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habitat rupestre.pdf - Società Friulana di Archeologia

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R. Caprarainse<strong>di</strong>amenti civili. Ad esempio, le ‘Cuevas de los Portugueses’ <strong>di</strong>Tartalés de Cilla, nell’Alto Ebro Burgalés, sono un autentico piccolovillaggio <strong>rupestre</strong>, con una dozzina <strong>di</strong> abitazioni <strong>di</strong>sposte in doppiafila sulle rive <strong>di</strong> un ruscello, ed è irrilevante che siano state riusate intempi recenti da immigrati portoghesi.Oltretutto, se alcune piccole chiese potrebbero anche essere statemonastiche o eremitiche (ma potrebbero anche essere state cappelleprivate), questo non è il caso del San Pelayo o <strong>di</strong> quella a due navate edue absi<strong>di</strong> dei Santi Justo e Pastor, nell’Alto Pisuerga o del San Pedro<strong>di</strong> Argés, o la chiesa funeraria superiore de Las Gobas in territoriodel comune <strong>di</strong> Laño, ricca <strong>di</strong> iscrizioni e graffiti.Ultimamente, per avere una idea più completa degli inse<strong>di</strong>amentirupestri circum-me<strong>di</strong>terranei, si è intrapresa, ad opera <strong>di</strong> archeologiitaliani, una serie <strong>di</strong> ricerche in Libia, in particolare nel GebelNefusa, e sono allo stu<strong>di</strong>o interessanti villaggi, chiese, moschee e<strong>di</strong>mpianti produttivi, come frantoi oleari.Civiltà Rupestre nel Mezzogiorno d’Italia?Tra la fine degli anni sessanta e i primi settanta del secolo XX finalmentefurono gli storici a rivolgere il loro interesse allo stu<strong>di</strong>odegli inse<strong>di</strong>amenti rupestri, a incominciare dal prof. Fonseca, con unimmane e meritorio sforzo <strong>di</strong> sottrarli al monopolio della visione puramenteestetica e limitata alle chiese <strong>di</strong>pinte degli storici dell’arte.Ma gli storici, si sa, lavorano essenzialmente sui documenti, e i documentiriguardanti i villaggi rupestri sono estremamente rari, quandonon ad<strong>di</strong>rittura inesistenti, e, soprattutto negli epigoni, maturò unavisione incantata ed epica del fenomeno del “vivere in rupe”.Venne quin<strong>di</strong> la stagione della “Civiltà Rupestre”, comodo anchese paradossale slogan fra ingenuo e provocatorio inventato, dandoad esso il legittimo senso strettamente antropologico, da GianniJacovelli (che in seguito de<strong>di</strong>cherà la sua attività alla storia dellame<strong>di</strong>cina) e <strong>di</strong>vulgato dal fortunato volume <strong>di</strong> Fonseca del 1970, eassurdamente ancora oggi usato non solo (come sarebbe, sia pure afatica, comprensibile) da operatori turistici o appartati stu<strong>di</strong>osi localio funzionari regionali o <strong>di</strong> Soprintendenze, che parlano ancora anche<strong>di</strong> “cripte basiliane” <strong>di</strong> “monaci basiliani”, ma anche da stu<strong>di</strong>osi seriche avrebbero l’obbligo <strong>di</strong> chiedersi quali sono gli elementi caratterizzantiquesta presunta “civiltà”.Civiltà, ricor<strong>di</strong>amolo a chi fa cattivo uso del termine, è l’insiemedegli aspetti specifici, culturali e <strong>di</strong> organizzazione politica e sociale,<strong>di</strong> una o più popolazioni.Quali sarebbero gli elementi specifici della “civiltà <strong>rupestre</strong> me<strong>di</strong>oevalenel Mezzogiorno d’Italia”?La lingua? Come nelle città, Bari o Otranto, ad esempio, gli abitantidei villaggi parlavano greco o latino, naturalmente nelle forme cheevolvevano verso i volgari.La religione? Come a Roma o a Bisanzio gli abitanti dei villaggi eranocristiani prima e dopo lo scisma che noi chiamiamo d’Oriente main realtà fu dell’Occidente, perché fu la Chiesa <strong>di</strong> Roma a staccarsinel 1054 da quella che fino allora era stata l’unica Chiesa.L’arte? Dove vi furono le risorse economiche per pagare pittori <strong>di</strong>buona levatura questi, come erano ingaggiati nelle città, così eranochiamati a <strong>di</strong>pingere le pareti delle chiese rupestri. Dove le risorseeconomiche (e forse anche culturali) erano minori ci si accontentava<strong>di</strong> artisti più a buon mercato, come normalmente accadeva anche neivillaggi sub<strong>di</strong>ali, rispetto ai gran<strong>di</strong> Maestri che lavoravano per la piùfacoltosa committenza delle città.L’urbanistica? Dove è stata stu<strong>di</strong>ata (e noi l’abbiamo fatto e continuiamoa stu<strong>di</strong>arla) si è visto che è identica, per l’uso degli spazi e laviabilità, a quella dei paesi <strong>di</strong> montagna, dove il raccordo fra i varilivelli della viabilità orizzontale è ottenuto per mezzo <strong>di</strong> scale, persuperare i con<strong>di</strong>zionamenti dell’orografia.L’economia? Era prevalentemente agricola e pastorale, con modestaattività commerciale (soprattutto nell’Alto me<strong>di</strong>oevo) e artigianale,come ovunque, e talvolta vi si sviluppavano attività <strong>di</strong>fficili da prevedersianche dagli stu<strong>di</strong>osi più aperti, come quella siderurgica scopertada Caprara e dell’Aquila - grazie al rinvenimento <strong>di</strong> scorie <strong>di</strong>fusione - nel villaggio <strong>di</strong> Madonna della Scala a Massafra.L’organizzazione politica? I minuscoli villaggi rupestri <strong>di</strong> età greco-romanaerano inseriti nelle strutture <strong>di</strong> quelle civiltà; quelli cheappartennero a Bisanzio erano choria o – quelli fortificati – castrae pagavano le tasse al governo centrale esattamente come le città.Questo è documentato per il villaggio <strong>rupestre</strong> <strong>di</strong> Palagiano Vecchio(oggi Palagianello).L’organizzazione sociale? Per quel che sappiamo era quella che caratterizzavala “civiltà conta<strong>di</strong>na” (termine abusatissimo) anche neivillaggi sub<strong>di</strong>ali.E allora? Questa presunta “civiltà” si ridurrebbe soltanto alla scelta<strong>di</strong> abitare in grotte anziché in case costruite. Un po’ poco per connotareuna “civiltà”. Come se qualcuno parlasse <strong>di</strong> una “civiltà deigrattacieli” o <strong>di</strong> una “civiltà delle terrazze” rispetto a quella dellecase con tetto <strong>di</strong> tegole, da sud<strong>di</strong>videre magari in “civiltà dei coppi”e “civiltà delle tegole <strong>di</strong> Marsiglia”.Fra l’altro, la fase me<strong>di</strong>oevale del “vivere in grotta” non è l’unica,perché, a prescindere dalla Preistoria, villaggi rupestri vi furonopresso tutte le gran<strong>di</strong> Civiltà antiche, intorno al Me<strong>di</strong>terraneo, nelVicino ed Estremo Oriente, in America, ovunque la geologia offrivacon<strong>di</strong>zioni favorevoli a quel tipo <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento.Noi, per quel che ci riguarda, per rispetto al profondo e ricco significatodel termine, che non merita <strong>di</strong> essere svilito (sentiamo parlareoggi – tanto il termine ha perso significato e valore, ed è stato svilitoe usurato – ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> “civiltà del vino” o <strong>di</strong> “civiltà dell’automobile”,che hanno lo stesso <strong>di</strong>scutibile valore <strong>di</strong> “civiltà <strong>rupestre</strong>” perla ristrettezza <strong>di</strong> significato che porta infine all’insignificanza) nonabbiamo mai ceduto alla comoda moda e non abbiamo mai parlato<strong>di</strong> “civiltà <strong>rupestre</strong>” in senso archeologico, ma sempre e soltanto <strong>di</strong>inse<strong>di</strong>amenti e <strong>di</strong> chiese rupestri, e così hanno fatto numerosi archeologi<strong>di</strong> in<strong>di</strong>scussa serietà.Insomma, la scelta <strong>di</strong> vivere in abitazionin scavate in rupe non fumai una “civiltà” autonoma, ma soltanto uno dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> abitare chesi trova, in tutte le epoche e presso moltissime Civiltà in tanta partedel mondo.Lasciamo dunque che <strong>di</strong> “civiltà <strong>rupestre</strong>” si continui a parlare nellesagre paesane, ma gli stu<strong>di</strong>osi seri evitino <strong>di</strong> parlarne ancora, almenoper sottrarsi al ri<strong>di</strong>colo presso le generazioni future.Olire tutto, quando agli inizi degli anni settanta del secolo scorso(quarant’anni fa: un tempo lunghissimo per l’evoluzione che gli stu<strong>di</strong>seri hanno avuto nel frattempo) i più “acculturati” avevamo letto almassimo i volumi del De Jerphanion sulle chiese rupestri <strong>di</strong> Cappadocia,dopo il Diehl ed il Bertaux su quelle nostrane, e non sapevamonulla sugli inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> Francia, Spagna, Africa settentrionale,Armenia, Penisola balcanica. Oggi abbiamo queste conoscenze, cherendono ri<strong>di</strong>colo parlare <strong>di</strong> “civiltà <strong>rupestre</strong>”.Quando Franco dell’Aquila trova (e pubblica) in un’area neanchemolto grande della Libia, chiese cristiane, moschee e perfino unasinagoga, son tutti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> una “Civiltà Rupestre” libica, o nonsono episo<strong>di</strong> rupestri delle gran<strong>di</strong> Civiltà bizantina, araba ed ebraicache vi si sono inse<strong>di</strong>ate?E quando io trovo a Čat, in Cappadocia, accanto a do<strong>di</strong>ci chiese cristianeine<strong>di</strong>te, una moschea anch’essa abbandonata, sono forse documentidella “Civiltà Rupestre” cappadocese, o documenti rupestridelle Civiltà bizantina e islamica che si sono succedute e hanno convissutoin Cappadocia?E quando Aldo Messina pubblica una moschea <strong>rupestre</strong> in Sicilia, èquesto un episo<strong>di</strong>o della “Civiltà <strong>rupestre</strong>” siciliana, o un episo<strong>di</strong>o<strong>rupestre</strong> della Civiltà islamica che dominò la Sicilia per secoli?E quando riceviamo notizia da colleghi genovesi dei risultati dellaloro ultima missione in Armenia, veniamo a scoprire che, mettendoinsieme i dati raccolti nella precedente missione con quella attuale,in relazione alle opere sotterranee <strong>di</strong> culto presenti nell’area <strong>di</strong>Ahlat emerge un quadro ancora più ricco e <strong>di</strong>versificato. Infatti taliopere non sono limitate alle strutture <strong>di</strong> tipo cristiano, ma esistonoe<strong>di</strong>fici rupestri de<strong>di</strong>cati anche ad altre religioni. Evidentemente l’utilizzodel sottosuolo non era legato a una particolare cultura, ma è17volumeRicerca_OK_2012-11-15.indd 17 16/11/2012 15:00:43

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