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cop 69b - Lombardia Mobile - Regione Lombardia

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Sicurezzamaggiolimpegno di tantiper la protezione di tuttigiugno201169news


NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASHRete Radio regionale di protezionecivile, potenziata in un sistemaunico e integrato, in vista dell’Expo2015La <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha adottato nel corso degli anni numerosiinterventi per realizzare le reti radio per la Protezione civile,l’Antincendio Boschivo, le Polizie Locali, il Servizio SanitarioUrgenza Emergenza 118, nonché la dorsale regionale denominata‘Alta Frequenza’. Tali reti radio del Sistema regionale diProtezione civile saranno ora valorizzate, ampliate e potenziate,creando un sistema unico e integrato delle reti di comunicazione.Il sistema sarà predisposto, anche in prospettiva di EXPO 2015,per l’interoperabilità con le strutture dello Stato (Vigili del Fuoco,etc.) e con i sistemi già esistenti, in particolar modo quelli in tecnologiadigitale (la rete Tetra del Comune di Milano). Saranno ampliate e tecnologicamente aggiornate le reti diprotezione civile, del servizio antincendi boschivi, del servizio di urgenza ed emergenza medica 118, e della sicurezza;sarà potenziata in misura significativa anche la dorsale in ponte radio che percorre il territorio regionale e checollega i ridiffusori e le centrali operative del Sistema di radiocomunicazioni. La soluzione adottata condurrà allarealizzazione, entro la fine del 2012, di uno dei sistemi regionali più completi, innovativi e diffusi sul territorio, articolatoin soluzioni basate su una pluralità di tecnologie, per soddisfare nel modo migliore le esigenze operative deiservizi impegnati nelle emergenze e nella difesa della sicurezza della popolazione. ■Sala Operativa italiana modello per l’EuropaUna delegazione della DG-ECHO, l’ufficio per gli Aiuti umanitari e la Protezione civile della Commissione Europea,guidata dal direttore Walter Shwarzenbrunner, ha visitato questa mattina la Sala Situazione Italia, il COAU, ilCOEMM e il Centro Funzionale del Dipartimento della Protezione civile nazionale. Le strutture operative dellaProtezione civile italiana sono state individuate quale modello da seguire per la realizzazione di una nuova salaoperativa a Bruxelles, che prenderà il nome di Emergency Response Centre (ERC). Il nuovo centro ERC verrà allestitosulla base dell’attuale Monitoring and Information Centre (MIC) e andrà a unificare la gestione delle emergenzesia di protezione civile che umanitarie. La delegazione, con il compito di individuare le specifiche tecniche necessariealla realizzazione di una struttura frutto delle migliori esperienze internazionali, ha identificato proprio nellediverse sale operative del Dipartimento della Protezione civile gli esempi di efficienza ed esperienza da trasportarea livello europeo.“Oggi siamo qui ha dichiarato Walter Shwarzenbrunner in chiusura di incontro - per visitare e conoscere a fondole strutture che coadiuvano quotidianamenteil Sistema diProtezione civile italiano. Graziealle esaurienti spiegazioni dei colleghiabbiamo potuto apprezzare ilfunzionamento delle diverse strumentazionitecniche che contiamodi utilizzare a livello europeonell’Emergency response centrevoluto dalla Commissione europea.L’Italia, in questo campo, rappresentaun esempio importante diprofessionalità e di efficienza tecnica.E’ stato inoltre molto interessantes<strong>cop</strong>rire le modalità di collaborazionee di frequente scambiodi informazioni tra il livello nazionalee i livelli regionali e locali,oltre alla risposta dell’intero sistemaalle numerose emergenze cheinteressano il territorio italiano. ■NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH


NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASHCultura dell’emergenza, formazione sul campo e sinergiatra le istituzioni, in scena al R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza2011Con la nuova edizione di R.E.A.S. - Salonedell’Emergenza, in programma dal 7 al 9 ottobre2011, il Centro Fiera di Montichiari (Brescia) riproponel’impegno concreto di contribuire allamigliore diffusione della cultura e delle conoscenzenel campo della tutela dei cittadini nelle situazionidi rischio, calamità ed emergenza.R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza è un appuntamentoche mobilita tutte le maggiori realtà che,ad ogni livello, operano nell’ambito dell’emergenza.Con questa manifestazione, il Centro Fieradi Montichiari offre un’occasione per fare rete, inun momento d’incontro che ha come denominatorecomune un tema chiave come quello dell’Emergenza.Partecipano a R.E.A.S. - Salone dell’Emergenzai professionisti e volontari dellaProtezione Civile, dei Vigili del Fuoco, del SoccorsoAlpino e Speleologico, delle Polizie Locali eProvinciali, delle Istituzioni e degli Enti impegnatisul fronte dell’emergenza e della sicurezza, conle più moderne ed aggiornate tecniche di soccorsoed intervento.Tra le numerose iniziative che verranno propostenell’ambito della fiera, ricordamo la 1a GaraNazionale di Soccorso Sanitario Memorial "OscarBoscarol", in programma l’8 ottobre 2011. LaGara di Soccorso Sanitario ha lo s<strong>cop</strong>o di valutarele capacità dei soccorritori volontari nelle seguentifunzioni: operare e gestire in modo sicuro ilsoccorso; utilizzare le attrezzature presenti sulmezzo di soccorso; gestire un’emergenza inmodo coordinato con il Sistema di EmergenzaSanitario; valutare e prestare assistenza ad una opiù persone con modalità, mezzi e materiali idonei.Le iscrizioni sono aperte fino al 31 agosto2011 (info: www.boscarol.it).“R.E.A.S. - Salone dell’Emergenza è il frutto di ungrande sforzo collettivo” spiega Ezio Zorzi, direttoredel Centro Fiera. “Voglio esprimere, a nome del Centro Fiera del Garda di Montichiari, un sentito ringraziamentoalla Provincia di Brescia, alla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, agli Espositori, Volontari, Enti, Corpi dello Stato,Associazioni ed Organizzatori che da annicollaborando attivamente, fornendo uncontributo essenziale. R.E.A.S. - Salonedell’Emergenza è oggi un momento diincontro fondamentale per tutte le realtàche operano nell’emergenza e che sonoespressione di un modello operativo checostituisce un punto di riferimento per tuttaEuropa”.L’appuntamento con R.E.A.S. - Salonedell’Emergenza 2011, dunque, è al CentroFiera di Montichiari (BS) dal 7 al 9 ottobre2011 con i seguenti orari: venerdì 7 e sabato8, dalle 9:30 alle 18:00; domenica 9, dalle9:30 alle 17:00. L’ingresso è gratuito previaregistrazione sul sito www.salonemergenza.com.■NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH


<strong>Lombardia</strong> e Liguria,il gemellaggio continuaNel periodo di fine inverno, quando il rischioincendi nelle zone alpine è particolarmente elevato,l’organizzazione AIB della <strong>Lombardia</strong> è statasupportata quest’anno da squadre provenientidalla Liguria che per tre settimane hanno svoltocon successo attività di pattugliamento,monitoraggio e spegnimento incendi in una vastaarea del Varesotto al confine con la Svizzeradi Franco PasargiklianLLa collaborazione tra i due sistemi regionali diProtezione civile ebbe inizio nell’estate 2009,quando tra il 6 e il 12 settembre le province di Genova,nella zona di Nervi, e di La Spezia, nelle zone di MonteMarcello e Amelia, furono colpite da violenti incendi digrandi dimensioni, che giunsero a mettere a serio rischioperfino gli abitati di alcuni comuni: a Carrodano, peresempio, una frazione fu evacuata. I volontari ligurierano oramai stremati da giorni e giorni di lotta senzasosta contro il fuoco. Fu allora che la <strong>Lombardia</strong> diedealla Liguria la sua disponibilità a inviare nello spezzinouomini e mezzi in aiuto alle organizzazioni liguri.L’accordo e la sinergia che si creò subito sul campo trale istituzioni, CFS e Regioni e tra le squadre di volontariatopermisero di ottenere ottimi risultati operativi.Il successo di quella missione rafforzò i rapporti tra leNella sala operativa della Comunità Montana del Piambello.In piedi, sullo sfondo, Luca Vaghi, dirigente Gestione delleEmergenze DG Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza;Omar Algisi, consigliere Pc e AIB Comunità Montana delPiambello; in piedi, a destra, Alessandro De Buk, DOSComunità Montana Valli del Verbanodue Regioni e la convinzione che si dovesse formalizzareun ‘gemellaggio’. Fu così che nell’estate del 2010 i dueassessori competenti, Romano La Russa per la <strong>Lombardia</strong>e Giovanni Barbagallo per la Liguria, sottoscrissero ‘unaccordo di collaborazione per reciproco ausilio operativonell’ambito delle attività di prevenzione ed estinzionedegli incendi boschivi’.Il primo atto di questo accordo fu che, dal 10 luglioall’11 settembre del 2010, circa 250 volontari lombardi6Gli assessori regionali di Liguria e <strong>Lombardia</strong>, GiovanniBarbagallo e Romano La Russa che hanno siglato l’accordodi mutua collaborazione nel settore AIB tra i due sistemiregionali di Protezione civile


Cunardo, 16 aprile. Il Senatore Giuseppe Zamberletti con ivolontari e le autorità lombarde e ligurisi alternarono nelle basi operative di Arenzano (GE) eBorghetto di Vara (SP), collaborando con i volontariliguri in attività di pattugliamento e monitoraggio delterritorio e, in alcune occasioni, di attacco al fuoco.Il secondo atto dell’accordo ha visto protagonisti unacinquantina di volontari liguri che in tre turni settimanalidal 2 al 22 aprile 2011 sono stati impegnati in attivitàanaloghe a quelle compiute dai colleghi lombardi inLiguria nei territori delle Comunità Montane delPiambello e Valli del Verbano.Sabato 16 aprile. Arrivo a Cunardo, il centro logistico dacui partono le missioni di pattugliamento e dove risiedonoi volontari liguri: metà circa si trovano nella sedePC-AIB della Comunità Montana di Piambello, dove c’èanche la sala operativa, e l’altra metà nella foresteria,poco distante, della locale caserma del CFS.Nella sede della Comunità Montana ho incontrato il consiglieredelegato alla Pc e AIB del Piambello, Omar Algisie il responsabile ligure del secondo avvicendamento settimanale,Gilberto Chiappa, vice referente Pc dellaProvincia d’Imperia, che mi spiegano come avvengono iturni delle squadre AIB. “La mattina quattro squadrecomposte ognuna da quattro volontari liguri e da unaguida (‘scout’) lombarda partono alle ore 9.00 per rientrarealle 12.30 (due nell’area del Piambello e due nelVerbano), compiendo determinati percorsi stabiliti quotidianamentecon il Corpo Forestale, in base agli indicidi rischio dati dal meteo, ovvero dall’ARPA regionale -spiega Algisi -. Di pomeriggio la partenza è prevista alleore 14.30 con rientro alle 18.30 - 19.00.”“Noi volontari liguri abbiamo in dotazione cinque radioregionali collegate con la sala operativa - ha dettoChiappa - una per il sottoscritto, L0, (ovvero per il capomissione del turno settimanale, ndr) e le altre - L1, L2,L3, L4 - per i capo squadra dei quattro mezzi in pattugliamento”.Sabato 16 è un giorno speciale qui a Cunardo, non tantoperché, come previsto, sono arrivati i volontari liguri delDa sinistra: Renzo Morolla, Comandante regionale CFS dellaLiguria; Maria Sole De Medio, presidente ComunitàMontana del Piambello, e Giovanni Barbagallo, assessoreregionale all’Agricoltura della Liguria3° e ultimo turno, guidati dal capo missione WladimiroMartini, vice referente Pc della Provincia di La Spezia,quanto perché le due Regioni hanno deciso di festeggiareil gemellaggio in questa giornata e non nella settimanasuccessiva, a chiusura della missione, dal momentoche troppo prossima alle festività di Pasqua. DallaLiguria è arrivato in mattinata l’assessore regionaleall’Agricoltura Giovanni Barbagallo con il dirigenteValerio Vassallo, il responsabile AIB Massimo Galardi eSicurezzanews7


Da sinistra: Massimo Galardi, referente AIB <strong>Regione</strong> Liguria;Dario Bevilacqua, Coordinatore Volontari AIB dellaComunità Montana Valli del Verbano; Pietro Bertola delCentro Operativo CFS di Curno e Bruno Chiapparoli, referenteAIB <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>Il discorso del Senatore Giuseppe Zamberletti.A sinistra di Zamberletti, Marco Magrini presidentedella Comunità Montana Valli del VerbanoSilvia degli Esposti; inoltre hanno presenziato alla celebrazionedel gemellaggio anche il Comandante regionaledel CFS della Liguria, Renzo Morolla, accompagnato dalComandante di Stazione del CFS di Arenzano, PietroTiberii, che l’estate scorsa ha coordinato le azioni di pattugliamentodei volontari lombardi in quella parte di territorioligure. Per la <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> erano presenti ildirigente Luca Vaghi, il funzionario, referente AIB,Bruno Chiapparoli, il vice Comandante provinciale CFS diVarese, Carla Maria Gariboldi, le autorità e i funzionaridelle due Comunità Montane interessate e naturalmenteil sindaco di Cunardo, Angelo Morisi. Ma la sorpresa piùbella per tutti i presenti, liguri e lombardi, è stata la partecipazionealla semplice e simpatica celebrazione delgemellaggio del nostro Pioniere, il Senatore GiuseppeZamberletti.Nella ‘Locanda Antica Roma’, che ha fornito colazione,pranzo e cena a tutti gli operatori dei tre turni settimanali,si è pranzato all’insegna dei brindisi e dell’allegria,con qualche interruzione tra le varie portate per interventie saluti di funzionari e volontari, per scambi didoni tra le due delegazioni e per ascoltare una brillantee curiosa testimonianza di Zamberletti sul primo gemellaggioAIB della storia della Protezione civile italiana.Essa avvenne nell’estate del 1981 quando, su sua proposta,dopo tre o quattro estati di incendi devastanti inSardegna, squadre di Vigili del Fuoco volontari dell’AltoAdige s’imbarcarono per l’isola a dar man forte allaForestale regionale. A quei tempi, infatti, come ha ricordatoZamberletti, non esistevano nel resto d’Italia associazionio gruppi comunali come abbiamo oggi, e quindil’unica <strong>Regione</strong>, per antica tradizione austro-ungarica,ad avere queste realtà organizzate del volontariato eraIl ringraziamento ai volontari liguri e lombardi di ClaudiaBorlotti, funzionaria Pc della Provincia di Varese8L’intervento del vice Comandante provinciale del CFSdi Varese, Carla Maria Gariboldi


Un’ultima foto prima della partenza delle delegazioni di Liguria e <strong>Lombardia</strong>.Da sinistra: Alessandro De Buk; Dario Bevilacqua; Omar Algisi; Gilberto Chiappa, vice referente Pc-AIB Provincia d’Imperia;l’assessore ligure Giovanni Barbagallo con il dirigente del Servizio Valerio Vassalloproprio l’Alto Adige. Nonostante le diverse procedureoperative a confronto e alcune difficoltà linguistiche trasardi e sud tirolesi, quel primo esperimento di gemellaggioAIB fu abbastanza positivo.Sono passati trent’anni da allora, un’eternità per la storiadella Protezione civile! Oggi questo gemellaggio operativotra due regioni confinanti come <strong>Lombardia</strong> eLiguria è, a mio parere, già un modello per tutto il Paese.L’augurio è che questa esperienza continui (cosa di cuisono certo) e che il gemellaggio si estenda anche adaltre evenienze, come è successo per esempio l’estatescorsa quando i volontari lombardi di stanza nello spezzinoper la campagna AIB intervennero a Portovenere,colpita da una violentissima alluvione, a fianco dei colleghiliguri. ■Per informazioni:U.O. Protezione CivileBruno ChiapparoliTel.: +39 02 67652554Sicurezzanews9


L’impegno della CroceRossa Italiana alconfine Tunisino-LibicoHa avuto inizio i primi di aprile, con l’arrivodi un importante contributo in personale, materialie mezzi, la missione CRI in soccorso all’eccezionaleondata migratoria, conseguente alla guerra civilelibicadi Marco Guadesi*LL’attività è cominciata i primi di marzo quando, inseguito alla firma di un accordo bilaterale con laMezzaluna Rossa Tunisina, la CRI ha procedutoall’invio di un nucleo di valutazione presso la zona deicampi profughi al confine di nord-est.Il Nucleo di valutazione CriFa parte dell’ABC della risposta ai disastri, ed è ormaiuna prassi consolidata dell’Ente, quella di inviare “inavans<strong>cop</strong>erta” un ristretto numero di tecnici, di provataesperienza, per valutare le reali necessità, al fine di renderel’intervento più efficace e rispondente ai bisogni.L’obiettivo di questo nucleo è quello di eseguire ciò chein gergo viene definito un “assessment”, ovvero unavalutazione delle reali necessità, finalizzata ad evitaresovrapposizioni con altre organizzazioni e inutili dispendidi risorse umane e materiali. In quest’occasione, ilteam ha anche prelevato dei campioni di acqua perpoterli successivamente analizzare in Italia e pianificarequindi una possibile strategia anche sul difficile frontedell’emergenza idrica.La situazione al confineAl momento in cui veniva richiesto l’aiuto della CRI, a 8Km dal valico di confine di Ras Ajdir, a poca distanzadalla città di Ben Gardane, sorgeva unicamente il campodi Choucha alla cui gestione partecipavano, e partecipanotuttora, diverse tra le principali organizzazioni umanitariedel Pianeta (quali: ICRC, WFP, SIF) sotto il coordinamentodell’UNHCR. Questo campo, ancora esistente,può ospitare fino a circa 20.000 migranti in attesa chel’IOM (International Organization of Migration) si occupidel loro rimpatrio (la capacità è di circa 700 rimpatrigiornalieri). Le etnie dei profughi sono molteplici. Lapresenza di libici è davvero contenuta, alta è invecequella di ghanesi, congolesi, ivoriani, nigeriani, chadiani,bengalesi e cinesi provenienti dalla Tripolitania; sitratta fondamentalmente di gruppi etnici che in Libiasvolgevano lavori di manodopera.L’ambiente è desertico e, ad eccezione di una lunga stradache conduce al confine e dopo altri 180 km porta aTripoli, non c’è alcuna infrastruttura; la monotonia deldeserto è saltuariamente interrotta da qualche venditoreabusivo di carburante. Sta dunque alle organizzazioniumanitarie provvedere a tutto ciò che occorre ai migranti:ricovero per la notte, pasti, igiene e assistenza sanitaria.Quanto alla gestione dell’ordine pubblico, onerenon indifferente, provvede l’esercito tunisino.10


L’impegno della Croce Rossa Italianaal confine Tunisino-LibicoL’accordo bilaterale con la Mezza Luna Rossa tunisinaLa presenza della CRI al confine è conseguente ad unaccordo con la “consorella” tunisina in coordinamentocon l’IFRC. La Federazione, al fine di arginare la congestionedel campo di Choucha, sentito il pareredell’UNHCR, ha cominciato in marzo ad allestire unnuovo campo, della capienza iniziale di 2500 posti,denominato “Transit Camp”. L’accordo stipulato dalla CRIrientra in questo contesto e prevede la preparazione,unitamente a una cucina fornita dalla MezzalunaAlgerina, dei pasti destinati ai migranti ospiti delcampo. A tale s<strong>cop</strong>o la CRI ha organizzato un’importanteoperazione logistica. A fine marzo, grazie a una navemessa a disposizione dalla Direzione Generale per laCooperazione e lo Sviluppo del Ministero degli Esteri,sono partiti 23 automezzi e 38 operatori dal porto diCivitavecchia diretti verso Tunisi. La colonna della CRI,giunta a Tunisi, ha poi percorso 700 Km alla volta delconfine, trasportando l’occorrente per allestire la cucina,gli impianti di potabilizzazione, i viveri e tutto il necessarioper svolgere in totale autonomia le attività (gruppielettrogeni, celle frigorifere, tende magazzino e per ilpersonale, ecc.) senza gravare sulla Mezzaluna RossaTunisina.Il problema dell’acqua potabileL’acqua è uno dei problemi principali nella zona. Lastessa acqua reperibile dalla rete idrica è salmastra,con scarse qualità dal punto di vista chimico e potenzialmentedannosa se consumata per un lungo periodo,specialmente per i bambini di età inferiore a unanno. Grazie alle analisi, eseguite sui campioni prelevatidal nucleo di valutazione, la CRI è stata la primaorganizzazione giunta sul posto con le idee chiare, leconoscenze e i mezzi idonei per produrre acqua potabile.Questo ha fatto sì che diverse organizzazioninon governative si rivolgessero ai tecnici italiani perla risoluzione del problema. Benché non contemplatoinizialmente dagli accordi, viste le contingenze la CRIha provveduto successivamente anche alla fornituradell’acqua necessaria alla preparazione del latte per ineonati presenti al Transit Camp.La CRI presenta ormai un’esperienza consolidata nellapotabilizzazione in emergenza, esperienza che comincianei Balcani, grazie all’impegno del chimico lodigianoGiuseppe Bolzoni e che vede il suo ultimoimpiego nell’emergenza epidemica che ha colpito lagià martoriata Haiti.Il personale in missioneIl personale CRI impiegato proviene dalle diverse componenticivili e militari, ed ogni membro presenta una opiù specializzazioni (sanitario, logista, cuoco). Le attivitàprincipali, una volta montate le strutture campali,consistono nella produzione dei pasti (talvolta direttidirettamente anche al valico di frontiera), nella produzionedi acqua potabile e nella manutenzione del campo(elettrica, idraulica, ecc). La CRI può fare affidamento,oltre che sui volontari, su professionisti specializzatiprovenienti anche dai suoi cinque CIE (Centri InterventiEmergenza). I CIE sono strutture logistiche, distribuitestrategicamente sul territorio nazionale dove sonoimmagazzinate e mantenute tutte le attrezzature necessarieper rispondere alle emergenze come: tende, brande,<strong>cop</strong>erte, cucine campali, potabilizzatori e mezzipesanti; si tratta di strutture permanenti in cui opera unnumero contenuto di personale dipendente specializzatoe sempre pronto a partire 24 h 365 giorni l’anno. E’ graziea strutture come questa che la CRI presenta una formidabilecapacità di risposta ai disastri nazionali e internazionali.Il personale al momento presente in Tunisia èlo stesso che preparava i pasti o montava le tende aseguito del terremoto dell’Abruzzo, o che si occupavadella produzione di acqua potabile durante la devastanteepidemia di colera ad Haiti. ■*Watsan Team Croce Rossa ItalianaSicurezzanews11


La nuova modalitàd’allertamentoper i temporali fortidi Egidio Bertolottie Gian Paolo MinardiCon l’entrata in vigore, nel 2009, di un’appositaDirettiva regionale, sono stati ridefiniti i criteriper l’allertamento, che scaturisce dalle previsioniformulate dal Servizio Meteorologico Regionaledi ARPA <strong>Lombardia</strong> e dalla valutazione degli effettial suolo effettuata dal Centro FunzionaleMonitoraggio Rischi naturali della Giunta Regionalecon sede alla Sala Operativa di protezione civile.Tra giugno e agosto il maggior numero di situazionitemporalesche12UUn temporale o un acquazzone improvviso nonsuscita certo meraviglia, visto che una scena delgenere si ripete più volte nell’arco dell’anno e unpo’ ovunque nella nostra regione. Ma va considerato chesi tratta di un fenomeno meteorologico tanto spettacolarequanto pericoloso per i danni, talora gravi, che è ingrado di arrecare a persone e cose.Dal punto di vista tecnico, quando si parla di temporaleci si riferisce ad un insieme di fenomeni, non ad una solamanifestazione atmosferica, con caratteristiche di rapidità,elevata intensità e spesso violenza. Insomma, è unfenomeno naturale che mette in gioco un’elevatissimaquantità di energia, sia elettrica, sia termica, sia meccanica.Per contribuire a ridurre i rischi che ne possonoderivare per l’uomo, le infrastrutture, il territorio e leattività in genere, <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha da molti anniincluso i temporali nello spettro di quei fenomeni chesono oggetto delle attività di previsione e prevenzione.A partire da giugno del 2009, con l’entrata in vigoredella Direttiva regionale sull’allertamento per i rischinaturali (DGR n. 8/8753 del 22.12.2008), sono statiridefiniti i criteri per l’allertamento, che scaturisce sullabase delle previsioni formulate dal ServizioMeteorologico Regionale (SMR) di ARPA <strong>Lombardia</strong> edella valutazione degli effetti al suolo effettuata dalCentro Funzionale Monitoraggio Rischi naturali (CFMR)della Giunta Regionale con sede alla Sala Operativa diprotezione civile.Ricordando che la normativa fa riferimento ai cosiddetti“temporali forti”, quelli cioè in grado di produrre, perIl fulmine è il principale fenomeno che caratterizzail temporale (Foto: G.P. Minardi)definizione, su una sola località più di 40 mm di pioggiain un’ora, vediamo nel dettaglio come operano quotidianamentequeste strutture.SMR, centro di competenza per la meteorologia regionale,redige ogni giorno il Bollettino di Vigilanza meteorologica.Inoltre, in previsione di fenomeni particolarmenteintensi ed estesi emette anche uno specifico “Avvisodi Condizioni Meteo Avverse” finalizzato alle attività diprotezione civile. Il CFMR, valutati i dati e le previsionidisponibili, emette a sua volta il documento di allerta,cioè il cosiddetto Avviso di Criticità Regionale. Il sistemadi allertamento si basa su tempi di preavviso che


Numero totale annuale e medio mensile di fulmini in <strong>Lombardia</strong> nel periodo 1996-2010(dati CESI SIRF)oscillano dalle 12 alle 24 ore. Il continuo affinamentodegli strumenti e delle tecniche di previsione, unitoall’evoluzione del sistema di allertamento regionale, hapermesso di estendere l’allertamento ai temporali forti,con l’emissione di un Avviso di moderata criticità, incaso di alta probabilità che il fenomeno avvenga su granparte di una o più “aree omogenee di allertamento” incui è stato suddiviso il territorio regionale. Da considerareche il termine “moderata criticità” indica già un altolivello di rischio. Nei casi in cui invece i temporali fortisiano poco probabili, non viene diramata alcuna allerta:queste situazioni infatti sono ritenute di “ordinaria criticità”,quindi accettabili dalla popolazione e governabilia livello locale.Qualche precisazione può chiarire l’importanza dellaDirettiva. La rilevazione dei dati sui temporali vieneeffettuata mediante i cosiddetti sistemi LLS (LightningsLocalization System). Nella nostra Penisola il principalesistema, attivo dal 1994, è il Sistema ItalianoRilevamento Fulmini (SIRF) del CESI di Milano. Questoservizio permette di registrare entro pochi secondi i fulmininube-suolo che avvengono in territorio italiano equindi di eseguire un monitoraggio in tempo reale oltread analisi statistiche. Una precisione nominale di 500 me una efficienza nominale del 90% fa si che i calcolibasati su questi dati forniscano informazioni estremamenteaccurate.Esaminando la serie storica deifulmini in <strong>Lombardia</strong>, oltre aipicchi raggiunti all’inizio delnuovo secolo, si s<strong>cop</strong>re ancheuna diminuzione negli ultimianni, in particolare nel 2010,da attribuire più a un’alternanzaciclica che a una vera e propriatendenza al calo dell’attivitàelettrica. I temporali in<strong>Lombardia</strong> sono un fenomenocomune e tipicamente estivo.Se infatti possono considerarsirari nel trimestre dicembre-febbraio e possibili in primaveraed autunno, è tra giugno e agosto che si concentranoin massima parte le situazioni temporalesche. Ed èproprio in questo trimestre che si registra il numeromedio mensile di fulmini maggiore, tra 9.000 e 13.000sulla regione, con il 30% circa delle giornate interessateda situazioni temporalesche. La maggiore frequenza ditemporali si manifesta sulla fascia prealpina, in particolaresull’area dei laghi Maggiore e di Como e sulle Prealpibergamasche e bresciane.L’osservazione dei temporali (localizzazione, misura dell’intensità)è svolta quotidianamente anche con altristrumenti di telerilevamento come il satellite meteorologicoMeteosat, il radar meteorologico e la rete regionaledi stazioni meteorologiche di monitoraggio. La previsioneinvece è basata essenzialmente sull’uso dei cosiddetti“modelli numerici di previsione del tempo”, ovveromodelli matematici che descrivono l’evoluzione dell’atmosferae che in base ai dati di osservazione attuali calcolanogli scenari futuri, rielaborati poi dai meteorologisecondo metodi e procedure che consentono di diramarespecifici bollettini.Nelle stagioni temporalesche 2009-2010, da quando èentrata in vigore la nuova Direttiva di allertamento, sonostati emessi 26 “Avvisi di criticità per temporali forti”che comprendono attivazioni dello stato di allerta, alcunicasi di estensione dello stessoa più aree omogenee e direvoca per cessate condizionidi criticità. Nella tabella sonoevidenziati, per ciascuna areaomogenea, il numero di giorniin cui è stata attiva l’allerta. Learee maggiormente interessatesono state quelle alpine(eccetto l’Alta Valtellina) e prealpinee, in misura leggermenteinferiore, le aree di pianura.La Valtellina e l’Oltrepò Pavesesono mediamente quelle menoallertate per questa tipologiadi rischio.Fulminazione media annualein <strong>Lombardia</strong> dal 2006 al 2010Sicurezzanews13


Totale giornicon moderatacriticitàper temporaliforti anni2009-201014Sperimentazione di nuovi servizidi allertaUn servizio sperimentato negli anni 2007-2009 da<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> è il sistema STAF (Storm Track Alertand Forecast), sviluppato da RSE-Ricerca sul SistemaElettrico, di allerta automatico via sms sulla base di unaelaborazione di dati radar e satellite. Tale sistema è ingrado di avvisare tempestivamente, entro la mezz’oraprecedente all’evento, in caso di previsione di un fortetemporale su un’area geografica prefissata (uno o piùComuni). Un’interfaccia grafica via web permette inoltredi seguire l’evento visualizzandolo cartograficamentesu un pc (o su un palmare). I destinatari di questi sistemisono soggetti in grado di prendere decisioni sulcampo in modo autonomo (ad esempio sospendere unamanifestazione all’aperto o interdire al traffico un sottopassostradale) ma potrebbe potenzialmente estendersianche al singolo cittadino, capace di interpretarecorrettamente questa informazione (come avviene inSvizzera). Nell’estate 2009 questo servizio ha permesso,ad esempio, al referente del Comune di Monza, sullabase di un protocollo operativo di gestione degli avvisidi criticità, di supportare le decisioni delle autorità prepostein numerose situazioni di rischio legate a temporali.La performance di questi sistemi è in continuomiglioramento, tuttavia un limite difficilmente superabilesono i tempi di allerta estremamente ridotti. Inoltrevengono segnalati anche temporali potenzialmenteintensi ma che, essendosi attenuati o avendo cambiatorotta durante il loro percorso, si manifestano nell’areamonitorata con effetti meno rilevanti.Come abbiamo visto i sistemi di monitoraggio strumentale(radar, fulmini, stazioni al suolo) e le osservazioni avista, quando disponibili, restano i principali mezzi pervalutare l’entità di un evento temporalesco (densità difulmini, pioggia oraria, raffiche di vento, grandine).Infatti, dall’analisi delle criticità segnalate, si nota chenon sempre queste vengono comunicate alla Sala operativaregionale, specie nei casi in cui le problematicheconnesse possono essere affrontate localmente e inmodo diretto. Queste rilevazioni possono essere integrate,ad esempio con quelle della stampa locale che inveceè piuttosto attenta a dare voce a quegli eventi chearrecano danni alla collettività, in particolare sottol’aspetto produttivo. Anche il sistema di segnalazionevia web “RASDA” di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, utilizzato per lerichieste di rimborso dei danni da parte dei Comuni, puòrisultare utile. Informazioni preziose possono ancheessere dedotte dall’operato dei volontari e dalle retimeteo amatoriali. Tuttavia il fatto che in una certa areanon risultino criticità rilevanti non significa che non cisiano stati temporali forti. Il verificarsi di effetti negativisul territorio, infatti, è strettamente correlato, oltreche alla vulnerabilità dello stesso, anche al momento incui accade l’evento (di notte o di giorno può fare la differenza)e ad eventuali opere preventive strutturali enon strutturali messe in campo per fronteggiarlo.Le norme di prevenzione e l’autoprotezioneGli scenari di rischio associati ai temporali possono esseredi vario tipo: effetti diretti generati dai fulmini oppuredall’esposizione alle raffiche di vento o alla grandine,ma anche quelli legati a esondazioni improvvise di torrentio quelli determinati da piccole frane. Ma si puòassistere anche ad effetti devastanti, rari ma non sconosciutiin <strong>Lombardia</strong>, riconducibili a tornado e trombed’aria.Dal punto di vista normativo, in caso di avviso per temporaliforti, è compito dei presidi territoriali, ovvero iComuni, attivare con gradualità le procedure previste dalpiano di emergenza, come la sorveglianza delle aree amaggior rischio (torrenti e corsi d’acqua minori, ponti,zone soggette a frane e colate di detrito) oltre a misurepreventive da mettete in atto in occasione di manifestazionidi massa o di permanenza in luoghi aperti.Come noto i temporali sono talora imprevedibili, ma èpossibile ovviare in parte a questo limite assumendo unruolo attivo. Ogni cittadino, dunque, deve consultarecostantemente le previsioni, specie se fornite da struttureistituzionalmente preposte. Ma anche osservarelocalmente i cambiamenti del tempo può rivelarsi utile aintraprendere azioni di protezione personale.Riconoscere i sintomi caratteristici di condizioni meteorologichefavorevoli allo sviluppo di temporali è relativamentesemplice: il cielo tende a scurirsi; già al mattinosi formano nubi cumuliformi; persiste o aumenta lafoschia; si avverte la presenza di afa, specialmente invalle; si rileva un calo della pressione atmosferica; sipercepisce un improvviso rinforzo del vento accompagnatoda un calo di temperatura.Il possibile arrivo di un temporale si riconosce dal rapidosviluppo di cumuli, nubi di forma rigonfia e con contorninetti, che si possono trasformare in nubi tempora-Grandinedi grosse dimensioni(foto P. Bonelli)


Ecco alcuni consigli per proteggersi in caso di:… fulmini● All’aperto: stare in un bosco, purché sotto un albero non isolato e più basso di quelli circostanti, lontano dai tralicci.● All’aperto: accovacciati a piedi uniti con un solo punto di contatto con il terreno, oppure seduti sullo zaino; stare distanziatidi una decina di metri se si è in gruppo.● In rifugi: grotte, bivacchi, fienili, cappelle, ma lontano dalle pareti esterne.● In automobile con i finestrini chiusi e l’antenna della radio abbassata; nelle teleferiche, nei vagoni del treno, in roulotte,in aereo.● All’aperto: ricordare il motto “se puoi vederlo (il fulmine) sbrigati, se puoi sentirlo (il tuono) fuggi”.… esondazione di un corso d’acqua● Rifugiarsi nei piani alti degli edifici ed attendere i soccorsi, provvedendo se possibile a chiudere gli impianti gas, elettricied idrici.● Non sostare sui ponti o in prossimità di zone allagabili.● Evitare di mettersi in viaggio.… frana che coinvolge la propria casa● Abbandonarla immediatamente chiudendo, quando possibile, gli impianti di gas, acqua ed elettricità.● Dopo l’evento non rientrare in casa se non autorizzati dalle autorità competenti i quanto persiste il rischio di crolli.lesche anche nel giro di 15 minuti. Mediamente, primache inizino a verificarsi i rovesci di pioggia, la nube deveaver raggiunto i 4-5 km di sviluppo verticale e deveessere trascorsa più di mezz’ora.Il temporale già formato può spostarsi alla velocità di30-40 km orari. Per valutare la possibilità che si stiaapprossimando, oltre alla verifica visiva è utile ricorrereal semplice metodo del tempo intercorrente tra fulminee tuono: poiché la velocità di propagazione del suono èdi 1 km ogni 3 secondi, basta contare i secondi che passanotra l’avvistamento di un fulmine e l’arrivo del tuonoper stimare la distanza del nucleo temporalesco.Non dimentichiamo che i fulmini rappresentano il rischioprincipale dei temporali, soprattutto in montagna, dovesi è più esposti. I danni da folgorazione indiretta possonoessere più o meno gravi anche in funzione della posizioneassunta e del luogo. I rovesci intensi nei centriurbani provocano spesso allagamenti generati dall’incapacitàdella rete di drenaggio di smaltire grosse quantitàdi pioggia in tempi ristretti. Pertanto se si è alla guidadi un veicolo occorre almeno moderare la velocità.Questo perché la pioggia, aumentando la scivolosità dell’asfalto,può ostacolare la guida degli automezzi, che sirivela ancora più pericolosa in caso di temperature vicinea zero. Anche i rovesci di neve e la grandine sonofenomeni possibili durante i temporali. Pertanto in zonecollinari e montane è molto importante dotarsi di cateneo pneumatici da neve da tenere sempre in auto. Nelcaso di scelta dell’area per un campeggio bisogna preferireuna quota maggiore rispetto a quella del corso d’acquae posizionarsi a distanza di sicurezza, anche da pendiiripidi o rocciosi. In presenza di vento forte, oltre aglioggetti improvvisamente sollevati, dovremo porre particolareattenzione alla guida poiché le raffiche tendono afar sbandare il veicolo: anche in questi casi è consigliabilela sosta o almeno velocità più moderata. In situazionitemporalesche, infine, è possibile un forte abbassamentodella visibilità. Ciò non deve essere sottovalutatoin montagna in quanto durante un’escursione puòfar perdere l’orientamento. ■Per informazioni:U.O. Protezione CivileEgidio BertolottiTel.: +39 02 67652476Ecco i riferimenti istituzionali:SALA OPERATIVA PROTEZIONE CIVILENumero Verde: 800061160Sito: www.protezionecivile.regione.lombardia.itCENTRO FUNZIONALE MONITORAGGIO RISCHISito: www.allerte.protezionecivile.regione.lombardia.it (area riservata)E-mail: cfmr@protezionecivile.regione.lombardia.itSERVIZIO METEO REGIONALE (ARPA LOMBARDIA)Sito: www.arpalombardia.it\meteoSito: www.arpalombardia.it/meteo/bollettini/prociv.asp (area riservata)E-mail: meteo@arpalombardia.itSicurezzanews15


Parco del Ticino: quasi 300i volontari impegnatia vigilare sul territorioSuddivisi in undici distaccamenti, svolgono attivitàdi antincendio boschivo, vigilanza ecologicae protezione civile. Istituito negli anni Settanta,il Consorzio è formato da 47 Comuni che gravitanonei 100 chilometri che vanno dal lago Maggiore alPo. La sede legale è a Magenta e l’ufficio del settoreVolontariato in provincia di Varese. Il coordinatoreLorenzo Poma: «Fra le molte missioni, l’esperienzain Abruzzo mi ha particolarmente colpito»di Francesco LamberiniFFin dalla sua istituzione come ente pubblico, avvenutanel 1974 attraverso una legge regionale, ilParco del Ticino ha evidenziato l’esigenza di esserevigilato e protetto in modo adeguato. La complessitàdella sua morfologia e la pratica di alcune attività che neimpoveriscono le difese naturali, lo rendono infatti unterritorio esposto ad alcuni rischi civili ed ambientali,come gli incendi e le inondazioni, ma anche gli eventilegati all’inquinamento.Nel 1979, sempre su delega della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, ilParco del Ticino ha iniziato a occuparsi del ServizioAntincendi Boschivi (AIB) organizzando corsi di formazionead hoc per i volontari, ai quali sono affidati compitiche vanno dall’attività di prevenzione all’avvistamentoaereo su ricognitore regionale allo spegnimentodi incendi boschivi su tutto il territorio del Parco.L’intervento dei volontari è stato spesso richiesto anchefuori dal territorio del Parco, come ad esempio nella provinciadi Bergamo, nel Parco Ticino Piemontese e in collaborazionecon altri gruppi regionali nelle campagneantincendi estive in Liguria e Sardegna. Attività, quest’ultime,che hanno permesso ai volontari di sviluppareun ottimo rapporto con il Corpo Forestale dello Stato eVigili del Fuoco.E’ inoltre importante prendere in esame i dati forniti propriodal Corpo Forestale, evidenziati in un grafico, relativiagli incendi divampati nel Parco del Ticino a partiredal 1976. Ebbene, dalla statistica è possibile rilevare unadiminuzione costante della superficie media bruciata inciascun rogo che è coincisa con l’inizio dell’attività diI Volontariduranteil 30° Anniversariodel Parcodel Ticino16


Attività di spegnimento AIB da parte dei Volontaridel Parco del TicinoL’intervento del Corpo Volontari del Parco del Ticinonella frana della Valtellina del 2008Antincendio Boschivo da parte dei volontari, a dimostrazionedi quanto importante si sia rivelato il loro impegnoin termini di prevenzione e pronto intervento.Va inoltre evidenziato come la presenza sul territorio delpersonale funziona anche da deterrente nei confronti dipossibili piromani o cittadini disattenti.Nel 1981, in attuazione di una specifica Legge Regionale,è stato organizzato il Servizio di VigilanzaEcologica Volontaria che consente alle guardie ecologichevolontarie (GEV), dopo aver frequentato e superatoun corso di formazione, di diventare pubblici ufficiali eagenti di Polizia Amministrativa. Il loro compito è quellodi contribuire alla protezione dell’ambiente attraversola vigilanza, la prevenzione e l’accertamento di infrazioniin materia, oltre a essere disponibili nei servizi di soccorsoalle popolazioni colpite da calamità naturali.Successivamente, nel 1996, è stato istituito dall’Enteanche il Servizio di Protezione Civile, a seguito dell’esperienzaacquisita negli anni precedenti dai volontari Aibe Gev. Nel frattempo una prima esperienza era stata giàmaturata, sotto il coordinamento della <strong>Regione</strong><strong>Lombardia</strong>, in occasione dell’alluvione in Valtellina del1987 a cui hanno fatto seguito gli interventi per l’alluvionein Piemonte del 1994, per l’operazione «Castoro»sempre in Piemonte nel 1995 e nella consegna degliaiuti umanitari a Sarajevo, in Bosnia, nel 1994. Infinenel 1997, per meglio coordinare le attività svolte dainumerosi volontari impegnati nel Servizio AntincendiBoschivi, nel Servizio Vigilanza Ecologica e in quello diProtezione Civile, è stato istituito e regolamentato ilCorpo Volontari del Parco Ticino da parte dell’Ente conapposita delibera del Consiglio Direttivo e dell’AssembleaConsortile, a cui fa riferimento tutta la struttura volontaristica.Nel 1997, infine, il Corpo è stato riconosciutoufficialmente con l’iscrizione, come prevede la legge,nell’Albo Regionale del Volontariato e nel registroNazionale del Dipartimento della Protezione Civile diRoma.«Attualmente i volontari sono 280 su tutto il territoriodel Parco – dice il coordinatore Lorenzo Poma – e svolgonoattività di antincendio boschivo, vigilanza ecologicae protezione civile. Ciascuno opera in base al tempoa disposizione a livello locale o in ambito nazionale einternazionale. Sono orgoglioso di poter contare sempresu di loro; ogni attività da loro svolta è una garanzia perla professionalità e l’impegno profuso. Inoltre dal 2002siamo entrati a far parte della Colonna <strong>Mobile</strong> Regionaledi Protezione Civile con la disponibilità di 80 volontari,di cui 20 di pronta partenza nelle 6 ore stabilite dallaconvenzione. La <strong>Regione</strong> naturalmente ci fornisce ilsostegno economico per tutte le attività e ci mette adisposizione mezzi ed attrezzature di ottimo livello, proprioper consentirci di svolgere al meglio i nostri compiti.Operare nella Colonna <strong>Mobile</strong> Regionale in sinergiacon le altre stimate organizzazioni che la compongonoci è stato di grande motivazione».«Ho iniziato anch’io questa attività nel 1979 – sottolineaPoma – quando il Parco del Ticino ha cominciato a“reclutare” il personale volontario per costituire, attraversogli appositi corsi, le squadre antincendio. Poi nel1980 sono stato assunto con il compito specifico dicoordinatore dei volontari e tutti insieme, giorno dopogiorno, abbiamo costruito questa efficiente organizzazione.Voglio ricordare con immenso affetto il compiantoamico Pino Sporchia, coartefice della creazione ditutta la struttura, senza di lui non saremmo mai arrivatia questi livelli».Il Parco del Ticino è un Consorzio di 47 Comuni che gravitanonei circa cento chilometri che vanno dal lagoMaggiore al Po. E’ un territorio di 90 mila ettari che sisviluppa sulle province di Varese, Milano e Pavia e diquesti 20 mila sono boscati, per cui a rischio incendi.Proprio per questo nel ’79 è nato il servizio di prevenzionee intervento nei confronti di eventuali combustioni.La sede legale è in via Isonzo 1 a Magenta, dove c’è ilSicurezzanews17


18Volontari durante il terremoto dell’Abruzzo nel 2009presidente del Parco, Milena Bertani, già assessore regionalealla Protezione Civile. L’ufficio del settore Volontariato,con sala operativa, è invece nella frazioneTornavento di Lonate Pozzolo (Varese) tel. 0331.662940-3.I 280 volontari sono infine suddivisi nei seguenti 11distaccamenti: Sesto Calende, Vergiate, Golasecca,Somma Lombardo, Arsago Seprio, Gallarate, Turbigo,Magenta, Vigevano, Parasacco (frazione di Zerbolò) eServizio AIB elitrasportato. Base di Cuasso al MonteCampo Base dei Volontari del Parco del Ticino durantel’alluvione che colpì il Friuli Venezia Giulia nel 2006Volontari impegnati nell’alluvione di Varazze nel 2010Pavia. Nelle “piccole caserme” il numero dei volontarivaria, per cui si va da una quindicina di elementi ad oltre40 in altri sedi. «In ogni caso - aggiunge Poma - noilavoriamo a 360 gradi, non solo nei Comuni dove c’è undistaccamento, ma indistintamente su tutto il territoriodel Parco. Tanto per fare un esempio, i volontari di SestoCalende in caso di necessità possono essere inviati aPavia a spegnere un incendio o ad arginare un allagamento.Tutte le sedi sono in collegamento radio tra loroe ciascuna ha un referente che coordina il proprio gruppoe si rapporta con me per organizzare le attività.Da sottolineare che abbiamo stipulato delle convenzionicon i Comuni dove sorge ciascun distaccamento, per cuilavoriamo a stretto contatto con il Sindaco che ci ospitamettendoci a disposizione i locali destinati agli uffici,la sala radio e le autorimesse come fossero delle piccolecaserme. A turno, c’è sempre una persona esperta,pronta a rispondere alle chiamate H 24 e in grado di attivaree coordinare le squadre di soccorso. Il telefonod’emergenza H. 24 è 333.4320874».Numerose le missioni che hanno visto in prima linea ivolontari del Parco Ticino, a partire dal terremotodell’Irpinia nel 1981. Tra quelle più significative ricordiamol’alluvione in Valtellina (1987) e quella in Piemonte(1994), la spedizione umanitaria a Sarajevo (1996), ilsisma in Umbria e Marche (tra il 1997 e il ’98), la missioneArcobaleno in Albania (1999), il Giubileo del 2000seguito nello stesso anno dall’alluvione in <strong>Lombardia</strong> ePiemonte, il terremoto in Molise (2002), i funerali delSanto Padre (2005), varie campagne Aib estive in altreregioni (tra il 2005 e il 2009) e il sisma in Abruzzo del2009.«L’esperienza che mi ha colpito in modo particolare -conclude Lorenzo Poma - è quella fatta a L’Aquila.Ricordo con commozione le tante bare bianche dei bambiniche ho visto sfilare durante i funerali. Poiché gestivamo,fra l’altro, il magazzino dove arrivavano gli aiutiumanitari, ho anche assistito a dei bimbi che ritiravanoalcuni giocattoli accompagnati da letterine scritte daaltri bambini più fortunati di loro. I miei occhi hannovisto grandi e piccoli gesti di solidarietà». ■


Tracce di vitae di speranzaBianca Emilia Manfredi, giudice internazionaledella FCI ed esperta di cinofilia da soccorso edi protezione civile, ci guida nell’emozionantemondo del rapporto tra uomo e animale, svelandocii segreti degli amici a quattro zampe e spiegandocil’importanza del metodo scientifico nelle ricerchedegli scomparsi con le unità cinofiledi Eleonora Marchiafava“D“Diversamente da noi, che ‘pensiamo’ con gli occhie vediamo il mondo come un insieme di colori, divolumi e di prospettive, il cane pensa con il nasoe vede il mondo come scie, spirali, tracce profumate, zaffatearomatiche, intrecci odorosi carichi di significato.Ecco perché la chiave del successo del soccorso con leunità cinofile sta nel saper educare il cane a prediligerel’odore umano e a segnalarcelo”. Parlare con Bianca EmiliaManfredi, giudice internazionale della FederazioneCinologica Internazionale ed esperta di cinofilia da soccorsoe di protezione civile, è un po’ come farsi sedurredalla passione per gli animali e dall’amore per gli uominie per la vita, da difendere e salvare. Lo sguardo vivace, lemani sempre in movimento, Bianca affascina prima ditutto per la sua competenza e per la conoscenza profondache ha non solo degli amici a quattro zampe, ma anchedelle dinamiche di protezione civile. Nel 2005 ha tenutoil primo corso di formazione delle unità cinofile promossodall’Apt, dando vita a un corpo istruttori, alla figura deltutor e a quella dei cosiddetti “figuranti”, per poi proseguirecon i corsi a cadenza annuale e con l’obiettivo direndere la formazione delle unità cinofile permanente inItalia. Nell’aprile 2009, in Abruzzo, a poche ore dal terremotoche colpì L’Aquila, le squadre cinofile guidate daisuoi istruttori salvarono 8 persone da sotto le macerie diOnna, una delle frazioni più colpite dal sisma.“L’insegnamento di una metodologia di ricerca è fondamentaleper la buona riuscita delle missioni di soccorsodella Protezione civile con le unità cinofile, e deve andaredi pari passo con l’insegnamento di discipline altrettantoindispensabili come quelle di pronto soccorso medico eveterinario, di psicologia del disperso, di meteorologia”,dice Bianca Emilia Manfredi. Formatasi alla scuola statunitensee alla scuola svizzera (la mamma, da cui ha ereditatola professione e la passione, era svizzero-tedesca),Bianca E. Manfredi è stata chiamata dai Ros deiCarabinieri lo scorso gennaio, dopo oltre un mese di ricerchesenza esito della povera Yara Gambirasio, la 13enne diBrembate di Sopra trovata senza vita a pochi chilometrida casa dopo tre mesi dalla sua scomparsa, il 26 novembre2010. Giorni, quelli, in cui i quotidiani hanno raccontatodelle unità cinofile della Protezione Civile, dei “canimolecolari” e del Bloodhound svizzero utilizzato per lericerche di Yara. “Sono tutti molecolari i cani!”, commen-20Le Unità cinofile da ricerca sul campodi addestramento di Bonate Sopra in provinciadi Bergamo


ta con un sorriso Bianca, che ha da poco dato alle stampeil manuale “Il cane da soccorso avrà un futuro?”. Ilvolume raccoglie le linee guida di selezione del cane dasoccorso e le metodologie di ricerca che Bianca ha elaboratonel corso della sua lunga esperienza, e che qui proponecon la collaborazione del collega Fabrizio Bonanno,anche lui giudice internazionale ed esperto di cani d’utilità,difesa e protezione civile. “Nelle sue ricerche il caneusa quasi esclusivamente il potente mezzo di cui è dotato,ovvero l’olfatto o il fiuto, con cui può percepire l’effluvioo la traccia”, ci spiega Bianca. “Di norma sfrutta quelloche fra i due gli dà maggiori garanzie, per intensità oper sua specifica attitudine”. Da qui la distinzione tra canida ricerca e cani da traccia: “Il cane da ricerca è senz’altroil più efficace”, conferma il giudice internazionale;“può iniziare la battuta senza sentire l’odore del disperso,ma proseguirla fino a localizzare quella persona che entranel suo cono d’odore, nell’effluvio, che è l’insieme di tuttele molecole odorose di fonte umana in sospensione cheguida il cane in direzione della persona presente sul territoriodella sua ricerca, sia che si tratti della persona scomparsao di un’altra, che può comunque fornire informazioniutili”. Il cane da traccia, invece, per essere impiegatocon successo “ha bisogno di un preciso punto di partenzae di un oggetto ‘di qualità’ appartenente alla personascomparsa, che serve al cane anche per distinguere l’odoredel disperso da quello dei soccorritori o di altre personepresenti sul tracciato. Il cane da traccia è un cane amegaolfatto, usa cioè prevalentemente il fiuto, cercandosul terreno le tracce e seguendo l’odore del calpestamentodegli umori del terreno e dell’erba unitamente all’odoredella componente umana, ovvero l’effluvio, mentre ilcane da ricerca è a teleolfatto, usa cioè l’olfatto per cercarel’effluvio nell’aria, ovvero le molecole umane insospensione”. Uno dei metodi di ricerca più validi èl’americano Mantrailing, che addestra il cane a seguire letracce lasciate dalle cellule umane e a guidare il conduttore,che lo tiene per il guinzaglio. “Una persona che camminaper 5 chilometri all’ora perde circa 150 micros<strong>cop</strong>ichescaglie di epidermide ogni 30 centimetri. Le cellulesono elementi individuali perché contengono il Dna, esono quindi anche più probanti delle impronte digitali edell’iride dell’occhio”, dice Bianca E. Manfredi. “Il metodoMantrailing si basa sulla capacità del cane da ricerca dileggere tramite il Dna tutti gli odori personali, da come sinutre l’individuo alle eventuali malattie, la nicotina, leLe Unità cinofiledel Nucleo operativo soccorsoad Onna (Aq)medicine assunte e così via. Lostress a cui siamo sottoposti producepoi un insieme di sostanzeacquose su uno strato di pellicoladi grasso che si deposita sulla pelle e che, nella sua reazione,causa una sudorazione più elevata e una serie dimolecole di diverso odorato”. Nel setto nasale del cane sisviluppano le cellule nervose che comunicano al cervellol’informazione sugli odori individuali: “Se il cane ha captatodunque l’odorato della persona XY, lo identifica quale‘persona XY’, processo che in bioneurologia si chiama riconoscimentoolfattivo”. Da decenni utilizzata dalla poliziaamericana per la ricerca degli evasi, e adottata poi anchein Australia, questa metodologia è oggi diffusa in moltipaesi europei, come Germania, Inghilterra, Svezia, Olandae in Svizzera, proprio per i successi immediati che riescea garantire. “Purtroppo, la tragedia della famigliaGambirasio è invece l’ennesima dimostrazione del fattoche in Italia scontiamo un grave ritardo culturale, checonsiste nel non applicare ancora metodi scientifici e protocollioperativi condivisi tra le diverse forze di sicurezzae le squadre di soccorso durante le ricerche di questotipo”, sostiene la Manfredi. “Nei miei corsi di formazioneinsegno nove metodi scientifici di ricerca, che vanno sceltie applicati in base alla razza del cane e ai risultati deiTerminato l’addestramento un meritatoriposo per i due bellissimi esemplaridi pastore tedescoe per il pastore belgaSicurezzanews21


test attitudinali fatti agli animali, e senza i quali nessunaricerca può avere successo”, precisa l’istruttrice. “Il rispettodi alcune procedure, soprattutto prima di avviare laricerca sul campo, è cruciale: se al cane non si fornisconole giuste informazioni, non riuscirà mai a seguire le traccedello scomparso. Se, per esempio, l’oggetto di qualitàappartenente alla persona da cercare che il conduttore faannusare al cane da traccia prima di partire è stato contaminatodal contatto con altre persone, o ilsacchetto che lo conteneva non è stato sigillatobene, la ricerca diventa vana”. Così comeè cruciale l’organizzazione logistica deglioperatori e delle ricerche sul campo: “Tre annifa ci chiamarono per la scomparsa di una personaanziana nel Milanese, nei pressi delcanale Villoresi. Era l’ultimo dell’anno”, raccontaBianca, “e l’anziano si era allontanatoda casa senza lasciare apparentemente traccia.Arrivati sul posto, la prima cosa cheabbiamo fatto è stato allestire un campo baseIl giudice internazionaleBianca Emilia Manfredicon il direttoredella Rivista“Sicurezza News”,Luigi Rigoper la raccolta delle informazioni sullo scomparsoe per l’esame della zona in cui cercare.Nel caso ad esempio Villoresi, le prime zoneda percorrere erano sicuramente quelle checorrevano lungo il canale, perché le molecoleumane sono attirate dall’acqua e quindi i percorsinei pressi dei corsi d’acqua sono quelli più ricchid’informazione per le unità cinofile”. E per il boxer Zeusche, così guidato, trovò e salvò l’anziano, che stava scivolandonel canale. Lo stesso boxer che trovò poi in un dirupodalle parti di Lecco, a due mesi di distanza dalla scomparsa,un camionista morto in un incidente stradale. “Sitrattò di un caso particolare, perché i cani non riescono ariconoscere i cadaveri, dato che col sopraggiungere dellamorte le cellule rilasciate dal corpo diminuisconoe variano il loro odore, che viene modificatoanche dalla decomposizione in atto”,spiega la Manfredi. “Il caso di Lecco rimaneperò significativo, perché dimostra la bravuradel conduttore a leggere i segnali che ilcane gli stava lanciando e a farsi condurre nelpunto in cui si trovava il corpo dell’uomo”.Dunque, preparazione ed esperienza sia delconduttore che del cane sono fondamentaliper fare delle unità cinofile uno strumentodavvero efficace per salvare vite umane.“L’insegnamento di una disciplina quale ilmetodo Mantrailing, che è il più scientifico”,conclude Bianca Emilia Manfredi,“dura però 5 anni d’intenso esercizio settimanaledel cane e del conduttore”, mane vale sicuramente la pena. ■Unità cinofile a confrontoIl 25, 26 e 27 febbraio scorsi si è svolta a Luino (Va) l’esercitazione cinofiladell’Associazione Nazionale Carabinieri. I nuclei partecipanti comeunità cinofile sono stati: <strong>Regione</strong> Lazio sezione Roma 1, <strong>Regione</strong> Liguriasezione di Genova Ponente, <strong>Regione</strong> Toscana sezione di Prato, <strong>Regione</strong>Veneto sezioni di Caerano San marco (Ve) e Bassano del Grappa,Provincia Autonoma di Trento e Bolzano sezione di Egna, <strong>Regione</strong>Piemonte Nucleo Provinciale di Torino Gruppo Cinofili e Gruppo diCentallo (Cn), <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> sezioni di Giussano (Mi) e Grumellodel Monte (Bg).Per un totale di 74 volontari di cui 60 Unità Cinofile. Sono intervenutiinoltre a sostegno logistico alla sezione di Giussano le sezioni diBrugherio (Mi) per il sistema di accreditamento dei volontari con tesseraa lettura elettronica, Lecco per il sostegno alla gestione logistica, ilNucleo Provinciale di Torino per gli apparati di comunicazioneradio/localizzazione e ponte radio.Le attività di verifica, da parte della commissione, sono iniziate nellagiornata di venerdì sul campo macerie di Luino (Va) con le prime unitàgiunte nella mattinata dello stesso giorno attività terminate in serata.Nella giornata di sabato, con l’arrivo e la registrazione di tutti i volontaripartecipanti, le attività hanno preso inizio alle ore 8,00 con l’alzabandiera;i volontari sono stati suddivisi e inviati con accompagnatori econoscitori della zona (più un operatore radio e un responsabile) suquattro campi di lavoro dove sono state effettuate le prove di ricerca insuperficie.La giornata è proseguita con nuove valutazioni e verifiche più concentrateverso le unità in formazione. Sono inoltre state effettuate duericerche in terreno impervio coordinate dai volontari del SoccorsoAlpino di Varese con la simulazione di un recupero in crepaccio di uninfortunato; hanno partecipato unità cinofile e volontari del Gruppo diCentallo, Giussano e del Gruppo Cinofili della Provincia di Torino.Gli organizzatori sono stati lieti di ospitare come osservatori i nuclei diVerola Nuova (Bs), Bagnolo Mella (Bs), Milano e tutti i Presidenti diSezione intervenuti alla manifestazione.Hanno portato altresì il loro saluto e quello degli Enti che rappresentanoil Dott. Ceccaroni del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, ilDott Ilardi della Presidenza Nazionale ANC, l’Arch. Cinzio Merzagoradella Protezione Civile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, l’Assessore Taldone delComune di Luino, il Delegato della XIX delegazione del Soccorso AlpinoGian Attilio Beltrami, il Cav Zocchi delegato alla PC dell’Ispettorato ANCPiemonte e Valle d’Aosta, Ufficiali e Sottufficiali dell’Arma in Servizio ein Congedo che hanno dato stimolo e supporto con le loro parole e laloro presenza alla nostra attività.Un grande ringraziamento da parte dei volontari va fatto al M.A.s.U.P.S.Michele Marzocchi del Centro Cinofili dell’Arma per la professionalità,capacità e imparzialità nella valutazione delle nostre unità cinofile,nonchè al consigliere Nazionale Filippo Ilardi per la disponibilità neiconfronti di tutti i volontari.Un particolare encomio a tutti i volontari del Nucleo di Giussano chehanno condiviso con l’Organizzazione tutti i momenti di “costruzione”di questa esperienza, offrendo un grandissimo e indispensabile apportomateriale e psicologico.22Per informazioni: Associazione Nazionale carabinieriCar. Marco Valsecchi Presidente del Nucleo Giussano Ipn 38


SPECIALE come si diventa volontariMezzi all’avanguardiae maggiore formazioneper i volontari di domanidi Francesco LamberiniE’ quanto prevede Nicola Angelini, nuovo responsabiledel coordinamento del volontariato di protezione civilein <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, per riuscire ad ottenere risultatisempre più efficaci negli interventi di soccorso cheverranno effettuati in futuro. Fornisce una seriedi suggerimenti sul percorso burocratico e praticoda intraprendere per poter diventare volontariodi Protezione civile e alcune riflessioni che scaturisconodalla sua lunga esperienza di quasi venticinque annimaturata sul campoVVocazione e adeguata preparazione non fannosolo rima, è un binomio che dovrebbe ispirarequalsiasi tipo di attività. Tanto più quando siparla di Protezione civile, poiché da un intervento miratoe tempestivo può dipendere la sorte di molte personee spesso anche il futuro delle strutture colpite da unevento calamitoso. Volontario, quindi, non ci si improvvisa,tanto è vero che, in aggiunta all’indispensabilemotivazione, ci sono delle regole ben precise da rispettaree dei percorsi appositi da intraprendere. Vediamo quindicosa occorre fare per riuscire a mettersi al servizio delprossimo.Da premettere innanzitutto che la normativa regionale disettore, ed in particolare il “Testo unico delle disposizioniregionali in materia di protezione civile”, la leggeregionale 22 maggio 2004, n.16 ed il regolamento regio-Sicurezzanews23


SPECIALE come si diventa volontari24nale 18 ottobre 2010, n.9 di attuazione dell’AlboRegionale del Volontariato di Protezione Civile, assicuranola massima partecipazione di tutti i cittadini almondo del volontariato di Protezione civile e richiedeagli aspiranti volontari requisiti di moralità, affidabilità,buona volontà e disponibilità. Gli stessi, inoltre, devonoessere maggiorenni, mentre non è fissata un’età massimaper il congedo. Per chi non se la sente più di operaresullo scenario di una catastrofe per l’età avanzata esistonocomunque numerose altre attività che si possonosvolgere nell’ambito di un gruppo e che vanno da quellaamministrativa a quella organizzativa, dove contasoprattutto l’esperienza.Se un cittadino vuole diventare volontario di ProtezioneCivile deve innanzitutto rivolgersi ad un’organizzazionedi volontariato (Associazione o Gruppo comunale) chesvolga già tale attività.I Gruppi comunali sono organismi di emanazione pubblicae dipendono funzionalmente dal sindaco, mentre leAssociazioni sono strutture di natura privata, con unproprio statuto, un presidente ed un consiglio direttivo.Poiché il Sistema Nazionale di Protezione Civile è uncontesto organizzato e regolato da norme precise, leorganizzazioni di volontariato per operare in armoniacon la legge devono essere iscritte all’Albo Regionale delVolontariato di Protezione Civile, nonché nell’Elenconazionale del Dipartimento della Protezione Civile; questoanche al fine di godere dei benefici economici e ditutela previsti dalle norme vigenti. Tali benefici consentonodi ottenere il mantenimento del posto di lavoro nelmomento in cui si è chiamati a far fronte ad una situazionedi emergenza ed il rimborso delle spese quando siè in missione. L’iscrizione all’Albo Regionale ha ancheuna funzione istituzionale di tipo operativo, poichéaiuta le diverse autorità a conoscere cosa è presente sulterritorio e su come intervenire, soprattutto se l’eventorichiede l’impiego di volontari che abbiano un certo tipodi specializzazione. L’iscrizione di un cittadino che vogliadiventare volontario è comunque possibile presso qualunqueorganizzazione di volontariato operante nel territoriodi <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>.Nel periodo in cui sono impiegati, preventivamenteautorizzato dalle Autorità di Protezione Civile (Sindaco,Prefetto, Presidenti di Provincia e <strong>Regione</strong> e Dipartimentodi P.C.), ai volontari viene garantito il mantenimentodel posto di lavoro con il relativo trattamentoeconomico e previdenziale. Le leggi vigenti (art.4 dellaL. 266/91) prevedono inoltre che le organizzazioni divolontariato debbano provvedere alla <strong>cop</strong>ertura assicurativadei propri aderenti. Eventuali informazioni in materiadi volontariato di P.C. possono comunque essererichieste: ai settori Protezione Civile della propriaProvincia; alle Amministrazioni comunali (per i Gruppicomunali di Protezione Civile); alla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> -DG Protezione Civile, Prevenzione e Polizia locale.Tornando agli aspetti operativi di questa attività e premessoche fin dagli anni ‘90 tutte le Amministrazionicomunali sono tenute per legge a dotarsi di un serviziodi Protezione Civile, va sottolineato, come già accennato,che esistono due tipologie di organizzazioni: una piùistituzionale rappresentata dal Gruppo comunale o intercomunale(quando raggruppa più località) ed una,l’Associazione, che scaturisce dall’adesione spontanea digruppi di cittadini con finalità rivolte alla protezionecivile. In quest’ultimo caso l’iniziativa è tutta privata el’Amministrazione pubblica riconosce l’operatività di taleorganizzazione attraverso l’iscrizione all’Albo e permezzo di eventuali convenzionamenti locali.Per tutti i volontari, già da diversi anni, è obbligatorial’acquisizione di una formazione di base che comporta la


SPECIALE come si diventa volontarifrequenza di un apposito corso organizzato seguendo glistandard forniti dalla Scuola Superiore di ProtezioneCivile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>. Una volta superato positivamenteil corso si può finalmente diventare volontarioperativi e seguire le proprie inclinazioni, anche dalpunto di vista della specializzazione.Anche per le organizzazioni, la normativa regionale, prescrivela scelta di una o più specialità, secondo le personaliattitudini dei suoi componenti o - più propriamente- derivante dalla tipologia dei rischi presenti sulterritorio di competenza.A tale proposito il Regolamento regionale n. 9 prevedeun elenco di specializzazioni che riportiamo nel box aseguire.L’ALBO SI ARTICOLA NELLESEGUENTI SPECIALITÀ● Logistica/gestionale● Cinofili● Subacquei e soccorso nautico● Intervento idrogeologico● Antincendio boschivo● Tele-radiocomunicazioni● Nucleo di pronto intervento di cuiall’articolo 6, comma 2 della l.r. 16/2004● Impianti tecnologici e servizi essenziali● Unità equestriCiascun gruppo può anche decidere di essere “monotematico”,per cui quello dei sommozzatori, ad esempio,può dedicarsi esclusivamente all’attività subacquea cheeserciterà ogni volta verrà chiamato in emergenza. Ce nesono altri, invece, che hanno al loro interno due o piùspecializzazioni. A loro volta si iscrivono all’Albo facendopresente le discipline esercitate da mettere in praticaall’occorrenza. A spaziare in diversi settori sono disolito i gruppi più numerosi.È inoltre importante fare una precisazione: molti gruppiche si occupano di antincendio boschivo, per tradizionenon si sono mai iscritti all’Albo di Protezione civile, mentrecon il nuovo regolamento regionale n. 9 anche questidovranno provvedere in tal senso.Riguardo ai bisogni effettivi di intervento, dettati dallecaratteristiche territoriali, va considerato che la nostraregione è strutturata per due terzi in zone collinari omontane. Per cui i rischi che si manifestano maggiormentesono di tipo idrogeologico e idraulico. Non vannoperò dimenticate tutte le altre attività, perchéProtezione Civile vuol dire soprattutto accoglienza eassistenza alla popolazione colpita e dunque un ruoloprimario continua a ri<strong>cop</strong>rirlo la logistica. Mentre stannoacquisendo sempre più importanza, non solo per numeroed efficacia, anche i gruppi cinofili specializzati nellaricerca di persone scomparse, sotto le macerie così comenei boschi ed in superficie.Concludiamo questa panoramica su come si diventavolontario rivolgendo alcune domande a Nicola Angelini,nuovo quadro responsabile della posizione organizzativa“coordinamento del volontariato di protezione civile”che fa capo, in <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, alla DirezioneGenerale di Protezione civile, Polizia Locale e Sicurezza.Nicola ha 42 anni ed ha mosso i suoi primi passi davolontario con la grande alluvione della Valtellina del1987. E’ iscritto nei vecchi “ruolini prefettizi” fin dal1992 e milita in un’organizzazione dal ’93, da poche settimaneha lasciato il mondo del volontariato per ri<strong>cop</strong>rireil nuovo incarico in <strong>Regione</strong>. In questo caso non sitratta di quesiti tecnici, ma soprattutto di domande centratesulle motivazioni che inducono a intraprenderequesto percorso.Quale desiderio prevalente anima chi vuole diventarevolontario di Protezione civile?«Ciascuno trova dentro di sé la molla personale che lospinge a dedicarsi al prossimo. Recentemente mi ècapitato di parlare con un ragazzo non ancora diciottennedi una famiglia terremotata dell’Abruzzo e che aseguito del sisma si è dovuta trasferire a Bergamo.Questo giovane è venuto a cercarci perché i volontarihanno assistito lui e i suoi familiari costretti a trasferirsiin una tendopoli dopo l’evento. Mi ha detto chedesiderava diventare volontario poiché sentiva di doverrestituire al suo Paese quanto egli aveva ricevuto nelmomento del bisogno, offrendo così il suo servizio inProtezione Civile. Naturalmente il Gruppo in cui militavolo ha accolto e aspetterà che diventi maggiorenneper poi sottoporlo all’iter formativo e dare spazio aquesto suo desiderio. In ogni caso occorre avere ungrande spirito di servizio perché stiamo parlando di unaforma di volontariato ormai molto professionale chenecessita di tante esercitazioni, molto impegno e unabuona dose di controllo sulla propria psiche per nonSicurezzanews25


SPECIALE come si diventa volontarilasciarsi sopraffare dalla gravità degli scenari cui si puòassistere».Quali sono le maggiori difficoltà che si incontranosvolgendo questa attività?«Sono soprattutto di due tipi: una di ordine burocrati<strong>cop</strong>erché cominciano ad essere molte le incombenzeamministrative che gravano sui volontari; l’altra - piùdifficile - consiste nel riuscire a mantenere viva l’attenzionee lo spirito di servizio di quanti fanno parte di ciascungruppo, poiché nei momenti di “pace” si possonosentire a volte demotivati. Poi accade che quando arrival’emergenza i volontari non bastano mai».E le soddisfazioni che invece si possono cogliere?«Sono molte, soprattutto di ordine morale e personale.Esiste una strana simbiosi che si viene a creare tra ilvolontario e la persona soccorsa quando si è in missione,situazioni che fanno nascere tante grandi amicizie,anche tra volontario e volontario. Quindi le soddisfazionici sono e sono molto forti e particolari, forse unichenel mondo del volontariato».Quale potrebbe essere la fisionomia futura delleorganizzazioni di volontariato?«<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> sta investendo molto in questo settoreperché si è resa conto che il volontariato è unarisorsa insostituibile. Desideriamo un volontariato semprepiù formato e specializzato in modo che possa lavorareanche in piena sicurezza e con le giuste attrezzaturee dotazioni. <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, con uno sforzo economicosenza eguali, ha acquistato moltissimi mezzi emateriali, che sono stati poi distribuiti alle province inmodo che ciascuna possa avere una propria colonnamobile, dotata di mezzimoderni ed efficaci perfronteggiare ogni tipo diemergenza. Quindi laProtezione civile volontarialombarda è proiettataverso un futuro che lavedrà assumere le sembianzedi una task force dipronto impiego, organizzata,ben funzionante edefficace nei risultati». ■Per informazioni:U.O. Protezione CivileNicola AngeliniTel. 02 6765250026


Dal Friuli ad Haiti,un ‘miracolo’che dura 35 anniAlla cerimonia del 35° Anniversario della fondazionedell’Associazione Volontari di Protezione civiledel Gruppo A2A (ex AEM), i veri protagonisti eranoloro: i volontari, che hanno riempito con commossapartecipazione la sala congressi della Casadell’Energia Aem di Milano. Non è mancatoun momento di gratitudine, in cui ciascuno è statoinsignito di un premio, segno del riconoscimentoe della profonda ammirazione dell’Associazioneper il lavoro e il prezioso servizio prestatodai volontari nel corso degli anni eper le collaborazioni proficue nate con le diversecomponenti della Protezione civiledi Alessia FuriaAAlla commemorazione del 35° Anniversario dellanascita del Gruppo A2A di Protezione civile(allora Aem, storica Azienda elettrica municipaledi Milano), che si è svolta di recente nel capoluogolombardo, erano presenti oltre al fondatore delGruppo, Luigi Bossi, illustri personalità del mondoistituzionale, l’assessore alla Protezione civile di<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> Romano La Russa e il direttoreUna foto prima dell’iniziodella manifestazionecon alcuni ospiti e volontaridel Gruppo di Protezione civileA2ASicurezzanews27


Luigi Bossi, fondatore e presidentedel Gruppo diProtezione civile A2A con TittiPostiglione, Anita Vitale eAlberto Biancardi, dirigenteU.O. Protezione civile della<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>Romano La RussaAssessore alla ProtezioneCivile,Polizia Locale e SicurezzaMissione in Molise, Ripabottonigenerale dell’Ufficio Volontariato, Formazione eComunicazione del Dipartimento di Protezione civilenazionale, Titti Postiglione. Tra gli ospiti presentianche Antonio Pugliano della direzione regionale deiVV.F della <strong>Lombardia</strong>, che ha portato i saluti diAntonio Monaco direttore regionale e il Comandanteprovinciale dei VV.F di Milano, Silvano Barberi.Non è mancata la partecipazione di Biagio Longo,assistente del presidente del Consiglio di Gestione diA2A Giuliano Zuccoli e del presidente del Consiglio diSorveglianza di A2A, Avv. Graziano Tarantini. BiagioLongo insieme a Luigi Bossi ha in modo simpatico ebrillante animato la giornata, portando i saluti allaplatea gremita di volontari dei due presidenti di A2A.Il Gruppo di volontari è stato fondato il 7 maggio del1976, proprio all’indomani di un tragico evento, il terremotodel Friuli. In quella drammatica occasione, ilGruppo fu uno dei primi a raggiungere i luoghi diemergenza, consapevole di portare oltre alla propriacompetenza e alle preziose capacità organizzative,relative all’allestimento degli impianti e al ripristinodelle linee elettriche, solidarietà e sentimenti di umanitànecessari per restituire la speranza alle popolazionifriulane vittime della calamità. La stessa prontezzadi spirito e senso di solidarietà che da semprecaratterizzano ogni missione umanitaria in cui partecipanoi volontari del Gruppo A2A e che hanno con-28Missione nello Sri Lanka 2005


La parola al presidente Luigi Bossi. Accanto a Bossi, Biagio Longo, assistente della presidenza di A2A e giornalista;l’assessore alla Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, Romano La Russae Titti Postiglionetraddistinto 35 anni di onorata attività. Ne sa qualcosaLuigi Bossi, ‘animatore’ principale della giornata,nonché anima creativa dell’Associazione, piccologrande ‘miracolo’ nel panorama del volontariato italianoe non solo. “Io sono il fondatore e ormai memoriastorica del Gruppo - ha affermato nel corso della commemorazione– che però continua a stare in piedi graziealla professionalità delle persone che lo compongono”.Un impegno che inizia appunto nei giorni successiviil catastrofico terremoto che distrusse buonaparte del Friuli, non solo case, ma anche infrastrutturee servizi. La scossa, infatti, fu talmente forte chevenne percepita in quasi tutto il Nord Italia. In quell’occasionetutti gli organismi istituzionali furonoimpegnati nelle opere di soccorso alle popolazionifriulane. Migliaia di civili si recarono sul posto, tra cuianche un gruppetto di dipendenti di Aem che risposeroall’appello lanciato in quei giorni dalla Direzioneaziendale per la ricerca di personale tecnico qualificatodisposto a recarsi sul luogo del disastro per aiutarea ripristinare le linee elettriche. Così partono prontia mettersi in gioco e a dare tutta la loro disponibilità,in un contesto storico in cui la struttura diProtezione civile non esisteva ancora. Intanto l’alloraPresidente della Repubblica, Sergio Leone, nominal’onorevole Giuseppe Zamberletti ‘Commissario straordinarioper le emergenze’, col compito di coordinare isoccorsi, sia quelli ufficiali sia quelli nati dallo spiritodi volontariato. Inizia a prendere forma quellastruttura che poi, nel 1982, diventerà la Protezionecivile italiana.”Da quando è stato fondato l’organismodi Protezione civile, grazie al suo fondatore GiuseppeZamberletti - continua Bossi - il nostro Gruppo ne hasempre fatto parte. Nasce, infatti, il primo nucleo diMissione ad Haiti 2010, installazione di pannelli solariSicurezzanews29


Al terminedella cerimoniail presidente Bossiconsegna a tuttii volontari del Gruppodi Protezione civileA2A un ricordodi questo’primotrentacinquennale’.A sinistra, nella foto,Paola Bongiornisegretaria e ‘colonna’del Gruppo A2A30Protezione civile all’interno di Aem distinguendosi perl’ottimo apporto e migliorandosi nel corso degli anni”.Nel 1982 Aem cambia assetto e si trasforma acquisendoil settore gas della Montedison, e da AziendaElettrica Municipalizzata diventa Azienda EnergeticaMunicipale. “Con l’acquisizione del settore gas dellaMontedison – afferma - sono entrati nuovi colleghi evolontari che hanno portato al Gruppo nuove professionalitàampliandone le possibilità di intervento”. Einfine, l’ultima trasformazione avvenuta nel 2008 cheha portato alla nascita del Gruppo A2A in cui confluisceAem. Anche il Gruppo cambia denominazione,diventando ‘Associazione Volontari di Protezione civiledel Gruppo A2A. Nel 2001 un importante riconoscimentoarriva dall’allora Assessorato ai Lavori Pubblicie Protezione civile della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> che giudicail Gruppo una delle organizzazioni più accreditatesotto il profilo organizzativo e tecnologico per ilsoccorso alle popolazioni e per il supporto logistico,stipulando una convenzione ‘per l’attuazione del supportologistico e di pronto intervento nelle attività diprotezione civile di competenza regionale. E’ così cheil Gruppo entra a far parte della Colonna <strong>Mobile</strong> della<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, iniziando una collaborazione chedura tuttora. “L’importanza dell’opera svolta dalGruppo di volontari A2A insieme alla Protezione civileregionale - ha sottolineato nel suo intervento l’assessoreRomano La Russa - è un fiore all’occhiello pertutta l’amministrazione regionale e per tutta laProtezione civile nazionale. Siete il Gruppo di volontaricon una lunga storia alle spalle, spesso intrecciatacon la storia della città di Milano, nato ancoraprima che la grande ‘macchina’ della Protezione civileiniziasse a partire. Un Gruppo che si contraddistingueanche per essere tra i più organizzati e addestrati alivello nazionale. Sappiamo – continua - che inmomenti di necessità è sempre possibile contare sullavostra opera. A voi va il mio ringraziamento e l’esortazionea continuare l’opera, sperando che le collaborazionie le sinergie con il Gruppo dell’A2A possanoaumentare nel futuro per il bene della comunità e dichi ha bisogno, da parte nostra saremo sempre prontia sostenervi nella vostra opera spesso silenziosa,ma al tempo stesso eroica”. Come eroici sono gli straordinaripassi che ha fatto la Protezione civile nazionalenel corso di questi 35 anni, sottolineato da TittiPostiglione. “Il volontariato nell’ambito di un sistemacomplesso di Protezione civile è a sua volta un mosaicostraordinario dove stanno insieme grandi organizzazionipresenti, grazie ai loro corpi specializzati, inmodo capillare su tutto il territorio nazionale. Traqueste esistono veri e propri ‘gioielli’ come l’A2A, teoricamentepiccola associazione in termini di numeri estrutture, ma con una potenzialità straordinaria.Personalmente ho un legame particolare con questaassociazione per aver condiviso i tragici giorni cherisalgono al terremoto dell’Aquila. Durante l’emergenza,di portata rilevante, mentre la straordinariaColonna <strong>Mobile</strong> lombarda allestiva i campi di accoglienzaa Monticchio, ci rendemmo subito conto cheserviva una azione più diffusa relativamente allarimessa in opera e in sicurezza degli impianti elettricidi acqua, luce e gas su cui si fonda una operazionedi protezione civile e di assistenza alla popolazione.Immediatamente pensammo che c’era bisogno di loro,del Gruppo A2A, gli unici a operare da anni con unaprofessionalità straordinaria e al tempo stesso conuna disponibilità davvero impareggiabile. Nel giro diqualche ora, infatti, arrivarono pronti e puntuali comesempre. Iniziammo a segnare su un grosso tabellone icampi di accoglienza che a mano a mano venivanosistemati. Per noi la loro presenza è stata una sicurezza:la presenza di un volontariato così specializzato ciconsentiva di avere piena fiducia in chi stava operando.E’ proprio questo il valore aggiunto del volontariato,che oggi, seguendo l’esempio del gruppo A2A èsempre più organizzato. In Europa attualmente stanascendo l’idea di un ‘Corpo volontario europeo’ ed èall’Italia che si guarda, per la peculiarità del nostrosistema di averne tanti, così specializzati in tutti isettori e che indossando divise diverse riescono alavorare insieme. E dal momento che il nostro sistemadi Protezione civile fonda le proprie radici proprio sulvolontariato è su quest’ultimo che dobbiamo continuarea investire e affinché possa continuare a crescereha bisogno delle istituzioni come la <strong>Regione</strong><strong>Lombardia</strong> che la possa sostenere riconoscendonel’importanza”.


Bossi e MarcelloDi Capua, presidentedella Fondazione Aemhanno consegnatoancheai rappresentanti dellealtre organizzazioniche compongonola Colonna <strong>Mobile</strong>regionale targhee gagliardetti.Nella foto vienepremiato AlbertoBruno, presidentedel Comitatoprovincialedella Croce RossaIn questi anni il Gruppo A2A non ha mai smesso diessere di offrire il proprio aiuto alle popolazioni vittimedi calamità, passando da una missione nazionaleo internazionale con entusiasmo e supportando lealtre organizzazioni con le proprie competenze e specializzazionenell’impiantistica dei servizi, ai varilivelli. “La missione del 2005 in Sri Lanka – ha ricordatoLuigi Bossi – è stata la seconda grande esperienzaoperativa all’estero, dopo quella del 1999 quandosiamo chiamati a partecipare a ‘Missione Arcobaleno’in Albania per l’assistenza ai profughi del Kosovo. InSri Lanka, nella regione Tamil a Nord-est del Paese, trale più pericolose dove spadroneggia la guerriglia tra igruppi etnici differenti, ci rechiamo con la Protezionecivile del Comune di Milano per allestire un campogestito da InterSos. In quei giorni riuscimmo a ripristinarealcuni pozzi, mettere in funzione potabilizzatorie cisterne per l’acqua e soprattutto costruimmomoltissime latrine con tanto di scarichi al fine di consentirealle popolazioni di vivere dignitosamente.Dopo circa 20 giorni è partita una seconda squadrache si è occupata della costruzione di ben 13 km dilinea elettrica a 15 mila volt, due cabine di trasformazioneda ‘palo’ e svariati chilometri di distribuzione dibassa tensione”. Nel 2010, infine, a seguito del terremotoad Haiti, A2A partecipa a una missione organizzatada <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, dove il Gruppo fu chiamatoper far fronte a problemi di fornitura di energiaelettrica laddove non c’era la possibilità di collegarsia nessuna rete. E’ stato quindi affrontato in modoinnovativo il problema di produrre sul posto l’energianecessaria per il funzionamento di un orfanotrofio,tramite l’installazione di un impianto fotovoltaico.“Presso il Seminario San Carlo di Port au Prince cheospita migliaia di persone, l’unico dei tre esistentiprima del terremoto che ha resistito alla scossa, èstato installato un impianto fotovoltaico che consentedi sopperire alle carenze di elettricità date dalladistruzione della rete di distribuzione e alle difficoltàdi approvvigionamento del gasolio per il generatore.Per il 2011 la previsione è quella di ritornare ad Haitiper una seconda spedizione, con l’obiettivo di completarel’impianto del Seminario al fine di renderloautonomo energeticamente”. Il secondo obiettivo èquello di portare aiuto a Suor Marcella Catozza, missionariafrancescana ad Haiti da cinque anni che semprea Port au Prince, nella malfamata zona di ‘WafJeremy’ sta portando a termine la costruzione di unvillaggio composto da più di 200 casette, un refettorio,una scuola e un ambulatorio medico. “Vorremmoriuscire ad aiutare anche Suor Marcella che in modoaffettuoso abbiamo soprannominato ‘Suor Marine’ perla sua fortissima volontà e caparbietà che le fannoraggiungere obiettivi impensabili in un contesto profondamentedegradato. Attualmente il suo ‘VilajItalyen’, sta diventando ogni giorno più grande in unmare di baracche e discariche. Vorremmo aiutarla perquesto stiamo cercando il materiale necessario (pannelli,inverter, caricabatterie, batterie..) e siccome ifondi sono pochi ci stiamo rivolgendo anche alle ditteper avere il materiale gratuitamente e di poter ritornaread Haiti per costruire nel villaggio di SuorMarcella un altro impianto fotovoltaico, e speriamo diriuscirci entro quest’anno”.Questa meravigliosa giornata di festeggiamenti è proseguitacon la consegna della targa con incisa unasola parola dal grande significato: ‘grazie’ e regalataagli organismi che hanno aiutato dal punto di vistaeconomico e materiale A2A al fine del raggiungimentodei suoi obiettivi, mentre a tutti gli altri ospitiintervenuti, volontari e non solo, è stato consegnatoil gagliardetto, simbolo di stima e di amicizia.La cerimonia si è chiusa, infine, con una promessaimportante da parte del Presidente della Fondazionedi Aem, ossia l’impegno di offrire un sostegno economicofisso senza il quale la professionalità e lasolidarietà del Gruppo di volontari avrebbero moltadifficoltà a emergere. “La Fondazione Aem – ha sottolineatoil presidente - ha come s<strong>cop</strong>o di tutelare econservare il patrimonio di Aem, che è sicuramentestoria industriale e di modernità, ma è soprattuttostoria di uomini. Al prossimo Consiglio porterò unaproposta di delibera per far sì che la Fondazionepossa diventare un sostenitore fisso, dal punto divista materiale, del Gruppo di Volontari di A2A diProtezione civile”. ■Sicurezzanews31


Anziani più sicuricon il Pool AntitruffePer stroncare il fenomeno delle truffe agli anziani,a Milano è attivo già da qualche anno un lavoroproficuo di indagini, nelle quali le intercettazionitelefoniche sono uno strumento fondamentale. Nonsolo. L’attività di prevenzione e di sensibilizzazioneprevista dal Pool in collaborazione con alcuni enti,è ritenuta indispensabile al fine di contrastarequesti preoccupanti episodi di reatodi Alessia Furia32IIl Pool Antitruffe Anziani nasce nell'aprile 2007per volere del Procuratore Aggiunto del Tribunaledi Milano, Alberto Nobili, e dell'amministrazionedel Comune di Milano con l’allora vicesindacoRiccardo De Corato, che da subito ha provveduto afornire personale e mezzi.Con la costituzione del Pool sono partite immediatamentele prime indagini, che hanno portato dopopoco ai primi arresti e alle denunce di vari personaggiche, singolarmente o in concorso, truffavano ederubavano la fascia più debole della popolazione: lepersone anziane.“La prima indagine in assoluto in cui ci siamo imbattuti- ha detto il commissario aggiunto Francesco Podini,del Pool Antitruffe Anziani della Procura di Milano, “haportato a s<strong>cop</strong>rire due uomini di origine campana che,fingendosi medici, truffavano preti anziani sottraendoloro i risparmi delle parrocchie, comprese le offerte deifedeli. Ciò è accaduto sia aMilano che in provincia.La tecnica utilizzata è conosciuta:si tratta di quellatecnica che noi del mestiereabbiamo denominato ‘truffaall'americana’, in quantodue complici si fingono unoun medico e l'altro un benefattore.Quest’ultimo fingeIl dott. Fabrizio Cristallidurante la conferenza stampadel Pool Antitruffedi dover donare una forte somma di denaro a una personache però è ormai deceduta. Il raggiro nei confrontidell’ignaro prete avviene nel momento in cui il benefattore,con l’aiuto del suo complice, convince il pretead accettare la finta somma, dal momento che nonsaprebbe a chi donarla, essendo defunta la persona acui la donazione era destinata. Generalmente riesconoa convincere la povera vittima ad andare da unnotaio, che in realtà non esiste, al fine di redigere unfinto atto con cui i due truffatori si divideranno lasomma. Quasi sempre i preti, pensando di fare un’operadi bene alle loro parrocchie, accettano di dare ingaranzia una somma di denaro, che viene poi derubatacon un raggiro dai due soggetti. Mesi di indagini edi intercettazioni telefoniche, non solo, anche diappostamenti hanno portato all'arresto dei due individuie successivamente alla loro condanna”.Molto importanti per le indagini si sono dimostrate,naturalmente, le intercettazioni telefoniche. Unostrumento ottimo che offre grossi spunti investigativie la possibilità di monitorare i movimenti dei truffa-


tori, capire le loro mosse e cercare poi di arrestarli infragranza di reato.Con il passare del tempo e il lavoro sempre più inaumento, il Pool è stato rinforzato con altro personaleanche della Polizia di Stato, dando vita così alcosiddetto ‘Interforze’. “L'unione del gruppo ha portatoa una grande sinergia. In particolare, abbiamo iniziatoa darci da fare con la raccolta di informazioni ea svolgere indagini su tutti i fascicoli giacenti pressola Procura”.All'inizio il compito è stato arduo, in quanto nellacittà di Milano e provincia le truffe o i furti agli anzianierano in forte aumento, ma soprattutto i personaggiche commettevano questi reati non avevano né unnome né tantomeno un volto; perciò è stato necessario,come primo passo, costruire un data base e unarchivio dove riporre tutti i dati e le fotografie di ciascunpersonaggio e su cui sviluppare gli album fotografici.“Progressivamente - continua il Commissario -si è arrivati ad arrestare anche il ‘finto direttore dibanca, il finto antennista, il finto idraulico o elettricista’,tutti poi inseriti in quell'archivio”.Ultimamente la presenza della Polizia Locale nel Pool èfortemente aumentata, proprio per dare un grossoimpulso investigativo alle indagini sempre serrate. Oggi,dopo tanta esperienza, i componenti del Pool partecipanocome relatori a convegni insieme a banche, ospedali,dando anche un supporto informativo a ufficiali e agentidi Polizia Locale di altri comuni”.Già da qualche tempo, grazie al direttore dell'Accademiadella Polizia Locale, Emiliano Bezzon, excomandante della Polizia Locale di Milano con unaconoscenza approfondita del lavoro del Pool, è natauna interessante collaborazione con l'Accademia perportare l’esperienza del Pool a tutti i colleghi dellaPolizia Locale che prestano servizio anche nei piccolicomuni. “Costoro - ha tenuto a sottolineare Podini -probabilmente più di tutti, vivono in realtà dove glianziani rappresentano la stragrande maggioranza;pertanto il nostro compito è quello di spiegare lorocome accorgersi se un anziano sia o meno nelle manidi qualche truffatore malintenzionato. Purtroppo,avviene spesso che le vittime, per paura o frustrazione,non chiedono aiuto neanche ai loro familiari”.Altra iniziativa importante, intrapresa alcuni mesiorsono, riguarda quella organizzata con un importanteistituto bancario che, facendo proprio il problemadelle persone anziane, con l'ausilio del Pool sta creandoincontri con il proprio personale e i propri clienti.“Il nostro obiettivo - ha concluso Podini - è offrireutili informazioni su come prevenire le truffe e i furtidal momento che oggi è molto più importante cercaredi prevenire, informando e sensibilizzando tuttiquegli enti, ospedali, mercati, asl, parrocchie, dovegli anziani sono più presenti”. ■Per informazioni:Pool Antitruffe Anziani - Procura di MilanoComm. Agg.to Francesco PodiniTel.: 02 54332699/2703; cell.: 335 7482550email: poolantitruffe.procura.milano@giustizia.itSicurezzanews33


anche un esempio da diffondere. Si è trattato, in pratica,di una lezione di educazione civica applicata.«Siamo convinti dell’importanza del lavoro che stiamofacendo - ha spiegato l’assessore La Russa - e abbiamopotuto constatare che i risultati migliori li otteniamoproprio laddove iniziamo questo tipo di attività fin dallescuole elementari. Vogliamo che le divise incutano sempremeno timore e che, al contrario, vengano percepitecome un sicuro punto di riferimento».L’incontro con gli agenti, contrassegnato anche da alcunedimostrazioni pratiche del loro lavoro, ha rappresentatoper i bambini un’esperienza molto costruttiva,hanno infine sottolineato il comandante del Corpo,Roberto Novelli e la responsabile dell’Ufficio di educazionestradale Giusy Pedracini.I bambini intervenuti hanno potuto prendere visione deimezzi a disposizione del comando, dal furgone per larilevazione di incidenti stradali, alle moto e bici utilizzatequotidianamente dagli agenti. Hanno visitato la salaoperativa e la sala di foto segnalamento nella quale,attraverso fotografie scattate ad uno studente, hannoappreso il funzionamento di questo importante strumen-Alcuni momenti formativi e dimostrativi della PoliziaLocale di Bergamo e di BresciaSicurezzanews35


Giuseppe Alessi,comandante del Corpo di Polizia Locale di Gallaratecon Simona Rita Bernutti, commissario aggiuntodi reati. In effetti, la volontà di munirsi di questa soluzioneè arrivata dall’amministrazione comunale indipendentementedall’effettiva esigenza o di un incremento adismisura dei reati particolarmente gravi. Tuttavia, sappiamobenissimo, per dichiarazione della stessa divisioneDistrettuale Antimafia, che il varesotto e il bassomilanese sono interessati, in realtà, da fenomeni anchedi natura mafiosi e inoltre, essendo vicinissimi all’aeroportodi Malpensa, siamo indotti a pensare che ci sianogiri di delinquenza di un certo tipo, dalla mafia al trafficodi droga, al riciclaggio di denaro. Anche per questoritengo che il sistema potrà essere non solo moltoutile alle indagini di Polizia Giudiziaria ma ampliatotramite una implementazione degli impianti, e abbinatoa tutti i sistemi di video sorveglianza che cisono in tutti i comuni, fino a estenderlo a tutta<strong>Lombardia</strong>”.L’installazione del sistema, tra l’altro, è stata a costozero per Gallarate. “Abbiamo usufruito dei finanziamentidella <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, perché parte delle attrezzaturetecniche sono state installate basandosi sugli impiantidi video sorveglianza ‘ordinaria’. Per le strutture accessorieabbiamo potuto contare, invece, sul finanziamentodel Ministero dell’Interno, grazie al ‘Patto della Sicurezza’siglato nel dicembre del 2009. In questo modo il Comunenon ha sostenuto un euro di spesa”. ■Il saluto della Polizia Locale al Comandante AlessiGli agenti della Polizia Locale della città di Gallarate hanno salutato il lorocomandante Giuseppe Alessi, ormai prossimo al pensionamento. Alessi ha retto,in qualità di Dirigente, il comando del Corpo di Polizia Locale di Gallarate dal 1°Novembre 1992 al 30 Giugno 2011.Laureato in Giurisprudenza ha traghettato il Comando dall’era della macchinada scrivere a quella dei computer rinnovando costantemente i mezzi e le strumentazionitecniche.A lui i più sinceri auguri da parte di tutto il personale del Corpo di Polizia Locale.Giuseppe Alessi,comandante del Corpo di Polizia Locale di GallarateSicurezzanews39


Il comandante Casale:«Garantire la sicurezzaè il nostro primo impegno»Alessandro Casale, 42 anni, nato e residente aMilano, nello scorso 31 dicembre è stato nominatoal vertice della Polizia locale di Monza. Provienedalla municipale di Busto Arsizio. Avendo tenutonumerosi corsi di formazione rivolti agli agenti, haalle spalle un’intensa attività di docente. «Siamouna delle poche realtà a garantire una continuitàlavorativa – spiega – poiché svolgiamo la nostraattività nell’arco delle 24 ore e per 365 giorniall’anno»di Francesco LamberiniN40Nello scorso 31 dicembre è statonominato nuovo comandante dellaPolizia locale di Monza Alessandro Casale,42 anni, nato a Milano e residente nelcapoluogo lombardo. Dopo aver conseguitola laurea in Giurisprudenza all’UniversitàStatale e la specializzazione in Diritto tributariodell’impresa alla Bocconi, a soli 27anni ha ottenuto il primo incarico comecomandante della Polizia municipale nelComune di Calolziocorte, al confine traBergamo e Lecco. Nel marzo del 1998, efino a novembre del 2001, ha poi assunto ilruolo di vice comandante a Legnano.Alessandro Casale,comandante Polizia Localedi MonzaSpostandosi in città sempre più popolate, a metà del2003 è stato quindi nominato comandante della municipaledi Busto Arsizio dove ha ri<strong>cop</strong>erto, fino ad ottobredel 2010, altri importanti incarichi affidatigli dall’Amministrazionecomunale, inerenti alla Protezione civile,alla sicurezza viabilistica e alla mobilità.Il 31 dicembre ha infine ottenuto lanomina a comandante del Corpo di Polizialocale di Monza.Alessandro Casale ha sviluppato, durante ilsuo percorso professionale, anche un’intensaattività di docenza, soprattutto perconto dell’Iref (Istituto Regionale Lombardoper la Formazione della pubblicaamministrazione). I corsi da lui tenuti, invarie località lombarde, sono stati miratialla formazione, e in taluni casi alla specializzazione,di aspiranti e agenti di polizialocale. Inoltre il suo contributo comedocente, in materia di circolazione stradale e procedimentosanzionatorio, lo ha offerto anche in numeroselocalità italiane attraverso dei corsi specifici tenuti perconto di Infopol Srl. Infine, essendo anche giornalistapubblicista, iscritto al relativo Ordine di Milano, ha presoparte come relatore a numerosi convegni di Polizia localee vanta al suo attivo molte collaborazioni scientifiche,articoli di approfondimento e consulenze, in occasionedi appuntamenti riguardanti le attività degli agenti.La sede della Polizia locale di Monza, in cui da pochimesi opera come comandante Alessandro Casale, è in viaMentana 15, dove è presente anche una moderna salaoperativa. Sono 125 gli agenti, fra i quali emerge ancheuna consistente rappresentanza femminile. A livello diautomezzi il Corpo risulta sufficientemente attrezzato ein particolare le moto in dotazione sono di ultima generazione.Nel colloquio con il comandante emerge subito una connotazioneimportante che caratterizza il servizio nella


sede di Monza. «Siamo una delle poche città a garantireuna continuità lavorativa – dice – poiché svolgiamo lanostra attività nell’arco delle 24 ore e per 365 giorniall’anno. Entrando poi nel dettaglio dei vari compiti,abbiamo del personale che presidia la zona a trafficolimitato e pedonale. Poi ci sono delle pattuglie, con autoe moto, che si occupano del normale controllo del territorio,del pronto intervento e della rilevazione degli incidenti,inoltre disponiamo di un vigile di quartiere perognuna delle cinque circoscrizione, infine abbiamo unnucleo di prevenzione delle aree cosiddette sensibili; sitratta in pratica di un ufficio mobile che sorveglia quellezone più soggette a illegalità e a comportamenti chepossono suscitare apprensioni nei cittadini. Il tutto èaffiancato dai nuclei specialistici che spaziano dalla vigilanzaambientale all’edilizia, dalla giudiziaria all’annonariae che eseguono controlli mirati”.Quindi le competenze degli agenti spaziano supiù fronti.Il controllo di una città, specie se di dimensioni mediograndi, richiede un grosso impegno. E’ sicuramenteimportante rivolgere particolari attenzioni alla circolazionestradale, ma è altrettanto indispensabile garantirela sicurezza urbana e la tutela dell’ambiente.Va dunque sfatato il luogo comune secondo ilquale gli agenti fanno prevalentemente lemulte?Certamente, perché oggi il personale è chiamato ad operaresu 360 gradi, di conseguenza tutto ciò che accadesul territorio deve essere di nostra conoscenza. Mi riferiscoin particolare agli avvenimenti riguardanti la sicurezzain genere e ai casi di illegalità che possono suscitareallarmi e disagi, anche se solo percepiti. Quelladella Polizia locale è una competenza strategica perchéin fondo il cittadino non teme tanto le rapine ma piuttostoi piccoli reati che sono rappresentati dai furti incasa o dalla presenza di particolari soggettinei parchi. Attività, la nostra, checomunque comporta il dover mettere inconto una serie di rischi tutt’altro chesottovalutabili. Ciò premesso, nei casi diordine pubblico o eventi criminali di uncerto tipo solitamente intervengono gliagenti della questura o i carabinieri.Una riflessione sulla sua recentenomina a comandante dellaPolizia locale di Monza?Sono molto soddisfatto di questo incarico perché indubbiamenteMonza è una città importante, e in quanto talesi prospetta anche appagante dal punto di vista professionale.Inoltre mi trovo al vertice di una struttura cheha i mezzi e le persone per offrire un buon servizio allacomunità. Senza contare che, rispetto ad altre realtà,sono stato chiamato a fare il comandante a tempopieno. Non essendo distratto da altri incarichi, ritengo dipoter disporre della giusta concentrazione e delle indispensabilienergie nell’attività di coordinamento che miè stata affidata. ■Per informazioni:Polizia Locale di MonzaSegreteria del ComandanteTel.: +39 039 2816229Sicurezzanews41


Al via il processodi identificazione di ICE,infrastruttura criticaeuropeadi Alessia FuriaE' stato pubblicato sulla G.U. 102 del 04/05/2011il decreto legislativo 61/2011, di attuazione dellaDirettiva 2008/114/CE, concernente l'individuazionee la designazione delle infrastrutture criticheeuropee (ICE), e la valutazione della necessità dimigliorarne la protezione. Uno sguardo ‘all hazard’,che in un’ottica europea viene rivolto a qualunquetipo di minaccia e a qualunque tipo di rischio edè l’aspetto innovativo introdotto dalla normativa42IIl decreto legislativo 61/2011 stabilisce le procedureper l'individuazione e la designazione di infrastrutturecritiche europee nei settori dell'energia edei trasporti, nonché le modalità di valutazione della sicurezzadi tali infrastrutture e le relative prescrizioni minimedi protezione dalle minacce di origine umana, accidentalee volontaria, tecnologica, e dalle catastrofi naturali.In particolare, sono state introdotte due definizioni diinfrastruttura, riprendendo quelle utilizzatedalla Direttiva 2008/114/CE.L’infrastruttura critica (IC) è un’infrastruttura,ubicata in uno Stato membrodell'Unione Europea, considerataessenziale per il mantenimento dellefunzioni vitali della società, della salute,della sicurezza e del benessere economicoe sociale della popolazione, eil cui danneggiamento o la cui distruzioneavrebbe un impatto significativoin quello Stato a causa dell'impossibilitàdi mantenere tali funzioni.Un’infrastruttura critica europea (ICE)è invece un’infrastruttura critica ubicatanegli Stati membri dell'UE il cuidanneggiamento o la cui distruzioneavrebbe un significativo impatto sualmeno due Stati membri. La rilevanzadell’impatto è valutata in terminiintersettoriali.“Una infrastruttura è legata a unafigura giuridica - sottolinea l’ingegnerIl Direttore generale dellaSegreteria Infrastrutture Critichedella Presidenza del Consigliodei Ministri Dipartimentodella Protezione Civile,Luisa FranchinaLuisa Franchina, del Dipartimento di Protezione civile -rappresenta una parte o il tutto di un operatore cheeroga un servizio o un bene, e la criticità è legata alfatto che l’infrastruttura di un bene o di un servizio èessenziale per la qualità della vita di un cittadino e perle funzioni vitali della società civile. Una infrastrutturacritica è una infrastruttura che, se viene a mancare intutto o in parte a causa del disservizio che crea, determinaun impatto rilevante sul sistemapaese, tale da sancirne la criticità.Inoltre, se viene designata critica,tale designazione diventa una informazioneclassificata”.Sia la Direttiva 2008/114/CE che ildecreto legislativo 61/2011 si occupanoessenzialmente di questo primoaspetto e cioè dell’identificazionedell’infrastruttura critica.“A livello normativo - continua l’ingegnere- viene detto molto poco riguardoa ciò che si farà una volta identificatal’infrastruttura critica al fineeventualmente di verificarne e aumentarneil livello di protezione. Del resto,nel decreto si demanda a chi ha lacompetenza settoriale e a quegli organismiche da sempre si occupano disicurezza e protezione, quali ad esempiole Forze dell’Ordine e la ProtezioneCivile, le cui competenze restanoovviamente inalterate nel decreto”.


La definizione delle infrastrutture critiche ha una storiamolto articolata e radici lontane che, con l’attacco terroristicoalle Torri Gemelle del 2001, ha acquisito unaparticolare caratterizzazione dovuta allo sviluppo e alladiffusione di un nuovo ‘atteggiamento’ nei confrontidella sicurezza e della protezione. Soprattutto il settoremilitare, già dagli anni ’60 e ancora durante la GuerraFredda, individuò quello poi denominato l’ ‘obiettivosensibile’, cioè luoghi specifici identificati geograficamentee fisicamente da proteggere ai massimi livelli inquanto particolarmente attrattivi per azioni di tipoantropico, volontarie e involontarie.Oggi, peraltro, esistono specifiche realtà definite ‘critiche’anche nell’ambito della protezione civile, per lequali si fa prevenzione per la gestione del rischio naturale,come il rischio sismico o le alluvione, o altri tipi dicalamità. “Nel 2001 sono state introdotte importantinovità - spiega Franchina -. Innanzitutto, si è compresoche l’obiettivo di protezione deve essere elevato a servizioe non limitarsi all’identificazione di un punto fisicoe geografico, in quanto negli ultimi anni, soprattuttocon l’ingresso e la diffusione della informatizzazione edelle telecomunicazioni in ogni angolo del Pianeta, i servizisociali così come ogni altro aspetto della vita umanasono stati sottoposti a un processo di globalizzazione.Ciò ha avuto un impatto straordinario sulla nostra vita,creando fortissime dipendenze e correlazioni tra un servizioe l’altro. L’interconnessione – prosegue l’ingegneredel Dipartimento - fa sì che l’assenza di un servizio determinipoi una caduta a cascata, il cosiddetto ‘effettodomino’, anche di altri servizi che solo apparentementenon sono correlati tra loro. Ecco perché oggi si parla semprepiù di infrastrutture critiche, negli Stati Uniti ma nonsolo: anche l’Europa ha deciso di occuparsene a partiredal 2005, avendo capito che le correlazioni tra i servizispesso implicano una dipendenza non solo all’interno delsingolo Stato, bensì a livello di continente”.In Italia, in particolare, con il decreto Pisanu Antiterrorismoche conteneva anche norme connesseall'utilizzo di Internet, è stato sancito che il Ministerodell’Interno e la Polizia di Stato si occupino della prevenzionee della repressione del crimine sulle infrastrutturecritiche informatizzate. A seguito della LeggePisanu, con Decreto ministeriale da parte del Ministerodell’Interno, sono poi state identificate alcune di questeinfrastrutture, poste sotto una ‘campana’ di protezionespeciale da parte della Polizia delle Telecomunicazioni.“Rispetto a ciò, il decreto legislativo 61 introduce unaimportante novità - sostiene l’ingegnere -: non ci si limitacioè soltanto a considerare il pericolo di un attaccoinformatico di tipo cyber a cui potrebbero essere soggettele infrastrutture, ma si guarda a una criticità a 360°,relativa a qualsiasi tipo di minaccia, sia essa antropica,volontaria o involontaria e naturale”. L’obiettivo è dunquequello di aumentare l’attenzione verso queste infrastrutture,affinché siano massimamente protette.“È ovvio che la protezione dipende dalle analisi delrischio e dal fatto che l’operatore metta in piedi tuttauna serie di contromisure per proteggerle, ovviamentecon l’aiuto anche di dicasteri competenti in materia”.È il cosiddetto sguardo ‘all hazard’, che in un’ottica europeaviene rivolto a qualunque tipo di minaccia e a qualunquetipo di rischio ed è l’aspetto innovativo introdottodalla norma”.In Italia si ha una lunga esperienza di minacce naturaliche colpiscono il nostro territorio con una certafrequenza. “La stessa <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> - concludel’ingegner Franchina - è stata spesso impegnata inoccasione delle emergenze dovute a terremoti o adaltre calamità. Il decreto legislativo 61 tratta la materiaa livello nazionale, ma ogni singola <strong>Regione</strong> puòdecidere di attivarsi prendendo spunto da questadirettiva, pur non essendoci alcun obbligo. In particolare,si sta muovendo in questi termini proprio<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, che ha già avviato progetti diricerca sulla protezione delle infrastrutture critiche esul rapporto tra pubblico e privato, con l’obiettivo dicreare i presupposti per attivare tavoli di lavoro tral’ente pubblico regionale e gli operatori delle varieinfrastrutture critiche o dei settori critici: un ottimo‘test’, per niente facile da organizzare”. ■Per informazioni:U.O Sistema Integrato di PrevenzioneCarmela MelziTel.: +39 02 67658530Sicurezzanews43


Satellite o monoplano?di Giovanni CantoneIl futuro dell’osservazione della Terra non è solodelle missioni spaziali, ma anche dei piccoliaeroplani. Dall’Australia un nuovo strumentoper il controllo del territorioDnearmapDall’altra parte del globo terrestre sta nascendo unnuovo fenomeno nel campo dell’osservazione terrestre:si chiama NearMap. NearMap Pty Ltd è unProvider australiano che utilizza un nuovo modo di esplorareil mondo a “volo d’uccello”: le sue mappe ad alta risoluzionesi basano su foto aeree realizzate mediante monoplaniad elica (del tipo Cessna). La tecnica utilizzata èinnovativa e consente fondamentalmente di ortorettificare(confrontare e correggere le deformazioni delle lenti diripresa con la reale posizione degli oggetti sulla superficieterrestre) e confrontare le medesime zone precedentementefotografate.L’accuratezza delle immagini è confrontabile con un rilievoLIDAR (Laser Imaging Detection and Ranging): l’ottimarisoluzione (solitamente 7.5 cm circa) permette didistinguere dettagli impensabili. L’aggiornamento (e quindiil volo) avviene su base mensile consentendo, quindi,di monitorare costantemente varie tipologie di situazionecome i cambiamenti stagionali, l’avanzamento di lavoriedili (edifici, strade), l’evoluzione di fenomeni naturali,ecc. su città e sulle aree maggiormente abitate del continenteaustraliano.Questo tipo di mappatura è per il momento unico nelsuo genere, specialmente per il frequente aggiornamentoche offre: proprio tale peculiarità ha portato gli australianiad utilizzare NearMap piuttosto che le mappe TeleAtlase le immagini satellitari della NASA che stanno alla basedi GoogleMaps, ormai a diffusione planetaria ma con aggiornamentipiuttosto datati e con più bassa risoluzione.L’applicativo è attualmente gratuito, facile da utilizzare edè coinvolgente poter visualizzare, avanti ed indietro neltempo, le immagini acquisite, semplicemente spostandoun cursore; inoltre è possibile visualizzare la stessa areaattraverso quattro visuali corrispondenti ai quattro punticardinali.Sono molto interessanti le immagini (con risoluzione di 2cm!) relative all’eccezionale evento alluvionale che ha colpitoall’inizio di quest’anno il Queensland e che ci offronosolo un accenno delle potenzialità che questa tecnica diripresa può offrire nel campo della Protezione Civile.Brisbane - 13 gennaio 2011Brisbane - 12 settembre 201044


La prima immagine mostra un quartiere di Brisbane ripresoil 12 settembre 2010, la seconda mostra la stessa zonainvasa il 13 gennaio 2011 dalle acque a seguito dell’esondazionedel Brisbane River che attraversa la città. Il riquadroin basso rappresenta un piccolo dettaglio della immaginedell’esondazione e mostra una persona che si mettein salvo su una vasca da bagno.Questa nuova tecnologia offre grandi opportunità nelcampo delle analisi ambientali o per processi di controlloe gestione di attività territoriali (es.: monitoraggio dellesuperfici occupate, trasformazioni nell’uso del suolo,estensione aree colpite da incendio o da altre catastrofinaturali e di natura antropica, ecc.) dove aggiornamentimolto frequenti potrebbero risultare molto utili.NearMap attraverso uno strumento informatico che sichiama OpenstreetMap, incoraggia la Web Community -alla stessa stregua di Wikipedia - a caricare e mantenerequanto più possibile aggiornate le informazioni territorialispecialmente dove l’espansione urbanistica cambia rapidamenteil volto delle città (nomi di nuove strade, toponomastica).Anche OpenstreetMap è un progetto innovativo: lanciatosul web pochi anni fa, è finalizzato a creare una raccoltamondiale di dati geografici con lo s<strong>cop</strong>o principale di realizzaremappe e cartografie con libera licenza di utilizzo:conta già circa 400.000 utenti registrati (anche in Italia)che, con l’utilizzo di ricevitori GPS e per mezzo di ortofoto,contribuiscono alla mappatura del territorio con strumentisemplici, divertendosi e rendendo un servizio allacomunità.Manderemo “in soffitta” i satelliti? Assolutamente no:sono diventati insostituibili. Se ci pensiamo, ogni giornofacciamo riferimento a loro per le previsioni meteorologiche,per le comunicazioni radio-televisive o per la navigazioneGPS. Pensiamo alle osservazioni scientifiche (astronomicheo per telerilevamento) o (in questo caso non vorremmopensarci ...) alla difesa militare. E poi i satelliti cisono sempre: di notte o quando il volo aereo risulta praticamenteimpossibile.Un esempio, guarda caso, australiano. A fine gennaio(pochi giorni dopo l’alluvione!) il ciclone Yasi ha imperversatolungo le coste del Queensland con onde alte piùdi 10 metri e venti oltre i 300 km/orari. Le foto nonlasciano dubbi sulle capacità di predizione di uno dei piùviolenti cicloni che abbiano mai colpito l’Australia: in particolare,nella foto sotto è identificata la traccia di spostamentodel ciclone dove i pallini colorati mostrano le varieintensità che ha raggiunto. ■Le foto sono state tratte dal sito www.nearmap.com e dal sitodel NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration).Si ringrazia la Planetek Spa per aver fornito i link sull’alluvionedi BrisbanePer informazioni:U.O. Sistema Integrato di PrevenzioneGiovanni CantoneTel.: +39 02 67658530Un altro esempiodelle capacità di acquisireimmagini da satellite?Ecco qui un’immaginenotturna, dove la sensibilefotocamera a infrarossidel satellite è riuscitaa catturare tutti gli incendiattivi (fuoco e fumi) duranteuna notte d’estatenella parte meridionaledegli Stati Uniti d’AmericaSicurezzanews45


Quando l’intesafunzionaA sei mesi dalla firma del protocollo d’intesa tra<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori delle infrastrutturecritiche, i primi risultati si vedono. Ce ne parlanol’ATM Azienda Trasporti Milanesi e TEB, le TramvieElettriche Bergamaschedi Eleonora MarchiafavaMMentre Expo 2015 s’avvicina, s’intensifica il lavorotra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori delle infrastrutturecritiche, a sei mesi dalla firma del Protocollod’Intesa per il monitoraggio e la protezione delleInfrastrutture Critiche tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ed EntiGestori delle Infrastrutture Critiche sul territorio lombardo.Siglato il 14 dicembre 2010 con undici gestori delleprincipali IC nei settori energia e trasporto, il protocolloha infatti segnato una nuova tappa lungo il percorsodella prevenzione dei rischi, anche e soprattutto in vistadella grande esposizione mondiale che farà di Milanocapitale del mondo fra quattro anni. Il progetto, su cuistanno lavorando i tecnici dell’unità organizzativaSistema Integrato di Prevenzione della Direzione generaleProtezione civile, Polizia locale e Sicurezza della<strong>Regione</strong> con i gestori pubblici e privati, è quello dicostruire appunto un sistema integrato e condiviso ingrado di allargare e coordinare in modo efficace la collaborazionetra gli operatori delle infrastrutture critichenei processi di prevenzione, nel monitoraggio dei rischie, ovviamente, nella gestione delle emergenze. Il protocolloè dunque servito a fissare su carta le modalità diinterazione tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e i gestori, mentreresta all’autonomia dei singoli soggetti la gestione deiprocessi di prevenzione, di manutenzione e di emergenzainterna.“L’idea di coinvolgere enti pubblici e privati in progettidestinati a tutta la comunità è vincente, soprattutto nelcampo della protezione civile, perché solo dall’interazionedi tutti i soggetti coinvolti in un evento nasce la possibilitàdi sfruttare completamente le risorse e le conoscenzedisponibili, ottimizzando il perseguimento del46


isultato” confermano l’ingegner Claudio Paiocchi,responsabile della sicurezza ferroviaria e formazione delpersonale di esercizio di ATM, e l’ingegner RobertoVaghi, responsabile inchieste e anormalità di eserciziosempre di ATM. “Per questa ragione ATM ha aderito conentusiasmo al protocollo, dove ha l’opportunità di confrontarsicon i soggetti istituzionali e gli altri gestori diinfrastrutture, sia pubblici che privati, con l’obiettivo digestire le attività in generale e le situazioni di emergenzain particolare, non per compartimenti stagni ma comesistema integrato. L’esperienza per ora è agli inizi eoccorre quindi ancora definire metodologie concrete perla collaborazione fattiva, ma è già emersa la volontà ditutti di perseguire l’obiettivo comune”.Commenti positivi anche dalle TEB, le Tramvie ElettricheBergamasche di cui ci parla Giorgio Zuliani, direttored’esercizio: “Il protocollo serve senz’altro come coordinamentofra tutte le infrastrutture critiche del territorio”,ribadisce Zuliani, da 11 anni volontario diProtezione civile. “Noi siamoattivi da soli due anni e, sebbenenon abbiamo una grandecasistica di problemi o di criticitàalle spalle, anche perché lenostre linee non sono sottopostea particolare rischi, abbiamocomunque già notato unnetto miglioramento della comunicazionefra noi gestori.Inutile nascondere infatti chefino a poco tempo fa c’era purtroppoun certo scollamentotra di noi, per le difficoltà oggettivedi mantenere un flussodi comunicazione fluido eaggiornato; l’applicazione e ilrispetto di metodologie comunie condivise, come quellepromosse dal protocollo, nonpossono che migliorare le cose”,anche all’interno delle singoleinfrastrutture. Una delleidee alla base del protocollo èstata infatti quella di facilitaree agevolare il coordinamento el’aggiornamento delle politichedi prevenzione e gestione delleemergenze all’esterno così comeall’interno delle aziendecoinvolte, sollecitando inoltrela diffusione della cultura dellasicurezza tra i dipendenti.“Sicuramente, un primo effettopositivo della partecipazionedi ATM al protocollo è stato ilmiglior coordinamento internotra la gestione propria del serviziometropolitano con quelladel servizio di superficie, perloro natura diversi”, confermanogli ingegneri Paiocchi e Vaghi. “Inoltre, nell’elaborazionedei dati necessari per sviluppare i lavori propostinei tavoli tecnici tematici, abbiamo potuto approfondirecon metodo le nostre procedure, talora identificandospunti di miglioramento. La diffusione della cultura dellasicurezza tra i dipendenti è un’attività perseguita concostanza e determinatezza da ATM: quando il protocollodarà luogo a strumenti operativi da mettere a disposizionedel personale, si otterrà un miglioramento anche inquesti termini. Inevitabilmente l’adozione di nuove proceduree/o di nuovi strumenti comporterà extra-costi,almeno nella fase di avvio; tuttavia, qualora il vantaggioderivante da tale azione portasse a un effettivo miglioramentonella gestione delle emergenze, il vantaggiocomplessivo sarebbe chiaro”.Sul fronte dei sistemi interni di sicurezza e prevenzione,“le ferrovie lombarde seguono procedure consolidatealmeno da cent’anni”, conferma Zuliani, “quindi il protocolloper noi è una conferma dell’importanza della cultu-Sicurezzanews47


48ra della sicurezza, che va semprepromossa, anche con intesedi questo tipo”.Ma cosa significa, nei fatti enelle procedure, gestire la sicurezzae prevenire le emergenzeper i gestori di un’infrastrutturacritica? “È innanzitutto un doveree un impegno che ATM hanei confronti dei cittadini milanesi”,ci rispondono i responsabilidell’azienda milanese. “Iltrasporto pubblico permea lavita della città, costituendo larete di comunicazione e discambio privilegiata di unametropoli dinamica e sempre inmovimento come Milano. ATMmonitora la propria rete costantemente,24 ore su 24 tuttii giorni dell’anno, al fine diavere sempre sotto controlloquanto avviene in città.Inoltre, grazie all’attività dianalisi svolta dai suoi tecnici esulla scorta delle esperienzevissute nel passato, ha elaboratopiani di gestione delle emergenzenei confronti dei moltepliciscenari ipotizzabili. Moltidi questi piani e delle conseguentiprocedure di gestionesono poi stati sperimentati sulcampo con simulazioni dalvivo, coinvolgendo il personaleaziendale ma anche la Protezionecivile del Comune diMilano, i Vigili del Fuoco, ilpronto intervento sanitario e le forze dell’ordine”.Sempre nell’ottica di definire azioni, modi e tempi perrendere più efficiente il sistema delle infrastrutturecritiche e per limitare gli effetti negativi di eventualideficit di funzionamento, il protocollo ha previstola creazione di tavoli tecnico-tematici finalizzati adanalizzare e risolvere alcuni scenari di criticità.“Per ora i tavoli tecnici hanno svolto principalmenteun’attività di raccolta dati, che da un lato ha permessodi rivedere con un approccio analitico quanto giàpresente all’interno dell’azienda, e dall’altro di confrontarsicon le altre realtà attive sul territorio e nellagestione di analoghe infrastrutture”, ci spiegano l’ingegnerPaiocchi e l’ingegner Vaghi di ATM. “Questoapproccio ci ha quindi ‘costretti’ a metterci in discussione,e riteniamo che già questo sia un primo fruttopositivo del protocollo. All’interno poi dell’attivitàsvolta dal tavolo tecnico dedicato allo scenario ‘Neve’,si è anche elaborata una prima ipotesi di interazionecollaborativa, basata sullo scambio di informazioni inprevisione e durante l’evento meteorologico avverso.Sono ancora primi timidi passi, ma forieri di unaeffettiva evoluzione verso una gestione integratadelle emergenze”.Un protocollo d’intesa non solo a parole ma anche neifatti, insomma, che ha già dato prova di funzionarebene, salvo forse la necessità di qualche aggiustamentoin corso d’opera: “Nel caso specifico di ATM,che per sua costituzione ha un rapporto pressochéesclusivo con la realtà cittadina di Milano”, concludonoi due responsabili, “sarebbe auspicabile un maggiorcoinvolgimento di altri enti di rilevanza strategicaa livello cittadino, come ad esempio la Protezionecivile comunale. Infatti occorre tener conto che ,benchéil protocollo abbia per sua natura un respiro dicarattere più ampio, le grosse realtà metropolitane,quali Milano, determinano in modo sostanziale lapolitica generale di gestione delle criticità”. ■Per informazioni:U.O. Sviluppo e attuazione sicurezzaInfrastrutture CriticheCarmela MelziTel: +39 02 67658530

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