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solleva un po’, rivelando i muscoli asciutti dell’addome e la pelle liscia come porcellana.<br />

Ripenso a quando gli faccio scorrere le dita sul petto, sulla pancia, e assaporo la sua pelle<br />

morbida.<br />

maglietta.<br />

«Ti stai godendo il panorama?». Inarca un sopracciglio e rimette a posto la<br />

Mi volto verso il finestrino per nascondere un sorriso. «Immagino di sì».<br />

Si siede sul sedile centrale e quando mi volto di nuovo verso di lui, noto che ha una<br />

busta di carta in grembo.<br />

La indico. «Che c’è là dentro? Qualcosa di buono?».<br />

Apre la busta e la spinge verso di me. Dentro c’è un cupcake al cioccolato, con<br />

guarnizioni rosa e rosse. Il mio cuore si colma istantaneamente di amore per lui.<br />

«So che non è la stessa cosa». Prende il cupcake dalla busta e lo tiene sul palmo<br />

della mano. «Ma ci si avvicina».<br />

Immagini di mia madre mi scorrono nella testa e gli occhi mi bruciano di lacrime.<br />

Era il suo trentacinquesimo compleanno, io avevo dodici anni. Quando le chiesi cosa voleva per<br />

regalo, lei mi disse che voleva preparare cupcake tutto il giorno. È stato uno dei momenti belli<br />

della mia vita, anche se la maggior parte della gente probabilmente penserebbe che sia un po’<br />

strano. Ma lei era felice. Io ero felice. Micha era felice. E quella felicità aveva portato un po’ di<br />

serenità nelle nostre vite.<br />

«Ti sei ricordato». Una lacrima mi sfugge e mi scorre lungo la guancia.<br />

«Certo che mi sono ricordato». Mi asciuga la lacrima errante. «Come potrei<br />

dimenticare il giorno in cui mi hai costretto a fare dozzine di cupcake?».<br />

Al ricordo riesco a sorridere mentre piango. «Non potevo dirle di no. Era il suo<br />

compleanno e sembrava così felice».<br />

«Anche io ero felicissimo di aiutarti», dice asciugandomi un’altra lacrima con il<br />

dito. «Anche se ho finito per vomitare l’anima perché avevo mangiato troppo impasto».<br />

«È un bel ricordo di mia madre». Chiudo gli occhi, ricaccio indietro le lacrime e mi<br />

sfugge un respiro tremolante. «Raro, ma bello».<br />

Quando riapro gli occhi, lui mi sta fissando intensamente, come se temesse di<br />

vedermi andare in mille pezzi. Intingo un dito nella glassa e lo lecco.<br />

Lui trattiene un sorriso. «Com’è?».<br />

Mi lecco un po’ di glassa dalle labbra. «Davvero buono».<br />

Una ragazza sui venticinque anni, con i capelli biondi e ricci e gli zigomi<br />

pronunciati, si siede accanto a Micha. Gli lancia uno sguardo languido mentre infila la valigia<br />

sotto il sedile e spegne il cellulare.

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