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habitat rupestre.pdf - Società Friulana di Archeologia

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D. CaragnanoNella seconda abside della chiesa delle Sante Marina e Cristina aCarpignano Salentino è decorata da Cristo seduto su trono a lira, checon la mano sinistra mostra il libro e con la sinistra bene<strong>di</strong>ce, e unaiscrizione votiva in greco, datata al 1020, ricorda il donatore, Aprile,la moglie e i figli, e il pittore Eustazio.Cristo è affiancato sulla parete a destra dalla Vergine con Bambinoe a sinistra dall’arcangelo Michele, abbigliato come un imperatorebizantino con loros e <strong>di</strong>vitession, iconografia penetrata in ambito<strong>rupestre</strong> in concomitanza della seconda ellenizzazione dell’Italiameri<strong>di</strong>onale, in particolare nell’area jonica e adriatica, tra la fine delX e il primo XI secolo.Diverso è il caso delle iconografie dell’arcangelo Michele in areacampana, più fortemente connotata dalla cultura longobarda tra ducato<strong>di</strong> Benevento e principato <strong>di</strong> Salerno e in stretto rapporto conRoma, dove gli elementi <strong>di</strong> derivazione bizantina esistono, ma inmisura meno determinante, come si nota per l’arcangelo Michelenella chiesa <strong>rupestre</strong> <strong>di</strong> San Biagio <strong>di</strong> Castellammare <strong>di</strong> Stabia, dovel’arcangelo pur presentando l’impostazione bizantina non indossa illoros e il <strong>di</strong>vetession 32 .Tra le decorazioni <strong>di</strong> un certo interesse presenti nella cripta delleSante Marina e Cristina è quella con santa Cristina, san Nicola e sanTeodoro, quest’ultimo potrebbe essere identificato con san Teodoromonaco (+ 826) egumeno del celebre monastero <strong>di</strong> San Giovanni <strong>di</strong>Stou<strong>di</strong>os a Costantinopoli, avversario dell’iconoclastia, le cui “regolemonastiche”. Furono adottate in alcuni monasteri bizantini dell’Italiameri<strong>di</strong>onale e della Sicilia: esso infatti ha la barba lunga e il mantellobruno, peculiari dell’iconografia monastica orientale.Il dominio normanno-svevo e angioino della Puglia non riescono atroncare i legami tra le comunità greche e le Chiese <strong>di</strong> appartenenza,in particolare con quella <strong>di</strong> Costantinopoli, come <strong>di</strong>mostrano inumerosi esempi pittorici, in particolare la rara iconografia <strong>di</strong> SanMichele il Sincello con l’apostolo Andrea - protettore <strong>di</strong> Costantinopolinella chiesa <strong>di</strong> Celimanna a Supersano, <strong>di</strong>pinto databile tra lafine del XII e la prima metà del XIII secolo.San Michele il Sincello (761 circa - 846) è raffigurato come un santomonaco, come vuole la sua iconografia. Indossa un mantello su unatunica, sotto il quale si intravede lo scapolare (anabolos), ma non ilkaukoullion, ovvero, il cappuccio monastico che <strong>di</strong> solito è collegatoall’anabolos, regge con la mano destra una piccola croce e con lasinistra si appoggia ad un bastone a tau 33 .Altri punti <strong>di</strong> coincidenza con pittura <strong>rupestre</strong> con la Cappadociasono presenti nei frammenti della cripta anonima o del Salvatorenella gravina <strong>di</strong> Riggio a Grottaglie, in particolare il primo stratodelle due absi<strong>di</strong> è confrontabile con pitture del X secolo. Nell’absidecentrale, compare la testa e parte delle mani alzate <strong>di</strong> una Vergineorante del tipo expansis manibus, che dopo il periodo dell’iconoclastiaviene utilizzata dalla corte imperiale <strong>di</strong> Costantinopoli,in particolareper la prima volta viene coniata su un nomisma <strong>di</strong> Leone VI,prima del 908, della zecca <strong>di</strong> Costantinopoli e bisognerà attenderel’XI secolo per vedere incisa <strong>di</strong> nuovo la Theotokos, questa volta conregolarità, sulle monete, mentre sui sigilli la sua presenza era statacontinua fin dalla restaurazione del culto delle immagini nell’anno843 34 .La Vergine Orante <strong>di</strong> Grottaglie ha due Santi per lato; quello <strong>di</strong> sinistra,sant’Andrea, com’è in<strong>di</strong>cato dal nome , in lettere greche, mostraaffinità con tante iconografie della Vergine orante nelle chiese rupestridella Cappadocia, come quella nell’abside del parecclesion <strong>di</strong>Eski Baca Kilisesi ( chiesa del vecchio camino) nella valle <strong>di</strong> Ihlara.La Vergine orante fra quattro santi <strong>di</strong> Grottaglie, probabilmente nelcorso del XI secolo, è stata coperta da un secondo strato, <strong>di</strong> cui resta,assai frammentaria, la Vergine fra gli Arcangeli.Nell’abside <strong>di</strong> sinistra si intravede, del primo strato, una Déesis, chesembra la più antica in Italia meri<strong>di</strong>onale; è ancora ben leggibile latesta della Vergine, a sinistra, la cui capigliatura è coperta da unmaphorion dalle pieghe geometrizzate, e con enormi occhi spalancati.Una serie <strong>di</strong> sette Santi Vescovi sono rappresentati frontalmentee con il libro in mano, proprio come quelli delle chiese rupestri <strong>di</strong>Cappadocia, che fin dall’inizio del X secolo decorano l’abside dellachiesa n. 3 <strong>di</strong> Güllü Dere insieme agli apostoli, mentre nella Chiesa<strong>di</strong> San Giovanni (913 - 920) i Santi Vescovi occupano tutto l’abside.A partire dalla metà del X secolo iniziano regolarmente a decorarenel registro inferiore delle absi<strong>di</strong> e a partire dall’IX secolo incornicianola Vergine orante come a Direkli Kilise a Belisisirma, nelmonastero <strong>di</strong> Eski Gümüş o nella chiesa A <strong>di</strong> Tatlarin.Un’altra interessante scena presente nella Cripta Anonima del Riggioa Grottaglie è la scena dell’Ascensione <strong>di</strong> Elia, colto nell’atto <strong>di</strong>affidare il suo mantello ad Eliseo, immagine che, presso i padri dellaChiesa, è la prefigurazione della missione degli apostoli, iconografianota in Cappadocia fin dal V secolo come si evince dalla decorazione<strong>di</strong> un capitello proveniente da Pùsatli e conservato al Museo Archeologico<strong>di</strong> Cesarea 35 .In alcune chiese della Cappadocia, l’Ascensione d’Elia è legata aduna decorazione funeraria come a Karabulut Kilisesi (Aucillar/Göreme) e nel San Giovanni <strong>di</strong> Güllü Dere.Nella chiesa del Riggio, a destra dell’Ascensione d’Elia è presenteuna coppia <strong>di</strong> Santi che indossano gli abiti <strong>di</strong> corte bizantini, inparticolare quello a destra la scritta in greco, lo in<strong>di</strong>ca come Potito,giovane martire la cui devozione è attestata in particolare tra la Basilicatae la Campania.In questo scenario emerge la devozione rivolta a un santo non annoveratonel calendario bizantino. Ciò sta a in<strong>di</strong>care che il santoraledegli italo-greci <strong>di</strong>fferiva da quello ortodosso per la presenza <strong>di</strong> santiitaliani come Vito, Oronzo o Potito 36 .Note:1 V. Poggi, 1998, volume 110, numero 110-112, pp. 795-838, part.826-838.2 G. De Jerphanion, Atti del V Convegno internazionale <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>Bizantini, Roma 1940, pp. 566-599.3 C. D. Fonseca, a cura <strong>di</strong> C. D. Fonseca, Galatina 1981, pp. 13-21,part. pp. 14 e 15.4 A. Medea, Roma 1939, part. p. 8.5 G. De Jerphanion, in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania,9, 1939, pp. 399-411.6 G. Peers, in Me<strong>di</strong>eval Art and History, ed. Colum Horihane,Princeton 2010, pp. 84-106.7 T. Velmans, a cura <strong>di</strong> C. D. Fonseca, 1986, pp. 341-354 e Tavv.XCIV-CIII.8 M. Restle, 1967, II, pl. 421-4239 C. Jolivet-Lévy, Milano 2001, p. 338.10 L. Campanelli, in Monopoli e il suo passato, n. 5, 1991, p. 178.11 R. Caprara - C. Crescenzi - M. Scalzo, in Il territorio nord delcomune <strong>di</strong> Massafra, 1983, pp. 81-86.12 Un generale romano <strong>di</strong> nome Placido, durante l’impero <strong>di</strong> Traiano,un giorno mentre era a caccia vide un cervo <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nariabellezza e grandezza, che si era fermato sopra una alta rupe.Placido dopo aver scagliato una freccia la vide tornare in<strong>di</strong>etroe spaventato guardò il cervo, che aveva tra le corna una croceluminosa e, sopra la figura <strong>di</strong> Cristo, che <strong>di</strong>sse: “Placido, perchémi perseguiti? Io sono Gesù Cristo che tu onori senza sapere. Hovisto i tuoi benefici verso i bisognosi e per questo sono venutoa manifestarmi a te attraverso questo cervo, per salvarti e prendertinella rete della misericor<strong>di</strong>a”. Cfr. Biblioteca Sanctorum,Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense,Roma 1961 e sgg., coll. 281-292.13 T. Velmans, 1985, pp. 19-49;14 N. Thierry, in Monuments et Mémoires, Fondation E. Piot, 721991, pp. 101-106.15 N. Thierry, in Monuments et Mémoires, Fondation E. Piot, 72(1991), pp. 33-100; C. Jolivet- Lévy, in Monuments et Mémoires,Fondation E. Piot, 72 (1991), pp. 101-106.16 C. Jolivet-Lévy, Milano 2001, p. 334.75volumeRicerca_OK_2012-11-15.indd 75 16/11/2012 15:01:31

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