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Mescola il caffè e pulisce il cucchiaino sul bordo della tazza. «Mi hanno appena<br />

diagnosticato l’anemia aplastica… Sai cos’è?»<br />

«Ti sembro un dottore?». Scuoto la testa infastidito.<br />

«Be’, ti risparmierò la noiosa terminologia medica e andrò subito al punto. È una<br />

malattia rara e io ce l’ho in forma grave». Osserva le crepe nel tavolo con le sopracciglia<br />

corrugate e delle piccole rughe gli si formano agli angoli degli occhi. «Ho bisogno di una<br />

trasfusione di sangue e di un trapianto di midollo e la cosa migliore è che il donatore sia un<br />

parente».<br />

«Stai morendo?». Gli lancio un’occhiata. «Non sembri malato».<br />

«No, non sto morendo». La sua voce è fredda come il ghiaccio. «Ma non sto bene e<br />

questo potrebbe aiutarmi».<br />

«E gli altri tuoi figli? Non puoi chiederlo a loro?»<br />

«Non voglio che lo facciano. Sono troppo piccoli e… non voglio neanche che<br />

sappiano che sono malato».<br />

Mi sporgo sopra il tavolo, con i palmi delle mani poggiati sul piano, furioso. Le<br />

gambe della sedia stridono sul pavimento. «Fammi capire. Vuoi che lo faccia anche se non mi<br />

hai parlato per anni? Te ne sei andato quando ero piccolo e non mi hai neanche mai detto perché<br />

non sei almeno rimasto in contatto con me».<br />

«Micha, ti ho già detto che mi dispiace». Allunga il braccio sul tavolo come se<br />

volesse toccarmi la mano, ma poi si ritrae, il che è una buona cosa perché probabilmente lo<br />

prenderei a pugni. «E questa è una cosa più grave, sto male».<br />

Mi allontano dal tavolo. «Devo pensarci».<br />

Prende la ventiquattrore e si alza anche lui. «Potresti almeno fare le analisi per<br />

vedere se sei compatibile? Per queste cose ci vuole un sacco di tempo».<br />

A volte vorrei davvero essere uno stronzo e andarmene. «Va bene, andrò a fare le<br />

analisi, ma non lo faccio per te. È solo per non sentirmi in colpa».<br />

Ella<br />

Sono passate quasi due settimane dal matrimonio, e io e Micha ci parliamo al<br />

telefono tutti i giorni. Le nostre conversazioni sono leggere, a parte gli occasionali commenti<br />

maliziosi di Micha, ma quelli sono sempre stati la normalità, anche quando eravamo amici<br />

all’inizio.<br />

Mi manca da morire e penso a lui quasi ventiquattr’ore su ventiquattro. Consuma i<br />

miei pensieri, il mio corpo, i miei sogni. Ma è anche ciò che mi spinge a migliorarmi.<br />

È mezzogiorno, il sole brilla nel cielo blu e l’aria profuma di erba tagliata di fresco e

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