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ellissimo. Tutto quello che vorrei adesso è poterti toccare».<br />
Il mio petto si solleva mentre immagino le sue mani su di me e le parole della<br />
terapista mi riecheggiano in testa: un passo per volta. «Puoi toccarmi se vuoi… Ma fai piano».<br />
Lui aspetta un istante, nel caso volessi ritrattare la mia affermazione, ma io tengo le<br />
labbra serrate, in preda al nervosismo e all’attesa. Lentamente la sua mano risale su lungo il mio<br />
fianco, verso il seno. Continua a guardarmi negli occhi. Quando le dita raggiungono l’orlo del<br />
reggiseno si ferma per controllare le mie reazioni. Io resto immobile e desidero solo che lui vada<br />
oltre. Annuisco.<br />
I suoi occhi turchesi scintillano e le dita scivolano sotto il reggiseno, mentre la sua<br />
bocca affonda nel mio collo. Succhia la pelle proprio sotto l’orecchio, mi accarezza il seno e il<br />
pollice mi sfrega il capezzolo. Non prova neanche a togliermi il reggiseno e invece di infilare<br />
l’altra mano sotto le mutandine, mi accarezza tra le gambe restando all’esterno.<br />
Sta mantenendo una barriera, per non spingersi troppo in là. Non ci sono parole per<br />
descrivere quanto io lo ami. Sono la persona più fortunata del mondo ad averlo. Prometto a me<br />
stessa che farò di tutto per dargli ciò che vuole e proverò a renderlo felice.<br />
Qualche secondo più tardi, dalle mie labbra sfugge un gemito di piacere e per un<br />
attimo sono libera dalle mie ansie.<br />
Capitolo 13<br />
Micha<br />
La faccenda del trapianto è in programma per domani, perciò incontriamo mio padre<br />
in ospedale. La stanza in cui ci sistemano è piccola, con una tenda, un paio di sedie e una<br />
macchina dallo strano aspetto piena di cavi. C’è odore di disinfettante e il chiasso dell’atrio<br />
penetra all’interno attraverso la porta aperta.<br />
Ho letto la procedura prima di venire a New York e non dovrebbe essere troppo<br />
complicata. Il dottore mi infilerà un ago nel braccio e farà passare un po’ del mio sangue nella<br />
macchina prima di reimmettermelo nelle vene.<br />
Mio padre sta trafficando con il telefono e tutti e tre restiamo seduti in silenzio.<br />
Ella si scrosta lo smalto sulle unghie e io non riesco a smettere di tamburellare con il<br />
piede sul pavimento. Lei ha un succhiotto sul collo, nel punto in cui l’ho baciata la notte scorsa.<br />
Ha provato a nasconderlo con il fondotinta, me si vede ancora e ne sono felice.<br />
«Micha, potresti smetterla?», mi chiede bruscamente mio padre indicando con gli<br />
occhi il mio piede. «Ho mal di testa».<br />
padre.<br />
Fermo la gamba ed Ella mi lancia un’occhiata di sbieco, poi fissa freddamente mio