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IL DIARIO DEL CONCILIO DI YVES CONGAR

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facile da valutare e il cui sviluppo conserva fino in fondo l’ambiguità del vissuto.Un lungo periodo di oscillazioneGli inizi di Il mio diario del Concilio I rivelano innanzi tutto al lettore gli ostacoliesterni ma anche interni che il p. Congar ha dovuto superare prima di essererealmente impegnato nei lavori della Commissione dottrinale del Vaticano II, apartire dal marzo 1963. Gli resta la convinzione che un certo ambiente romano loconsidera ancora come un sospetto e che glielo fanno capire. Secondo un’analisidel diario conciliare che Étienne Fouilloux ha presentato all’École française diRoma quindici anni fa, Congar vive all’epoca un lungo periodo di oscillazione tra,da una parte, la stanchezza e la disillusione di una prima sessione conciliare chetende a insabbiarsi e, dall’altra, «l’impressione forte che nella Chiesa cattolica staaccadendo qualcosa di decisivo e che occorre assolutamente parteciparvi» II .Un altro freno ci sembra costituito dalla mancanza di premura dei vescovi francesi– in particolare mons. Weber e mons. Garrone – a ricorrere a lui come esperto III .Alla fine è il gruppo belga a “requisirlo”, ed è grazie a questo ambiente accoglientee dinamico che egli entra finalmente nell’evento (il lettore troverà almeno unatrentina di passi che testimoniano della collaborazione intensa del teologo francesecon il Collegio belga, presso il quale egli andrà anche a sistemarsi).L’esperienza di questa lenta entrata nel vivo dell’esperienza differenzia Congar daiteologi tedeschi che sembrano arrivare a Roma da conquistatori o da professori diLovanio che apparentemente si sentono subito perfettamente a loro agio inConcilio, come ha osservato Étienne Fouilloux.Onnipresenza …Il notevole contributo che il p. Congar ha dato all’opera del Vaticano II può esserevalutato in base a due elementi sostanziali: la sua “onnipresenza” in variecommissioni conciliari e la sua appartenenza alla corrente “possibilista” in senoalla maggioranza. Mentre in linea di massima si prevedeva che ogni espertofacesse parte di una determinata commissione, si vedono nel corso dellediscussioni alcuni teologi particolarmente impegnati a partecipare anche ad altre, operché invitati, o perché si propongono essi stessi. Yves Congar fa parte di quelristretto gruppo di specialisti che si trovano e ritrovano in numerose commissioni,collaborando a parecchi testi importanti IV . Venivano a volte chiamati “le donnetuttofare” (la definizione è di Charles Moeller).Per convincersene basta fare l’inventario delle costituzioni e dei decreti delVaticano II ai quali Congar ha dato un contributo significativo: Lumen gentium(sulla Chiesa), Dei Verbum (la lettura della Bibbia), Ad gentes (l’opera missionariadella Chiesa), Presbyterorum Ordinis (il ministero e la vita sacerdotale). È ancheda citare Gaudium et spes (la presenza della Chiesa nel mondo), la cui cosiddettaversione di Lovanio (1963) ebbe in Congar uno dei principali redattori; loritroviamo più tardi nel gruppo redazionale di Zurigo (1964) e di Ariccia (1965).2

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