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ighe e un paio di pantaloni sportivi. Ha i capelli castani pettinati e in ordine, e la barba fatta di<br />

fresco.<br />

«È strano», concordo, riportando la mia attenzione su Dean. «E sembra così pulito».<br />

Dean fa su e giù con la testa. «Lo so… giurerei che c’è stato un anno in cui non si è<br />

mai fatto la doccia». Prende un’altra boccata e dà un calcio alla neve. «Ha… ha mandato una<br />

lettera anche a te?»<br />

«Sì…». Cerco di reprimere l’imbarazzo di essere lì a parlare con lui di questioni<br />

intime. «Immagino che ne abbia scritta una anche a te».<br />

«Credo che il suo terapista, o il consulente, o come diavolo si chiama, gliel’abbia<br />

fatto fare». Il mozzicone di sigaretta brilla nell’oscurità mentre lui inspira. «Cazzo, non so<br />

ancora cosa devo pensare».<br />

«Neanche io». Mi dondolo da un piede all’altro per il freddo. Senza giacca la mia<br />

pelle è già diventata insensibile e probabilmente anche viola. «Sono contenta che l’abbia fatto,<br />

ma questo non cancella il passato».<br />

«Niente può cancellare il passato», dichiara reciso. «Ma cazzo, potremmo anche<br />

andare avanti. È un bel po’ che provo a farlo».<br />

«Anche io». Mi chiedo se stiamo per imboccare di nuovo quel sentiero, quello in cui<br />

lui mi dice che ciò che è successo è tutta colpa mia.<br />

La neve cade sulle nostre teste e io fisso la strada, le luci dei lampioni che<br />

illuminano il marciapiede.<br />

«La macchina l’aveva ereditata», dice Dean. «È da lì che arriva».<br />

Volto la testa verso di lui. «Che?».<br />

Prende una bella boccata. «La Porsche. A quanto ho capito la mamma aveva questa<br />

vecchia prozia che nessuno conosceva davvero e che quando è morta ha lasciato qualcosa a ogni<br />

parente. Lei ha avuto quella».<br />

«Te l’ha detto lei?»<br />

«Sì, un paio di settimane prima di… prima che morisse. E mi ha detto che quando<br />

fosse morta sarebbe passata a me. All’epoca pensai solo che fosse una cosa un po’ strana da<br />

dire, adesso che ci ripenso mi chiedo se stesse, come dire, premeditando la sua morte».<br />

Mando giù il groppo enorme che ho in gola. «Sei sicuro che non fosse una storia<br />

inventata? Lo faceva a volte. Come la storia di lei e papà che si erano conosciuti alla stazione<br />

dopo aver perso entrambi il treno. In realtà uscivano insieme dal liceo».<br />

«La storia del treno era migliore», dice con un sorriso mentre sta per spegnere la<br />

sigaretta. «Comunque sì, stava dicendo la verità. Lo so perché era in uno dei suoi giorni<br />

normali».

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