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Maddalena - Figlie della Chiesa

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<strong>Maddalena</strong>


«La sofferenza accettata con amoreha un grande valore per la Santa <strong>Chiesa</strong>»<strong>Maddalena</strong> di S. Teresa del B.G.


M. Maria Oliva Bonaldo<strong>Maddalena</strong>Editrice Istituto Suore <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>Roma 1996


LA «VIA ECUMENICA» DELLA SANTITÀTitolo originale <strong>della</strong> 1 a edizione:E. F.MADDALENAOttava per l’Unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>18-25 GennaioEditrice COR UNUM<strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>Vicenza 1959La 1 a edizione, con l’I m p r i m a t u r del 2.1.1959, ha avuto 5 ristampe(1959-1963) ed è stata tradotta in spagnolo (1961) e tedesco( 1 9 6 3 ) .2 a edizione - Roma 1996Tipografia: River PressFoto: Blow UP audiovisivi (TV)Sebbene in modo invisibile, la comunionenon ancora piena delle nostre Comunità è inverità cementata saldamente nella pienacomunione dei santi, cioè di coloro che, allaconclusione di un’esistenza fedele alla gra -zia, sono nella comunione di Cristo glorioso.Questi santi vengono da tutte le Chiese eComunità ecclesiali, che hanno aperto lorol ’ i n g resso nella comunione <strong>della</strong> salvezza.Quando si parla di un patrimonio comune sidevono iscrivere in esso non soltanto le isti -tuzioni, i riti, i mezzi di salvezza, le tradizio -ni che tutte le Comunità hanno conservato edalle quali esse sono state plasmate, ma inprimo luogo e innanzitutto questa re a l t à<strong>della</strong> santità.N e l l ’ i rradiazione che emana dal «patri -monio dei santi» appartenenti a tutte leComunità, il «dialogo <strong>della</strong> conversione»verso l’unità piena e visibile appare allora5


sotto una luce di speranza.Questa presenza universale dei santi dà,infatti, la prova <strong>della</strong> trascendenza <strong>della</strong>potenza dello Spirito. Essa è segno e prova<strong>della</strong> vittoria di Dio sulle forze del male chedividono l’umanità. Come cantano le litur -gie, «incoronando i santi, Dio incorona isuoi propri doni».Laddove esiste la sincera volontà diseguire Cristo, spesso lo Spirito sa effonde -re la sua grazia in sentieri diversi da quelliordinari. L’esperienza ecumenica ci ha per -messo di comprenderlo meglio. Se, nellospazio spirituale interiore che ho descritto,le Comunità sapranno veramente «conver -tirsi» alla ricerca <strong>della</strong> comunione piena evisibile, Dio farà per esse ciò che ha fattoper i loro santi. Egli saprà superare gliostacoli ereditati dal passato e le condurràsulle sue vie dove egli vuole: alla koinoniavisibile che è al tempo stesso lode <strong>della</strong> suagloria e servizio al suo disegno di salvezza.GIOVANNI PAOLO IILettera enciclica sull’impegno ecumenicoUt unum sint (25.5.1995), n.84PRESENTAZIONEMi è gradito presentare la ristampa <strong>della</strong> biografia<strong>della</strong> S e rva di Dio <strong>Maddalena</strong> di S. Teresa di GesùBambino, Figlia <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, sia perché essa è unfiore <strong>della</strong> nostra terra trevigiana e sia per la testimonianzadavvero forte e incisiva che ci viene dalla suavita e dal suo sacrificio offerto per l’Unità <strong>della</strong><strong>Chiesa</strong>.<strong>Maddalena</strong> è una figura semplice, gioviale ecoraggiosa, che insegna a tutti, in particolare ai giovani,come la vita può essere vissuta e donata per ungrande ideale. Per lei questo ideale o vocazione èstato l’Unità dei Cristiani. Ad essa contribuisconoancor oggi gli studi dei teologi, gli incontri deiresponsabili, ma anche - e più ancora - la preghiera alPadre comune e l’offerta a Lui delle proprie croci.Confido che <strong>Maddalena</strong>, modello delle <strong>Figlie</strong><strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, possa essere per molti fratelli e sorelleuna luce sulla strada <strong>della</strong> fede e <strong>della</strong> carità, come losono state la sua patrona S. Teresa di Gesù Bambino,S. Bertilla e la beata Maria Gabriella dell’Unità.✢ Paolo MagnaniVescovoTreviso, Pasqua di Risurrezione 19966 7


Oliva la matrice ideale per un approfondito discerni -mento su ciò che riguarda l’Istituto a 20 anni dallafondazione e la sua presenza nella <strong>Chiesa</strong>; in ciòc o rroborata anche dall’esempio di vita delle primeSorelle passate al cielo: Olga, <strong>Maddalena</strong>, Angelinae Maria: «Quattro espressioni diverse di quattro s ìdetti alla preghiera e alla penitenza».Con la p resenza di queste figure, soprattutto leprime due, emblematiche e preziose, Madre Oliva hafinalmente di fronte a sé tutti gli elementi per unapprofondito discernimento, al cui centro c’è l’assil -lo <strong>della</strong> comunione. Un tema che ormai dominava isuoi pensieri, avendolo ripreso più volte nelle sueC i r c o l a r i e nella prefazione alle Costituzioni del1958.L’orizzonte <strong>della</strong> comunione in Madre Oliva èampio, la sua visione dilaga sul mondo, ma partico -larmente sui cristiani divisi; il suo anelito è che i cri -stiani ritrovino l’unità perduta e tutti gli uomini siritrovino, come Famiglia, nell’unica casa del Padre.L o u rdes, il luogo <strong>della</strong> presenza di Maria, diventaallora l’ambiente propizio per appro f o n d i re i variaspetti del tema.La caratteristica che colpisce di più, in MadreOliva, nell’affrontare in «<strong>Maddalena</strong>» il tema dell’u -nità è il legame che ella sottolinea tra l’unità dei cri -stiani e il carisma del suo Istituto.Da Lourdes, Madre Oliva sollecita le sue figliead una comprensione più profonda e lucida che l’u -nità dei cristiani, prima di essere una missione, èuna dimensione costitutiva e qualificante <strong>della</strong> lorovocazione nella <strong>Chiesa</strong>. Il carisma, che guida le<strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> a vivere l’identità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>nel suo complesso come Corpo Mistico di Cristo,non può non ripro p o rre, continuamente, come pro -blema, alla loro coscienza, tutto ciò che contraddicel’unità dell’unico Corpo di Cristo. Su questa autoco -scienza, nella <strong>Chiesa</strong> e per la <strong>Chiesa</strong> di Cristo, sifonda la missione delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> nella pro -spettiva di ricomporre l’unità visibile di tutti i cri -stiani.In questo quadro ecclesiologico, la vocazione, lavita e la part i c o l a re morte di <strong>Maddalena</strong>, offro n oalla Fondatrice il primo motivo, il motivo fondante,di presentarla a tutto l’Istituto - accanto a Olga<strong>della</strong> Madre di Dio - come modello ispiratore <strong>della</strong>sua esistenza nella <strong>Chiesa</strong>. Sotto questo profilo, nonè fuor i luogo a ffer ma re che, a gli occhi <strong>della</strong>Fondatrice, <strong>Maddalena</strong> è colei che ha contribuito ar a f f o r z a re nell’Istituto delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> ilsenso <strong>della</strong> universalità ecumenica <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.P e rtanto, il seme ecumenico gettato da <strong>Maddalena</strong>attraversa tutto il corpo vivo delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong><strong>Chiesa</strong>, diventando così parte integrante del codicegenetico dell’Istituto.Oltre a questi, altri motivi contribuiscono a con -10 11


grande, capace di portare «molto frutto».Nel contesto <strong>della</strong> riunione di tutti i cristiani,<strong>Maddalena</strong> intravvede che il frutto è questa riunifica -zione dei credenti in Cristo. Per tutti c’è la speranza dif o r m a re un solo gregge con l’unico p a s t o re (Gv 10,16).Il sacrificio di <strong>Maddalena</strong> che ha fecondato lavocazione ecclesiale ed ecumenica delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong><strong>Chiesa</strong>, può continuare a fru t t i f i c a re sulla <strong>Chiesa</strong>che si incammina verso il Giubileo percorrendo, perimpulso dello Spirito Santo, la via ecumenica comevia propria e irreversibile (cf Giovanni Paolo II,Lettera Enciclica Ut Unum Sint, n.3).La morte di cui parla Gesù, come espressione diun amore più grande, non è un avvenimento isolato,ma è il culmine di un processo di donazione di sestesso.Solo l’impegno costante nella vita giornalierapuò condurre a tanto. Anche in <strong>Maddalena</strong>, similidecisioni hanno un retroterra di vita spirituale, fattadi piccoli passi costanti, alimentata da una intensavita contempla tiva , tipica , del resto, <strong>della</strong>C o n g regazione. Stupiva pertanto la sua «facilità alraccoglimento che pareva una seconda natura». Lastessa azione missionaria era frutto di contemplazio -ne. Ma soprattutto ne beneficiava il suo equilibriopersonale.Una vita contemplativa così profonda eintensa, ma anche nascosta e normale da sembrareirrilevante.In realtà, <strong>Maddalena</strong> conduceva una vita sempli -ce solo in apparenza, poiché anche dietro ai gesti piùsemplici c’è la capacità di re n d e re a Dio il culto<strong>della</strong> propria vita, quella cioè di chi ha imparato aconiugare la fede contemplata con i piccoli o grandigesti dell’esistenza quotidiana.Si comprende così la testimonia nza <strong>della</strong>Fondatrice: «Per lei era lo stesso “ mandare unbacio al Cuore di Gesù per Maria” e “non guardarenel piatto delle altre a tavola”, “seguire liturg i c a -mente la santa Messa” e “correre alle faccende piùumili” . Tutto per lei era amore, perché tutto erasanta obbedienza e l’amore non ammette distinzionidi comandi e di esecuzioni».A noi la sorpresa e la gioia di scoprire un bellis -simo fiore come quello che si incontra in montagna,che lascia incantati e di cui si ignora l’esistenza fin -ché non si è avuta l’occasione di vederlo e di ammi -rarlo.Roma, maggio 1996P. Franco Desideri cssrMembro <strong>della</strong> Commissioneper l’ecumenismo e il Dialogo<strong>della</strong> diocesi di Roma14 15


CENNI BIOGRAFICI SULL’AUTRICE:M. Maria Oliva BonaldoFondatrice delle Suore <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>L’Autrice, M. Maria Oliva BonaldoFondatrice delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>1893: nasce a Castelfranco Veneto, il 26 marzo1913: durante la processione del Corpus Dominiriceve dal Signore l’ispirazione dell’Operadelle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>1920: entra per obbedienza nell’Istituto Canossiano1938: A Roma inizia l’esperimento del nuovoIstituto1946: Approvazione diocesana a VeneziaM. Maria Oliva per espresso desiderio delPapa Pio XII fa la Professione Perpetuanell’Istituto delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> e nediventa Superiora Generale1957: Approvazione definitiva dell’Istituto1958: Nell’estate-autunno a Lourdes scrive labreve biografia di <strong>Maddalena</strong>1976: il 10 luglio, la Madre ritorna a Dio17


CE N N I B I O G R A F I C I S U<strong>Maddalena</strong> Volpato «Serva di Dio»1918: Nasce a S. Alberto di Treviso il 24 luglio1918 e viene battezzata il 28 luglio seguentenella <strong>Chiesa</strong> Parrocchiale di S. Alberto.1925: Riceve il Sacramento <strong>della</strong> Cresima, il 2agosto.1943: Conosce la nascente Congregazione delle<strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> nel 1943 a Treviso dovecompie il suo ingresso, come postulante, il23 ottobre.1944:Viene ammessa al noviziato il 30 maggio.1945: Nel gennaio le viene diagnosticato il morbodi Pot e si deve ricoverare all’Ospedale alMare (Venezia Lido).1945: Fa la Professione religiosa sul letto d’ospedale,il 18 maggio.1946: Muore il 27 maggio e viene sepolta nelcimitero del Lido. La sua salma riposa nellatomba di famiglia a S. Alberto di Treviso18 <strong>Maddalena</strong> Volpato ventenne


consistenza dopo un decennio di sepoltura inuna cassa di abete, si trovava in mano frantumi.« Vedono, soggiunse, estraendo un forame porososostenuto da due ossa, è scomparsa la vertebracervicale; chissà che caverna aveva nella carneviva! il morbo di Pott rode più dei vermi».Quando tutte le ossa furono riunite nellacassettina preparata ad accoglierle per il trasportodal cimitero del Lido di Venezia alcimitero di Mestre, Sacerdote, sorelle e parentis’inginocchiarono pensando a quella disgregazioneofferta per l’unione delle chieses e p a r a t e 1 alla <strong>Chiesa</strong> Madre, e le postulanticompresero che per ottenere l’unione dei cuoritutti devono pregare, ma qualcuno deve anche,come Gesù, sacrificarsi e morire.1A proposito dell’espressione «chiese separate», il PapaGiovanni Paolo II fa notare che negli ultimi trent’anni c’èstato, grazie al movimento ecumenico, anche un «ampliamentodel lessico che traduce una notevole evoluzione dellementalità. La consapevolezza <strong>della</strong> comune appartenenza aCristo si approfondisce». «Avviene ad esempio che i cristianiappartenenti ad una confessione non considerino più gli altricristiani come nemici o stranieri, ma vedano in essi dei fratellie delle sorelle. D’altro canto, persino alla espressione f r a -telli separati, l’uso tende a sostituire oggi vocaboli più attentiad evocare la profondità <strong>della</strong> comunione - legata al caratterebattesimale - che lo Spirito alimenta malgrado le rotture storichee canoniche . Si parla degli “altri cristiani”, degli “altribattezzati”, dei cristiani delle altre Comunità». «La “fraternitàuniversale” dei cristiani è diventata una ferma convinzioneecumenica» (Ut unum sint, n. 42).22 23


LA SUA VOCAZIONE<strong>Maddalena</strong> era stata chiamata, bambina, daDio, e quando si presentò la prima volta 2 ,umile e sicura, con la mano sul manubrio <strong>della</strong>bicicletta, per essere ricevuta, notai subito ilsuo carattere volitivo. Introdotta con energia labicicletta nell’angusto ingresso, mi porse ladomanda del suo Direttore spirituale e attese.Scorsi adagio la breve presentazione: venivadai campi; paese e famiglia sani e cristiani.Era stata formata dal Catechismo che nelVeneto si insegna in chiesa, a scuola e in casa.Faceva circa tre chilometri, quasi ogni mattina,per andare in parrocchia e dopo la Messavi si indugiava o per insegnare la Dottrina cri2L’incontro di <strong>Maddalena</strong> con Madre Maria Oliva Bonaldo,Fondatrice <strong>della</strong> Congregazione delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>,avvenne nell’estate-autunno del 1943 a S. Stefano diTreviso, prima casa <strong>della</strong> nascente Congregazione.S. Alberto di Zero Branco (TV)Paese natale di <strong>Maddalena</strong>24


Casanataledi <strong>Maddalena</strong>Fonte battesimale


fratelli<strong>Maddalena</strong> giovane


<strong>Maddalena</strong> con i familiari - al matrimonio<strong>della</strong> sorella MariaParticolare del volto di <strong>Maddalena</strong>


<strong>Chiesa</strong> Parrocchiale di S. Alberto (TV)stiana, o per imparare ad insegnarla: nemmenola mamma riusciva a trattenerla per farsi aiutarein casa.Sebbene di limitata intelligenza, avvertivagià i richiami di Dio che la segregavano dallafamiglia e li seguiva senza disgustare nessuno,con l’amabile discrezione che fu poi il suodistintivo. Il fratello, richiesto di notizie, nonseppe dirci che questo, come se prima <strong>della</strong>sua entrata fra noi, non si fosse fatta notareche per questo: «Lei vuol sapere la vita di<strong>Maddalena</strong> da giovane, dopo la primaComunione. Era calma e piena di pazienza.Quasi tutte le mattine andava alla Messa, poisi intratteneva a insegnare ai piccoli. In fondonon c’era modo di poterla fermare per i bisognidi casa: lei spariva senza che ci accorgessimoe andava dal Parroco per imparare einsegnare la Dottrina».A 14 anni entrò come aspirante domenicananel collegio Zalivani di Treviso. Non erapiù la vita libera e solitaria <strong>della</strong> sua casa tra icampi, lontana sì dalla chiesa, ma a due passi,per lei, attraverso le scorciatoie. Il collegio di33


trent’anni fa, chiuso ed esposto, fuori delmondo e un mondo dai contatti vivissimi, nonle piaceva. Non vi si sentiva abbastanza raccolta.In famiglia poteva appartarsi; qui mai.In parrocchia dominava dolcemente i suoibambini <strong>della</strong> classe di catechismo e, quando sciamavano,si ritirava verso l’altare maggiore, sottola prima stazione <strong>della</strong> Via Cru c i s, che faceva concalma fino alla quattordicesima.Era una adolescente che non aveva bisognodi occupazioni e distrazioni per equilibrarsi.La equilibrava la Grazia che le apriva il cuoreverso l’Oggetto <strong>della</strong> pietà meno sentito dallagioventù. La meditazione <strong>della</strong> DivinaPassione la maturò così anzitempo e diede allasua figura di contadina un aspetto nobile cherivelava la calma dei suoi desideri anche spirituali.Il più intenso, forse per reazione alla vitadi collegio, forse per la lettura <strong>della</strong> «Storia diun’anima» di S. Teresa del Bambino Gesù, fudi entrare al Carmelo e lo manifestò al suoDirettore carmelitano che tentò di accontentarla.Ella sarebbe entrata, se una postulante riccaavesse provvisto la dote anche a lei. <strong>Maddalena</strong>chiuse tutta in sé la sua beatitudine. La famiglianon ne seppe nulla. Il fratello, nelle notizieforniteci, non ne fa cenno. Nessuno s’accorsenemmeno <strong>della</strong> sua delusione quando ilConfessore, stanco di attendere invano, laindirizzava al Terz’Ordine delle Teresiane diCampi Bisenzio che a Firenze dirigono un collegio.Entrò a 18 anni e ne uscì dopo pochimesi malata.<strong>Maddalena</strong> aveva imparato così bene lelezioni di Gesù paziente che dal suo ritorno infamiglia all’ingresso nella nostra Congregazione— circa quattro anni — non ci fu nulla di notevolenei suoi comportamenti e nelle sue espressioni:nessun rimpianto, nessun lamento: taceva.Si lasciava curare senza pretese e senzaansietà. La malattia avrebbe potuto chiuderlele porte di tutti i conventi, ma non quella delcielo.Quando mi si presentò guarita, i suoi grandiocchi celesti rivelavano di averlo contemplatoa lungo, e ne erano così pieni che l’accettaisenz’altro.34 35


«HO UN MODO MIO»Le <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> erano ancora unafamigliuola ignara dei canoni religiosi, nelcolmo <strong>della</strong> grande guerra che faceva vivereun po’ tutti come gli uccelli dell’aria, senzaprogetti per il domani 3 . <strong>Maddalena</strong> vi si trovòsubito a suo agio. Comprese immediatamente3Le <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, riunitesi inizialmente a Roma nel1938, furono accolte l’anno seguente dal vescovo Mons. A.Mantiero a Treviso, dove ebbero la loro prima comunitàpresso la chiesa di S. Stefano. Nel 1940 aprirono una casa aMestre in diocesi di Venezia e nel 1941 a Ischia (NA).Quando <strong>Maddalena</strong> entrò tra le <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, le Sorelleerano una quarantina e otto le comunità. Nel frattempo ilPatriarca di Venezia aveva avviato la procedura canonica peril riconoscimento <strong>della</strong> nuova famiglia religiosa da parte<strong>della</strong> Santa Sede. Per la storia <strong>della</strong> fondazione e dei primianni di vita delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> nulla può sostituirsiall’avvincente racconto <strong>della</strong> Fondatrice in Olga <strong>della</strong> Madredi Dio, profilo biografico <strong>della</strong> prima Figlia <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>,serva di Dio, morta santamente a Mestre l’11 aprile 1943.lo spirito contemplativo <strong>della</strong> Congregazionee non ci fu mai bisogno di sollecitarla alla preghiera,al coro, al silenzio, al raccoglimento.Erano ossigeno per la sua anima.Non aveva molti doni naturali; fu quindioccupata più delle altre nel disbrigo <strong>della</strong> casae nella confezione del vestiario in cui eradiscretamente esperta. La Congregazionevivacchiava, come la povera gente, con loscambio di mano d’opera e viveri da unaall’altra delle sue casette venete e con tutti imezzi di fortuna, compresa la bicicletta.La bicicletta, allora, era la dote, e <strong>Maddalena</strong>si era presentata con la sua, contenta di far partedi una comunità che un noto sociologo 4 a v r e b b e4Igino Giordani (1894-1980). All’indomani <strong>della</strong> sua morte,venne ricordato da Giovanni Paolo II come «insigne figura diadamantino testimone <strong>della</strong> fede cristiana nel nostro tempo,mediante una vita esemplata sul Vangelo e numerosi scrittiapologetici, densi di dottrina e di sapienza». Per il legamespirituale tra Igino Giordani e la Fondatrice, cf M. O.BO N A L D O, Lettere a Igino Giordani, <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>,Roma 1986, che riporta, in appendice a p. 138, il citato articolo«Carmelitane in bicicletta» (1946) e a p. 145-146 unatestimonianza sempre di I. Giordani su <strong>Maddalena</strong> (1968).36 37


presentato al pubblico col titolo: «Carmelitanein bicicletta»!Entrò il 23 ottobre 1943 ai primi Vespri diS. Raffaele Arcangelo, col quale la sua pietàs’incontrava la prima volta. Non era stata sceltaper lei, né la festa <strong>della</strong> sua piccola Teresa,né <strong>della</strong> grande Teresa e nemmeno di S.Giovanni <strong>della</strong> Croce, così vicine, nell’ottobree nel novembre; ma non espresse desideri, nonmanifestò nostalgie. Cercò invece, lì, ancorasull’ingresso, di attirare nella sua nuova famigliadi carmelitane cicliste, una signorina chela contemplava e che fu poi, quasi subito, suacompagna di noviziato: Antonietta di S.Giovanni <strong>della</strong> Croce.«23 ottobre 1943. Sabato sera. A SantoStefano (Treviso) primo incontro mentreentrava in chiesa per l’imposizione dell’abitinodel Carmelo. Giuliva. Gli occhi sfavillavano.“Che gioia, signorina, proprio oggi, primiVespri di S. Raffaele!”.Era felice. Assistetti alla funzioncina, cosìsemplice e commovente, specie allora che si38<strong>Maddalena</strong> al tempo del suo ingressotra le <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>


S . Stefano (Treviso), prima casa delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong><strong>Chiesa</strong> dove <strong>Maddalena</strong> entrò nell’ottobre del 1943vestiva l’abito bianco e la venerata Madre cistava accanto nello stesso inginocchiatoio e ciabbracciava come sue figlie. Il sermoncino lotenne il suo direttore, P. Mario carmelitano...Alla fine mi avvicinai alla Madre e le chiesitimida:E io quando entrerò?Sabato prossimo, se vorrai.Entrerò sabato prossimo, <strong>Maddalena</strong>, esclamai,presa dalla sua stessa gioia e da quelgiorno ci sentimmo sorelle».L’Arcangelo ricambiò graziosamente<strong>Maddalena</strong>.«La sua pietà era semplice, scrive un’altrapostulante; la Madre ci aveva insegnato fin daiprimi giorni, coll’amore a Gesù e a Maria,anche una tenera devozione ai Santi Angeli e<strong>Maddalena</strong> li invocava con affetto fraterno. Aproposito del suo Arcangelo sono stata presentea un grazioso avvenimento.Mi trovavo con lei una sera: eravamo ancorapostulanti e stavamo percorrendo in biciclettaun lungo tratto di strada che ci separavadalla casetta di sfollamento aperta nell’ottobre41


1943 a Morgano di Treviso. Era scoppiato ungrande temporale e la strada, fiancheggiata daifossati pieni, era tutta buche e pozzanghere.Temevamo di cadere ad ogni istante, perchéeravamo cariche; la notte si faceva buia e pregavamoS. Raffaele e gli Angeli di aiutarci. Lestrade non erano illuminate per il coprifuoco esolo la bicicletta di <strong>Maddalena</strong> aveva un fanaletto,ma non funzionava. Ad un certomomento, in una svolta brusca, dopo un’invocazione,non si sa come, scattò la molletta e siaccese il fanale! Solo gli Angeli potevanoaverlo acceso, perché, quando nelle vicinanzedel paese la strada si fece più praticabile, ilfanaletto si spense da solo».La sua pietà era ordinata come la sua personae le sue cose: aveva «il suo modo» di pregare:«Una domenica sera, racconta la sua primacompagna, avevamo preso una lavata di capoper il disordine. Come reazione scappammo ins o ffitta dove sapevamo di aver lasciato biancheriasudicia. La radunammo ridendo in duefedere e ce le caricammo sulle spalle, una perciascuna, sperando d’incontrare lungo le scalela maestra. Ma la maestra non comparve nemmenoin lavanderia e allora durante lo smistamento<strong>della</strong> roba parlammo di amore di Dio.Così, dimenticando la lavata di capo e il tentativodi rivincita del nostro amor proprio, mipotei spiegare quella sua facilità al raccoglimentoche pareva una sua seconda natura.Faccio tanti atti d’amore, come mi ha insegnatoP. Mario.Quanti al giorno?Qualche centinaio.Ma come fai a saperlo se è così diff i c i l econtarli?Ho un modo mio!...Nei suoi occhi sfavillava una risatina. Nonsoggiunse altro, forse perché era il suo segreto,forse perché ricordò l’osservanza del silenzionella quale era modello a tutte».«Con lei non c’era pericolo che mancassi alsilenzio, nota la stessa postulante, perchéquando mi scappava una chiacchera mi sorridevaamabilmente e taceva, senza lasciarmi,come le scrupolose, l’amaro in cuore».42 43


Tutte stavano bene con lei, condiscendentee servizievole sempre.«Non era sarta, ma aveva il gusto delbello. Certi nostri colletti di seta artificiale cheio stiravo tutti a gobbe, ella si offriva sempre alavarli e stirarli per bene. Li teneva in una cartellaper le feste, perché noi certamente non liavremmo conservati a lungo e col velo costituivanoil nostro solo patrimonio».«Era generosa e non si risparmiava mai».«La vidi spesso prendere con attenzione gliordini delle sorelle che poi con prontezza edesattezza eseguiva. Così pure la vidi alacre alsecchiaio, segare e trasportare legna, portaresecchi d’acqua, far bucati e pulizie di pavimentie sempre serena e tranquilla».«Pregava sempre e stava attenta, nel suosilenzio, agli atti di carità che compiva, cercandoche nessuno se ne accorgesse».FORMAZIONE DI GUERRAGli avvenimenti incalzanti <strong>della</strong> guerraincominciarono a imporci sacrifici sempre piùpesanti. La Provvidenza che nei primi anni ciera venuta in casa senza fatica, si dovette cercaretra un bombardamento e l’altro con lenostre preziose biciclette.Il Vescovo di Treviso, temendo che patissimola fame, ci regalò le sue Pastorali e ci consigliòdi diffonderle nella Diocesi.«Il 26 marzo 1944 si fece per la prima voltala diffusione a Morgano. La iniziò <strong>Maddalena</strong>di S. Teresa del Bambino Gesù con Antoniettadi S. Lorenzo che ritornarono giulive con unsacco di pane casalingo sulle spalle...».«Ricordo di aver incominciato la propagandacon lei, scrive Rosa. Prese le pesanti borse,c’incamminammo raccolte e silenziose allavolta <strong>della</strong> stazione ferroviaria che distava44 45


circa quattro chilometri per attendere il trenoche doveva condurci al paesetto designato.Cammin facendo leggevamo qualche tratto del«Segreto di Maria» di S. L . M . Grignion deMonfort e la scelta cadde sul punto che mettea nudo il nostro pessimo fondo: “Essendo noiper natura più superbi dei pavoni, più attaccatialla terra dei rospi, più invidiosi dei serpenti,ecc...”. <strong>Maddalena</strong> me lo spiegò con tanta graziache rimasi colpita e l’impressione mi siravviva tutte le volte che leggo o sento leggerelo stesso punto.Intanto giungemmo alla stazione e, salitesul treno, in breve fummo al paese. Ci dirigemmoverso la parrocchia. Entrate in chiesa,ci fermammo a lungo per cercare prima ditutto il Regno di Dio. Durante la meditazione,ora leggeva e ora fissava il Tabernacolo, semprein ginocchio, immobile: il viso, con miagrande sorpresa, sempre più sereno e raggiante.Finita la meditazione ci recammo dalParroco per avere il permesso di diff o n d e r enella sua parrocchia la Parola <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.Ottenutolo, iniziammo la propaganda.<strong>Maddalena</strong> la faceva con tanta discrezione chementre le borse si vuotavano di libri si riempivanodi provvidenza.Finito il nostro giro ci avviammo per ilritorno. Nell’attesa del treno ci fermammosotto un albero: intanto vidi <strong>Maddalena</strong> divenirepallida; le chiesi se si sentiva male, maerano le ore del silenzio e mi sorrise soltantodolcemente. Non so però se il suo silenziofosse dovuto all’osservanza, cui non era obbligatacon me ancora aspirante, oppure al delicatoriserbo cui è tenuta ogni Figlia <strong>della</strong><strong>Chiesa</strong> che solo alla superiora deve parlare deipropri mali. Per quale dei due motivi abbiataciuto, non lo so; ricordo però che mi edificò.Nel ritorno non riuscii mai a sollevarla dalpeso delle borse, perché, appena me le cedeva,con tanta destrezza sapeva anche riprendermele».«Il 28 marzo, continua la cronista, tornammotutte a Trivignano per passare in silenzio epreghiera la Settimana Santa. Il 7 aprile amezzogiorno ci vedemmo sopra gli aerei adaltissima quota: Treviso e Marghera bombar-46 47


Basilica d’oro affollatissima vibrò un trilloa rgentino, cui fece eco un acuto simile a unnitrito. Ci sentimmo gelare! Era stata<strong>Maddalena</strong>, mia vicina di posto e dopo di leiMariottina, seduta vicino alla Madre, su cui siriversò tutta la colpa, perché nessuna volevacredere che <strong>Maddalena</strong>, sempre così misuratae composta, fosse stata capace di tanto».Lo era, e come! Partecipava all’allegriadelle altre con un piacere che faceva piacere atutte e allora pareva il fiore <strong>della</strong> salute.VITA E APOSTOLATO DI GUERRALa diffusione <strong>della</strong> Parola <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>divenne sempre più difficile in quell’estatedel 1944, in cui si dovette sostenere anchel’adorazione pubblica di S. Giuliano pressoS. Marco, lontana circa mezz’ora di stradadalle fondamenta Savorg n a n .« Voleva tanto bene a Gesù, scriveAngelina dell’Eucaristia; come noi sostavaspesso due ore davanti a Gesù esposto nellachiesa di S. Giuliano a Venezia, dopo unalunga passeggiata da Cannaregio e sostenutadalla carità <strong>della</strong> nostra Maestra che prima dipartire ci dava un pezzettino di pane e alcunenoci. Al ritorno ci attendeva una lunga minestradi guerra e patate a volontà; alcuni mesiprima <strong>della</strong> liberazione anche lei mangiò,come tutte, gallette forate e ce ne fosserostate ogni giorno!».50 51


Sempre più difficili erano pure i rifornimentie in queste vicende Antonietta di S.Lorenzo, Lucia dell’Angelo custode e<strong>Maddalena</strong> avevano il primato.«La vedevo apparire a Morgano e sparirecome un’apparizione, narra un’aspirante. Nonlasciava traccia di sé, tranne lo scricchioliodelle ruote <strong>della</strong> bicicletta che destramentemanovrava, sulla ghiaia del piazzale».Qualche volta le missionarie questuanti ritornavanocosì cariche di pagnotte che potevamodistribuirne anche ai partigiani di Santa MariaM a g g i o r e 7 col lasciapassare dei tedeschi. Ilviso di Antonietta era così aperto e quello di<strong>Maddalena</strong> così limpido che i poliziotti fascistifingevano di non accorgersene.«Quasi ogni mattina, continua la cronista,si partiva per tempo, a due a due. La Maestra ela Madre ci accompagnano alla stazione. Ci siferma al nodo Mira - Mirano; di lì, due a Mira,due a Dolo, due a Mirano. Così si passano i7Carcere di Venezia.paesini. Al ritorno gioia e festa in famiglia,distesa di derrate e racconti di pene e di morti<strong>della</strong> guerra.Quando ci si serve <strong>della</strong> filovia si hanno lesorprese; alla sera non esiste più la linea delmattino e dal cavalcavia di Mestre si devecamminare fino al ponte, mentre intorno lemacerie nuove fanno triste mostra di sé.Una sera si arriva al ponte e suona l’allarme.Dei militi tentano di fermare le pochemacchine che sfrecciano come topi: si ode ilronzio degli aerei di ricognizione. Che fare?Restare è pericolosissimo. Ci sono i grandidepositi di carburante. Intanto da quei depositisbuca un antiquato autobus zeppo di operai. Siferma stronfiando: pigia, pigia, entriamo conle nostre borse pesanti e quando sta per partire,arrivano <strong>Maddalena</strong> e Angelina.Due operai scendono e si mettono penzoloniall’esterno, sorretti per le braccia dai compagni...Siamo commosse fino alle lacrime.Promettiamo preghiere e al piazzale Roma lesirene fischiano il cessato allarme. Ora sonogli operai che ci ringraziano!».52 53


Non si poteva guardare <strong>Maddalena</strong> senzapensare all’innocenza e tutti ci avranno pensatoosservando quella tranquilla sorellina poveracome loro, esposta come loro ai pericolidelle incursioni che lasciava la parola alla eloquentecompagna e col suo rosario pregava,pregava:Stiano sicuri: ci sono gli Angeli!Comunicava anche alla sorella la sua allegraimperturbabilità e metteva la nota comicaanche nei momenti più tragici.«Occorreva andare a Treviso per ritirare deifagioli: dono del caritatevole Vescovo. Cigiungemmo la sera con la filovia; la città sembravadeserta. Al mattino, levata e via colmezzo sacco di legumi.Lascialo a me che ce la faccio, insisteva<strong>Maddalena</strong>. E io a tirare come lei: così si facevadoppia fatica. Oltre il cavalcavia di Trevisoriprendemmo la filovia, ma all’ingresso diMestre si deve scendere, la linea non prosegueper il bombardamento. Niente da fare: ciaccolliamo il nostro peso e via. Si arriva alponte, suona l’allarme: pochi operai di turno<strong>della</strong> notte scappano soltando i binari e fuggonooltre la distesa desolata <strong>della</strong> prelaguna. Gliaerei sono già sulle nostre teste.Andiamo anche noi laggiù, suggerisce<strong>Maddalena</strong>, ma le gambe non obbediscono epoi... non ce la sentiamo di abbandonare inostri fagioli... Riprendemmo dunque il nostropeso e ci indirizzammo verso un muro su cuistava scritto «Magazzini generali», a centometri dai depositi di carburante.<strong>Maddalena</strong> mi fece ridere con l’avventuradei fagioli, unico nostro riparo in quelmomento tragico. Al cessato allarme, dopoventi minuti eravamo a casa e non si rise più,perché poco dopo in Marittima cadeva unapioggia infernale...».Queste avventure missionarie erano preparatee seguite da periodi di letture e di silenzioe <strong>Maddalena</strong> vi si tuffava come nel suo elemento.«Era molto attenta alle lezioni <strong>della</strong> Madre,scrive Angelina, e sembrava sempre inebriata.La sua anima candida era tutta nel suo sorrisoe anche nel suo gaio riso durante le nostre54 55


iose ricreazioni. Si distingueva per il silenzio,l’ordine e l’obbedienza e in un periododel nostro noviziato fu proposta a esempio ditutte come sorellina maggiore».«PER TE, SIGNORE»«<strong>Maddalena</strong>, a novembre, narra una sorella,accusò particolari disturbi; uno strano foruncolinole fiorì sulla guancia sinistra. Si erafatta pingue; aveva perduto lo slancio. Alleprime ore di sonno, anche a lei pesava alzarsiquando suonava il benedetto allarme che parevapagato per svegliarci ogni notte. Erano formazionidi passaggio per la Germania e inrifugio si pregava per i poveretti che sarebberomorti.La Madre la fece visitare nel novembrestesso da un famoso medico che non capìnulla e la dichiarò robusta: poteva lavorare ecamminare».«Continuò il noviziato sempre generosa,scrive un’altra, ma più lenta verso novembrenell’esercizio <strong>della</strong> vita comune e fu così che56 57


venne sottoposta ad una visita medica.Anch’io ero presente e dopo averla visitata ilprofessore alla Madre disse: La faccia purelavorare, perché è pingue!<strong>Maddalena</strong> continuò quindi a lavorare e anon risparmiarsi mai. Scendeva e saliva le lunghescale per attingere anche lei l’acqua allafonte del pianterreno, si alternava con noi alsecchiaio e al lavatoio, andava in missione eall’adorazione come prima, anche se in cappellasi distingueva per il collo gonfio...».«Era sempre serena nel continuo sacrificiorichiesto dal momento di guerra specialmentea lei, di aspetto florido e robusto, soggiungeuna terza. Mi ero fatta l’idea che fosse quasiinsensibile al patire, invece, in una circostanzain cui riteneva di non esser vista, la scorsi tuttain lagrime e la udii gemere:Per Te, Signore, solo per Te!Scendeva le scale irrigidita nei movimenti,specialmente del collo, ma sempre sorridente.In sei mesi di postulato non l’ho mai vista colviso oscuro. Piangere e ridere insieme sì, perchéera tutt’altro che flemmatica. Una volta,Palazzo SavorgnanVenezia CannaregioScala del palazzo Savorgnan dove per un anno (1944-1945) le religiose «Dame del S. Cuore» ospitarono ilNoviziato delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> e dove <strong>Maddalena</strong>accusò i primi sintomi del suo male.58


<strong>Maddalena</strong> noviziadistribuendoci il lavoro di guardaroba, ciammonì con vivacità:Quello che fate, fatelo bene! Ma poi arrossendosoggiunse subito:Scusate, sorelle, ho sbagliato...».La tenevamo d’occhio però: il foruncolo fuun allarme e consultammo subito il medico<strong>della</strong> casa che prescrisse un semplice unguento.Ma scoprendole un giorno le spalle, perrendermi conto di quell’ingrossamento delcollo, notai un leggero rialzo allo sterno.Preoccupata, pregai le Dame di indicarmi unospecialista e mi indirizzarono all’allora rinomatissimoprofessore Vitali che mi tolse ogniapprensione.«Fatela lavorare e camminare, ci disse, perchéè un organismo sano ed è pingue».Quando Gesù vuole associare un’anima alsuo patire redentore, acceca anche i medicipiù esperti e i superiori più teneri, perchédiventino strumenti dei suoi misteriosi disegni.Così si spiega la Madre Greyfié nella vitadi S. M a rgherita M. Alacoque, la Madre61


Gonzaga nella vita di S. Teresa del BambinoGesù e la Madre Vauzou in quella diBernardetta: religiose che ricevano ogni giornol’Amore e, pur difettosamente, volevanosolo glorificare l’Amore coi comportamentiche straziarono e santificarono le loro predestinatefigliuole, in cui Gesù voleva prolungareil suo sacrificio per la <strong>Chiesa</strong>.Così la povera <strong>Maddalena</strong> continuò adessere il modello di tutte nel sacrificio comuneed io, convinta, in forza <strong>della</strong> prescrizionemedica, che il movimento fosse di necessitàvitale per il suo organismo, le ordinai disospendere il lavoro sedentario di guardarobae di girare con l’economa per i rifornimenti.L’obbedientissima figliuola credette allasua Madre e si convinse di non essere malata.Si permise solo un avvertimento con la sorellache aveva spinta ella stessa ad abbracciare lanostra austera vocazione, nonostante i suoianni e la sua debole salute.«La rividi il 21 novembre 1944, nel mioingresso in postulato e nella festicciuola difamiglia che si fece alle tre nuove postulanti.Ricordo un sommesso gemito che afferrai nelmio passaggio in dormitorio:Si soffre tanto!... e non intesi altro.Ripartii per Morgano incoraggiata. Poi nonla vidi più».62 63


LE SUE «SANTE OBBEDIENZE»Alcuni foglietti di un «notes» sfuggiti alladistruzione di tutto ciò che le apparteneva,spiegano questa sua eroica obbedienza di giudizio:ultimo gradino cui non si arriva se nonsi sono saliti tutti gli altri. <strong>Maddalena</strong> li saleguardando sempre la Madre che Gesù le hadato: Io guardo sempre come fa la Madre.Sotto il titolo «Sante obbedienze» annotatutte le sue parole, anche le dialettali: «nontirar su le vivande»; le confidenziali: «nonmettersi le mani in testa»; le illogiche: «nontossire più di tre volte in chiesa...».Riascolto la mia voce negli 85 punti elencati:i piccoli avvertimenti occasionali, i toniforti delle correzioni, i richiami che i difettidelle novizie provocavano e la necessità <strong>della</strong>loro formazione, prima umana e poi cristiana ereligiosa, via via suggeriva in termini di vitapiù che di scuola.La Maestra è il portavoce <strong>della</strong> Madre e le dàl’obbedienza di essere con lei «delicatissima».<strong>Maddalena</strong> lo è fino all’esagerazione:coglie a volo anche i suoi minimi desideri;s’impone, per esempio, «di recitare il Rosariointero» che non le è mai stato imposto.Ma io non ne sapevo nulla: non mi occupavadi sé; mi era attorno meno di tutte. Dellasua famiglia, <strong>della</strong> sua salute, dei suoi bisognispirituali non mi ha parlato mai. Potevo credereche non ne avesse. Il suo abbandono erasenza manifestazioni: solo soprannaturale.«La Madre, dirà a un’ammalata, ha ilCuore di Gesù».Ella Lo scorgeva sotto le manchevolezze<strong>della</strong> sua Madre, come sotto le apparenze delpane, e si abbandonava alla volontà <strong>della</strong> suaMadre con la certezza di abbandonarsi nelmodo più sicuro alla Volontà del suo Dio.«Non comprendo proprio, dirà pure, lesorelle che si rompono la testa a cercare altrestrade».64 65


«SANTE OBBEDIENZE» 81. Ordine nella persona, nella cella, in tutto.2. Silenzio assoluto.3. Parlare sottovoce.4. Non mettersi le mani in testa.5. Non tirar su le vivande.6. Non dar comandi a nessuna.7. Essere delicatissima con Mamma.8. Essere puntualissima.9. Stare in <strong>Chiesa</strong> con le mani giunte.10. Stare staccata dal banco dall’Elevazione adopo la Comunione.11. Lasciare sempre in ordine il bagno.12. Camminare ai lati <strong>della</strong> scala.13. Spegnere sempre le luci.14. Osservare in tutto la santa Povertà.15. Non parlare mai sola per riverenza colSacerdote.16. Alla sera preparare i segni nel Messale enell’Ufficio.17. Alla sera mettere in ordine le calze.18. Seguire liturgicamente la santa Messa.19. Non parlare mai in chiesa se non perestrema necessità.20. Sorridere sempre.21. Mettere in ordine qualche cosa alle sorellesenza farlo vedere.22. Non parlare dei parenti coi secolari.23. Pulire bene il pettine ogni otto giorni.24. Lavarsi il collo ogni giorno.25. Non tenere nella scatola 9 più del necessario.26. Parlare in italiano.27. Studiare ogni giorno il catechismo.28. Non girare semivestita.29. Non mostrarsi stanche e cadenti.30. Non fare apostolato fuori dell’obbedienza.31. Non usare la roba degli altri senza permesso.32. Non tenere i gomiti sulla tavola.8Espressione tipica <strong>della</strong> spiritualità religiosa del tempo,come «santo abito», «sante regole» ecc.669Le prime <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> non usavano né armadi né valigeper gli effetti personali, ma una scatola di cartone (cm35x20x50).67


33. Chiudere piano le porte.34. Non dire pareri non richiesti.35. Fare propositi pratici alla meditazione.36. Seguire alla lettera ciò che ordina laM a d r e .37. Usare carità alle sorelle.38. Essere generosa.39. Recitare bene qualunque preghiera.40. Seguire le preghiere col libro.41. Non parlare durante la lezione.42. Scrivere la sigla CJJC. 1043. Avere cura dei libri <strong>della</strong> comunità.44. Amare le cose più brutte.45. Pigliare la cenere quando si manca alsilenzio.46. Non chiedere per lettera cose senza permesso.47. Prima di entrare in casa mandare un bacioal Cuore di Gesù.48. Scrivere sempre il proposito <strong>della</strong> meditazione.10Cor Jesu Janua Coeli (Cuore di Gesù, porta del Cielo) è lasigla scelta dalla Madre Fondatrice per contraddistinguere gliscritti delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.49. Al primo campanello portare Messale,Ufficio e velo sopra l’armadio.50. Tenere le mani alla cintura.51. Ricevere gli ordini in ginocchio.52. Chiedere ciò che occorre in ginocchio.53. Baciare la terra quando si parla in dormitorio.54. Non gettare dalle finestre carte, ecc.55. Non sfogliare il Messale per gli angoli.56. Recitare il rosario intero ogni giorno.57. Mattina e sera recitare il Magnificat.58. Fare il letto sempre nello stesso modo.59. Leggere ogni giorno le obbedienze.60. Andare da Gesù per Maria.61. Essere puntuale all’orario <strong>della</strong> comunità.62. Non tenere aghi e spilli puntati davantisul vestito.63. Piegare la roba da mettere a bucato.64. Abbassare il capo pronunciando il Nomedi Gesù.65. Chiudere la porta <strong>della</strong> sala.66. Poggiare piano ogni oggetto senza farestrepito.67. Mi accuserò subito dopo commessa unamancanza.68 69


68. Non guardare nel piatto delle altre a tavola.69. Non tossire più di tre volte in chiesa.70. Non parlare senza permesso con le professe.71. Obbedire senza «codette».72. Amare sempre e scegliere quello che nonpiace.73. Contegno religioso in treno.74. Non occupare il posto dei Superiori nemmenoper scherzo.75. In chiesa occupare sempre il proprioposto.76. Evitare rumori forti e strepiti (desiderio diMamma) 11 .77. Non interrompere il discorso <strong>della</strong>Mamma e delle sorelle.78. Notare le mancanze ogni sera.79. L’ordine in tutto (desiderio di Mamma).80. I desideri di Mamma in tutto.81. Pulizia <strong>della</strong> persona.1 1Così veniva chiamata affettuosamente la Fondatrice dalleprime <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.82. Nulla domandare e nulla rifiutare.83. Mangiare secondo le norme <strong>della</strong> buonacreanza.84. Fare tutto quello che fa la Comunità.85. Correre alle faccende più umili.«C’est tout un». <strong>Maddalena</strong> attuava cosìl’intercalare di S. Francesco di Sales e per leiera lo stesso «mandare un bacio al Cuore diGesù prima di entrare in casa» e «chiudere laporta <strong>della</strong> scala», «andare a Gesù per Maria»e «non guardare nel piatto delle altre a tavola»,«seguire liturgicamente la santa Messa» e«correre alle faccende più umili». Tutto per leiera amore, perché tutto era santa obbedienza el’amore non ammette distinzioni di comandi edi esecuzioni.Quanto dunque le dissi convinta:<strong>Maddalena</strong>, bisogna correre, l’ha detto ilmedico, corse. E non solo «alle faccende piùumili», ma alle fatiche e alla morte, poverafigliuola!«Era il periodo <strong>della</strong> guerra, racconta Jole<strong>della</strong> Madonna, e la nostra casa di Treviso era70 71


chiusa per i continui bombardamenti. Bisognavaandare a prendere <strong>della</strong> roba e fummo sceltenoi due, <strong>Maddalena</strong> ed io. A Piazzale Romanon circolava la filovia per un allarme.Incoraggiateci a vicenda, abbiamo incominciatoil lungo ponte pregando. A noi si eraunita una povera donna che portava con sé unapiccola valigia e se la cambiava di continuo dauna mano all’altra. Subito l’abbiamo aiutata:era sale e pareva piombo. Anche la povera<strong>Maddalena</strong>, dopo diverse prove, dovette smettere.Ma intanto eravamo giunte a Marg h e r a .Nessuna filovia né qui, né a Mestre, perchénon era cessato l’allarme. Di nuovo ci siamomesse in cammino, stavolta più leggere, perchéla povera donna si era allontanata perandare a vendere il suo sale. La stanchezza sifaceva sentire e fra un mistero e l’altro delrosario, si cercava qualche mezzo di fortuna.Presso Mogliano, venne avanti un somarello eil suo buon padrone ci fece salire nel carrettoche ci parve più comodo di una poltrona. ATreviso scomparve ogni stanchezza: chiesa ecasa erano in piedi. Ritornammo a tarda sera,sempre in filovia, per grazia di Dio! La Madreci attendeva tutta in ansia: ci ha subito ristoratee abbiamo chiuso la giornata con una clamorosaricreazione. A questa passeggiataVe n e z i a - Treviso ho tanto ripensato in seguito!e alla eroica sorella <strong>Maddalena</strong> dalla cuibocca non uscì un lamento, né per la stanchezza,né per il freddo, né per la pesantevaligetta che irrigidiva la schiena e le facevacambiare colore. Tutta la giornata è stata unacontinua preghiera. Ho il suo viso davanti agliocchi: sereno, tranquillo, sempre sorridente».Dicembre 1944.72 73


OTTAVA 18-25 GENNAIO18 Gennaio 1945. Nella chiesa di S.Giuliano dove le novizie si alternavano perl’adorazione del Santissimo Sacramento,erano stati esposti gli avvisi dell’Ottava diPreghiere per l’Unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> che le<strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> dovevano trascorrere pregandopiù degli altri con Gesù: Pater, rogo utsint unum 12 e con la loro santa Madre:Ut omnes errantes ad unitatem Ecclesiaerevocare... te rogamus; audi nos 13 .12«Padre, ... prego ... perché tutti siano una sola cosa...» cfG v 17, la preghiera da cui la Congregazione delle <strong>Figlie</strong><strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> ha tratto ispirazione e vita. Cf Il primo statutodelle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, M . OL I V A BO N A L D O, «33 foglietti» ,<strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, Roma 1984, p. 3-6 e la Prefazione alleCostituzioni del 1958.13«Perché ti degni di riportare all’unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> tutticoloro che sono nell’errore: ti preghiamo, ascoltaci»; preghierache le <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> recitavano ogni giorno,Fra le otto novizie c’era una laureata e unamaestra che conoscevano la triste vicendadelle chiese separate, il movimento dei protestantiinglesi per l’unione e il movimento deicattolici romani per l’incontro 14 , ma non ci eraancora nota la biografia di Suor Gabriella 1 5tratta dalle solenni litanie dei Santi che la <strong>Chiesa</strong> cantavanella Notte Pasquale, in occasione delle Rogazioni e dellequarantore (cf Liber Usualis p. 838).14Si noti la semplicità e la precisione storica di questa sintesidel movimento ecumenico.1 5Maria Gabriella Sagheddu, nata a Dorgali (NU) inSardegna il 17 marzo 1914, morta il 23 aprile 1939, è stataproclamata beata da Giovanni Paolo II il 26 gennaio 1983. Dilei scrive il Papa al n. 27 dell’Enciclica Ut unum sint: « S u o rMaria Gabriella, chiamata dalla sua vocazione ad essere fuoridel mondo, ha dedicato la sua esistenza alla meditazione ealla preghiera incentrata sul capitolo 17 del Vangelo di SanGiovanni e l’ha offerta per l’unità dei cristiani. Ecco, questoè il fulcro di ogni preghiera: l’offerta totale e senza riserve<strong>della</strong> propria vita al Padre, per mezzo del Figlio, nello SpiritoSanto. L’esempio di Suor Maria Gabriella ci istruisce, ci facomprendere come non vi siano tempi, situazioni o luoghiparticolari per pregare per l’unità. La preghiera di Cristo alPadre è modello per tutti, sempre e in ogni luogo».74 75


trappista immolatasi per il ritorno dei dissidenti,perché erano rotte le comunicazioni conRoma e col gruppo delle studentine, lì bloccato.A me premeva illuminare le sei ignorantellee ottenere il massimo di generosità, data l’urgenzadel problema e la gravità del bisogno:Figliuole, voi sapete che non può sorg e r euna nuova congregazione nella <strong>Chiesa</strong> senza unfine specifico che la distingua dalle altre e chene mostri la necessità, o almeno l’opportunità.La necessità <strong>della</strong> Preghiera l’ha proclamataGesù stesso e per questo sono sorti subitogli antichi Ordini oranti. Essi pregano, alternandosiininterrottamente, di giorno e di notte,perché Gesù ci ha comandato anche di pregaresempre.Ma ha comandato anche di predicare e,dopo il mille, la necessità di una Predicazionesempre più vasta e capillare, ha fatto sorgere igrandi Ordini predicatori.A metà del secondo millennio Lutero 1 616Madre Maria Oliva che nella pagina precedente rivela unasensibilità ecumenica superiore ai tempi, nell’attribuzione adivise la <strong>Chiesa</strong> e, dopo di lui, altri la suddiviseronelle chiese separate dall’unica fondatada Gesù.Continuò ininterrotta la Preghiera, continuòappassionata la Predicazione: pensate a S.Teresa, pensate a S. Francesco Saverio! Ma isolchi <strong>della</strong> divisione si fecero sempre piùprofondi fino al secolo scorso in cui venneMaria, la Mamma, a ricordarci un altrocomando di Gesù, non meno assoluto di quello<strong>della</strong> Preghiera e <strong>della</strong> Predicazione: laPenitenza, il patire.Gesù pregò il Padre per l’unione <strong>della</strong> suaprima <strong>Chiesa</strong> e il giorno dopo «consegnò Sestesso per lei» 1 7 . Ella, suo misterioso Corpo,«nacque, come cantiamo sempre, dal suoCuore spezzato» 18 .Lutero di tutta la responsabilità <strong>della</strong> divisione si adegua alcontesto <strong>della</strong> storiografia cattolica pre-conciliare. Ma siaffretta nelle successive ristampe di M a d d a l e n a a pubblicare,come premessa, l’umile richiesta di perdono di PaoloVI per le responsabilità imputabili alla <strong>Chiesa</strong> cattolica,fatta in occasione <strong>della</strong> ripresa del Concilio ecumenicoVaticano II (29 settembre 1963).17Rm 10,1576 77


Per il ritorno 19 e l’unione delle chiese separatebisogna pregare con Gesù: Pater, rogo utsint unum e noi incideremo la sua implorazionein tutti i nostri Tabernacoli. Ma bisognaanche soffrire, perché se non saremo una solacosa il mondo non crederà. L’ha detto Lui:Padre, siano una sola cosa... affinché il mondocreda...» 20 . La conversione del mondo alla fededipende dall’unione! È tremenda l’urg e n z a<strong>della</strong> «Preghiera» e <strong>della</strong> «Penitenza» perl’Unione!Figliuole, noi siamo nate per questo: peressere una sola cosa, affinché il mondo creda eperché siano una sola cosa prima gli uniti 21 e18La 3 a strofa dell’Inno «En ut superba criminum» <strong>della</strong> Festaliturgica del Sacro Cuore: «Ex corde scisso Ecclesia, Christoiugata nascitur» (dal cuore spezzato è nata la <strong>Chiesa</strong>, sposa aCristo) è stata scelta dalla Fondatrice quando dovette pensarea uno stemma che «dicesse l’essenza dell’Opera».19La “teologia del ritorno” fu superata con l’evento delConcilio e dei successivi sviluppi del movimento ecumenico(Cf Concilio Vaticano II, Decreto Unitatis Redintegratio, n.1;e Giovanni Paolo II, Enciclica Ut unum sint, n. 12)20Gv 17,21poi i separati. Per questo dobbiamo pregare;per questo dobbiamo soffrire, «portando,soprattutto, i pesi le une delle altre» 22 che è ilsoffrire meno illusorio e più unitivo.I visi delle novizie erano pensosamentechini sul lavoro. <strong>Maddalena</strong> sollevò il suo condue occhi sfavillanti.Ciò le era stato tanto facile sempre!Sopportare una parola dura, continuai;Sorridere a un viso oscuro;Compatire un comportamento incivile;Passar sopra a una sgarberia;21Per Madre Maria Oliva l’impegno delle <strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>per l’unità ecumenica non è percepito principalmente come«azione», ma come partecipazione al mistero stesso di Cristoche prega per l’unità <strong>della</strong> sua <strong>Chiesa</strong>, partecipazione che stimolaprima di tutto la comunione all’interno <strong>della</strong> comunità eche si allarga fino a raggiungere i non credenti:«Per la conversionedegli increduli è necessaria l’unione dei credentiseparati; per l’unione dei credenti separati è necessaria l’unionedei credenti uniti, per l’unione dei credenti uniti ènecessarissima l’unione nostra» (Lettera Circolare del 23gennaio 1955). Anche nelle ultime lezioni alle giovani suorenel giugno 1976 dirà: «Prima dell’unità ecumenica <strong>della</strong><strong>Chiesa</strong>, il Signore domanda a noi l’unità fraterna, l’unitàcomunitaria nella <strong>Chiesa</strong>, l’unità comunitaria fra noi».22Gal 6,278 79


Passarci sotto, scordandola, come insegnala piccola Teresa;Lasciarci prendere il necessario senzareclamare;Lasciarci prevenire nelle iniziative;Lasciarci sopraffare in ricreazione...Questo patire minuto unisce gli uniti, attira iseparati, ottiene agli increduli la Fede che èl’apporto <strong>della</strong> Predicazione e il donodell’Unione.<strong>Maddalena</strong> continuò a fissarmi e a sorridermi,ma fedele al suo 41° e 77° proposito, nonfiatò.Quando ci saremo offerte a patire così pertutta la vita, conclusi, offriamo pure anche lavita...<strong>Maddalena</strong> arrossì violentemente e il turchesedei suoi occhi si caricò come non avevomai notato. Stavolta la guardai bene anch’io:stavo per scoprire in lei una intensità di ardorefino allora insospettata. L’avevo sempre giudicatabuona, generosa, predisposta dalla Graziaalla contemplazione, ma tutte erano buone,generose, avide di preghiera: la sua generositàsi confondeva con quella delle altre, comecondizione di vita imposta a tutti dalla guerra,facilitata a noi dal fervore degli inizi <strong>della</strong>congregazione e dagli esempi eroici <strong>della</strong>nostra Olga <strong>della</strong> Madre di Dio, morta da circadue anni in odore di santità 23 .<strong>Maddalena</strong>, fedele alle sue «sante obbedienzea»20, 21, 29, 82, col suo sorriso, con lasua carità nascosta, con la sua prontezza adaiutare senza tener conto delle sue stanchezze,con la sua fedeltà a non chiedere mai nulla, siera così bene nascosta che io la ritenevo naturalmentebuona, senza problemi e forse anchesenza grandi aspirazioni.Non aveva nulla da chiedere nemmeno per2 3Olga Gugelmo (1910-1943) era entrata nella nascenteCongregazione il 16 luglio 1938 col nome di Olga <strong>della</strong>Madre di Dio ed aveva lasciato l’esilio l’11 aprile 1943,Domenica di Passione. L’11 aprile 1956 il card. AngeloGiuseppe Roncalli, poi Papa Giovanni XXII, apriva ilProcesso canonico sulla sua fama di santità e virtù.Quando M. Oliva scrive il presente opuscolo «<strong>Maddalena</strong>» ilprocesso informativo sulla fama di santità e virtù <strong>della</strong> Servadi Dio Olga Gugelmo è aperto da circa due anni (11 apprile1956). La Causa di beatificazione è stata introdotta a Romail 27 settembre 1975.80 81


il suo spirito: né un consiglio, né un libro, néun aiuto. Ora quei suoi occhioni spalancati daun calmo ma imperioso desiderio, me la rivela v a n o . Li ho davanti come la sua autenticafotografia.Dopo la lezione, le altre ripresero in silenziole loro faccende. <strong>Maddalena</strong> restò al suoposto e appena mi vide sola mi si inginocchiòvicino tutta rossa:Madre, sussurrò, mi permette di offrire lamia vita a Gesù per l’unione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>?Perché no? le risposi; non hai capito? tutte lapossono offrire. E come si trattasse <strong>della</strong> stessacosa, le raccomandai di aggiustare con sollecitudinei grembiuli delle sorelle.Soddisfatta, corse al suo lavoro di guardarobache interruppe solo alla sera per discenderee risalire dal pianterreno col rifornimentod’acqua per la comunità.Nella lezione <strong>della</strong> mattina seguente e dellesuccessive, l’urgenza <strong>della</strong> Preghiera e <strong>della</strong>Penitenza venne ribadita dai nuovi cenni storiciche le pagelle di propaganda ci fornivano eper il 25 gennaio, ultimo giorno dell’«Ottavadell’Unità» si progettò una chiusa solenne a S.Marco, intorno alla Nicopeia che avremmopregato per l’unità dei fratelli separati, per lacarità dei fratelli uniti e perché l’Unioneimplorata da Gesù si realizzasse anche col piccolissimocontributo <strong>della</strong> nostra unione.Ma quella mattina la tenda di <strong>Maddalena</strong>non si aprì. La sollevai leggermente per nonsorprenderla all’improvviso e la sua testa sisollevò dal guanciale rubiconda, ma con fatica.Non poteva muoversi di più. Spaventate,l’aiutammo piano piano e solo così le fu possibilealzarsi, reggersi e poi vestirsi. Non le permisiperò di seguirci a S. Marco e la condussiin mattinata dal Professore De Marchi per unaradioscopia.Nell’oscurità del gabinetto, il professore miindicò, muto, col dito, all’altezza <strong>della</strong> quintavertebra cervicale un punto oscuro da cui uscivaun rivoletto nero.Ascesso ossifluente, morbo di Pott, mi sentenziòe ordinò il ricovero d’urgenza all’ospitaleal Mare.82 83


«NON MI PENTO!»Tutto pareva concorrere perché il suomorbo precipitasse. Fu impossibile il trasportofino alla Riva degli Schiavoni, perché gliallarmi si succedevano vicinissimi l’unoall’altro. Nemmeno il piroscafo per il Lidofaceva servizio e si dovette tragittare la lagunain barca. Al Lido si poté trovare a stento unbiroccio che finì per sconquassare la poveramalata. Per la penuria del combustibile l’ospedalenon era riscaldato, nonostante il rigore diquegli ultimi giorni di gennaio. Io non poteichiudere occhio, la notte, sotto quelle coperteda militari e fra quelle lenzuola umide.La povera <strong>Maddalena</strong> fu subito ingessata: ilsuo viso che pareva rubicondo di salute, emersecome una rosa dall’alto colletto di gesso,ma per poche settimane. Una violenta pleuritecon febbre altissima obbligò i medici a sgessarlae il morbo di Pott non si poté più arrestare.Noi ce la conteplammo per un anno emezzo irrigidita nel letto, con la testa immobile,con le gambe prima tese e poi sollevate dauna barricata di ferro; beata quando, alternandocinell’assistenza, ci poteva vedere dallospecchietto posto a baldacchino sopra la suafronte.Come va <strong>Maddalena</strong>? Hai visto... ConGesù non si scherza. Che missione ti ha affidato!Contenta vero?Oh, sì, Madre! e gli occhioni celesti siriempivano di sorriso e di lagrime.«Il 23 marzo ‘45 alle quattro pomeridianeprimo bombardamento e nel Porto commercialeuna nave a picco. Dal rifugio sembra cheil palazzo ondeggi. Lo scoppio fu tremendo: lanave era carica di munizioni. Da allora i vaporettinon vanno che di rado al Lido. Un mattinodi fine aprile mi mandano a dare un salutoa <strong>Maddalena</strong>; arrivo quasi a mezzogiorno;corro all’ospedale e già devo ripartire per nonlasciare la Madre in pena. La sorella è in lagrime:le sue gambe sono prese da crampi terribi-84 85


li che partono dalle vertebre cervicali. Lehanno tolto l’ingessatura e non può fare imovimenti necessari che molto cautamente.Scappo, perché è tardi e la lascio in lagrime».«Sorella Assunta era instancabile, ma riusciiancora a darle il cambio e rimasi con<strong>Maddalena</strong> due notti e un giorno. Era felice el’infermiera mi pregò di farle le iniezioni.Rimasi sgomenta: la sua pelle era arida comela pergamena: sudavo e lei rideva:Già fatta? Non me ne sono accorta.Lo diceva per delicatezza: era così gioviale!Ma ad ogni movimento un po’ bruscogemeva:Oh, i miei piedi!Quei piedi mi facevano paura, eranomostruosi, con le gambe sottili da piccino.C’era proprio da meditare: «Beati i piedi cheevangelizzano la pace» 24 .Glieli massaggiai chiacchierando il piùpossibile; così riuscii a protrarre l’ora <strong>della</strong>morfina di quasi 60 minuti. Ma non ne poteva24Ef 5,26più; era tutta dolore. Corsi dall’infermiera...Le faccia l’iniezione, per carità, esclamò.Così le feci la seconda iniezione; la sistemaibenino e potemmo riposare. All’indomanila Madre mi telefonò se mi sentivo di fareun’altra notte, perché sorella Assunta nonaveva trovato il vaporetto. Accettai volentieri.Il secondo giorno passò discretamente tra pulizie,medicazioni, visite mediche, ma la nottefu tormentosa. Quando abbassammo la lucedel corridoio, la camera sembrava invasa dalleforme più strane e dolorose. <strong>Maddalena</strong> gemeva,gemeva...Che posso farti, <strong>Maddalena</strong>?Mentre mi davo un gran daffare intorno alletto, ora spostando un piede che doveva starfermo, ora coprendole una spalla, ora asciugandolegli occhi pieni di lagrime, a un certomomento scoppiò a ridere:Mi sembri proprio un colombo di Piazza S.Marco... e ricominciò a gemere. Alle 23 le feciun’iniezione di morfina e non la lasciai finchénon si quietò.Ho visto un Calvario con due croci, mi disse86 87


quando si svegliò, erano per la Madre...». CosìAntonietta.In primavera ottenemmo dal CardinalePatriarca il permesso di farle pronunciare iSanti Voti.Le coprimmo il letto di margherite e davantiall’Ostia Santa, prima <strong>della</strong> Comunione,<strong>Maddalena</strong>, avvolta nel velo bianco, offrì tuttase stessa a Dio e alla Vergine con la formulaapprovata <strong>della</strong> Professione religiosa.«Nos autem glor iari oportet in Cru c eDomini nostri Jesu Christi» 25 .Il canto delle nostre Professioni avevaanche in lei, sebbene così piccola di fronte aS . Paolo cui lo dettò lo Spirito Santo, e a S.Francesco cui lo applica la Liturgia, la suaconferma.<strong>Maddalena</strong>, forse non pensavi che ilSignore fosse così... furbetto, le disse unasorella, credevi di scherzare... ma Lui ti hapreso in parola!Con lo stesso tono scherzoso, sorridendo,2 5G a l 6,2 «Noi ci gloriamo nella Croce di Cristo Gesù,Signore nostro».rispose, subito:«Ma io non mi pento, sai; sono contenta.Mi basta che mi dia la forza».Un giorno le chiesi, racconta un’altras o r e l l a :<strong>Maddalena</strong>, com’è che ti trovi qui?Ho detto una parolina per scherzo a Gesù, eLui l’ha presa subito sul serio, rispose, ma nonmi pento.«La Suora infermiera m’ha fatto rimanerecon altre sorelle, mentre delicatamente la giravaper medicarla, racconta Angelina. Qualestrazio! Dal collo in giù, era tutta una piagache sembrava una cancrena, e le gambe paralizzateparevano di cartapesta. Non avevaforma umana. La povera sorellina si dimenavaemettendo solo qualche debole lamento».«Quando la medicavano, racconta un’ammalata,dalla sua camera usciva un forte odorecadaverico e dalla schiena le sprizzava il puscome un rubinetto».S o ffro tanto, confidò ad Assunta, ma non mi tiroindietro. Non ho mai detto di no a Gesù.88 89


«SONO D’ACCORDO CON GESÙ»<strong>Maddalena</strong> soffriva con la sua solita semplicità:non drammatizzava mai.Si accusò di essersi vista bellina nello specchioche pendeva di fronte e il Confessore lefece applicare l’immagine del Crocifisso.Mi perdonerà Gesù? non finiva di ripetere,per un attimo di compiacenza. Un’altra suorachiedeva sempre la morfina e lei non l’avevamai chiesta.«Alludendo a una lezione <strong>della</strong> Madre, raccontaGina di S. Teresa del B. G., che per farciintendere la presa di pos sesso dell’anima daparte del Signore, aveva portato l’esempio“ d e l l ’ o rganetto che poi le suona dentro” inmodo che essa resta serena anche nella sofferenza,le chiedevo se anche lei facesse taledeliziosa esperienza.Eh, sì! mi rispose, qualche volta il Signoresuona nella mia anima il suo «organetto» altrimenticome farei a durarla? Ma per poco;dopo mi lascia sola e sta a vedere se faccio dabrava Figlia <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>».Le sorelle che venivano a visitarla, raccontaAssunta degli Angeli, le parlavano dell’unionecon Dio, ripetendole le lezioni <strong>della</strong> Madre.«Ma cos’è questa unione con Dio? chiedeva.È forse la gioia che provo anche in mezzoai dolori, senza noia, senza stanchezza?».Non ho mai notato in lei un atto di impazienzao di pentimento <strong>della</strong> sua offerta. Sechiedeva di essere sollevata era solo per poterpregare.Durante la processione del Venerdì Santodesiderava di accompagnare i canti con le suelodi, ma l’acutezza dei dolori non glielo permetteva.«Per qualche cosa Gesù ha fatto scoprire lemedicine!» mi disse, ma non proseguì.Vistasi poi nell’impossibilità di pregare,pattuì con Gesù che ogni lamento fosse larichiesta del ritorno alla <strong>Chiesa</strong> cattolica di unfratello <strong>della</strong> grande schiera dei separati, per i90 91


quali si era offerta.Gesù le dava continue prove di aver accettatola sua immolazione. Ogni volta che ripetevala sua offerta le iniezioni perdevano laloro efficacia di calmanti.Un giorno una sorella, per provarla, le disseche avrebbe dato più edificazione chiedendoanime a Gesù, che lamentandosi. <strong>Maddalena</strong>tacque, ma, appena uscita la sorella, spiegò:«Quando ho i dolori acuti, non ho che la forzadi dire: ahi! Sono però già d’accordo con Gesùche a ogni lamento Lui mi deve dare un’anima.Un giorno la medicò una crocerossinameno delicata delle altre e <strong>Maddalena</strong> invocaval’aiuto di Gesù e Maria:«Stia buona», le disse la signorina.«Mi vuole impedire di chiedere l’aiuto diGesù!» rispose <strong>Maddalena</strong>.Non le mancarono le umiliazioni.Un’ammalata racconta: «Un giorno passò dicontrollo il Professore e avvicinandosi al mioletto parlava con gli altri medici di Suor<strong>Maddalena</strong>: A quella suorina bisogna togliereil gesso, perché non è umano lasciarla soffrirecosì. Il medico del reparto rispose bruscamente:Non lo vedo necessario: è un’isterica chenon sa sopportare niente: lasciamola ancora unpo’, poi vedremo come va.Poverina! non ne poteva più; non trovavariposo in nessun posto. Bastava guardare quelviso per comprendere quanto soffriva e semprecon quel suo sorriso silenzioso. Quando lechiedevano come stava, rispondeva sempre:«Bene: bisogna soffrire per la Santa <strong>Chiesa</strong>».Dopo qualche giorno dovettero togliere ilgesso; aveva una pleurite con abbondanteliquido e principio di pus. Tentarono allora latrazione con un peso ai piedi e uno alla testa.La imboccavano e ci guardava solo nellospecchio sporgente dalla testiera del letto. Cheimpressione! Sembrava Gesù in croce!Sentendomi vicina e muta, mi guardò nellospecchio e sorridendomi mi disse:«Per la <strong>Chiesa</strong>! La sofferenza accettata conamore ha un valore grande per la Santa<strong>Chiesa</strong>!».«Non ho mai visto nessuno soffrire così».92 93


Il Signore, per il ritorno dei fratelli separati,caricò il dolore sul corpo <strong>della</strong> sua piccola vittimae le risparmiò, forse, le misteriose provespirituali dei contemplativi, almeno quelle cheanche i più santi non riuscivano a nascondere.Solo una volta mormorò:«Ho paura... aiutami a dire l’Ave Maria... »Assunta recitò adagio:«Ave Maria , piena di grazia»« Ave Maria, piena di grazia», ripeté<strong>Maddalena</strong>.«Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù!»«Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù!».. . . . . . .«Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora<strong>della</strong> nostra morte».«Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora<strong>della</strong> nostra morte».«Nelle ultime 24 ore fu tutto un lamento,continua Assunta, ma che spirava mitezza,sottomissione, tranquillità, serenità; anche auno spirito critico sarebbe stato impossibilescoprire in quei gemiti il minimo accento diimpazienza o di stanchezza».Fu molto sensibile all’ultima prova delcuore; voleva tanto bene alla sua famigliuolareligiosa, ne parlava a quanti la visitavano;ripeteva che eravamo tanto povere, ma civolevamo tutte tanto bene, che la Madre erauna mamma. Non potendo assisterla comeavrei ardentemente desiderato, l’affidai allemie figliuole più esperte e negli ultimi mesi adAssunta che mi avrebbe sostituita coi suoiAngeli. Fu felice. Assunta le era sempre attornoper sollevarla il più possibile; conoscendola virtù di <strong>Maddalena</strong>, le avevo dato l’obbedienzadi accontentarla in tutto.«Dammi un bacio» le chiese <strong>Maddalena</strong>una mattina dopo la Comunione.Assunta restò un istante perplessa. Come?<strong>Maddalena</strong> sempre così schiva, le chiedeva unbacio? Non era nelle nostre abitudini... Ma ricordòl’obbedienza, e la baciò leggermente sulla fronte.Nell’ultima mia visita un’ammalata indiscretanon ci lasciò libere un momento e l’assopìcol racconto dei suoi guai. Alla partenzadel piroscafo dovetti lasciarla così e non mivide più.94 95


Il Cardinale Marchetti Selvaggiani che ciaveva allontanate da Roma, ci richiamava. IlCardinale Patriarca mi ordinò di presentarmi.Obbedii trepidando. <strong>Maddalena</strong> era sempregrave; poteva morire da un giorno all’altro.Non avrei voluto esserle lontana nel grandemomento! All’alba del Natale ero andata aportarle Gesù Bambino e di ritorno, proprio inPiazza S. Marco, avevo appreso che Maria diGesù Crocifisso era morta poche ore prima aTreviso. Non avrei voluto riprovare similestrappo! E poi si era alla fine di maggio e<strong>Maddalena</strong> aveva sempre sperato di morire nelmese dei fiori e di Maria!Al ritorno da Roma, tre giorni dopo, il 27maggio, prima che scendessi dal treno, lesorelle mi dissero meste che <strong>Maddalena</strong>, fraatroci spasimi, gemendo come un agnellino,accettando e offrendo il suo patire e il suomorire, era spirata nella notte.Me la vidi subito dopo nella cella mortuariacol viso ancora tumefatto dallo spasimo,«senza più bellezza, né splendore» come il suoGesù 26 .Mi dissero che ammalate e infermiere avevanotoccato con devozione la salma, che viavevano accostato i loro rosari, che ne parlavanocome di una martire, di una piccolasanta. Fu sepolta umilmente nel cimitero attiguoall’ospedale e in quell’emporio di malati,26Mons. Gioacchino Scattolon (1901-1986), Sacerdote trevigianoche tanto sostegno diede alla Fondatrice per gli inizidell’Istituto, così annotò gli ultimi momenti di <strong>Maddalena</strong>:«29 maggio: Oggi alle 9.30, al Lido di Venezia hanno avutoluogo, in forma modestissima i funerali di <strong>Maddalena</strong>Volpato, morta ieri l’altro, dopo 15 mesi e venti giorni dicrocifissione, sopportata con esemplare serenità, da veraFiglia <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Ricevette una prima volta l’EstremaUnzione il giorno di Epifania di quest’anno; l’altra volta,domenica scorsa 26 c.m. Chi scrive è stato un’ora accanto alsuo letto proprio domenica; dopo averle raccomandato l’animaprima di partire le diede un’ultima assoluzione; ed ellaha detto forte ch’era contenta e non le mancava niente. Lanotte al lunedì è stata straziante, dolori lancinanti. Lunedìfino a mezzogiorno si sono succedute al suo letto Suore eammalate chiedendo un ricordo per sé nel momento del suoingresso in Paradiso. È quindi caduta nell’incoscienza, rendendola sua anima al Signore alle ore 23.15 solari. È laterza che giunge a «Mater Admirabilis». Requiescat in paceChristi et Mariae, interceda per la sua Famiglia, prossimaalla prima Professione, elette grazie di propagazione, e alla<strong>Chiesa</strong> tutta trionfo sul male e pace nell’ordine».96 97


di lei restò un ricordo soave che il tempo nonriuscì a dileguare.PICCOLO LUMEFra noi non è soltanto ricordata, ma rivivesensibilmente nell’Ottava di Preghiere per ilritorno dei Fratelli separati 27al cuore <strong>della</strong><strong>Chiesa</strong>. Ogni anno, il 18 gennaio, rientra nellenostre casette e ci racconta la sua storia; l’invitodi Gesù, le vicende che l’hanno condottafra noi, le avventure del postulato e del noviziato:volate in bicicletta, fanaletto accesodagli Angeli, tragitti sul ponte <strong>della</strong> Laguna...e poi la grande scoperta del dolore <strong>della</strong>Ospedale al mare (Lido di Venezia):Padiglione dove <strong>Maddalena</strong> consumò la sua offerta.27Nella Settimana di Preghiere per l’unità dei cristiani si pregavaogni giorno per il ritorno di ognuna delle «chiese separate»all’ovile <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica, fino a quando un sacerdotefrancese di Lione, l’abbé Paul Couturier, propose unaprofonda modifica delle intenzioni, perché a questa preghierasi potessero associare tutti i fratelli cristiani. Da allora la spiritualità<strong>della</strong> Settimana ha fatto un notevole salto di qualità esi prega insieme per la santificazione di tutti, affinché sicompia così l’unità che Cristo vuole per la sua <strong>Chiesa</strong>.99


<strong>Chiesa</strong> per la disunione dei suoi figli, la suaofferta a Gesù per la loro unione il 18 gennaio,festa di S. Pietro, la risposta di Gesù il 25 gennaio,festa di S. Paolo, e il suo martirio disposa offerto ogni giorno senza pentimento,consumato senza conforti nel mese di Maria...Le novizie ne restano avvinte, più che allalettura degli inviti e delle pubblicazioni che sivanno moltiplicando ogni anno. Era anche leiuna novizia e ignorantella; non sapeva scriverecorrettamente una lettera, non si potevaesporre nell’apostolato, ma aveva amato Gesù,e il suo Spirito «l’aveva condotta per ogniv e r o » 28alla scoperta del Corpo misterioso incui siamo tutti potenzialmente u n o, ma nonpotremo esserlo attualmente, se non «si compiràin questo Corpo di Lui la sua passione» 29 .<strong>Maddalena</strong> offrì la sua parte come SuorGabriella trappista. Chissà quanti rivi uscitidall’unica Sorgente <strong>della</strong> Grazia, e poi divisi edispersi come acque senza sponde, sarannostati riassorbiti, per queste due immolazioni,28Gv 16,13.29Col 1,24.104nell’unico Oceano <strong>della</strong> Vita!Guardava con occhi avidi la siringa chestava succhiando la morfina:«Facciamo un fioretto», le suggerì Assunta,cui premeva distanziare il più possibile le iniezionisecondo il suggerimento dell’infermiera.Paonazza di dolore chiuse subito gli occhi erientrò in se stessa. Bastava ricordarle la suao fferta, che si metteva subito sull’attenti,come a una consegna cui s’era imposta assolutamentedi non venire mai meno.Maria dell’Immacolata, dopo avere assistitoa una medicazione, rientrò come dopo uncorso di Esercizi spirituali:«Madre, mi disse, se vuole che le sorellecapiscano un po’ Gesù Crocifisso e imparino adamarlo, le mandi a una medicazione di<strong>Maddalena</strong>. Non ho mai visto nulla di più raccapricciante:non ho mai visto un corpo che facciapensare di più al Corpo di Gesù Crocifisso!».Per questo non ho riconsegnato <strong>Maddalena</strong>alla famiglia e le ho procurato l’immensagioia di morire religiosa. Mi fu difficile assaiottenere il consenso del nostro Cardinale105


Patriarca, Superiore <strong>della</strong> Congregazioneappena approvata, perché la sua prudenza gliprospettava mille timori. Eravamo ancora cosìpoche, così povere, così cariche di impegni...L’assistenza di una malata di tal genere potevadivenire un impegno superiore alle nostre forze...Tentai un’ultima supplica:«Eminenza, sì, è novizia, ma sa patire; mela lasci!Stavolta tacque pensoso, mentre in segretosupplicavo Gesù.«E allora, se vuol proprio tenersela, se latenga!».<strong>Maddalena</strong> confidò a Maria dell’Immacolatala sua «immensa gioia».« Venivo dalla casa di sfollamento M a t e rS a l v a t o r i s. Il mio desiderio di vedere M a d d a l e n aera grande, ma volevo che la Madre avesse leil’ispirazione di mandarmi. E così fu; mentrestavo per ripartire mi disse: Maria, partiraidomani e oggi andrai a fare un po’ di compagniaa <strong>Maddalena</strong>.Arrivata all’ospedale col cuore pieno digioia, trovai <strong>Maddalena</strong> ingessata fino almento, ma essa pure traboccante di felicità,perché come me, aveva sacrificato il desideriodi vedermi a Gesù ed ora, eccoci accontentateda Gesù tutte e due. La sua sofferenza maggiorenon era stata la malattia, ma il timore diessere rimandata in famiglia.Non sapeva come esprimere la sua riconoscenzaper la Madre, la sua gioia di essere e dimorire Figlia <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>! Era felice! Felice!Abbiamo passato il tempo a parlare con tantocalore <strong>della</strong> grande grazia <strong>della</strong> nostra vocazioneal patire e <strong>della</strong> grazia ancora più grande<strong>della</strong> nostra formazione al patire che è giuntal’ora <strong>della</strong> partenza senza che ce ne accorgessimo,sebbene i pallori e i rossori improvvisidel suo viso mostrassero quanto soffriva perl’umidità del gesso e la pleurite in atto».<strong>Maddalena</strong> «sapeva soffrire»; aveva l’unicascienza richiesta dalla Congregazione.Ogni anno, ricordandolo alle novizie, miproponevo di scrivere qualche cosa di lei perla nostra storia, ma la spinta mi è venuta soloquest’anno dall’obbedienza e da una telefonatadi P. Lorenzetti 3 0 , il noto apostolo <strong>della</strong> Radio,106 107


che parlò con commovente ardore nell’ultimaOttava dell’Unità, 18-25 Gennaio 1958.«Come, un’altra Sorella per i Fratelli separati?È bene che si scriva; è bene che si facciaconoscere».È una sorella minore. Nessun profumo intornoalla sua salma. «Nella camera dove morì,narra un’ammalata, dopo otto giorni che fu chiusacon forti disinfettanti, non si poteva entrare,tanto era l’odore che si sentiva ancora».All’esumazione delle ossa, dopo dieci anni, nessunsegno di conservazione. Tu t t ’ a l t r o !Ma un Angelo ha acceso questo piccololume che si spegnerà da solo quando non saràpiù necessario che illumini.3 0Padre Casimiro Lorenzetti, passionista (+1963) ricevutacopia del volumetto su <strong>Maddalena</strong>, appena stampato, scrisseil 25 gennaio 1959 ringraziando la Madre «per questodono meraviglioso fatto alla <strong>Chiesa</strong> e alla causa <strong>della</strong> suaUnità. <strong>Maddalena</strong> è stata il chicco interrato e morto, eragiusto che i fratelli ne vedessero sorgere dalla tomba laspiga colma e sorridente. Anche se è un lumicino, quandola fiamma è alimentata da tanto martirio come quello di<strong>Maddalena</strong>, su una strada però piena di buche, di pietre, dispine e buia come quella <strong>della</strong> riunione, <strong>Maddalena</strong> è giàtanto, perché è quello che realmente conta».108Tomba <strong>della</strong> Serva di Dio <strong>Maddalena</strong> Volpatonel Cimitero di S. Alberto (TV)


I N D I C ELa «via ecumenica» <strong>della</strong> santità pag 5Presentazione » 7Prefazione » 9Cimitero al Lido » 21La sua vocazione » 24«Ho un modo mio» » 36Formazione di guerra » 45Vita e apostolato di guerra » 51«Per te, Signore» » 57Le sue «sante obbedienze» » 64Ottava 18-25 gennaio » 74«Non mi pento!» » 84«Sono d’accordo con Gesù» » 90Piccolo lume » 99111


PREGHIERAPer la glorificazione<strong>della</strong> Serva di DioO Santissima Trinità, che avete concesso allaVostra Serva <strong>Maddalena</strong> elette grazie sì da offrirela sua giovane vita per l’unità di tutti i cristiani,concedeteci di crescere sempre nell’amore a Voi eai nostri fratelli, e, a sua intercessione, concedetecila grazia che fiduciosamente imploriamo.Chi per sua intercessione ricevesse qualche grazia èvivamente pregato di darne relazione alla Postulazione<strong>della</strong> Causa:<strong>Figlie</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>:Roma 00165 - Viale Vaticano, 62Tel 06/39740818Treviso 31100 - Via A. Diaz, 27Tel 0422/542303112

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