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Lo raccolgo, scrollo la neve che ci è rimasta sopra e lo apro. “Per favore, usa questi<br />

soldi per riparare la macchina di Micha come abbiamo concordato al telefono e ringrazialo per<br />

avermi aiutato. È stato molto gentile da parte sua, e io e la mia famiglia gli siamo molto grati”.<br />

«Lui e la sua famiglia mi sono grati». Dà un calcio alla ruota con la punta dello<br />

stivale e lancia la bottiglia di birra contro il muro, dove si frantuma in mille pezzi che si<br />

sparpagliano sul cemento. «È un maledetto stronzo. Come se non fossi anche io la sua<br />

famiglia».<br />

Lascio il biglietto sul cofano e spalanco le braccia per abbracciarlo, ma lui si tira<br />

indietro. «Mi serve un momento da solo, okay? Puoi tornare dentro?».<br />

È più sbronzo di quanto pensassi. Da vicino riesco a vedere gli occhi arrossati e<br />

lucidi e ha le guance color porpora. Ha i capelli ritti sulla testa, come se ci avesse passato più<br />

volte le mani. Nel suo sguardo c’è quella rabbia che solo una quantità spropositata di alcol può<br />

tirare fuori.<br />

«Okay, sono dentro se hai bisogno di me». Mi avvio verso la porta, ma mi fermo<br />

davanti ai gradini perché mi accorgo che il camioncino di Ethan non c’è. Mi volto verso Micha<br />

per chiedergli dov’è andato, ma lo vedo sbattere la porta del garage dopo aver preso un’altra<br />

birra dalla cassa che sta sullo scaffale. È come se sbattesse la porta in faccia al mondo mentre<br />

seppellisce nell’alcol tutto il suo dolore.<br />

Penso di nuovo di affrontarlo, di parlare del problema con il bere e del fatto che<br />

quando è in quelle condizioni mi respinge, ma appena torno in camera la stanchezza prende il<br />

sopravvento su di me e crollo sul letto, chiedendomi perché mai sono venuta qui.<br />

Ansia e depressione sono come dei demoni. Qualsiasi cosa è in grado di scatenarle e<br />

cambiare il mio umore in un istante. Per fortuna Anna mi ha insegnato ad accorgermi se sto<br />

precipitando nell’abisso della disperazione, che può anche diventare senza fondo. Mi ha<br />

insegnato a rendermi conto di quando la disperazione sta prendendo il sopravvento e anche a<br />

lottare contro quelle tenebre. Se mi impegno, posso riuscire a tornare nella luce. Devo farmi<br />

largo tra pensieri oscuri e non mollare.<br />

Una trentina di minuti più tardi imbocco la strada che porta alla luce e mi precipito<br />

fuori di casa, dritta verso il garage. Il camioncino di Ethan è nel vialetto e ci sono delle impronte<br />

di piedi che vanno nella mia stessa direzione.<br />

Spalanco la porta ed entro. Ethan e Micha sono seduti sul cofano, con gli stivali<br />

poggiati sul paraurti anteriore e delle birre in mano. Lila parla al telefono in un angolo, con un<br />

dito infilato nell’orecchio per cercare di arginare il chiacchiericcio dei ragazzi.<br />

Gli occhi di Micha incontrano i miei e la durezza del suo sguardo mi fa quasi fare<br />

marcia indietro. «Ehi, dove sei stata?». Barcolla giù dal cofano e viene verso di me a grandi<br />

passi.<br />

Indossa una maglia termica grigia che ha un piccolo buco sull’orlo e i jeans neri<br />

sono assicurati ai fianchi da una cintura borchiata. Ha i capelli spettinati, lo sguardo perso nel<br />

vuoto, e il sorriso che ha stampato in faccia significa guai in arrivo.

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