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Riflette un attimo e mi scosta per uscire dall’auto. Apre il bagagliaio e prende<br />

qualcosa, poi rientra di corsa, tremando per l’aria fredda. Ha della neve sulle spalle e una<br />

coperta in mano. «Nel caso arrivasse davvero qualcuno, almeno possiamo coprirci».<br />

«Tieni una coperta nel bagagliaio?», dico. «Cavolo, sei preparato. Quante volte hai<br />

fatto sesso in macchina?».<br />

Mi riporta a cavalcioni sopra di sé e ci avvolge intorno la coperta. «È la prima volta<br />

per me, bellezza».<br />

«Non l’hai mai fatto in macchina prima d’ora?», domando scettica.<br />

Con un’espressione seria, mi scosta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «So che<br />

mi hai visto con un sacco di ragazze, ma penso che tu abbia totalmente frainteso il mio impegno<br />

con loro. Farlo in macchina è complicato. E poi stavo conservando questo posto per te».<br />

Alzo gli occhi al cielo e gli circondo il collo con le braccia. «E se non ci fossimo mai<br />

messi insieme? Non avresti mai realizzato la tua fantasia. E se non fossi stata io in quella<br />

fantasia?».<br />

Mi strizza il sedere. «Oh, sapevo che eri tu. Per quanto queste cose ti imbarazzino, le<br />

macchine ti hanno sempre eccitata. Mi ricordo la prima volta che ti ho portata a fare un giro<br />

sulla Bestia. All’epoca era davvero una merda, ma filava lo stesso. Eri seduta sul lato del<br />

passeggero con la mano fuori dal finestrino e avevi quell’espressione… ti stavi eccitando. Mi<br />

sono eccitato anche io, infatti ho dovuto prendermi un po’ cura di me quando sono tornato a<br />

casa».<br />

«Non mi stavo eccitando», mento. «Mi godevo il momento».<br />

Le sue labbra si incurvano in un ghigno furbo. «Se avessi accostato e ti avessi<br />

chiesto di farlo con me, l’avresti fatto di sicuro».<br />

chiesto».<br />

Protesto scuotendo il capo. «No invece. Sarei andata fuori di testa se me l’avessi<br />

Lo sguardo intenso sul suo viso diventa solenne. «Lo so. Vedi, quando si trattava di<br />

fare cose pazze, come saltare dai tetti e fare la lotta, andavi alla grande. Ma bastava sfidarti ad<br />

affrontare i tuoi sentimenti per farti scappare via come se stessi andando a fuoco».<br />

«Perché non li capivo», mormoro a bassa voce, fissando l’oscurità che c’è fuori.<br />

«Anna… la mia terapista, pensa che sia perché nessuno mi ha mai abbracciata, o roba del<br />

genere. Non lo so… Mi dice sempre cose strane come queste, come se pensasse che se sono così<br />

è per colpa della mia infanzia».<br />

Tra di noi cala il silenzio, poi finalmente oso alzare lo sguardo verso di lui, con il<br />

timore che la mia confessione l’abbia spaventato. «Mi dispiace. Probabilmente dovrei tenere<br />

queste cose per me».<br />

«Io voglio che me ne parli, Ella», dice. «Sono solo sorpreso che tu l’abbia fatto. Non<br />

hai mai raccontato molto di quello che succede durante le sedute di terapia».

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