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la nostra serata alcolica è finita… non avevamo mai fatto una cosa del genere prima<br />

d’ora. Credo di avere una nuova canzone da aggiungere alla nostra playlist.<br />

Non preoccuparti comunque. Mi sono fermato prima di andare oltre, nel caso non te<br />

ne ricordassi. Non volevo che soffrissi per un errore fatto da ubriaca. In questo genere di errori<br />

sono un esperto e so che non sono piacevoli.<br />

Odio doverti lasciare, ma devo andare a lavoro. Passo da te più tardi.<br />

E puoi tenere la maglietta. In ogni caso, sta meglio a te.<br />

Ti amo più della mia stessa vita, più del sole e dell’aria.<br />

Tu possiedi la mia anima, Ella May.<br />

Micha<br />

Scendo dal letto continuando a sorridere e mi infilo i jeans. Chiudere una lettera in<br />

quel modo è proprio da Micha. Ha sempre avuto un gusto poetico per le parole e in ogni lettera<br />

che scrive viene fuori tutta la sua bellezza.<br />

Raccolgo la maglietta da terra e vado verso la porta, piegando il foglio con cura e<br />

riponendolo al sicuro nella tasca dei jeans. Mi sento leggera, anche se soffro un po’ il postsbronza.<br />

Non rimpiango nulla di quello che è successo, anche se sarebbe stato più bello se<br />

fossimo stati sobri. È una sensazione strana, ma forse vuol dire che sto davvero imparando a<br />

gestire la vita reale.<br />

Il salone è devastato, ci sono bottiglie di birra ovunque, sul pavimento e sul tavolino,<br />

e sul tavolo c’è una bottiglia vuota di Bacardi e delle carte sparpagliate. Prendo un sacco<br />

dell’immondizia dal cassetto della cucina e cerco di capire dove possano essere il mio telefono e<br />

la borsa. Mi ricordo del club, di Micha che suonava sul palco, e poi di essere venuta qui, e delle<br />

sue mani su di me. Chiudo gli occhi per riportare alla mente ogni singolo istante.<br />

Da qualche parte nella stanza parte Only One degli Yellowcard. Riapro gli occhi.<br />

Tendo l’orecchio e seguo la musica, che mi guida verso il divano. Il mio cellulare è sotto un<br />

cuscino logoro. Aggrotto la fronte mentre lo recupero, perché non riconosco la suoneria. Ma<br />

quando guardo lo schermo capisco.<br />

Rispondo. «Hai cambiato la suoneria sul mio cellulare?».<br />

mattina».<br />

All’altro capo della linea risuona la sua risata. «Mi sembrava appropriata per questa<br />

«Stai cercando di mandarmi dei messaggi attraverso biglietti e scelte musicali?».<br />

Afferro una bottiglia posata sopra il televisore e la butto nel sacco. «Sai, non sono arrabbiata per<br />

ieri notte. Ero abbastanza sobria da ricordare… Non devi sentirti in colpa».<br />

«Non mi sento in colpa», mi assicura lui. In sottofondo si sente un rumore di colpi.<br />

«Sono felice di ieri notte. Il biglietto e la canzone erano un modo per dirti una cosa».

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