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Siamo seduti nel suo camioncino a mangiare hamburger e patatine fritte sotto le luci<br />

al neon. Ethan fissa una delle cameriere che si sta chinando a prendere l’ordinazione della<br />

macchina accanto a noi. Siamo stati parecchio silenziosi.<br />

«Hai sentito quello che mi ha detto, vero?», gli chiedo alla fine, raccogliendo la salsa<br />

rimasta con una patatina.<br />

Lui toglie un cetriolo sott’aceto dall’hamburger, facendo una smorfia mentre lo butta<br />

nel contenitore agganciato al finestrino. «Non granché. E poi non è nulla che non abbia già<br />

sentito».<br />

«Non capisco che intendi». Mastico la patatina fritta guardandolo negli occhi in<br />

cerca di una spiegazione.<br />

«Sto dicendo che i genitori fanno schifo».<br />

«Ti va di approfondire il concetto?»<br />

«Non molto».<br />

Cala di nuovo il silenzio, poi sbuffa irritato. «Ti ricordi in seconda elementare, più o<br />

meno, quando venivo a scuola sempre pieno di lividi?».<br />

Bevo un sorso di soda e la rimetto nel portabicchiere. «Non era l’anno che ti sei rotto<br />

il braccio?»<br />

«Sì, tra le altre cose». Corruga la fronte mentre vaga tra i ricordi, con lo sguardo<br />

fisso sul parabrezza. «Quell’anno mio padre diventò dipendente dagli antidolorifici ed era<br />

sempre arrabbiato per qualcosa… per tutto in realtà. E gli piaceva sfogarsi sui miei fratelli, su di<br />

me, su mia madre. In pratica su chiunque».<br />

Realizzo cosa mi sta dicendo. «Non lo sapevo… mi dispiace».<br />

«Non lo sa nessuno. Neanche Micha». Appallottola la carta dell’hamburger e la<br />

getta nel contenitore. «E quindi, capisco che i genitori possano essere degli stronzi con i figli,<br />

ma nel mio e nel tuo caso aveva – ha – a che fare più con la dipendenza che con i loro<br />

sentimenti reali».<br />

Non so cosa dirgli se non grazie.<br />

Getta nel contenitore una vaschetta di salsa vuota e l’atmosfera nell’abitacolo si fa<br />

meno pesante. «Mi devi un favore, non solo perché sono andato a prendere tuo padre, ma perché<br />

ti ho confidato queste cose. Odio farlo».<br />

«Ha-ha». Gli passo i miei rifiuti e sul suo volto si disegna un sorriso.<br />

Accanto a noi si avvicina sgasando una Camaro blu. Al volante c’è Mikey intento a<br />

dondolare la testa al ritmo della musica che esce a tutto volume dallo stereo. In me riaffiorano<br />

tutte le sensazioni che ho provato quando ha fatto schiantare Micha e la sua Chevelle contro un<br />

albero.

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