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e seduti a tavola a imboccarci a vicenda. Non vedo nulla.
Micha è preoccupato per me, come sempre ogni volta che mi comporto da pazza. Mi
concentro sulla conversazione, annuisco anche se non ho idea di ciò di cui stanno parlando.
Quando ce ne andiamo, Lila mi prende per un gomito e mi strappa a Micha.
«Che fai?», dico mentre inciampo, tentando di tenere il passo con lei che mi sta
trascinando di peso dietro l’angolo del ristorante, nell’area fumatori. È buio e l’aria è un po’
umida paragonata al caldo secco di Las Vegas.
«Quella Naomi è una puttana». Agita le dita mentre parla.
Aggrotto le sopracciglia mentre mi assicuro che nessuno ci stia ascoltando in
quell’angolo dell’edificio. «Perché? Cosa ti ha fatto?»
«A me niente». Incrocia le braccia e il suo viso si fa rosso di rabbia. «Ha detto delle
cose su di te».
«Tipo?»
«Che incasini la testa a Micha. Che non vai bene per lui».
Resto a bocca aperta. «Ha detto questo a te?»
«No, l’ho origliato». Il suo sguardo si posa su un gruppo di ragazzi che ci sta
guardando da dietro l’angolo. «Pensava che fossi in bagno, ma stavo tornando e l’ho sentita
parlare con quel Chase, che comunque è un figo».
«Quello con un sacco di tatuaggi e quella specie di cresta da mohicano?», chiedo.
Annuisce. «Non sembra molto il tuo tipo».
Lei scrolla le spalle e scuote la testa. «Non è questo il punto. Credo che Naomi
voglia Micha. E non mi fido di lei».
«Ne abbiamo già parlato un miliardo di volte». Trattengo il fiato mentre un ragazzo
con una sigaretta ci passa accanto sbuffando il fumo nella nostra direzione. «Mi fido di lui».
«Secondo me stai facendo un errore». Si toglie un po’ di mascara dalle ciglia.
«Penso che dovresti chiedergli di lasciare la band».
«Non esiste, non gli farei mai una cosa del genere», dico inorridita.
«Come vuoi», replica lei. «Ma ti dico che sento odore di guai».
«Ehi, Ella May!», urla Micha da dietro l’angolo, e sia Lila che io spostiamo lo
sguardo su di lui. «Che stai facendo?».
Lancio un’occhiata a Lila. «Grazie di preoccuparti per me, ma andrà tutto bene».
Lila sospira e torniamo da Micha, che mi aspetta con la mano tesa. «C’è qualcosa
che non va?».