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habitat rupestre.pdf - Società Friulana di Archeologia

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R. Capraracontatto, forgiando la base culturale, artistica, economica e politicadell’Europa moderna; è nota la frase del poeta Goethe secondo cui lacoscienza d’Europa è nata sulle vie <strong>di</strong> pellegrinaggio.La relazione <strong>di</strong> viaggio più antica risale al 990 ed è compiuta da Sigerico,arcivescovo <strong>di</strong> Canterbury <strong>di</strong> ritorno da Roma dove ha ricevuto ilPallio dalle mani del Papa. L’arcivescovo inglese descrive le 79 tappedel suo itinerario verso Canterbury, annotandole in un <strong>di</strong>ario. La descrizionedel percorso è assai precisa, unicamente per ciò che riguardai punti <strong>di</strong> sosta (Mansio). Le informazioni contenute nella cronaca <strong>di</strong>Sigerico sono molto utili per stabilire quale fosse il tracciato originariodella Francigena tra Canterbury e Roma.Un’altra testimonianza <strong>di</strong> pellegrinaggio sulla Via Francigena è quellarisalente al XII secolo dell’abate islandese Nikulás da Munka.verá[2][3]. Di questo autore si sa ben poco ed anche il nome è incerto: NikulásBergsson o Berg.órsson. Era un monaco benedettino, nel 1154 ritornòin Islanda da un pellegrinaggio in Terra Santa e nel 1155 fu consacratoabate del monastero <strong>di</strong> Munka.verá (circa 15 km a sud <strong>di</strong> Akureyri),fondato in quell’anno dal vescovo Björn Gilsson della Diocesi <strong>di</strong> Hólar.Qui egli rimase fino alla morte, avvenuta intorno agli anni 1159-60.Il resoconto del suo pellegrinaggio dall’Islanda in Terra Santa è contenutonel Lei.arvísir (Itinerarium). Il viaggio si colloca cronologicamentetra il 1152 ed il 1153, mentre la scrittura dell’itinerarium avvennefra il 1154, anno del rientro in Islanda, ed il 1160, anno in<strong>di</strong>catodalle fonti come quello della sua morte. Il viaggio inizia dall’Islanda,attraversa un tratto <strong>di</strong> mare verso la Norvegia fino alle coste dellaDanimarca; passa quin<strong>di</strong> in Germania occidentale (contrariamente aSigerico che attraversa la Francia) e, risalendo il corso superiore delReno, passa per la Svizzera e l’Italia. La parte italiana non <strong>di</strong>fferiscesensibilmente da quella <strong>di</strong> Sigerico nella parte toscana verso Roma, mapoi prosegue sull’Appia Traiana per l’imbarco dai porti pugliesi, passandoper Albano, Terracina, Fon<strong>di</strong>, Gaeta, Capua, Benevento, Siponto,Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo, Bari, Monopoli;Brin<strong>di</strong>si. Dopo l’Italia, infatti, inizia un nuovo percorso marittimo che,toccando in più punti coste ed isole della penisola balcanica e dellaGrecia, conduce fino all’Asia minore in Turchia e poi a Gerusalemme.Vengono fornite dettagliate descrizioni <strong>di</strong> strade, luoghi, chiese e monumenti<strong>di</strong> interesse religioso - e non solo - attraversate dai viaggiatorie pellegrini scan<strong>di</strong>navi che si recavano in Terra Santa. Si legge che adUtrecht “gli uomini prendono il bordone e la bisaccia e la bene<strong>di</strong>zioneper il pellegrinaggio a Roma”. Sono menzionate, tra le altre, le città <strong>di</strong>Magonza, Strasburgo, Basilea, Solothurn e a Vevey (sul lago Lemano)incontra franchi, fiamminghi, inglesi, tedeschi e scan<strong>di</strong>navi <strong>di</strong>retti aRoma. La Francigena non era propriamente una via ma piuttosto unfascio <strong>di</strong> vie, un sistema viario con molte alternative.Il tratto della Francigena da Canterbury a Roma si sviluppa su <strong>di</strong> unpercorso <strong>di</strong> 1.600 chilometri che parte da Canterbury, e arriva a Doverper attraversare la Manica; da Calais, passando per Reims, Besançone Losanna si arriva alle Alpi che vengono passate al colle del Gran SanBernardo. Dalla Valle d’Aosta si scende a Ivrea, quin<strong>di</strong> Vercelli, Paviae si attraversano gli Appennini tra le province <strong>di</strong> Piacenza e Parmapassando per Ducato <strong>di</strong> Montebello, Segalara, Fornovo <strong>di</strong> Taro e poiBerceto. Da Pontremoli si prosegue per Lucca, Porcari, Altopascio,Galleno, Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Gimignano o Poggibonsi,Siena, Viterbo per terminare a Roma.Sigerico impiegò 79 giorni a percorrere, per lo più a pie<strong>di</strong>, tutti i 1.600chilometri del tragitto. La percorrenza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> viaggio fu quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>20 km circa al giorno.Gli ostacoli naturali che i pellegrini ed i viandanti dovevano superareerano il canale della Manica, le Alpi e gli Appennini oltre che il fiumePo. Così come per valicare le Alpi le alternative erano almeno due(il valico del Moncenisio ed il passo del Gran San Bernardo), anchenell’attraversare gli Appennini, i pellegrini si trovavano <strong>di</strong> fronte a<strong>di</strong>verse possibilità.Nel tratto <strong>di</strong> Via Francigena che portava dalla Pianura padana allaToscana, si registravano <strong>di</strong>verse varianti <strong>di</strong> percorso che sfruttavanoi vari valichi risalendo la val Trebbia e passando per Bobbio (via degliAbati), oppure la val <strong>di</strong> Taro o ancora altre valli minori. Dalla val<strong>di</strong> Taro una deviazione per la Lunigiana e la Garfagnana permetteva<strong>di</strong> raggiungere <strong>di</strong>rettamente Lucca evitando il passaggio costierosulla via Aurelia, variante considerata più sicura nei momenti <strong>di</strong> crisio guerre, poiché si snodava lungo strade secondarie meno esposte esorvegliate da una fitta rete <strong>di</strong> castelli e monasteri. Stu<strong>di</strong> recenti hannomesso in evidenza la via Francesca della Sambuca, variante che seguivail corso del Reno fino a Porretta Terme e andava a Pistoia passandodall’antico castello <strong>di</strong> Sambuca Pistoiese e dal Passo della Collina.Un’altra variante appenninica a volte utilizzata era, almeno per alcunitratti, la via Bolognese (fra Bologna e la Toscana).Una variante alpina della via Francigena attraversa le Alpi al valicodel Moncenisio, e passa per l’abbazia <strong>di</strong> Novalesa, proseguendo perla Sacra <strong>di</strong> San Michele (monumento simbolo del Piemonte) ed infineper l’abbazia <strong>di</strong> Sant’Antonio <strong>di</strong> Ranverso per poi raggiungere Torinoe ricollegarsi con il tragitto principale all’altezza <strong>di</strong> Vercelli, oppurecosteggiare il Po lungo l’antico Itinerarium Bur<strong>di</strong>galense fino a Pavia.Più a sud, dopo la morte <strong>di</strong> San Francesco e la sua elevazione aglialtari, molti pellegrini deviavano dall’antico percorso per visitare Assisi.In sintesi si sono rinvenute una serie notevole <strong>di</strong> varianti alternativelungo la penisola, che più o meno collegate (attraverso i così detti“<strong>di</strong>verticoli”) alla Via Francigena, collegavano il nord e sud Europaprendendo anch’esse anticamente il nome <strong>di</strong> Vie romee o Francesche.Negli anni Novanta del secolo XIX è nata, per ragioni turistiche piùche storiche, la denominazione Via Sacra Langobardorum (via Sacradei Longobar<strong>di</strong>) per in<strong>di</strong>care il percorso <strong>di</strong> pellegrinaggio che partivada Mont Saint-Michel in Francia e giungeva al Santuario pugliese <strong>di</strong>San Michele Arcangelo <strong>di</strong> Monte Sant’Angelo, percorso che è lo stessodella Via Francesca. Un’errata campagna <strong>di</strong> informazione turisticoculturaleha comportato che nell’immaginario collettivo si creasse l’ideache questa sia una via <strong>di</strong> pellegrinaggio staccata dalla Via Francescamentre in verità ne è una parte. Non esiste alcuna documentazionestorica che cita il nome <strong>di</strong> Via Sacra Langobardorum, <strong>di</strong>zione <strong>di</strong>venutatuttavia ormai comune per in<strong>di</strong>care l’itinerario geoculturale compresotra Mont Saint-Michel e San Michele del Gargano.39Le Vie della SetaLe civiltà si sono incontrate e reciprocamente influenzate grazie allevie e ai commerci.La principale fra queste vie è stata la via della Seta, costituita da unfascio <strong>di</strong> strade che si sviluppava per circa 8.000 km, fatto <strong>di</strong> itinerariterrestri, marittimi e fluviali lungo i quali nell’antichità si erano snodatii commerci tra gli imperi cinesi e l’Occidente. Le vie carovaniere attraversavanol’Asia centrale e il Me<strong>di</strong>o Oriente, collegando Chang’an(oggi Xi’an), in Cina, all’Asia Minore e al Me<strong>di</strong>terraneo attraverso ilMe<strong>di</strong>o e il Vicino Oriente. Il nome apparve per la prima volta nel1877, quando il geografo tedesco Fer<strong>di</strong>nand von Richthofen (1833-1905) pubblicò l’opera Tagebucher aus China. Nell’Introduzione vonRichthofen nomina la Seidenstraße, la «Via della seta».La destinazione finale della seta che su <strong>di</strong> essa viaggiava (insieme atante altre merci preziose) era Roma, dove per altro non si sapeva conprecisione quale ne fosse l’origine e da dove provenisse. Altre mercialtrettanto preziose viaggiavano in senso inverso, e insieme alle merciviaggiavano gran<strong>di</strong> idee (concetti fondamentali <strong>di</strong> Matematica, Geometria,Astronomia) e religioni, Manicheismo, e Nestorianesimoverso Oriente e. il Buddhismo, dall’In<strong>di</strong>a all’Asia Centrale alla Cinaal Tibet, per trovare itinerari che permettessero <strong>di</strong> evitare le invalicabilimontagne dell’Himalaya. Questi scambi commerciali e culturalifurono determinanti per lo sviluppo e il fiorire delle antiche civiltàdell’Egitto, della Cina, dell’In<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> Roma, ma furono <strong>di</strong> grande importanzaanche nel gettare le basi del mondo moderno.Secondo alcune fonti sarebbe ad<strong>di</strong>rittura stato Cesare, <strong>di</strong> ritornodall’Anatolia, a portare a Roma alcune ban<strong>di</strong>ere, catturate al nemico,<strong>di</strong> uno sfavillante tessuto sconosciuto che suscitò uno straor<strong>di</strong>nariointeresse: era appunto la seta. Si sapeva che quel tessuto veniva da unanon ben precisata terra dei Seri ma non quale ne fosse l’origine. Se-volumeRicerca_OK_2012-11-15.indd 39 16/11/2012 15:00:56

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