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habitat rupestre.pdf - Società Friulana di Archeologia

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C. CrescenziDelle iscrizioni presenti in quest’ultimo, e altri elementi dell’auladatano la chiesa al VI secolo; le pitture murarie vengono datate al IXsec. Pére de Jerphanion, interpretando un’iscrizione, che circoscrivevaun clipeo con croce posto all’ingresso, suppose che la chiesa fossede<strong>di</strong>cata a San Teodoro.Due chiese del Monastero <strong>di</strong> Balkan (coord. 38.612434; 34.85335)Chiesa <strong>di</strong> San Pietro e Paolo. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo aBalkan è una chiesa funeraria, con tombe ad arcosolio sulle pareti efosse che occupano tutto il pavimento.Presenta una pianta a croce greca libera ed al centro, su una basequadrata sottolineata da una semplice cornice, è sormontata da unacupola affrescata.È da datare all’VIII-IX secolo, perché conserva intorno agli archi,alla base della cupola e soprattutto sulle pareti resti non trascurabili<strong>di</strong> decorazione iconoclastica, come le due croci in rosso, <strong>di</strong> cuila prima, fortemente elaborata. La seconda croce, semplicissima, èinserita in un riquadro entro una larga cornice lineare rossa. Le decorazioniintorno agli archi e alla base della cupola sono costituite damotivi geometrici in bianco e rosso, triangoli o losanghe.Passata la bufera iconoclastica, la chiesa ebbe una ricca decorazionepittorica, in gran parte sfigurata dalla violenza piuttosto recente <strong>di</strong>integralisti islamici. Sembra che i <strong>di</strong>pinti siano <strong>di</strong> due mani <strong>di</strong>verse equasi certamente <strong>di</strong> epoche <strong>di</strong>verse. Più antiche e <strong>di</strong> mano più semplicee ingenua sono le immagini <strong>di</strong>pinte all’interno della cupola cherappresentano certamente gli Apostoli. Qui le lacune che interessanoi <strong>di</strong>pinti sono da attribuire quasi sicuramente al tempo ed alla scarsaqualità degli intonaci.Fra i numerosi Santi rappresentati nell’aula, <strong>di</strong> mano più recentee migliore, tutti, secondo la tra<strong>di</strong>zione arcaica, olosomi in posizionestante rigidamente frontale, o in busto entro clipei circolari,soltanto <strong>di</strong> pochi è possibile in<strong>di</strong>care l’identità me<strong>di</strong>ante la letturadelle iscrizioni esegetiche superstiti: in un clipeo, San Giustino;San Sisinnio, San Procopio accanto a una santa anonima; San Biagio,in una teoria <strong>di</strong> Vescovi. L’immagine clipeata <strong>di</strong> san Giustino èla sola ancora leggibile <strong>di</strong> otto che si trovavano nella parte alta delquadrato dell’aula.Nelle testate dei bracci della croce, voltati a tutto sesto, almeno indue casi, si leggono abbastanza agevolmente due interessanti <strong>di</strong>pinti:Nella lunetta sull’ingresso, una Vergine con Bambino, del tipo Odegitria,assisa su un trono con pulvino ma senza dossale, fra due Santie offerenti, rappresentati, questi ultimi, in <strong>di</strong>mensione minore, secondola tra<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>oevale che con la <strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>cava la<strong>di</strong>gnità delle persone rappresentate, e, nella lunetta del braccio Nord,in parte crollato, un grande Arcangelo a mezzo busto con le ali spiegate.Singolare è poi, nell’intradosso del braccio d’ingresso, l’iconografiadel Martirio <strong>di</strong> San Pietro, <strong>di</strong> cui è purtroppo andata <strong>di</strong>struttala lunga iscrizione illustrativa che si sviluppava su nove o <strong>di</strong>eci lineee della quale oggi è impossibile ricostruire anche una sola parola, adeccezione dell’ultima, outos ‘egli stesso’, da riferirsi probabilmenteal Santo che è il soggetto <strong>di</strong> un’azione della scena.Al centro del <strong>di</strong>pinto è una grande croce, alla quale si accosta il Santo,già vestito del solo perizoma dei condannati alla crocefissioneed in<strong>di</strong>cato dalla iscrizione in verticale posta fra lui e la croce, ‘OAΓIOC ΠETROS (ho ághios Pétros). Dietro <strong>di</strong> lui sono rappresentatedue pie donne, forse piangenti. Dall’altra parte della croce, sullosfondo ocra cuspidato <strong>di</strong> un palazzo, un magistrato che ha accantoun soldato con corazza a scaglie ed un altro personaggio. Sulla testadel magistrato un’iscrizione, ora fortemente mutila, lo identificava:NEPO[-]OB[-]ECI[-]EC. Evidentemente il pittore o il committentesapeva che Pietro era stato ucciso durante la persecuzione <strong>di</strong> Neronee fa partecipare l’imperatore al martirio del Santo.Chiesa Aniconica. Una seconda chiesa a croce greca libera a Balkanè assolutamente priva <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti iconici e denuncia chiaramente <strong>di</strong> esserestata scavata nei secoli VIII-IX, in pieno periodo iconoclastico.L’interesse che suscita questa chiesa è nella sua decorazione <strong>di</strong> rilievi,costituita generalmente da clipei circondati da cornici fittamenteincise con motivi geometrici che si ripetono nelle finte trabeazioni.Nel campo centrale, anche lì dove oggi mancano perché scalpellate,erano croci a bracci uguali.I clipei hanno <strong>di</strong>ametri <strong>di</strong>versi, maggiore quelli sulle pareti, minorequelli sul soffitto. Gli archi sono tutti sottolineati da ghiere delicatamenteincise. Su uno stipite del portale d’ingresso è scolpita, instiacciato, una bellissima palma con grappoli <strong>di</strong> datteri, che va interpretatacome citazione dal salmo 92-93, ‘Il giusto fiorirà comepalma’ e quin<strong>di</strong> come simbolo della giustizia, ma ben si ad<strong>di</strong>ce aduna chiesa funeraria destinata ad accogliere i giusti che, affidati allagiustizia <strong>di</strong>vina, in Para<strong>di</strong>so fioriranno.La palma è peraltro motivo ricorrente nella decorazione delle mensoleche sostengono o ornano le finte trabeazioni, mensole che sonotalvolta configurate a croce a bracci espansi o recano incise crocisimilari o foglie <strong>di</strong> palma.È probabile che proprio questa sofisticata e delicatissima decorazionescultorea, leggera come trina, abbia impe<strong>di</strong>to, anche dopo l’iconoclastia,<strong>di</strong> coprire le pareti d’intonaco per ubicarvi dei <strong>di</strong>pinti.Bibliografia:- DE JERFANION G., Une nouvelle province de l’art Byzantine. Les églises <strong>rupestre</strong> de Cappadoce, Paris, 1925.- RESTLE M., Die Byzantinesche Wandmalerei in Kleinasien, vol. I-II-III, Recklinghausen, 1967.- RESTLE M., Stu<strong>di</strong>en zur frȕhbyzantinischen Architektur Kappadokiens, vol. 2, Vienna, 1979.- JOLIVET-LÉVY C., Images et espace cultuel à Byzance: l’exemple d’une église de Cappadoce (Karsı kilise, 1212), dans Le sacré et son inscriptiondans l’espace à Byzance et en Occident, Etudes comparées, Paris, pp. 163-181, 2001.- JOLIVET-LÉVY C., La Cappadoce mé<strong>di</strong>évale, Zo<strong>di</strong>aque, Saint-Lé ger-Vauban, 2001.- JOLIVET-LEVY C., L’arte della Cappadocia, ed. Jaca Book, 2001.- THIERRY N., The Rock Churces, in Arts of Cappadocia, London, 1972.271volumeRicerca_OK_2012-11-15.indd 271 16/11/2012 15:04:40

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