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Mi chino accanto a lei e le chiedo a bassa voce: «È successo qualcosa stasera che ti<br />

ha turbata?».<br />

Lei scuote la testa e si volta dall’altra parte. «Non è successo niente, voglio solo<br />

andare a casa a dormire».<br />

Sta mentendo, ma non posso farmi raccontare adesso. Mi dispiace da morire, ma mi<br />

allontano dal tavolo e torno nel backstage a prendere la chitarra. Quando esco sul palco, sotto i<br />

riflettori, la gente si acquieta per qualche istante, ma diciamo che non è comunque un pubblico<br />

dei migliori. Il locale è davvero un cesso e per una volta mi piacerebbe suonare in qualche posto<br />

dove la gente non sia tutta ubriaca.<br />

Suono il primo accordo, avvicino le labbra al microfono e apro il mio cuore a una<br />

stanza piena di gente che non mi ascolta.<br />

Dopo la mia performance, un tizio alto e calvo mi si avvicina nel corridoio del<br />

backstage e mi porge un biglietto da visita con il suo nome e numero di telefono.<br />

«Ehi, è stato davvero uno show fantastico». Ha una cicatrice che gli corre lungo<br />

metà del braccio e una catena d’oro al collo.<br />

«Grazie», mormoro mentre leggo il biglietto. «Mike Anderly».<br />

«E tu sei…». Aspetta che glielo dica.<br />

«Micha», rispondo evitando di proposito di dire il mio cognome.<br />

«Senti, vado dritto al punto». Mentre parla mi gesticola davanti. «Sono un<br />

produttore musicale. Lavoro per una casa discografica molto piccola, ma onesta e di qualità, giù<br />

a San Diego. Il tuo sound mi piace e vorrei parlare con te dei tuoi progetti musicali futuri».<br />

Fisso il biglietto da visita. «I miei progetti futuri?».<br />

Annuisce. «Sì, con la tua musica».<br />

Raccolgo la custodia della chitarra. «Sì, non sono sicuro di quali siano i miei piani».<br />

«Be’, quando decidi fammi uno squillo», dice voltandosi verso la sala. «Come ho<br />

già detto, hai un sound interessante».<br />

Se ne va via, probabilmente era solo un tipo un po’<br />

strambo.<br />

E se invece non fosse così? E se fosse stato un colpo di fortuna? Gli ho detto che<br />

non so cosa voglio fare con la mia musica, ma non è vero. Voglio suonare in un posto che non<br />

sia una merda, dove la gente ascolta e capisce. Voglio fare il musicista.<br />

Mentre riporto tutti a casa mi sento una specie di padre, e quando arriviamo<br />

all’appartamento aspetto solo che crollino. Prendo in braccio Ella per portarla nel mio letto,<br />

perché si regge in piedi a malapena.<br />

«Tieni il cazzo nei pantaloni», minaccio Ethan, che sta barcollando in cucina con un

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