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Il suo viso ora è di un pallore spettrale. «Lui… starà bene?».<br />

Annuisco. «Sì, non è in pericolo di vita, ma io…».<br />

«Ma tu cosa?», mi invita a continuare massaggiandomi le spalle con i pollici.<br />

Distolgo lo sguardo da lei e fisso una crepa sulla parete. «Non voglio fare questa<br />

cosa per lui. Voglio che soffra e che si senta una merda per questo. Ma sono davvero così<br />

stronzo da fregarmene della sua malattia solo perché sono arrabbiato?».<br />

Lei si rilassa su di me e arriccia le labbra. «È questo che ti fa agitare? Il senso di<br />

colpa per il fatto di essere arrabbiato con lui?»<br />

«Perché ho l’impressione che lo trovi divertente?». Il mio sguardo torna su di lei.<br />

«Non lo è».<br />

«No, non lo è». Si sforza di mantenere un’espressione impassibile. «È solo che… sei<br />

adorabile. Sei agitato perché ti senti uno stronzo per il fatto di aver pensato delle cose da<br />

stronzo».<br />

«Non ti azzardare mai più a dire che sono adorabile». Le strizzo il sedere e il suo<br />

corpo si tende ancora di più sopra di me, facendomelo venire ancora più duro. «Nessun ragazzo<br />

vuole essere chiamato così».<br />

Dalle labbra le sfugge una risata e sfiora involontariamente la mia erezione. «Non<br />

mi importa. Lo sei. Sei davvero adorabile, Micha Scott. Non credo che esista un ragazzo più<br />

dolce di te sulla faccia della terra».<br />

Le lancio un’occhiata fredda e severa. «Vuoi vedere quanto sono dolce?». Con un<br />

solo rapido movimento ribalto la nostra posizione, adesso il suo corpo caldo è sotto di me. Mi<br />

brucia lo stomaco, ma ricaccio indietro la nausea. «Se continui a dire che sono adorabile ti<br />

mando a gambe all’aria e ti faccio vedere quanto sono maschio». Apre la bocca scioccata e le<br />

sue guance si colorano di rosa. Le accarezzo e passo il pollice su uno zigomo. «Ecco, questo sì<br />

che è adorabile».<br />

Il suo corpo freme sotto di me, ma la voce è composta. «Allora, che hai intenzione di<br />

fare con tuo padre?».<br />

Mi ritraggo un po’, ma continuo a tenerle i fianchi intrappolati tra le gambe. «Ho<br />

sempre saputo cosa avrei fatto. Dovevo solo risolvere qualche conflitto interiore con i pensieri di<br />

merda che mi hanno riempito la testa».<br />

«Quindi lo aiuterai?»<br />

«Sì, lo aiuterò».<br />

Il suo petto si alza e si abbassa e mi fissa con occhi immensi. «È davvero difficile<br />

essere tua amica».<br />

La sua franchezza mi lascia stupito e prendo in considerazione l’idea di strapparle di<br />

dosso i vestiti e fare l’amore con lei qui e ora. «Come devo prendere questa affermazione?

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