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Ella<br />

«Vuoi che ti accompagni dentro?», chiedo a mio padre mentre parcheggio. Siamo di<br />

fronte al centro di riabilitazione, un basso edificio di mattoni marroni con una piccola area<br />

dotata di panchine dove la gente va a fumare. Il cielo è nuvoloso e le foglie cadono dagli alberi<br />

sopra al cofano della macchina.<br />

Lui scuote la testa mentre slaccia la cintura. «Starò bene, Ella. E tu faresti meglio a<br />

metterti in viaggio prima che si faccia tardi».<br />

«Sei sicuro?», chiedo. «Perché come ti ho già detto a casa, puoi parlare con me se ne<br />

hai bisogno».<br />

Fissa la porta d’ingresso. «Non pensavo davvero quello che ho detto… Non ce l’ho<br />

con te. So che non è stata colpa tua». Il mio sguardo incrocia i suoi occhi, che non sono più<br />

offuscati dall’alcol ma portano ancora dentro dolore e odio. «So che probabilmente per te è<br />

difficile ricordarlo, ma non è stato sempre così. Una volta le cose andavano bene, poi tua madre<br />

è peggiorata ed è andato tutto in malora. Farci i conti è stata dura e io l’ho affrontata nel modo<br />

sbagliato».<br />

Sono sbalordita. Non mi ha mai parlato così prima d’ora, ma del resto non è neanche<br />

mai stato sobrio per più di cinque minuti.<br />

«Papà, ci sono cose che rimpiangi…». Mando giù il groppo che ho in gola.<br />

«Qualche volta non ti capita di desiderare di essertene andato e di avere una vita normale?».<br />

Lui butta fuori un respiro malfermo. «A essere sinceri, sì, a volte mi guardo indietro<br />

e vorrei essere scappato via. Probabilmente sarei stato molto più felice. Mi odierò per sempre<br />

per il fatto di sentirmi così, ma è la verità». Apre lo sportello e scende, poi infila di nuovo la<br />

testa nell’abitacolo. «Grazie per avermi riportato qui».<br />

Chiude lo sportello e si avvia sul marciapiede, portandosi una sigaretta alla bocca<br />

mentre raggiunge gli altri nell’area fumatori. Una donna con i capelli rossi gli porge uno Zippo,<br />

lui accende la sigaretta e aspira. Resto seduta in macchina per un po’, ripetendomi le sue parole<br />

con un gran senso di pesantezza sulle spalle. È questo il futuro che aspetta me e Micha? La<br />

terapista vuole già farmi il test per la depressione, che è stata esattamente il punto di partenza<br />

della malattia di mia madre. E se viene fuori che sono depressa? Se io e Micha restiamo insieme<br />

e io comincio a lasciarmi andare? Se dovessi rovinargli la vita?<br />

Quando lascio finalmente il parcheggio, l’unica cosa che voglio è andare a casa,<br />

mettermi a letto e spegnere il cervello.<br />

«Ella, porta giù il culo dal letto», mi ordina Lila strappandomi di dosso le coperte.<br />

«O giuro su Dio che ti tiro addosso un bicchiere di acqua gelata».<br />

La luce del sole che filtra dalle finestre mi trafigge gli occhi. Mi rannicchio come<br />

una palla, con le ginocchia al petto, e mi copro la testa con le braccia. «Lasciami in pace e<br />

chiudi le tende. Il sole mi sta facendo venire mal di testa».

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