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mentre ripercorro i ricordi della mia esistenza. Comincio a iperventilare e vedo delle macchie<br />

davanti agli occhi.<br />

«Prendi un bel respiro», mi ordina, agitando la mano davanti a sé, mimando il gesto<br />

di spazzare via tutto. Io obbedisco. «Allora, Ella, non sei pazza. Hai solo avuto una vita dura».<br />

Sento il cervello pulsare nel cranio. «E cosa ha a che fare questo con l’ansia, o la<br />

depressione, o qualsiasi cosa lei pensi che non vada in me?»<br />

«Penso che a volte tu non creda di meritarti una bella vita e di essere una brava<br />

persona. Che tu non creda di meritarti di essere amata». Richiude la cartella e la appoggia su una<br />

piccola pila, poi mette le mani una sull’altra sul piano della scrivania. «Penso che sia questo il<br />

motivo per cui allontani le persone e anche ciò che ti provoca l’ansia e la depressione».<br />

Lascio ricadere la testa all’indietro contro la parete. «Sono così perché mia madre è<br />

morta ed è stata colpa mia. Sono così perché so che la mia testa è incasinata e non voglio<br />

trascinare nessuno giù con me».<br />

«Quello che hai detto non è vero», dice lei e io tiro su la testa. «E il nostro scopo è<br />

far sì che tu ci creda».<br />

Parliamo un altro po’ di argomenti più leggeri, come stanno andando le lezioni e che<br />

piani ho per Natale. Quando il mio tempo si esaurisce torno all’appartamento.<br />

Lila non è ancora rientrata dalla lezione e tutto è tranquillo. Prendo una Dr Pepper<br />

dal frigo, tiro fuori il telefono dalla tasca e fisso lo screensaver con la foto di Micha, Lila, Ethan<br />

e me al matrimonio. «Sembro felice in questa foto», dico con decisione e compongo il numero<br />

di Micha.<br />

«Hai richiamato», risponde dopo due squilli. «Ethan mi deve venti dollari».<br />

Mi mordicchio l’unghia del pollice. «Ha scommesso che non l’avrei fatto?»<br />

«Ha scommesso che mi avresti dato buca». Fa la sua finta risata malvagia. «E che la<br />

Ella stile Fabbrica delle mogli era tornata».<br />

«No, niente Ella Fabbrica delle mogli». Batto il dito sulla lattina di soda e sollevo la<br />

linguetta. «Solo una Ella un po’ confusa».<br />

Smette di ridere. «Vuoi parlarne?»<br />

«No, in realtà no». Sospiro sfinita e mando giù un sorso di soda.<br />

succede».<br />

Lui fa una pausa prolungata. «Ella, gli amici possono parlarsi di quello che<br />

«Lo so». Appoggio la soda sul bancone della cucina e mi accomodo su uno sgabello.<br />

«Ma l’ho appena fatto per un’ora con la terapista e vorrei prendermi una pausa dal mio cervello,<br />

se è una cosa che ha senso».<br />

«Ce l’ha». Esita per un istante, come se stesse decidendo se osare qualcosa o no.

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