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puoi».<br />

«Non ammazzarti per venire qui, Ella. Ho detto che è okay, quindi vieni quando<br />

«Okay, ti chiamo quando sto per arrivare».<br />

«Va bene».<br />

Riattacco e lancio il telefono sul tavolino, pensando a come trovare una macchina.<br />

Sto per chiamare Micha, ma poi mi fermo. È più di un giorno che non lo sento e l’ultima cosa<br />

che voglio è chiamarlo e cominciare a piagnucolare.<br />

E poi non c’è niente che lui possa fare.<br />

È dall’altra parte del Paese.<br />

Micha<br />

«Se continui a sbagliare nota», minaccio Naomi, «dovrò toglierti quella chitarra».<br />

Siamo seduti sul letto del nostro monolocale, con le chitarre in grembo. Il pavimento<br />

è ricoperto di panni sporchi e c’è immondizia ovunque. Dylan e Chase sono al bar a cercare di<br />

rimorchiare. Io ho indosso i pantaloni del pigiama e sono senza maglietta, Naomi ha i capelli<br />

raccolti e ancora umidi. È uscita dalla doccia poco fa.<br />

«Non fare lo stronzo», scherza sciogliendo l’elastico per far ricadere i capelli umidi<br />

sulle spalle. «Suono meglio di quanto tu vorresti che facessi».<br />

Scuoto la testa e strimpello sulle corde della chitarra. «Dipende».<br />

Lei prova un accordo e parla sopra la musica. «Da cosa?»<br />

«Se stai suonando in un locale di sordi, okay». Le rivolgo un ghigno cattivo.<br />

stronzo».<br />

Lei alza gli occhi al cielo e poggia la chitarra sul letto. «A volte sei proprio uno<br />

Ha ragione, ma c’è un motivo. Due giorni fa stavo facendo una passeggiata, cercavo<br />

un palazzo dove avevo saputo che lavorava mio padre. Avevo appena parlato al telefono con<br />

mia madre e lei, dopo avermi detto che stava andando in vacanza con un tizio che ha la metà dei<br />

suoi anni, mi aveva anche fatto sapere che mio padre adesso vive a New York.<br />

Volevo solo sapere dove lavorasse, per pura curiosità. Mentre ero di fronte<br />

all’edificio ho incrociato un uomo che cercava un taxi. Era mio padre. Stavo per girare i tacchi<br />

ma lui mi ha visto e mi ha salutato. Avrei voluto rispondergli alzando il dito medio, ma non ho<br />

saputo fare altro che restare lì fermo a bocca aperta, come un bambino.<br />

Si è avvicinato con un’espressione di disagio scritta in faccia. Indossava un vestito<br />

scuro e sopra aveva un impermeabile. Mi guardava con i suoi occhi così uguali ai miei. «Micha,<br />

che ci fai qui?»

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