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habitat rupestre.pdf - Società Friulana di Archeologia

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CLASSIFICATION OF RUPESTRIAN SETTLEMENTSCRHIMA-CINP projectdell’epoca <strong>di</strong> riconoscere presenze ben più antiche e <strong>di</strong> fissarne lacronologia, c’è il rischio che vengano trascurati o non riconosciutigli apporti che a quei siti sono venuti da parte dell’eremitismo, chepure vi sono stati e non sempre lontani dai gran<strong>di</strong> villaggi rupestri.Si è avviata, dunque, una ricognizione per il censimento e lo stu<strong>di</strong>odegli episo<strong>di</strong> eremitici ed anacoretici pugliesi in rupe, identificatisulla base <strong>di</strong> prove archeologiche <strong>di</strong> cultura materiale o epigraficheo anche della toponomastica. Qui <strong>di</strong> seguito ripoprteremo alcuni <strong>di</strong>questi episo<strong>di</strong>, come la Cripta del Santo barbato e la Grotta dell’Eremitaa Massafra, la Grotta dell’eremita custode della chiesa <strong>di</strong>Sant’Angelo a Casalrotto <strong>di</strong> Mottola, la Grotta dell’Eremita nel villaggio<strong>di</strong> Petrusico a Mottola, nonché <strong>di</strong> alcuni episo<strong>di</strong> in altri centripugliesi. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> queste presenze ci consente <strong>di</strong> fare ulterioripassi per la conoscenza del variegato mondo degli inse<strong>di</strong>amenti rupestripugliesi.Riteniamo che sia possibile intanto <strong>di</strong>stinguere fra celle anacoretiche,isolate e <strong>di</strong>stanti dai luoghi abitati, come la Grotta dell’Eremitaa Massafra, da celle eremitiche, solitamente prossime o contigue achiese rupestri, delle quali l’eremita era custode.Cella anacoretica, sperduta fra i boschi che nel Me<strong>di</strong>oevo occupavanola zona, è la Grotta dell’Eremita massafrese, un vasto e regolareipogeo rettangolare <strong>di</strong> m 7,25x5,85, alto m 2,60 circa, con soffittopiano ed ingresso a sud. Al centro del soffitto c’è un foro circolaredel <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> cm 30, probabile sfogatoio dei fumi, e, sempre sulsoffitto, residua un troncone <strong>di</strong> pilastro a sezione quadrata. La cavitàva identificata come asceterio grazie alla presenza sulle sue pareti<strong>di</strong> 23 croci graffite, incise ed excise. Non è improbabile che sia statooccupato da <strong>di</strong>verse generazioni <strong>di</strong> anacoreti, se interpretiamo comememoria <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> essi ad opera <strong>di</strong> un suo successore l’iscrizione+Abbas Leon in lettere gotiche <strong>di</strong> XIV secolo su una delle sue pareti.Cella eremitica è invece quella cosiddetta del Santo barbato da unaffresco che vi si conserva.Questa sorge in un’ansa della Gravina <strong>di</strong> Santa Caterina, a breve<strong>di</strong>stanza dalla chiesa omonima. La cella eremitica, posta sulla sinistradel sentiero gradonato che porta alla chiesa, era probabilmentein origine una tomba a camera. La grotta ha le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> m.4,90x2,70 e presenta un ingresso rettangolare <strong>di</strong> m 1,50x0,90 (fig. 4).A destra dell’ingresso presenta un probabile letto funebre poi usatocome dormitoio dall’eremita ed infine trasformato in mangiatoia.Tracce <strong>di</strong> un altro letto funebre andato <strong>di</strong>strutto sono visibili sullaparete <strong>di</strong> fronte all’ingresso. L’eremita che vi abitò fu probabilmenteuno dei pittori che decorarono la chiesa <strong>di</strong> Santa Carerina, visto che<strong>di</strong>pinse, nella sua cella, un santo dalla vistosa barba grigia, che è statoidentificato per sant’Elia il giovane, eremita nato a Enna nell’823e morto a Salonicco nel 903.Cella eremitica <strong>di</strong> custode della chiesa <strong>di</strong> Sant’Angelo a Casalrotto aMottola è quella che si vede sul lato nord dell’ampio pronao.È un piccolo vano rettangolare <strong>di</strong> circa 4 mq, con un giacitoio sullato ovest, dove, accanto all’ingresso oggi semi<strong>di</strong>strutto, si aprivauna finestrella forse sfogatoio dei fumi. È questa l’unica cella eremiticaregolarmente scavata archeologicamente, che ha restituito lapoverissima suppellettile usata dall’abitatore: una piccola olla ed unascodella, <strong>di</strong> sec. XIV, arredo sufficiente alle modeste esigenze <strong>di</strong> uneremita. Probabilmente la stessa funzione <strong>di</strong> ricovero per l’eremitacustodeaveva la cella, ampiamente perà rimaneggiata, che si vedeaperta nel pronao della chiesa <strong>di</strong> San Nicola a Casalrotto, sempre interritorio <strong>di</strong> Mottola.Romitori o asceteri sono da considerare piccoli complessi contigui achiese generalmente piuttosto antiche, come quella <strong>di</strong> Santa Can<strong>di</strong>daa Bari. In questo minuscolo romitorio la presenza <strong>di</strong> 3 arcosoli-alcovein<strong>di</strong>ca il numero <strong>di</strong> persone che potevano stabilmente abitarvi.La forma e le caratteristiche dell’area abitativa sono simili alle abitazioninote negli inse<strong>di</strong>amenti rupestri. Solo l’imme<strong>di</strong>ata vicinanzaalla chiesa può far pensare ad un monastero <strong>rupestre</strong>.Analoghe considerazioni vanno fatte per il complesso contiguo allachiesa <strong>rupestre</strong> <strong>di</strong> via Martinez a Bari.Cella anacoretica è invece con certezza un piccolo ipogeo quadrangolare,ampliato in un secondo tempo con un’alcova a pianta rettangolareaperto in una antica cava abbandonata in contrada Morsaraa Santeramo e riusato per le esigenze <strong>di</strong> lavori agricoli fino a tempirecenti. L’ambiente dovette essere usato originariamente per abitazione,arredata da nicchie arcuate a tutto sesto per l’esigenza <strong>di</strong> riporvivasi ed oggetti <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>ano, come è frequentissimo nelleabitazioni rupestri me<strong>di</strong>evali.Ma l’ipogeo ha una particolarità assai interessante e certamente rara,mai riscontrata nelle abitazioni. Sotto una nicchia, che forse accoglievauna piccola icona, c’è un bello e accurato graffito rappresentante,in monogramma, l’espressione ΣΤΑΥΡΟΣ ΦΩΣ (“La Croceè luce”) che alcuni interpretano ΧΡΙΣΤΟΣ ΦΩΣ (“Cristo è luce”),secondo quanto Gesù stesso affermò: “Io sono la luce del mondo; chisegue me non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita”(Gv., 8, 12).L’espressione evangelica appare, sia in greco che in latino, numerosevolte negli affreschi che rappresentano il Cristo pantocrator oil Cristo giu<strong>di</strong>ce nelle Déisis <strong>di</strong> chiese rupestri pugliesi e materaneTuttavia, si è già avuto occasione <strong>di</strong> osservare che la forma monogrammatica,rappresentata dalla lettera greca Φ tagliata da una lineaorizzontale che, con l’asta verticale della lettera forma una croce,si trova in numerosi ambienti non solo ecclesiali, come, in manieramonumentale, nel soffitto <strong>di</strong> una chiesa <strong>rupestre</strong> in Cappadocia,nei pressi <strong>di</strong> Göreme, dove il cerchio della Φ appare come un semicerchio,ma anche in ambienti abitativi, come quelli – ora <strong>di</strong>strutti– contigui alla scomparsa chiesa <strong>rupestre</strong> <strong>di</strong> San Giovanni, già interritorio <strong>di</strong> Taranto ed ora in quello del giovane Comune <strong>di</strong> Statte.Talvolta, il monogramma è semplificato e ridotto alla sola lettera Φnon ricrociata, cosa che insinua il sospetto che fosse sentito da qualcunocome un semplice segno apotropaico, usato a protezione daimali, alla stregua del pentalpha, la stella a cinque punte che si ritenevaincisa sull’anello <strong>di</strong> Salomone, che incontriamo inciso da fedelisulle pareti <strong>di</strong> molte chiese rupestri e abbiamo visto più volte graffitosulle stalattiti della Grotta Sant’Angelo a Santeramo (Bari), fra unafitta selva <strong>di</strong> croci e <strong>di</strong> iscrizioni richiedenti, in greco e in latino, alSignore <strong>di</strong> ricordarsi del suo povero servo che scriveva, spesso senzaneanche graffire il proprio nome, in quanto sapeva che questo era giànoto al Signore.Ma, mentre è <strong>di</strong>fficile cogliere il significato religioso, oltre quellomagico-apotropaico, del pentalpha (che pure dovette averlo, vista lasua presenza frequente in ambienti ecclesiali e, soprattutto, in santuari<strong>di</strong> pellegrinaggio, come la chiesa <strong>rupestre</strong> <strong>di</strong> Santa Lucia a Palagianello)si ha il fermo convincimento che il monogramma “Cristoè luce” fosse essenzialmente una professione <strong>di</strong> fede: “Io credo cheCristo è la luce del mondo”, e come tale lo si interpreta anche nelcaso dell’ipogeo <strong>di</strong> Santeramo, dove dandogli quel significato dovettegraffirlo il suo abitatore, certamente un anacoreta.Altro romitorio, il cui stu<strong>di</strong>o è appena iniziato, è sempre in una grottaa Santeramo, su una parete della quale è incisa una rarissima Crocecosmica, un simbolo dai significati profon<strong>di</strong> che solo un religioso<strong>di</strong> buona cultura poteva possedere.A conclusione <strong>di</strong> questa breve rassegna, a documento del lacoroavviato, ci pare opportuno ricordare la ‘Grotta dell’Eremita’ nellaGravina <strong>di</strong> Petruscio a Mottola. È probabile, infatti, che quella deglieremiti sia stata una rioccupazione della grotta dopo l’abbandono delvillaggio, avvenuto l’ultima volta nel XIV secolo, e che si tratti <strong>di</strong>fenomeno <strong>di</strong> lunga durata, se il toponimo è rimasto nella memoriadella popolazione, a malgrado del fatto che la grotta sia nota anchecome Grotta De Rosa, dal nome <strong>di</strong> un brigante che vi si rifugiò inetà post-unitaria.Comunque, il fatto che la grotta sia relativamente appartata dal villaggiorende <strong>di</strong>scutibile questa ipotesi ed è probabile che essa sianata già come asceterio. Questa grotta merita approfon<strong>di</strong>te riflessioni,perché ha tutte le caratteristiche <strong>di</strong> una residenza fortificata, inquanto non ha ingresso e vi si accede con <strong>di</strong>fficoltà attraverso unavolumeRicerca_OK_2012-11-15.indd 50 16/11/2012 15:01:05

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