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habitat rupestre.pdf - Società Friulana di Archeologia

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PICTORIAL DECORATION OF RUPESTRIAN CHURCHES DURING THE BYZANTINE EMPIRECRHIMA-CINP projectmonumento, la caccia <strong>di</strong> Eustachio non si inserisce nell’insieme delprogramma, ma costituisce un pannello votivo, i testi che accompagnanol’immagine ne confermano il valore per il donatore; alleparole del Cristo - “O, Placido, perché mi perseguiti? Io sono la lucedel mondo e la resurrezione” - si aggiunge la preghiera del fedeleche ha offerto la pittura: “Per la remissione dei peccati del servo tuo,Teodosio”.Nella Karab·s Kilise a Soğangli, la Visione <strong>di</strong> sant’Eustachio, comesimbolo della salvezza eterna dei cristiani compare tra i ritratti deicommittenti, circondati da tralci <strong>di</strong> vite e gran<strong>di</strong> croci 17 .Nel XI secolo, il protospatario Giovanni Skepi<strong>di</strong>s è il committente <strong>di</strong>una Visione <strong>di</strong> sant’Eustachio (oggi <strong>di</strong>strutta), <strong>di</strong>pinta fra due santinel registro della parete meri<strong>di</strong>onale nella Geykli Kilise, a Soğanli.Le chiese <strong>di</strong> Sant’Eustachio a Erdemli e <strong>di</strong> San Giorgio Ortaköi,sono la testimonianza della continuità nel tempo della devozione aSant’Eustachio e alla iconografia della Visione, anche nel XIII secolo.Interessanti sono alcune variante della Visione <strong>di</strong> sant’Eustachio,come nella Geykli Kilise a Soğanli, dove al posto del cervo è presenteuna croce, mentre nel San Giorgio <strong>di</strong> Nakipari (XII secolo) ilpittore ha ridotto la scena alla sola visione utilizzando il bassorilievo<strong>di</strong> una antica testa <strong>di</strong> cervo e <strong>di</strong>pingendo al <strong>di</strong> sopra il Cristo Emanuele;trasformando, probabilmente inconsciamente, una immaginenarrativa in simbolo.In una chiesa iconoclasta <strong>di</strong> Yaprakhisar, presso Hassan Daği, esisteuna Visione <strong>di</strong> sant’Eustachio della metà del VIII secolo, dove ilgenerale romano viene rappresentato come un feroce leone intento acacciare un cervo con una croce in mezzo alle corna 18 .La venerazione per Sant’Eustachio in Cappadocia si esprime ancheattraverso i numerosi ritratti del santo (in pie<strong>di</strong> o a mezzobusto) edella sua famiglia, al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ogni contesto narrativo.L’episo<strong>di</strong>o del martirio <strong>di</strong> sant’Eustachio è documentato solo nellaNuova Chiesa <strong>di</strong> Tokali a Göreme, probabilmente una fondazione <strong>di</strong>Foca (verso il 950). La scena è <strong>di</strong>pinta su uno dei plutei che delimitanoil corridoio orientale verso la navata: Eustachio e sua moglie,con i due figli davanti, in preghiera, sono nel bue <strong>di</strong> bronzo arroventatodal fuoco in cui erano stati rinchiusi per or<strong>di</strong>ne dall’imperatoreAdriano.Una antica testimonianza della Visione <strong>di</strong> sant’Eustachio nell’Italiameri<strong>di</strong>onale è presente in Calabria nella chiesa dell’Ospedale a Scaleadatabile al X secolo 19 .In Basilicata e in Puglia la Visione <strong>di</strong> sant’Eustachio dal punto <strong>di</strong> vistaiconografico è <strong>di</strong> derivazione cappadocese, perché il Santo nellabattuta <strong>di</strong> caccia al cervo usa la lancia e non l’arco.In Basilicata, la città <strong>di</strong> Matera ha un culto particolare per sant’Eustachio,il quale è anche patrono della città.Secondo la devozione popolare, Matera fu salvata dal santo due volte.Nel 984 dall’asse<strong>di</strong>o dei saraceni e nel 1656 dalla pestilenza.Nelle chiese rupestri materane della Madonna dell’Idris e <strong>di</strong> sant’Eustachioin zona Venusio si conservano due Visioni <strong>di</strong> sant’Eustachiodel XVII secolo 20 . In quella <strong>di</strong> Sant’Eustachio, il Santo cavalca uncavallo <strong>di</strong> colore marrone scuro con ai lati due cani da caccia; alla sinistradomina un bellissimo cervo, dalle cui corna spicca l’immaginea mezzo busto <strong>di</strong> Cristo nell’atto <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re.In Puglia l’iconografia della Visione <strong>di</strong> sant’Eustachio è presente indue chiese rupestri della provincia <strong>di</strong> Taranto: Santi Eremiti a Palagianelloe Sant’Onofrio a To<strong>di</strong>sco a Statte 21 .La collocazione pittorica all’interno dei Santi Eremiti a Palagianelloè privilegiata, in quanto decora la parte sinistra della parete absidale,che al centro, in una nicchia, ha una croce gammata e alla destra unarcangelo Michele.Gli affreschi <strong>di</strong> Sant’Eustachio e dell’Arcangelo Michele sono statirealizzati sulla stessa base d’intonaco e quasi certamente eseguitidallo stesso pittore tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo 22 .Sant’Eustachio, a cavallo, stringe con la mano sinistra le re<strong>di</strong>ni e conla mano destra impugna una lancia pronto a colpire il cervo posto inalto, fra le cui corna è visibile il busto <strong>di</strong> Cristo bene<strong>di</strong>cente e l’iscrizionein greco: Placido perché mi insegui? 23Nella chiesa <strong>di</strong> sant’Onofrio a To<strong>di</strong>sco a Statte la Visione <strong>di</strong> sant’Eustachioè <strong>di</strong>pinta sulla parete nord del bema, dove il Santo in sella aun cavallo bianco a galoppo gra<strong>di</strong>ente a destra, indossa uno svolazzantemantello rosso annodato al petto su una corazza ocra e unasopraveste bianca; con la mano destra regge una lancia puntata inalto, mentre la sinistra è sollevata verso la testa, probabilmente comegesto <strong>di</strong> stupore per Cristo rivelato nelle sembianze <strong>di</strong> un cervo.Sullo sfondo è rappresentato uno scosceso monte sulla cui cima siintravedono le zampe posteriori del cervo ormai scomparso. I resti<strong>di</strong> un animale bianco acquattato fra l’erba pronto a lanciarsi verso ilcervo fanno supporre che si tratti <strong>di</strong> un cane. Difficile è la letturanella parte inferiore del cavallo, scomparsa a causa <strong>di</strong> licheni e muffe.Il <strong>di</strong>pinto è databile tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo. 24Nella Puglia del XVI secolo la chiesa <strong>di</strong> Santa Maria a Cerrate in territorio<strong>di</strong> Squinzano si abbellisce <strong>di</strong> un pannello dove sono presentiSan Giorgio che libera la principessa dal malefico drago e la Visione<strong>di</strong> sant’Eustecchio , un segno <strong>di</strong> continuità devozionale dei due Santi<strong>di</strong> Cappadocia in Puglia 25 .Gli affreschi più aggiornati alla cultura bizantina tra la fine del IX ela fine del XI secolo presenti nell’Italia meri<strong>di</strong>onale, sono conservatiin due chiese rupestri pugliesi: Sante Marina e Cristina a CarpignanoSalentino e Cripta del Riggio o del Salvatore a Grottaglie 26 .I <strong>di</strong>pinti sono tutti accompagnati da iscrizioni de<strong>di</strong>catorie in greco.Il rinnovamento artistico della Puglia, dalla tra<strong>di</strong>zione locale latina ebeneventana, verso un orizzonte bizantino si deve, fin dal momentodella conquista, <strong>di</strong> funzionari bizantini, a partire soprattutto dallepiù alte cariche, qui trasferiti da ogni regione dell’impero. E’ lecitoinfatti supporre che a essi, committenti <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culti de<strong>di</strong>cati asanti greci, come trasmettono le fonti, si debba il trapiantarsi nellaregione <strong>di</strong> pittori “greci” venuto al loro seguito, e <strong>di</strong> provenienza<strong>di</strong>versa come gli stessi alti funzionari dagli strateghi ai catepani 27 .Un funzionario bizantino, uno spatario <strong>di</strong> Carpignano Salentino, èricordato nella chiesa delle Sante Marina e Cristina, su una lungaiscrizione greca in dodecasillabi su due colonne, dove affida il giovanefiglio <strong>di</strong> nome Stratigoulès alla Vergine, a san Nicola a santaCristina.La tomba <strong>di</strong> Stratigoulès è del tipo ad arcosolio con al centro dellaniccha santa Cristina tra la due colonne della lunga iscrizione, mentrenel sottarco sono presenti la Vergine con Bambino e san Nicola.L’iscrizione è stata datata fra la prima e la seconda metà dell’XI secolo28 .La chiesa delle Sante Marina e Cristina ha numerosi <strong>di</strong>pinti coniscrizioni in cui compaiono sia i committenti, sia i pittori, come peril Cristo tra la Vergine e l’arcangelo Gabriele, conservato nella absi<strong>di</strong>oladestra, realizzato nel 959 dal pittore Teofilatto per conto delpresbitero Leone e <strong>di</strong> sua moglie Crisolea 29 .La collocazione <strong>di</strong> Cristo all’interno <strong>di</strong> un’abside è l’in<strong>di</strong>zio che Teofilattoconosce le nuove tendenze artistiche bizantine dopo la finedel periodo iconoclasta, quando Cristo viene rappresentato nei programmiiconografici delle chiese nel catino absidale o nella cupola 30 .Cristo è seduto su un trono del tipo a lira ornato <strong>di</strong> gemme con lamano destra bene<strong>di</strong>ce mentre con la sinistra mostra un libro dallacoperta decorata con pietre preziose, iconografia ben presente all’internodelle chiese rupestri in Cappadocia come nel Cristo in tronocircondato dai quattro simboli degli evangelisti nella Haçli Kilisea Kizul Çukur o nella Déesis nella chiesa del monastero a EschiGümüsAlla destra del Cristo <strong>di</strong> Carpignano Salentino sopraggiunge l’arcangeloGabriele, mentre a sinistra la Vergine è intenta a filare col fuso.Un nobile confronto iconografico è con il mosaico che decora lalunetta principale <strong>di</strong> Santa Sofia a Costantinopoli dove Cristo sedutosu un trono a lira è rappresentato con l’imperatore Leone VI il Saggio(886 - 911) 31 , ai lati in due medaglioni sono presenti la Vergine el’arcangelo Gabriele nella semplificazione dell’Annunciazione.volumeRicerca_OK_2012-11-15.indd 74 16/11/2012 15:01:31

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