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penetrante. «Voglio alzare la posta», dice, e quando io comincio a brontolare aggiunge: «Se<br />

vinci avrai la mia maglietta firmata dei Silverstein, se vinco io invece devi restare nuda».<br />

Il cuore mi martella violentemente nel petto. «Credevo avessi detto che non mi<br />

avresti mai dato quella maglietta, che eri troppo fiero di essere riuscito a farla firmare».<br />

Fa un sorriso indifferente. «Farò un’eccezione».<br />

Valuto la coppia di regine che ho in mano e quella che è sul tavolo, ma c’è anche<br />

una coppia di assi. Merda. «Non lo so…».<br />

«Avanti, Ella May», dice alzando e abbassando le sopracciglia. «Lasciati andare».<br />

Gli lancio un’occhiata da sopra le carte. «Facciamo così. Se perdi mi dai la<br />

maglietta, se invece perdo io, mi tolgo reggiseno e jeans e mi tengo le mutande».<br />

Micha ridacchia e beve un goccio. «Così non è divertente».<br />

Alzo gli occhi al cielo. «Ti ho visto giocare a poker con le ragazze altre volte. Non<br />

offri una posta così alta, a meno che tu non abbia una buona mano e non sia sicuro di vincere».<br />

«E io ti ho vista giocare abbastanza da sapere che non ti tiri indietro di fronte a una<br />

buona sfida», replica lui, sbattendo la bottiglia sul tavolo. «E quindi forza, bellezza, ci stai o non<br />

ci stai?».<br />

Ci rifletto su, ma non per molto, poi poggio le carte sul tavolo. «Ci sto. Okay, che<br />

cos’hai in mano?».<br />

Le sue labbra si increspano e io capisco immediatamente come andrà a finire. Sbatte<br />

le carte sul tavolo. «Spogliati, Ella May».<br />

«Avevi il maledetto asso». Le spazzo dal tavolo e le guardo ondeggiare fino a terra.<br />

«Lo sapevo».<br />

Lui continua a sorridere. «Ma sei venuta a vedere lo stesso. Adesso spogliati».<br />

Lo fisso immobile. «Non è giusto. Mi hai ingannata».<br />

I suoi occhi puntano dritti nei miei mentre dà dei colpetti con la mano sul tavolo. «È<br />

stata una mano onesta e tu lo sai, quindi smetti di fare la bambina e paga pegno».<br />

Lo scruto in faccia e arrivo alla conclusione che discutere non servirà a nulla. Tengo<br />

gli occhi fissi su Micha e mi alzo in piedi a testa alta.<br />

Lui tira su un dito e allontana la sedia dal tavolo. «Un secondo». Si sposta nel salone<br />

e poi scompare dalla mia vista.<br />

Confusa, vado verso la porta per capire cosa stia facendo, ma non ho il tempo di fare<br />

un passo che lo stereo si accende e io mi blocco quando sento partire Closer dei Nine Inch Nails.<br />

«Stai scherzando?», mormoro mentre Micha ritorna in cucina con un sorrisetto<br />

compiaciuto sulla faccia, fregandosi le mani. «Non esiste. La musica non faceva parte del

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