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habitat rupestre.pdf - Società Friulana di Archeologia

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R. Capraraco (documenti importanti si trovano nella tra<strong>di</strong>zione islamica doveviene collegato ai Nomi <strong>di</strong> Dio). Nella sua forma più semplice essoè composto <strong>di</strong> nove caselle, dove sono inseriti i primi nove numeri,il totale <strong>di</strong> ogni lato, <strong>di</strong> ogni incrocio e <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>agonale è 15. Molto<strong>di</strong>ffuso in Occidente fu il Quadrato Magico <strong>di</strong> 5 caselle dove venivainscritta la frase in tardo latino sator arepo tenet opera rotas, ‘il conta<strong>di</strong>noall’aratro <strong>di</strong>rige i lavori’, leggibile sia da sinistra a destra cheviceversa, dall’alto al basso e dal basso all’alto.L’Aquila in lotta col SerpenteMito antichissimo è la lotta fra Aquila e Serpente (tema dominantedella mitologia eurasiatica), ovvero l’anno che nasce e l’anno chemuore, la lotta fra luce e tenebra, fra il principio solare e quello sotterraneo.E’, l’Aquila, uccello solare, rappresentante del fuoco e delsole, dell’altezza e delle profon<strong>di</strong>tà dell’aria e della luce. L’aquila haanche il potere <strong>di</strong> ringiovanire: si <strong>di</strong>ce che bruci le proprie ali al solee che poi si tuffi in un’acqua pura ritrovando così una nuova giovinezza.Al contrario, il Serpente, o drago, è il prototipo, lo spiritodell’acqua originaria, rappresentando così uno fra i più importantiarchetipi dell’Anima; se l’aquila è l’incarnazione dei valori solari, ilserpente lo è per quelli lunari e comunque notturni, il che non vuol<strong>di</strong>re “negativi”. D’altronde il serpente lo si ritrova alle sorgenti dellavita con assimilazioni all’anima e alla libido; sappiamo che i Caldeiavevano un unico vocabolo per ‘vita’ e ‘serpente’.Aquila e Serpente si fondono poi come simboli nell’ottavo Segnozo<strong>di</strong>acale, lo Scorpione, segno <strong>di</strong> vita-morte-rinascita, il che ci favedere come l’aquila altri non sia che l’attributo solare, <strong>di</strong> potenzaceleste, dello stesso serpente, così come questo <strong>di</strong>venta attributonotturno, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> rigenerazione/immortalità. Si vede questo benespresso nell’iconografia tolteca (cioè <strong>di</strong> quella popolazione precolombiana,appunto i Toltechi, presente nella civiltà messicana dall’VIIIal XII secolo), ripresa poi nel XIV secolo dagli Aztechi, dovesi vede l’uccello predatore affondare i propri artigli nel corpo delserpente (Quetzalcoatl, che rappresenta il pianeta Venere) per estrarreil sangue destinato poi a formare l’uomo nuovo. Ve<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong>come il serpente rivolga contro se stesso quello che è appunto il suoattributo solare, così da fecondare la terra degli uomini. La lotta fral’aquila e il serpente, allora, apparirebbe come un “sacrificio” delserpente, che si fa attaccare dall’aquila per morire ma che poi rinasceattaccando a sua volta l’aquila, come a <strong>di</strong>re l’eterno ritorno della vitae della morte, la morte seguita da una rinascita.Per inciso, la lotta fra l’aquila e il serpente potrebbe agevolmenteinserirsi nella contrapposizione patriarcato/matriarcato, avendo l’aquilaattributi solari/maschili e il serpente attributi notturni/femminili(Jung vede nell’aquila un simbolo paterno, ed essa è simboloprioritario del padre, così come la maggior parte delle tra<strong>di</strong>zionifanno del serpente il “signore delle donne”, signore della fertilità,quin<strong>di</strong> elemento caratteristico della società matriarcale; quin<strong>di</strong> questalotta può anche essere vista come un’allegoria del passaggio dalmatriarcato al patriarcato, ovvero da una coscienza “femminile” aduna “maschile” della società). Nel mondo cristiano rappresenta lalotta fra il bene ed il male, ed un graffito con questo soggetto è nellachiesa <strong>rupestre</strong> <strong>di</strong> Santa Lucia a Mottola (Taranto).Il PavoneIl pavone è simbolo della resurrezione e della vita eterna. L’immagineè legata al fatto che le piume <strong>di</strong> questo animale cadono in autunnoe rinascono in primavera. Nell’antica Roma il pavone è legato almito <strong>di</strong> Giunone. Secondo una leggenda pagana, la carne del pavonenon si decompone e per questo il Cristianesimo ne fece un simbolodell’immortalità dell’anima. Pavoni erano incisi in una grotta del <strong>di</strong>struttovillaggio <strong>rupestre</strong> <strong>di</strong> San Giovanni a Taranto e sono scolpiti inchiese rupestri <strong>di</strong> Cappadocia. Tuttavia le incisioni e i graffiti simbolicisono fortemente minoritari rispetto a quelli cronachistici, comei numerosissimi cavalli montati da cavalieri, graffiti soprattutto su<strong>di</strong>pinti dell’Odegitria, che sono da vedere o come propiziatori per unviaggio da intraprendere o come ex-voto per un viaggio felicementecondotto a termine, o come le numerose navi, da vedere come exvotoper scampato naufragio o, quando si tratti <strong>di</strong> galere fedelmenteriprodotte fin nel numero dei remi, come ringraziamento per la liberazionedalla schiavitù su quelle navi, come generalmente avvenivaper i prigionieri cristiani costretti a remare sulle galere islamiche.Graffiti rappresentanti volti confrontati con quelli incisi su anelli sigillarilongobar<strong>di</strong> o sulla cosiddetta Lamina <strong>di</strong> Agilulfo nel Museodel Bargello <strong>di</strong> Firenze e datati in conseguenza al VII-VIII secolo sivedono nella chiesa <strong>rupestre</strong> altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> San Marco a Massafra,dove in una grotta naturale detta il Grottone <strong>di</strong> Sant’Oronzo èincisa una figura incappucciata, forse – ma non necessariamente – <strong>di</strong>un monaco, con accanto l’iscrizione in latino ‘Ricordati, o Signore,del servo tuo Grisio’.Le iscrizioni sono migliaia, ancora oggetto <strong>di</strong> pubblicazioni importantima parziali e non riunite in un unico corpus. Una recente erroneateoria avanzata da storici dell’arte e malaccortamente accettatada qualche archeologo, ma respinta dagli epigrafisti, vuol vedervitutte iscrizioni funerarie, cosa decisamente contraddetta dalla <strong>di</strong>fferenzaabissale tra le formule usate per le relativamente poche iscrizionicertamente funerarie (se in greco, entàde kìte ‘qui giace’, se inlatino hic requiescit ‘qui riposa’), e le moltissime iscrizioni del tipo‘Ricordati, Signore, del servo tuo (e qui il nome) e <strong>di</strong> sua moglie, e <strong>di</strong>tutta la sua casa’, o semplicemente ‘Soccorri, o Signore, il servo tuo’senza neanche il nome, perché il Cristiano sa che il suo nome è notoal Signore, come si legge in Isaia 43, 1, dove il Signore <strong>di</strong>ce: ‘Ti horiscattato, ti ho chiamato per nome’ e come è poeticamente espressoin una iscrizione incisa su una tomba anonima nella catacomba <strong>di</strong>Santa Mustiola a Chiusi, dove era giunto un pellegrino che era mortoprima <strong>di</strong> poter rivelare a chicchessia il suo nome. I fedeli ne composeropietosamente il cadavere nella catacomba e scrissero: ‘Qui giaceun pellegrino ciconiate il cui nome Dio conosce’.63volumeRicerca_OK_2012-11-15.indd 63 16/11/2012 15:01:16

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