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«Ella, non va bene fare battute per nascondere i sentimenti», insiste. «Dimmi solo<br />
cosa vedi».<br />
«Vedo una famiglia, immagino».<br />
«Ti sembrano felici?».<br />
Studio i sorrisi sulle loro facce. «Sembrano felici come chiunque altro».<br />
Si sporge verso di me e batte con il dito sulla foto. «Descrivimi la fotografia».<br />
È una strana richiesta, ma lo faccio comunque. «Be’, l’uomo ha il braccio intorno<br />
alle spalle della donna e la guarda come se l’amasse, anche se il suo sorriso è un po’ troppo<br />
radioso, a mio parere. La donna ha in braccio una bambina e anche loro due sembrano felici.<br />
Anche se non capisco perché sono così dannatamente felici. Stanno solo facendo una dannata<br />
foto».<br />
Anna sgualcisce accidentalmente gli angoli della foto mentre la ripone nella cartella.<br />
«Tua madre e tuo padre ti hanno mai abbracciata così? O ti ricordi di essere stata felice in quel<br />
modo da piccola?».<br />
È come se mi stesse facendo una domanda di algebra troppo complessa per la mia<br />
mente. «No, ma quella roba non è vera. È fasulla, serve solo per scopi commerciali, per far<br />
sentire la gente a proprio agio quando guarda la cornice».<br />
«No Ella, è reale. La felicità esiste», risponde lei triste. «Ora, le cose non sono<br />
sempre così, ma le famiglie dovrebbero avere i loro momenti felici e i bambini dovrebbero<br />
essere abbracciati e sentirsi amati».<br />
«Io mi sentivo, mi sento, amata». Mi massaggio le tempie, è come se mi avessero<br />
scaricato sul petto un blocco di cemento. «E mi hanno abbracciata… qualche volta».<br />
«Qualche volta negli ultimi vent’anni?», chiede, mantenendo la posizione. «Perché<br />
non mi pare molto».<br />
sempre».<br />
«Sono stata abbracciata un sacco di volte», dico offesa. «Micha mi abbraccia<br />
«E siamo tornati di nuovo a Micha. Teniamolo fuori dalla conversazione per un<br />
minuto e concentriamoci sulla tua famiglia». Scribacchia un paio di appunti sul taccuino. «I tuoi<br />
genitori ti hanno mai abbracciata? Hanno riso con te? Ti hanno mai portata a fare una gita?»<br />
«Quando avevo sei anni, una volta siamo andati allo zoo, ma mia mamma era<br />
bipolare e non poteva fare molte cose con noi. E mio padre… be’, lui adorava il suo Jack<br />
Daniel’s». Mi fermo e sento la rabbia ribollirmi sulla punta della lingua. «Dove vuole arrivare?»<br />
«Non voglio arrivare da nessuna parte», risponde con gentilezza, rimettendo il<br />
cappuccio alla penna. «Sto solo cercando di farti vedere la tua vita».<br />
«Di farmi vedere che è stata una follia, che io sono pazza? Perché già lo sapevo,<br />
senza bisogno di fare il riassunto della mia vita di merda». Mi tremano le mani e i palmi sudano