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Leonardo Becchetti Bene comune nell'era della ... - Meicmarche.it

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In questi anni stiamo assistendo al graduale passaggio di questi nuovi percorsi economici dafenomeni di nicchia a realtà di moda in costante cresc<strong>it</strong>a.I dati più recenti (<strong>Becchetti</strong> et al. 2006 e 2007)ci dicono che:- il fatturato dei prodotti equosolidali è cresciuto del 40 percento all’anno negli ultimi 5 anni inEuropa con punte ragguardevoli relative alle quote di mercato di singoli prodotti (20 percento ilcaffè macinato nel Regno Un<strong>it</strong>o, 49 percento le banane in Svizzera, ecc.);- la rivoluzione <strong>della</strong> microfinanza che consente l’accesso al cred<strong>it</strong>o a tutti coloro (prevalentementepoveri) che non hanno risorse da porre a garanzia dei loro prest<strong>it</strong>i permette oggi, attraverso l’azionedi più di 3000 intermediari finanziari nel mondo;- un dollaro su dieci sul mercato finanziario americano è invest<strong>it</strong>o in fondi basano le loro scelte diinvestimento su almeno un cr<strong>it</strong>erio di responsabil<strong>it</strong>à sociale oltre che di rendimento-rischio- il 52 percento delle prime 100 imprese quotate nei 16 paesi più industrializzati pubblica unsociale.Il recente boom dell’economia <strong>della</strong> responsabil<strong>it</strong>à sociale può avere un ruolo chiave nellapromozione del bene <strong>comune</strong> in un sistema economico globalmente integrato e ci chiamadirettamente in causa come credenti in quanto collegato ad un tema fondamentale per noi comequello degli stili di v<strong>it</strong>a. Ci riferiamo in particolare alla sempre maggiore capac<strong>it</strong>à dei c<strong>it</strong>tadini di“votare con il loro portafoglio” e nelle loro scelte di consumo e di risparmio guardando non solo alprezzo e alla qual<strong>it</strong>à ma anche al valore sociale dei prodotti. Si tratta di una semplice questione dibuon senso e di capac<strong>it</strong>à di leggere l’efficacia <strong>della</strong> nostra azione nel contesto sociale di oggi, al dilà di ogni colore e “cattura” pol<strong>it</strong>ica che non può che lim<strong>it</strong>are e strumentalizzare la portata di questatrasformazione. Al di là degli inev<strong>it</strong>abili lim<strong>it</strong>i e <strong>della</strong> perfettibil<strong>it</strong>à delle singole iniziativespecifiche, il fenomeno <strong>della</strong> responsabil<strong>it</strong>à sociale rappresenta un passo avanti in termini dipartecipazione dal basso e di democrazia economica.Il traguardo, obiettivo forse meno lontano di quanto non si creda, è quello di vedere un giornol’affermazione di un principio che dovrebbe essere assolutamente normale. Quello di valutare nellapropria scelta di consumo e di risparmio non solo il prezzo o la qual<strong>it</strong>à percep<strong>it</strong>a del prodotto maanche il suo valore sociale implic<strong>it</strong>amente determinato dalle caratteristiche <strong>della</strong> filiera e delprocesso produttivo.La responsabil<strong>it</strong>à sociale può infatti rappresentare una nuova frontiera <strong>della</strong> dottrina sociale <strong>della</strong>chiesa e una delle sue principali dimensioni di attualizzazione.L'importanza <strong>della</strong> responsabil<strong>it</strong>à sociale in questo contesto può essere illustrata attraverso ladottrina dei tre pilastri (imprese, c<strong>it</strong>tadini, l'ist<strong>it</strong>uzione). Se la soluzione dei dilemmi del sistemasocioeconomico è lasciata al solo intervento di imprese e ist<strong>it</strong>uzioni, la possibil<strong>it</strong>à di risolvereparadossi si allontana. Le imprese infatti, per loro stessa natura, contribuiscono a efficacemente allacreazione di valore ma non sono in grado di affrontare e risolvere il problema delle esternal<strong>it</strong>ànegative che generano nel corso <strong>della</strong> loro attiv<strong>it</strong>à produttiva. Le ist<strong>it</strong>uzioni, create per risolverequesti problemi a vantaggio del benessere <strong>della</strong> collettiv<strong>it</strong>à, dimostrano tutti i loro lim<strong>it</strong>i attraversole teorie dei confl<strong>it</strong>ti di interesse, le quali sottolineano come la distanza tra gli obiettivi formali delleist<strong>it</strong>uzioni stesse e quelli dei rappresentanti ad esse preposte, riduca l'efficacia delle prime nellasoluzione dei problemi collettivi. La dottrina <strong>della</strong> responsabil<strong>it</strong>à sociale, spiega come unaminoranza di c<strong>it</strong>tadini, mettendo al centro delle loro scelte non solo il proprio interesse ma anche ilbenessere <strong>della</strong> collettiv<strong>it</strong>à, è in grado di influire maniera decisiva sui comportamenti di imprese eist<strong>it</strong>uzioni orientando gli altri due pilastri ad una maggiore responsabil<strong>it</strong>à sociale (Compendio n.359) 4 .4 L’utilizzo del proprio potere d’acquisto va eserc<strong>it</strong>ato nel contesto delle esigenze morali <strong>della</strong> giustizia e <strong>della</strong>solidarietà e di precise responsabil<strong>it</strong>à sociale: non bisogna dimenticare “il dovere <strong>della</strong> car<strong>it</strong>à, cioè il dovere disovvenire con il proprio superfluo e talvolta anche col proprio necessario per dare ciò che è indispensabile alla v<strong>it</strong>a del

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