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«State buoni voi due», dice abbracciandomi e aderendo perfettamente alla mia<br />

schiena. «Abbiamo ancora parecchia strada davanti».<br />

Ethan mi lancia un’occhiataccia e sterza, imboccando la rampa di uscita più vicina<br />

che porta a un’area di servizio. C’è una fila di autocarri parcheggiati davanti alla catena che<br />

delimita l’edificio e un’insegna luminosa che promette uno sconto di dieci centesimi su ogni<br />

litro di benzina per chi paga in contanti.<br />

Ethan accosta vicino a una pompa deserta, spegne il motore e tira su la lampo del<br />

giubbotto a quadri con il cappuccio. «Solo perché tu lo sappia, lo faccio per Lila, non per te».<br />

Lo guardo male, mentre Lila salta giù dal camioncino e corre verso l’entrata<br />

dell’edificio. Indossa un vestito bianco e ha delle perle al collo, sembra totalmente fuori posto in<br />

quell’area di servizio per camionisti. Quando le ho chiesto perché si stava vestendo così bene<br />

per un viaggio in macchina ha scrollato le spalle e mi ha detto che nei giorni di vacanza è<br />

abituata a vestirsi bene.<br />

Anche Micha scende e mi offre la mano per aiutarmi a uscire. L’aria fredda mi<br />

colpisce le gambe nude e stiracchio le braccia sopra la testa.<br />

Micha mi fissa divertito e si sistema i capelli biondi, scompigliandoli in modo che<br />

qualche ciocca gli ricada sulla fronte. «Sai, hai preso in giro Lila perché si è vestita troppo bene,<br />

ma tu non ti sei vestita per niente!». Indica i miei calzoncini di jeans e la maglietta viola. «Che<br />

avevi in mente quando ti sei messa addosso quella roba?»<br />

«Ehi, quando siamo partiti faceva caldo», ribatto mettendo a posto l’orlo della<br />

maglietta. «E volevo stare comoda».<br />

Micha tira giù la lampo della sua giacca nera e la maglietta gli si solleva<br />

leggermente, mostrando per un attimo gli addominali. «Metti questa prima di congelarti».<br />

«Sto bene», gli assicuro, stringendomi le braccia intorno al corpo.<br />

Insiste nel porgermi la giacca. «Prendila, tanto non me la rimetto».<br />

Accetto la giacca e gli do un rapido bacio sulla guancia, prima di infilare le braccia<br />

nelle maniche e tirare su la lampo. Odora della sua acqua di colonia mescolata a un profumo che<br />

è soltanto suo, lo inspiro a fondo, gustandolo.<br />

«Stai annusando la mia giacca?», mi chiede inarcando un sopracciglio. «È una<br />

specie di strano rituale, o cosa?»<br />

«Odora di te», gli spiego portando un lembo davanti al naso per proteggerlo dal<br />

freddo. «E mi piace il tuo odore».<br />

La mia strana risposta sembra piacergli e mi tira il cappuccio sulla testa. «Sparisci».<br />

Sorrido e mi volto verso il benzinaio nell’istante in cui una Mustang rossa, dello<br />

stesso anno di quella di Blake, si accosta alla pompa due file più in là. La liquido come una<br />

coincidenza, finché non vedo Blake scendere dalla macchina. In testa ha un berretto grigio e<br />

indossa una felpa con il cappuccio e una maglietta blu. Non ha macchie di pittura sui jeans e

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