelle vicinanze. Un attimo dopo,<br />

un mezzo blindato dell'Unità Emergenze si fermò sul ciglio della strada e<br />

nel giro di cinque secondi Bell e Grady furono fatti salire a bordo. Il veicolo<br />

si allontanò con uno stridore di pneumatici, riportando il procuratore<br />

nell'Upper East Side dalla sua famiglia.<br />

Bell si lanciò un'occhiata alle spalle e vide altri agenti dell'UE che entravano<br />

di corsa nel palazzo di fronte al tribunale.<br />

Non preoccuparti... sarà lui a trovare noi.<br />

Be', dannazione: li aveva trovati.<br />

Bell aveva concluso che il modo migliore per colpire Grady sarebbe stato<br />

sparargli dal palazzo di uffici dall'altra parte della strada. Era del tutto<br />

probabile che il killer si introducesse in uno degli uffici dei piani inferiori<br />

che si affacciavano su quella parte. Era improbabile che decidesse di sparare<br />

dal tetto, monitorato da decine di telecamere a circuito chiuso. Bell era<br />

rimasto all'aperto per fare da esca perché, grazie all'azione a cui aveva partecipato,<br />

conosceva un particolare di quell'edificio: le finestre, come in<br />

molti dei nuovi palazzi governativi, non potevano essere aperte ed erano di<br />

vetro infrangibile a prova di bomba.<br />

C'era stato un piccolo margine di rischio che il cecchino potesse essere<br />

munito di pallottole perforanti che avrebbero potuto trapassare il vetro<br />

spesso quasi tre centimetri. Ma Bell si era ricordato un'espressione che aveva<br />

sentito durante le indagini su un caso un paio di anni prima: «Dio non<br />

regala certezze».<br />

Aveva corso il rischio di attirare il cecchino portandolo a sparare, nella<br />

speranza che la pallottola incrinasse la finestra rivelando così la posizione<br />

dell'uomo.<br />

E la sua idea aveva funzionato... ma con una variazione, come aveva<br />

spiegato alla squadra dell'UE. Ouch...<br />

«UE Quattro a Bell. Sono Haumann. Avevi ragione, passo.»


«Continua, passo.»<br />

Il comandante tattico continuò: «Siamo dentro. La scena è sicura. Solo,<br />

come chiamano quel premio? Il Premio Darwin? Sai, quello che danno ai<br />

criminali che fanno cose stupide, passo».<br />

«Roger», rispose Bell. «Dove si è ferito, passo?»<br />

Bell aveva localizzato il cecchino non grazie al vetro incrinato ma a causa<br />

di una grande chiazza di sangue che era comparsa sulla finestra. Il capo<br />

dell'UE spiegò che l'uomo aveva sparato contro Bell pallottole rivestite di<br />

rame che erano rimbalzate sul vetro, si erano frantumate e avevano colpito<br />

il cecchino stesso in una mezza dozzina di punti, ma soprattutto all'inguine<br />

dove, a quanto pareva, avevano reciso un'arteria o una vena. L'uomo era<br />

già svenuto per la perdita di sangue quando gli agenti dell'UE erano arrivati<br />

nell'ufficio.<br />

«Dimmi che è Weir, passo», disse Bell.<br />

«No. Mi dispiace. È un uomo che si chiama Hobbs Wentworth. Abita a<br />

Canton Falls.»<br />

Bell fece una smorfia rabbiosa. Quindi Weir e forse altri che lavoravano<br />

con lui erano ancora in circolazione. «Avete trovato qualche indicazione su<br />

ciò che ha in mente Weir o su dove potrebbe essere?»<br />

«Negativo», rispose il comandante dalla voce rauca. «Solo i suoi documenti.<br />

E, tieniti forte, un libro di storie della Bibbia per bambini.» Ci fu<br />

una pausa. «Mi spiace dirtelo ma abbiamo un'altra vittima, Roland. Wentworth<br />

a quanto pare ha ucciso una donna per introdursi nel palazzo...<br />

Okay, sigilleremo il posto e continueremo a cercare Weir. Chiuso.»<br />

Il detective scosse la testa; si rivolse a Grady: «Non c'è traccia di Weir».<br />

E, naturalmente, era quello il problema. Forse avevano trovato diverse<br />

tracce di Weir, forse avevano trovato persino Weir stesso — travestito da<br />

poliziotto, da paramedico, da agente dell'UE, da reporter, da detective in<br />

borghese, da passante o da barbone — e semplicemente non lo sapevano.<br />

Dalla finestra ingiallita della stanza degli interrogatori, Andrew Constable<br />

poteva vedere il volto severo di una grossa guardia di colore che lo stava<br />

fissando. Il volto scomparve quando l'uomo si allontanò dalla porta.<br />

Constable si alzò e passò accanto al suo avvocato, avvicinandosi alla finestra.<br />

Guardò fuori e vide le guardie nel corridoio che parlavano tra di loro<br />

con aria cupa.<br />

D'accordo.<br />

«Che cosa c'è?» domandò Joseph Roth al suo cliente.


«Niente», rispose Constable. «Non ho detto niente.»<br />

«Oh, mi sembrava che avessi detto qualcosa.»<br />

«No.»<br />

Tuttavia si chiese se non avesse detto veramente qualcosa, fatto un qualche<br />

commento, mormorato una preghiera.<br />

Tornò al tavolo di metallo e l'avvocato sollevò lo sguardo da un blocco<br />

di fogli gialli su cui era scritta una decina di nomi e numeri di telefono che<br />

gli uomini di Constable a Canton Falls avevano appena fornito in risposta<br />

alle loro domande su ciò che Weir potesse avere in mente e su dove potesse<br />

trovarsi.<br />

Roth sembrava a disagio. Avevano appena scoperto che qualche minuto<br />

prima un uomo armato di fucile aveva tentato di sparare a Grady dall'edificio<br />

di fronte al tribunale. Ma non si trattava di Weir, che non era ancora<br />

stato individuato. «Temo che Grady sarà troppo spaventato per trattare con<br />

noi. Penso che dovremmo chiamarlo a casa e dirgli cosa abbiamo trovato»,<br />

disse picchiettando con un dito sui fogli. «O almeno dare questa roba a<br />

quel detective. Come si chiama? Bell, giusto?»<br />

«Esatto», concordò Constable.<br />

Scorrendo con un dito paffuto la lista di nomi e numeri, Roth aggiunse:<br />

«Pensi che qualcuna di queste persone potrà dirci qualcosa di più specifico<br />

sul conto di Weir? È questo che vogliono: qualcosa di più specifico».<br />

Constable si sporse in avanti e guardò la lista. Quindi spostò lo sguardo<br />

sull'orologio dell'avvocato. Scosse lentamente la testa. «Ne dubito», rispose.<br />

«Ne... ne dubiti?»<br />

«Già. Vedi il primo numero?»<br />

«Sì.»<br />

«È quello della lavanderia a secco di Harrison Street a Canton Falls. E<br />

quello sotto è il numero del supermarket. E il successivo è quello della<br />

chiesa battista. E quei nomi?» continuò il prigioniero. «Ed Davis, Breet<br />

Samuels, Joe James Watkins?»<br />

«Esatto», disse Roth. «I complici di Jeddy Barnes.»<br />

Constable emise una risatina. «Dio, no. Sono tutti inventati.»<br />

«Cosa?» Roth si accigliò.<br />

Sporgendosi verso di lui, il prigioniero fissò il suo sguardo confuso.<br />

«Sto dicendo che quei nomi e quei numeri sono falsi.»<br />

«Non capisco.»<br />

Constable sussurrò: «Naturalmente non capisci, patetico ebreo del caz-


zo», e colpì con i pugni l'avvocato ai lati della testa senza lasciargli il tempo<br />

di sollevare le braccia per proteggersi.<br />

41<br />

Andrew Constable era un uomo forte, che si era tenuto in forma andando<br />

a caccia e a pesca in territori sperduti, scuoiando cervi, segando ossa e tagliando<br />

legna.<br />

Il paffuto Joe Roth non poté niente contro di lui. L'avvocato tentò di alzarsi<br />

e chiedere aiuto ma Constable lo colpì con violenza alla gola. Il grido<br />

dell'uomo si trasformò in un suono gorgogliante.<br />

Il prigioniero lo trascinò a terra e cominciò a tempestarlo di pugni. Nel<br />

giro di pochi istanti, Roth aveva perso i sensi, il volto gonfio come un melone.<br />

Constable lo trascinò fino al tavolo e lo sistemò sulla sedia con la<br />

schiena rivolta alla porta. Se una delle guardie avesse lanciato un'occhiata<br />

dentro la stanza avrebbe avuto l'impressione che Roth stesse leggendo, il<br />

capo chino su alcuni documenti. Constable si accovacciò, tolse all'avvocato<br />

una scarpa e un calzino che usò per pulire il sangue dal tavolo come<br />

meglio poté, quindi coprì il resto delle macchie con fogli e documenti. Avrebbe<br />

ucciso l'avvocato più tardi. Per il momento, almeno per qualche<br />

minuto, avrebbe avuto bisogno di quella scena apparentemente innocente.<br />

Qualche minuto... poi sarebbe stato libero.<br />

Libertà...<br />

La sua libertà era lo scopo ultimo del piano di Erick Weir.<br />

Il migliore amico di Constable, Jeddy Barnes, il secondo in comando<br />

dell'Alleanza Patriottica, aveva assoldato Weir non per uccidere Grady ma<br />

per far fuggire il prigioniero dal sorvegliatissimo Centro di Detenzione di<br />

Manhattan attraverso il Ponte dei Sospiri e fargli raggiungere le foreste del<br />

New England, dove l'Alleanza avrebbe potuto riprendere la sua missione,<br />

la sua guerra contro gli impuri, i corrotti e gli ignoranti. Per liberare l'America<br />

dai neri, dai gay, dagli ebrei, dagli ispanici, dagli stranieri... da «Quelli»<br />

contro cui Constable si scagliava nei suoi discorsi settimanali all'Alleanza<br />

Patriottica e sui suoi siti web segreti frequentati da migliaia di cittadini<br />

benpensanti di tutto il Paese.<br />

Constable si alzò in piedi, raggiunse la porta e guardò fuori. Le guardie<br />

non avevano idea di ciò che era accaduto nella stanza degli interrogatori.<br />

Al prigioniero venne in mente che avrebbe dovuto procurarsi un'arma di<br />

qualche tipo, così dalla camicia insanguinata dell'avvocato prese un porta-


mine di metallo e ne avvolse la parte inferiore nel calzino insanguinato per<br />

proteggersi la mano. La punta affilata sarebbe stata perfetta per colpire<br />

qualcuno.<br />

Poi tornò a sedersi di fronte a Roth e ad aspettare, pesando al piano messo<br />

a punto da Weir, l'«Uomo Magico» come lo chiamava Barnes. Era un<br />

capolavoro composto da decine di trucchi da illusionista. Finte e doppie<br />

finte, tempi calcolati alla perfezione, astute diversioni. All'inizio Weir avrebbe<br />

abilmente convinto la polizia che fosse in atto una cospirazione per<br />

uccidere Grady. Il reverendo Ralph Swensen sarebbe stato usato proprio a<br />

questo scopo. L'attentato fallito avrebbe rafforzato la convinzione dei poliziotti<br />

che vi fosse un piano per assassinare il procuratore e avrebbe sviato<br />

l'attenzione degli agenti da altri crimini: come l'evasione da quella prigione,<br />

per esempio.<br />

Weir si sarebbe fatto intenzionalmente catturare durante un secondo attentato<br />

alla vita di Grady e sarebbe stato portato al Centro di Detenzione.<br />

Nel frattempo, Constable avrebbe dovuto architettare qualche diversione.<br />

Avrebbe convinto i suoi carcerieri con la voce della ragione dichiarandosi<br />

innocente e offrendosi di consegnare loro Barnes e gli altri cospiratori.<br />

Constable avrebbe persino cercato di aiutare gli agenti a individuare l'illusionista,<br />

convincendo ulteriormente la polizia della sua buonafede e guadagnandosi<br />

così l'opportunità di comunicare un messaggio in codice riguardo<br />

alla sua esatta posizione nel Centro di Detenzione, che Barnes avrebbe<br />

riferito a Weir.<br />

Quando Grady fosse arrivato, Hobbs Wentworth avrebbe cercato di ucciderlo,<br />

ma che ci riuscisse o meno non aveva alcuna importanza; ciò che<br />

contava veramente era che avrebbe sviato l'attenzione della polizia dal<br />

Centro di Detenzione. Quindi Weir — che, dopo avere simulato la propria<br />

morte, si stava aggirando liberamente nell'edificio travestito da guardia —<br />

avrebbe raggiunto Constable e lo avrebbe liberato.<br />

C'era un'altra parte del piano, un aspetto su cui Constable aveva riflettuto<br />

per settimane. Jeddy Barnes gli aveva detto che avrebbe dovuto occuparsi<br />

del suo avvocato prima dell'arrivo di Weir nella stanza degli interrogatori.<br />

«Che cosa significa?»<br />

«Weir ha detto che devi decidere tu. Ha detto solo che devi occuparti di<br />

Roth in modo che non vi stia tra i piedi.»<br />

Ora, guardando il sangue che gocciolava dagli occhi e dalla bocca dell'avvocato,<br />

pensò: Be', mi sono occupato dell'ebreo.<br />

Constable si stava chiedendo che metodo avrebbe usato Weir per uccide-


e le guardie, che tipo di travestimento aveva preparato per lui, quale via di<br />

fuga avrebbe scelto, quando, con tempismo perfetto, sentì l'inconfondibile<br />

ronzio della porta esterna che si apriva.<br />

Ah, il suo carro della libertà era arrivato.<br />

Trascinò Roth in un angolo della stanza e lo abbandonò lì, afflosciato su<br />

se stesso. Pensò di ucciderlo subito, schiacciandogli la carotide con un calcio.<br />

Ma si disse che probabilmente Weir aveva una pistola dotata di silenziatore.<br />

Oppure un coltello. Avrebbe potuto usare una delle sue armi.<br />

Sentì il «clic» di una chiave che entrava nella serratura della stanza degli<br />

interrogatori.<br />

La porta si spalancò.<br />

Per una frazione di secondo pensò: Incredibile! Weir era riuscito a trasformarsi<br />

in una donna.<br />

Ma subito dopo si ricordò di lei: era l'agente dai capelli rossi che aveva<br />

visto in compagnia del detective Bell il giorno prima.<br />

«C'è un ferito, qui», gridò la donna guardando Roth. «Serve un dottore,<br />

subito!»<br />

Alle spalle della donna, una guardia afferrò un telefono e un'altra premette<br />

un pulsante rosso sulla parete, facendo scattare un rumoroso allarme<br />

che riecheggiò nel corridoio.<br />

Cosa stava accadendo? Constable non riusciva a capire. Dov'era Weir?<br />

Quando tornò a guardare la donna vide che impugnava una bomboletta<br />

di spray al pepe — la sola arma permessa all'interno del Centro di Detenzione.<br />

Pensò in fretta e prese una decisione. Cominciò a gemere disperato,<br />

tenendosi le mani sul ventre.<br />

«Qualcuno è entrato qui! Un altro prigioniero. Ha cercato di ucciderci!»<br />

Nascondendo la matita appuntita, si strinse la mano insanguinata sullo<br />

stomaco. «Sono ferito. Sono stato accoltellato!»<br />

Una rapida occhiata oltre la porta. Dell'Uomo Magico ancora nessuna<br />

traccia.<br />

La donna si accigliò e osservò rapidamente la cella mentre Constable si<br />

accasciava sul pavimento, pensando: Quando si avvicinerà, la colpirò in<br />

faccia. Magari riuscirò a cavarle un occhio. Le avrebbe portato via lo<br />

spray, glielo avrebbe spruzzato in bocca o negli occhi. Puntandole la matita<br />

contro la schiena, forse sarebbe riuscito a convincere le guardie che aveva<br />

una pistola e a farsi aprire la porta. Weir doveva essere vicino... forse<br />

proprio ora stava attraversando le porte di sicurezza.


Andiamo, tesoro. Avvicinati ancora un po'. Probabilmente ha un giubbotto<br />

antiproiettile, rifletté Constable; mira al suo bel faccino.<br />

«Il suo avvocato?» chiese la donna, chinandosi su Roth. «Anche lui è<br />

stato accoltellato?»<br />

«Sì! È stato un prigioniero di colore. Ha detto che sono un razzista e che<br />

voleva darmi una lezione.» Aveva il capo chino ma riusciva a sentire che<br />

la donna si stava avvicinando. «Joe ha una brutta ferita. Dobbiamo salvarlo.»<br />

Ancora pochi passi...<br />

E nel caso sia un bianco e abbia un'aria intelligente — se ha ancora tutti<br />

i denti e non indossa abiti che puzzano di piscio vecchio — be', allora,<br />

non impiegate un po' più di tempo a tirare il grilletto?<br />

Constable gemette. La donna era molto vicina.<br />

Lei disse: «Mi faccia vedere la ferita».<br />

Lui strinse saldamente la matita. Si preparò a scattare. Alzò lo sguardo e<br />

vide il suo bersaglio.<br />

Ma vide anche la bomboletta di spray al pepe a trenta centimetri dai suoi<br />

occhi.<br />

La donna premette il pulsante e il getto lo colpì in pieno volto. Un centinaio<br />

di aghi arroventati gli trapassarono la bocca, il naso e gli occhi.<br />

Constable urlò mentre l'agente gli strappava la matita di mano e gli sferrava<br />

un calcio alla schiena.<br />

«Ma perché lo ha fatto?» gridò lui, sollevandosi su un gomito. «Perché?»<br />

La donna rifletté un attimo sulla risposta e alla fine lo colpì con un alto<br />

getto di spray infuocato.<br />

42<br />

Amelia Sachs ripose la bomboletta di spray al pepe.<br />

Il futuro sergente dentro di lei era un po' turbato per il secondo e gratuito<br />

spruzzo sul viso di Constable.<br />

Ma avendo notato il coltello a quattordici carati seminascosto nella mano<br />

dell'uomo, Amelia, il poliziotto di strada, fu felice nel sentire quello<br />

schifoso bigotto squittire come un maiale mentre gli spruzzava di nuovo lo<br />

spray. Si fece da parte per lasciar passare le due guardie del piano, che afferrarono<br />

il prigioniero e lo trascinarono fuori dalla stanza.<br />

«Un dottore! Ho bisogno di un dottore. I miei occhi! Ho diritto a un dot-


tore.»<br />

«Te lo ripeto, sta' zitto.» Le guardie lo trascinarono lungo il corridoio.<br />

Constable cercò di divincolarsi. Le due guardie si fermarono, gli ammanettarono<br />

le caviglie e poi insieme al prigioniero sparirono dietro l'angolo.<br />

Amelia e altre due guardie si occuparono di Joseph Roth. Respirava ancora<br />

ma aveva perso i sensi ed era ferito gravemente. Amelia decise che<br />

sarebbe stato meglio non spostarlo. I paramedici non tardarono ad arrivare<br />

e, dopo che lei ebbe controllato i loro documenti, si misero al lavoro sull'avvocato<br />

liberandogli le vie respiratorie e mettendogli un collare attorno<br />

al collo, e alla fine lo spostarono su una barella. Lo portarono fuori dall'area<br />

di massima sicurezza per trasportarlo in ospedale.<br />

Amelia fece un passo indietro e osservò la stanza e il corridoio per assicurarsi<br />

che Weir non fosse entrato di nascosto. No, era certa che non fosse<br />

lì. Poi uscì, e solo quando l'agente all'ingresso le restituì la Glock cominciò<br />

a sentirsi più a suo agio. Chiamò Rhyme per raccontargli l'accaduto. Quindi<br />

aggiunse: «Constable lo stava aspettando, Rhyme».<br />

«Stava aspettando Weir?»<br />

«Penso di sì. Mi è sembrato talmente sorpreso quando ho aperto la porta.<br />

Ha cercato di nasconderlo, ma ho capito subito che stava aspettando qualcuno.»<br />

«Quindi è questo il vero scopo di Weir, far evadere Constable.»<br />

«Suppongo di sì.»<br />

«Dannate diversioni», borbottò il criminologo. «Ci ha fatti concentrare<br />

sul piano per uccidere Grady. Non ho pensato nemmeno per un attimo che<br />

il suo obiettivo fosse un'evasione.» Poi aggiunse: «A meno che la fuga non<br />

sia una diversione e il compito di Weir sia davvero uccidere Grady».<br />

Amelia rifletté per un istante. «Anche questo avrebbe senso.»<br />

«Nessuna traccia di Weir?»<br />

«No, nessuna.»<br />

«Okay. Sto ancora studiando le prove che hai raccolto al Centro di Detenzione,<br />

Sachs. Torna qui e le analizzeremo insieme.»<br />

«Non posso, Rhyme», rispose lei scrutando il corridoio occupato da decine<br />

di persone incuriosite da ciò che era accaduto nell'area di massima sicurezza.<br />

«Weir dev'essere qui da qualche parte. Continuo la caccia.»<br />

Il metodo Suzuki per insegnare ai bambini a suonare il pianoforte è basato<br />

sullo studio di una serie di libri di musica sempre più complessi che<br />

contengono circa una decina di pezzi ciascuno. Quando uno studente com-


pleta uno dei libri con successo, spesso i genitori organizzano una piccola<br />

festa a cui partecipano amici, familiari e l'insegnante di musica, che possono<br />

così assistere a una sua esibizione.<br />

La festa per Christine Grady in occasione del completamento del terzo<br />

volume del metodo Suzuki si sarebbe tenuta di lì a una settimana e la bambina<br />

si stava esercitando per il suo mini concerto. Ora era seduta nella<br />

stanza della musica dell'appartamento dove viveva con la sua famiglia e<br />

stava finendo il Cavaliere Selvaggio di Schumann.<br />

La stanza era piccola e poco luminosa ma a Chrissy piaceva molto. C'erano<br />

alcune sedie, scaffali pieni di spartiti e un bellissimo, lucido pianoforte<br />

a coda.<br />

Con qualche difficoltà, suonò il movimento andante della Sonatina in<br />

Do di Clementi, quindi si premiò eseguendo la Sonatina di Mozart, uno dei<br />

suoi brani preferiti. Non pensava di essere ancora molto brava, però. Era<br />

distratta dagli agenti di polizia che erano nell'appartamento. I poliziotti erano<br />

tutti molto gentili e le chiedevano con sorrisi carini di Guerre Stellari,<br />

Harry Potter o dei giochi della X-box. Ma Chrissy sapeva che non stavano<br />

sorridendo davvero; stavano solo cercando di farla sentire a suo agio. Solo<br />

che tutti quei falsi sorrisi servivano solo a spaventarla ancora di più.<br />

Perché, anche se gli agenti non dicevano nulla, il fatto che la polizia fosse<br />

lì significava che qualcuno stava cercando di fare del male al suo papà.<br />

Chrissy non aveva paura che qualcuno volesse fare del male a lei. La cosa<br />

che la terrorizzava era l'idea che un uomo cattivo volesse portarle via il suo<br />

papà. Le sarebbe piaciuto che papà abbandonasse il lavoro che stava facendo<br />

in tribunale. Una volta aveva trovato il coraggio di chiederglielo.<br />

Ma lui le aveva risposto: «Quanto ti piace suonare il piano, tesoro?»<br />

«Un sacco.»<br />

«Be', per me è lo stesso con il mio lavoro.»<br />

«Oh. Va bene», aveva detto lei. Tuttavia non andava bene per niente.<br />

Perché se suonavi il piano le gente non ti odiava e non cercava di ucciderti.<br />

Chrissy strinse gli occhi e si concentrò. Sbagliò un passaggio e lo provò<br />

nuovamente.<br />

E ora aveva scoperto che sarebbero dovuti andare a vivere in un altro<br />

posto per un po'. Solo per un giorno o due, aveva detto mamma. Ma se invece<br />

avessero dovuto restarci di più? E se avessero dovuto cancellare la<br />

sua festa? Preoccupata, smise di suonare, chiuse lo spartito e fece per metterlo<br />

nella cartella.<br />

Ehi, guarda qui!


Sul leggio c'era un cioccolatino alla menta. Non era nemmeno uno di<br />

quelli piccoli, ma uno di quelli che vendevano al Food Emporium. Si domandò<br />

chi l'avesse lasciato lì. A sua madre non piaceva che si mangiasse<br />

nella stanza della musica e a Chrissy non era permesso mangiare caramelle<br />

o dolciumi appiccicosi mentre suonava.<br />

Forse era stato il suo papà. Sapeva che era preoccupato per lei per via di<br />

tutti i poliziotti che c'erano in casa e che era dispiaciuto che non fosse riuscita<br />

a prendere parte allo spettacolo alla Neighborhood School la sera<br />

prima.<br />

Sì, doveva essere proprio così: un regalo segreto del suo papà.<br />

Chrissy si voltò e lanciò un'occhiata attraverso la porta socchiusa. Vide<br />

delle persone che camminavano avanti e indietro. Sentì la voce calma di<br />

quel gentile poliziotto del North Carolina, che aveva due figli che voleva<br />

farle conoscere. Sua madre stava portando una valigia fuori dalla camera<br />

da letto. Aveva un'espressione infelice e stava dicendo: «È una follia. Perché<br />

non riuscite a trovarlo? Lui è un uomo solo. Voi siete centinaia. Non<br />

capisco».<br />

Chrissy si appoggiò allo schienale della sedia, aprì la carta stagnola e<br />

mangiò lentamente il dolcetto. Quando ebbe finito, si controllò con cura le<br />

dita. Sì, era sporca di cioccolato. Sarebbe andata in bagno a lavarsi le mani.<br />

E ne avrebbe approfittato per buttare nel water la carta del cioccolatino,<br />

così sua madre non l'avrebbe trovata. Si sarebbe «sbarazzata delle prove»,<br />

un'espressione che aveva imparato guardando CSI, una serie che i suoi genitori<br />

le avevano proibito ma che lei di tanto in tanto riusciva a vedere.<br />

Roland Bell era tornato sano e salvo insieme a Charles Grady nell'appartamento<br />

del procuratore, dove la moglie e la figlia stavano facendo le valigie<br />

per trasferirsi in una casa sicura del Dipartimento di Polizia di New<br />

York, nella zona di Murray Hill. Il detective aveva chiuso tutte le tende e<br />

aveva detto ai Grady di tenersi lontani dalle finestre. Notò che quell'ordine<br />

aveva aumentato il loro disagio. Ma il suo compito non era quello di tranquillizzarli,<br />

bensì di proteggerli da un killer astuto e spietato.<br />

Il suo cellulare si mise a squillare. Era Rhyme. «Tutto tranquillo lì?»<br />

volle sapere il criminologo.<br />

«Tranquillissimo», rispose Bell.<br />

«Constable è in una cella di massima di sicurezza.»<br />

«E noi sappiamo chi sono le sue guardie, vero?» domandò Bell.<br />

«Amelia ha detto che Weir potrà anche essere molto bravo, ma non sa-


ebbe mai capace di trasformarsi in due sosia di Shaquille O'Neal.»<br />

«Benissimo. Come sta l'avvocato?»<br />

«Roth? Se la caverà. Ma è stato pestato davvero duramente. Io...»<br />

Rhyme fu interrotto da qualcun altro nella stanza che si era messo a parlare.<br />

Bell ebbe l'impressione di riconoscere la voce pacata di Mel Cooper.<br />

Poi il criminologo riprese. «Sto ancora analizzando ciò che Amelia ha<br />

trovato sulle scene del crimine al Centro di Detenzione. Non ho ancora una<br />

pista precisa, ma abbiamo trovato qualcos'altro di cui ti volevo parlare.<br />

Bedding e Saul alla fine sono riusciti a trovare la stanza del Lanham Arms<br />

corrispondente alla chiave.»<br />

«A nome di chi è registrata?»<br />

«A qualcuno che ha dato nome e indirizzo falsi», spiegò Rhyme. «Ma<br />

l'addetto alla reception ha detto che l'ospite corrispondeva perfettamente<br />

alla descrizione di Weir. Quelli della scientifica non hanno trovato molto,<br />

a parte una siringa caduta dietro la cassettiera. Non sappiamo se sia stato<br />

Weir a lasciarla lì. Ma parto dal presupposto che fosse sua. Nell'ago, Mel<br />

ha trovato tracce di cioccolato e saccarosio.»<br />

«Saccarosio... sarebbe zucchero, giusto?»<br />

«Esatto. Invece nel serbatoio della siringa sono state ritrovate tracce di<br />

arsenico.»<br />

Bell disse: «Quindi ha iniettato il veleno in un dolce».<br />

«Pare di sì. Chiedi ai Grady se hanno ricevuto scatole di cioccolatini ultimamente.»<br />

Bell girò la domanda al procuratore e a sua moglie che scossero la testa,<br />

sbalorditi.<br />

«No, non teniamo dolci in casa», disse la moglie del procuratore.<br />

Allora il criminologo disse a Bell: «Hai detto che il Negromante vi ha<br />

sorpresi introducendosi nell'appartamento di Grady, oggi pomeriggio».<br />

«Già. Pensavamo di catturarlo nell'atrio, nel seminterrato o sul tetto.<br />

Non ci saremmo mai aspettati che entrasse dalla porta principale.»<br />

«Una volta dentro, dov'è andato?»<br />

«Si è presentato in soggiorno. Ci ha fatto prendere un bello spavento.»<br />

«Quindi potrebbe aver avuto il tempo di lasciare delle caramelle o dei<br />

dolci in cucina.»<br />

«No, non può essere entrato in cucina», spiegò Bell. «C'eravamo Lon e<br />

io, lì.»<br />

«In quali altre stanze potrebbe essere entrato?»<br />

Bell pose quella domanda a Grady e sua moglie.


«Che succede, Roland?» chiese il procuratore.<br />

«Lincoln ha trovato nuove prove e pensa che Weir potrebbe aver cercato<br />

di mettere del veleno da qualche parte, qui in casa. Probabilmente in un<br />

dolce. Non ne siamo sicuri ma...»<br />

«Un dolce?» chiese una vocina alle loro spalle.<br />

Bell, i Grady e altri due poliziotti assegnati alla protezione del procuratore<br />

si voltarono e videro Chrissy che fissava il detective con gli occhi<br />

sgranati per la paura.<br />

«Chrissy?» chiese sua madre. «Cosa c'è?»<br />

«Un dolce?» disse la bambina con un filo di voce.<br />

Un involucro di carta stagnola le scivolò da una mano, e la piccola cominciò<br />

a singhiozzare.<br />

Con le mani madide di sudore, Bell osservò i passanti che stavano camminando<br />

sul marciapiede davanti al palazzo dove viveva Charles Grady.<br />

Decine di persone.<br />

Weir era uno di loro?<br />

O qualcun altro di quella stramaledetta Alleanza Patriottica?<br />

L'ambulanza si fermò li davanti e due paramedici scesero di corsa. Prima<br />

che varcassero la soglia di casa, il detective controllò con attenzione i loro<br />

documenti.<br />

«Ma cosa sta succedendo?» chiese uno dei due, offeso,<br />

Bell lo ignorò e scrutò le auto ferme sul ciglio della strada, i passanti, le<br />

finestre dei palazzi vicini. Quando fu certo che non ci fossero pericoli, fece<br />

un fischio e il silenzioso Luis Martinez, accompagnato dalla signora<br />

Grady, portò fuori la bambina e la fece salire sull'ambulanza.<br />

Chrissy non mostrava sintomi di avvelenamento, eppure sembrava pallida<br />

e singhiozzava spaventata. Aveva mangiato un cioccolatino alla menta<br />

che si era misteriosamente materializzato nella stanza della musica. Far del<br />

male ai bambini era un gesto di una malvagità inconcepibile, e anche se<br />

per un attimo Bell aveva creduto alle suadenti parole di Constable, quell'orribile<br />

fatto sottolineava l'assoluta depravazione dei membri dell'Alleanza<br />

Patriottica.<br />

Differenze tra culture? Differenze tra razze? Nossignore. C'è un'unica<br />

differenza. Ed è quella tra il bene e la giustizia e il male.<br />

Se la bambina fosse morta, Bell si sarebbe impegnato con tutte le sue<br />

forze per fare in modo che Weir e Constable ricevessero una punizione adeguata<br />

a ciò che era stato fatto a Chrissy: un'iniezione letale.


«Non preoccuparti, tesoro», disse alla bambina mentre uno dei paramedici<br />

le controllava la pressione. «Andrà tutto bene.»<br />

Chrissy rispose con deboli singhiozzi. Il detective guardò la signora<br />

Grady che sul volto aveva un'espressione di tenerezza che però non riusciva<br />

a mascherare una furia ancora più grande di quella di Bell.<br />

Il detective chiamò la centrale via radio e si fece mettere in comunicazione<br />

con il pronto soccorso dell'ospedale dove si stavano dirigendo a tutta<br />

velocità. Disse al supervisore: «Saremo in accettazione tra due minuti. Adesso<br />

mi stia a sentire: voglio la zona e il percorso che porta al Centro<br />

Controllo Veleni completamente sgombri. Non voglio un'anima, lì, a meno<br />

che non abbia un tesserino di identificazione con tanto di fotografia».<br />

«Be', detective, non possiamo farlo», rispose la donna. «È uno dei punti<br />

più trafficati dell'ospedale.»<br />

«Non transigo su questo punto, signora.»<br />

«Ah, davvero?»<br />

«C'è un criminale armato che sta dando la caccia a questa bambina e alla<br />

sua famiglia. E se vedrò qualcuno senza tesserino nelle vicinanze, lo ammanetterò<br />

senza tanti complimenti.»<br />

«Questo è un pronto soccorso, detective», ribatté la donna stizzita. «Sa<br />

di quante persone mi sto occupando in questo momento?»<br />

«No, signora, non lo so. Ma sappia che finiranno tutte legate o ammanettate<br />

se non saranno fuori dai piedi per quando saremo lì. E, a proposito, arriveremo<br />

tra meno di due minuti.»<br />

43<br />

«I casi cambiano colore.»<br />

Charles Grady sedeva chino in avanti su una sedia di plastica arancione<br />

in una delle sale d'aspetto del reparto di terapia intensiva, e fissava il linoleum<br />

verde del pavimento consumato dai passi di migliaia di persone disperate.<br />

«I casi criminali, voglio dire.»<br />

Roland Bell sedeva accanto a lui. Il vigile e robusto Luis era fermo sulla<br />

soglia e poco lontano, all'ingresso del corridoio affollato, c'era un altro agente<br />

della squadra di Bell, Graham Wilson, un detective bello e prestante<br />

con occhi attenti e duri, talmente abile nell'individuare se una persona aveva<br />

addosso delle armi da sembrare dotato della vista a raggi X.<br />

La moglie di Grady aveva accompagnato Chrissy nel pronto soccorso


vero e proprio insieme a Luis e a un altro agente.<br />

«Alla facoltà di legge avevo un professore», continuò Grady, immobile<br />

come un pezzo di legno. «Era stato procuratore e poi giudice. Una volta<br />

durante una lezione ci ha raccontato che in tutti quegli anni di lavoro non<br />

aveva mai visto un caso in cui tutto fosse rigorosamente bianco o nero.<br />

C'erano solo diverse sfumature di grigio. Talvolta c'erano sfumature di grigio<br />

dannatamente scure e altre volte dannatamente chiare. Ma comunque si<br />

trattava sempre e solo di grigio.»<br />

Bell scrutò il corridoio in direzione della sala d'attesa improvvisata che<br />

l'infermiera di turno aveva dovuto allestire per skater e ciclisti feriti. Come<br />

aveva chiesto Bell, la «loro» parte dell'ospedale era stata sgombrata.<br />

«Ma diceva anche che quando si viene coinvolti in un caso, questo cambia<br />

colore e tutto diventa davvero bianco o nero. Che tu lavori per l'accusa<br />

o la difesa, il grigio scompare. La tua parte diventa buona al cento per cento.<br />

E la parte opposta diventa cattiva al cento per cento. Giusto o sbagliato.<br />

Secondo lui, questa era una cosa da evitare. Non bisogna mai dimenticarsi<br />

che tutti i casi in realtà sono grigi.»<br />

Bell notò un infermiere. Il giovane ispanico sembrava del tutto inoffensivo,<br />

tuttavia il detective fece un cenno a Wilson, che lo fermò e controllò i<br />

suoi documenti. Quindi rivolse un cenno di assenso a Bell.<br />

Chrissy era in sala operatoria ormai da quindici minuti. Possibile che<br />

nessuno fosse ancora venuto a informarli sulla situazione?<br />

Grady continuò: «Sai, Roland, in tutti questi mesi, da quando abbiamo<br />

scoperto la cospirazione di Canton Falls, ho continuato a considerare il caso<br />

Constable bianco e nero. Non l'ho mai considerato grigio, nemmeno per<br />

un istante. Ho usato contro di lui tutto quello che avevo». Una risata triste.<br />

Tornò a guardare il corridoio e il suo cupo sorriso svanì. «Dove diavolo è<br />

quel dottore?»<br />

Chinò di nuovo la testa.<br />

«Forse se l'avessi visto grigio, se non mi fossi accanito così contro di lui,<br />

se avessi accettato qualche compromesso, Constable non avrebbe assoldato<br />

Weir. Forse non avrebbe...» Con un cenno indicò la sala operatoria dove<br />

si trovava sua figlia in quel momento. Un singhiozzò gli spezzò la voce e il<br />

procuratore pianse in silenzio per qualche istante.<br />

«Penso che il tuo professore avesse torto, Charles. Almeno quando si<br />

tratta con persone come Constable. Chiunque sia capace di fare ciò che ha<br />

fatto lui, be', non si merita alcuna sfumatura di grigio», lo consolò Bell.<br />

Grady si asciugò le lacrime.


«I tuoi ragazzi, Roland. Sono mai stati in ospedale?»<br />

Solo quando erano andati a trovare la madre, verso la fine, fu il primo<br />

pensiero del detective. Ma Bell non disse niente in proposito. «Qualche<br />

volta. Ma mai per qualcosa di serio, solo per quei piccoli incidenti che<br />

possono capitare giocando a softball.»<br />

«Be'», disse Grady, «è una cosa che ti distrugge.» Un'altra occhiata verso<br />

il corridoio deserto. «Ti distrugge.»<br />

Pochi minuti dopo il detective notò un movimento nel corridoio. Un dottore<br />

con un camice verde vide Grady e si avvicinò lentamente a lui e a<br />

Bell. Il detective non riuscì a interpretare l'espressione sul suo volto.<br />

«Charles», mormorò.<br />

Ma, anche se aveva il capo chino, Grady si era accorto che il dottore si<br />

stava avvicinando.<br />

«Bianco e nero», sussurrò. «Dio mio.» Si alzò per parlare con il dottore.<br />

Lincoln Rhyme stava guardando fuori dalla finestra il cielo della sera,<br />

quando squillò il telefono.<br />

«Comando, risposta telefono.»<br />

Clic.<br />

«Sì?»<br />

«Lincoln? Sono Roland.»<br />

Mel Cooper si voltò e lo guardò con aria grave. Sia lui che il criminologo<br />

sapevano che Bell era in ospedale con Christine Grady e la sua famiglia.<br />

«Dimmi tutto.»<br />

«La bambina sta bene.»<br />

Cooper chiuse gli occhi per un istante, e un protestante non fu mai così<br />

vicino a farsi il segno della croce. Anche Rhyme provò un'ondata di sollievo.<br />

«Niente veleno?»<br />

«No, niente. Era un semplicissimo cioccolatino. Nemmeno l'ombra di<br />

una tossina.»<br />

«Così anche questa era una diversione», rifletté il criminologo ad alta<br />

voce.<br />

«Sembra proprio di sì.»<br />

«Ma cosa diavolo significa?» domandò Rhyme a bassa voce, la domanda<br />

rivolta non tanto a Bell quanto a se stesso.<br />

Il detective suggerì: «Il fatto che Weir continui a portarci verso i Grady


mi fa pensare che abbia intenzione di tentare qualcos'altro per far evadere<br />

Constable. Adesso è nel tribunale, da qualche parte».<br />

«State andando alla casa protetta?»<br />

«Sì. Io e tutta la famiglia. Usciremo di là solo quando avrete preso il nostro<br />

uomo.»<br />

Quando?<br />

E perché non se?<br />

Riappesero. Rhyme si allontanò dalla finestra e pilotò la Storm Arrow<br />

fino alla tabella delle prove.<br />

La mano è più veloce dell'occhio.<br />

Solo che non è così.<br />

Che cosa aveva in mente Erick Weir, il grande illusionista?<br />

Con i muscoli del collo dolorosamente tesi, il criminologo guardò fuori<br />

dalla finestra e rifletté sull'enigma che dovevano risolvere.<br />

Hobbs Wentworth, il sicario, era morto e Grady e la sua famiglia erano<br />

al sicuro. Era chiaro che Constable si era preparato a fuggire dalla stanza<br />

degli interrogatori alle Tombe ma Weir non aveva compiuto alcun tentativo<br />

evidente di aiutarlo nell'evasione. Quindi a quanto pareva i piani di<br />

Weir stavano andando a monte.<br />

Ma Rhyme non poteva accettare conclusioni così ovvie. Con il finto attentato<br />

alla vita di Christine Grady, Weir aveva distolto la loro attenzione<br />

dal Centro di Detenzione e Rhyme ora propendeva per la conclusione di<br />

Bell secondo la quale ben presto ci sarebbe stato un nuovo tentativo di far<br />

evadere Constable.<br />

O forse stava per succedere qualcos'altro, forse Weir avrebbe tentato di<br />

uccidere Constable per impedirgli di testimoniare.<br />

Il criminologo si sentì invadere dalla frustrazione. Aveva accettato da<br />

molto tempo ormai il fatto che a causa delle sue condizioni non avrebbe<br />

mai potuto catturare fisicamente un criminale. Ma aveva fatto in modo di<br />

compensare quella perdita con la forza della mente. Seduto sulla sedia a<br />

rotelle o sdraiato sul letto, Rhyme poteva sconfiggere con l'intelligenza i<br />

criminali a cui dava la caccia.<br />

Solo che con Erick Weir, il Negromante, non c'era riuscito. Quello era<br />

un uomo la cui anima era votata completamente all'inganno.<br />

Rhyme si chiese se vi fosse qualcos'altro che avrebbe potuto fare per<br />

trovare le risposte alle impossibili domande sollevate da quel caso.<br />

Amelia, Sellitto e l'UE stavano setacciando il tribunale e il Centro di Detenzione.<br />

Kara era al Cirque Fantastique ad aspettare Kadesky. Thom stava


telefonando a Keating e a Loesser, gli ex assistenti del killer, per scoprire<br />

se l'uomo avesse tentato di mettersi in contatto con loro nelle ultime ventiquattr'ore<br />

o se uno dei due fosse riuscito a ricordare qualche altro particolare<br />

che avrebbe potuto tornare utile. Una squadra della scientifica presa in<br />

prestito dall'FBI stava analizzando l'ufficio in cui Hobbs Wentworth si era<br />

sparato e i tecnici di Washington stavano analizzando le fibre e la vernice<br />

trovate da Amelia al Centro di Detenzione.<br />

Cos'altro avrebbe potuto fare Rhyme per scoprire quale sarebbe stata la<br />

prossima mossa di Weir?<br />

Una cosa sola.<br />

Decise di provare a fare qualcosa che non faceva da anni.<br />

Rhyme cominciò a percorrere alcune griglie. Iniziò la ricerca sulla scena<br />

del crimine insanguinata al Centro di Detenzione, poi continuò lungo i corridoi<br />

tortuosi illuminati da una debole fluorescenza simile a quella delle<br />

alghe. Svoltando angoli consumati dagli anni. Entrando in ripostigli e sotterranei.<br />

Cercando di seguire i passi — e di comprendere i pensieri — di<br />

Erick Weir.<br />

Ovviamente percorse la griglia tenendo gli occhi chiusi e viaggiando solo<br />

con la mente. Tuttavia gli sembrava appropriato condurre una ricerca<br />

immaginaria, dato che la preda a cui stava dando la caccia era un Uomo<br />

<strong>Scomparso</strong>.<br />

Il semaforo diventò verde e Malerick accelerò lentamente.<br />

Stava pensando ad Andrew Constable, che a modo suo era una specie di<br />

illusionista, a sentire Jeddy Barnes. Come un mentalista, Constable riusciva<br />

a inquadrare un uomo in pochi secondi e ad assumere un atteggiamento<br />

che lo avrebbe messo a proprio agio. Parlando in modo divertente, intelligente,<br />

comprensivo. Prendendo posizioni razionali e sensate.<br />

Vendendo la medicina agli ingenui.<br />

E ce n'erano molti, naturalmente. Sarebbe stato logico aspettarsi che la<br />

gente scoppiasse a ridere davanti alle idiozie predicate da gruppi come<br />

l'Alleanza Patriottica. Ma come aveva fatto notare P.T. Barnum, il più<br />

grande impresario dell'arte di Malerick, la madre dei cretini era sempre incinta.<br />

Mentre avanzava nel traffico della domenica sera, Malerick pensò divertito<br />

a quanto dovesse essere sconvolto Constable in quel momento. Una<br />

parte del piano di fuga richiedeva che lui mettesse fuori combattimento il<br />

suo avvocato. Due settimane prima, nel ristorante di Bedford Junction,


Jeddy Barnes gli aveva detto: «Be', signor Weir, il fatto è che Roth è ebreo.<br />

Andrew si divertirà un sacco a fargli del male».<br />

«Per me non fa alcuna differenza», aveva risposto Malerick. «Se vuole<br />

può anche ucciderlo. Questo non ha alcuna rilevanza nel mio piano. Voglio<br />

solo che sia messo fuori combattimento. Che non mi intralci.»<br />

Barnes aveva annuito. «Immagino che questa sarà una buona notizia per<br />

il signor Constable.»<br />

Ora Malerick poteva solo immaginare il panico crescente e il senso di<br />

confusione che Constable doveva provare mentre sedeva sopra il cadavere<br />

freddo del suo avvocato, in attesa che arrivasse Weir armato di pistole e<br />

travestimenti per portarlo fuori dall'edificio... un evento che naturalmente<br />

non si sarebbe mai verificato.<br />

Si sarebbe aperta la porta della stanza degli interrogatori e una decina di<br />

uomini avrebbe riportato il prigioniero nella sua cella. Il processo sarebbe<br />

andato avanti e Andrew Constable — confuso quanto Barnes e Wentworth<br />

e gli altri componenti del loro club di uomini di Neanderthal — non avrebbe<br />

mai capito in che modo era stato usato.<br />

Fermo a un altro semaforo, Malerick si chiese quali esiti stesse avendo<br />

l'altra diversione che aveva architettato. Il numero della Bambina Avvelenata<br />

(melodrammatico, se non sfacciatamente scontato, ma Malerick nel<br />

corso degli anni aveva imparato che il pubblico preferiva ciò che era ovvio).<br />

Naturalmente non era la migliore diversione del mondo; non era affatto<br />

sicuro che i poliziotti avrebbero trovato la siringa nella sua camera al<br />

Lanham Arms. Né poteva essere certo che la ragazzina o qualcun altro al<br />

posto suo avrebbe mangiato il cioccolatino. Ma Rhyme e i suoi erano talmente<br />

in gamba che Malerick era certo che avrebbero tratto l'orribile conclusione<br />

che quello fosse un ennesimo attentato alla vita del procuratore e<br />

della sua famiglia. E ben presto avrebbero scoperto che nel dolce non c'era<br />

alcun tipo di veleno.<br />

Che cosa avrebbero pensato a quel punto?<br />

Si sarebbero chiesti se non vi fossero altri cioccolatini avvelenati?<br />

O avrebbero pensato che si trattasse dell'ennesima diversione per allontanarli<br />

dal Centro di Detenzione di Manhattan dove Malerick forse aveva<br />

progettato un'altra evasione per Constable?<br />

In breve, anche la polizia si sarebbe persa in quel mare di confusione e<br />

nessuno sarebbe più stato in grado di capire che cosa effettivamente stesse<br />

accadendo.<br />

Be', ciò che sta accadendo da ormai da due giorni, Riveriti Spettatori, è


una sublime messinscena, una combinazione di diversioni fisiche e psicologiche.<br />

Fisiche — per spostare l'attenzione degli agenti sull'appartamento di<br />

Charles Grady e sul Centro di Detenzione.<br />

Psicologiche — per allontanare i sospetti da ciò che davvero Malerick<br />

stava facendo e far concentrare gli investigatori sui due moventi credibili<br />

che Lincoln Rhyme pensava di aver scoperto: l'omicidio a pagamento di<br />

Grady e l'organizzazione della fuga di Andrew Constable. Quando la polizia<br />

aveva tratto questa deduzione, le menti degli investigatori avevano<br />

smesso di cercare altre spiegazioni che potessero rivelare il vero piano di<br />

Malerick.<br />

Il che non aveva assolutamente niente a che fare con il caso Constable.<br />

Tutti gli indizi che aveva lasciato così apertamente — le aggressioni con<br />

trucchi da illusionista ai danni delle prime tre vittime che rappresentavano<br />

vari aspetti della vita del circo, la scarpa con i peli di cane e il terriccio riconducibili<br />

a Central Park, i riferimenti all'incendio nell'Ohio e il collegamento<br />

con il Cirque Fantastique... tutto questo aveva convinto gli investigatori<br />

che il suo intento non potesse essere davvero quello di vendicarsi di<br />

Kadesky perché, come gli aveva detto Lincoln Rhyme, era troppo ovvio.<br />

Doveva trattarsi di qualcos'altro.<br />

Ma non era così.<br />

Ora, con indosso un'uniforme da paramedico, guidò l'ambulanza attraverso<br />

l'entrata di servizio del tendone che ospitava il Celebre Inimitabile<br />

Favoloso Cirque Fantastique.<br />

Parcheggiò sotto una delle gradinate, scese e chiuse a chiave il veicolo.<br />

Nessuno gli prestò attenzione, né gli artisti né i poliziotti né gli addetti alla<br />

sicurezza. Dopo l'allarme bomba di quel giorno era perfettamente normale<br />

che un'ambulanza venisse parcheggiata lì — perfettamente naturale, avrebbe<br />

pensato un illusionista.<br />

Ecco, Riveriti Spettatori, questa è la vostra illusione, il cui fulcro è ancora<br />

completamente nascosto.<br />

Il fulcro è l'Uomo <strong>Scomparso</strong>, presente ma invisibile.<br />

Nessuno degnò di uno sguardo il veicolo che non era una normale ambulanza<br />

bensì un falso. Al posto delle attrezzature mediche c'era una decina<br />

di taniche di plastica che contenevano tremila litri di benzina collegate a<br />

un semplice detonatore che ben presto avrebbe dato fuoco al liquido eruttando<br />

una mortale vampata di fuoco sulle gradinate, sul tendone e sugli oltre<br />

duemila spettatori che affollavano il circo.


E tra di loro ci sarebbe stato anche Edward Kadesky.<br />

Signor Rhyme, ricordi la nostra conversazione? Ti sei lasciato ingannare<br />

dalle mie parole. Kadesky col suo Cirque Fantastique ha distrutto la<br />

mia vita e il mio amore e adesso io distruggerò lui. Alla fine, si tratta solo<br />

di vendetta.<br />

Ignorato da tutti, l'illusionista lasciò il tendone camminando con aria<br />

tranquilla e si inoltrò nel parco. Si sarebbe tolto l'uniforme da paramedico<br />

e si sarebbe infilato un nuovo travestimento per ritornare col favore delle<br />

tenebre e diventare una volta tanto uno spettatore. Avrebbe trovato un<br />

buon punto di osservazione e si sarebbe goduto il gran finale del suo spettacolo.<br />

44<br />

Famiglie, gruppi di amici, coppie e bambini stavano entrando lentamente<br />

nel tendone, cercando i loro posti, riempiendo le gradinate, trasformandosi<br />

poco alla volta da individui nella creatura chiamata pubblico, il tutto<br />

molto diverso dalla somma delle parti.<br />

Metamorfosi...<br />

Kara distolse lo sguardo da quello spettacolo e fermò un addetto alla sicurezza.<br />

«È da un po' che sto aspettando. Sa dirmi quando tornerà il signor<br />

Kadesky? È molto importante.»<br />

No, né l'uomo né le altre due persone a cui Kara si rivolse seppero risponderle.<br />

Un'altra occhiata all'orologio. Si sentì stringere il cuore in una morsa.<br />

Immaginò sua madre che si guardava attorno nella sua camera alla Stuyvesant<br />

Manor, trafitta dall'improvvisa lucidità mentale mentre si chiedeva<br />

dove fosse sua figlia. Kara avrebbe voluto piangere per la frustrazione che<br />

sentiva nell'essere intrappolata lì. Sapeva che doveva restare, che doveva<br />

fare tutto ciò che poteva per fermare Weir, tuttavia desiderava disperatamente<br />

raggiungere sua madre.<br />

Tornò a guardare l'interno dell'enorme tendone rischiarato da mille luci.<br />

Gli artisti, che indossavano le loro strane maschere da commedia dell'arte,<br />

attendevano in disparte e si preparavano per il numero di apertura. Anche<br />

molti bambini tra il pubblico avevano delle maschere, costosi souvenir<br />

comprati ai baracchini davanti al circo. Nasi schiacciati e adunchi, becchi.<br />

Si guardavano attorno, eccitati e quasi storditi. Ma alcuni di loro, notò Kara,<br />

sembravano a disagio. Le maschere e le strane decorazioni probabil-


mente facevano apparire il circo come una scena di un film dell'orrore ai<br />

loro occhi. Lei amava esibirsi per i bambini ma sapeva che bisognava fare<br />

molta attenzione; la loro realtà era molto diversa da quella degli adulti e un<br />

illusionista avrebbe potuto facilmente distruggere il precario senso di sicurezza<br />

dei più piccoli. Kara faceva solo illusioni divertenti nei suoi spettacoli<br />

per bambini e spesso, alla fine dell'esibizione, faceva dare loro un'occhiata<br />

dentro il cappello a cilindro, spiegando i trucchi che aveva usato.<br />

Osservò tutta la magia che la circondava, sentì l'emozione, l'eccitazione...<br />

aveva le mani sudate come se fosse stata lei a doversi esibire. Oh, che<br />

cosa avrebbe dato per poter essere una degli artisti del Cirque Fantastique.<br />

Contenta, soddisfatta eppure tesa, il cuore che batteva sempre più forte nel<br />

petto mentre le lancette si avvicinavano all'ora dell'inizio dello spettacolo.<br />

Nessun'altra sensazione al mondo era paragonabile a quella.<br />

Rise tristemente tra sé e sé. Be', in fondo era riuscita ad arrivare al Cirque<br />

Fantastique.<br />

Ma in qualità di consulente della polizia.<br />

Si domandò: Sono davvero brava abbastanza? Nonostante ciò che diceva<br />

David Balzac, talvolta Kara pensava di esserlo. Brava quanto Harry<br />

Houdini ai suoi esordi... le uniche fughe durante i suoi primi spettacoli erano<br />

state quelle degli spettatori che se n'erano andati annoiati o imbarazzati<br />

nel guardarlo sbagliare semplici trucchi di destrezza. Robert-Houdin<br />

era stato così goffo nelle sue prime esibizioni che aveva finito per offrire al<br />

pubblico numeri con automi come il turco meccanico che giocava a scacchi.<br />

Mentre osservava il backstage, le centinaia di artisti che vivevano nel<br />

mondo del circo fin da quando erano bambini, la voce ferma di Balzac riecheggiò<br />

nella sua mente: Non ancora, non ancora, non ancora... Nel sentire<br />

quella parola provò sia delusione sia una sorta di conforto. Balzac aveva<br />

ragione, concluse. Lui era l'esperto, lei l'apprendista. Doveva fidarsi di lui.<br />

Ancora un anno o due. L'attesa non sarebbe stata vana.<br />

Inoltre c'era sua madre...<br />

Sua madre, che forse in quel momento era seduta sul letto e stava chiacchierando<br />

con Jaynene chiedendosi dove fosse sua figlia... la figlia che l'aveva<br />

abbandonata proprio la sera in cui avrebbe dovuto essere con lei.<br />

L'assistente di Kadesky, Catherine Tunney, comparve in cima alla gradinata<br />

e le fece cenno di avvicinarsi.<br />

Kadesky era forse arrivato? Ti prego...<br />

Ma la donna disse: «Ha appena telefonato. Dopo mangiato ha dovuto fa-


e un'intervista con una stazione radio e quindi è in ritardo. Arriverà presto.<br />

Quello è il suo posto. Perché non lo aspetta là?»<br />

Kara annuì e, scoraggiata, raggiunse il posto che Catherine le aveva indicato,<br />

si sedette e tornò a osservare il tendone. Vide che la trasformazione<br />

magica era stata finalmente completata; ogni posto era occupato. I bambini,<br />

gli uomini e le donne adesso erano un pubblico.<br />

Thud.<br />

Kara trasalì quando un potente colpo di tamburo riecheggiò sotto il tendone.<br />

Le luci si abbassarono, spegnendosi quasi completamente, creando un'oscurità<br />

spezzata solo dalle luci rosse delle uscite di emergenza.<br />

Thud.<br />

Il pubblico si zittì in un istante.<br />

Thud... Thud... Thud.<br />

Il tamburo continuò a battere lentamente. Si potevano sentire le vibrazioni<br />

addirittura nel petto.<br />

Thud... Thud...<br />

La luce brillante di un riflettore illuminò il centro della pista, dove Arlecchino<br />

attendeva con il suo costume a scacchi bianchi e neri. Teneva tra<br />

le mani un lungo scettro sollevato in aria e si guardava attorno con aria<br />

maliziosa.<br />

Thud.<br />

Fece un passo avanti e prese a marciare lungo il perimetro della pista<br />

mentre alle sue spalle si materializzava una processione di artisti: altri personaggi<br />

della commedia dell'arte, ma anche spiriti, fate, principesse e principi,<br />

stregoni. Alcuni camminavano, altri danzavano, altri avanzavano al<br />

rallentatore come se fossero stati sott'acqua, o camminavano sui trampoli<br />

in modo molto più aggraziato di quanto la maggior parte della gente cammini<br />

lungo un marciapiede, o procedevano su bighe o carri decorati con<br />

tulle, piume, merletti e piccole luci colorate.<br />

E tutti si muovevano in perfetta sintonia col ritmo del tamburo.<br />

Thud... Thud...<br />

Volti mascherati, volti dipinti di bianco, di nero, d'argento o d'oro, volti<br />

scintillanti di brillantini. Mani che facevano roteare sfere luminose, mani<br />

che portavano torce, candele, lanterne, mani che lanciavano in aria coriandoli<br />

simili a fiocchi di neve luccicante.<br />

Solenni, regali, spiritosi, grotteschi.<br />

Thud...


Quel corteo allo stesso tempo medievale e futuristico era ipnotico. E il<br />

suo messaggio era inconfondibile: qualsiasi cosa esistesse al di fuori del<br />

tendone, lì dentro non aveva più alcun valore. Ci si poteva dimenticare di<br />

tutto ciò che si era imparato sulla vita, sulla natura umana, persino sulle<br />

leggi della fisica. Adesso il cuore degli spettatori stava battendo a ritmo<br />

con il tamburo e le loro anime erano state rapite dall'irreale parata che avanzava<br />

con passo sicuro entrando nel mondo delle illusioni.<br />

45<br />

Siamo quasi arrivati al gran finale del nostro spettacolo, Riveriti Spettatori.<br />

È giunta l'ora di presentarvi la nostra illusione più famosa e più controversa.<br />

Una variazione del celeberrimo Specchio Che Brucia.<br />

Negli ultimi due giorni, durante il nostro spettacolo, avete assistito a illusioni<br />

create da grandi maestri come Harry Houdini, ET. Selbit e Howard<br />

Thurston. Ma nemmeno loro avrebbero mai tentato un numero come<br />

lo Specchio Che Brucia.<br />

Il nostro artista è intrappolato in una rappresentazione dell'inferno, circondato<br />

da fiamme che si avvicinano inesorabilmente... e l'unica via d'uscita<br />

è una minuscola porta protetta da una parete di fuoco.<br />

Anche se, naturalmente, la porta potrebbe non essere affatto una via<br />

d'uscita.<br />

Potrebbe essere solo un'illusione.<br />

Devo avvertirvi, Riveriti Spettatori, che l'ultimo tentativo di eseguire<br />

questo trucco è finito in tragedia.<br />

Lo so, ero presente.<br />

Quindi, per favore, per il vostro bene, passate qualche istante a guardarvi<br />

attorno nel tendone e chiedetevi che cosa fareste se dovesse accadere<br />

qualcosa di terribile...<br />

Ma pensandoci bene, no, è troppo tardi. Forse la cosa migliore che vi<br />

resta da fare a questo punto è semplicemente pregare.<br />

Malerick era tornato a Central Park ed era in piedi sotto un albero a circa<br />

cinquanta metri dal luccicante tendone bianco del Cirque Fantastique.<br />

Ora aveva di nuovo la barba e indossava una tuta da ginnastica e un maglione<br />

a collo alto. Ciocche di capelli biondi spuntavano da sotto un berretto<br />

commemorativo di una maratona di beneficenza. Finte chiazze di sudore<br />

— nient'altro che acqua da una bottiglia — completavano il quadro del


personaggio che stava interpretando: un responsabile finanziario di secondo<br />

piano di una banca importante, intento a fare la sua corsa della domenica<br />

sera. Si era appena fermato per riprendere fiato e con aria distratta<br />

stava guardando il tendone del circo.<br />

Era tutto perfettamente naturale.<br />

Si accorse di essere stranamente calmo. Quella serenità gli fece tornare<br />

in mente i momenti immediatamente successivi allo scoppio dell'incendio<br />

al Circo Hasbro, nell'Ohio, prima che le conseguenze inevitabili del disastro<br />

divenissero chiare. Anche se avrebbe dovuto gridare, aveva provato<br />

una sensazione di distacco, una sorta di coma emotivo. E si sentiva così<br />

anche ora mentre ascoltava la musica, le note basse amplificate, a quanto<br />

pareva, dalla forma stessa del tendone. Gli applausi, le risate, le esclamazioni<br />

di sorpresa.<br />

Negli anni in cui si era esibito, era stato colto molto raramente dal panico<br />

da palcoscenico. Quando conoscevi alla perfezione il tuo numero perché<br />

lo avevi provato e riprovato, di cosa dovevi preoccuparti? Era così che<br />

si sentiva adesso. Ogni cosa era stata pianificata così attentamente che Malerick<br />

sapeva che il suo spettacolo si sarebbe svolto come previsto.<br />

Mentre scrutava il tendone nei suoi ultimi minuti di esistenza sulla Terra,<br />

notò due sagome ferme davanti all'entrata di servizio che aveva usato<br />

per portare dentro l'ambulanza. Erano un uomo e una giovane donna. Stavano<br />

parlando, le teste molto vicine per riuscire a sentirsi al di sopra del<br />

fragore della musica.<br />

Sì! L'uomo era Kadesky. Aveva temuto che l'impresario potesse non essere<br />

presente al momento dell'esplosione. La giovane donna era Kara.<br />

Kadesky indicò l'interno del Cirque Fantastique e lui e Kara entrarono.<br />

Malerick calcolò che dovevano essere a circa tre metri dall'ambulanza.<br />

Un'occhiata all'orologio. Era quasi giunto il momento.<br />

E ora, amici miei, miei Riveriti Spettatori...<br />

Esattamente alle nove in punto una fiammata eruttò dall'ingresso del<br />

tendone. Un attimo dopo l'enorme sagoma del muro di fuoco si stagliò<br />

contro la superficie del tendone, mentre le gradinate, il pubblico e le decorazioni<br />

venivano divorati dalle fiamme. La musica si fermò bruscamente e<br />

venne sostituita dalle grida degli spettatori, e spire di fumo scuro presero a<br />

innalzarsi dal tendone.<br />

Malerick si sporse in avanti, ipnotizzato dall'orrore di quello spettacolo.<br />

Altro fumo, altre grida.<br />

Sforzandosi di non far affiorare sulle proprie labbra un sorriso innatura-


le, recitò una preghiera di ringraziamento. Malerick non credeva in alcuna<br />

divinità, tuttavia rivolse quelle parole di gratitudine allo spirito di Harry<br />

Houdini, il suo idolo, il santo patrono dei maghi.<br />

Le persone attorno a lui che si trovavano a passare per il parco furono<br />

prese dal panico, alcune cominciarono a urlare, altre corsero in cerca d'aiuto.<br />

Malerick attese ancora per qualche istante ma sapeva che ben presto i<br />

poliziotti sarebbero arrivati in forze nel parco. Con aria preoccupata, si tolse<br />

di tasca il cellulare per fingere di chiamare i vigili del fuoco e nel frattempo<br />

si incamminò verso il marciapiede. Tuttavia non poté impedirsi di<br />

fermarsi ancora una volta. Si voltò e vide, oscurati dal fumo, i grandi striscioni<br />

appesi davanti al tendone. Su uno di essi campeggiava un Arlecchino<br />

mascherato che tendeva in avanti le mani vuote.<br />

Guardate, Riveriti Spettatori, nelle mie mani non c'è niente.<br />

Solo che, come ogni buon prestigiatore, il personaggio aveva qualcosa in<br />

mano... qualcosa che non si poteva vedere.<br />

E solo Malerick sapeva cos'era.<br />

Nelle mani, lo sfuggente Arlecchino teneva la morte.<br />

PARTE TERZA<br />

NEL CAPPELLO A CILINDRO<br />

Da domenica 21 aprile a mercoledì 25 aprile<br />

«Per essere dei grandi maghi bisogna essere in grado di<br />

presentare un'illusione in modo tale che la gente non solo<br />

sia sbalordita ma anche profondamente commossa.»<br />

S.H. SHARP<br />

46<br />

La Camaro di Amelia Sachs percorse la West Side Highway a centocinquanta<br />

chilometri all'ora diretta a Central Park.<br />

A differenza della FDR Drive, che è una superstrada ad accesso controllato,<br />

la strada che ora stava percorrendo Amelia era punteggiata di stop e,<br />

all'altezza della Quattordicesima, svoltava in una brusca curva che fece<br />

slittare pericolosamente la Chevrolet danneggiata, mandandola a sfregare<br />

contro le barriere di cemento.<br />

E così l'assassino li aveva ingannati ancora una volta con un colpo da<br />

maestro. L'obiettivo di Weir non era né la morte di Charles Grady né la fu-


ga di Andrew Constable: queste erano semplicemente diversioni. Il bersaglio<br />

del killer era proprio quello che il giorno prima avevano scartato ritenendolo<br />

troppo ovvio: il Cirque Fantastique.<br />

Nel seminterrato del Centro di Detenzione, mentre con la Glock in pugno<br />

si apprestava a perquisire uno degli ultimi possibili nascondigli rimasti,<br />

Amelia aveva ricevuto una chiamata da Rhyme che le aveva spiegato la<br />

situazione. Lon Sellitto e Roland Bell si stavano dirigendo al circo e anche<br />

Mel Cooper li stava raggiungendo per dare una mano. Anche Bo Haumann<br />

e diverse squadre dell'UE erano diretti lì. C'era bisogno di tutti gli uomini<br />

disponibili e Rhyme voleva che lei lo raggiungesse il prima possibile.<br />

«Arrivo», aveva detto lei spegnendo il telefono. Si era voltata, pronta ad<br />

abbandonare di corsa il seminterrato, ma poi si era fermata, era tornata alla<br />

porta e l'aveva comunque aperta con un calcio.<br />

Non si poteva mai sapere.<br />

La stanza era completamente vuota, completamente immersa nel silenzio:<br />

l'unico suono era stato quello della risata sprezzante dell'assassino nella<br />

mente di Amelia.<br />

Cinque minuti più tardi stava già guidando la Camaro a tutta velocità.<br />

Il semaforo della Ventitreesima strada era rosso ma non c'era molto traffico,<br />

così Amelia passò lo stesso, confidando nel volante piuttosto che nei<br />

freni o nella disponibilità dei cittadini a farsi da parte vedendo il lampeggiante<br />

blu.<br />

Una volta attraversato l'incrocio, cambiò rapidamente la marcia, premette<br />

l'acceleratore a tavoletta e il motore malconcio la portò a centotrenta<br />

chilometri all'ora. Amelia trovò a tastoni il Motorola e chiamò Rhyme per<br />

dirgli dove si trovava e chiedergli cosa voleva che facesse esattamente.<br />

Malerick si allontanò lentamente dal parco, incrociando un gran numero<br />

di persone che correvano nella direzione opposta, verso l'incendio.<br />

«Cosa sta succedendo?»<br />

«Gesù!»<br />

«La polizia... Qualcuno ha chiamato la polizia?»<br />

«Hai sentito quelle grida? Le hai sentite?»<br />

All'angolo di Central Park West attraversò la strada e andò a sbattere<br />

contro una giovane donna orientale che guardava preoccupata verso il parco<br />

e che gli domandò: «Sa dirmi cos'è successo?»<br />

Malerick pensò Sì, certo che lo so: l'uomo e il circo che hanno distrutto<br />

la mia vita stanno morendo. Invece si accigliò e con tono grave rispose:


«Non lo so, ma la situazione sembra seria».<br />

Continuò a camminare verso ovest, dando inizio al suo tortuoso percorso<br />

di ritorno all'appartamento durante il quale avrebbe cambiato travestimento<br />

diverse volte, assicurandosi di non essere seguito.<br />

Il suo piano prevedeva che restasse tutta la sera nell'appartamento. Il<br />

mattino seguente sarebbe partito per l'Europa dove, dopo diversi mesi passati<br />

a esercitarsi, avrebbe ripreso a esibirsi, con il suo nuovo nome. A parte<br />

i suoi Riveriti Spettatori, nessuno al mondo conosceva «Malerick», e sarebbe<br />

stato così che si sarebbe presentato al pubblico d'ora in avanti. Aveva<br />

un unico rimpianto, il fatto che non avrebbe potuto mettere in scena il<br />

suo numero preferito, lo Specchio Che Brucia: ormai troppe persone lo<br />

collegavano a lui. Inoltre avrebbe dovuto rinunciare a molti altri trucchi.<br />

Avrebbe abbandonato il ventriloquio, il mentalismo e molti giochi di prestidigitazione.<br />

Il suo vastissimo repertorio — così com'era accaduto quel<br />

weekend — avrebbe potuto rivelare la sua identità.<br />

Malerick procedette verso Broadway, quindi tornò indietro, in direzione<br />

del suo appartamento. Continuò a controllare le strade alle proprie spalle e<br />

attorno a sé. Nessuno lo stava seguendo. Entrò nell'atrio, da dove rimase a<br />

scrutare la strada per cinque lunghi minuti.<br />

Un uomo anziano — Malerick lo riconobbe, era un suo vicino di casa<br />

che abitava dall'altra parte della strada — che portava fuori il cane. Un ragazzino<br />

sui rollerblade. Due ragazze che mangiavano dei coni gelato. Nessun<br />

altro. La strada era deserta: il giorno dopo, lunedì, per tutti sarebbe ricominciato<br />

il lavoro o la scuola. Le persone erano a casa a stirarsi i vestiti,<br />

ad aiutare i bambini a fare i compiti... e a guardare alla TV, sintonizzata<br />

sulla CNN, la terribile tragedia che si stava consumando a Central Park.<br />

Si affrettò a entrare nel suo appartamento, dove spense tutte le luci.<br />

E ora lo spettacolo è finito, Riveriti Spettatori, com'era inevitabile.<br />

Ma è la natura della nostra arte, e ciò che sembra vecchio oggi sarà<br />

nuovo e innovativo da qualche altra parte, domani o dopodomani.<br />

Sapevate, amici miei, che quando gli artisti tornano sul palco alla fine<br />

dello spettacolo non è per ricevere altri applausi dal pubblico, ma per avere<br />

l'opportunità di ringraziare gli spettatori, tutte le persone che sono<br />

state così gentili da concedere la loro attenzione durante l'esibizione?<br />

E così sono io ad applaudire voi, adesso, perché mi avete onorato con la<br />

vostra presenza durante il mio modesto spettacolo. Spero di avervi dato<br />

gioia ed eccitazione. Spero di aver portato la meraviglia nei vostri cuori<br />

mentre mi seguivate nel mondo sotterraneo in cui la vita si trasforma in


morte, la morte in vita e ciò che è reale in ciò che è irreale.<br />

Mi inchino davanti a voi, Riveriti Spettatori...<br />

Malerick accese la candela e si sedette sul divano. Tenne lo sguardo fisso<br />

sulla fiamma. Stanotte, lo sapeva, si sarebbe mossa, stanotte avrebbe ricevuto<br />

un messaggio.<br />

Si sporse in avanti, sentendosi avvolgere dalla soddisfazione per la vendetta<br />

compiuta e prese a dondolarsi avanti e indietro, in modo ipnotico, respirando<br />

lentamente.<br />

La fiamma della candela tremolò. Sì!<br />

Parla con me.<br />

Muoviti ancora...<br />

E infatti, meno di un minuto dopo, la fiamma tremolò di nuovo.<br />

Ma quel movimento non era un messaggio dallo spirito soprannaturale<br />

di una persona amata e scomparsa da tanto tempo, bensì un alito della fresca<br />

brezza della sera di aprile che riempì la stanza quando una decina di<br />

poliziotti armati fino ai denti abbatté la porta con un ariete. Gli agenti gettarono<br />

a terra l'illusionista senza fiato, e una di loro — la donna poliziotto<br />

dai capelli rossi che Malerick ricordava di aver visto a casa di Lincoln<br />

Rhyme — gli puntò la pistola alla nuca e con voce ferma gli lesse i suoi diritti.<br />

47<br />

Con le braccia che tremavano per lo sforzo di sollevare Lincoln Rhyme<br />

e la sua sedia a rotelle Storm Arrow, due agenti dell'UE portarono il loro<br />

fardello su per le scale dell'edificio e depositarono il criminologo nell'atrio.<br />

A quel punto Rhyme pilotò la sedia fino all'appartamento del Negromante,<br />

dove si fermò accanto ad Amelia Sachs.<br />

Mentre gli agenti dell'Unità Emergenze controllavano le altre stanze,<br />

Rhyme guardò Bell e Sellitto che perquisivano con estrema attenzione il<br />

killer attonito. Rhyme aveva proposto di prendere in prestito un dottore<br />

dell'ufficio del medico legale che li aiutasse in quel compito. Il medico arrivò<br />

un attimo dopo e fece ciò che gli era stato chiesto. Era stata una buona<br />

idea: trovò diversi tagli nella pelle dell'uomo che somigliavano a piccole<br />

cicatrici ma potevano essere aperti e contenevano minuscoli strumenti di<br />

metallo.<br />

«Fategli delle radiografie all'infermeria della prigione», disse Rhyme.<br />

«Anzi, no, fategli una TAC. Controllatelo dalla testa ai piedi.»


Quando i polsi del Negromante furono immobilizzati da tre paia di manette<br />

e le sue caviglie da due, una coppia di agenti lo tirò su, facendolo sedere<br />

sul pavimento. Il criminologo stava esaminando la camera da letto<br />

che conteneva una vasta collezione di attrezzature per maghi. Le maschere,<br />

le mani finte e gli accessori di lattice davano un'aria strana a quel luogo,<br />

certo, ma Rhyme avvertì soprattutto un profondo senso di tristezza nel vedere<br />

quegli oggetti raccolti lì, pronti a essere usati per gli orrendi scopi dell'assassino<br />

invece che in uno spettacolo per intrattenere e divertire centinaia<br />

o migliaia di persone.<br />

«Come hai fatto?» sussurrò il Negromante.<br />

Rhyme notò il suo sguardo sconvolto e sgomento. Il criminologo assaporò<br />

quella sensazione. Tutti i cacciatori dicono che l'inseguimento è la<br />

parte migliore del gioco. Ma nessun cacciatore può considerarsi davvero<br />

grande se non prova un intenso piacere quando finalmente cattura la sua<br />

preda.<br />

«Come hai fatto a capire?» ripeté l'uomo con il suo respiro asmatico.<br />

«Che il tuo vero obiettivo era il Circo?» Rhyme lanciò un'occhiata ad<br />

Amelia.<br />

Lei disse: «Non c'erano molti indizi, ma tutti suggerivano...»<br />

«'Suggerivano', Sachs? Io direi che gridavano.»<br />

«Suggerivano», continuò lei impassibile, «ciò che avevi davvero intenzione<br />

di fare. Nel ripostiglio nel seminterrato del tribunale, abbiamo trovato<br />

la borsa con il tuo cambio d'abiti e la finta ferita.»<br />

«Avete trovato la borsa?»<br />

Lei continuò: «C'erano anche delle macchie secche di vernice rossa sulle<br />

scarpe e sul completo. E fibre di moquette».<br />

«Ho pensato che fosse sangue finto.» Rhyme scosse la testa, arrabbiato<br />

con se stesso. «Era la deduzione più logica, ma avrei dovuto prendere in<br />

considerazione anche altre fonti. Il database delle vernici dell'FBI l'ha identificata<br />

come vernice per veicoli della Jenkin Manufacturing. Il colore<br />

era rosso-arancione, una tinta che viene usata esclusivamente per i veicoli<br />

di emergenza. Quella particolare formula viene venduta in piccoli barattoli<br />

usati per lo più per fare dei ritocchi. Anche le fibre provenivano da un veicolo:<br />

erano quelle della moquette che veniva messa sulle ambulanze GMC<br />

fino a otto anni fa.»<br />

Amelia disse: «Così Lincoln ha dedotto che avevi comprato o rubato una<br />

vecchia ambulanza e che l'avevi rimessa a posto. Avrebbe potuto servirti<br />

per la fuga o per un altro attentato alla vita di Charles Grady. Ma poi Lin-


coln si è ricordato dei frammenti di ottone... e se fossero stati davvero<br />

frammenti di un timer, come avevamo pensato all'inizio? E visto che avevi<br />

usato della benzina a casa di Lincoln, be', era possibile che avessi deciso di<br />

nascondere una bomba incendiaria dentro una finta ambulanza».<br />

«A quel punto ho semplicemente usato la logica...» aggiunse il criminologo.<br />

«In realtà vuole dire che ha avuto un'intuizione», commentò Bell.<br />

«Le intuizioni», disse bruscamente Rhyme, «non hanno alcun senso. Solo<br />

la logica ne ha. La logica è la spina dorsale della scienza e la criminologia<br />

è pura scienza.»<br />

Sellitto guardò Bell e alzò gli occhi al cielo.<br />

Ma l'insubordinazione nei ranghi non appannò l'entusiasmo di Rhyme.<br />

«Stavo dicendo che ho usato la logica. Kara ci ha spiegato come si indirizza<br />

l'attenzione del pubblico proprio dove non si vuole che esso guardi.»<br />

I migliori illusionisti sanno eseguire un trucco indicando chiaramente il<br />

metodo che stanno usando, spiegando ciò che hanno intenzione di fare.<br />

Ma il pubblico non crede mai alle loro parole. Gli spettatori guardano<br />

nell'altra direzione. Quando questo accade, il gioco è fatto. Il pubblico ha<br />

perso e l'illusionista ha vinto.<br />

«Ed è questo che hai fatto tu. E devo dire che è stata davvero un'idea<br />

brillante. Non è un complimento che faccio spesso, vero, Sachs?... Volevi<br />

vendicarti di Kadesky per l'incendio che ha rovinato la tua vita. E così hai<br />

creato un numero che ti avrebbe permesso di raggiungere il tuo scopo e<br />

fuggire, proprio come avresti creato un'illusione per uno spettacolo, con<br />

diversi strati di diversioni.» Rhyme rimase a riflettere per un attimo socchiudendo<br />

gli occhi. Poi continuò: «La prima diversione: ci hai 'forzati'.<br />

Kara ci ha detto che è il termine che usate voi illusionisti, giusto?»<br />

Il killer non aprì bocca.<br />

«Sono sicuro che abbia usato questo termine. Per prima cosa, ci hai forzati<br />

a pensare che avresti distrutto il circo per vendetta. Solo che io non ti<br />

ho creduto... era troppo ovvio. E i nostri sospetti ci hanno condotti alla diversione<br />

numero due: ci hai fatto trovare il giornale con l'articolo su<br />

Grady, la ricevuta del ristorante, il tesserino del giornalista e la chiave dell'hotel<br />

per farci giungere alla conclusione che volevi ucciderlo... Oh, e che<br />

dire della giacca vicino al fiume Hudson? L'hai lasciata deliberatamente,<br />

vero? Era una prova che volevi farci trovare.»<br />

Il Negromante annuì. «Sì, è vero. Ma ha funzionato meglio, perché i tuoi<br />

agenti mi hanno sorpreso ed è sembrato più naturale che l'abbandonassi


nella fuga.»<br />

«A quel punto», continuò il criminologo, «abbiamo pensato che fossi un<br />

sicario a pagamento che aveva deciso di servirsi dell'illusionismo per avvicinarsi<br />

a Charles Grady e ucciderlo... Abbiamo pensato di aver scoperto le<br />

tue intenzioni. Era quella la direzione in cui abbiamo diretto i nostri sospetti...<br />

Fino a un certo punto.»<br />

Il Negromante fece un debole sorriso. «'Fino a un certo punto'», ansimò.<br />

«Sai, quando si usa la diversione per ingannare qualcuno — qualcuno di<br />

intelligente — i sospetti non spariscono mai del tutto.»<br />

«E così, ci hai colpiti con la diversione numero tre. Per continuare a tenere<br />

la nostra attenzione lontana dal circo, ci hai indotti a pensare che ti eri<br />

fatto arrestare intenzionalmente per riuscire a entrare nel Centro di Detenzione.<br />

Ma non allo scopo di uccidere Grady, bensì per far fuggire Constable<br />

di prigione. A quel punto ci eravamo dimenticati completamente del<br />

circo e di Kadesky. Mentre in realtà a te non importava niente né di Constable<br />

né di Grady.»<br />

«Erano solo strumenti, diversioni che ho usato per ingannarvi», ammise.<br />

«L'Alleanza Patriottica non sarà molto felice di scoprirlo», borbottò Sellitto.<br />

L'assassino indicò le manette con un cenno del capo. «Direi che è l'ultima<br />

delle mie preoccupazioni, non le pare?»<br />

Tuttavia Rhyme non ne era troppo sicuro, ora che sapeva di cosa erano<br />

capaci Constable e l'Alleanza.<br />

Bell indicò il Negromante e chiese a Rhyme: «Ma perché si è preso tutto<br />

il disturbo di inscenare il suo piano per la fuga di Constable?»<br />

Sellitto rispose: «È ovvio: per allontanare la nostra attenzione dal circo,<br />

così sarebbe stato più facile per lui sistemare la bomba».<br />

«In realtà, no, Lon», disse lentamente Rhyme. «È stato per un'altra ragione.»<br />

Nell'udire quelle parole, o forse cogliendo il tono enigmatico nella voce<br />

di Rhyme, il killer si voltò verso il criminologo, che per la prima volta<br />

quella sera vide nei suoi occhi autentica preoccupazione se non persino<br />

paura.<br />

Ti ho beccato, pensò Rhyme.<br />

«Vedete, c'è stata una quarta diversione», disse.<br />

«Quattro?» chiese Sellitto.<br />

«Esatto... Perché lui non è Erick Weir», annunciò Rhyme con un tono<br />

che, doveva ammetterlo, risultò eccessivamente melodrammatico.


48<br />

Con un sospiro, l'assassino appoggiò la schiena a una gamba di una sedia,<br />

chiudendo gli occhi.<br />

«Non è Weir?» domandò Sellitto.<br />

«È questo», continuò Rhyme, «il vero fulcro di tutto ciò che ha fatto durante<br />

il weekend. Voleva vendicarsi di Kadesky e del Circo Hasbro, che<br />

ora è diventato il Cirque Fantastique. Be', è molto facile vendicarti se non<br />

ti interessa fuggire. Ma lui...» un cenno del capo per indicare il Negromante<br />

«... voleva fuggire, voleva evitare la prigione, voleva continuare a esibirsi.<br />

Così ha usato il trasformismo per cambiare la sua stessa identità. È<br />

diventato Erick Weir, si è fatto arrestare questo pomeriggio, si è fatto prendere<br />

le impronte e poi è fuggito.»<br />

Sellitto annuì. «Così una volta che avesse ucciso Kadesky e distrutto il<br />

circo, tutti avrebbero cercato Weir e non lui.» Si accigliò. «Ma lui chi diavolo<br />

è?»<br />

«È Arthur Loesser, l'apprendista di Weir.»<br />

L'assassino rimase a bocca aperta mentre l'ultimo brandello di anonimato<br />

— insieme alla sua ultima speranza di fuggire — spariva definitivamente.<br />

«Ma Loesser ci ha telefonato», obiettò Sellitto. «Ci ha chiamati dal Nevada.»<br />

«No, non era in Nevada. Ho controllato i tabulati telefonici. Sull'identificatore<br />

di chiamata è comparsa la scritta 'Nessun Numero' perché ha telefonato<br />

con un servizio prepagato per chiamate interurbane. In realtà, stava<br />

chiamando da un telefono pubblico sull'Ottantasettesima strada. Non ha<br />

una moglie. Il messaggio della sua casella vocale a Las Vegas era falso.»<br />

«Ed è stato sempre lui a chiamare l'altro assistente, Keating, fingendo di<br />

essere Weir, giusto?» chiese Sellitto.<br />

«Già. E ha fatto domande sull'incendio nell'Ohio e ha fatto in modo di<br />

sembrare strano e minaccioso. Per confermare la nostra tesi: che Weir era a<br />

New York per vendicarsi di Kadesky. Doveva lasciare delle prove che dimostrassero<br />

che Weir era riapparso. Così ha ordinato le manette Darby usando<br />

il nome di Weir. E ha fatto lo stesso quando ha comprato la pistola.»<br />

Rhyme guardò il killer. «Come va la voce?» domandò in tono ironico.<br />

«Vanno meglio adesso i polmoni?»<br />

«Sai benissimo che non ho problemi ai polmoni», ribatté seccamente


Loesser. Il tono ansimante e affaticato era scomparso. Non aveva i polmoni<br />

danneggiati. Era stata solo un'altra messinscena per convincerli che fosse<br />

Weir.<br />

Con un cenno del capo Rhyme indicò la camera da letto. «Ho visto alcuni<br />

bozzetti per manifesti promozionali. Suppongo che li abbia disegnati tu.<br />

Su tutti c'era il nome 'Malerick'. È così che ti fai chiamare adesso?»<br />

Il killer annuì. «Quello che ti ho detto ieri è vero... odiavo il mio vecchio<br />

nome, odiavo tutto ciò che ero stato prima dell'incendio. Era troppo doloroso<br />

ripensare ai quei tempi. Adesso penso a me stesso come a Malerick...<br />

Come hai fatto a capire?»<br />

«Dopo che è stato sigillato il corridoio del Centro di Detenzione hai usato<br />

la tua camicia per pulire il pavimento e le manette», spiegò Rhyme.<br />

«Ma quando ci ho pensato non sono riuscito a capire perché lo avessi fatto.<br />

Non aveva senso che cercassi di pulire il sangue. No, l'unica risposta che<br />

sono riuscito a darmi è stata che volevi liberarti delle tue impronte digitali.<br />

Ma ti erano appena state prese le impronte: perché avresti dovuto preoccuparti<br />

di quelle che avevi lasciato nel corridoio?» Rhyme scrollò le spalle<br />

come se la risposta fosse stata dolorosamente ovvia. «Perché le tue vere<br />

impronte erano diverse da quelle che erano appena state prese e catalogate.»<br />

«Ma come cazzo ci è riuscito?» chiese Sellitto.<br />

«Sulla scena Amelia ha trovato tracce di inchiostro fresco. Era l'inchiostro<br />

che era stato usato per prendergli le impronte. La traccia non era importante<br />

in sé. Il particolare significativo era che l'inchiostro coincideva<br />

con quello che avevamo trovato nella borsa usata per l'aggressione a<br />

Cheryl Marston. Questo significava che era venuto in contatto con quel tipo<br />

di inchiostro prima di oggi. Ho immaginato che avesse rubato una<br />

scheda per le impronte digitali e che a casa vi avesse impresso le impronte<br />

di Erick Weir. Ha usato quella cera adesiva per nascondersi la scheda nella<br />

giacca — stavamo cercando armi e chiavi, non pezzi di cartone — e quando<br />

i tecnici gli hanno preso le impronte, lui li ha distratti e ha sostituito le<br />

schede. Probabilmente ha buttato in un water quella nuova o l'ha fatta sparire<br />

in qualche modo.»<br />

Loesser fece una smorfia rabbiosa che confermò la deduzione di Rhyme.<br />

«Il Centro di Detenzione ci ha inviato la scheda che avevano in archivio<br />

e Mel l'ha analizzata. Le impronte erano di Weir, ma le impronte latenti<br />

erano di Loesser. Era registrato nel database del SAIID da quando era stato<br />

arrestato con Weir per quell'accusa di condotta pericolosa. Abbiamo con-


trollato anche la Glock dell'agente del Centro di Detenzione. La donna l'ha<br />

tenuta con sé dopo il finto incidente e lui non ha avuto il tempo di cancellare<br />

le sue impronte. Che infatti a loro volta combaciavano con quelle di<br />

Loesser. Ah, tra l'altro, siamo riusciti a rilevare un'impronta parziale sulla<br />

lametta.» Rhyme lanciò un'occhiata al piccolo cerotto sulla tempia di Loesser.<br />

«Ti sei dimenticato di portarla via.»<br />

«Non sono riuscito a trovarla», ribatté seccamente l'assassino. «Non ho<br />

avuto il tempo di cercarla.»<br />

«Ma Loesser», disse Sellitto rivolgendosi a Rhyme, «dovrebbe essere<br />

più giovane di Weir.»<br />

«Infatti è più giovane di Weir.» Indicò il volto di Loesser con un cenno<br />

del capo. «Quelle rughe sono di lattice. Come le cicatrici: sono tutte finte.<br />

Weir è nato nel 1950. Loesser ha vent'anni meno di lui e ha dovuto invecchiarsi<br />

artificialmente.» Poi, abbassando la voce, continuò: «Questo mi è<br />

proprio sfuggito. Avrei dovuto capirlo prima. Ricordi quelle tracce di lattice<br />

e di cosmetici che Amelia ha trovato sulle varie scene del crimine? Ho<br />

pensato che fossero state lasciate dai copridita indossati dal killer. Ma non<br />

aveva alcun senso. Nessuno si trucca le dita. Il trucco non durerebbe. No,<br />

le tracce provenivano dagli altri accessori». Scrutò le guance e la fronte del<br />

killer. «Il lattice dev'essere fastidioso.»<br />

«Ci si abitua in fretta.»<br />

«Sachs, vediamo che faccia ha veramente.»<br />

Con una certa difficoltà, Amelia staccò la barba e i lembi di finta pelle<br />

rugosa attorno agli occhi e al mento. Il volto che emerse era appiccicoso di<br />

adesivo ma, sì, era chiaramente quello di un uomo molto più giovane. E<br />

anche la struttura del viso era differente. Non assomigliava quasi per niente<br />

all'uomo che aveva impersonato.<br />

«Non è come quelle maschere di Mission Impossible, eh? Quelle che si<br />

infilano e si tolgono in un batter d'occhio.»<br />

«No, i veri accessori non sono affatto così.»<br />

«E anche le dita.» Con un cenno, Rhyme indicò la mano sinistra dell'assassino.<br />

Per rendere più credibile l'effetto delle dita fuse insieme, Loesser se le<br />

era legate con una benda che poi aveva ricoperto con uno spesso strato di<br />

lattice. Le dita erano raggrinzite, intorpidite e praticamente bianche, ma a<br />

parte questo erano del tutto normali. Amelia le esaminò. «Stavo proprio<br />

per chiedere a Rhyme perché non te ne sei liberato quando eri alla fiera —<br />

dopotutto noi stavamo cercando un uomo con la mano sinistra deforme.»


Ma anche senza il lattice, le dita ridotte in quel modo lo avrebbero tradito<br />

comunque.<br />

Rhyme guardò il killer e disse: «Un crimine quasi perfetto: un assassino<br />

che è riuscito a fare in modo che accusassimo qualcun altro. Eravamo certi<br />

che il colpevole fosse Weir. Lo avevamo identificato. Ma all'improvviso<br />

lui sarebbe svanito nel nulla. Loesser sarebbe andato avanti con la sua vita<br />

e il fuggitivo, cioè Weir, sarebbe scomparso per sempre. <strong>L'Uomo</strong> <strong>Scomparso</strong>».<br />

Anche se Loesser aveva scelto le vittime del giorno prima solo per sviare<br />

le indagini della polizia e non per una profonda spinta psicologica, la<br />

diagnosi di Terry Dobyns era ancora perfettamente valida: la ricerca della<br />

vendetta dopo che l'incendio aveva ucciso una persona cara. L'unica differenza<br />

era che la tragedia non era stata quella della fine della carriera e della<br />

morte della moglie di Weir; era stata la perdita del mentore di Loesser,<br />

Weir stesso.<br />

«Ma c'è un problema», fece notare Sellitto. «L'unico risultato che avrebbe<br />

ottenuto sostituendo le schede delle impronte digitali sarebbe stato quello<br />

di farci dare la caccia al vero Weir. Perché mai avrebbe dovuto fare una<br />

cosa simile al suo mentore?»<br />

Rhyme disse: «Perché pensi che mi sia fatto trasportare da quei poveri<br />

giovani agenti su per le scale, in questo luogo estremamente inacessibile,<br />

Lon?» Si guardò attorno nella stanza. «Volevo percorrere di persona la griglia.»<br />

Pilotando la sedia a rotelle con il touchpad, si spostò all'interno della<br />

stanza. Si fermò vicino al caminetto e alzò lo sguardo. «Penso che abbiamo<br />

appena trovato il nostro colpevole, Lon.» Sulla mensola del caminetto<br />

c'erano una candela e una scatola intarsiata. «Quello è Erick Weir, vero?<br />

Sono le sue ceneri.»<br />

A bassa voce, Loesser ammise: «Esatto. Sapeva che non gli restava molto<br />

tempo. Voleva lasciare il reparto ustionati dell'Ohio e tornare nella sua<br />

casa di Las Vegas prima di morire. Una notte l'ho fatto uscire e l'ho accompagnato<br />

a casa. È riuscito a sopravvivere ancora per qualche settimana.<br />

Ho corrotto un inserviente di un'agenzia di pompe funebri e l'ho fatto<br />

cremare».<br />

«E le impronte?» domandò Rhyme. «Sei riuscito a riprodurre le sue impronte<br />

digitali dopo la sua morte. Hai realizzato uno stampo delle sue impronte?»<br />

L'uomo annuì.<br />

«Quindi ti stavi preparando da anni.»


Con voce colma di passione, Loesser disse: «Sì! La sua morte... è come<br />

un'ustione che non ha mai smesso di farmi male».<br />

«E hai corso tutti questi rischi solo per vendicarti? Per il tuo capo?» domandò<br />

Bell.<br />

«Capo? Era molto di più di un semplice capo per me», ringhiò Loesser<br />

follemente. «Voi non potete capire. Penso a mio padre non più di un paio<br />

di volte all'anno... e lui è ancora vivo. Ma al signor Weir penso ogni ora di<br />

ogni giorno. Da quando è entrato nel negozio di Las Vegas dove mi stavo<br />

esibendo... il Giovane Houdini, era così che mi facevo chiamare... allora<br />

avevo quattordici anni. Che giornata indimenticabile! Il signor Weir mi ha<br />

detto che mi avrebbe dato la visione necessaria per diventare un grande illusionista.<br />

Il giorno del mio quindicesimo compleanno sono scappato di<br />

casa per andare via con lui.» La voce gli tremò e tacque per un istante. Poi<br />

continuò: «Sì, certo, il signor Weir a volte mi picchiava, mi gridava contro<br />

e rendeva la mia vita un inferno, ma era capace di vedere cosa c'era dentro<br />

di me. Mi voleva bene. Mi ha insegnato a essere un illusionista...» Si rannuvolò.<br />

«E poi mi è stato portato via. Per colpa di Kadesky. Lui e il suo<br />

fottuto circo hanno ucciso il signor Weir... e hanno ucciso anche me. Anche<br />

Arthur Loesser è morto in quell'incendio.» Guardò la scatola e sul suo<br />

volto comparve un'espressione di dolore e speranza — e allo stesso tempo<br />

di amore — così strana che Rhyme sentì un brivido percorrergli il collo e<br />

svanire nel suo corpo insensibile.<br />

Loesser tornò a guardare Rhyme ed emise una risata gelida. «Be', mi avrete<br />

anche preso. Ma il signor Weir e io abbiamo vinto. Non siete riusciti<br />

a fermarci in tempo. Il circo è distrutto, Kadesky è morto. E se anche non è<br />

morto, la sua carriera è rovinata per sempre.»<br />

«Ah, sì, il Cirque Fantastique, l'incendio.» Rhyme scosse la testa con aria<br />

grave. «Tuttavia...»<br />

Loesser si accigliò guardandosi attorno, cercando di capire a cosa alludesse<br />

il criminologo. «Cosa c'è? Cosa vuoi dire?»<br />

«Torna un attimo indietro con la memoria. Torna a questa sera. Sei a<br />

Central Park, stai guardando le fiamme, il fumo, la distruzione e stai ascoltando<br />

le grida... decidi che è meglio lasciare il parco: molto presto noi cominceremo<br />

a cercarti. Stai tornando qui. Quando incroci una persona... una<br />

giovane donna orientale in tuta da ginnastica. Scambiate qualche parola su<br />

quanto sta succedendo nel parco. Poi ciascuno va per la sua strada.»<br />

«Di cosa diavolo stai parlando?» chiese Loesser.<br />

«Controlla il cinturino del tuo orologio», disse Rhyme.


Facendo tintinnare le manette, l'assassino si guardò l'orologio. Sul cinturino<br />

c'era un minuscolo dischetto nero. Amelia lo staccò. «È un segnalatore<br />

satellitare. Lo abbiamo usato per rintracciarti e siamo arrivati fin qui.<br />

Non sei rimasto sorpreso quando abbiamo buttato giù la porta?»<br />

«Ma chi? Un momento! È stata quell'illusionista, la ragazza! Kara! Non<br />

l'ho riconosciuta.»<br />

Con fare provocatorio, Rhyme chiese: «Be', non è questo il fulcro dell'illusionismo?<br />

Ti abbiamo individuato al parco ma temevamo che riuscissi a<br />

fuggire. Questo è un tuo brutto vizio. Così ho chiesto a Kara di travestirsi.<br />

È molto in gamba, sai. Persino io ho stentato a riconoscerla. Quando ti ha<br />

incrociato, ha fissato il sensore al cinturino del tuo orologio».<br />

Amelia continuò: «Avremmo potuto arrestarti quando eri ancora in strada,<br />

ma sei un po' troppo abile nel far perdere le tue tracce. E comunque volevamo<br />

scoprire il tuo nascondiglio».<br />

«Ma questo significa che avevate capito tutto prima dell'incendio.»<br />

«Oh», disse Rhyme con noncuranza, «la tua ambulanza? La squadra artificieri<br />

l'ha trovata subito e l'ha resa inoffensiva in meno di sessanta secondi.<br />

Due agenti sono saliti e l'hanno portata via sostituendola con una seconda<br />

ambulanza in modo da non farti capire che ti avevamo scoperto. Sapevamo<br />

che saresti rimasto a guardare l'incendio. Abbiamo posizionato nel<br />

parco tutti gli agenti in borghese che avevamo a disposizione in cerca di un<br />

uomo con la tua corporatura che restasse fermo a guardare l'incendio per<br />

qualche istante prima di andarsene. Un paio di agenti ti hanno notato, così<br />

abbiamo mandato Kara a metterti il sensore. E, abracadabra...» Fece un<br />

sorriso. «Eccoci qua.»<br />

«Ma l'incendio... Io l'ho visto.»<br />

Rhyme si rivolse ad Amelia: «Vedi perché ti dico sempre che le prove<br />

sono più importanti dei testimoni? Lui ha visto l'incendio e quindi l'incendio<br />

doveva essere reale». Poi guardò Loesser. «Ma non era reale, sai.»<br />

Amelia spiegò: «Quello che hai visto era il fumo di un paio di granate<br />

della guardia nazionale che abbiamo montato con una gru in cima al tendone.<br />

E le fiamme venivano da un bruciatore al propano posizionato vicino<br />

al punto in cui avevi lasciato l'ambulanza. Abbiamo fatto accendere un altro<br />

paio di bruciatori al centro della pista e proiettato le ombre delle fiamme<br />

sull'altro lato del tendone».<br />

«Ma ho sentito gridare», sussurrò Loesser.<br />

«Oh, quella è stata un'idea di Kara. Ha pensato di chiedere a Kadesky di<br />

dire al pubblico che avrebbero dovuto interrompere lo spettacolo per un


po' per permettere a una troupe cinematografica di girare una scena nel<br />

tendone... la scena dell'incendio in un circo. Così ha chiesto a tutti di mettersi<br />

a gridare a un suo segnale. Gli spettatori si sono divertiti tantissimo.<br />

Lo hanno considerato una specie di extra.»<br />

«No», sussurrò il Negromante. «È stata solo...»<br />

«... Un'illusione», gli disse Rhyme. «È stata tutta un'illusione.»<br />

La destrezza della mente dell'Uomo Immobilizzato.<br />

«È ora che esamini la scena del crimine», disse Amelia indicando la<br />

stanza con un cenno e accigliandosi.<br />

«Certo, certo, Sachs. Ma cosa mi è preso? Siamo rimasti qua seduti a<br />

chiacchierare e a contaminare una scena del crimine.»<br />

Immobilizzato dalle manette e scortato da due agenti, il killer, molto<br />

meno arrogante dell'ultima volta che era stato arrestato, venne condotto<br />

fuori.<br />

Mentre due agenti dell'UE si apprestavano a riportare fuori Rhyme, il<br />

cellulare di Lon Sellitto si mise a squillare. «Sì, è proprio qui...» Un'occhiata<br />

ad Amelia. «Vuoi parlarle...?» Poi scosse la testa e rimase ad ascoltare<br />

un attimo con aria grave. «Okay, glielo dirò.» Interruppe la comunicazione.<br />

«Era Marlow», disse poi ad Amelia.<br />

Il capo dei Servizi di Pattuglia. Ma cosa stava succedendo? Si domandò<br />

il criminologo notando l'espressione cupa sul volto di Sellitto. Il detective<br />

continuò, rivolgendosi ad Amelia: «Vuole vederti in centrale domani mattina<br />

alle dieci. Si tratta della tua promozione». Si accigliò. «Mi ha detto di<br />

dirti qualcosa del tuo punteggio nel test. Che cos'era?» Scosse la testa, fissando<br />

il soffitto, chiaramente a disagio. «Che cos'ha detto?»<br />

Amelia lo guardò impassibile, ma Rhyme si accorse che aveva preso a<br />

tormentarsi con un'unghia una pellicina del pollice.<br />

Poi il detective schioccò le dita. «Oh, già, adesso mi ricordo. Ha detto<br />

che il tuo è il terzo punteggio più alto nella storia del Dipartimento.» Fece<br />

una smorfia e guardò Lincoln. «Lo sai cosa significa, vero? Che Dio abbia<br />

pietà di noi! D'ora in avanti questa ragazza sarà insopportabile.»<br />

Una corsa a perdifiato.<br />

Il corridoio sembrava lungo un chilometro.<br />

Mentre correva sul linoleum grigio, Kara aveva una sola cosa in mente:<br />

non il defunto Erick Weir né il suo folle assistente, Arthur Loesser, non la<br />

perfetta riuscita dell'illusione dell'incendio al Cirque Fantastique. No, l'u-


nica cosa che stava pensando era: sarò ancora in tempo?<br />

Percorse il corridoio poco illuminato. I suoi passi che riecheggiavano attorno<br />

a lei.<br />

Oltrepassando porte chiuse e porte aperte. Frammenti di programmi televisivi<br />

e di musica, di conversazioni tra pazienti e familiari che si preparavano<br />

ad andarsene alla fine dell'orario di visita della domenica.<br />

Ascoltando il rumore sordo dei suoi stessi passi.<br />

Si fermò davanti alla stanza di sua madre. Trasse una decina di profondi<br />

respiri quindi entrò, più nervosa di quanto fosse mai stata prima di entrare<br />

in scena.<br />

Una pausa. Poi: «Ciao, mamma».<br />

Sua madre distolse lo sguardo dal televisore. Batté le palpebre sorpresa e<br />

sorrise: «Ma guarda chi c'è. Ciao, tesoro».<br />

Oh, mio Dio, pensò Kara, guardando il suo sguardo luminoso. È tornata!<br />

È tornata davvero.<br />

La raggiunse e l'abbracciò forte, poi avvicinò una sedia al letto. «Come<br />

ti senti?»<br />

«Sto bene. Fa un po' freddo stasera.»<br />

«Aspetta, ci penso io.» Kara si alzò e chiuse la finestra.<br />

«Temevo che non ce l'avresti fatta, tesoro.»<br />

«Sono stata molto impegnata. Devo assolutamente raccontarti quello che<br />

mi è successo, mamma. Stenterai a credermi.»<br />

«Non vedo l'ora.»<br />

Entusiasta, Kara chiese: «Vuoi una tazza di tè, qualcos'altro?» Moriva<br />

dalla voglia di raccontarle tutto ciò che le era capitato negli ultimi sei mesi.<br />

Ma si disse di fare con calma; se avesse esagerato, avrebbe potuto confondere<br />

sua madre che in quel momento sembrava ancora immensamente fragile.<br />

«No, niente, grazie, tesoro... Potresti spegnere la TV? Preferisco parlare<br />

con te. Il telecomando è lì. Non riesco mai a farlo funzionare. A volte penso<br />

che qualcuno venga qui di nascosto a cambiare posto ai pulsanti.»<br />

«Sono contenta di essere arrivata qui prima che ti mettessi a dormire.»<br />

«Sarei rimasta sveglia ad aspettarti.»<br />

Kara le sorrise. Poi sua madre disse: «Stavo pensando a tuo zio, tesoro.<br />

Mio fratello».<br />

Kara annuì. Il defunto fratello di sua madre era stato la pecora nera della<br />

famiglia. Si era trasferito all'ovest quando Kara era ancora molto piccola e<br />

non si era tenuto in contatto con nessuno della famiglia. La madre e i non-


ni di Kara si erano rifiutati di parlare di lui e a tutte le riunioni di famiglia<br />

era stato proibito persino nominarlo. Ma naturalmente sul suo conto erano<br />

circolate le voci più diverse: era gay, era etero e si era sposato ma aveva<br />

una relazione clandestina con una zingara, aveva sparato a un uomo in una<br />

disputa per una donna, non si era mai sposato ed era un musicista jazz alcolizzato...<br />

A Kara sarebbe piaciuto sapere la verità su di lui. «Raccontami, mamma.<br />

«Sei sicura?»<br />

«Oh, ci puoi scommettere: dimmi tutto», rispose sporgendosi in avanti e<br />

appoggiandole una mano sul braccio.<br />

«Be', vediamo, quando sarà stato? Credo nel maggio del 70 o forse del<br />

71. Non sono sicura dell'anno ma sono sicura che fosse maggio. Tuo zio e<br />

alcuni suoi compagni d'armi erano appena tornati dal Vietnam.»<br />

«Era un soldato? Non lo sapevo.»<br />

«Oh, era bellissimo in uniforme. Be', avevano passato dei momenti davvero<br />

terribili laggiù.» La sua voce si fece più seria. «Il suo migliore amico<br />

era stato ucciso proprio sotto i suoi occhi. Gli era morto tra le braccia. Era<br />

un uomo di colore grande e grosso. Be', Tom e un altro soldato decisero di<br />

mettersi in affari per aiutare la famiglia del loro amico morto. Così andarono<br />

al Sud e comprarono una barca. Te lo immagini tuo zio su una barca?<br />

Era la cosa più strana che potessi immaginare. Fecero fortuna con la pesca<br />

dei gamberi.»<br />

«Mamma», mormorò Kara con un filo di voce.<br />

Sua madre sorrise e scosse la testa. «Una barca... Be', comunque, la loro<br />

società ebbe un grande successo. E molta gente fu sorpresa perché, be',<br />

Tom non era mai stato troppo sveglio.» Gli occhi le si illuminarono. «Ma<br />

sai cosa diceva sempre tuo zio quando gli davano dello stupido?»<br />

«Che cosa, mamma?»<br />

«'Stupido è chi lo stupido fa.'»<br />

«È un'ottima espressione...»<br />

«Oh, avresti adorato tuo zio, Jenny. Sai che una volta ha persino incontrato<br />

il presidente degli Stati Uniti? E che ha giocato a ping pong in Cina?»<br />

Senza accorgersi che la figlia aveva cominciato a piangere sommessamente,<br />

l'anziana donna continuò a raccontare a Kara il resto della trama di<br />

Forrest Gump, il film che stava guardando alla TV quando lei era arrivata.<br />

Lo zio di Kara in realtà di chiamava Gil ma nella fantasia di sua madre era<br />

diventato Tom — probabilmente perché la star del film era Tom Hanks. E<br />

persino Kara era diventata Jenny, la ragazza di Forrest.


No, no, no, pensò Kara disperata, non sono arrivata in tempo.<br />

L'anima di sua madre era riapparsa e se n'era andata, lasciandosi dietro<br />

solo un'illusione.<br />

Il racconto della donna si fece ingarbugliato e si spostò dalla pesca dei<br />

gamberi a una barca da pesca nel Nord Atlantico che rimaneva intrappolata<br />

in una «tempesta perfetta» a un transatlantico che affondava mentre suo<br />

fratello in smoking suonava il violino sul ponte. Pensieri, immagini e scene<br />

di una decina di altri film e libri si mescolavano a ricordi autentici. Ben<br />

presto, lo «zio» di Kara svanì completamente insieme a qualunque traccia<br />

di coerenza.<br />

«È da qualche parte là fuori», disse la donna con aria decisa. «So che è<br />

là fuori.» Chiuse gli occhi.<br />

Kara si sporse in avanti sulla sedia e le accarezzò con delicatezza un<br />

braccio finché sua madre non si addormentò. Pensò: Ma prima doveva essere<br />

in sé. Altrimenti Jaynene non mi avrebbe mai chiamato.<br />

E se era accaduto una volta, concluse con determinazione, poteva accadere<br />

ancora.<br />

Alla fine si alzò e uscì nel corridoio buio pensando che malgrado tutto il<br />

talento che poteva avere come illusionista, c'era una capacità di cui sentiva<br />

disperatamente la mancanza: quella di trasportare magicamente sua madre<br />

in un luogo in cui i cuori colmi d'amore continuavano a battere per tutti gli<br />

anni che Dio aveva deciso di donare loro. Dove le menti ricordavano alla<br />

perfezione ogni capitolo delle ricche storie delle famiglie. Dove la separazione<br />

tra persone che si vogliono bene alla fine non è altro che un'illusione<br />

passeggera.<br />

49<br />

Gerald Marlow, un uomo dai capelli folti e crespi, era il capo della Divisione<br />

Servizi di Pattuglia del Dipartimento di Polizia di New York. I suoi<br />

modi decisi erano frutto di vent'anni di pattugliamento delle strade e di altri<br />

quindici passati a compiere un lavoro ancora più rischioso, ovvero quello<br />

di supervisore degli agenti di pattuglia.<br />

Ora, lunedì mattina, Amelia Sachs era in piedi davanti a lui, più o meno<br />

sull'attenti, e stava cercando di convincere le proprie ginocchia a ignorare<br />

l'artrite che le trafiggeva come una lama acuminata. Erano nell'ufficio di<br />

Marlow alla centrale di polizia.<br />

Marlow alzò lo sguardo dal fascicolo che stava leggendo e osservò la di-


visa di Amelia perfettamente stirata. «Oh, si sieda, agente. Mi scusi. Si sieda...<br />

E così, lei è la figlia di Herman Sachs.»<br />

Amelia si sedette e disse: «Esatto».<br />

«Sono venuto al funerale di suo padre.»<br />

«Mi ricordo.»<br />

«È stata una bella cerimonia.»<br />

Per essere un funerale.<br />

Guardandola negli occhi, la schiena perfettamente dritta, Marlow disse:<br />

«Okay, agente. Vengo subito al punto. Lei è nei guai».<br />

Quelle parole la colpirono come un pugno. «Mi perdoni, signore?»<br />

«Sabato, una scena del crimine, vicino al fiume Harlem. Un'auto che era<br />

finita in acqua. L'ha esaminata lei?»<br />

Dove la Mazda del Negromante aveva distrutto la baracca di quello strafatto<br />

di crack di Carlos ed era andata a farsi una nuotatina.<br />

«Sì, esatto.»<br />

«Ha arrestato una persona su quella scena», continuò Marlow.<br />

«Oh, quel tizio. Sì. Non è stato un vero e proprio arresto. C'era un uomo<br />

che ha ignorato il nastro giallo della polizia e si è messo a frugare in una<br />

zona sigillata. Ho chiesto ad alcuni agenti di allontanarlo e trattenerlo.»<br />

«Trattenere, arrestare. Il punto è che è rimasto in custodia per un po'.»<br />

«Certo, avevo bisogno che qualcuno me lo tenesse fuori dai piedi. Era<br />

una scena attiva.»<br />

Amelia stava cominciando a capire cos'era successo. Quell'uomo odioso<br />

si era lamentato. Accadeva ogni giorno. Nessuno prestava troppa attenzione<br />

a cazzate simili. Amelia si rilassò.<br />

«Be', sa chi era quel tizio? Victor Ramos.»<br />

«Sì, penso che me lo abbia detto.»<br />

«Victor, del Congresso.»<br />

Il sollievo svanì in un attimo.<br />

Il capitano aprì una copia del Daily News di New York. «Vediamo un<br />

po', vediamo un po'. Ah, ecco qua.» Sollevò il giornale e le mostrò una<br />

delle pagine centrali su cui campeggiava una foto di Ramos ammanettato<br />

sulla scena del crimine. Il titolo diceva: VICTOR «IN PANCHINA».<br />

«Ha detto agli agenti sulla scena di tenerlo in panchina?»<br />

«Ma stava...»<br />

«È questo che ha detto?»<br />

«Credo di sì, signore, sì.»<br />

Marlow disse: «Ramos ha dichiarato che stava cercando dei superstiti».


«Superstiti?» abbaiò lei, poi scoppiò a ridere. «Era una baracca abusiva<br />

di tre metri per tre che è crollata quando l'auto del sospetto è finita nel<br />

fiume. Parte di una delle pareti è caduta e...»<br />

«Si sta scaldando un po' troppo, agente.»<br />

«... e penso che abbia squarciato un dannato sacchetto pieno di vuoti di<br />

bottiglia. Quello è stato l'unico danno. I paramedici hanno controllato la<br />

baracca e io ho sigillato la scena. Le uniche cose vive lì dentro erano i pidocchi.»<br />

«Uh uh», disse Marlow in tono piatto, a disagio per la reazione di Amelia.<br />

«Ramos ha detto che voleva solo essere sicuro che qualcuno non fosse<br />

rimasto intrappolato lì sotto.»<br />

Amelia, senza più preoccuparsi di misurare il sarcasmo, disse: «I proprietari<br />

della casa si sono messi in salvo senza il suo aiuto. Nessuno si è<br />

fatto male. Anche se mi è stato raccontato che uno di loro si è procurato un<br />

livido su una guancia quando ha resistito all'arresto».<br />

«Quale arresto?»<br />

«Quel barbone ha tentato di rubare la torcia a un vigile del fuoco e gli ha<br />

urinato addosso.»<br />

«Oh. Ragazzi...»<br />

Amelia borbottò: «Stavano tutti bene, erano solo degli stronzi strafatti.<br />

Ed erano quelli i cittadini per cui Ramos era tanto preoccupato?»<br />

La smorfia del capitano, allo stesso tempo cauta e comprensiva, scomparve.<br />

L'emozione venne sostituita da una stolida espressione da burocrate.<br />

«Ha qualche prova che dimostri che Victor Ramos ha distrutto degli indizi<br />

utili alla cattura del sospetto?»<br />

«Non ha alcuna importanza che ci fossero o meno degli indizi, signore.<br />

È la procedura che conta.» Stava facendo di tutto per restare calma, per<br />

parlare in tono tranquillo. Dopotutto, Marlow era il capo del capo del suo<br />

capo.<br />

«Sto cercando di capire come sono andate le cose, agente Sachs», disse<br />

lui seccamente. Chiese di nuovo: «Sa per certo che sono state distrutte delle<br />

prove?»<br />

Lei sospirò. «No.»<br />

«Per cui il fatto che Ramos si sia trovato sulla scena è stato irrilevante.»<br />

«Io...»<br />

«È stato irrilevante?»<br />

«Sissignore.» Amelia si schiarì la gola. «Eravamo sulle tracce di un uomo<br />

che aveva ucciso un poliziotto, capitano. Questo non conta?» chiese


amaramente.<br />

«Conta per me. Conta per un sacco di gente, certo. Ma non conta per<br />

Ramos.»<br />

Lei annuì. «Di che genere di guaio stiamo parlando?»<br />

«Sul posto c'erano alcune troupe televisive, agente. Non ha visto i notiziari<br />

ieri sera?»<br />

No, pensò lei, ero impegnata a catturare un assassino. Tuttavia rispose:<br />

«Nossignore».<br />

«Be', il filmato di Ramos che veniva portato via in manette ha avuto<br />

molto risalto.»<br />

«Sappiamo benissimo entrambi che l'unica ragione per cui si trovava lì<br />

era per farsi riprendere mentre rischiava la vita per cercare qualche sopravvissuto...<br />

Mi dica, signore, sono curiosa: Ramos si è candidato per essere<br />

rieletto?»<br />

Sarebbe stato sufficiente riferire un commento del genere per essere costretti<br />

al pensionamento anticipato. O a rinunciare del tutto alla pensione.<br />

Marlow non disse niente.<br />

«Qual è la...»<br />

«La conclusione?» Marlow strinse le labbra. «Mi dispiace, agente. Lei è<br />

fuori. Ramos ha voluto vendicarsi. Ha scoperto del suo esame per diventare<br />

sergente. Ha fatto qualche telefonata. E l'ha fatta bocciare.»<br />

«Ha fatto cosa?»<br />

«L'ha fatta bocciare. Ha parlato con gli esaminatori.»<br />

«Il mio è stato il terzo punteggio più alto della storia del Dipartimento»,<br />

disse Amelia con una risata amara. «Vero?»<br />

«Vero... nei test a risposta multipla e agli orali. Ma deve passare anche<br />

l'esercizio di valutazione.»<br />

«È andato bene.»<br />

«I risultati preliminari erano buoni. Ma nel giudizio finale è stata bocciata.»<br />

«Impossibile. Cos'è successo?»<br />

«Uno degli agenti esaminatori l'ha giudicata non idonea.»<br />

«Non idonea? Ma io...» La sua voce si spense quando le tornò alla mente<br />

il bell'agente con il fucile che era sbucato da dietro il cassonetto. L'uomo<br />

che lei aveva respinto.<br />

Bang, bang...<br />

Il capitano lesse da un foglio di carta. «Ha detto che lei, cito le sue parole,<br />

non dimostra il giusto rispetto nei confronti dei supervisori. E inoltre ha


dimostrato con il suo comportamento una mancanza di rispetto verso i colleghi<br />

che potrebbe condurre a situazioni potenzialmente pericolose.»<br />

«E così Ramos ha contattato tutti quelli che volevano escludermi e gli ha<br />

fatto imparare a memoria questa valutazione. Mi dispiace, capitano, ma<br />

pensa veramente che un poliziotto di strada parli così? 'Situazioni potenzialmente<br />

pericolose'? Andiamo.»<br />

Be', papà, pensò, come vedi non mi tengo nessun peso sullo stomaco.<br />

Era affranta.<br />

Scrutò con attenzione Marlow. «Cos'altro c'è, signore? Perché c'è dell'altro,<br />

vero?»<br />

Lui sostenne il suo sguardo e disse: «Sì, agente. C'è dell'altro. E temo<br />

che sia anche peggio».<br />

Sentiamo un po' cosa esattamente potrebbe essere peggio, papà.<br />

«Ramos sta cercando di farla sospendere.»<br />

«Sospendere? Stronzate.»<br />

«Vuole che sia aperta un'inchiesta.»<br />

«Quell'uomo è solo un vendicativo...» Non disse ad alta voce «figlio di<br />

puttana» perché lo sguardo di Marlow le ricordò che era stato proprio quel<br />

tipo di atteggiamento a metterla nei guai.<br />

Il capitano aggiunse: «Devo dirglielo, Ramos è abbastanza infuriato da...<br />

Be', comunque chiederà la sospensione dal servizio senza stipendio».<br />

Quella punizione di solito veniva riservata agli agenti che venivano accusati<br />

di gravi crimini.<br />

«Perché?»<br />

Marlow non rispose. Non ce n'era motivo, naturalmente. Amelia lo sapeva:<br />

per rafforzare la sua credibilità, Ramos doveva dimostrare che la<br />

donna che lo aveva umiliato mettendolo in panchina non era altro che una<br />

mina vagante.<br />

E l'altra ragione era che Victor Ramos era un vendicativo figlio di puttana.<br />

«Quali sarebbero le accuse?»<br />

«Insubordinazione e incompetenza.»<br />

«Non posso perdere il mio distintivo, signore.» Amelia si sforzò di non<br />

mostrare la propria disperazione.<br />

«Non posso fare niente per il risultato del suo esame, Amelia. La commissione<br />

ha già deciso. Ma cercherò di impedire la sospensione. Naturalmente<br />

non posso prometterle niente. Ramos ha molti amici. In tutta la città.»


Amelia si portò una mano ai capelli. Si grattò il cuoio capelluto finché<br />

non sentì dolore. Abbassò la mano, sentendola sporca di sangue. «Posso<br />

parlare liberamente, signore?»<br />

Marlow si abbandonò leggermente contro lo schienale della sedia. «Gesù,<br />

agente, certo. Voglio che sappia che questa storia non mi piace affatto.<br />

Dica quello che vuole. E non deve stare sull'attenti anche quando è seduta.<br />

Non siamo nell'esercito.»<br />

Amelia si schiarì la gola. «Se Ramos chiederà la mia sospensione, signore,<br />

chiamerò immediatamente gli avvocati dell'ADAP. Questo caso non<br />

passerà inosservato. Andrò fino in fondo.»<br />

E parlava sul serio. Anche se sapeva che i poliziotti che combattevano<br />

contro la discriminazione o la sospensione con l'aiuto dell'Associazione<br />

per la Difesa degli Agenti di Pattuglia venivano ufficiosamente emarginati.<br />

Le carriere di molti di loro venivano bloccate permanentemente anche<br />

quando raggiungevano vittorie tecniche.<br />

Marlow la guardò negli occhi e disse: «Capisco, agente».<br />

Quindi era giunto il momento dell'azione.<br />

Era un'espressione di suo padre. Riguardava il mestiere del poliziotto.<br />

Amie, devi capire che qualche volta è come una corsa, qualche volta<br />

puoi fare la differenza e qualche volta è noioso. E qualche volta, anche se<br />

non troppo spesso, grazie a Dio, è il momento dell'azione. Pugno contro<br />

pugno. Sei sola e non c'è nessuno ad aiutarti. E non parlo soltanto dei<br />

criminali. Qualche volta ti troverai a lottare contro il tuo capo, o persino<br />

contro i tuoi amici. Se vuoi essere un poliziotto, devi essere pronta a essere<br />

sola. È inevitabile.<br />

«Be', per il momento lei resta in servizio attivo.»<br />

«Sissignore. Quando saprò qualcosa?»<br />

«Tra un giorno o due.»<br />

Amelia si diresse alla porta.<br />

Si fermò, si voltò. «Signore?»<br />

Marlow alzò lo sguardo come se fosse stato sorpreso nel vederla ancora<br />

lì.<br />

«Ramos era al centro della mia scena del crimine. Se al suo posto ci fosse<br />

stato lei o il sindaco o il presidente in persona, mi sarei comportata esattamente<br />

nello stesso modo.»<br />

«Lei è veramente figlia di suo padre, agente. E suo padre sarebbe fiero di<br />

lei.» Marlow sollevò il ricevitore del telefono. «Spero che andrà tutto per il<br />

meglio.»


50<br />

Thom fece entrare Lon Sellitto nell'atrio principale dove Lincoln Rhyme<br />

sedeva sulla sua Storni Arrow rosso squillante borbottando agli operai di<br />

fare attenzione al parquet mentre portavano al piano inferiore i detriti dei<br />

lavori di riparazione in corso nella camera da letto danneggiata dall'incendio.<br />

Mentre si dirigeva in cucina per preparare il pranzo, Thom gli disse:<br />

«Lasciali in pace, Lincoln. Non potrebbe importartene meno del parquet».<br />

«È una questione di principio», ribatté il criminologo. «Si tratta del mio<br />

parquet e della loro goffaggine.»<br />

«È sempre così quando un caso è concluso», disse l'aiutante a Sellitto.<br />

«Non hai una bella rapina o un omicidio da affidargli? O un buon paciere?»<br />

«Non mi serve un paciere», ribatté bruscamente Rhyme mentre l'assistente<br />

scompariva in cucina. «Ho bisogno di gente che stia attenta al pavimento!»<br />

«Ehi, Linc, dobbiamo parlare», disse Sellitto.<br />

Il criminologo si accorse del tono usato dal detective e dell'espressione<br />

dei suoi occhi. Lui e Sellitto lavoravano insieme da anni e Rhyme era in<br />

grado cogliere anche la più piccola emozione trasmessa dal poliziotto, soprattutto<br />

quando era turbato. E adesso cosa c'è? si domandò.<br />

«Ho appena parlato con il capo dei Servizi di Pattuglia. Si tratta di Amelia.»<br />

Sellitto si schiarì la gola.<br />

Il cuore di Rhyme certamente accelerò i battiti. Lui non poté sentirlo, ma<br />

percepì un aumento della pressione al collo, alla testa e al volto.<br />

Pensò: Una pallottola, un incidente d'auto.<br />

In tono tranquillo, a voce più bassa disse: «Continua».<br />

«È stata bocciata. All'esame per diventare sergente.»<br />

«Che cosa?»<br />

«Già.»<br />

In un istante il caldo sollievo che Rhyme aveva provato lasciò il posto al<br />

dispiacere per Amelia.<br />

Il detective continuò: «Non è ancora ufficiale. Ma ne sono sicuro».<br />

«Chi te lo ha detto.»<br />

«Il radar dei poliziotti. Un fottuto uccellino. Non lo so. Amelia è una<br />

specie di star. Quando succede una cosa come questa, se ne parla in giro.»


«Che ne è stato del suo punteggio all'esame?»<br />

«È stata respinta nonostante il suo punteggio all'esame.»<br />

Rhyme pilotò la Storm Arrow nel laboratorio. Il detective, che quel<br />

giorno sembrava particolarmente arruffato, lo seguì.<br />

Lincoln scoprì che Amelia aveva ordinato a qualcuno di allontanarsi da<br />

una scena del crimine attiva e quando l'uomo si era rifiutato, lei lo aveva<br />

fatto ammanettare. Tipico.<br />

«Purtroppo, l'uomo in questione era Victor Ramos.»<br />

«L'uomo del Congresso.» Lincoln Rhyme non si era mai interessato al<br />

governo locale ma conosceva Ramos: era un politicante opportunista che<br />

aveva trascurato i suoi elettori della parte spagnola di Harlem fino a poco<br />

tempo prima, quando il nuovo clima politicamente corretto gli aveva fatto<br />

capire che avrebbe potuto aspirare a cariche più alte.<br />

«Possono davvero bocciarla?»<br />

«Andiamo, Linc. Possono fare tutto il cazzo che vogliono. Stanno parlando<br />

persino di una sospensione.»<br />

«Amelia può ribellarsi. E si ribellerà.»<br />

«Sai cosa succede ai poliziotti di strada che si ribellano ai capi. È quasi<br />

certo che, anche se dovesse spuntarla, la manderanno a East New York. O<br />

peggio, la inchioderanno dietro una scrivania a East New York.»<br />

«Cazzo», ringhiò il criminologo.<br />

Sellitto camminò avanti e indietro per la stanza, scavalcando i cavi e<br />

guardando le lavagne del caso del Negromante. Alla fine si lasciò cadere<br />

su una sedia che scricchiolò sotto il suo peso. Si massaggiò con una mano<br />

il rotolo di grasso che gli sporgeva dalla vita dei pantaloni; il caso del Negromante<br />

aveva seriamente compromesso la sua dieta. «C'è una cosa, però»,<br />

disse a bassa voce, in tono vagamente cospiratorio.<br />

«Cosa?»<br />

«Conosco un tizio. È quello che ha ripulito il Diciotto.»<br />

«Quando il crack e l'eroina continuavano a sparire dall'archivio delle<br />

prove, qualche anno fa?»<br />

«Già. Proprio così. Ha molti amici alla centrale. Il capo della commissione<br />

sarà disposto ad ascoltarlo e lui sarà disposto ad ascoltare me. Mi deve<br />

qualche favore.» Poi indicò con un gesto vago della mano le tabelle delle<br />

prove. «E, cazzo, guarda cosa abbiamo appena fatto. Abbiamo inchiodato<br />

un criminale pericolosissimo. Lascia che gli telefoni. Che tiri qualche filo<br />

per aiutare Amelia.»<br />

Anche gli occhi di Rhyme scrutarono le tabelle e poi l'attrezzatura, i ta-


voli per le analisi, i libri — tutto lì dentro era finalizzato all'analisi delle<br />

prove che Amelia aveva raccolto sulle scene del crimine nel corso degli<br />

anni passati a lavorare insieme. «Non lo so», disse alla fine.<br />

«Che problema c'è?»<br />

«Se diventasse sergente in questo modo, be', non ce l'avrebbe fatta con le<br />

sue sole forze.»<br />

Il detective replicò: «Questa promozione significa molto per lei, lo sai,<br />

Linc».<br />

Sì, lo sapeva.<br />

«Ascolta, non stiamo facendo altro che giocare con le regole di Ramos.<br />

Se vuole giocare sporco, noi faremo altrettanto. È solo un modo per combattere<br />

ad armi pari.» Sellitto era soddisfatto della propria idea. Aggiunse:<br />

«Amelia non lo scoprirà mai. Dirò al mio uomo di tenere la bocca chiusa.<br />

E lui lo farà».<br />

Questa promozione significa molto per lei, lo sai...<br />

«Allora, che ne pensi?» domandò il detective.<br />

Per un attimo Rhyme non disse nulla e cercò la risposta nel silenzio delle<br />

apparecchiature scientifiche che lo circondavano e poi nella verde nebbia<br />

di primavera degli alberi di Central Park.<br />

I segni sul parquet erano stati ripuliti e tutte le tracce erano state fatte<br />

«scomparire», come disse Thom — piuttosto astutamente, pensò Rhyme.<br />

Nella stanza aleggiava ancora un denso odore di fumo ma, dal momento<br />

che gli ricordava quello di un ottimo scotch, non era un problema.<br />

Adesso era mezzanotte e la stanza era immersa nell'oscurità. Rhyme era<br />

sdraiato sul letto Flexicair e stava guardando fuori dalla finestra. Notò un<br />

rapido movimento quando un falco, una delle più aggraziate creature di<br />

Dio, si posò sul davanzale. A seconda della luce, e del loro grado di all'erta,<br />

gli uccelli sembravano talvolta più grandi talvolta più piccoli. Quella<br />

sera sembravano più grandi di quanto sarebbero apparsi nella luce del<br />

giorno, le sagome imponenti. E anche minacciose: non erano affatto felici<br />

dei rumori che giungevano da Central Park e dal Cirque Fantastique.<br />

E nemmeno Rhyme lo era. Si era appisolato una decina di minuti prima<br />

ma era stato svegliato da una fragorosa esplosione di applausi.<br />

«Qualcuno dovrebbe imporgli un coprifuoco», borbottò ad Amelia, che<br />

era sdraiata sul letto accanto a lui.<br />

«Posso sempre sparare al loro generatore», disse lei con voce chiara. A<br />

quanto pareva non aveva chiuso occhio nemmeno per un attimo. Aveva la


testa appoggiata sul cuscino accanto a lui, le labbra contro il suo collo, su<br />

cui Rhyme poteva sentire la lieve carezza dei capelli e della pelle di lei.<br />

Ma c'erano anche i suoi seni contro il suo petto, il suo ventre contro il suo<br />

fianco, la sua gamba sopra la sua gamba. Poteva solo «vedere» quel contatto,<br />

tuttavia questo non gli impediva di godersi la sensazione della vicinanza.<br />

Amelia rispettava sempre la regola di Rhyme che impediva a chi percorreva<br />

la griglia di usare profumi. Infatti un profumo avrebbe potuto nascondere<br />

tracce di carattere olfattivo presenti sulla scena del crimine. Ma in<br />

quel momento Amelia non era in servizio e Lincoln percepì sulla sua pelle<br />

un piacevole miscuglio di profumi tra i quali riuscì a riconoscere gelsomino,<br />

gardenia e olio sintetico per motori.<br />

Erano soli nell'appartamento. Thom era andato al cinema con il suo amico<br />

Peter e Lincoln e Amelia avevano passato la serata ad ascoltare qualche<br />

nuovo CD, mangiando caviale sevruga e cracker Ritz, accompagnando il<br />

tutto con dell'ottimo Moët, benché non fosse molto facile bere champagne<br />

con una cannuccia. Adesso, nella semioscurità, Rhyme stava pensando alla<br />

musica, a quanto un semplice sistema meccanico di tonalità e ritmo potesse<br />

assorbire completamente l'ascoltatore. Quell'idea lo affascinava. Più ci<br />

pensava, più si convinceva che l'argomento potesse essere meno misterioso<br />

di quanto sembrasse. La musica aveva, dopotutto, salde radici nel suo<br />

mondo: nella scienza, nella logica e nella matematica.<br />

Come avrebbe fatto se avesse voluto scrivere una melodia? Se gli esercizi<br />

fisici a cui si stava dedicando prima o poi avessero avuto qualche effetto...<br />

sarebbe veramente riuscito a premere le dita su una tastiera? Mentre<br />

rifletteva, notò che Amelia lo stava osservando. «Hai saputo del mio esame?»<br />

gli chiese.<br />

Un'esitazione. Quindi, Rhyme rispose: «Sì». Aveva scrupolosamente evitato<br />

di sollevare l'argomento per tutta la sera; quando Amelia era pronta<br />

a parlare di qualcosa, lo faceva. Fino a quel momento, però, l'argomento<br />

non esisteva.<br />

«Sai cos'è successo?» gli chiese lei.<br />

«Non conosco i dettagli. Credo che si tratti della classica faccenda di politico<br />

ambizioso e semicorrotto contro eroica agente della scientifica oberata<br />

di lavoro. Dico bene?»<br />

Lei rise. «Più o meno.»<br />

«Ci sono passato anch'io, Sachs.»<br />

La musica del circo continuava a martellare in sottofondo, suscitando re-


azioni contraddittorie. In qualche modo si aveva la sensazione di essere infastiditi<br />

dall'intrusione di quelle note, ma allo stesso tempo non si riusciva<br />

a resistere al ritmo.<br />

Quindi lei domandò: «Per caso Lon ti ha detto che vuole aiutarmi in<br />

qualche modo? Fare qualche telefonata a suoi amici del comune?»<br />

Amelia non lo scoprirà mai. Dirò al mio uomo di tenere la bocca chiusa...<br />

Lui ridacchiò. «Sì, sai com'è fatto Lon.»<br />

La musica si interruppe. Poi un altro scroscio di applausi riempì la notte,<br />

seguito dal debole ma evocativo suono della voce del maestro di cerimonie.<br />

Amelia riprese: «Ho sentito che potrebbe far archiviare questa storia.<br />

Scavalcando Ramos».<br />

«È probabile. Lon ha molti amici importanti.»<br />

Amelia chiese: «Tu che cosa gli hai detto?»<br />

«Tu che cosa pensi che gli abbia detto?»<br />

«Te lo sto chiedendo.»<br />

«Ho detto di no. Gli ho detto di non farlo.»<br />

«Davvero?»<br />

«Certo. Gli ho detto che avresti voluto ottenere la promozione con le tue<br />

sole forze.»<br />

«Dannazione», mormorò lei.<br />

Lui la guardò, allarmato per un attimo. Aveva forse sbagliato nel giudicarla?<br />

«Sono incazzata con Lon, non avrebbe nemmeno dovuto pensare una<br />

cosa simile.»<br />

«Era in buonafede.»<br />

Rhyme immaginò che il braccio con cui lei gli circondava il petto lo<br />

stringesse più forte. «Quello che gli hai detto, Rhyme, per me ha più importanza<br />

di tutto il resto.»<br />

«Lo so.»<br />

«Le cose potrebbero mettersi male. Ramos vuole chiedere la mia sospensione.<br />

Dodici mesi, niente paga. Non so cosa farò.»<br />

«Farai la consulente. Con me.»<br />

«Un civile non può percorrere la griglia, Rhyme. Se non potrò muovermi,<br />

impazzirò.»<br />

Quando ti muovi non possono prenderti...<br />

«Ce la caveremo, vedrai.»


«Ti amo», sussurrò lei. Lui reagì respirando il suo profumo di fiori e di<br />

Quaker State e dicendole che anche lui l'amava.<br />

«Ragazzi, c'è troppa luce.» Amelia guardò la finestra illuminata dai riflettori<br />

del circo. «Dove sono finite le tende?»<br />

«Sono bruciate, ricordi?»<br />

«Pensavo che Thom ne avesse comprate di nuove.»<br />

«Ha cominciato ad appenderle ma stava diventando insopportabile. Non<br />

faceva altro che misurare e rimisurare tutto. L'ho sbattuto fuori e gli ho<br />

detto di pensarci più avanti.»<br />

Lei si alzò e andò a prendere un lenzuolo che appese davanti ala finestra,<br />

schermando la luce. Tornò a letto, si rannicchiò accanto a lui e ben presto<br />

si addormentò.<br />

Ma Lincoln Rhyme rimase sveglio. Mentre ascoltava la musica e la voce<br />

ammaliante del maestro di cerimonie, alcune idee cominciarono a formarsi<br />

nella sua mente e il sonno gli passò del tutto. Ben presto fu completamente<br />

sveglio, perso nei suoi pensieri.<br />

Che, cosa non proprio sorprendente, riguardavano il circo.<br />

Nella tarda mattinata del giorno dopo, Thom entrò in camera da letto e<br />

scoprì che Rhyme non era solo.<br />

«Ciao», disse a Jaynene Williams che sedeva accanto al letto del criminologo<br />

su una delle sedie nuove.<br />

«Thom.» Lei gli strinse la mano.<br />

L'assistente, che era stato fuori a fare compere, era chiaramente sorpreso<br />

di vedere qualcuno lì. Grazie al computer, alle unità di controllo ambientale<br />

e alle telecamere a circuito chiuso, naturalmente, Rhyme era del tutto in<br />

grado di telefonare a qualcuno, invitarlo a casa e farlo entrare.<br />

«Non fare quella faccia scioccata», disse Rhyme caustico. «Ho invitato<br />

qui delle persone altre volte.»<br />

«Sì, qualche secolo fa.»<br />

«Penso che assumerò Jaynene per sostituirti.»<br />

«Perché non ci tieni tutti e due? Sarebbe più facile sopportare i tuoi capricci.»<br />

Rivolse un sorriso alla donna. «Non preoccuparti, non ti farei mai<br />

una cosa del genere.»<br />

«Mi è capitato di peggio.»<br />

«Gradisci un caffè? Oppure un tè?»<br />

Rhyme si scusò: «Mi dispiace... Ma che fine hanno fatto le mie buone<br />

maniere? Avrei dovuto pensarci prima».


«Un caffè andrà benissimo.»<br />

«Per me uno scotch», disse Rhyme. Quando Thom lanciò un'occhiata all'orologio,<br />

il criminologo aggiunse: «Solo una piccola dose, a scopo terapeutico».<br />

«Caffè per tutti», decise l'aiutante uscendo dalla stanza.<br />

Quando Thom se ne fu andato, Rhyme e Jaynene chiacchierarono brevemente<br />

dei pazienti con lesioni alla spina dorsale e degli esercizi a cui il<br />

criminologo si stava dedicando con tutto se stesso. Poi, impaziente come<br />

sempre, Rhyme ritenne di essere stato un ospite abbastanza gentile e, abbassando<br />

la voce, disse: «C'è un problema, un pensiero che mi tormenta.<br />

Penso che tu mi possa aiutare. O almeno lo spero».<br />

Lei lo guardò cautamente. «Può darsi.»<br />

«Potresti chiudere la porta?»<br />

La donna grassa guardò la porta, poi si alzò e fece come lui le aveva<br />

chiesto. Quindi tornò a sedersi.<br />

«Da quanto tempo conosci Kara?» chiese lui.<br />

«Kara? Da poco più di un anno. Da quando sua madre è arrivata alla<br />

Stuyvesant Manor.»<br />

«È una casa di cura costosa, vero?»<br />

«Terribilmente. I costi sono proibitivi. Ma d'altronde è sempre così per<br />

questo tipo di case di cura.»<br />

«Sua madre ha un'assicurazione?»<br />

«Solo quella del servizio sanitario. È Kara a sobbarcarsi la maggior parte<br />

delle spese.» Poi aggiunse: «Fa quello che può. Al momento è in pari, ma<br />

molto spesso resta indietro coi pagamenti».<br />

Rhyme annuì lentamente. «Devo farti un'altra domanda. Rifletti bene<br />

prima di rispondere. Ho bisogno che tu sia completamente sincera.»<br />

«Be'», disse l'infermiera, incerta, fissando il pavimento laccato di fresco.<br />

«Farò del mio meglio.»<br />

Quel pomeriggio Roland Bell si trovava nel soggiorno di Rhyme. Con<br />

un pezzo jazz per pianoforte di Dave Brubeck come colonna sonora, Bell e<br />

il criminologo stavano parlando delle prove del caso Andrew Constable.<br />

Charles Grady e il procuratore generale dello Stato avevano deciso di<br />

posticipare il processo in modo da includere le ulteriori accuse contro<br />

Constable — il tentato omicidio dell'avvocato Roth e il concorso in omicidio<br />

e in altri gravi crimini. Non sarebbe stato semplice collegare Constable<br />

a Barnes e agli altri cospiratori dell'Alleanza Patriottica, ma se c'era qual-


cuno in grado di riuscirci, quel qualcuno era Charles Grady. Il procuratore<br />

avrebbe chiesto inoltre la pena di morte per Arthur Loesser per l'omicidio<br />

dell'agente di pattuglia Larry Burke, il cui cadavere era stato rinvenuto in<br />

un vicolo dell'Upper West Side. Proprio in quel momento, Lon Sellitto era<br />

nel Queens al funerale del poliziotto.<br />

Amelia Sachs entrò nella stanza. Aveva un'aria stanca. Aveva trascorso<br />

tutta la mattina con gli avvocati dell'Associazione per la Difesa degli Agenti<br />

di Pattuglia per discutere della sua possibile sospensione. Avrebbe<br />

dovuto essere lì già da un'ora e vedendo la sua espressione Rhyme dedusse<br />

che i risultati del colloquio non erano stati buoni.<br />

Anche lui aveva alcune novità — novità che riguardavano il suo incontro<br />

con Jaynene e ciò che era accaduto dopo — e aveva cercato di mettersi<br />

in contatto con lei ma non c'era riuscito. Adesso, però, non c'era tempo per<br />

aggiornarla perché era comparso anche un altro ospite.<br />

Thom fece entrare nel soggiorno Edward Kadesky. «Signor Rhyme»,<br />

disse salutandolo con un cenno del capo. Si era dimenticato il nome di<br />

Amelia ma la salutò con un altro cenno. Strinse la mano a Roland Bell.<br />

«Ho ricevuto il suo messaggio. Diceva che ci sono delle novità a proposito<br />

del caso.»<br />

Rhyme annuì. «Questa mattina ho svolto alcune ricerche per tentare di<br />

chiarire alcuni punti oscuri.»<br />

«Quali punti oscuri?» chiese Amelia.<br />

«Punti che non sapevo fossero oscuri. Punti oscuri sconosciuti.»<br />

Lei si accigliò. Anche l'impresario sembrava turbato. «L'assistente di<br />

Weir, Loesser, non sarà fuggito, vero?»<br />

«No, no. È ancora in prigione.»<br />

Suonarono alla porta. Thom scomparve e un attimo dopo Kara entrò nella<br />

stanza. La ragazza si guardò attorno, passandosi una mano tra i corti capelli<br />

che avevano perso la sfumatura viola e che ora erano rosso carota.<br />

«Ciao a tutti», disse al gruppo, battendo le palpebre sorpresa nel vedere<br />

Kadesky.<br />

«Posso portarvi qualcosa?» chiese Thom.<br />

«Potresti lasciarci da soli per qualche minuto, Thom? Per favore.»<br />

L'aiutante lanciò un'occhiata a Rhyme e, notando il suo tono deciso e allo<br />

stesso tempo turbato, annuì e lasciò la stanza. Il criminologo si rivolse a<br />

Kara. «Grazie per essere venuta. Ho bisogno di riesaminare alcuni aspetti<br />

del caso.»<br />

«Certo.»


Punti oscuri...<br />

Rhyme spiegò: «Vorrei conoscere qualche altro dettaglio a proposito<br />

dell'altra sera, quando il Negromante ha parcheggiato l'ambulanza-bomba<br />

nel circo».<br />

La giovane annuì, facendo ticchettare le unghie laccate di nero. «Se c'è<br />

qualcosa che posso fare per aiutarvi, ne sarò felice.»<br />

«Lo spettacolo doveva cominciare alle otto, vero?» chiese Rhyme a Kadesky.<br />

«Esatto.»<br />

«Lei non era ancora tornato dalla cena e dall'intervista alla radio quando<br />

Loesser ha parcheggiato l'ambulanza all'interno del tendone?»<br />

«No.»<br />

Rhyme si rivolse a Kara. «Ma tu eri là, vero?»<br />

«Certo. Ho visto entrare l'ambulanza. Ma sul momento la cosa non mi è<br />

sembrata strana.»<br />

«Dove ha parcheggiato esattamente Loesser?»<br />

«Sotto una delle gradinate», rispose la giovane.<br />

«Non vicino all'area riservata ai VIP?» chiese Rhyme a Kadesky.<br />

«No», rispose l'uomo.<br />

«Quindi era vicino all'uscita di emergenza principale, quella che avrebbe<br />

usato la maggior parte degli spettatori in caso di necessità.»<br />

«Esatto.»<br />

Bell domandò: «Lincoln, dove vuoi arrivare?»<br />

«Loesser ha parcheggiato l'ambulanza in modo che causasse il massimo<br />

dei danni ma che allo stesso tempo lasciasse un'ultima possibilità di mettersi<br />

in salvo alle persone che sedevano nell'area riservata. Come faceva a<br />

sapere esattamente dove parcheggiarla?»<br />

«Non lo so», rispose l'impresario. «Probabilmente aveva già fatto un sopralluogo<br />

e aveva deciso che quello era il punto migliore — voglio dire, il<br />

migliore dal suo punto di vista. Il peggiore dal nostro.»<br />

«È possibile che abbia fatto un sopralluogo», disse Rhyme. «Ma è più<br />

probabile che fosse riluttante al pensiero di essere visto nelle vicinanze del<br />

circo, perché era sorvegliato dai nostri agenti.»<br />

«È vero.»<br />

«Quindi, non è verosimile pensare che sia stato qualcuno all'interno a<br />

dirgli di parcheggiare lì?»<br />

«All'interno?» chiese Kadesky accigliandosi. «Intende dire un complice?<br />

No, nessuno dei miei dipendenti farebbe mai una cosa simile.»


«Rhyme», disse Amelia, «dove vuoi arrivare?»<br />

Lui la ignorò e tornò a guardare Kara. «Verso che ora ti ho chiesto di<br />

andare al tendone a parlare col signor Kadesky?»<br />

«Penso che fossero le sette e un quarto circa.»<br />

«E tu eri nell'area riservata?» Lei annuì e il criminologo continuò: «In<br />

uno dei posti vicino all'uscita?»<br />

La giovane si guardò intorno disorientata. «Credo di sì. Sì.» Guardò<br />

Amelia. «Perché mi sta facendo tutte queste domande?»<br />

Fu Rhyme a rispondere. «Ti sto facendo tutte queste domande perché mi<br />

sono ricordato di una cosa che ci hai detto proprio tu, Kara. A proposito<br />

delle persone che collaborano con l'illusionista che sta mettendo in scena il<br />

suo numero. Ci hai detto che c'è l'assistente — la persona che aiuta il mago<br />

sul palco. Poi c'è il volontario che viene scelto tra il pubblico. E poi c'è<br />

qualcun altro: il complice. Una persona che aiuta il mago ma che apparentemente<br />

non ha nulla a che fare con lui. I complici di solito fingono<br />

di essere attrezzisti o volontari.»<br />

«Molti illusionisti si servono di complici», osservò Kadesky.<br />

Rhyme guardò Kara e disse in tono aspro: «Ed è proprio questo che sei<br />

stata per tutto il tempo, vero?»<br />

«Che cosa?» domandò Bell, il suo accento del Sud reso più pesante dalla<br />

sorpresa.<br />

La giovane rimase a bocca aperta e scosse la testa.<br />

«Ha lavorato con Loesser fin dall'inizio», spiegò Rhyme ad Amelia.<br />

«No!» esclamò Kadesky. «Lei?»<br />

Rhyme continuò: «Ha un disperato bisogno di denaro e Loesser le ha dato<br />

cinquantamila dollari perché lo aiutasse».<br />

Disperata, Kara gridò: «Ma io e Loesser non c'eravamo mai visti prima<br />

della sua cattura!»<br />

«Non hai avuto bisogno di incontrarlo di persona. È stato Balzac l'intermediario.<br />

C'è dentro anche lui.»<br />

«Kara?» sussurrò Amelia. «No. Non posso crederci. Non lo farebbe<br />

mai!»<br />

«Ne sei proprio sicura? Che cosa sai di lei? Ti ha mai detto il suo vero<br />

nome?»<br />

«Io...» Lo sguardo turbato di Amelia si spostò sulla giovane. «No, non<br />

me lo ha mai detto.»<br />

Kara, in lacrime, scosse la testa. Alla fine disse: «Amelia, mi dispiace<br />

tanto... ma non puoi capire... Il signor Balzac e Weir erano amici. Si sono


esibiti insieme per anni e per lui è stato un colpo terribile quando Weir è<br />

morto nell'incendio. Loesser ha raccontato al signor Balzac quello che aveva<br />

intenzione di fare e io sono stata costretta ad aiutarlo. Ma, mi devi<br />

credere, non sapevo che avrebbero fatto del male a qualcuno. Il signor<br />

Balzac mi ha detto che il loro scopo era solo l'estorsione... per pareggiare il<br />

conto con il signor Kadesky. Quando mi sono resa conto che Loesser stava<br />

ammazzando della gente ormai era troppo tardi. Loro mi hanno detto che<br />

se non avessi continuato ad aiutarlo avrebbero dato il mio nome alla polizia.<br />

Che sarei finita in prigione per il resto dei miei giorni. E anche il signor<br />

Balzac...» Si asciugò le lacrime. «Non potevo fargli questo.»<br />

«No, certo, non potevi fare questo al tuo riverito mentore», disse Rhyme<br />

amaramente.<br />

Con gli occhi colmi di terrore, la giovane donna scivolò tra Amelia e<br />

Kadesky e corse verso la porta.<br />

«Fermala, Roland!» gridò Rhyme.<br />

Bell scattò in avanti e la placcò. I due rotolarono a terra in un angolo<br />

della stanza. Kara era forte, ma Bell riuscì a bloccarla a terra e ad ammanettarla.<br />

Si alzò col fiato corto per la fatica e prese il Motorola dalla cintura<br />

per chiedere che fosse mandata una macchina a prelevare un prigioniero.<br />

Poi, con aria disgustata mise via la radio e lesse a Kara i suoi diritti.<br />

Rhyme sospirò. «Ho cercato di avvertirti prima, Amelia, ma non sono<br />

riuscito a mettermi in contatto con te. Vorrei che non fosse vero. Ma le cose<br />

sono andate così. Lei e Balzac hanno collaborato con Loesser fin dall'inizio.<br />

Ci hanno ingannati come se fossimo stati il loro pubblico.»<br />

51<br />

In un sussurro, la donna poliziotto disse: «Ma io... Non capisco come<br />

abbia fatto».<br />

Rhyme si rivolse a Bell. «Ha manipolato la prove, ci ha mentito, ha disseminato<br />

falsi indizi... Roland, vai alla tabella. Ti mostrerò quali sono.»<br />

«Kara ha disseminato false prove?» domandò Amelia, sbalordita.<br />

«Oh, sì, puoi scommetterci. Ed è stata anche dannatamente brava. Ha<br />

cominciato dalla prima scena del crimine, prima ancora che tu la trovassi.<br />

Mi hai detto che è stata lei a farti capire che voleva parlarti in privato. Erano<br />

d'accordo fin dall'inizio.»<br />

Bell si fermò accanto alla lavagna e per ciascun indizio che indicò,<br />

Rhyme spiegò come Kara li aveva ingannati.


Un attimo dopo, Thom annunciò: «C'è un'agente qui».<br />

«Falla entrare.»<br />

Una donna poliziotto entrò nella stanza e raggiunse Amelia, Bell e Kadesky,<br />

guardandoli da dietro occhiali dalla montatura elegante, un'espressione<br />

incuriosita sul volto. Salutò Rhyme con un cenno e, con un marcato<br />

accento ispanico, chiese a Bell: «Ha chiamato per il trasporto di un prigioniero,<br />

detective?»<br />

Bell, con un cenno del capo, indicò un angolo della stanza. «È laggiù. Le<br />

ho già letto i suoi diritti.»<br />

La donna guardò la sagoma di Kara e disse: «Okay, la porto in centrale».<br />

Esitò. «Ma avrei una domanda, prima.»<br />

«Una domanda?» chiese Rhyme accigliandosi.<br />

«Di cosa sta parlando, agente?» chiese Bell.<br />

Ignorando il detective, l'agente squadrò Kadesky. «Posso vedere un suo<br />

documento, signore?»<br />

«Cosa?» chiese l'impresario.<br />

«Sissignore. Vorrei vedere la sua patente di guida.»<br />

«Volete vedere di nuovo i miei documenti? Ve li ho già mostrati l'altro<br />

giorno.»<br />

«Signore, la prego.»<br />

Controvoglia, da una tasca dei pantaloni, l'uomo prese il portafogli.<br />

Solo che non era il suo.<br />

Kadesky fissò il malconcio portafogli zebrato. «Un momento, io... non<br />

so di chi sia questo.»<br />

«Non è suo?» chiese la donna poliziotto.<br />

«No», rispose lui turbato. Prese a controllarsi le altre tasche. «Non so<br />

proprio...»<br />

«Vede, è proprio questo che temevo», disse l'agente. «Mi dispiace, signore.<br />

Lei è in arresto per furto. Ha il diritto di rimanere in silenzio...»<br />

«Sono tutte stronzate», borbottò Kadesky. «Dev'esserci un errore.» Aprì<br />

il portafogli e lo fissò per un istante. Poi scoppiò in una risata stupefatta,<br />

mostrando a tutti la patente di guida che vi aveva trovato dentro. Era quella<br />

di Kara.<br />

All'interno c'era un biglietto scritto a mano che scivolò fuori. Kadesky lo<br />

raccolse. «Dice 'Sorpresa!'», riferì socchiudendo gli occhi e studiando con<br />

più attenzione la donna poliziotto. Poi guardò la patente. «Un attimo, ma<br />

questa è lei?»<br />

L'«agente» scoppiò a ridere e si tolse gli occhiali, il cappello da poliziot-


to e la parrucca scura, rivelando i suoi corti capelli rossi. Con l'asciugamano<br />

che le porse Roland Bell, che ora stava ridendo di gusto, la giovane si<br />

tolse dal volto il fondotinta scuro, quindi si staccò le folte finte sopracciglia<br />

e le finte unghie rosse sotto cui aveva nascosto le sue vere unghie laccate<br />

di nero. Poi prese il portafogli dalle mani dello sbalordito Edward Kadesky<br />

e gli restituì il suo, che gli aveva tolto di tasca quando era passata tra<br />

lui e Amelia durante la sua «fuga» verso la porta.<br />

Amelia stava scuotendo la testa, troppo stupefatta per dire qualcosa. Sia<br />

lei che Kadesky fissarono il corpo a faccia in giù sul pavimento.<br />

La giovane illusionista raggiunse l'angolo e sollevò un leggero manichino<br />

che indossava una corta parrucca rossa, un paio di jeans e una giacca a<br />

vento simili a quelli che aveva indossato Kara quando Bell l'aveva ammanettata.<br />

Le mani del manichino erano di lattice ed erano intrappolate dalle<br />

manette di Bell da cui Kara si era liberata e che aveva richiuso attorno ai<br />

polsi finti.<br />

«È un falso», annunciò Rhyme indicando il manichino. «Una finta Kara.»<br />

Quando Amelia e gli altri si erano voltati — distratti da Rhyme che li<br />

aveva indotti a guardare la lavagna delle prove — Kara si era liberata dalle<br />

manette, aveva srotolato il manichino e silenziosamente era scivolata fuori<br />

dalla porta per cambiarsi in corridoio.<br />

Kara ripiegò il manichino speciale, che poteva essere compresso fino a<br />

raggiungere le dimensioni di un piccolo cuscino — lo aveva nascosto sotto<br />

la giacca quando era arrivata. Il manichino non avrebbe potuto passare un<br />

esame più attento ma, nella penombra, il pubblico ignaro e distratto da una<br />

diversione non si era accorto che non si trattava della ragazza.<br />

Kadesky stava scuotendo la testa. «È riuscita a fuggire e a travestirsi da<br />

agente in meno di un minuto?»<br />

«In quaranta secondi.»<br />

«Come ha fatto?»<br />

«Ha visto l'effetto», gli disse Kara. «Quanto al metodo, preferisco tenerlo<br />

per me.»<br />

«Il punto, suppongo», borbottò Kadesky in tono cinico, «è che vuole un'audizione.»<br />

Kara esitò e Rhyme le lanciò un'occhiata per spronarla.<br />

«No, il punto è che era questa l'audizione. Quello che voglio è un lavoro.»<br />

Kadesky la guardò con attenzione. «Lei mi ha mostrato un trucco. Ne ha


altri in repertorio?»<br />

«Sì, molti altri.»<br />

«Quanti travestimenti riesce a cambiare durante uno spettacolo?»<br />

«Quarantadue. Trenta personaggi. Nel corso di un numero che dura trenta<br />

minuti.»<br />

«Quarantadue trasformazioni in mezz'ora?» chiese l'impresario, inarcando<br />

le sopracciglia.<br />

«Esatto.»<br />

L'uomo rimase a riflettere per qualche secondo. «Venga a trovarmi la<br />

prossima settimana. Non ho intenzione di tagliare le esibizioni in pista dei<br />

miei artisti. Ma potrebbero aver bisogno di un'assistente e di un'apprendista.<br />

E forse potrebbe fare qualche esibizione durante i nostri spettacoli invernali<br />

in Florida.»<br />

Rhyme e Kara si scambiarono un'occhiata. Lui annuì con decisione.<br />

«Okay», disse la giovane a Kadesky, stringendogli la mano.<br />

Lui guardò il manichino ripiegato che lo aveva tratto in inganno. «Lo ha<br />

costruito lei?»<br />

«Sì.»<br />

«Le consiglio di brevettarlo.»<br />

«Non ci avevo pensato. Grazie. Credo che lo farò.»<br />

Kadesky la squadrò di nuovo. «Quarantadue cambi in trenta minuti.»<br />

Quindi, annuendo, lasciò la stanza. Sia lui sia Kara avevano l'aria di due<br />

persone che avevano appena acquistato una splendida macchina sportiva a<br />

un prezzo stracciato.<br />

Amelia scoppiò a ridere. «Dannazione, me l'avete proprio fatta.» Lanciò<br />

un'occhiata a Rhyme. «Tutti e due.»<br />

«Ehi», disse Bell, fingendosi offeso. «Non dimenticarti di me. Io sono<br />

quello che l'ha ammanettata.»<br />

Amelia scosse di nuovo la testa. «Quando l'avete architettato?»<br />

Rhyme spiegò che aveva iniziato a pensarci la notte prima a letto, mentre<br />

ascoltava la musica del Cirque Fantastique, la voce attutita del direttore<br />

di pista, gli applausi e le risate della folla. Aveva pensato a Kara, a quanto<br />

fosse stata brava nella sua esibizione allo Smoke & Mirrors. E aveva ripensato<br />

alla sua mancanza di fiducia in se stessa e all'influenza che Balzac<br />

esercitava su di lei.<br />

Poi gli era tornato in mente ciò che gli aveva detto Amelia circa le gravi<br />

condizioni in cui versava la madre di Kara. La cosa lo aveva spinto a invitare<br />

Jaynene la mattina dopo.


«Devo farti un'altra domanda», le aveva chiesto Rhyme. «Rifletti bene<br />

prima di rispondere. Ho bisogno che tu sia completamente sincera.»<br />

La domanda era stata: «Le condizioni della madre di Kara potranno migliorare?»<br />

Jaynene aveva replicato: «Mi stai chiedendo se tornerà mai in sé?»<br />

«Esatto. Si riprenderà?»<br />

«No.»<br />

«Quindi Kara non andrà con lei in Inghilterra?»<br />

Una risata amara. «No, no, no. Quella donna non andrà da nessuna parte.»<br />

«Kara ha detto che non può lasciare il suo lavoro perché deve continuare<br />

a mantenere sua madre alla Stuyvesant.»<br />

«Sua madre ha bisogno di essere accudita, certo. Ma non da noi. Kara<br />

sta pagando la riabilitazione e le terapie mediche. Tutte cure a breve termine.<br />

La madre non sa nemmeno in che anno siamo. Potrebbe trovarsi in un<br />

posto qualsiasi. Mi dispiace dirlo, ma la sola cosa di cui abbia bisogno a<br />

questo punto è di essere accudita, non riabilitata.»<br />

«Che cosa le accadrà se verrà trasferita in una clinica per lungodegenze?»<br />

«Continuerà a peggiorare fino alla fine. Ovvero esattamente la stessa cosa<br />

che le accadrebbe se rimanesse con noi. L'unica differenza è che Kara<br />

non sarebbe costretta a indebitarsi fino al collo.»<br />

A quel punto, Jaynene e Thom erano andati a pranzo insieme, senza<br />

dubbio anche per scambiarsi racconti di guerra sulle persone di cui si occupavano.<br />

Rhyme aveva telefonato a Kara. Lei lo aveva raggiunto e avevano<br />

fatto una chiacchierata. La conversazione era stata un po' goffa; il<br />

criminologo non era mai stato un esperto di questioni personali. Affrontare<br />

un killer senza cuore era molto più facile che avere a che fare con i delicati<br />

equilibri della vita di un'altra persona.<br />

«Non conosco molto bene la tua professione», le aveva detto. «Ma domenica,<br />

quando ho visto la tua esibizione al negozio, sono rimasto molto<br />

impressionato. E non è facile impressionarmi. Sei stata dannatamente brava.»<br />

«Brava per un'apprendista», aveva risposto lei con noncuranza.<br />

«No», aveva ribattuto lui in tono fermo, «brava per un'artista. Dovresti<br />

esibirti.»<br />

«Non sono ancora pronta. Ma ci arriverò, prima o poi.»<br />

Dopo una lunga pausa, Rhyme aveva detto: «Il problema è che se conti-


nui così, con questo atteggiamento, non ci arriverai». Con un'occhiata si<br />

era guardato brevemente il corpo. «A volte intervengono... dei fattori. E<br />

scopri di aver perso qualcosa di importante. Che ti mancherà per sempre.»<br />

«Ma il signor Balzac...»<br />

«Ti sta frenando. È ovvio.»<br />

«Sta solo pensando a ciò che è meglio per me.»<br />

«No, non è vero. Non so a cosa stia pensando, ma la cosa certa è che non<br />

sta pensando a te. Pensa a Weir e Loesser. E a Keating. I mentori possono<br />

mesmerizzare i loro apprendisti. Ringrazia Balzac per ciò che ha fatto, restate<br />

amici, mandagli i biglietti per la tua prima esibizione alla Carnegie<br />

Hall. Ma va' via da lui ora... finché sei in tempo.»<br />

«Io non sono mesmerizzata», aveva ribattuto Kara ridendo.<br />

Rhyme non aveva ribattuto e si era reso conto che la ragazza per la prima<br />

volta stava valutando fino a che punto quell'uomo la dominasse. Quindi<br />

aveva continuato: «Kadesky è in debito con noi, dopo tutto quello che abbiamo<br />

fatto per lui. Amelia mi ha detto quanto ami il Cirque Fantastique.<br />

Credo che dovresti chiedere un'audizione».<br />

«Anche se lo facessi, ho un grave problema personale. Mia...»<br />

«Madre», l'aveva interrotta Rhyme.<br />

«Esatto.»<br />

«Ho fatto due chiacchiere con Jaynene.»<br />

La giovane era rimasta in silenzio.<br />

Rhyme aveva ripreso: «Lascia che ti racconti una storia».<br />

«Una storia?»<br />

«Ho diretto il Dipartimento della scientifica qui a New York. Dovevo<br />

occuparmi anche di un sacco di stronzate burocratiche, come puoi immaginare.<br />

Ma ciò che amavo di più — e ciò in cui ero davvero bravo — era<br />

analizzare le scene del crimine, così, anche quando sono stato promosso,<br />

andavo sul campo il più spesso possibile. Be', qualche anno fa c'era uno<br />

stupratore seriale che agiva nel Bronx. Ti risparmio i dettagli, ma la situazione<br />

era terribile e io volevo inchiodare quel criminale. A tutti i costi. A<br />

un certo punto ho ricevuto una chiamata da una pattuglia che mi avvertiva<br />

che c'era stata un'altra aggressione, solo mezz'ora prima, e sembrava che ci<br />

fossero delle buone prove. Sono andato sul posto per esaminare la scena di<br />

persona.<br />

«Non appena sono arrivato ho scoperto che il mio secondo in comando<br />

— un caro amico — aveva avuto un attacco di cuore. Una cosa seria. Ero<br />

sconvolto. Era un ragazzo giovane, in buona forma. Comunque, ha chiesto


di vedermi.» Rhyme aveva cercato di tenere a bada quel doloroso ricordo e<br />

aveva continuato: «Ma io sono rimasto a esaminare la scena del crimine,<br />

ho compilato i documenti di custodia e solo allora sono andato in ospedale.<br />

Sono arrivato là il prima possibile ma comunque troppo tardi. Il mio amico<br />

era morto mezz'ora prima. Non ero orgoglioso di ciò che avevo fatto. E<br />

anche oggi, dopo tutti questi anni, è un ricordo che mi fa ancora molto male.<br />

Ma non avrei mai potuto comportarmi diversamente».<br />

«Così, quello che mi stai dicendo è che dovrei mettere mia madre in una<br />

merdosa casa di cura», aveva detto lei amaramente. «Un posto meno costoso.<br />

Per poter essere felice.»<br />

«Naturalmente no. Sistemala in un posto che le dia tutto ciò di cui ha bisogno<br />

— dove potrà essere accudita, avere compagnia. Non ciò di cui tu<br />

hai bisogno. Non in un centro di riabilitazione che ti sta rovinando economicamente...<br />

Quello che voglio dirti è che se c'è qualcosa che sai che devi<br />

fare nella vita, questo deve avere la priorità su tutto il resto. Cerca di ottenere<br />

un posto al Cirque Fantastique o da qualche altra parte. Ma devi sbrigarti.»<br />

«Lo sai come sono alcune di quelle case di cura?»<br />

«Be', allora il tuo compito sarà trovarne una che vada bene sia a te sia a<br />

tua madre. Scusami se sono così brusco, ma te l'ho detto fin dall'inizio che<br />

la delicatezza non è la mia specialità.»<br />

Kara aveva scosso la testa. «Ascolta, Lincoln, anche se decidessi di farlo,<br />

sai quanta gente sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa per un posto al<br />

Cirque Fantastique? Ricevono un centinaio di curricula alla settimana.»<br />

Finalmente lui aveva sorriso. «Be', ho pensato anche a questo. <strong>L'Uomo</strong><br />

Immobilizzato ha avuto un'idea per un numero che credo dovremmo provare<br />

a mettere in scena.»<br />

Rhyme finì di raccontare ad Amelia cos'era successo.<br />

Kara precisò: «Pensavamo di chiamare il trucco il Sospetto Che Scappa.<br />

Lo aggiungerò al mio repertorio».<br />

Amelia si rivolse a Rhyme. «E la ragione per cui non me ne hai parlato<br />

prima sarebbe...?»<br />

«Mi dispiace. Eri alla centrale. E non sono riuscito a contattarti.»<br />

«Be', il trucco avrebbe funzionato meglio se me ne avessi parlato. Avresti<br />

potuto lasciarmi un messaggio.»<br />

«Mi. Dispiace. Ecco. Ti ho chiesto scusa. Sai che non lo faccio molto<br />

spesso. Dovresti apprezzarlo. Anche se, ora che hai sollevato la questione,<br />

non capisco proprio come avrebbe potuto funzionare meglio. L'espressione


sul tuo volto è stata qualcosa di impagabile. Ha dato un tocco di credibilità<br />

in più.»<br />

«E Balzac?» domandò Amelia. «Lui non conosceva Weir? Non era davvero<br />

coinvolto?»<br />

Con un cenno del capo Rhyme indicò Kara. «Pura finzione. Abbiamo<br />

scritto il copione insieme, io e lei.»<br />

Amelia guardò la giovane. «Prima ti fai pugnalare a morte quando la tua<br />

sicurezza è affidata a me. Poi ti trasformi nella complice di un assassino.»<br />

La donna poliziotto sospirò, esasperata. «La nostra potrebbe essere un'amicizia<br />

difficile.»<br />

Kara si offrì di andare a prendere qualcosa da mangiare al takeaway cubano<br />

dal momento che la loro cena dell'altra sera era saltata... anche se<br />

Rhyme sospettava che fosse solo una scusa per potersi bere un altro di quei<br />

densi caffè. Ma prima che potessero decidere cosa ordinare, furono interrotti<br />

dallo squillo del telefono. Il criminologo disse: «Comando, risposta<br />

telefono». Un attimo dopo la voce di Sellitto risuonò nell'altoparlante.<br />

«Linc, sei impegnato?»<br />

«Dipende», borbottò lui. «Cosa succede?»<br />

«Non c'è riposo per i dannati... Abbiamo ancora bisogno del tuo aiuto.<br />

C'è stato uno strano omicidio.»<br />

«L'ultimo era 'bizzarro', se non ricordo male. A volte penso che tu usi<br />

espressioni del genere per catturare la mia attenzione.»<br />

«No, davvero non riusciamo a capire che cosa sia successo.»<br />

«Va bene, va bene», tagliò corto il criminologo, «dammi i dettagli.»<br />

Tuttavia, il vero significato del comportamento scontroso di Rhyme era<br />

che il criminologo era felice di scoprire che la noia sarebbe stata tenuta a<br />

bada da qualcosa ancora per un po'.<br />

Kara era ferma davanti allo Smoke & Mirrors e si stava accorgendo di<br />

cose che non aveva mai notato nell'anno e mezzo in cui aveva lavorato lì.<br />

Un buco nell'angolo in alto a sinistra della vetrina causato forse da una pallottola<br />

vagante. Un piccolo ghirigoro fatto con la vernice spray sulla porta.<br />

Un polveroso libro su Houdini in vetrina, aperto alla pagina in cui si parlava<br />

del tipo di corda che il grande mago preferiva usare nei suoi numeri.<br />

Vide una luce baluginare nel negozio: il signor Balzac che si accendeva<br />

una sigaretta.<br />

Un profondo respiro. Facciamolo, pensò, ed entrò nel negozio.<br />

Lui sedeva dietro il bancone con il suo amico che aveva trascorso il


weekend in città, un illusionista che viveva in California. Balzac la presentò<br />

come sua apprendista e l'uomo di mezza età le strinse la mano. Chiacchierarono<br />

brevemente dello spettacolo che l'uomo aveva fatto la sera prima,<br />

di altri loro colleghi che stavano per esibirsi in città... i tipici pettegolezzi<br />

a cui si dedicano gli artisti in ogni parte del mondo. Alla fine l'uomo<br />

prese la valigia. Era diretto all'aeroporto Kennedy dove avrebbe preso il<br />

volo per tornare a casa ed era passato in negozio per restituire alcuni strumenti<br />

che aveva preso in prestito. Abbracciò Balzac, salutò Kara con un<br />

cenno del capo e uscì dal negozio.<br />

«Sei in ritardo», le disse il mago in tono scontroso. Poi notò che la giovane<br />

non aveva ancora messo la borsa dietro il bancone come era solita fare.<br />

Le guardò le mani. Niente tazza di caffè. Quello naturalmente era un<br />

segno.<br />

Si accigliò. «Cosa c'è?» domandò, aspirando una boccata di fumo.<br />

«Dimmi tutto.»<br />

«Ho deciso di andarmene.»<br />

«Hai...»<br />

«Ho parlato con Ed Kadesky e ho un lavoro al Cirque Fantastique.»<br />

«Con quella gente? Kadesky? No, no, no — non va assolutamente bene<br />

per te. Quella non è magia. Quella è...»<br />

«È ciò che voglio fare.»<br />

«Ne abbiamo parlato decine di volte. Non sei pronta. Sei brava. Ma non<br />

sei ancora grande.»<br />

«Non ha importanza», ribatté lei con decisione. «La cosa più importante<br />

è salire sul palco. È esibirsi.»<br />

«Se avrai troppa fretta...»<br />

«Ma quale fretta, David? Quale fretta? E quando sarò pronta? L'anno<br />

prossimo? Tra cinque anni?» In circostanze normali, Kara avrebbe avuto<br />

difficoltà a sostenere lo sguardo di Balzac; ma ora, fissandolo dritto negli<br />

occhi, disse: «Quando mi lascerai andare?»<br />

Una pausa, mentre Balzac riordinava alcune carte e le appoggiava sul<br />

bancone malconcio percorso da crepe. «Kadesky», disse con disprezzo. «E<br />

che cosa farai per lui?»<br />

«All'inizio l'assistente. Poi in inverno potrò fare qualche spettacolo, in<br />

Florida. Poi... chissà?»<br />

Lui spense la sigaretta. «È uno sbaglio. Sprecherai il tuo talento. Quello<br />

che fa lui non è il tipo di illusionismo che ti ho insegnato io.»<br />

«Ho ottenuto quel lavoro grazie a quello che mi hai insegnato tu.»


«Kadesky», ripeté lui. «La nuova magia.»<br />

«Sì, proprio così. Ma farò anche i numeri che mi hai insegnato. La metamorfosi,<br />

ricordi? Ciò che è vecchio che diventa nuovo.»<br />

Balzac non sorrise, tuttavia lei si accorse che quella citazione gli aveva<br />

fatto piacere.<br />

«David, voglio continuare a studiare con te. Quando tornerò in città voglio<br />

prendere altre lezioni. Ti pagherò.»<br />

«Non credo che funzionerebbe. Non puoi servire due padroni», mormorò.<br />

Poiché Kara non reagiva, aggiunse sbuffando: «Staremo a vedere. Potrei<br />

non avere tempo per te. Probabilmente non ne avrò».<br />

Lei si sistemò meglio la borsa sulla spalla.<br />

«Adesso?» chiese lui. «Te ne vai adesso?»<br />

«Sì. Credo che sia la cosa migliore.»<br />

Lui annuì.<br />

«Allora», disse Kara.<br />

L'illusionista si limitò a un formale «Allora addio» e non aggiunse altro.<br />

Tentando di tenere a bada le lacrime, Kara si avvicinò alla porta.<br />

«Aspetta», disse lui mentre lei stava per uscire. Balzac scomparve per un<br />

attimo nel retro del negozio, poi tornò da Kara. In una mano aveva qualcosa<br />

che fece scivolare in quella di lei. Era la scatola di sigari che conteneva i<br />

tre fazzoletti di seta colorati di Tarbell.<br />

«Tieni. Voglio che li abbia tu... Mi è piaciuto come hai eseguito il trucco<br />

l'ultima volta. Sei stata molto brava.»<br />

Kara ripensò al complimento che aveva ricevuto allora. Ah...<br />

Fece un passo avanti e lo abbracciò, pensando che quello era il primo<br />

contatto fisico che avevano avuto da quando, diciotto mesi prima, lei gli<br />

aveva stretto la mano presentandosi.<br />

Lui la abbracciò goffamente, poi fece un passo indietro.<br />

Kara uscì dal negozio, si fermò e si voltò per salutarlo di nuovo, ma Balzac<br />

era già scomparso nei bui recessi dello Smoke & Mirrors. La giovane<br />

si infilò la scatola con i fazzoletti nella borsa e si incamminò verso la Sesta<br />

strada e il suo appartamento.<br />

52<br />

Era davvero uno strano delitto.<br />

Un duplice omicidio in una zona deserta di Roosevelt Island — quella<br />

stretta striscia di condomini, ospedali e spettrali rovine nell'East River. Dal


momento che la linea tranviaria si ferma non lontana dalle Nazioni Unite a<br />

Manhattan, molti diplomatici e impiegati dell'ONU vivono sull'isola.<br />

Ed erano proprio due di questi ultimi — giovani emissari venuti dai Balcani<br />

— che erano stati trovati assassinati. Entrambi avevano ricevuto due<br />

colpi di pistola alla nuca e avevano le mani legate.<br />

C'erano diversi dettagli curiosi che Amelia Sachs aveva notato quando<br />

aveva analizzato la scena del crimine. Aveva trovato cenere di un tipo di<br />

sigaretta non registrata in nessun database del tabacco, né in quello statale<br />

né in quello federale; tracce di una pianta che non era indigena dell'area<br />

metropolitana e impronte di una pesante valigia che era stata appoggiata a<br />

terra e apparentemente aperta accanto alle due vittime dopo l'omicidio.<br />

Ma la cosa più strana di tutte era che a ciascuno dei due uomini era stata<br />

tolta la scarpa destra. E delle scarpe mancanti non c'era alcuna traccia. «A<br />

entrambi è stata levata la destra, Sachs», disse Rhyme guardando la lavagna<br />

delle prove davanti a cui era seduto, mentre lei camminava avanti e<br />

indietro nella stanza. «Che cosa dobbiamo dedurre?»<br />

Ma la domanda venne lasciata temporaneamente in sospeso perché il<br />

cellulare di Amelia si mise a squillare. Era la segretaria del capitano Marlow<br />

che le chiese di recarsi alla centrale e di recarsi nel suo ufficio. Erano<br />

trascorsi diversi giorni dalla chiusura del caso del Negromante, diversi<br />

giorni da quando aveva scoperto dell'azione di Victor Ramos contro di lei.<br />

Da allora non si era più parlato della sospensione.<br />

«Quando?» chiese Amelia.<br />

«Be', adesso», rispose la donna.<br />

Amelia concluse la comunicazione e, rivolgendo un'occhiata e un sorriso<br />

teso a Rhyme, disse: «Ci siamo. Devo andare».<br />

Si guardarono negli occhi per qualche istante. Poi Rhyme annuì e Amelia<br />

uscì dalla stanza.<br />

Mezz'ora più tardi, Amelia era nell'ufficio del Capitano Gerald Marlow e<br />

sedeva davanti all'uomo, che stava leggendo uno dei suoi immancabili fascicoli.<br />

«Un secondo, agente.» Continuò a leggere il documento che lo stava<br />

assorbendo tanto, qualsiasi cosa fosse, prendendo qualche appunto.<br />

Amelia rimase ad aspettare. Tormentandosi una pellicina, poi un'unghia.<br />

Trascorsero due lunghi minuti. Oh, Gesù Cristo, pensò lei, e alla fine chiese:<br />

«Okay, signore. Cos'è successo? È tornato sui suoi passi?»<br />

Marlow mise un segno sul foglio che stava leggendo e sollevò lo sguardo.<br />

«Chi?»<br />

«Ramos. A proposito del mio esame da sergente.»


E magari anche quell'altro vendicativo figlio di puttana, quel viscido poliziotto<br />

dell'esercitazione.<br />

«Se è tornato sui suoi passi?» domandò Marlow. Sembrava sorpreso dall'ingenuità<br />

di Amelia. «Be', agente, questa non è mai stata una possibilità.»<br />

Quindi restava un'unica spiegazione per quel faccia a faccia, una certezza<br />

che l'attraversò con l'affilata chiarezza del primo colpo di pistola sparato<br />

all'aperto. Quel primo colpo... prima che i tuoi muscoli e le tue orecchie e<br />

la tua pelle vengano intorpiditi dalla ripetizione degli spari. C'era una sola<br />

ragione per cui Marlow l'aveva chiamata lì. Il capitano avrebbe preso in<br />

consegna la sua arma e il suo distintivo. Era stata sospesa.<br />

Merdamerdamerda...<br />

Amelia si morse l'interno della bocca.<br />

Chiudendo il fascicolo, Marlow la guardò con aria paterna, cosa che la<br />

infastidì; era come se il capitano pensasse che la punizione che le era stata<br />

inflitta fosse così severa che le sarebbe servita un po' di bonaria gentilezza<br />

paterna. «Le persone come Ramos, agente, non si possono battere. Non sul<br />

loro campo da gioco. Lei ha vinto una battaglia, ammanettandolo su quella<br />

scena del crimine. Ma lui ha vinto la guerra. Le persone come lui vincono<br />

sempre la guerra.»<br />

«Intende dire le persone stupide? Le persone superficiali? Le persone avide?»<br />

Ancora una volta, il corredo genetico del poliziotto in carriera gli impedì<br />

di prendere anche solo in considerazione quella domanda.<br />

«Guardi questa scrivania», disse lui, osservando il ripiano invaso da fogli,<br />

pile di documenti e memorandum. «E pensare che quando ero un agente<br />

di pattuglia mi lamentavo delle troppe scartoffie.» Rovistò in una delle<br />

pile di fogli cercando qualcosa. Rinunciò. Provò con un'altra pila. Trovò<br />

alcuni documenti che non erano quelli che stava cercando e con grande<br />

calma li risistemò prima di ricominciare con la ricerca.<br />

Oh, papà, non ho mai pensato che sarei stata davvero sospesa.<br />

Poi, nel suo cuore, il dolore e la delusione si trasformarono in una roccia.<br />

E Amelia pensò: Okay, è così che vogliono giocare? Forse io sto andando<br />

a fondo ma loro la pagheranno. Ramos e tutti gli stronzi come Ramos<br />

dovranno sputare sangue.<br />

Il momento dell'azione...<br />

«Ecco», disse il capitano che finalmente aveva trovato ciò che stava cercando,<br />

una grossa busta a cui era fissato un pezzo di carta con una graffetta.<br />

Lesse velocemente il foglio. Lanciò un'occhiata all'orologio a forma di


timone che aveva sulla scrivania. «Accidenti, come vola il tempo. Sbrighiamoci,<br />

agente. Mi consegni il suo distintivo.»<br />

Col cuore stretto in una morsa, Amelia prese il distintivo dalla tasca.<br />

«Quanto tempo?»<br />

«Un anno, agente», rispose Marlow. «Mi dispiace.»<br />

Sospesa per un anno, pensò Amelia disperata. Aveva immaginato che<br />

alla peggio sarebbe stata sospesa per tre mesi.<br />

«Non sono riuscito a fare di più. Un anno. Mi dia il distintivo.» Marlow<br />

scosse la testa. «Mi dispiace per la fretta. Ho una riunione tra pochi minuti.<br />

Le riunioni... mi fanno diventare pazzo. Questa è per un'assicurazione. I<br />

civili credono che non facciamo altro che catturare i criminali. O, più probabilmente,<br />

che non facciamo altro che non catturare i criminali. Invece<br />

metà del nostro lavoro sono solo idiozie burocratiche.» Tese la mano verso<br />

di lei.<br />

Affranta, soffocata dalla disperazione, Amelia gli porse il malconcio<br />

portadocumenti di pelle che conteneva il distintivo d'argento e il tesserino<br />

di riconoscimento.<br />

Distintivo Numero Cinque Otto Otto Cinque...<br />

Che cosa avrebbe fatto? Sarebbe diventata una fottutissima guardia giurata?<br />

Un telefono si mise a squillare alle spalle del capitano che si voltò e rispose.<br />

«Marlow... Sissignore... Abbiamo già predisposto le misure di sicurezza.»<br />

E mentre continuava a parlare con la persona che lo aveva chiamato di<br />

qualcosa che aveva a che fare con il processo Constable, a quanto pareva,<br />

il capitano si appoggiò in grembo la busta. Tenne il ricevitore tra la mascella<br />

e la spalla e continuò la sua conversazione mentre staccava la linguetta<br />

rossa che teneva chiusa la busta.<br />

Il processo, le nuove accuse contro Constable e gli altri membri dell'Alleanza<br />

Patriottica, le perquisizioni a Canton Falls. Amelia notò il perfetto<br />

equilibrio del tono usato dal capitano, il modo in cui giocava abilmente il<br />

gioco della deferenza. Forse stava parlando con il sindaco o con il governatore.<br />

O magari con Ramos.<br />

Giochi di potere, giochi di politica... È davvero questo il punto del lavoro<br />

di poliziotti? Quell'idea era talmente estranea alla sua natura che Amelia<br />

si chiese che senso avesse per lei continuare a essere un poliziotto.<br />

Idiozie burocratiche...


Quell'idea la lacerava. Oh, Rhyme. Che cosa faremo?<br />

Ce la caveremo, le aveva detto lui. Ma la vita non era solo cavarsela.<br />

Cavarsela equivaleva a perdere.<br />

Marlow, che teneva ancora il ricevitore tra orecchio e spalla, continuava<br />

a blaterare nella lingua del governo. Alla fine riuscì ad aprire la busta e vi<br />

lasciò cadere dentro il distintivo di Amelia.<br />

Poi infilò la mano nella busta e tirò fuori qualcosa avvolto nella carta velina.<br />

«... Non c'è tempo per una cerimonia. Faremo qualcosa più avanti.»<br />

Quell'ultimo messaggio venne sussurrato e Amelia ebbe l'impressione che<br />

fosse rivolto a lei.<br />

Cerimonia?<br />

Il capitano le lanciò un'occhiata. Ancora un sussurro con la mano a coprire<br />

il ricevitore. «Questa rogna dell'assicurazione. Ma chi ci capisce<br />

qualcosa? Sono costretto a studiare tabelle di mortalità, vitalizi, risarcimenti<br />

danni...»<br />

Marlow aprì il foglio di carta velina mettendo in mostra un distintivo dorato<br />

del Dipartimento di Polizia di New York.<br />

Riprendendo a parlare con il suo tono normale, disse al suo interlocutore<br />

telefonico: «Sissignore, terremo sotto controllo la situazione. Abbiamo degli<br />

agenti anche a Bedford Junction. E a Harrisonburg. Siamo in azione».<br />

Si rivolse di nuovo ad Amelia sussurrando: «Può tenere il suo vecchio<br />

numero, agente». Sollevò il distintivo che luccicava giallo brillante. I numeri<br />

erano gli stessi di quello vecchio: Cinque Otto Otto Cinque. Fece scivolare<br />

il distintivo nel suo portadocumenti di pelle. Poi dalla busta gialla<br />

pescò qualcos'altro: un tesserino temporaneo che infilò nel portadocumenti.<br />

Infine lo porse ad Amelia.<br />

Il tesserino la identificava come Amelia Sachs, detective di terzo grado.<br />

«Sissignore, lo abbiamo saputo e la nostra valutazione è che siamo in<br />

grado di gestire la situazione... Bene, signore.» Marlow riappese e scosse<br />

la testa. «Preferirei cento processi come quello di Constable a un solo<br />

giorno di riunioni per questioni assicurative. Bene, agente, dovrà farsi fare<br />

una fotografia per il tesserino definitivo.» Rifletté un istante, poi cautamente<br />

aggiunse: «Non è un fatto sciovinista e non voglio che lo interpreti<br />

nel modo sbagliato, ma sarebbe meglio che si raccogliesse i capelli quando<br />

farà la foto. Non li tenga sciolti... be', così sciolti. Penso che le darebbero<br />

anche un'aria più dura. È un problema per lei?»<br />

«Ma non sono sospesa?»


«Sospesa? No, è stata promossa detective. Non l'hanno chiamata? O-<br />

'Connor avrebbe dovuto avvertirla. O il suo assistente o qualcun altro.»<br />

Dan O'Connor, capo del Detective Bureau.<br />

«Non ho ricevuto nessuna telefonata. Tranne quella della sua segretaria.»<br />

«Oh, be'. Avrebbero dovuto chiamarla.»<br />

«Cos'è successo?»<br />

«Le ho detto che ho fatto tutto quello che ho potuto. E parlavo sul serio.<br />

Voglio dire, guardiamo in faccia la realtà... non avrei mai permesso che<br />

venisse sospesa. Non possiamo permetterci di perdere un elemento valido<br />

come lei.» Esitò, guardando la marea di fascicoli. «Per non parlare del fatto<br />

che sarebbe stato un incubo avere a che fare con un ricorso dell'ADAP.<br />

Sarebbe stata una brutta faccenda.»<br />

Amelia pensò: Oh, sissignore, sarebbe stata brutta. Bruttissima. «Ma<br />

quell'anno? Ha parlato di un anno, prima.»<br />

«Io stavo parlando del suo esame da sergente. Non potrà sostenerlo di<br />

nuovo prima del prossimo aprile. È un servizio civile e non ho potuto fare<br />

proprio niente in proposito. Ma la sua assegnazione al Detective Bureau è<br />

insindacabile. Ramos non ha potuto impedirlo. D'ora in avanti sarà agli ordini<br />

di Lon Sellitto.»<br />

Amelia guardò lo scudo dorato. «Non so cosa dire.»<br />

«Può dire 'La ringrazio tanto, capitano Marlow. È stato un piacere lavorare<br />

con lei nei Servizi di Pattuglia per tutti questi anni. E mi dispiace non<br />

poter restare'.»<br />

«Io...»<br />

«Stavo scherzando, agente. Ho ancora il senso dell'umorismo, malgrado<br />

ciò che si dice in giro. Oh, forse avrà notato che è di terzo grado, adesso.»<br />

«Sissignore.» Amelia cercò di impedirsi un sorriso di trionfo. «Io...»<br />

«Lasci che le dia un consiglio: se vuole arrivare a essere di primo grado<br />

ed essere promossa sergente, d'ora in avanti farà meglio a riflettere bene su<br />

chi fa arrestare — o trattenere — sulla scena di un crimine. E, già che ci<br />

siamo, anche come si rivolge e a chi.»<br />

«Certo, signore.»<br />

«E adesso, mi perdoni, agente... volevo dire, detective. Ho solo cinque<br />

minuti per imparare tutto quello che c'è da sapere sulle assicurazioni.»<br />

Lasciato il palazzo di Centre Street, Amelia si avvicinò alla Camaro esaminando<br />

i danni alla fiancata e alla parte posteriore che l'auto aveva ri-


portato in seguito alla collisione con la Mazda di Loesser, a Harlem.<br />

Ci sarebbe voluto molto lavoro per rimettere in sesto la sua povera macchina.<br />

Le auto erano il suo forte, però, e Amelia conosceva l'esatta posizione,<br />

così come il tipo e la forma, di ogni vite e ogni bullone. E probabilmente<br />

aveva tutti gli attrezzi di cui avrebbe avuto bisogno per riparare personalmente<br />

la maggior parte dei danni nel suo garage di Brooklyn.<br />

Eppure ad Amelia non interessava la carrozzeria. La trovava noiosa —<br />

come aveva trovato noioso fare la modella e come aveva trovato noioso<br />

uscire con poliziotti belli, spacconi e arroganti. Forse non era il caso che si<br />

cercasse uno strizzacervelli, ma c'era decisamente qualcosa in lei che la<br />

spingeva a diffidare di tutto ciò che era estetico, superficiale. Per Amelia<br />

Sachs la vera essenza delle auto era nei loro cuori e nelle loro calde anime:<br />

il furioso battito di bielle e pistoni, il lamento delle cinghie, il perfetto bacio<br />

delle marce che trasformava una tonnellata di metallo, pelle e plastica<br />

in pura velocità.<br />

Decise che avrebbe portato l'auto in un'officina di Astoria, nel Queens,<br />

un'officina di cui si era già servita in passato dove i meccanici erano in<br />

gamba, più o meno onesti, e provavano un sincero senso di riverenza per<br />

potenti capolavori come la sua auto.<br />

Scivolò dietro il volante e accese il motore il cui ruggito raschiante attirò<br />

l'attenzione di una decina tra poliziotti, avvocati e uomini d'affari che stavano<br />

passando nelle vicinanze. Mentre lasciava il parcheggio della centrale,<br />

Amelia prese un'altra decisione. Alcuni anni prima, dopo aver tolto la<br />

ruggine, aveva deciso di far ridipingere l'auto che in origine era stata nera.<br />

Aveva scelto un giallo vibrante. Era stata una scelta impulsiva, ma perché<br />

no? Non era forse vero che i capricci erano fatti apposta per cambiare il<br />

colore delle unghie, dei capelli e dei veicoli?<br />

Ma ora pensò che dal momento che l'officina avrebbe dovuto sostituire<br />

un quarto della carrozzeria della Chevy, e che avrebbe comunque dovuto<br />

far ridipingere la macchina, avrebbe scelto un colore nuovo. Decise subito<br />

per il rosso fuoco. Quella scelta aveva un doppio significato per lei. Non<br />

solo era il colore che secondo suo padre avrebbero dovuto avere tutte le<br />

macchine veloci, ma era anche lo stesso del veicolo sportivo di Rhyme, la<br />

sedia a rotelle Storm Arrow. Quella era proprio la tipica manifestazione<br />

d'affetto verso cui il criminologo avrebbe ostentato indifferenza ma che in<br />

realtà gli avrebbe fatto segretamente piacere.<br />

Sì, rifletté Amelia, sarebbe stata rossa.


Pensò di lasciare subito la Chevy all'officina ma cambiò idea e decise di<br />

aspettare. Avrebbe potuto guidare un'auto malconcia per qualche altro<br />

giorno; da ragazza ne aveva guidata una per anni. In quel momento voleva<br />

solo tornare da Lincoln Rhyme, raccontargli tutto dell'alchimia che aveva<br />

trasformato il suo distintivo da argento a oro... e rimettersi al lavoro, per<br />

districare i complessi misteri che li attendevano: due diplomatici assassinati,<br />

una pianta che non si poteva trovare in quella città, delle strane impronte<br />

sul terreno fangoso e due scarpe scomparse.<br />

Due scarpe destre.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Ringrazio Jane Davis che pratica un genere di magia inimitabile occupandosi<br />

del mio sito web, mia sorella (e collega autrice) Julie Reece Deaver,<br />

il mio caro amico e straordinario autore di thriller John Gilstrap, e<br />

Robby Burroughs, che mi ha portato a vedere lo spettacolo del Big Apple<br />

Circus da cui è nata l'idea iniziale per questa storia.<br />

Nel corso della stesura di questo romanzo ho trovato estremamente utili<br />

le seguenti fonti: The Creative Magician's Handbook, di Marvin Kaye; The<br />

Illustrated History of Magic, di Milbourne e Maurine Christopher; The<br />

Magie and Methods of Ross Bertram, di Ross Bertram; Magicians and Illusionists,<br />

di Adam Woog; The Annotated Magic of Slydini, di Slydini e<br />

Gene Matsuura; The Tarbell Course in Magie, di Harlan Tarbell; Houdini<br />

on Magie, a cura di Walter B. Gibson e Morris N. Young, e Magie in Theory<br />

di Peter Lamont e Richard Wiseman.<br />

FINE

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