o_19qvq3gvs5s61k901q55156snk9a.pdf

Lo lascia ricadere sul cassettone e i suoi occhi ardenti si spostano su di me. «Sembra
che fossi triste quando l’hai disegnato».
Infilo i pantaloni e saltello per tutta la stanza perché il piede mi si è incastrato nella
gamba dei jeans. «Ero triste perché non riuscivo a vederti».
Sulle sue labbra si disegna l’ombra di un sorriso, mentre io fisso il reggiseno che ho
in mano, tentando di pensare a un modo per metterlo senza farmi vedere nuda da lui.
«Hai qualche problema?», mi chiede.
Lo guardo impassibile. «Ti dispiacerebbe uscire un attimo?».
Lui annuisce vigorosamente. «Mi dispiacerebbe molto».
Scuoto la testa, mi volto e lascio cadere l’asciugamano. Infilo le braccia nelle
bretelle del reggiseno e muovo le mani dietro la schiena cercando di chiuderlo, ma sento delle
dita sfiorarmi.
«So che non dovrei dirlo, visto che in teoria dovremmo essere amici», sospira Micha
con voce roca, mentre allaccia i fermagli del reggiseno. «Ma sei follemente bella».
Sento i polmoni stringersi, mi guardo alle spalle e vedo le sue labbra dolci a pochi
centimetri. «Hai ragione», dico senza fiato, mentre il cuore mi martella nel petto. «Non dovresti
dire cose del genere».
Il suo sguardo si sposta sulle mie labbra, pieno di desiderio, potrebbe baciarmi in
questo istante, e mi sfugge un gemito implorante. Lui si ritrae, stuzzicando il piercing sul labbro,
i suoi occhi restano fissi su di me finché non chiude la porta e sparisce in salone.
Libero un respiro tremante, infilo rapidamente la maglietta e mi pettino,
rimpiangendo il bacio mancato.
Quando Ethan ci lascia all’aeroporto abbiamo appena il tempo di fare il check-in e
raggiungere il gate prima dell’imbarco. Tutti quanti pensano che siamo in viaggio di nozze,
Micha è divertito dall’equivoco, io mi sento a disagio. Viaggio di nozze vuol dire matrimonio, e
non sono pronta per questo.
Mentre ci prepariamo a salire sull’aereo, Micha mi dice di andare avanti da sola.
Deve sbrigare una faccenda, ci rivedremo a bordo. Prendo i bagagli e mi metto in fila con la
carta d’imbarco in mano, mentre lui si allontana in direzione del duty free con la borsa in spalla.
Una volta sull’aereo individuo la nostra fila, metto la borsa piccola sotto il sedile e
quella grande nella cappelliera. Mi siedo accanto al finestrino e guardo fuori il cielo azzurro e
l’ala dell’aereo, chiedendomi quanto sia brutto volare. Non l’ho mai fatto prima d’ora.
«Sembri nervosa», commenta Micha quando mi raggiunge.
«Sto bene», gli assicuro. «Ero solo persa nei miei pensieri».
Infila la borsa nella cappelliera e la maglietta a scacchi verdi con il cappuccio si