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habitat rupestre.pdf - Società Friulana di Archeologia

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RUPESTRIAN CULTURECRHIMA-CINP projectmonastery of Madavans. In a very small area there are threerupestrian episodes from three <strong>di</strong>fferent great Civilizations.The concepts of rupestrian sites, rupestrian villages, rupestrianchurches are proper: the task is to <strong>di</strong>scover their chronologyunder the serious historical and archaeological confrontations.In Puglia, they belong to the Classical Antiquity, theLate Antiquity, the Earl Middle Age, the Byzantine MiddleAge, the Norman, Suebi, Angevin and Aragonese eras, and,sometimes to Post Middle Age. Living in ravines is a longterm phenomenon, which crossed all of the Civilization whichfollowed each other along two millennia, apart from Prehistoryand Protohistory.CULTURA RUPESTRESin dagli albori della Preistoria l’uomo ha eletto come suo rifugiocavità naturali, come la grotta, contendendola agli animali, o almenoil riparo sotto roccia, che lo <strong>di</strong>fendevano dall’inclemenza del clima edagli agenti atmosferici. Nelle grotte <strong>di</strong> Spagna e <strong>di</strong> Francia l’uomodel Paleolitico ha lasciato altissimi documenti d’arte parietale.Nel Neolitico, quando già aveva imparato a costruire capanne, <strong>di</strong>cui però conosceva la deperibilità, volle ripari eterni per le <strong>di</strong>vinità,come ad Al Haflieni a Malta o per i defunti, come nelle Domus deJanas in Sardegna, scavandoli ingegnosamente con il piccone litico.Dall’Età del Bronzo in poi, aiutato dal piccone metallico, scavò peri vivi e per i morti cavità artificiali rupestri su fronti <strong>di</strong> roccia e<strong>di</strong>pogee sotto il livello del suolo. Lo fecero gran<strong>di</strong> civiltà, come quellaetrusca con le tombe <strong>di</strong>pinte <strong>di</strong> Chiusi o quella romana, con le villeipogee <strong>di</strong> Bulla Regia, spesso pavimentate con splen<strong>di</strong><strong>di</strong> mosaici.Lo fece in In<strong>di</strong>a la civiltà bud<strong>di</strong>sta, con gli spettacolari templi <strong>di</strong>Ajanta, lo fece in Cappadocia la civiltà cristiana, con centinaia <strong>di</strong>chiese affrescate, lo fecero in Italia bizantini, lomgobar<strong>di</strong>, normanni,svevi, con decine <strong>di</strong> villaggi rupestri e chiese, lo fecero le tribù localiin Tunisia, con villaggi ipogei come quello <strong>di</strong> Matmata, gli abitantidella Turchia con le incre<strong>di</strong>bili città sotterranee, scavate su numerosilivelli nel cuore della terra.Il <strong>rupestre</strong> non è una civiltà, come pure qualcuno ha scritto e continuaa scrivere, ma una cultura dell’abitare che attraversa molte civiltàche pure conobbero il costruito, <strong>di</strong> cui hanno lasciato ammirevoliesempi. Una cultura dell’abitare fra tante, come altre civiltà ebberoquella del tapee, la tenda degli In<strong>di</strong>ani d’America, o la yurta, la tendadei noma<strong>di</strong> dell’Asia.Si sono scavati siti rupestri o ipogei dove la geologia lo consentivae le rocce erano trattabili e cedevano agevolmente al piccone, nellecalcareniti <strong>di</strong> Puglia, nelle arenarie <strong>di</strong> Calabria, nei tufi vulcanicidella Tuscia e della Cappadocia, nelle trachiti <strong>di</strong> Sardegna, con risultati<strong>di</strong>versi non solo nel tempo, ma anche in relazioni alle con<strong>di</strong>zionistoriche dei territori. Così abbiamo esempi monumentali in Cappadociaperché la Turchia fu per un millennio, fra Tarda Antichità eMe<strong>di</strong>oevo il cuore del potente e ricco impero bizantino, mentre l’Italiadel sud ne fu solo una lontana provincia, impoverita da continueguerre che la fecero più volte passare <strong>di</strong> mano da un organismopolitico ad un altro, Impero bizantino, ducato longobardo, <strong>di</strong> nuovoimpero bizantino, stato normanno, poi svevo, angioino, aragonese,per non parlare delle continue incursioni <strong>di</strong> pirati arabi, per cui, sel’architettura <strong>rupestre</strong> vi è amplissimamente rappresentata, non raggiunsemai i monumentali livelli dell’architettura cappadocese.Fra l’altro, se fino a ieri si credeva che l’architettura <strong>rupestre</strong> fossetutta opera paziente <strong>di</strong> monaci scavatori, oggi noi sappiamo che anchedove la presenza monastica è storicamente accertata e non soloipotizzata, le gran<strong>di</strong> architetture furono opera <strong>di</strong> artefici specializzati,in nulla inferiori ai costruttori delle gran<strong>di</strong> cattedrali sub <strong>di</strong>vo, arteficiraffinati il cui intervento era costoso in relazione al loro livello<strong>di</strong> capacità, per cui le loro corporazioni si svilupparono particolarmentenei territori economicamente più avanzati.Un tempo si riteneva che tutti i villaggi rupestri fossero sorti pernascondersi agli occhi <strong>di</strong> eventuali invasori. Oggi sappiamo che nonè così, perché i villaggi sorgono dovunque presso le vie <strong>di</strong> grande comunicazione.In Puglia, ad esempio, sorgono in prossimità della viaAppia, dell’Appia Traiana, del cosiddetto Itinerario <strong>di</strong> Guidone, che,dall’Alto Me<strong>di</strong>oevo in poi sostituì l’Appia impaludata nella pianuratarantina con un tracciato pedecollinare.Sappiamo, per esempio, che la posizione geografica ha fatto per secolidella Cappadocia un crocevia <strong>di</strong> carovaniere e <strong>di</strong> vie commerciali,che determinarono una certa opulenza nei villaggi rupestri.Certo, la presenza <strong>di</strong> agevoli strade fecero sì che fosse particolarmenteaperta, come la Puglia, a ripetute invasioni e queste determinaronoparticolari forme <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento ipogeo. Gli abitanti dellaregione scavarono rifugi sotterranei (esempi ancora visitabili sono lecittà <strong>di</strong> Kaymaklı e Derinkuyu) che permettevano a intere comunità<strong>di</strong> rifugiarsi nel sottosuolo, e <strong>di</strong> sopravvivervi per molti mesi, senzanecessità <strong>di</strong> arrischiare sortite esterne. La costruzione <strong>di</strong> queste cittàsotterranee si articolava su più livelli (la città <strong>di</strong> Kaymaklı ha nove livelli)ed erano equipaggiate con fori <strong>di</strong> aerazione, stalle, forni, pozzid’acqua e tutto quanto fosse necessario ad ospitare una popolazioneche poteva arrivare fino a migliaia abitanti. Quando queste città sotterraneesono state frequentate durante il cristianesimo bizantino,alcune camere sono state adattate come templi decorati con affreschisulle pareti. Noi pensiamo che queste città siano state scavate prevalentementedopo il 1071, cioé dopo la battaglia <strong>di</strong> Manzikiert nellaquale i Selgiuchi<strong>di</strong>, antenati dei moderni Turchi, sconfissero l’esercitobizantino ed incominciarono ad invadere l’Anatolia. Il 1071 fuun horribilis annus per l’Impero <strong>di</strong> Bisanzio, che infatti perse anchele sue province in Italia meri<strong>di</strong>onale con la conquista <strong>di</strong> Bari daparte dei Normanni. Ma forse già da qualche secolo, in seguito alleinvasioni <strong>di</strong> Goti, Arabi, Longobar<strong>di</strong>, nei villaggi rupestri pugliesi- tutti posti, come già detto, lungo la via Appia, l’Appia Traiana el’Itinerario <strong>di</strong> Guidone ed esposti, quin<strong>di</strong>, alle violenze <strong>di</strong> eserciti ebande armate - si scavarono case fortificate, con i vani collegati fraloro da passaggi stretti e bassi, che avrebbero costretto l’invasore acamminare piegato, avendo, per conseguenza, ridotte possibilità <strong>di</strong>offesa, per entrarvi o passare da un vano all’altro e quin<strong>di</strong> avrebberodato agli abitanti maggiori possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa.Ma queste soluzioni furono eccezionali e vi si ricorse solo in situazioni<strong>di</strong> grave pericolo. È stato, infatti osservato che la monumentalità<strong>di</strong> tante facciate <strong>di</strong> chiese e monasteri in Cappadocia era fattaperché quei luoghi fossero ben visibili anche da lontano, il contrario,dunque, <strong>di</strong> una esigenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssimulazione o <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>mento.In Francia sono segnalati da tempo numerosi souterraines amenagès,sotterranei attrezzati per vivervi a lungo, la cui cronologia è incerta,potendo alcuni <strong>di</strong> essi essere stati scavati all’epoca delle invasionigermaniche, altri durante le guerre <strong>di</strong> religione del XVI secolo, maora si stanno stu<strong>di</strong>ando le imponenti presenze rupestri lungo la valledella Loira e aprendo nuovi orizzonti <strong>di</strong> ricerca. Altre regioni dellaFrancia attendono stu<strong>di</strong> altrettanto accurati, come quella <strong>di</strong> Provenza,dove, nel piccolo centro <strong>di</strong> Fontvieille abbiamo visto una chiesa<strong>rupestre</strong> barocca aprirsi nella limonaia <strong>di</strong> un moderno albergo.In Spagna, ove ora si sta rivolgendo attenzione alle cuevas andaluse,già da tempo sono note le cavità rupestri artificiali del nord, soprattuttoquelle della valle dell’Ebro, fra La Rioja e la Cantabria, tutteconsiderate - per una lunga sopravvivenza della tesi pan-monasticagià allora abbandonata in Italia – almeno fino al 1989, eremitorios<strong>rupestre</strong>s, laddove i confronti che è possibile stabilire con siti rupestri,ad esempio del Lazio, consentono <strong>di</strong> <strong>di</strong>nostrare che si tratta <strong>di</strong>volumeRicerca_OK_2012-11-15.indd 16 16/11/2012 15:00:43

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