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delle occhiaie scure sotto gli occhi nocciola.<br />
«Buongiorno tesoro». La signora Scott mi accoglie con un sorriso allegro. «Vuoi<br />
fare colazione?».<br />
Lancio un’occhiata allo sconosciuto seduto al tavolo, che mi sta scrutando e mi<br />
rende nervosa. «Uhm… dove sono Micha e tutti gli altri?».<br />
La signora Scott infilza la pancetta con la forchetta e la gira. «Sono usciti. Micha era<br />
entusiasta perché suo padre gli ha fatto riparare la macchina a sue spese, credo che… sia stato<br />
un pensiero carino da parte sua».<br />
«Merda». Non intendevo dirlo ad alta voce e la signora Scott mi guarda perplessa.<br />
«Tutto a posto?», chiede strapazzando le uova nella padella con una paletta.<br />
Prendo una delle giacche di Micha dall’attaccapanni accanto alla porta sul retro ed<br />
esco senza risponderle. Non è possibile che sia entusiasta per quello che ha fatto suo padre.<br />
Fuori l’aria è più che gelida e mi provoca dei brividi. Gli stivali scricchiolano sulla<br />
neve mentre avanzo verso il garage dove è parcheggiata la Chevelle. La fiancata che era<br />
ammaccata adesso è perfettamente liscia ed è stata riverniciata di nero con una striscia rossa sul<br />
cofano sullo stile delle macchine da corsa. È di nuovo pronta a correre, ma è solo per merito del<br />
padre di Micha.<br />
«Riesci a credere che quel cazzone di mio padre abbia fatto questo?». La voce aspra<br />
di Micha mi sorprende e io mi volto, quasi cadendo sul sedere quando scivola sul ghiaccio.<br />
La mano di Micha scatta per prendermi al volo, ma poi anche lui perde l’equilibrio e<br />
si accascia su un lato. Afferro l’orlo della sua giacca e mantengo un piede d’appoggio che<br />
sostenga entrambi.<br />
Avvinghiato con una mano alla mia spalla, con l’altra Micha tiene stretta una birra,<br />
come se fosse l’oggetto più importante del mondo. «Mio padre pensa di potermi comprare».<br />
«Che vuoi dire?», chiedo lasciandogli andare il braccio e voltandomi di nuovo verso<br />
la macchina.<br />
Lui mi passa accanto e fa un salto per buttare giù alcuni ghiaccioli che pendono<br />
dall’orlo del tetto. «Dopo che l’ho aiutato, ha mandato dei soldi a mia madre per far riparare la<br />
macchina, come ringraziamento».<br />
Non sono sicura di come affrontare la situazione. «Be’, immagino che sia stato<br />
carino da parte sua. Voglio dire, almeno ha fatto qualcosa di buono».<br />
Gli occhi turchesi di Micha sono freddi come il ghiaccio che abbiamo sotto i piedi.<br />
«Avrei preferito che mi telefonasse, almeno avrebbe riconosciuto in qualche modo la mia<br />
esistenza. Invece ha mandato un fottuto biglietto a mia madre». Tira fuori un pezzo di carta dalla<br />
tasca e lo getta verso di me, ma il foglio riesce a coprire solo metà della distanza tra noi due, poi<br />
cade per terra nella neve.