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«Sei a casa mia?». Mi sfrego gli occhi e guardo l’ora.<br />

«Sì, sono davanti alla porta».<br />

Quasi cado giù dal letto, corro alla porta con indosso solo i boxer e il telefono<br />

ancora premuto sull’orecchio. Accendo le luci esterne e spalanco la porta. La luce illumina i<br />

suoi occhi gonfi e le striature rosse sulle guance, lasciate dalle lacrime. Indossa un paio di<br />

calzoncini a righe e delle ciabattine, e ha i capelli raccolti in un nodo disordinato. Sotto la<br />

canottierina non ha il reggiseno e riesco a intravedere i capezzoli.<br />

«Che stai facendo?». La trascino dentro casa per nascondere a occhi estranei il suo<br />

corpo vestito a malapena. La sua pelle è fredda e sta tremando. «Sei venuta a piedi?».<br />

Scuote la testa e si stringe le braccia intorno al corpo. «No, ho preso l’autobus».<br />

Il mio sguardo vaga sulle sue gambe nude e sui capezzoli turgidi. «Vestita così?».<br />

vuoto».<br />

Scrolla le spalle e affonda nel divano, con una busta tra le mani. «Era praticamente<br />

Accendo la lampada, mi siedo lì accanto e le metto un braccio intorno alle spalle,<br />

cercando disperatamente di farla sentire meglio. «Cosa è successo? E cos’hai in mano?».<br />

ieri».<br />

Mi porge la busta stropicciata con il suo nome e indirizzo scritti sopra. «È arrivata<br />

La giro e mi accorgo che è aperta. Qualsiasi cosa contenga, lei l’ha letta. «Chi te l’ha<br />

mandata?».<br />

Batte un dito sull’indirizzo del mittente. «Mio padre».<br />

Merda. «Cosa dice?».<br />

Fissa il pavimento con gli occhi spalancati. «Che gli dispiace e che quello che è<br />

successo a mia madre non è stata colpa mia. Che è stata colpa sua perché era lui l’adulto e non<br />

avrebbe dovuto lasciare quella responsabilità a una bambina. Che avrebbe dovuto prendersi cura<br />

della sua famiglia invece di passare il suo tempo al bar… e che mi vuole bene». Le lacrime le<br />

scendono lungo le guance e il respiro si fa affannoso. «Ho sempre voluto che me lo dicesse».<br />

Il dolore che sento nella sua voce mi fa quasi piangere. Si accoccola su di me e<br />

nasconde il viso sul mio petto, singhiozzando mentre mi si avvinghia disperatamente. La prendo<br />

tra le braccia, la porto in camera e mi stendo accanto a lei.<br />

A ogni lacrima che versa guadagna un altro pezzo del mio cuore, finché non arriva a<br />

possederlo completamente. Capisco che per quanto grandi siano le difficoltà che dovremo<br />

affrontare, non riuscirei mai ad abbandonarla.<br />

Mi sveglio con la testa di Ella appoggiata sul collo e le sue braccia intorno alla vita,<br />

come se avesse temuto che potessi andarmene durante la notte.<br />

Ha continuato a piangere finché non si è addormentata e il mio cuore si è quasi

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